L'oro di Banca d'Italia non si tocca, resta dov'è e verrà usato come da tradizione. Nessuna intromissione da parte dello Stato. A gettare acqua sul fuoco rispetto alle polemiche delle ultime settimane innescate da una parte della maggioranza di governo e sostenute con forza da Claudio Borghi, presidente della commissione bilancio alla Camera, che aveva già depositato una legge ad hoc, è il premier, Giuseppe Conte.
Questo almeno emerge dalla risposta fornita dal presidente del Consiglio all'interrogazione parlamentare del gruppo di Fratelli d'Italia, nel corso del question time al Senato. "In merito alla questione posta dall'interrogante, segnalo che le riserve auree sono sempre state iscritte all'Attivo della situazione patrimoniale della Banca d'Italia e che tra le operazioni di sua pertinenza sono sempre rientrate l'acquisto e vendita di oro o valute auree", ha replicato Conte.
Il premier ha poi voluto sottolineare che "anche dopo il superamento del gold standard, le banche centrali hanno continuato a possedere riserve auree, al fine di rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario e della moneta e di diversificare il valore delle loro attività di riserva per mantenerne equilibrato il valore. Con il Trattato di Maastricht, per volontà degli Stati contraenti, sono state trasferite in maniera esclusiva all'Unione europea le competenze sovrane in materia di politica monetaria".
Per tale ragione, sostiene il presidente del Consiglio, "la detenzione e la gestione delle riserve valutarie, fra cui quelle auree, rientra ora fra i compiti fondamentali dell'Eurosistema, composto dalla Bce e dalle Banche centrali nazionali degli Stati dell'area dell'euro".
E per rafforzare il concetto, Conte, ha evidenziato come "le riserve auree nelle disponibilità delle Banche centrali nazionali possono essere utilizzate, oltre che per interventi sul mercato dei cambi, anche per adempiere agli impegni nei confronti di organismi finanziari internazionali o per espletare il servizio di debito in valuta del Tesoro. Inoltre, non sembra possibile che le riserve auree possano essere rivendicate dai partecipanti al capitale di Banca d'Italia, i cui diritti patrimoniali sono limitati al valore del capitale e agli utili netti annuali".
Sempre sull'argomento, il premier del governo giallo-verde ha sottolineato che "le Banche centrali nazionali debbono poter esercitare i loro poteri di detenzione e gestione delle riserve in piena indipendenza. Le autorità nazionali, legislative e di governo, sono tenute al rispetto dell'indipendenza della Bce e delle Bcn ai sensi dei Trattati europei sottoscritti dagli Stati contraenti. Sotto il profilo dell'indipendenza istituzionale, le Bcn non possono essere destinatarie di prescrizioni vincolanti per quanto attiene allo svolgimento dei propri compiti istituzionali nelle materie di competenza dell'Eurosistema, anche con riguardo alle riserve valutarie".
In base a tali normative, gli Stati "devono altresì rispettare l'indipendenza finanziaria delle banche centrali, assicurando che esse abbiano sufficienti risorse finanziarie per svolgere i propri compiti. Gli Stati membri hanno deciso infine di vincolarsi al rispetto del divieto di finanziamento monetario. Esso impedisce alle Banche centrali nazionali, a tutela del perseguimento dell'obiettivo di stabilità dei prezzi e del mantenimento della disciplina fiscale, di erogare credito allo Stato e agli altri enti pubblici, incluso il finanziamento degli obblighi del settore pubblico nei confronti dei terzi".
Inoltre, non va sottovalutato il fatto che è stata la stessa Banca Centrale Europea a precisare che "il divieto comprende qualsiasi erogazione finanziaria, anche in assenza di un obbligo di restituzione, al fine di tenere conto della finalità ultima della norma. Il trasferimento non oneroso, o comunque effettuato a prezzi inferiori a quelli di mercato, di attività finanziarie dal bilancio della Banca d'Italia a quello dello Stato rientrerebbe pertanto in tale divieto. Risulta quindi dall'assetto normativo descritto che la proprietà delle riserve auree nazionali è della Banca d'Italia, ente pubblico che svolge le funzioni di banca centrale della Repubblica Italiana. L'utilizzo della riserva aurea rientra tra le finalità istituzionali della Banca, a tutela del valore della moneta".
Così, ha concluso la disamina Conte, "un intervento normativo volto a modificare gli assetti della proprietà aurea della Banca d'Italia, ancorché nell'ambito della discrezionalità politica del legislatore nazionale, andrebbe valutato, sul piano della compatibilità, con i principi basilari che regolano l'ordinamento del Sistema Europeo delle Banche Centrali".
21 Febbraio 2019
Fonte: qui
Non è più il governo che gli italiani hanno votato. E’ il loro.
Tra le rosee promesse sull’imminente miracolo economico che il governo 5 Stelle sta per donare all’Italia, a noi travolti dall’ottimismo sul grande contributo all’occupazione che – grazie all’abolizione dei treni – daranno i risciò, era sfuggito una frase cruciale:
L’oro di Banca d’Italia non si tocca, resta dov’è e verrà usato come da tradizione. Nessuna intromissione o, peggio, esproprio, da parte dello Stato.
“Il premier ha voluto sottolineare che “anche dopo il superamento del gold standard, le banche centrali hanno continuato a possedere riserve auree […]. Con il Trattato di Maastricht, per volontà degli Stati contraenti, sono state trasferite in maniera esclusiva all’Unione europea le competenze sovrane in materia di politica monetaria”.
Per tale ragione, sostiene il presidente del Consiglio, “la detenzione e la gestione delle riserve valutarie, fra cui quelle auree, rientra ora fra i compiti fondamentali dell’Eurosistema, composto dalla Bce e dalle Banche centrali nazionali degli Stati dell’area dell’euro”.
“…le Banche centrali nazionali debbono poter esercitare i loro poteri di detenzione e gestione delle riserve in piena indipendenza. Le autorità nazionali, legislative e di governo, sono tenute al rispetto dell’indipendenza della Bce e delle Bcn ai sensi dei Trattati europei sottoscritti dagli Stati contraenti. Sotto il profilo dell’indipendenza istituzionale, le Bcn non possono essere destinatarie di prescrizioni vincolanti per quanto attiene allo svolgimento dei propri compiti istituzionali nelle materie di competenza dell’Eurosistema, anche con riguardo alle riserve valutarie”.
Un amico che è nel settore finanziario mi fa notare cosa significano queste puntualizzazioni: “Oro fuori dalla disponibilità dello Stato. Tutte le illusioni di Italexit vanno a p. Il problema è operativo. La tanto amata uscita-lampo è quasi impossibile”..
Oltretutto, quello delle riserve è oro che gli italiani tutti hanno comprato ed accumulato nelle generazioni precedenti – prima del Trattato di Maaastricht.
L’enunciato di Conte è anche una bastonata a Claudio Borghi, che da settimane chiedeva un norma che stabilisse che l’oro della banca centrale appartiene ai cittadini, dunque allo Stato. Silenzio dei media, anche del web “filo-governativo”.
La sola reazione indignata pare essere quella dei Fratelli d’Italia,