9 dicembre forconi: 11/06/18

martedì 6 novembre 2018

UNA DONNA FRANCESE È MORTA DI CANCRO DOPO UN TRAPIANTO DI POLMONI: AVEVA RICEVUTO GLI ORGANI DA UNA FUMATRICE AFFETTA DA FIBROSI CISTICA

Polmoni di un fumatore
QUANDO LA DONATRICE ERA MORTA I MEDICI NON AVEVANO RILEVATO ALCUNA ANOMALIA, MA POI…


tumore ai polmoniTUMORE AI POLMONI
Affetta da fibrosi cistica, una donna francese è morta di cancro ai polmoni dopo aver ricevuto quegli organi in un trapianto: la donatrice era una fumatrice, secondo uno studio della rivista Lung Cancer, che mette in guardia sul rischio di trapiantare tali organi.

La poveretta era in cura per la fibrosi cistica fin dall'infanzia, ma recentemente era peggiorata molto: le sue funzioni respiratorie erano gravemente compromesse e la donna - nel novembre 2015 - è  stata sottoposta al trapianto polmonare.

polmoni di un fumatorePOLMONI DI UN FUMATORE
Lo studio pubblicato su Lung Cancer - condotto da medici del Chu di Montpellier - rivela: "Secondo la banca dati dei donatori, i polmoni trapiantati sono stati prelevati da una 57enne che fumava un pacchetto di sigarette al giorno da 30 anni".

Gli esami praticati al momento della morte cerebrale della donatrice non avevano rilevato alcuna anomalia, ma nel giugno 2017, la paziente trapiantata si è scoperta malata di tumore, è stata ricoverata in oncologia toracica all'ospedale di Montpellier ed è morta due mesi dopo, senza possibilità di cura.

Secondo lo studio, i sintomi ricordano chiaramente quelli causati dal fumo. "Il breve lasso di tempo tra il trapianto dei polmoni e la comparsa della prima anomalia radiologica suggeriscono che la carcinogenesi avesse avuto inizio durante la vita della donatrice", proseguono gli autori dello studio.

Il cancro sarebbe cresciuto a una velocità anomala, a causa dei trattamenti con immunosoppressori che la donna trapiantata assumeva per evitare il rigetto degli organi. "Visto il tempo di latenza, relativamente lungo, del cancro ai polmoni, proponiamo che i trapianti da donatori fumatori o che hanno smesso da poco siano considerati con cautela", hanno dichiarato i medici.

Fonte: qui

LE STRAGI DI RIAD E LA STORIA DELLA PICCOLA AMAL


CI VOLEVA UNA BAMBINA PELLE E OSSA PER APRIRE GLI OCCHI DEL MONDO E CHIEDERE UNA TREGUA AI SAUDITI CHE DA OLTRE TRE ANNI E MEZZO BOMBARDANO LO YEMEN?

Michele Farina per il “Corriere della Sera”

AMAL YEMENAMAL YEMEN
Ci volevano un giornalista fatto a pezzi e una bambina pelle e ossa per far schiudere gli occhi del mondo, serviva la casualità di due vittime così lontane e così ravvicinate per convincere Washington a chiedere una tregua ai grandi alleati sauditi che da oltre tre anni e mezzo bombardano lo Yemen come fosse un' unica gigantesca base dei ribelli Houthi del Nord che nel marzo 2015 hanno occupato la capitale Sanaa.

Non bastavano i numeri del collasso, che gli stessi Houthi appoggiati dall' Iran sono interessati a mostrare e allargare mettendoci del loro: almeno 15 mila vittime, otto milioni di abitanti che rischiano la morte per fame, due milioni di bambini denutriti di cui 400 mila in condizioni molto gravi, duemila uccisi da una epidemia di colera che ha colpito un milione di persone.

guerra yemen 7GUERRA YEMEN 
Le stragi dei bombardieri di Riad, che si riforniscono in volo da aerei cisterna Usa e lanciano ordigni made in Europe e Usa, non hanno risparmiato funerali, matrimoni, scuolabus. Ma non erano sufficienti, come da sole non bastavano le foto di bambini che assomigliano molto ad Amal Hussein, 7 anni, con tutte le sue costole a vista ritratte da Tyler Hicks del New York Times nello sgarrupato ospedalino di Aslam.

Per dare la timida sveglia alle diplomazie si è dovuto aggiungere piccolo a grande orrore: la scomparsa di Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul. 

La sua fine spaventosa e la faccia feroce affiorata dietro la maschera della monarchia saudita hanno fatto alzare le sopracciglia e il telefono al ministro della Difesa americano James Mattis, che l' altro giorno ha chiesto l' apertura di un tavolo per i negoziati di pace e una tregua reale nel giro di un mese, richiesta ribadita dal segretario Onu António Guterres.

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Se si farà, è tutto da dimostrare: nessuno dei contendenti è messo così bene o così male da cedere per primo. Mantenere l' inferno a cielo aperto serve alla propaganda Houthi come alla macchina saudita che va strangolando (con l' assedio del porto di Hodeida, le infrastrutture bombardate ecc) quel che rimane di un' economia già fragile. Lo Yemen è di fatto un Paese smembrato, come il corpo di Khashoggi, con gli emiratini che controllano il Sud e Al Qaeda pronta a rialzare la testa.

Avrà un gran daffare il negoziatore numero uno, Martin Griffiths, 67 anni, britannico proveniente dal settore umanitario, da febbraio inviato Onu per la crisi nell' ex Arabia Felix sul fondo della Penisola Arabica. Griffith ama portare al tavolo anche rappresentanti delle vittime.

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Amal Hussein sarebbe stata una perfetta bambina copertina per i suoi sforzi. Però è morta giovedì, tre giorni dopo aver lasciato l' ospedale dove Tyler Hicks l' aveva delicatamente fotografata. Vomito e diarrea, i sintomi beffardi della malnutrizione, non l' hanno mai abbandonata. Il destino segnato come il suo torace: «Solo ossa e niente carne», aveva detto la dottoressa Mekkia Mahdi all' ospedale di Aslam.

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Il letto di Amal evidentemente serviva ad altri (forse con maggiori probabilità di sopravvivere). Così la bambina il cui nome vuol dire speranza è stata riportata nel campo profughi, alla sua casa-baracca di plastica e paglia a 4 miglia di distanza.

Era nata nel Nord, non lontano dal confine saudita, da cui centinaia di migliaia di persone sono fuggite per i bombardamenti. I suoi avevano venduto le capre, e a poco a poco sono rimasti senza soldi.

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I negozi nei villaggi hanno cibo, ma i prezzi sono aumentati del 50% in un anno e la gente non ha denaro. Otto milioni di yemeniti sopravvivono grazie agli aiuti delle organizzazioni umanitarie. Che non possono arrivare a ogni bocca, a ogni mucchietto di ossa, a ogni capanna di plastica e paglia.

Fonte: qui

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“LA MANOVRA ITALIANA VA CORRETTA IN MODO CONSIDEREVOLE E, SE NON CAMBIA, POSSIBILE UNA PROCEDURA”


IL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE, VALDIS DOMBROVSKIS, TORNA A MONITARE 

MOSCOVICI: "CI ASPETTIAMO UNA RISPOSTA FORTE E PRECISA DA PARTE DEL GOVERNO ITALIANO. I PROSSIMI PASSI DIPENDONO DALLA QUALITÀ DELLA RISPOSTA, LA PALLA È NEL CAMPO DELL'ITALIA"  


MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANAMOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA
La Commissione Ue "sta considerando" la procedura per debito contro l'Italia e per questo sta anche preparando il rapporto sul debito. "Lo abbiamo fatto anche gli anni scorsi, concludendo che l'Italia era sostanzialmente in linea con i requisiti del Patto e quindi non abbiamo aperto la procedura. Ma in questo caso, se il Documento programmatico di bilancio non cambia materialmente, dobbiamo riconsiderare le conclusioni": lo ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. La correzione della manovra italiana dovrà essere "considerevole": lo ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. "Numericamente l'Italia avrebbe dovuto assicurare un miglioramento del deficit strutturale di 0,6% invece c'è un peggioramento di 0,8%. Pari a una deviazione dell'1,4%. E' una deviazione molto ampia", ha aggiunto.

juncker dombrovskisJUNCKER & DOMBROVSKIS IN SUONATI
Intanto il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha lasciato la riunione dell'Ecofin in anticipo sulla fine dei lavori, per rientrare a Roma. Il ministro non ha quindi partecipato al tradizionale incontro con la stampa, previsto alla fine della due giorni di lavori.

Arrivando all'Ecofin, a chi gli chiedeva quali saranno i prossimi passi, ha risposto: "Il dialogo continuerà, certo abbiamo qualche disaccordo ma questo non vuol dire che non possiamo avere un dialogo costruttivo tra la Commissione Ue e l'Italia, è una cosa abituale tra i Paesi e la Commissione".  "Dobbiamo spiegare alla Commissione, ma non posso anticipare ora la risposta" sulla manovra che verrà data entro il 13 novembre a Bruxelles come richiesto, ha aggiunto.
DOMBROVSKISDOMBROVSKIS






"Ci aspettiamo una risposta forte e precisa da parte del governo italiano" e i prossimi passi "dipendono dalla qualità della risposta, la palla è nel campo dell'Italia" da cui "attendiamo una manovra rivista, e il primo punto è quindi averne una", ha detto il commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici all'arrivo all'Ecofin. "Il 13 novembre non è la fine del mondo ma solo un nuovo passo", ha aggiunto, però "una cosa è essere flessibili nell'interpretazione delle regole, un'altra è essere fuori dalle regole(PERCHE' GLI ALTRI PAESI DELLA UE LE HANNO MAI RISPETTATE??? SEMPLICEMENTE RIDICOLI!!!)".

Applicazione delle regole UE

Fonte: qui

UNA 13ENNE È STATA DECAPITATA DAL SUO VICINO DI CASA DOPO ESSERSI RIFIUTATA DI FARE SESSO


L’UOMO, APPARTENENTE A UNA CASTA SUPERIORE, DA TEMPO PERSEGUITAVA LA RAGAZZINA, MA QUANDO LEI SI È RIBELLATA, HA AFFERRATO L’ASCIA E LE HA TAGLIATO LA TESTA…

Gabriele Laganà per "www.ilgiornale.it"

stupro STUPRO 
Una morte davvero orribile quella a cui è andata incontro un’adolescente indiana.
La ragazzina di soli 13 anni, infatti, è stata decapitata con una falce da un suo vicino di casa solo perché si è rifiutata di fare sesso con lui.

Secondo quanto ha riportato il Mirror, il crimine si è verificato nel distretto di Salem, nel Tamil Nadu, nell’India meridionale.

L’uomo, infatti, avrebbe fatto alla minore, appartenente ad una casta inferiore, esplicite avances sessuali ma questa, choccata dalla proposta, si è rifiutata. Un no che le è costato davvero caro.

stupro STUPRO 
Il vicino non ha accettato la risposta e, in preda all’ira, si è scagliato con una ferocia inaudita contro l’adolescente: prima l’avrebbe aggredita e poi, come se fosse un’azione del tutto normale, ha impugnato l’arma e l’ha uccisa barbaramente.

L’accusato, Dinesh Kumar, è stato arrestato subito dalla polizia locale ed ora dovrà affrontare un processo.

Purtroppo episodi come questo, per quanto terrificanti, si verificano ancora troppo spesso tra persone di diverse caste e la giustizia non tutela abbastanza chi non ha potuto studiare e farsi una posizione.
 stupro STUPRO


Secondo uno studio effettuato dal "National Crime Records Bureau", nel 2016 ci sono stati 47.000 crimini contro persone di caste più basse.

Gli attivisti che si battono per la parità di diritti per tutti affermano che l'assassino era mentalmente disturbato e che la 13enne aveva già raccontato più volte in passato di aver subito delle molestie.
stuproSTUPRO


Per contrastare il fenomeno lo scorso settembre è stata ideato un registro nazionale dei responsabili di violenza sessuale.

I nomi dei condannati per questi crimini saranno inseriti in un database accessibile esclusivamente alle forze dell’ordine.

L’obiettivo, per quanto difficile, è ridurre il numero di reati commessi nel Paese contro le donne.

Fonte: qui

IL SOTTOSEGRETARIO M5S SILURA DE FALCO E DIFENDE IL CONDONO DI ISCHIA



''IL COMANDANTE È UN GENIO CHE SI SENTE PIU' ILLUMINATO DEGLI ALTRI. SE VOTERÀ NO A DL SICUREZZA, SONO CERTO CHE SI DIMETTERÀ''  

A GIANNINI RIBADISCE CHE ''SULLA PRESCRIZIONE NON ARRETRIAMO, LA LEGA HA UN MODO DI FARE BOSSIANO, TIRA E MOLLA. E L'ARTICOLO SU ISCHIA NON VA TOLTO, NON POSSIAMO FAR MORIRE COSÌ L'ISOLA" 


LA REPLICA DI DE FALCO: ''SUPERFICIALITA' CRIMINALE DA BUFFAGNI''


DL SICUREZZA: DE FALCO, DA BUFFAGNI SUPERFICIALITÀ CRIMINALE

 (ANSA) - "La replica non esiste. Ho sempre assunto su di me le responsabilità del mio ruolo in ogni momento, e le responsabilità del mio ruolo non le decide Buffagni".

De Falco replica: "Io non ho presentato 80 emendamenti. Questa è gente che parla senza sapere di che cosa sta parlando, con una superficialità che è essa stessa criminale". Sul voto di fiducia, De Falco dice: "Spero ancora che il provvedimento in aula possa essere all'ultimo migliorato. Nel caso in cui dovesse essere posta la fiducia, valuterò la situazione. A quel punto la fiducia non si riferisce più al provvedimento ma al governo. Se su questo provvedimento può cadere il governo? Non lo so. Chi pone la fiducia pone in discussione, non io".


STEFANO BUFFAGNISTEFANO BUFFAGNI
Il decreto legge proposto dalla Lega fa scricchiolare il Movimento 5 Stelle. Oggi il provvedimento arriva a Palazzo Madama, e molti senatori 5 stelle hanno già espresso la propria contrarietà. Fra tutti, Gregorio De Falco, l'ex comandante della capitaneria di porto. A lui si rivolge Stefano Buffagni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: "Si assumerà le sue responsabilità. Se non si ritrova nella maggioranza, sono certo che si dimetterà e tornerà a fare il suo lavoro", dice a Circo Massimo, su Radio Capital, "Dobbiamo rispettare dieci milioni di cittadini e un gruppo parlamentare. Se un genio si sente più illuminato degli altri e si comporta da solista, evidentemente non riesce a far parte di una comunità che sta affrontando un percorso complicato.

GIULIA BONGIORNO MICHELLE HUNZIKER ALFONSO BONAFEDEGIULIA BONGIORNO MICHELLE HUNZIKER ALFONSO BONAFEDE
Non è una questione di cacciare o non cacciare", continua Buffagni, "Se sei in maggioranza e ritieni che ci sia un provvedimento che abbia criticità, discuti internamente, non presenti 80 emendamenti come se fossi in opposizione. Quello che sta facendo la Lega al dl anticorruzione è esattamente lo stesso giochino. Io sono uno che spesso alza la mano e dice non sono d’accordo, internamente è necessario far valere le proprie esigenze, soprattutto perché veniamo da storie molto diverse noi e la Lega. Ma non possiamo venire a sapere le cose dall’informazione. Queste cose lasciamole al PD".

Nella maggioranza c'è un clima di crisi legato anche all'emendamento sulla prescrizione inserito dal M5S nel ddl anticorruzione, emendamento a cui la Lega è contraria: "Non arretreremo di un millimetro. Il Parlamento serve a dibattere e confrontarsi, a maggior ragione con gli alleati di governo. Bisogna discutere su tanti temi. Credo sia necessario rimettere al centro il dibattito interno", propone Buffagni, che sulla prescrizione dice "non credo che i processi in Italia durino poco.
ALFONSO BONAFEDE MATTEO SALVINIALFONSO BONAFEDE MATTEO SALVINI

Penso che il ministro Bonafede abbia aperto un dibattito su un tema importante. Capisco le eccezioni, ma a questo punto bisogna capire come intervenire per evitare i casi come quello di Filippo Penati". A proposito del caso di Giulio Andreotti, che è stato difeso dalla ministra leghista Giulia Bongiorno, Buffagni ammette che si tratta di "un caso emblematico": "Parliamo di figure che hanno creato danni alla collettività e che oggi si possono permettere di essere vergini e linde semplicemente perché hanno utilizzato non l'assoluzione ma la dilazione dei termini".
gregorio de falco 5GREGORIO DE FALCO 

A proposito degli scricchiolii nel governo, per il sottosegretario non c'è da stupirsi: "Credo che la crisi sia quotidiana quando ci sono dei temi complicati da affrontare, ci siamo candidati con forze politiche diverse e ora siamo insieme sul contratto. Minaccia continua da parte della Lega? Basta che andate a riguardare il percorso che è stato fatto per costruire il governo, vedrete quante volte la Lega tira e molla, strappa e urla, poi torna indietro e guadagna centrimetri", ragiona Buffagni, "È un loro modo di fare molto bossiano, sono abituato a conoscerli perché ci ho fatto cinque anni di opposizione quindi non mi mette neanche in agitazione".

Buffagni parla anche della sua reazione alla strage di Casteldaccia: "Sono rimasto colpito dal racconto del papà, che ha perso tutta la famiglia. Una tragedia immane. E bisogna evitare che si ripeta, quindi la prima cosa da fare, al di là dello stanziamento delle risorse, è tirare via tutte le persone che sono lungo l'alveo del fiume. E poi a me fa sorridere che addirittura andavano a dire che erano in affitto: lì c'erano due famiglie in affitto in una casa non accatastata, quindi evasione fiscale e illegalità. È un problema sociale e culturale. E non riguarda il nord o il sud: a Milano e in Brianza è pieno di condoni e abusi". A proposito di condoni, l'articolo su Ischia verrà tolto o no dal decreto Genova? "Noi ci troviamo nella condizione in cui c'è un'isola che è stata devastata e in cui ci sono pratiche in sospeso da venti o trent'anni.

DI MAIO CONTRO IL CONDONO A ISCHIA NEL 2017DI MAIO CONTRO IL CONDONO A ISCHIA NEL 2017
Chiediamo solo di decidere se queste pratiche sono a posto o no. Nel momento in cui si va a ricostruire, solo le case che si possono ricostruire hanno degli stanziamenti di risorse per quelle parti che non sono state soggetto a condono favorevole o contrario. Il problema è che non si possono stanziare risorse per qualcosa che è ancora in balia degli eventi", dice il sottosegretario, "Chi vuole togliere questo passaggio si assume la responsabilità di far morire un'intera isola che ci invidiano in tutto il mondo?". Sulle case costruite in zone dove c'è rischio di dissesso idrogeologico, chiusura netta: "Quelle case non vanno rifatte".

Oggi c'è l'Eurogruppo, il ministro dell'economia Tria sarà a Bruxelles per discutere, ma per Buffagni "la manovra resta blindata, andiamo a spiegare le nostre ragioni. Non è che l'Europa può attivare alla velocità della luce un'infrazione solamente all'Italia quando ci si dimentica di guardare alla bilancia commerciale tedesca o agli sforamenti francesi".

Fonte: qui

DUE PERSONE SI INIETTANO UNA DOSE DI EROINA IN PIENO GIORNO ALLA FERMATA DELLA METROPOLITANA DI CONCA D’ORO, A ROMA


LA SITUAZIONE NON È AL LIMITE SOLO A SAN LORENZO, MA IN TUTTA LA CITTÀ. ALCOL A PREZZO STRACCIATO ANCHE A MINORI E SIRINGHE DAPPERTUTTO: “FINCHÉ NON CI SCAPPA IL MORTO NON INTERVIENE MAI NESSUNO…”

Elena Barlozzari per www.ilgiornale.it

due tossici si iniettano eroina in pieno giorno a conca d'oro, roma 5DUE TOSSICI SI INIETTANO EROINA IN PIENO GIORNO A CONCA D'ORO, ROMA
È un fenomeno che si estende ai quattro angoli della Capitale. A Roma, il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti non è più un tabù. Non lo era a San Lorenzo, dove tutti sapevano dell’esistenza di quel rudere semi-occupato, in via dei Lucani 22, che ha inghiottito Desireé Mariottini. E non lo è neppure a Montesacro.

Proprio davanti alla fermata della metropolitana di Conca d’Oro, infatti, non è difficile imbattersi in tossicodipendenti che si iniettano la loro dose di eroina alla luce del sole. Senza pudore. Come se quel luogo, da cui transitano ogni giorno centinaia di persone, fosse una zona franca.

manuel bartolomeoMANUEL BARTOLOMEO


A recapitare in loco le sostanze sono proprio gli spacciatori che, come ci racconta Manuel Bartolomeo, esponente di Fratelli d’Italia in III municipio, “utilizzano la metro per consegnare la droga e poi vanno via”. L’ipotesi è che i pusher provengano dalla stazione Termini, una delle piazze di spaccio più rinomate della città.

due tossici si iniettano eroina in pieno giorno a conca d'oro, roma 3DUE TOSSICI SI INIETTANO EROINA IN PIENO GIORNO A CONCA D'ORO, ROMA







Insomma, anche qui la situazione è al limite. Residenti e comitati di quartiere la denunciano da tempo, eppure non cambia mai nulla. “Finché non ci scappa il morto non interviene mai nessuno”, denuncia Bartolomeo che, qualche giorno fa, ha immortalato il degrado in un video (guarda il video). Nella clip si vedono due uomini intenti ad armeggiare con “gli attrezzi del mestiere” a due passi dall’ingresso della metro. Le maniche degli indumenti sono tirate sù, sopra al gomito, uno dei due si sfrega il braccio con una garza per prepararlo all’iniezione. Sono appena le undici di mattina.
desireeDESIREE

È il segno inequivocabile che questa zona della città rappresenta l’ennesimo crocevia della droga. È qui che domanda ed offerta si incontrano e gli sbandati si ritrovano per comprare e consumare sostanze stupefacenti. “Ogni mattina - prosegue Bartolomeo - vengono rinvenute decine di siringhe infilzate nelle panchine, alcune persino negli ascensori della metropolitana”. E “ad aggiungere degrado al degrado”, spiega il meloniano, ci sono anche “alcuni negozi gestiti da cittadini bengalesi su viale Tirreno che vendono alcol in vetro a prezzi stracciati, anche ai minori, e sono aperti tutta la notte in barba alle normative anti-alcol”.

due tossici si iniettano eroina in pieno giorno a conca d'oro, roma 4DUE TOSSICI SI INIETTANO EROINA IN PIENO GIORNO A CONCA D'ORO, ROMA
Non sono rari neppure gli atti vandalici. “Gran parte della stazione - denuncia Bartolomeo - è stata devastata”. La domanda, anche alla luce dei terribili fatti di San Lorenzo, allora è: “Come mai nessuno si decide a fare qualcosa?”.

Fonte: qui

LA STRETTA DI TRUMP ALL’ECONOMIA IRANIANA NON TOCCA L’ITALIA


A OGNI AZIONE CORRISPONDE UNA SANZIONE 

SIAMO TRA GLI 8 PAESI CHE POTRANNO CONTINUARE A IMPORTARE PETROLIO IRANIANO (AVVERTITE LA MOGHERINI) 
UN FAVORE CHE VALE 30 MILIARDI, IN CAMBIO DI TAP, F-35 E MUOS
Claudio Antonelli per “la Verità”

giuseppe conte donald trump 12GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP
Con il solito stile trumpiano, la Casa Bianca inaugura la nuova politica iraniana. Inutile dire che tutto si basa su rinnovate sanzioni e ancor più aspre. La nuova stretta è pronta a entrare in vigore domani, alla vigilia delle elezioni di metà mandato. Si abbatterà soprattutto su petrolio e banche. Questo nel tentativo di tagliare le gambe al governo di Teheran, anche se la Casa Bianca continua a ripetere che l' obiettivo non è quello di rovesciare il Governo.

Mentre la repubblica degli ayatollah minimizza: «Nessuna preoccupazione», ha affermato un portavoce del ministro degli esteri, Javad Zarif. Saranno otto però i Paesi che potranno continuare a importare petrolio iraniano senza incorrere a loro volta nelle sanzioni Usa, e tra questi - secondo quanto riporta l' Associated press citando fonti ufficiali americane - ci sarebbe anche l' Italia, insieme a Giappone, Corea del Sud e India. La lista potrebbe poi comprendere Cina e Turchia.

DONALD TRUMP SANCTIONS ARE COMINGDONALD TRUMP SANCTIONS ARE COMING
Mentre nessun altro Paese europeo dovrebbe godere dell' esenzione: uno schiaffo al Vecchio Continente che sul dossier Iran continua ad esprimere fortissime critiche sulla linea dura di Donald Trump. Ad essere ripristinate in pratica saranno tutte le sanzioni che erano state congelate con lo storico accordo sul nucleare del luglio 2015, fortemente voluto da Barack Obama e firmato anche da Europa, Russia e Cina.

Un colpo di spugna, dunque, su tutto il lavoro diplomatico e politico svolto negli anni scorsi per rompere l' isolamento di Teheran e fermare le sue ambizioni atomiche. La prima vittima politica del colpo di coda trumpiano si chiama Federica Mogherini. La piddina ministro degli esteri comunitario, che rimarrà in carica fino al prossimo ottobre, ha costruito attorno al deal iraniano tutta la propria carriera.

I socialisti europei le hanno affidato il compito di tradurre in lingua europea le strategie di Obama e i lunghi viaggi a Teheran costellati di velo hanno trascinato la politica italiana fino a immedesimarsi con la controparte.
mogherini e rohaniMOGHERINI E ROHANI

L' interesse nazionale deve invece restare il principale motore delle logiche geopolitiche. Da un lato l' Italia ha mantenuto nel corso dei decenni un rapporto borderline con Teheran senza però mai strappare con Washington. Almeno questo fino all' arrivo della Commissione Ue guidata da Jean-Calude Juncker.

Adesso, non certo per merito europeo e non sappiamo quanto per merito italiano la situazione si è ribaltata. Restando fuori dalle sanzioni, Roma riesce a salvaguardare la propria posizione commerciale e al tempo stesso riconquistare il ruolo da mediatore. Ma tra Trump e il Governo di Teheran.

hassan rohani 2HASSAN ROHANI 
Una chiusura totale avrebbe messo a rischio una montagna di soldi. Tra protocolli d' investimento sottoscritti dalle grandi imprese italiane - per un potenziale di investimenti, nei prossimi anni, di 27 miliardi - e 2 miliardi di export attesi (l' interscambio complessivo è di 5 miliardi perché noi abbiamo acquistato, l' anno scorso, molto di più, ovvero 3 miliardi di greggio), una chiusura del doppio binario economico tra Italia e Iran avrebbe rischiato di mettere in frigo 30 miliardi di euro di affari.

Nel 2017 il rapporto privilegiato tra Roma e Teheran ha staccato di gran lunga quello con la Germania e la Francia che si sono fermate rispettivamente a 3,3 e 3,7 miliardi di euro. Inutile ribadire la lunga lista di aziende (molte partecipate pubbliche e i colossi del cemento e delle costruzioni) che attendevano da ormai settimane la scialuppa americana.
TRUMP IRAN SANZIONITRUMP IRAN SANZIONI

Al nostro governo ora il compito di gestire la contropartita. Trump è un commerciante ancor più che un imprenditore. Poi è anche il presidente degli Usa e quindi - ne siamo certi - ha messo sul piatto una serie di partite a scacchi delle quali ha già suggerito il finale. Il primo si chiama Tap. Un gasdotto molto importante dal punto di vista strategico. Per l' Italia è una buona fonte di approvvigionamento.

Per la Russia non è un grande problema energetico: il flusso di gas non è così ingente ma poter mettere in crisi le infrastrutture del Nord Europa che interessano da vicino Mosca e la Germania. Ma dal punto di vista politico quel gas arriva dall' Azerbaigian, un ex satellite russo ora fermamente nella sfera americana.

Il grande progetto del caccia F 35 prodotto da Lockheed Martin è un punto fermo. Nemmeno i grillini pensano minimamente di metterlo in discussione. Trump, nell' ultimo incontro con Giuseppe Conte, ha fatto sapere che ci sono circa 30 miliardi di squilibrio commerciale e l' Italia dovrà in qualche modo colmarli a favore degli Usa.
Certo, se i colossi investono nelle fabbriche del comparto Difesa, Trump si aspetta in cambio che i soldi poi tornino a Lockheed Martin o Boeing. La Casa Bianca si aspetta anche che gli italiani non lascino l' Afghanistan, così come non si dovrà mai mettere in discussione il Muos, l' infrastruttura d' intelligence della Marina Usa in via di costruzione in Sicilia. Il tribunale, tre mesi fa, ha dato l' ok ai cantieri e ora nessuno dovrà più fiatare: senza le antenne di Mazzarino (Caltanissetta) la struttura Usa che copre i cinque continenti non potrà partire. Trump sembra essere stato chiaro con Conte.
MUOS 2MUOS 

Siamo amici, e gli amici si aiutano a vicenda. Sull' Iran il favore vale non solo 30 miliardi di euro, ma - cosa che non ha prezzo - vale la scomparsa politica della Mogherini. Senza l' Iran non ha più ragione di esistere.

Fonte: qui

DOPO 7 ORE DI TRATTATIVE SI È ARRESO FRANCESCO AMATO, IL 55ENNE IMPUTATO NEL MAXI PROCESSO DI ‘NDRANGHETA AEMILIA CHE HA PRESO IN OSTAGGIO 5 DIPENDENTI DI UN UFFICIO POSTALE DI REGGIO EMILIA


“VI AMMAZZO TUTTI, SONO QUELLO CONDANNATO A 19 ANNI” 

VOLEVA PARLARE CON SALVINI, POI I CARABINIERI SONO RIUSCITI A FARLO DESISTERE





Giuseppe Gaetano per www.corriere.it

francesco amato prende 5 ostaggi nell'ufficio postale e si arrende dopo 7 ore 8FRANCESCO AMATO PRENDE 5 OSTAGGI NELL'UFFICIO POSTALE E SI ARRENDE DOPO 7 ORE 
«Vi ammazzo tutti, sono quello condannato a 19 anni!». Con queste parole Francesco Amato ha fatto irruzione, lunedì mattina intorno alle 10, nell’ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, impugnando un coltellaccio da cucina di 35 centimetri. Ci sono volute sette ore di trattative con i carabinieri per far desistere il 55enne, condannato cinque giorni fa nel maxi-processo di `ndrangheta Aemilia e resosi irreperibile dopo la sentenza. Il blitz delle forze dell'ordine è stato accolto da applausi ironici da parte di numerosi parenti e amici di Amato che hanno gridato: «Bravo Francesco, bravi voi che avete sconfitto la `ndrangheta!».

L'irruzione alle Poste
francesco amato prende 5 ostaggi nell'ufficio postale e si arrende dopo 7 ore 5FRANCESCO AMATO PRENDE 5 OSTAGGI NELL'UFFICIO POSTALE E SI ARRENDE DOPO 7 ORE 





Amato ha fatto uscire i sette clienti presenti nella struttura al momento dell'assalto, asserragliandosi dentro con 5 ostaggi: quattro impiegate e la direttrice della filiale, situata in via Fratelli Cervi 160. Prima di barricarsi, riporta Reggionline, avrebbe anche urlato «Mia madre è in questo ufficio da 6 anni». Subito sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno chiuso le strade e avviato i contatti col sequestratore, sulla soglia dell'edificio.

francesco amato prende 5 ostaggi nell'ufficio postale e si arrende dopo 7 ore 3FRANCESCO AMATO PRENDE 5 OSTAGGI NELL'UFFICIO POSTALE E SI ARRENDE DOPO 7 ORE 



Dopo qualche ora è stata fatta uscire una dipendente colta da malore, la cassiera Annalisa Coluzzo di 54 anni: appena fuori, la donna è svenuta ed è stata soccorsa in barella dai medici del 118. L'uomo aveva chiesto di poter parlare prima con il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e poi con quello dell'Interno, Matteo Salvini.

La trattativa e la resa
Subito dopo la resa il sequestratore è stato portato in auto alla caserma dei carabinieri; è stato confermato che gli ostaggi rimasti con lui stanno tutti bene. La loro liberazione, ha dichiarato il comandante provinciale dell’Arma, è avvenuta dopo una lunga trattativa.

francesco amatoFRANCESCO AMATO
L'ostaggio: «Se apriamo la porta finiamo male»
«Siamo chiusi dentro, il signor Amato vuole parlare con Salvini - aveva rivelato una delle impiegate in ostaggio, raggiunta al cellulare da Radio Rai -. Lo vedo, sono all'interno, Amato sta parlando: vuole Salvini. Parla con i carabinieri, con noi, ha un coltello in mano. Io lavoro qui, siamo in quattro. Il signore è qui da parecchie ore, ha detto che se apriamo la porta qualcuno fa una brutta fine e quindi siamo trincerati dentro».

francesco amato prende 5 ostaggi nell'ufficio postale e si arrende dopo 7 ore 4FRANCESCO AMATO PRENDE 5 OSTAGGI NELL'UFFICIO POSTALE E SI ARRENDE DOPO 7 ORE 



Per sbloccare la situazione polizia e carabinieri arano arrivati a valutare perfino l'intervento delle forze speciali del Gis, mentre il Viminale seguiva «con preoccupazione e apprensione gli sviluppi della vicenda». Sul luogo erano arrivati anche sindaco, prefetto e questore di Reggio.

La testimone: «Ci ha puntato l'arma contro»
Prima della risoluzione del caso, aveva parlato anche la figlia 22enne della direttrice dell'ufficio: «Mia madre è molto coraggiosa, ho visto che le tremava la voce ma credo sappia cosa dire e cosa fare, non si merita nulla di quello che potrebbe fare questa persona» ha detto ai microfoni di Telereggio. È stata lei a dare l'allarme ai carabinieri: si era recata nella filiale per portare un pacco alla mamma, quando Amato è entrato minacciando di morte i presenti. «Aveva in mano un coltello e lo puntava alle persone» racconta la ragazza, che è riuscita a scappare.
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I parenti: «Non è cattivo, vuole giustizia»
Per uno dei fratelli di Amato giunto sul posto (non imputato nel processo Aemilia), si è trattato di un'azione dimostrativa contro una condanna ritenuta iniqua. «Mio zio non è una persona cattiva, non so cosa gli sia saltato in mente - sostiene anche la nipote -.

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Mi dispiace per le povere persone lì dentro, lo sta facendo perché pensa di aver avuto una condanna ingiusta: non è colpevole, l'ha fatto perché è innocente». «Lui non fa male a nessuno, vuole solo giustizia - afferma il cognato-. E' invalido dalla mano destra: con 19 anni di galera sulle spalle una persona che non ha fatto nulla, è chiaro che il sangue bolle: non sapevamo nulla di quello che avrebbe fatto, ma non è pericoloso».

Una protesta plateale dunque, per i familiari, finalizzata ad uno sconto di pena. Amato era stato condannato in abbreviato per associazione a delinquere di stampo mafioso a 19 anni e 1 mese, con il fratello Alfredo, nello stesso filone d'inchiesta che ha coinvolto anche l’ex calciatore Vincenzo Iaquinta e suo padre. Non è l'unico sfuggito all'ordine di arresto: all'appello mancano ancora i fratelli tunisini Baachaoui e l'albanese Bilbil Elezaj.

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