Il movimento dell'UE, di Boris Johnson, e soprattutto dell'Irlanda, suggerisce buone possibilità di un accordo ragionevole.
Movimenti di compromesso
Boris Johnson ha avuto una serie di buone discussioni con l'Irlanda.
All'improvviso, Jean Claude Juncker ha rilasciato un'intervista ottimistica fino al punto di demolire il backstop.
Eurointelligence ha avuto un'ottima discussione questa mattina sugli eventi politici. L'enfasi è mia.
Per un breve momento la scorsa notte, è sembrato che l'intero processo Brexit stava per essere risolto. Di solito non ci interessa molto le interviste qui a Eurointelligence, ma Jean-Claude Juncker valeva la pena guardare lo show di Sophy Ridge su Sky News.
Ha confermato che un accordo è possibile. Ha affermato che nessun accordo è stato catastrofico anche per l'UE. Era molto chiaro che un accordo si sarebbe basato su un mercato unico per i prodotti agroalimentari, con controlli alle frontiere lontano dal confine. Ha detto che il backstop non era sacrosanto, ma solo un mezzo per raggiungere un fine. E ha detto che lavora sul presupposto che la Brexit accadrà.
Ci sembra che ci stiamo muovendo verso uno scenario di affare contro no-deal entro la fine del mese. L'intera disputa attualmente in corso sulla proroga e la legislazione di Benn è davvero un evento secondario . Riferiremo sulla sentenza della Corte Suprema del Regno Unito la prossima settimana, quando accadrà, ma pensiamo che il processo politico sia molto più importante della procedura.
Se un accordo venisse concordato, supponiamo che l'UE accetterà una richiesta da parte di Boris Johnson di precludere formalmente l'opzione di una proroga - tranne una breve proroga tecnica per concedere il tempo per la ratifica . Abbiamo sostenuto che la principale lacuna nel disegno di legge di Benn non è procedurale ma politica. La più grande lacuna della legislazione è il Consiglio europeo, le cui operazioni sono poco comprese nel Regno Unito e non comprese affatto dalla professione legale che ossessiona le procedure interne.
Cosa farebbe il parlamento britannico? Proverebbero a verificare se l'UE sta bluffando? Questo è del tutto possibile, ma quel gioco è pericoloso. Potrebbero votare contro l'accordo e il giorno successivo passerà un voto senza fiducia in Boris Johnson. Ma a quel punto Johnson non ha l'obbligo di dimettersi. In base alla legge parlamentare a tempo determinato, il parlamento potrebbe approvare un voto di fiducia in un altro deputato con un mandato specifico per chiedere una proroga per le elezioni. Ma lo farebbero? L'UE avrebbe ceduto, essendosi impegnata in una conclusione del Consiglio a non farlo? Non possiamo rispondere a queste ipotetiche domande, ma nota che questo sarebbe un corso rischioso che potrebbe ritorcersi contro coloro che la prendono. Quel corso d'azione avrebbe davvero fatto avanzare le prospettive elettorali di Jeremy Corbyn?
Forse la risposta a tutte queste domande è Sì. Cose più strane sono già successe nel processo Brexit. Ma il tempo sta giocando contro i rimanenti della linea dura. Abbiamo anche un senso dall'intervista di Juncker e da altri rapporti che la pazienza dell'UE con la strategia del rimanente si sta esaurendo. Riteniamo che ciò abbia fatto perdere l'equilibrio alla graduale consapevolezza da parte dell'UE della politica di Labour secondo cui avrebbe negoziato un accordo solo per consentire ai ministri del lavoro di fare una campagna contro di esso. Il lavoro ha ovviamente formulato questa politica non avendo nemmeno consultato l'UE.
La grande domanda è: un accordo di recesso concordato potrebbe trovare la maggioranza alla Camera dei Comuni? La matematica di questa situazione è la stessa di sempre. Johnson dovrà far salire a bordo il DUP, reprimere la propria ribellione, avere un numero maggiore di parlamentari laburisti a supporto dell'accordo. Probabilmente può contare sul gruppo attorno a Stephen Kinnock. Ieri Kinnock e Caroline Flint MP hanno visitato Michel Barnier per parlare della possibilità di un nuovo accordo. Il gruppo di deputati laburisti a favore di un accordo è di circa una dozzina, ma potrebbero esserci fino a 20 o 30 parlamentari laburisti che potrebbero sostenere un accordo.
Ma non pensiamo che il Partito Laburista o gli altri partiti dell'opposizione verranno in soccorso di Johnson. La campagna Remain di ieri ha emesso un dossier per mettere in guardia i parlamentari laburisti contro le politiche di destra che avrebbero seguito un accordo.
Una possibilità è che i parlamentari possano scegliere di astenersi. In tal modo si allontanerebbero comunque dall'accordo di Johnson, ma senza essere accusati di innescare nessun accordo.
Quello che è successo?
L'UE ora capisce che Boris Johnson vuole davvero un accordo. Johnson potrebbe essere stato costretto in quella posizione dal Parlamento, ma questa è la situazione.
Boris Johnson, DUP e Irlanda stanno facendo i conti su come rimuovere il backstop.
L'UE si rende conto che le perdite non saranno più nel Regno Unito. La Germania è assolutamente spaventata, come ho affermato dall'inizio.
L'UE comprende che i liberaldemocratici non vinceranno le elezioni.
L'UE si rende conto che è probabile che Boris Johnson vincerà un'elezione e il risultato sarà No Deal a meno che non accada ora.
La posizione di Labour di promettere un referendum con l'impegno a fare campagna contro di essa non ha alcun senso per l'UE (o qualsiasi persona ragionevole).
Il punto sei era probabilmente l'ultima goccia, ma il punto tre è ciò che ha costretto il problema. Tuttavia, questo è stato tutto un non-andare senza il punto due.
Fair Deal Sempre più probabile
La rimozione del backstop è ormai scontata. Accadrà.
Ma il backstop non è l'unica cosa odiosa. Come minimo, Johnson deve insistere sulla rimozione della lingua che mette il Regno Unito in balia della Corte di giustizia europea (CGE).
Johnson deve anche lottare per un accordo in stile canadese. Questo non deve essere risolto ora, solo le basi.
Più si avvicina a ciò, migliori saranno le cose sia per l'UE che per il Regno Unito.
Infine, e soprattutto, l'UE deve elaborare un accordo che il Parlamento ratificherà.
Se l'UE vuole un accordo, deve piegarsi.
Juncker segnala che l'UE vuole davvero un accordo.
Ma anche le probabilità di un buon affare sono aumentate.
Pertanto, le probabilità di No Deal sono diminuite.
Installazione ironica
Per mesi ho detto alle persone che l'UE avrebbe accettato se qualcuno le avesse appoggiate in un angolo.
Molti pensavano fossi pazzo. Non li biasimo, ma ho guardato l'UE in azione per anni e proprio come per magia c'è un compromesso all'11 ora.
Questo è ciò che sta accadendo ora.
Ecco l'ironia: la persona che ha appoggiato l'UE in un angolo potrebbe non essere stata Boris Johnson, ma piuttosto Jeremy Corbyn che correva sulla stupida piattaforma di promettere un referendum e fare una campagna contro di essa.
Rimane irrimediabilmente diviso. L'UE non è cieca a questo fatto.
L'UE è stata infine costretta a considerare che ciò si trascinerebbe per anni con il Regno Unito e il partito Brexit che interrompono il Parlamento europeo per tutto il tempo a meno che l'UE non abbia compromesso o accettato alcun accordo.
Non ancora finito
Molte cose possono andare storte ma le probabilità di un accordo (sia buono che cattivo) ora stanno aumentando.
Boris deve negoziare attentamente. Il backstop non è l'unico problema.
Scelta binaria
Ecco l'ironia finale.
Theresa May ha lottato per due anni per produrre un'opzione binaria di scelta per il Parlamento.
Ora possiamo finalmente averne uno grazie alla rivolta di Tory e alla folle posizione del leader laburista Jeremy Corbyn.
Johnson e l'UE devono trovare una soluzione che possa effettivamente approvare il Parlamento.
Se le cose andranno secondo i piani, il Parlamento dovrà accettare No Deal o qualunque cosa Johnson possa risolvere.
La pressione è su entrambi i lati!
Questo è esattamente ciò che serve per ottenere un prezzo equo.
Nonostante gli occidentali siano tenuti a lezione da attivisti climatici come Greta Thunberg, uno studio ha scoperto che circa il 90% dei rifiuti di plastica che inquinano gli oceani della terra proviene da Asia e Africa.
Durante il suo tour negli Stati Uniti, Thunberg ha citato "immagini orribili di plastica negli oceani", come uno dei motivi principali per cui gli americani dovrebbero ascoltarla.Tuttavia, i ricercatori del centro tedesco Helmholtz per la ricerca ambientale hanno scoperto che un piccolo numero di fiumi rappresenta la stragrande maggioranza dell'inquinamento da plastica e nessuno di essi si trova nei paesi occidentali.
"Sono 10 fiumi più importanti che trasportano l'88-95 percento del carico globale nel mare" , ha detto al Daily Mail il dott. Christian Schmidt, un idrogeologo che ha guidato lo studio.
"I fiumi con i più alti carichi di plastica stimati sono caratterizzati da un'elevata popolazione - ad esempio lo Yangtze con oltre mezzo miliardo di persone".
Dei primi dieci fiumi che producono il maggior inquinamento, otto sono in Asia e due in Africa. Il fiume Yangtze in Cina e il fiume Gange in India sono stati i principali responsabili dell'inquinamento da plastica.
Mentre agli occidentali viene detto di cambiare il loro stile di vita e di avere un minor numero di bambini per salvare il pianeta, praticamente non viene detto nulla o alle persone dei paesi responsabili della stragrande maggioranza dell'inquinamento.
Questo è probabilmente uno dei motivi principali per cui molti in Occidente rimangono scettici sui veri motivi del movimento ambientalista.
Come riportato in precedenza, solo il 38% degli americani crede che il riscaldamento globale sia causato dall'uomo.
“IO E IL PRINCIPE ANDREA ABBIAMO FATTO SESSO IN BAGNO”
L'ABUSO INIZIÒ IN BAGNO E CONTINUÒ IN CAMERA DA LETTO: “NON FU RUDE. ALLA FINE DISSE "GRAZIE" E SE NE ANDÒ. NON CI POTEVO CREDERE, CHE PERFINO LA FAMIGLIA REALE FOSSE COINVOLTA…”
«Abbiamo fatto sesso in bagno». Non se ne vanno le accuse di abuso di minore contro il principe Andrea. Virginia Giuffre, l'ex schiava del sesso del miliardario americano Jeffrey Epstein - suicidatosi al Metropolitan Correctional Center di New York lo scorso 10 agosto - le rilancia in un'intervista alla rete televisiva Usa Nbc , con le dichiarazioni più esplicite e cariche di dettagli particolareggiati mai rese contro il terzogenito della regina Elisabetta.
«La prima volta che l' ho incontrato fu a Londra», dice la donna, che all' epoca dei fatti aveva 17 anni. «Ero così giovane. Fui svegliata da Ghislaine Maxwell (la dama dell' alta società inglese che è stata a lungo fidanzata con Epstein e poi era diventata la sua procacciatrice di pseudo massaggiatrici adolescenti, ndr ). Mi disse: "Oggi incontrerai un principe". A quel punto ancora non sapevo che sarei stata l' oggetto di un traffico sessuale per quel principe».
IL PRINCIPE ANDREW, VIRGINIA GIUFFRE, GHISLAINE MAXWELL
Nell' intervista, Virginia Giuffre racconta di essere stata portata prima in un locale notturno, dove Andrea le fece bere vodka, quindi alla casa londinese di Ghislaine, che le dice: «Voglio che fai per il principe quello che di solito fai per Epstein». L' abuso inizia in bagno e continua in camera da letto. «Andrea non fu rude. Alla fine disse "grazie" e qualche altra espressione di gentili sentimenti, quindi se ne andò. Non ci potevo credere, che perfino la famiglia reale fosse coinvolta».
Secondo Virginia ci furono altri due episodi di sesso fra lei e Andrea, uno a New York e uno nella villa di Epstein ai Caraibi. «Lui nega e continuerà a negare quello che è successo, ma sa quale è la verità e anche io la conosco ».
VIRGINIA GIUFFRE
La casa reale britannica ha sempre smentito tutto. E lo stesso Andrea, dopo il recente suicidio in carcere del miliardario pedofilo, si è detto «sconvolto» dalle rivelazioni sul suo conto, sostenendo di non avere mai sospettato di niente nei lunghi anni in cui lo frequentava, anche dopo le prime incriminazioni nei suoi confronti.
Una foto scattata a una festa ritrae Andrea che cinge i fianchi dell' allora diciasettenne Virginia, posando la mano sulla pelle nuda della giovane. «Non lo accuso per avere soldi, è passato troppo tempo per chiedere un risarcimento per danni morali », dice ora lei alla Nbc . «Parlo soltanto per un bisogno di giustizia e perché si sappia la verità ». Fonte: qui
DON GABRIELE MARTINELLI ESIGEVA DALLA VITTIMA, SUO COETANEO DI SEI MESI PIÙ GIOVANE, PRESTAZIONI SESSUALI, IN PIÙ OCCASIONI, CON UNA MEDIA DI DUE VOLTE LA SETTIMANA…
Persino nella sacrestia della basilica di San Pietro. Persino lì, in quel luogo sacro e inviolabile, sarebbero avvenuti degli abusi sessuali tra due ragazzi quasi coetanei, entrambi ex studenti al pio collegio Opera di Don Folci, il pre-seminario vaticano, situato a due passi da Santa Marta, finito al centro di due differenti inchieste, una vaticana e l'altra avviata dalla Procura di Roma.
Dagli elementi in mano ai magistrati italiani si fa riferimento a reati continuati relativi a violenze che si sarebbero sviluppate in un tempo ampio, attraverso imposizioni, abuso d'autorità, costrizioni, sudditanza psicologica tali da rendere la vittima - L.G. - impossibilitata a reagire con forza e autonomia.
DON GABRIELE MARTINELLI
LA STRUTTURA EDUCATIVA
Ad aggravare il quadro di tormento ci sarebbe stata anche la condizione di libertà limitata della vittima, visto che la struttura educativa è una specie di convitto in cui tante famiglie (soprattutto del Nord Italia) mandano i propri figli in modo che possano frequentare gratuitamente il San Pio X, uno dei licei privati più prestigiosi di Roma. Ogni mattina i ragazzi escono per le lezioni e rientrano di pomeriggio varcando il confine di Stato - per studiare, partecipare alle funzioni liturgiche del Papa e coltivare la eventuale futura vocazione sacerdotale.
È in questa cornice, evidentemente sotto uno scarso controllo, che sono andate a svilupparsi amicizie morbose, legami malati e quasi patologici sfuggiti di mano agli educatori che non sono riusciti a riportare alla normalità. L'allora rettore del pre seminario, monsignor Enrico Radice, viene ritenuto responsabile di omissioni proprio per non aver fermato quelle violenze. Si parla anche di rapporti completi tra adolescenti.
Quattro giorni fa il tribunale vaticano ha chiesto il rinvio a giudizio di due preti, don Gabriele Martinelli, il presunto abusatore, all'epoca dei fatti era ancora studente, oggi sacerdote ammesso ai sacri ordini e consacrato dalle autorità ecclesiali; e don Radice. Entrambi erano stati ascoltati nei giorni scorsi.
PRETI SESSO
La settimana prima, invece, con una contemporaneità che forse potrebbe spiegare l'annuncio del Vaticano, la magistratura italiana ha effettuato una perquisizione nella casa di don Martinelli, in un paesino del comasco, per prelevare messaggi e conversazioni utili al caso, file audio, video, e documenti cartacei. Non solo.
La Procura di Roma ha anche inoltrato la domanda di rogatoria internazionale in Vaticano ai fini di un processo in Italia. I reati contestati sono pesanti. Violenza continuata e abuso di autorità contestati nel periodo in cui Martinelli è maggiorenne, mentre gli altri episodi relativi a quando era minorenne sono stati stralciati e inviati alla Procura dei minori.
DON GABRIELE MARTINELLI
Si è trattato «di un disegno criminoso» che portava Martinelli, all'epoca minore ad esigere dalla vittima, suo coetaneo di sei mesi più giovane, «prestazioni sessuali, in più occasioni, con una media di due volte la settimana, iniziando le condotte fin dal primo settembre 2006; fatti per i quali procede la Procura».
Gli episodi sarebbero avvenuti all'interno del pre seminario e nelle aree limitrofe «in particolare nelle camerate, nella camera singola di Martinelli, nonché in altri luoghi dentro la Città del Vaticano, tra cui la sacrestia della basilica di San Pietro».
I PRETI E IL SESSO
Il quadro complessivo che sembra affiorare dalle carte e da diverse testimonianze, a proposito dell'ambiente circostante al convitto dei chierichetti, mostra di avere una dinamica non sempre lineare, come del resto provano anche alcune lettere anonime e ricattatorie che arrivarono in Segreteria di Stato già nel 2012 per descrivere comportamenti immorali e una sorta di giro gay parallelo che gravitava su San Pietro, e che difficilmente si concilia con un ambiente sacro. Per i magistrati italiani si tratta ora di ricostruire quelle relazioni e non sarà facile. L'omertà sembra contrassegnare la vita interna, così come la scarsa trasparenza.
UN ALTRO ALLIEVO
DON GABRIELE MARTINELLI
I vertici dell'istituto Don Folci, tuttavia, hanno sempre smentito con forza che vi siano stati abusi sessuali di qualsiasi natura all'interno, minimizzando e sconfessando anche le dichiarazioni di un altro allievo coinvolto, Kamil Jarembowki. Questo ragazzo entrato nel preseminario nel 2009 all'età di 13 anni venne allontanato per comportamenti immorali nel 2013. Fuggì dal preseminario per raggiungere un amico in Veneto, un altro ex alunno, per poi essere riammesso nella scuola previo impegno a mantenere fede alla vita comunitaria.
GIANLUIGI NUZZI
È lui ad avere parlato con Gianluigi Nuzzi, il primo ad avere raccolto la testimonianza di Kamil che ha dato il via a tutto il filone di inchiesta. Due anni fa in Vaticano ci fu una riunione piuttosto burrascosa in cui si decise se procedere o meno per diffamazione contro Nuzzi per la pubblicazione del libro. Ma memori dei problemi che avevano dato i due processi precedenti di Vatileaks 1 e Vatileaks 2 si decise di lasciare correre. Adesso però i nodi sembrano essere arrivati al pettine.Fonte: qui
Si tratta di un progetto di semplificazione(?) che ha lo scopo di aiutare a prendere confidenza verso l’utilizzo dei pagamenti elettronici.
La lotta all’evasione ma anche la promozione dei pagamenti con la moneta elettronica per contrastare i pagamenti in contante rappresentano uno dei temi caldi dell’ultimo periodo. L’Italia, infatti, resta tra i paesi in cui si paga maggiormente con i contanti. Allo studio del Governo, proprio per semplificare l’utilizzo della moneta elettronica, c’è una «carta unica».
Che cos’è la card unica e a cosa servirà
Si tratta di un progetto di semplificazione che ha lo scopo di aiutare a prendere confidenza verso l’utilizzo dei pagamenti elettronici, in particolare per quella fascia di popolazione che ancora oggi usa solo ed esclusivamente i contanti.
La notizia è stata riportata da Il Sole 24 Ore grazie alle anticipazioni fornite dal sottosegretario al ministero dell’Economia Alessio Villarosa. La carta unica, in sostanza, funzionerà come una tessera che potrà essere utilizzata anche per i pagamenti elettronici. Ma non solo. La carta, infatti, avrà anche altre funzioni e accorperà anche la tessera sanitaria e la carta d’identità come ha spiegato Villarosa al quotidiano milanese:
«Sarà una vera rivoluzione: la carta unica avrà carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e possibilità di attivare in conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale».
Le funzioni
La carta unica, insomma, dovrebbe raggruppare alcune funzioni non solo relative ai pagamenti elettronici ma anche per accedere a visite sanitari, farmaci e servizi delle PA. Da questo punto di vista, quindi, dovrebbe rappresentare una sorta di deterrente contro l’evasione e nello stesso tempo semplificare molte operazioni per alcune fasce come gli anziani. In merito alla PA, oltretutto, questa andrebbe a velocizzare l’obbligo per la stessa di di accettare solo pagamenti elettronici.
Il sottosegretario al ministero dell’Economia Alessio Villarosa, ha infine sottolineato che si sta lavorando “sul layout perché deve garantire gli standard internazionali sui quali ci si è accordato con gli altri Paesi”, bisognerà poi pensare alla questione dei dati sensibili. Fonte: qui
L’11 marzo 2011 si produsse a Fukushima il più grande disastro nucleare mai avvenuto in una centrale civile; i nuclei fusi dei reattori mai veramente raffreddati in modo definitivo, i fiumi d’acqua di raffreddamento a mare, i danni alla vita umana e marina incalcolabili, e ancora in corso.
Per di più, dal 2011 un noto giornalista Yoichi Shimatsu , ex direttore del Japan Times Weekly , sostiene che la centrale aveva al suo interno non giù uranio 235 per la produzione di energia elettrica, bensì plutonio – di testate militari americane, segretamente ricevute dagli Usa su istruzioni di Dick Cheney, l’allora vicepresidente; che questo uranio e plutonio da armamento ad alta concentrazione fu esposto all’aria dopo che l’onda dello tsunami colpì il reattore; e che, infine, l’intelligence israeliana sabotò gli apparati di raffreddamento del reattore con il virus Stuxnet, per vendetta date le posizioni filo-palestinesi del governo nipponico, o (come vedremo) perché sospettava che il Giappone aiutasse l’Iran ad arricchire il materiale radioattivo a livello militare.
Ovviamente una storia simile è di quelle che sembrano dimostrare come il cospirazionismo sconfini nel delirio paranoide. Il giornalista non ha dalla sua che la sua buona reputazione. Ma come vedremo, non mancano indizi a sostegno del delirio.
Esponiamo prima i fatti (ancorché incredibili) secondo Yoichi Shimatsu, e poi gli indizi. Perché mai la centrale di Fukushima albergava testate nucleari Usa? Sarebbe stata un’idea di Cheney: armare il Giappone clandestinamente di atomiche in funzione anti-cinese. Nel 2007, nuclei di testate atomiche sarebbero stato prelevati dallaPlantex Plant, la segretissima e gigantesca (65 chilometri quadrati) “fabbrica” presso Amarillo, Texas, di assemblaggio, disassemblaggio e immagazzinamento “con sicurezza e per mantenere in efficienza” le testate atomiche nazionali, che dipende dal Dipartimento dell’Energia.
Il trasporto sarebbe stato affidato agli israeliani, che dispongono dei mezzi navali adatti; il primo ministro Ehud Olmert, dice il giornalista, era connivente al piano. Gli israeliani prelevarono i materiali al porto di Houston; si tennero alcune testate (con il beneplacito di Cheney), le più moderne, mentre quelle obsolete le consegnarono ai giapponesi per l’ulteriore arricchimento, perché il materiale fissile col tempo decade.
Il giornalista afferma che “20 minuti prima del collasso nucleare della centrale di Fukushima, Israele era così irritato per il sostegno do Tokio ad una dichiarazione dei palestinesi che scatenò il virus Stuxnet nei computer della centrale. Il virus ha ostacolato l’arresto (della fissione in corso) con il crollo della sezione dove stava il plutonio delle testate del 2007”. Si aggiunga che la tragedia fu causata da un terremoto e conseguente tsunami: il che non fa mancare cospirazionisti che accusano Sion di aver provocato il sisma con una loro arma segreta.
Una ipotesi a cui non siamo in grado di dare un contributo. Stiamo ai fatti a noi noti.
Ci sono informazioni indipendenti che corroborino l’accusa del nipponico? Ci sono.
Nel 2009, ossia due anni dopo che le testate sarebbero state mandate da Cheney in Giappone, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), ossia l’ente dell’ONU che sorveglia la non-proliferazione, ha diramato “l’auspicio” che Tokio “non abbandonasse la sua politica anti-nucleare”. Come si sa, come paese-vittima della prima strage atomica, il Giappone si pone ufficialmente come primo campione mondiale del disarmo nucleare. La “speranza” della AIEA non avrebbe avuto alcun motivo di essere espressa, se l’ente ONU non sapesse qualcosa che non poteva dire apertamente su una violazione del pacifismo nucleare nipponico. Era un velato avvertimento.
C’è di più. C’è un articolo di The New American che, un anno prima del disastro di Fukushima, titola:
Mercoledì 24 febbraio 2010
Il Giappone si offre di arricchire l’uranio per l’Iran
“Sulla base di un lancio del 24 febbraio del Nikkei Business Daily , l’agenzia AFP riferisce che il Giappone ha offerto di arricchire l’uranio per l’Iran per consentirgli di avere accesso al nucleare, per alleviare i timori internazionali che la nazione islamica potesse provare a costruire armi atomiche”.
Notate la data: 2010. Siamo nel pieno della frenetica campagna mondiale della lobby ebraica per negare e impedire la capacità iraniana di arricchire l’uranio nelle sue centrali – con la scusa che il regime di Teheran si farà l’arma atomica. Una volontà che gli ayatollah hanno smentito, pur restando fermissimi sul loro diritto di arricchire l’uranio fino al 20 per cento. Russia e Francia si sono offerti di arricchire in proprio l’uranio iraniano. Teheran esita. Invece l’offerta giapponese – del campione mondiale del disarmo nucleare – la convince.
Dal New American apprendiamo che a dicembre, “il principale negoziatore nucleare iraniano, Said Jalili, ha visitato Tokyo”, e “la questione dovrebbe essere discussa a Tokyo dal presidente del parlamento iraniano Ali Larijani e dal ministro degli esteri giapponese Katsuya Okada”. Insomma le trattative sono molto avanzate, anzi prossime alla conclusione. Larijani è a Tokio. “Un portavoce del ministero degli Esteri giapponese ha detto durante il suo incontro con Larijani: “Il Giappone spera fortemente che la questione nucleare dell’Iran venga risolta pacificamente e diplomaticamente … e che l’Iran consideri seriamente una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’uranio sarebbe arricchito in Giappone per produrre isotopi medici”, fino al 20% – l’arricchimento a scopi militari deve essere del 90. .
Si aggiunge che “l’offerta del Giappone “è vista come un compromesso che permetterà all’Iran di avere il livello di arricchimento di cui avrà bisogno per tali scopi [produzione di isotopi medici] e dissipare le paure occidentali e soprattutto israeliane di un Iran nucleare “.
Abbiamo qui un motivo più serio di una dichiarazione di Tokio a favore dei palestinesi, per scatenare l’atroce volontà di vendetta israeliana: il governo nipponico ha aperto la breccia nel ferreo muro “occidentale” anti-Iran che la lobby era riuscita ad imporre sul piano globale. Tokio distrugge la narrativa ebraica della pericolosità assoluta del regime che in quanto “fondamentalista” islamico è pazzo, irrazionale e pronto a colpi di testa atomici, perché “se il Giappone, che ha sofferto più delle armi nucleari di qualsiasi altra nazione sulla Terra, non è minacciato dalla prospettiva di fornire all’Iran l’uranio arricchito, perché dovrebbero essere gli Stati Uniti?”
In più, Israele sa delle testate atomiche vecchie in via di arricchimento dentro Fukushima. Già, ma questo lo dice il giornalista nipponico, senza prove.
Invece no: c’è la prova che Dick Cheney, nel 2007, ha trafficato pericolosamente con testate nucleari, per oscuri ma estremamente allarmanti motivi che il benemerito sito Globalrearch (del professor Michel Chossudovsky) ha ricostruito così:
“Tra 29 e il 30 agosto 2007, diverse bombe atomiche sono state “smarrite” per diverse ore, in uno strano “viaggio attraverso gli interi Stati Uniti”: di un bombardiere strategico B-52, che decolla dalla Base USAF di Minot nel Nord Dakota, con sotto le ali sei testate nucleari W80-1 armate su missili da crociera avanzati AGM-129 (ACM), ed atterra diverse ore dopo alla Base USAF di Barskdale in Louisiana.
Era solo uno scalo:il bombardiere avrebbe dovuto decollare in seguito: verso dove, non si sa. Fatto sta che “secondo i rapporti ufficiali, i piloti dell’Aeronautica Militare americana non sapevano che trasportavano armi di distruzione di massa , per di più innescate”. Tanto che dopo l’atterraggio in Louisiana, hanno anche lasciato le armi nucleari non garantite sulla pista per diverse ore. Fino a quando i responsabili della base della Louisiana non se ne sono accorti, e dato il massimo allarme: si era di fronte ad una violazione enorme e deliberata di tutte le procedure relative al carico, armamento e trasporto delle testate atomiche.
Deliberata, perché, “come dichiarato da Robert Stormer, ex tenente della Marina militare USA, “nessuno sposta rapidamente un missile da crociera da 1 tonnellata, men che meno sei. Nessuno li carica, senza ordini precisi dalla regolare catena di comando, con testate atomiche – per di più armandole pronte all’uso.
“Sono richieste due squadre di specialisti di munizioni armate per lavorare congiuntamente con tutte le armi nucleari. Tutti gli individui che lavorano con armi nucleari devono soddisfare standard di sicurezza molto rigorosi ed essere sottoposti a test di lealtà o ne dimentica sei, come riportato da alcuni notiziari, in particolare i missili da crociera carichi di esplosivi ad alta intensità”.
“Gli Stati Uniti inoltre non trasportano armi nucleari destinate all’eliminazione attaccate ai loro veicoli di lancio sotto le ali di un aereo da combattimento. La procedura consiste nel separare la testata dal missile, racchiudere la testata e trasportarla con un aereo da carico militare in un deposito – non una base operativa di bombardieri che sembra essere l’area di messa in scena per le operazioni in Medio Oriente. ”
“Tutte le forze di sicurezza incaricate [di gestire e proteggere le armi nucleari] sono autorizzate a usare la forza letale per proteggere le armi da qualsiasi minaccia [compresi i potenziali ladri].”
Pensate solo alla procedura punitiva che aspetta un soldato semplice se, poniamo, si impossessa senza autorizzazione di un caricatore di proiettili per il suo fucile d’assalto – e la serie di firme e controlli che deve aver superato – per capire che il volo del B-52 coi missili da crociera armati, avvenuto all’insaputa degli alti comandi, non può essere stato mosso che da
Command and Control (C2)” e “Use Control”
sigle che indicano “un insieme di misure di sicurezza progettate per impedire l’accesso non autorizzato alle armi nucleari. Queste misure riguardano funzionalità di progettazione delle armi, procedure operative, sicurezza e regole di sicurezza del sistema. “Command and Control” o “C2” coinvolge l’Ufficio del Presidente degli Stati Uniti d’America.C2 è una linea di comando consolidata, che è legata alla Casa Bianca. Senza di essa, le armi nucleari non possono essere dispiegate o armate come è avvenuto alla USAF Base Minot. Sono questi due elementi di controllo che stabiliscono la base dell’autorizzazione attraverso la quale “il controllo assoluto delle armi nucleari” viene mantenuto “in ogni momento”.
“La storia fu riportata per la prima volta dal Military Times , dopo che i militari l’hanno fatta trapelare”.
I militari che, nella base della Louisiana, hanno scoperto la gravissima violazione di tutti gli ordini riguardanti le armi atomiche, hanno dato l’allarme, ed hanno così impedito al B-52 armato di proseguire il viaggio hanno scoperto, sono stati forse premiati con una menzione d’onore?
Ricordiamo qui i nomi di Todd Blue, aviere di prima classe, che occupava una posizione-chiave nella sicurezza delle armi nella base di Minot: messosi in congedo giorni dopo che le “armi nucleari sono state” perse “, Blue è morto visitando la sua famiglia a Wytheville, in Virginia, all’età di 20 anni, il 10 settembre 2007.
Del il primo tenente Weston Kissel , uno dei piloti del bombardiere B-52H, morì in un incidente in motocicletta del Tennessee, messo o andato di sua volontà in congedo (perché?) e morto a meno di due mesi dai voli nucleari B-52, il 17 luglio 2007.
Del capitano dell’aeronautica statunitense John Frueh , del comando delle operazioni speciali dell’USAF di Hurlburt Field, in Florida, trovato morto l’8 settembre 2007 nello Stato di Washington, vicino alla sua auto a noleggio abbandonata.
Del maggiore Clint Huff , della base USAF di Barksdale, morto con la moglie mentre percorrevano in moto, il 15 settembre 2007 la vicina Shreveport-Blanchard Highway; degli avieri Adam Barrs e Stephen Garrett, tutt’e due morti in quegli stessi mesi del 2007 in incidenti.
Una menzione speciale merita “il funzionario dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti, Charles D. Riechers , è stato trovato morto il 14 ottobre 2007 nel garage della sua auto, dove si è suicidato coi gas del motore. Riechers era un ufficiale dell’Aeronautica militare in pensione e maestro navigatore specializzato in guerra elettronica. La Pravda ne parlò in questo modo: “gli analisti dell’intelligence russa dicono che i leader americani della guerra hanno” suicidato “[sic] uno dei loro principali funzionari dell’aeronautica statunitense”.
Globalresearch cita anche un generale, il generale Russell Elliot Dougherty, in pensione, suicidatosi il 7 settembre 2007 in casa. E una fila di colonnelli di una delle due basi di decollo e di atterraggio del B-52 armato, morti tutti in quei mesi del 2007, dopo quello strano volo. Un tasso di mortalità fra il personale dell’Aeronautica da superare il celebre “body count” di Hillary.
Abbiamo dunque visto che almeno in un’altra occasione il “C2”, ossia la Casa Bianca (Cheney) ha mosso segretamente e senza scrupoli testate nucleari. Torniamo all’accusa del giornalista Shimatsu: lui ha scritto che la storia del coinvolgimento israeliano nella tragedia di Fukushima gli era stata confermata dall’ex agente della CIA Roland Vincent Carnaby: un americano-libanese, che parla correntemente arabo. Un agente sperimentato in dozzine di operazioni segrete e sotto copertura sul campo – tra l’altro fu catturato da Hezbollah nel 1984 e restituito nel quadro di uno scambio di prigionieri – che nel 2008 era stato nominato dai colleghi presidente dello AFIO – l’Associazione degli ex funzionari dell’Intelligence – di Houston. (Qui la sua biografia: https://wikispooks.com/wiki/Roland_Carnaby)
Può confermare, Carnaby? Non può. Il 29 aprile 2008 è stato ucciso dalla polizia di Houston al termine di quello che appare un inseguimento in auto: dove la sperimentata spia fuggiva una “polizia” che, quando si è fermato per aver esaurito la benzina, gli ha frantumato il finestrino dell’auto e poi gli ha sparato a bruciapelo. Poi ancora alla schiena quando Carnaby, ferito, ha cercato di uscire dall’auto. Non era armato e non c’era quindi alcun motivo di finirlo così.
La CIA ha negato che Carnaby sia mai stato un suo agente.Secondo i suoi colleghi dell’AFIO, era lui, Carnaby, ad aver identificato una unità del Mossad che contrabbandava plutonio americano dal porto di Houston. Quello stesso porto da cui partirono anche le testate per l’arricchimento a Fukushima.