9 dicembre forconi: giugno 2018

sabato 30 giugno 2018

LA PROPOSTA INDECENTE DI TRUMP A MACRON: “ESCI DALL'EUROPA E TRATTA CON NOI”

LO RIVELA IL “WASHINGTON POST”: I DUE NE AVREBBERO PARLATO DURANTE LA VISITA DEL PRESIDENTE FRANCESE ALLA CASA BIANCA, LO SCORSO APRILE: “LASCIA L’UE POI CI PENSERÒ IO A PRESENTARTI UNA PROPOSTA DI FAVORE NEGLI SCAMBI CON IL MIO PAESE”

Flavio Pompetti per “il Messaggero”

trumpTRUMP
«Emmanuel, rompi con l' Europa ed esci dalla comunità. Poi ci penserò io a presentarti una proposta di favore negli scambi con il mio paese». La proposta indecente è stata fatta da Donald Trump a Macron in una conversazione che i due hanno avuto durante la visita del presidente francese alla casa Bianca lo scorso aprile. A raccontarlo è il giornalista del Washington Post Josh Rogin, il quale riferisce quanto avrebbe appreso da due funzionari europei presenti all' incontro. I due statisti erano lontani dalle telecamere, ma ugualmente accompagnati dai propri funzionari.
trump e macron 2TRUMP E MACRON 

Trump avrebbe promesso alla Francia un trattamento migliore di quello riservato al resto dei partner statunitensi in area Ue, che potesse compensare in termini economici e politici quanto il paese transalpino perderebbe distaccandosi dall' Unione. Eliseo e Casa Bianca si sono rifiutati di commentare, ma nessuno dei due ha contraddetto il testo dell' articolo.Trump non ha mai fatto mistero della volontà di rompere l' unità del patto europeo, così come per conto degli Usa ha già fatto con il TPP, l' accordo di Parigi e il patto sul nucleare iraniano.

trump e macron 1TRUMP E MACRON 
Già dai tempi della campagna elettorale aveva preso ad attaccare la Nato per definirla obsoleta e soprattutto insolvente riguardo agli obblighi finanziari. Le polemiche su questo fronte sono continuate dopo l' insediamento, puntuali ad ogni occasione di incontro con i leader europei incluso quello con Angela Merkel, alla quale Trump aveva rivolto un simile invito di negoziare una trattato commerciale bilaterale, indipendente dal resto della comunità.

macron, merkel, trumpMACRON, MERKEL, TRUMP
Negli ultimi mesi poi, quando Trump ha alzato il tiro sul fronte dei dazi, la mira degli insulti si è fatta più precisa. Gli Usa sono il salvadanaio al quale tutti cercano di rubare ha detto il presidente al G7 di Charlevoix prima di abbandonare il summit e revocare il suo consenso al documento conclusivo. Con questo bagaglio di ostilità Trump si appresta a volare a Bruxelles per il vertice della Nato il 10 e l' 11 di luglio, in un viaggio che culminerà con il suo incontro con Vladimir Putin, il leader che è più interessato ad una eventuale rottura dell' Europa.

TRUMP MACRONTRUMP MACRON
Sulla strada di avvicinamento alla data della partenza, il presidente è tornato ad attaccare l' Europa «strutturata per rubare i nostri soldi» in un comizio in Nord Dakota, e a lanciare strali contro la cancelliera Merkel debole e incapace. Per il segretario di Stato Mike Pompeo, dietro le scintille dell' incontinenza verbale Trump nutre il desiderio di operare un reset dell' ordine liberale che vige nell' occidente, più consono naturalmente agli interessi del suo paese, o un rinnovamento strategico, nelle parole del vice segretario Wess Mitchell. Se questo obiettivo passa davvero per una rottura dei patti che legano gli Usa agli alleati atlantici, il presidente farà bene a chiarire il suo pensiero a breve.

Fonte: qui

NEGLI USA UNA DONNA DI 43 ANNI È COSTRETTA A CAMMINARE CON UNA “PROBOSCIDE” IN FACCIA DOPO UN INTERVENTO CHIRURGICO PER UN CANCRO DELLA PELLE

“METTETE SEMPRE LA CREMA SOLARE” 

“È INIZIATO TUTTO CON UN PUNTINO SUL NASO CHE POI È ESPLOSO E HA SANGUINATO PER TRE SETTIMANE” 

“AMAVO STARE AL SOLE E FARE LE LAMPADE, MA CONFESSO DI NON AVER MAI…”


janet lujan 8JANET LUJAN
Per giorni ha guardato quel piccolo puntino sul naso senza farci molta attenzione. Ma quella minuscola modifica sulla pelle nascondeva un male insidioso che poteva ucciderla. 

Janet Lujan, 43enne americana, si sente una miracolata a essere viva: quello che aveva sul naso era un cancro alla pelle che aveva sviluppato dopo anni di esposizione senza crema protettiva.

«Mi piaceva avere la pelle arrossata – dice la mamma di 2 bambini – Ho iniziato con i lettini solari, poi rimanevo ore nel mio giardino a prendere il sole e prima di andare in vacanza andavo a fare delle lampade».
janet lujan 7JANET LUJAN






Ad agosto dell’anno scorso, però, quel puntino è spuntato sul naso. «Mio marito mi diceva di andare all’ospedale, ma io non l’ho ascoltato – ha continuato Janet – Dopo due giorni è esploso e non ha smesso di sanguinare per tre settimane.

janet lujan 6JANET LUJAN 



Solo in quel momento mi sono convinta ad andare dal medico. La diagnosi per me è stata devastante. Avevo un cancro della pelle che, però, fortunatamente ero riuscita a prendere in tempo».

A dicembre Janet è stata operata e ha confessato di sentirsi un mostro quando per settimane ha dovuto andare in giro con un innesto di pelle che partiva dalla fronte e arriva dritto nel naso.

janet lujan 5JANET LUJAN 






«La gente mi guardava, stavo male – ha raccontato – Non sapevo mai quale sarebbe potuto essere il risultato finale, ma adesso posso dire che il chirurgo è stato bravissimo.

Provo ancora molta invidia per le persone che vedo abbronzate, ma ho assolutamente imparato a mettere la crema protettiva e a non rischiare. Bisogna proteggersi. Io sono stata fortunata, ma la vita non va sempre così».

LA PROPOSTA DI DI MAIO DI BLOCCARE LA PUBBLICITA’ DELLE SOCIETA’ DI SCOMMESSE FA AGITARE LA LEGA

IL DIVIETO ASSOLUTO COSTA 200 MILIONI DI EURO L’ANNO: LA MISURA PIU’ COSTOSA DEL PACCHETTO A CUI IL GOVERNO STA LAVORANDO

A. Bas. per “il Messaggero”

Luigi Di Maio spinge, vuole portare a casa a ogni costo lo stop alla pubblicità e alle sponsorizzazioni da parte delle società di scommesse. Nella Lega, invece, dopo la levata di scudi arrivata dal mondo del calcio, inizierebbe a serpeggiare un certo malumore. Lo stesso Matteo Salvini, negli ultimi due giorni, sarebbe stato subissato di telefonate.

salvini di maioSALVINI DI MAIO
Lunedì il testo dovrebbe essere esaminato in un pre-consiglio dei ministri in vista del varo previsto in settimana, dove potrebbero emergere alcune criticità. Resta da sciogliere il nodo delle coperture finanziarie. Il divieto assoluto, sul modello di quanto avviene per il fumo, della pubblicità dei giochi, secondo le stime della Ragioneria generale, avrebbe un impatto di poco superiore ai 200 milioni di euro l' anno.

Potrebbe essere la misura più costosa del pacchetto al quale il governo sta lavorando. I tecnici del ministero dello Sviluppo avrebbero provato a bussare anche alle porte del ministero della Salute per trovare le coperture con la richiesta di ridurre il Fondo sanitario nazionale.

IL RAGIONAMENTO
Il ragionamento fatto sarebbe abbastanza semplice: lo stop alle scommesse ridurrebbe la ludopatia, e dunque sarebbero necessari meno fondi per le cure. La proposta sarebbe già stata rimandata al mittente. Un altro capitolo riguarda la compatibilità del divieto con le norme comunitarie e quelle costituzionali.

lo spot di claudio amendola per le scommesse onlineLO SPOT DI CLAUDIO AMENDOLA PER LE SCOMMESSE ONLINE
«Il problema», ha spiegato ad Agimeg l'esperto di legislazione dei giochi Paolo Leone, «potrebbe avere rilevanza costituzionale laddove si proibisce tout court, limitando quindi l' esercizio di impresa. Nel caso del tabacco», prosegue l' esperto, «è scientificamente provato il suo impatto nocivo sulla salute. Nel caso del gioco, invece, non si può parlare di danni alla salute in assoluto. Comprare, ad esempio, un Gratta & Vinci o fare una partita al Bingo non comporta alcun danno alla salute. E' sempre l' abuso ad essere dannoso, non il prodotto in se stesso. Sarebbe come vietare la pubblicità del Brunello di Montalcino, o altri prodotti vinicoli, perché ci sono gli alcolizzati».

I grillini intanto difendono a spada tratta il provvedimento in preparazione. Ieri è intervenuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Vito Crimi. Il gioco d' azzardo, ha detto, «nuoce gravemente alla salute», questo è chiaro al Movimento 5 Stelle e tutti ne devono essere consapevoli.
SCOMMESSE ON LINESCOMMESSE ON LINE


«Finalmente», ha aggiunto il sottosegretario, «abbiamo la possibilità di dire stop alla pubblicità del gioco d' azzardo e sarà fatto nel decreto dignità annunciato dal ministro Luigi Di Maio. La lotta alla povertà», ha proseguito, «passa anche dalla lotta al gioco d' azzardo e alla sua diffusione, ed è arrivato il momento di dire basta alla sua diffusione tra le fasce più deboli sfruttando i canali della sponsorizzazione e della pubblicità».

Sulla stessa linea anche il sottosegretario all' interno, sempre del Movimento Cinque Stelle, Luigi Gaetti. Il suo pensiero lo ha affidato a un tweet: «Altro azzardo: stop totale a pubblicità e sponsorizzazioni è segnale legalità. Come spiegano la Direzione antimafia e la Consulta anti-usura della Cei anche l' azzardo legale è levatrice delle cosche».

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PARNASI VUOTA IL SACCO: “HO DATO SOLDI IRREGOLARI ALLE FONDAZIONI DI PD E LEGA”

DAVANTI AI PM, IL COSTRUTTORE AMMETTE FINANZIAMENTI OPACHI A "EYU" E "PIÙ VOCI": “MI TORNAVA UTILE AVERE QUESTE AMICIZIE E AVEVO RICHIESTE CONTINUE DAI POLITICI...

AI MAGISTRATI, PARNASI HA CONSEGNATO LA LISTA DEI QUINDICI CANDIDATI SOSTENUTI ALLE ULTIME ELEZIONI REGIONALI E POLITICHE CON FINANZIAMENTI IN CHIARO MA SOTTO SOGLIA, 4.500 EURO A TESTA, IN MODO DA NON ESSERE OBBLIGATO A METTERLI A BILANCIO. E POI HA DETTO...

Michela Allegri Sara Menafra per “il Messaggero”

Finanziamenti «in chiaro» a quindici politici nella scorsa campagna elettorale, perché ai candidati «non si può dire di no se hai un affare grosso in ballo». E pagamenti più consistenti, con la consapevolezza di aver violato le leggi o aver deciso «senza neppure far votare il cda», a due fondazioni, Eyu e Più voci - rispettivamente in quota Pd e Lega - perché «mi torna utile avere questi amici negli ambienti giusti».

matteo renzi francesco bonifaziMATTEO RENZI FRANCESCO BONIFAZI
A due giorni dal verbale fiume consegnato ai pm nel corso di due interrogatori tra mercoledì pomeriggio e giovedì mattina, si coglie meglio il senso delle dichiarazioni del costruttore Luca Parnasi, in carcere ormai da due settimane con l' accusa di essere a capo di un' associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e a una serie di reati contro la pubblica amministrazione.

I POLITICI
Ai magistrati, Parnasi ha consegnato la lista dei quindici candidati sostenuti alle ultime elezioni regionali e politiche con finanziamenti in chiaro ma rigorosamente sotto soglia, 4.500 euro a testa, in modo da non essere obbligato a metterli a bilancio: all' elenco di dieci nomi che risultavano dalle intercettazioni se ne aggiungono altri sui quali ora il Nucleo investigativo dei Carabinieri ha avviato accertamenti. I candidati, dice il costruttore, bussano alla porta di «tutti gli imprenditori».
parnasi e salvini allo stadioPARNASI E SALVINI ALLO STADIO

Tra i candidati sostenuti replica Luciano Ciocchetti di Direzione Italia: «Per quanto riguarda i contributi ricevuti, il mio mandatario elettorale ha provveduto a raccoglierli e a rendicontarli al collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte di appello di Roma. Tale rendiconto è a disposizione di chiunque voglia prenderne conoscenza. E si potrà così verificare la completa liceità di tutti i contributi raccolti».

LE FONDAZIONI
RENZI PRIMO GIORNO DA SENATORE CON BONIFAZIRENZI PRIMO GIORNO DA SENATORE CON BONIFAZI
È sul tema «fondazioni» che Parnasi fa le dichiarazioni più importati. Il tema sono i finanziamenti arrivati ad organizzazioni vicine alla Lega anche nel corso dell' ultima campagna elettorale («cento e cento» dice ai suoi) , oltre ai 250mila nel 2015 e i 150mila euro dati ad Eyu, fondazione presieduta dal tesoriere Pd Francesco Bonifazi. 

Quei soldi, dice Parnasi, sono usciti dall' azienda evitando le procedure regolari. Un meccanismo indispensabile per accedere agli «ambienti giusti» e avere «amicizie» tra le persone che contano.

IL CONSULENTE
L'avvocato Luca Lanzalone, il consulente di punta del Campidoglio per il dossier «Stadio», è stato, ha messo a verbale Parnasi, quello che ha risolto la discussione con la nuova giunta in un passaggio fondamentale: quando le cubature per Tor di Valle sono scese e la sua azienda puntava a ridurre drasticamente le opere di urbanizzazione.

salvini giorgettiSALVINI GIORGETTI
Lanzalone è stato un ottimo tramite, dice Parnasi, che però non usa mai il termine «corruzione». Da quel rapporto così «positivo», la decisione di sostenere Lanzalone con consulenze sue e di altre aziende: «Mi aveva risolto lo stadio - avrebbe detto in sintesi il costruttore, che ieri ha fatto istanza di scarcerazione - e dicevo a tutti che era bravo. Alcuni l'hanno assunto perché l'avevo sponsorizzato io».
LANZALONE E RAGGILANZALONE E RAGGI




I DIPENDENTI
Sul ruolo dei collaboratori, accusati di far parte dell' associazione a delinquere di cui lui era il capo, Parnasi sceglie di negare nettamente l' impostazione della procura (che proprio su questo tema appunta l' accusa più consistente). Sostiene di avere preso lui tutte le decisioni e di avere dato indicazioni ai collaboratori, che si sarebbero limitati ad eseguire.

Fonte: qui

“L'AMBASCIATORE” A ROMA DEL BOSS MATTEO MESSINA DENARO TRADITO DALLA PASSIONE PER I SELFIE SU FACEBOOK

RAFFAELE CINUZZO URSO TENEVA I SUOI INCONTRI D’AFFARI PER STRADA, DALLE PARTI DEL VATICANO O ALLA GARBATELLA

Salvo Palazzolo per www.repubblica.it

raffaele urso detto cinuzzoRAFFAELE URSO DETTO CINUZZO
A cena, andava al ristorante “Al pescatore” di Ostia. Ma solo con pochi amici fidati. Gli incontri d’affari li teneva invece in strada, dalle parti del Vaticano o alla Garbatella, come fossero chiacchierate fra amici. Raffaele Cinuzzo Urso faceva di tutto per non apparire un boss in missione nella Capitale. E che boss, l’ambasciatore del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Però, questo distinto signore residente a Campobello di Mazara amava comunque apparire, su Facebook: pubblicava spesso selfie con i suoi quadri e l’amato tavolo da biliardo, oppure si fotografava in bicicletta o a passeggio con un bellissimo cane razza Collie. Cinuzzo Urso è l’uomo del mistero, “è un gran massone” dicevano di lui nelle intercettazioni dei carabinieri del comando provinciale di Trapani.

raffaele urso detto cinuzzo 7RAFFAELE URSO DETTO CINUZZO
Da due mesi, ormai, è in carcere, e non ha detto una sola parola davanti ai giudici, nella migliore tradizione mafiosa. Per provare a comprendere quale rete di relazioni avesse nella Capitale, bisogna ripercorrere centinaia di ore di intercettazioni e i pedinamenti fatti  a Roma dai carabinieri del Ros. Un viaggio, in particolare, è finito all’attenzione del procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dei sostituti Carlo Marzella e Geri Ferrara.

Fra il 7 e il 10 marzo 2016, Urso si trova nella Capitale per una serie di incontri. Prende una camera all’hotel “I triangoli – Best Western”, nella zona dell’Infernetto. E accompagnato da Mimmo Nardo, un siciliano trapiantato a Roma da molti anni, vede alcune persone. Le fotografie dei carabinieri ritraggono Urso a colloquio con un calabrese di Villa San Giovanni, all’interno di un locale in ristrutturazione di via Simone de Saint Bon, dalle parti del Vaticano.

raffaele urso detto cinuzzo 5RAFFAELE URSO DETTO CINUZZO
Poi, poco prima dell’ora di pranzo, il boss entra nella discoteca Atlantico, all’Eur, e incontra un altro uomo, che è risultato impegnato nel settore della sicurezza. Assieme, vanno a pranzare al ristorante “Molo 9/12”, alla Garbatella. I ragazzi della sezione Anticrimine di Roma si fingono turisti e continuano a fotografare, mentre i colleghi del nucleo Investigativo di Trapani intercettano i telefoni. In alcuni incontri, fa capolino anche una misteriosa donna. E poco prima di una cena a Ostia, un uomo che scende da un’auto presa a noleggio. Poi, un altro giorno, il boss si intrattiene a parlare con un ex comandante dell’Alitalia, sul viale di Castel Porziano.

raffaele urso detto cinuzzo 4RAFFAELE URSO DETTO CINUZZO
Cosa lega tutti questi personaggi all’ambasciatore di Messina Denaro a Roma? Anche Nardo è un nome interessante, a metà degli anni Novanta gestiva una società che forniva guardie del corpo e veline al bel mondo dello spettacolo romano, e intanto spacciava droga, avrebbe fornito pure un documento falso a Messina Denaro.

raffaele urso detto cinuzzo 3RAFFAELE URSO DETTO CINUZZO
Una sera, invece, Cinuzzo Urso va a cena al Pescatore con un’amica imprenditrice di Frosinone, Sivia Mirabella, che ha un sogno, entrare in una loggia massonica. E allora Urso chiede a un massone di Campobello, iscritto alla loggia “Domizio Torrigiani” del Grande Oriente d’Italia. La pratica va a buon fine.
raffaele urso detto cinuzzoRAFFAELE URSO DETTO CINUZZO

Il 19 maggio dell’anno scorso, i carabinieri hanno fotografato l’imprenditrice nella sede romana della “Stella d’Oriente”, il centro polifunzionale Casa Nathan, che si trova in piazzale delle Medaglie d’Oro. «Si tratta di un’organizzazione paramassonica di origine statunitense», hanno scritto i magistrati. «Sai, la cerimonia solo per me è stata fatta», si vantava lei. E il massone che l’aveva raccomandata commentava: «Ti sembra poco questo?». Cinuzzo Urso era soddisfatto: «Il favore lo hanno fatto solo ed esclusivamente per lui, si stanno facendo miracoli per te».

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La Toscana non è più rossa

Il Pd esce a pezzi dai ballottaggi: perde Siena, Pisa e Massa, il centrodestra governa 6 province su 11 nella regione. Perde anche in Emilia, a Imola. Vola il centrodestra a trazione leghista. Salvini è un leader che vince, ma ha una sfida più grande e difficile: vincere il governo.

La Toscana non è più rossa e l’Emilia è sempre più amara. Il centrodestra guidato da Matteo Salvini vola. Il risultato dei ballottaggi è questo e c’è poco da girarci intorno. Sul finire dello spoglio un risultato che sembrava in bilico ha dato una vittoria netta alla destra e scaraventato sulle spalle della sinistra una sconfitta di grande carica simbolica, forse un punto di svolta e di non ritorno nella storia della socialdemocrazia italiana.
Il centrodestra da stasera governa la maggioranza delle province toscane: Arezzo, Grosseto, Massa, Pisa, Pistoia, Siena. Al centrosinistra restano Firenze, Lucca e Prato. Il Movimento 5Stelle governa Livorno e Carrara. Un rush finale di enorme significato politico. Un balzo felino che supera il voto del 4 marzo perché il territorio è sempre il test che può temperare il voto politico, metterlo sul piano del voto d’opinione che non intacca l’amministrazione locale, e invece questa volta abbiamo un esito contrario, lo scavo di fondamenta politiche destinate a durare a lungo.
La caduta della roccaforte di Siena, la perdita di Massa e Pisa, non sono eventi sui quali si può fare finta che siano parte di un normale ciclo elettorale, siamo di fronte a una rivoluzione nel tessuto profondo della politica e della società italiana e il Pd si trova a vivere la sua fine proprio dove pensava di poter essere ancora una guida. Non è la fine di un sistema, stanno scorrendo i titoli di coda su qualcosa di ben più grande, è il tramonto, l’implosione di un’esperienza storica che viene da lontano, che era sopravvissuta a se stessa, al crollo del Muro, agli Ulivi, all’erboristica politica, al fratricidio, alle scissioni, agli errori e agli orrori politici, e ora ci siamo, non c’è un altro giro da fare, siamo al The End del Pd.
Ecco il quadro complessivo fatto dagli amici di YouTrend alla fine del turno dei ballottaggi nei Comuni superiori ai 15000 abitanti:
Il Centrodestra ha guadagnato 19 Comuni, il centrosinistra ne ha persi 33, il Movimento 5Stelle ne ha guadagnato solo 1. Dinamismo e energia sono della Lega e del suo leader. Ma non è il numero di Comuni conquistati ad essere impressionante, è la qualità e localizzazione dei centri che ha perso il Pd, sono il segnale di una crisi profondissima, forse irreversibile. A Siena e Imola la sconfitta del centrosinistra è un inedito nella storia della Repubblica italiana. C’è un problema di linguaggio, di sintonia con gli elettori, di completa uscita del partito dalla storia in rapido movimento, siamo di fronte a un oggetto misterioso, un alieno che non parla la lingua degli abitanti del pianeta Terra, l’Italia.
Ancora più chiaro questo secondo grafico, sempre di YouTrend, il cui lavoro prezioso ci aiuta a supportare la nostra analisi di fondo, il cambiamento di paradigma:
Ventotto sindaci eletti del centrodestra, di cui ben 7 nelle Regioni rosse. È il sotto sopra della socialdemocrazia in Europa, è la fine di un sistema di potere che era fondato proprio sull’amministrazione locale, sul legame robusto tra amministrazione-denaro pubblico-cooperativismo-impresa, è la fine di una rete di relazioni e storie umane che fu grande e efficace e si è trascinata nella dissipazione degli ultimi anni, è la certificazione che l’ultima leadership dei Democratici – quella di Renzi – è stata il colpo di grazia a un partito senza più identità da tempo.
Matteo Salvini sta completando con grande rapidità la sua scalata alla leadership, ormai fatto compiuto. La sua linea politica dura, chiara a costo di essere continuamente scartavetrata, è in fase di espansione e consolidamento.
Il linguaggio hard rock di Salvini piace agli elettori, è un leader sintonizzato con lo spirito del tempo, non teme di essere politicamente scorretto, anzi usa il registro per épater le bourgeois sapendo di scuotere, provocare, mette i benpensanti di fronte a qualcosa di inaspettato. Sgradevole? Può darsi, ma piazza il problema di fronte a tutti e le risposte che arrivano dagli avversari politici finiscono per convincere gli elettori che in quel discorso ci sia qualcosa di scomodo e di vero, di non sofisticato. Niente maquillage, niente giri di parole, niente bon ton, il suo racconto è una sfida diretta al salotto, all’establishment, al mascheramento della realtà. La reazione al salvinismo è quella che abbiamo visto in America con Trump, un’opposizione isterica che si riduce e polverizza sul campo da gioco del social, finisce per trasformarsi in grottesco, con  le accuse di fascismo, razzismo, che si rivelano ciò che su List sosteniamo da tempo, un boomerang, non lo intaccano ma lo rafforzano perché mostrano la pochezza di idee e argomenti degli avversari. Salvini vince le elezioni, e le vincerà ancora, ma ha davanti una sfida più grande e più difficile: vincere il governo.
List

Fonte: qui

IL DISASTRO DELL'ITALIA? SI DEVE ALLA SUA “ÉLITE”

LA SITUAZIONE IN CUI SIAMO NON È COLPA DEGLI ITALIANI CHE HANNO VOTATO I POPULISTI MA DELLE ÉLITE CHE NON HANNO GUIDATO IL CAMBIAMENTO DEL PAESE PER NON PERDERE I PROPRI PRIVILEGI 

IL CAPITALISMO DEL NORD, I FINANZIERI DEL SUD, BUROCRATI E GIURISTI DELLO STATO, BANCHIERI CHE DISTRUGGEVANO I RISPARMI AFFIDATIGLI 

INTELLETTUALI, DOCENTI E POLITICI DI SINISTRA CHE ALL'INSEGNA DELL' EGALITARISMO HANNO…

Roger Abravanel per il “Corriere della Sera”

salvini di maioSALVINI DI MAIO
L'atteggiamento di gran parte dell' élite italiana e dei media in queste prime settimane del governo Lega-5 Stelle è quello di aspettare e vedere cosa è capace di fare, nel contempo sbeffeggiandolo un po' sulle ingenuità che commette. I politici dell' opposizione sperano che prima o poi il governo entri in difficoltà e gli elettori si rendano conto di chi hanno eletto e li puniscano, mentre il resto delle élite aspetta di capire se riesce a ritagliarsi un ruolo nel nuovo scenario politico o comunque a continuare la vita di prima.

Unanime è la difesa dell' euro, nel senso che da tutti vengono ventilati i disastri dell' uscita dalla moneta unica e dall' Europa, perfino peggiore di Brexit perché il Regno Unito è uscito «solo» dall' Unione. Rischiano di aspettare a lungo perché Salvini e Di Maio annunceranno in modo roboante la flat tax solo per le imprese, per le quali è già «flat» al 24%, accompagnata dall' ennesimo condono, e si tacerà sullo slittamento della flat tax per le famiglie.
brexitBREXIT

Si rinvierà il reddito di cittadinanza fino a quando non si rafforzeranno i centri per l' impiego senza i quali non può funzionare la formula danese «alla terza offerta di lavoro che rifiuti, ti tolgo il reddito di cittadinanza». Ma si annuncerà l'avvio di concorsi per assumere migliaia di persone nei centri per l'impiego, concorsi che però richiederanno anni e comunque non daranno risultati al sud, dove non c'è lavoro. Per Salvini non sarà facile mandar via i 600 mila irregolari perché manca la macchina di espulsione che esiste in Germania e negli Usa.

Intanto non si sa chi sono (proprio perché irregolari), poi mancano gli accordi con i Paesi di provenienza (l'unico decente era con la Tunisia, con cui non si è iniziato molto bene) e gli appositi centri. Infatti se ne espellono 7-8 mila all' anno e a questo ritmo ci vorranno 40 anni. Ma non importa, agli italiani sarà annunciato che sarà chiuso un altro porto. Quanto a lungo gli italiani saranno illusi dalle immagini di una ruspa che abbatte un centro rom o di Di Maio che siede con i rider? Non lo sappiamo ma la storia insegna che spesso siamo stati sensibili alle parole roboanti di grandi comunicatori.

SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZISALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI
Le élite che attendono il governo al varco rischiano di attendere molto e, un giorno, di assistere inermi all'uscita dall' euro, quando i populisti perderanno la scommessa di negoziare con l' Europa un grande sforamento del deficit e nel contempo convincere i mercati della loro credibilità per tenere basso il costo del debito.

Il problema è che le élite, a parte abbandonare Renzi perché è «antipatico», non hanno una vera storia alternativa da raccontare agli elettori che lo hanno castigato, perché i partiti populisti si sono appropriati dell' idea del «cambiamento». Tutto ciò si riflette in una difesa dell' euro da parte delle stesse élite che si limitano a dipingere scenari terrificanti nel caso di uscita, ma che appare decisamente poco convinta: «È stato un errore entrarci, ma adesso è troppo tardi per uscirne».

magistratiMAGISTRATI
Molti continuano infatti a pensare che i problemi della nostra economia sono cominciati con l'euro perché abbiamo smesso di crescere, ignorando che il «miracolo economico italiano» è durato solo negli anni 50 e 60. Successivamente la nostra società e la nostra economia non si sono adeguate a un mondo che cambiava e il Paese ha continuato a crescere solo perché l'economia era drogata dalla spesa pubblica; l'ingresso nell' euro ha solamente bloccato la droga, peraltro quando il debito già cominciava a costare caro.

Anche coloro che questo lo sanno e riconoscono che l'euro, dopo l'ecu e il «serpente monetario», è stato solo una tappa di un processo per essere come la Germania e non come l'Argentina, sono cinicamente convinti che la rivoluzione socio-economica necessaria per meritarsi l'euro da noi è mission impossible. Risolvere il problema della burocrazia (che vuole dire ripensare diritto amministrativo, funzionamento di Tribunali civili e Tar, Corte dei conti e conferenza Stato-Regioni).

BANCHE VENETEBANCHE VENETE
Fare rispettare le regole e creare un capitale sociale al sud, dove non è mai nato. Cambiare la mentalità del capitalismo familiare antimeritocratico

Avere una stampa e delle tv veramente indipendenti. 

Combattere seriamente l'evasione fiscale. 

Fare funzionare i Tribunali civili. 

Avere un po' di meritocrazia nelle scuole e nelle università.

Se tutto ciò non è successo, non è colpa degli italiani che hanno votato i populisti, ma delle stesse élite che oggi li attendono al varco e che non hanno guidato il cambiamento del Paese per non perdere i propri privilegi. Élite di capitalismo del nord alleate con finanzieri del sud che per anni hanno soffocato in «salotti buoni» la crescita di grandi imprese. Burocrati e giuristi dello Stato che si sono trincerati dietro il diritto amministrativo per uccidere qualunque forma di meritocrazia nella Pubblica amministrazione.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONEPUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Piccoli imprenditori del nord-est che sono stati campioni del «piccolo è bello» per evadere le tasse. Banchieri che distruggevano i risparmi affidatigli facendo credito a chi aveva l' unico merito di tenerli al potere grazie al voto «capitario». Intellettuali, docenti e politici di sinistra che all' insegna dell' egalitarismo hanno impedito la nascita della meritocrazia nella scuola e nell' università privando milioni di giovani dell' ideale che la scuola serve a procurarsi un futuro migliore.

pubblica amministrazionePUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Se l'Italia rischia di uscire dall' euro è anche perché non c'è mai veramente entrata e l'immagine internazionale che abbiamo è giustamente quella dei soliti furbetti che danno un colpo al cerchio (essere come la Germania) e uno alla botte (essere come l' Argentina). Quella parte dell' élite liberal-democratica italiana che è diventata tale solo grazie ai propri meriti e che sino a oggi e stata silenziosa perché il sistema non incoraggiava critiche ha un' ultima possibilità: impegnarsi da subito con grande convinzione nella battaglia per un'Europa dei popoli e non di una moneta, l'euro, soprattutto per quello che significano, e non per evitare di uscirne, quanto per restarci a pieno merito.

Fonte: qui

NON È DURATA MANCO UNA MATTINATA LA ''SODDISFAZIONE'' PER IL SUMMIT EUROPEO!

CONTE PASSA A ''POTEVA ANDARE MEGLIO'', POI ARRIVA MACRON A SCARICARCI I MIGRANTI: ''SARANNO ACCOLTI SOLO NEL PAESE PIU' VICINO AL SALVATAGGIO''. DUNQUE L'ITALIA 

DOPO 13 ORE E MEZZO DI LAVORO, PAVENTATE RITORSIONI (DA FRANCIA E GERMANIA) E MINACCE DI VETO (DALL'ITALIA), ALLA FINE SI È ARRIVATI A ZERO CAMBIAMENTI VINCOLANTI

CONTE, AVREI CAMBIATO QUALCOSA IN CONCLUSIONI SUMMIT

 (ANSA) - "Vi devo fare una confessione, se avessi potuto scrivere da solo le conclusioni, qualche passaggio lo avrei scritto diversamente", ma "considerato che si è trattato di una lunga e complessa negoziazione tra 28 Stati, non posso che ritenermi soddisfatto": così il premier Giuseppe Conte a chi gli chiedeva se fosse soddisfatto dell'accordo raggiunto con gli altri leader europei.

MACRON CI SCARICA I MIGRANTI: "ACCOLTI SOLO NEI PAESI DI SBARCO"

Giuseppe De Lorenzo per www.ilgiornale.it

Cala il sipario su uno dei Consigli Ue più tormentati degli ultimi tempi ed è già tempo di distinguo.

GIUSEPPE CONTE - MASSIMO MORALE DELLA CASINA VALADIER - EMMANUEL MACRONGIUSEPPE CONTE - MASSIMO MORALE DELLA CASINA VALADIER - EMMANUEL MACRON
Mentre l'iniziale euforia del premier Conte ha già ceduto il passo ad un più cauto "poteva andare meglio", dalla Francia e dal Belgio arrivano bordate che fanno naufragare - forse - un già debole accordo fatto di molti condizionali e poce certezze.

Le tensioni riguardano, come noto, la riforma di Dublino e la prima accoglienza dei migranti. L'Italia si era presentata al vertice con un suo progetto fondato su solidarietà Ue e abbandono dell'obbligo per gli Stati di primo approdo a occuparsi sine die degli immigrati sbarcati sulle loro coste. Alla conclusione della lunghissima sessione di lavori e trattative, nella notte la montagna sembra aver partorito un topolino. Conte in mattinata esultava: "Da oggi l'Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un'Europa più responsabile e più solidale" perché ora c'è "nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare, d'ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli Stati membri".

conte macronCONTE MACRON
Eppure, a sentire le dichiarazioni di Macron, sembra che la ciambella non sia del tutto riuscita col buco. Il presidente francese ha infatti gelato così il premier italiano: "Le regole di diritto internazionale e di soccorso in mare sono chiare: è il Paese sicuro più vicino che deve essere scelto come porto di approdo. Le nostre regole di responsabilità sono altrettanto chiare: si tratta del Paese di primo approdo nell’Ue. In nessun caso questi principi sono rimessi in discussione dall’accordo".

Tradotto: tutto rimane come prima, con Spagna, Italia e Malta che dovranno sobbarcarsi oneri ed onori della gestione dei flussi migratori. Anche nel testo (leggi qui), in fondo, sono molti i condizionali quando si afferma che i richiedenti asilo "dovrebbero essere presi in carico attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri". E i condizionali, in politica internazionale, valgono poco. Molto poco. Senza dimenticare che "tutte le misure nel contesto di questi centri controllati, compresi il trasferimento e il reinsediamento" saranno soltanto "su base volontaria".
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Macron è stato ancor più diretto, sbattendo la porta in faccia alle belle parole sull'accoglienza dello straniero. La responsabilità di aprire centri per immigrati - ha detto - è "dei Paesi di primo ingresso, sta a loro dire se sono candidati ad aprirli". Unica certezza: "La Francia non è un Paese di primo arrivo. Alcuni volevano spingere a questo. Ho rifiutato".

Certo, il presidente francese accetta "la mutualizzazione dell'organizzazione e finanziamenti europei", ma è ben poca cosa. La sintesi, chiara e crudele, la fa il premier belga Michel: l'accordo "non ha cambiato il sistema di Dublino e conferma la responsabilità dei Paesi di primo ingresso". Mai più, infine, un nuovo caso Lifeline (con la ripartizione volontaria dei migranti a bordo): "Non deve essere ripetuta - ha chiosato Michel - o certamente non prima della riforma di Dublino". E tanti saluti alla solidarietà Ue.

L’ACCORDO UE SUI MIGRANTI TRA CONDIZIONALI E ILLUSIONI

Orlando Sacchelli per www.ilgiornale.it

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Il gigante ha partorito un topolino. È questa, per quanto riguarda il tema migranti, la sintesi dell'accordo siglato tra i 28 membri dell'Unione nell'ambito del Consiglio europeo.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte esulta: "L'Italia non è più sola, Europa più responsabile e solidale". Ma cambia davvero qualcosa? Leggendo attentamente i dodici punti sull'accordo quello che emerge a chiare lettere è un elenco di buone intenzioni, condito da tanti condizionali e legittimi auspici. La realizzazione concreta delle misure considerate necessarie, però, sono lasciate alla volontà dei Paesi membri (si usa l'espressione "su base volontaria" per dire che ogni Stato, alla fine, si regolerà come meglio crede).

lifeline maltaLIFELINE MALTA
La cosa più sorprendente è che dopo 13 ore e mezzo di lavoro, paventate ritorsioni (da Francia e Germania) e minacce di veto (dall'Italia), alla fine si è arrivati a un documento che, nella sostanza, non prevede alcun cambiamento vincolante per nessuno, ma come dicevamo solo su "base volontaria", e non dice alcunché sulla modifica del Regolamento di Dublino (si limita ad auspicare un consenso per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà). Ricordiamo che l'accordo di Dublino obbliga ogni migrante a chiedere asilo nel primo paese europeo in cui arriva: che vuol dire Italia, Grecia o Spagna.

In un altro punto il documento va incontro alla richiesta della cancelliera tedesca Angela Merkel. Nel punto 11 si legge che "i movimenti secondari di richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l'integrità del sistema europeo comune di asilo e l'acquis di Schengen. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra di loro a tale fine".
matteo salvini con i migrantiMATTEO SALVINI CON I MIGRANTI

La Germania viene dunque accontentata, e la Merkel porta a casa un punto a suo favore che potrà sbandierare davanti al ministro dell'Interno Seehofer, che minacciava di far saltare il governo ritirando la Csu dalla coalizione. All''Italia ovviamente avrebbe fatto comodo il contrario, favorendo la "libera circolazione" dei migranti, non vincolati a restare nei paesi di primo accesso.

Il documento siglato a Bruxelles non prevede quote per i paesi europei che oggi non accolgono alcun richiedente asilo. E per quanto riguarda gli hotspot, le "piattaforme di sbarco regionale" per i nuovi arrivati, si parla genericamente di paesi terzi interessati (quali?). Mentre per quanto riguarda il territorio Ue, si parla di centri sorvegliati istituti negli Stati membri (in tutti?), specificando bene "su base volontaria", che tradotto dal burocratese vuol dire una cosa semplice: a chi non ci sta non succederà niente. Insomma, di concreto c'è poco o nulla. Tutto viene rimandato, a parte le buone intenzioni. In attesa dei nuovi arrivi che si vorrebbero fermare, ma non si sa ancora bene come.

Fonte: qui