All'infinita saga giudiziaria di Ruby, da 9 anni in scena fuori e dentro le aule dei tribunali, si aggiunge la morte sospetta di Imane Fadil, la teste chiave dell'accusa stroncata a 34 anni da un male ancora misterioso il primo marzo scorso, una morte, secondo fonti vicine all'inchiesta, dovuta a un "mix di sostanze radioattive che non si trovano in commercio, in quantità tale da escludere una contaminazione accidentale".
Lettore video di: Corriere Tv (Informativa sulla privacy)
La causa del decesso è certificata dagli esami tossicologici trasmessi dall'ospedale Humanitas in Procura il 6 marzo scorso, cinque giorni dopo la morte della donna. Fonti della Procura di Milano non confermano però l'indiscrezione.
A dare notizia del decesso ai giornalisti è il procuratore di Milano, Francesco Greco, che annuncia anche l'apertura di un'indagine per omicidio volontario. Un atto dovuto dal momento che la ragazza, durante il ricovero, aveva confidato a persone a lei vicine il timore di essere stata avvelenata e che una prima analisi delle cartelle cliniche descrive una "sintomatologia da avvelenamento". Tutte le ipotesi restano però aperte, dall' errore medico al decesso per una patologia ancora non identificata.
La voce che la modella marocchina stesse male si era diffusa dopo che, il 14 gennaio scorso, il Tribunale aveva escluso lei, Ambra Battilana e Chiara Danese, cioè le tre ragazze che si ritenevano danneggiate dal bunga - bunga, dal novero della parti civili nel processo Ruby ter, sbarrando così la strada a eventuali richieste di risarcimento, in caso di condanna, a Silvio Berlusconi. "Ha avuto un crollo nervoso", si diceva.
Invece, dopo un violento malessere a casa di un amico, era stata ricoverata dal 29 gennaio nella clinica Humanitas di Rozzano, dapprima in terapia intensiva e poi in rianimazione, con sintomi come mal di pancia e vomito che poi si erano aggravati, fino a trasformare il suo ultimo mese di vita in "un calvario", reso ancor più penoso dal fatto che quasi fino alla fine è rimasta "lucida e vigile".
Al suo avvocato Paolo Sevesi, che più volte è andato a trovarla, e poi anche al fratello, Imane ha ripetuto più volte di essere stata avvelenata. "Non posso dire se mi ha fatto dei nomi", fa muro ora il suo legale, vincolato dal segreto perchè è stato sentito come testimone dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliana e dal pm Luca Gaglio.
"Una vicenda strana"
Convocati in Procura anche i medici, il fratello e chiunque possa riferire informazioni utili in attesa che l'autopsia venga eseguita nei prossimi giorni. "Speriamo che la scienza ci risolva il problema", confida Greco definendo "una vicenda strana" la morte di Imane. Stando a quanto spiegato dal procuratore, ai magistrati la notizia del decesso è arrivata solo da una settimana dall'avvocato Sevesi e subito è stato disposto il sequestro delle cartelle cliniche da cui emergono "anomalie" e dei campioni di sangue prelevati durante il ricovero.
Imane stava scrivendo un libro, la Procura ha acquisito le bozze anche se dalla loro lettura non sarebbe emerso nulla di rilevante. "Per ciò che succedeva ad Arcore noi ragazze che abbiamo deciso di non farci corrompere abbiamo pagato più di altre", aveva detto in un'intervista recente Imane, ragazza fragile che, in un colloquio un anno fa col 'Fatto Quotidiano' aveva parlato dell'esistenza di "una setta di Satana ad Arcore".
Testimone nel primo processo Ruby chiuso con l'assoluzione dell'ex premier, Fadil era stata parte civile nel processo a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, ricevendo un risarcimento che ha sempre sostenuto di non avere incassato. Puntava al processo Ruby ter, quello con al centro l'accusa di corruzione per Berlusconi e agli altri 27 imputati, e spesso si era lamentata dei continui rinvii delle udienze che impedivano, a suo dire, l'accertamento della verità.
Poi, l'esclusione dalla parti civili e il ricovero. Un mistero, il suo, che si aggiunge alla scomparsa dell'avvocato Egidio Verzini, andato a morire in una clinica Svizzera il 4 dicembre scorso per una malattia incurabile, il giorno dopo avere consegnato alla stampa la sua verità sul caso Ruby.
Fonte: qui
BERLUSCONI: “SPIACE CHE MUOIA QUALCUNO DI GIOVANE, MA NON LE HO MAI PARLATO”
“NON HO MAI CONOSCIUTO IMANE FADIL”
I RACCONTI DELLA RAGAZZA DELLE SERATE DEL ''BUNGA BUNGA'' E LA VERSIONE DI EMILIO FEDE: “L’HO INCONTRATA AD ARCORE DUE O TRE VOLTE, NON SO CHI L’AVESSE INTRODOTTA. UNA SERA ERAVAMO LÌ E IO…”
BERLUSCONI: “MAI CONOSCIUTO IMANE FADIL"
"Spiace che muoia sempre qualcuno di giovane. Non ho mai conosciuto questa persona e non le ho mai parlato": così l’ex premier e fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha risposto oggi a Melfi (Potenza) a chi gli chiedeva un commento sulla morte di Imane Fadil, testimone chiave nel processo Ruby Ter.
I SUOI ULTIMI GIORNI E IL LIBRO IN CUI SCRIVEVA: DISCENDO DA UN SANTO
Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
Se qualcuno si azzardava a chiamarla «Olgettina», Imane Fadil diventava una furia. «Io non sono come quelle, non c' entro niente con il bunga bunga» diceva, lei che al processo Ruby aveva dichiarato di aver dato consigli a Silvio Berlusconi su come ricevere Gheddafi in Italia quando il Cavaliere era presidente del Consiglio e su come gestire la squadra del Milan.
Imane Fadil, la marocchina dallo sguardo dolce che nascondeva dietro una apparente corazza di aggressività, diceva sempre che ad Arcore c' era andata perché voleva dimostrare a Silvio Berlusconi di essere in grado di fare la giornalista sportiva televisiva, e non certo per ballare al palo della lap dance nei dopocena ai quali, invece, non mancavano quelle che in via Olgettina avevano la casa pagata da lui.
Da quando era stata coinvolta mediaticamente nei vari processi Ruby, la 34 enne Imane non aveva più lavorato né come modella e men che meno come giornalista. «Per ciò che succedeva ad Arcore, noi abbiamo pagato più di tutte le altre, quelle che hanno deciso di farsi corrompere», disse in un intervista accomunando la sua condizione a quelle delle altre due ragazze, Chiara Danese e Ambra Battilana, che come lei si costituirono parti civili.
Si vedeva il futuro bloccato, per questo voleva essere risarcita dagli imputati, a partire principalmente da Silvio Berlusconi. Quando venne in Aula nel 2012, raccontò ciò che aveva visto ad Arcore precisando di non essere stata mai toccata da nessuno. Testimoniò anche su un episodio inquietante della primavera 2011 quando, disse, uno sconosciuto le consegnò un telefonino «non intercettabile» dicendole che l' avrebbe chiamata per un viaggio in taxi «facendomi capire che dovevo andare ad Arcore».
Si incontrarono altre due volte, ma lei quel viaggio non lo fece e per questo fu anche avvertita: «Se dici qualcosa sono fatti tuoi». Negli ultimi tempi la vita della donna aveva preso una piega diversa da quella dei lustrini delle ragazze immagine e dei sogni televisivi. Esauriti i primi soldi che aveva ricevuto come provvisionale dopo le sentenze, qualche decina di migliaia di euro, Imane Fadil attraversava un periodo molto difficile dal punto di vista economico.
Era davvero in grosse difficoltà, ma non ha mai abbandonato la dignità e quella cocciuta determinazione per la quale spesso le dicevano: «Ma chi te lo fa fare? Prendi i soldi e molla tutto». Invece denunciava tentativi di corruzione. Neppure nei momenti più duri ha avuto a che fare con le droghe, come confermano gli esami tossicologici eseguiti nella clinica Humanitas prima che morisse avvelenata non si sa come in un letto della Rianimazione. Lei no, aveva deciso di andare fino in fondo ostinata in un qualcosa che per lei si era di più di una battaglia legale.
Aveva in sé un alcunché di mistico che negli ultimi tempi le faceva dire che la sua famiglia, cristiana, discendeva da un santo marocchino, e che lei era intoccabile grazie alla sua fede, di essere in grado di vedere il male negli occhi degli altri e la presenza del demonio intono a sé e intorno alle persone che le capitava di incontrare. Perfino nelle fotografie diceva di poter individuare la presenza del maligno.
Anche questo aveva scritto nella bozza di un libro di cui ogni tanto parlava e al quale, diceva, stava lavorando alacremente. «Prima o poi tutto lo vedranno, prima o poi sarà pubblicato. Ho fiducia nella giustizia italiana e ho fiducia nel fatto che le cose stiano cambiando», diceva. Ma in quelle pagine, come ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco, gli investigatori non hanno «nulla di rilevante».
«DOPO UNA SERATA AD ARCORE LE DISSI DI NON FINIRE IN GIRI STRANI»
Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Direttore, ha saputo della morte di Imane Fadil?
«Sì, certo, l' ho saputo come voi», risponde pronto Emilio Fede. Che aggiunge subito: «Non è che la notizia mi sia stata comunicata in via riservata...».
Che effetto le fa?
«Sono dispiaciuto, questa per me era una brava ragazza, l' avevo pure chiamata come mia testimone nel processo».
Testimone?
«Sì, perché raccontasse la verità: cioè che io non avevo assistito a nessuna scena orgiastica».
Come la ricorda?
«Non l' ho mai frequentata in privato, l' avrò incontrata due o tre volte ad Arcore, non so chi l' avesse introdotta».
Ha un aneddoto privato?
«Non sono mai uscito a bere un caffè con lei o fuori a pranzo. Ma l' avevo presa a ben volere».
Come mai?
«Una sera, eravamo ad Arcore, io stavo andando via verso l' una. C' è chi disse: "Il direttore va via, qualcuno vuole un passaggio?". E lo chiese lei. Venne sulla mia auto per un tratto di strada e poi la feci proseguire da sola, le pagai io il taxi».
Cosa vi diceste durante il tragitto?
«Era una brava ragazza, aveva problemi dal punto di vista economico, la famiglia di origine aveva difficoltà economiche. Nel breve tratto che abbiamo fatto insieme in auto mi raccomandai: "Cerca però di proteggerti, di non finire in cose strane". L' avevo presa a benvolere perché mi faceva tenerezza e pena».
Poi vi siete rivisti?
«Una volta a Mediaset, quando ero direttore del Tg4, mi capitò di intervenire sulle cose che aveva detto pubblicamente, ed esclusi di aver visto maghe che andavano e venivano ad Arcore, magie strane. Lei mi querelò e chiese un risarcimento di cinquantamila euro, che però proprio da poco il Tribunale ha respinto».
Sapeva chi frequentava?
«Quel che faceva in privato sono soltanto affari suoi, per me restava una brava ragazza che cercava di sopravvivere ai guai economici della famiglia».
La sua morte sarebbe stata causata da un «mix di sostanze radioattive». Lei stessa continuava a dire di essere stata avvelenata. È stata aperta una indagine.
«Ovvio, bisognerà capire cosa è stato, non è che il veleno sparisce... Se posso dare il mio contributo come testimonianza per capire chi l' ha avvelenata mi metto a disposizione».
Sono state trovate le bozze di un libro che stava scrivendo.
«Sarà interessante capire cosa c' era scritto. Speriamo che la giustizia faccia quello che deve fare».
Lei ci crede?
«Assolutamente sì, ho avuto pazienza finora, devo continuare ad averne».
Le dispiace essere sempre chiamato in causa quando succede qualcosa che riguarda le «olgettine»?
«Sì, provo una grande tristezza per la mia storia professionale che nasce sessantacinque anni fa, sono stato inviato di guerra, direttore, le pare che bruciavo la mia professionalità per correre dietro alle gonnelle?».
L' amarezza più grande?
«Mi dispiace per le mie figlie e per mia moglie Diana, figlia del critico letterario Italo De Feo, che ogni volta deve sentire queste cose. Il resto... chi se ne frega...».
Fonte: qui
LA TRAMA DA SPY STORY DELLA MORTE DI IMANE FADIL: LE SOSTANZE RADIOATTIVE CON CUI È STATA AVVELENATA SONO DIFFICILMENTE REPERIBILI, LA SUA MORTE SOMIGLIA A UN’ESECUZIONE MESSA IN ATTO DA QUALCHE POTENTE SERVIZIO SEGRETO.
MA CHE MOTIVO C’ERA DI FARLA FUORI ADESSO?
L’INCONTRO CON IL SIRIANO CHE GLI CONSEGNÒ UN TELEFONO E UNA SCHEDA E POI LA MINACCIÒ: “FOSSI IN TE, NON MI SCONTREREI CON…”
Paolo Colonnello per “la Stampa”
Imane Fadil ogni volta che varcava la soglia del palazzo di giustizia di Milano per raccontare delle sue serate ad Arcore, tra balli sfrenati e spogliarelli equivoci, appariva nervosa, tesa, per nulla assimilabile alla sfrontatezza di alcune "Olgettine" che vivevano l' assalto di fotografi e telecamere come una nuova opportunità di ribalta.
Imane era arrabbiata, disperata: «Da questa vicenda ho avuto solo guai», ripeteva. «Ho respinto tantissimi tentativi di corruzione da parte di Silvio Berlusconi e dal suo entourage. Ma ora sto scrivendo un libro vedrete». Il file del libro adesso è nelle mani della Procura che finora, a quanto pare, non ha trovato nulla di particolarmente sconvolgente nei racconti un po' confusi di questa ragazza.
Il cui omicidio, dovuto a un mix di sostanze radioattive difficilmente reperibili in commercio, assomiglia più a un' esecuzione di quelle messe in atto da qualche potente servizio segreto che a una vicenda legata alla semplice prostituzione o a qualche ricatto sessuale. Che senso aveva uccidere Imane Fadil adesso? Dopo che aveva testimoniato innumerevoli volte, dopo che aveva raccontato in video e nelle interviste le cose più assurde e stravaganti sulle sue esperienze nella villa di Arcore?
In una delle ultime interviste, rilasciate al Fatto Quotidiano esattamente l' aprile di un anno fa, Imane raccontò persino di essere convinta che nella magione di Berlusconi si fosse insediata una setta satanica composta quasi solo da donne diaboliche e che nei sotterranei vicini alla piscina vi fossero magazzini con lunghe tuniche servite più per delle messe nere che per i "bunga bunga" e una stanza tutta buia dove svolgere chissà quali orgiastici riti. Non che qualcuno in Procura l' avesse presa sul serio.
Eppure, tra i tanti racconti di perizomi e balletti saffici («Ricordo Minetti vestita da uomo, altre da poliziotte, Iris Berardi da Ronaldinho, una da Boccassini»), uno venne preso molto sul serio anche se approdò a poco, se non all' accertamento dell' esistenza di un mondo ambiguo e pericoloso che girava intorno a Imane. Fu quando lei, durante una testimonianza a uno dei processi che vedevano imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, raccontò di essere stata avvicinata nella primavera del 2011, da un presunto intermediario siriano, tale Saed Ghanaymi.
Quest' ultimo, spiegò in aula Fadil, «diceva di essere amico di Berlusconi e mi disse di andare ad un incontro ad Arcore per avere dei soldi. Io nel marzo aprile del 2011 mi recai dall' avvocato Asa Peronace per chiedere una consulenza. Solo dopo venni a sapere che quello era l' avvocato delle gemelle De Vivo (finite anche loro nel giro delle "olgettine", ndr). Fu l' avvocato a farmi incontrare quest' uomo straniero che si presentò come Marco. Lo incontrai due giorni dopo a Linate e là mi diede un telefono e una scheda per potermi chiamare e non essere intercettato. Mi ha chiamato tante volte e ogni volta mi diceva di prendere un taxi e andare ad Arcore per avere dei soldi. Credo fosse dei servizi».
Ma, continuò Imane, il siriano, dopo aver capito che lei non avrebbe accettato l' offerta, la minacciò: «Mi disse: fossi in te, io non mi scontrerei con certe persone, stai zitta». Fadil aggiunse anche di aver saputo dell' esistenza di foto compromettenti che ritraevano Ruby con Berlusconi in atteggiamenti «di natura sessuale». Il siriano, rintracciato e interrogato dalla Procura, ovviamente smentì e quando gli chiesero se apparteneva a dei servizi segreti rispose di "non ricordare". Incredibile. Foto a luci rosse, ricatti, emissari siriani. La trama di un libro di fantasia, se non fosse che adesso il cadavere c' è per davvero è la morte è stata atroce: disfacimento delle viscere per avvelenamento.
La bellezza di questa giovane di origini marocchine, vissuta a Torino in una famiglia modesta con un fratello e una sorella gemella, e arrivata a Milano in cerca di successi effimeri, sembrava sfiorire a ogni nuova testimonianza. Infanzia difficile, gioventù tra discoteche e personaggi equivoci.
Ora Lele Mora, che la presentò a Silvio Berlusconi quando Imane aveva 25 anni, la ricorda come una «ragazza insignificante, triste e infelice», ma è una cattiveria. Perché quando la giovane varcò i cancelli di Villa San Martino, e lo fece per ben otto volte («Ho visto di tutto, ragazze nude o a terra che mi guardavano disperate») era in realtà di una bellezza esotica, capace di tener testa a Ruby Rubacuori, la regina di quelle "cene eleganti" in cui l' unica eleganza concessa era quella di rifiutare buste con migliaia di euro in contanti in cambio di sesso. «L' ultima volta mi dissero che se non avessi fatto qualcosa in più era inutile che stessi lì. Non tornai più».
''SEGUITE LA PISTA MAROCCHINA. LORO SANNO COME SI USA IL VELENO''. L'EX DEPUTATA DEL PDL SOUAD SBAI: '' TI FANNO FUORI CON POCO, TI FANNO BERE UNA COSA CHE CONTIENE…CI PROVARONO ANCHE CON ME''
TUTTO QUELLO CHE NON TORNA SULLA MORTE DI IMANE FADIL
''DI RAGAZZE MAROCCHINE BELLISSIME, COME RUBY E LEI, IN ITALIA NE SONO ARRIVATE TANTE ED È FACILE IMMAGINARE A FARE COSA. INCONTRI, FILMINI, RICATTI. NON SOLO A BERLUSCONI''
INTERROGATO IL DIRETTORE SANITARIO DELL'HUMANITAS, DOVE E' STATA RICOVERATA PER OLTRE UN MESE. EPPURE I PM HA SAPUTO SOLO TRAMITE L'AVVOCATO E DOPO UNA SETTIMANA
"SEGUITE LA PISTA MAROCCHINA LORO SANNO COME SI USA IL VELENO"
Alessandra Ziniti per ''la Repubblica''
«Imane Fedil sapeva tanto. Probabilmente aveva deciso di fare un passo indietro. E l' hanno uccisa. So che, come tante altre bellissime ragazze, frequentava molto la nostra ambasciata. È lì, nel giro dell' alta diplomazia, che devono andare a cercare».
È una indicazione sconcertante quella che arriva da Souad Sbai, 58 anni, giornalista di origine marocchina ed ex deputata del Pdl, oggi presidente dell' Associazione donne marocchine in Italia.
Cominciamo dalla fine. Quindi lei è convinta che Imane Fadil sia stata uccisa?
«Assolutamente sì. Imane è stata avvelenata con qualcosa che non è quello che è stato detto in questi giorni. Purtroppo da noi non è una novità, succede spesso. Quella gente non si fa scrupoli. Ti fanno fuori con molto poco, ti fanno bere una cosa che contiene una sostanza particolare, una specie di mercurio, cristallo di acido, inodore, che ti avvelena. Sembra una malattia che ti distrugge gli organi e ti uccide. È successo anche a me».
È successo anche a lei?
«Sì nel 2010. hanno tentato di avvelenarmi con cristalli di acido, ho passato l' inferno, mi sono salvata, Ma parliano di Imane.
Chiedo alla magistratura italiana e anche al re del Marocco di fare chiarezza».
Che c' entra il re del Marocco?
«Ci sono delle responsabilità che vanno ricercate nell' ambiente dell' alta diplomazia marocchina con cui Imane lavorava. Io seguo queste storie dal 2010. Di ragazze marocchine bellissime, come Ruby, come lei, in questi anni in Italia ne sono arrivate tante ed è facile immaginare a fare cosa. Incontri, filmini, ricatti. Non è successo solo a Berlusconi. Lui è conosciuto e la sua storia è venuta fuori ma di persone di alto livello ne sono state ricattate e minacciate tante.
Probabilmente Imane si era tirata indietro, era diventata un problema e l' hanno eliminata. Ma non c' è solo lei».
Che intende dire?
«Che succede ancora ora. Sa quante ragazze arrivano come stagiste all' ambasciata, vivono a Roma in appartamenti di lusso che certo non possono permettersi in via del Corso, in via del Babuino e fanno la spola tra Roma e Milano?
Due di loro che hanno lasciato quel giro sono venute da noi a chiedere aiuto, altre sono tornate a nascondersi in Marocco, ma prima o poi le trovano. Anche per questo noi con l' Associazione donne marocchine in Italia ci costituiremo parte civile se, come mi auguro, ci sarà un processo per la morte di Imane».
Andrà in Procura a raccontare queste cose?
«Ha fatto benissimo la Procura a non restituire la salma. Bisogna fare accertamenti approfonditi, ma se chiedono una consulenza ai medici marocchini troveranno le risposte che cercano. Comunque se mi chiamano vado subito. D' altronde in passato ho già denunciato alla Procura di Roma il nostro ambasciatore. E non è un caso che stia per andare via».
Il cambio al vertice della diplomazia marocchina in Italia è già ufficiale. Dopo 10 anni al posto di Hassan Aboyoub, destinato a Bucarest, arriverà Youssef Bella.
IL GIALLO DELL' INCHIESTA A 7 GIORNI DAL DECESSO - PERCHÉ LA RADIOATTIVITÀ FINORA NON ERA EMERSA?
Giuseppe Guastella e Simona Ravizza per il ''Corriere della Sera''
1 Chi è Imane Fadil?
Quando scoppia il caso Ruby sulle cene e i «dopo cena» ad Arcore in casa dell' allora premier Silvio Berlusconi, Imane Fadil è una modella, con comparsate in tv in programmi di seconda fascia e il sogno di diventare giornalista sportiva. Dopo lo scandalo, la giovane, che smette di lavorare, si ritiene danneggiata dal clamore della vicenda. Così si costituisce parte civile nei vari processi contro Berlusconi, Emilio Fede e Nicole Minetti.
2 Quando viene ricoverata?
Imane viene ricoverata nella clinica Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano, il 29 gennaio dove arriva in ambulanza dopo essersi sentita male a casa di un amico. I sintomi sono: spossatezza, forti mal di pancia, gonfiore del ventre, dimagrimento rapido.
I medici pensano a un tumore del sangue o che sia affetta da una grave malattia autoimmune come il lupus. Il racconto della giovane, che dice di avere vissuto in una casa infestata da topi, fa sospettare anche la leptospirosi.
3 Quando muore?
Il primo marzo. Il midollo osseo non è più in grado di produrre globuli bianchi. Reni e fegato sono distrutti.
4 Che cosa confessa Imane all' avvocato prima di morire?
A metà febbraio la marocchina confida all' avvocato Paolo Sevesi e al fratello di temere di essere stata avvelenata: a spingerla a pensare ciò - secondo fonti della Procura - potrebbero essere stati i medici stessi.
5 Quando scatta l' inchiesta per omicidio?
Le date non tornano. Secondo un comunicato stampa dell' Humanitas, la Polizia giudiziaria viene allertata, eseguendo procedure standard, appena si fanno strada i timori di un possibile avvelenamento. Il procuratore della Repubblica Francesco Greco, invece, dichiara: «Abbiamo saputo della morte dal difensore di Imane Fadil, una settimana dopo il decesso».
6 Perché le date sono importanti?
I presunti ritardi nelle comunicazioni alla Procura fanno sì che la donna non abbia potuto essere interrogata.
L' inchiesta è affidata ai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, gli stessi che rappresentano l' accusa a Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter, il filone in cui il Cavaliere è accusato di corruzione in atti giudiziari dei testimoni. Fadil avrebbe potuto testimoniare.
7 Quando vengono richiesti gli esami sui metalli pesanti?
Dopo che le analisi di routine non danno riscontri, il 27 febbraio l' Humanitas chiede una consulenza al Centro Antiveleni dell' Istituto Maugeri di Pavia per eseguire esami sulla presenza nel sangue di 50 metalli. I risultati arrivano per telefono il primo marzo e via fax il 6 marzo.
8 Qual è l' esito delle analisi?
Dal referto, letto al Corriere , emergono i seguenti valori: «Cobalto 0,7 microgrammi al litro («Il livello di tossicità è considerato 40 - spiegano i medici - e sotto i 10 non è mai trattato con cure mediche»); Cromo 2,6 («Il livello di tossicità è considerato 800»); Molibdeno plasmatico 2,6 («Non ci sono livelli di guardia fissi perché non ci sono casi di tossicità acuta noti»); Nichel 2,8 («Il livello di tossicità è almeno 100 volte superiore»); Antimonio plasmatico 3 («Non ci sono livelli di guardia fissi perché non ci sono casi di tossicità acuta noti»); Cadmio 1,2 («Fino a 1,5 è nella norma»), come dentro la soglia risultano tutti gli altri valori rimanenti». Per il Centro Antiveleni di Pavia non sono presenti - in sintesi - livelli tossici.
9 Perché la Procura ipotizza agenti radioattivi?
«Un conto è la presenza nel sangue di metalli pesanti - spiega Roberto Moccaldi, responsabile di Medicina del lavoro e Radioprotezione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) -, un altro la possibilità che essi siano radioattivi. A parte alcune eccezioni (come il polonio), un dosaggio pericoloso di radiazioni necessita solitamente di una quantità rilevante di metalli radioattivi nel corpo». Da un test eseguito sulla salma su ordine della Procura in un altro laboratorio (il Centro Antiveleni di Pavia non effettua misure di radioattività) emergono, dice un investigatore, «livelli di radioattività pari a quelli di chi ha lavorato per 30 anni in una fonderia».
10 Come si può diventare radioattivi?
«Introducendo nell' organismo radionuclidi, ossia materiali che emettono radiazioni ionizzanti in grado di attraversare il corpo umano ed uscire - dice Moccaldi -. Si chiamano radiazioni gamma. Oppure introducendo altri radionuclidi che emettono radiazioni alfa, come il polonio 210, che provocano un danno maggiore. Quest' ultimo è utilizzato nel 2006 per uccidere Litvinenko, l' ex spia russa morta in ospedale dopo aver sorseggiato un tè».
11 Quali precauzioni vanno prese per evitare contagi?
«In caso di radiazioni gamma si deve evitare l' esposizione non sostando vicino a chi è contagiato - sottolinea Moccaldi -. Con le alfa il problema non c' è per la loro scarsa capacità di uscire dal corpo».
12 L' autopsia sarà eseguita tra mercoledì e giovedì, a 20 giorni dalla morte. Col passare del tempo le tracce di radioattività rischiano di diminuire?
«No. Negli organi-bersaglio come reni e fegato le sostanze radioattive vengono smaltite in tempi non brevi - chiarisce Moccaldi -. Un mese non basta».
13 La tesi dell' avvelenamento è l' unica in campo?
No. La Procura non esclude nulla: «È tutto da accertare.
Potrebbe trattarsi anche di una tremenda malattia».
Alessandra Ziniti per ''la Repubblica''
«Imane Fedil sapeva tanto. Probabilmente aveva deciso di fare un passo indietro. E l' hanno uccisa. So che, come tante altre bellissime ragazze, frequentava molto la nostra ambasciata. È lì, nel giro dell' alta diplomazia, che devono andare a cercare».
È una indicazione sconcertante quella che arriva da Souad Sbai, 58 anni, giornalista di origine marocchina ed ex deputata del Pdl, oggi presidente dell' Associazione donne marocchine in Italia.
Cominciamo dalla fine. Quindi lei è convinta che Imane Fadil sia stata uccisa?
«Assolutamente sì. Imane è stata avvelenata con qualcosa che non è quello che è stato detto in questi giorni. Purtroppo da noi non è una novità, succede spesso. Quella gente non si fa scrupoli. Ti fanno fuori con molto poco, ti fanno bere una cosa che contiene una sostanza particolare, una specie di mercurio, cristallo di acido, inodore, che ti avvelena. Sembra una malattia che ti distrugge gli organi e ti uccide. È successo anche a me».
È successo anche a lei?
«Sì nel 2010. hanno tentato di avvelenarmi con cristalli di acido, ho passato l' inferno, mi sono salvata, Ma parliano di Imane.
Chiedo alla magistratura italiana e anche al re del Marocco di fare chiarezza».
Che c' entra il re del Marocco?
«Ci sono delle responsabilità che vanno ricercate nell' ambiente dell' alta diplomazia marocchina con cui Imane lavorava. Io seguo queste storie dal 2010. Di ragazze marocchine bellissime, come Ruby, come lei, in questi anni in Italia ne sono arrivate tante ed è facile immaginare a fare cosa. Incontri, filmini, ricatti. Non è successo solo a Berlusconi. Lui è conosciuto e la sua storia è venuta fuori ma di persone di alto livello ne sono state ricattate e minacciate tante.
Probabilmente Imane si era tirata indietro, era diventata un problema e l' hanno eliminata. Ma non c' è solo lei».
Che intende dire?
«Che succede ancora ora. Sa quante ragazze arrivano come stagiste all' ambasciata, vivono a Roma in appartamenti di lusso che certo non possono permettersi in via del Corso, in via del Babuino e fanno la spola tra Roma e Milano?
Due di loro che hanno lasciato quel giro sono venute da noi a chiedere aiuto, altre sono tornate a nascondersi in Marocco, ma prima o poi le trovano. Anche per questo noi con l' Associazione donne marocchine in Italia ci costituiremo parte civile se, come mi auguro, ci sarà un processo per la morte di Imane».
Andrà in Procura a raccontare queste cose?
«Ha fatto benissimo la Procura a non restituire la salma. Bisogna fare accertamenti approfonditi, ma se chiedono una consulenza ai medici marocchini troveranno le risposte che cercano. Comunque se mi chiamano vado subito. D' altronde in passato ho già denunciato alla Procura di Roma il nostro ambasciatore. E non è un caso che stia per andare via».
Il cambio al vertice della diplomazia marocchina in Italia è già ufficiale. Dopo 10 anni al posto di Hassan Aboyoub, destinato a Bucarest, arriverà Youssef Bella.
Giuseppe Guastella e Simona Ravizza per il ''Corriere della Sera''
1 Chi è Imane Fadil?
Quando scoppia il caso Ruby sulle cene e i «dopo cena» ad Arcore in casa dell' allora premier Silvio Berlusconi, Imane Fadil è una modella, con comparsate in tv in programmi di seconda fascia e il sogno di diventare giornalista sportiva. Dopo lo scandalo, la giovane, che smette di lavorare, si ritiene danneggiata dal clamore della vicenda. Così si costituisce parte civile nei vari processi contro Berlusconi, Emilio Fede e Nicole Minetti.
2 Quando viene ricoverata?
Imane viene ricoverata nella clinica Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano, il 29 gennaio dove arriva in ambulanza dopo essersi sentita male a casa di un amico. I sintomi sono: spossatezza, forti mal di pancia, gonfiore del ventre, dimagrimento rapido.
I medici pensano a un tumore del sangue o che sia affetta da una grave malattia autoimmune come il lupus. Il racconto della giovane, che dice di avere vissuto in una casa infestata da topi, fa sospettare anche la leptospirosi.
3 Quando muore?
Il primo marzo. Il midollo osseo non è più in grado di produrre globuli bianchi. Reni e fegato sono distrutti.
4 Che cosa confessa Imane all' avvocato prima di morire?
A metà febbraio la marocchina confida all' avvocato Paolo Sevesi e al fratello di temere di essere stata avvelenata: a spingerla a pensare ciò - secondo fonti della Procura - potrebbero essere stati i medici stessi.
5 Quando scatta l' inchiesta per omicidio?
Le date non tornano. Secondo un comunicato stampa dell' Humanitas, la Polizia giudiziaria viene allertata, eseguendo procedure standard, appena si fanno strada i timori di un possibile avvelenamento. Il procuratore della Repubblica Francesco Greco, invece, dichiara: «Abbiamo saputo della morte dal difensore di Imane Fadil, una settimana dopo il decesso».
6 Perché le date sono importanti?
I presunti ritardi nelle comunicazioni alla Procura fanno sì che la donna non abbia potuto essere interrogata.
L' inchiesta è affidata ai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, gli stessi che rappresentano l' accusa a Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter, il filone in cui il Cavaliere è accusato di corruzione in atti giudiziari dei testimoni. Fadil avrebbe potuto testimoniare.
7 Quando vengono richiesti gli esami sui metalli pesanti?
Dopo che le analisi di routine non danno riscontri, il 27 febbraio l' Humanitas chiede una consulenza al Centro Antiveleni dell' Istituto Maugeri di Pavia per eseguire esami sulla presenza nel sangue di 50 metalli. I risultati arrivano per telefono il primo marzo e via fax il 6 marzo.
8 Qual è l' esito delle analisi?
Dal referto, letto al Corriere , emergono i seguenti valori: «Cobalto 0,7 microgrammi al litro («Il livello di tossicità è considerato 40 - spiegano i medici - e sotto i 10 non è mai trattato con cure mediche»); Cromo 2,6 («Il livello di tossicità è considerato 800»); Molibdeno plasmatico 2,6 («Non ci sono livelli di guardia fissi perché non ci sono casi di tossicità acuta noti»); Nichel 2,8 («Il livello di tossicità è almeno 100 volte superiore»); Antimonio plasmatico 3 («Non ci sono livelli di guardia fissi perché non ci sono casi di tossicità acuta noti»); Cadmio 1,2 («Fino a 1,5 è nella norma»), come dentro la soglia risultano tutti gli altri valori rimanenti». Per il Centro Antiveleni di Pavia non sono presenti - in sintesi - livelli tossici.
9 Perché la Procura ipotizza agenti radioattivi?
«Un conto è la presenza nel sangue di metalli pesanti - spiega Roberto Moccaldi, responsabile di Medicina del lavoro e Radioprotezione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) -, un altro la possibilità che essi siano radioattivi. A parte alcune eccezioni (come il polonio), un dosaggio pericoloso di radiazioni necessita solitamente di una quantità rilevante di metalli radioattivi nel corpo». Da un test eseguito sulla salma su ordine della Procura in un altro laboratorio (il Centro Antiveleni di Pavia non effettua misure di radioattività) emergono, dice un investigatore, «livelli di radioattività pari a quelli di chi ha lavorato per 30 anni in una fonderia».
10 Come si può diventare radioattivi?
«Introducendo nell' organismo radionuclidi, ossia materiali che emettono radiazioni ionizzanti in grado di attraversare il corpo umano ed uscire - dice Moccaldi -. Si chiamano radiazioni gamma. Oppure introducendo altri radionuclidi che emettono radiazioni alfa, come il polonio 210, che provocano un danno maggiore. Quest' ultimo è utilizzato nel 2006 per uccidere Litvinenko, l' ex spia russa morta in ospedale dopo aver sorseggiato un tè».
11 Quali precauzioni vanno prese per evitare contagi?
«In caso di radiazioni gamma si deve evitare l' esposizione non sostando vicino a chi è contagiato - sottolinea Moccaldi -. Con le alfa il problema non c' è per la loro scarsa capacità di uscire dal corpo».
12 L' autopsia sarà eseguita tra mercoledì e giovedì, a 20 giorni dalla morte. Col passare del tempo le tracce di radioattività rischiano di diminuire?
«No. Negli organi-bersaglio come reni e fegato le sostanze radioattive vengono smaltite in tempi non brevi - chiarisce Moccaldi -. Un mese non basta».
13 La tesi dell' avvelenamento è l' unica in campo?
No. La Procura non esclude nulla: «È tutto da accertare.
Potrebbe trattarsi anche di una tremenda malattia».
MA QUALE “CASA INFESTATA DAI TOPI”!
IMANE FADIL VIVEVA IN UNA CASCINA A CHIARAVALLE, A SUDEST DI MILANO - SUL CITOFONO IL CAMPANELLO HA ANCORA LA SCRITTA “FADIL” E DALL’ESTERNO NON APPARE COSÌ MALMESSA
IL TEST PRELIMINARE CHE CALCOLA LA RADIOATTIVITÀ NEI TESSUTI SEGNALA RADIAZIONI OLTRE I LIMITI DI GUARDIA. UNA CONTAMINAZIONE PARAGONABILE A QUELLA DI UNA PERSONA CHE HA LAVORATO PER 30 ANNI IN UNA FONDERIA…
FADIL, LA PROCURA HA UN ALTRO TEST: «VALORI ALTERATI ANCHE NELLE URINE»
G.Gua. per il “Corriere della Sera”
Tracce significative di radioattività sono risultate presenti nel corpo di Imane Fadil in quantità tali da accreditare l' ipotesi iniziale che la donna sia morta per un avvelenamento dovuto proprio agli isotopi dei metalli pesanti. È stato un esame eseguito dopo il decesso su ordine dei magistrati milanesi a confermare i sospetti che li avevano spinti ad aprire un fascicolo, con l' ipotesi di omicidio volontario a carico di ignoti, per fare luce sulle cause della morte di uno dei testimoni dell' accusa nel processo Ruby Ter, quello a carico di Silvio Berlusconi accusato di aver corrotto testimoni dei vari processi su cene e dopocena ad Arcore.
A scoprire la presenza di radiazioni da metalli pesanti in quantità molto superiore alla norma sono stati i tecnici di un laboratorio di analisi specializzato di Milano incaricato dai titolari dell' inchiesta, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio. Come in parte anticipato dalla Stampa , si tratta di un test parziale al quale ne dovrà seguire un altro molto più approfondito e specifico che si terrà durante l'autopsia sul corpo di Imane Fadil, che è stata programmata tra mercoledì e giovedì prossimo.
Su richiesta specifica dei magistrati inquirenti, l' anatomopatologa Cristina Cattaneo utilizzerà degli strumenti particolari per verificare la quantità di radiazioni e il tipo di metalli pesanti che si sono depositati nei tessuti della donna, morta il primo marzo in circostanze ancora misteriose nell' istituto Humanitas di Rozzano, dopo un mese di atroci sofferenze a causa di un male che le aveva devastato gli organi interni e che non è stato ancora individuato.
Le analisi del sangue, che servono a misurare la quantità di metalli pesanti, non hanno rilevato livelli di tossicità. Invece, il test preliminare che calcola la radioattività nei tessuti segnala radiazioni oltre i limiti di guardia. Una contaminazione che un investigatore ha definito paragonabile a quella di una persona che ha lavorato per 30 anni in una fonderia.
Anche nei campioni di urina sono stati rilevati elementi sospetti sui quali si concentra l'attenzione della Procura. Se la presenza di radioattività sarà confermata dagli ulteriori esami, Siciliano e Gaglio dovranno scoprire come, dove e quando Fadil è stata esposta alle radiazioni. Fino ad allora, il corpo rimarrà nell' obitorio di Milano dove, su disposizione dei magistrati, per ora nessuno potrà vederlo, nemmeno i familiari che dal primo marzo piangono la sua morte.
Per due motivi, evidentemente: deve essere conservato nello stato in cui si trova fino all' autopsia e come misura precauzionale per evitare che altre persone siano contaminate dalle radiazioni che potrebbero ancora essere irradiate dai tessuti. In questi giorni sono stati sentiti diversi testimoni, a cominciare dai parenti e dagli amici, pochi, della marocchina i quali, dal 29 gennaio fino al giorno della morte, sono spesso andati a trovarla all' Humanitas. Tra loro c'è anche l' avvocato Paolo Sevesi che l'ha assistita gratuitamente nei vari processi nei quali si era costituita parte civile.
È stato il legale ad avvertire la Procura della morte della cliente una settimana dopo, come ha detto il procuratore Francesco Greco. Humanitas, invece, sostiene di aver comunicato il decesso il giorno stesso, tanto che già alle 10 del mattino la polizia giudiziaria avrebbe sequestrato la cartella clinica.
La ex modella a tutti ha detto di essere sicura di essere stata avvelenata. Una convinzione che si sarebbe fatta strada in lei nell' ultimo periodo della degenza, quando le forze la stavano ormai abbandonando e cominciava a perdere le speranze di potercela fare. Secondo alcuni testimoni, però, quell'idea non era nata nella sua mente, molto provata psicologicamente ancor prima del ricovero, ma da qualcosa che le ha detto qualche sanitario dell'Humanitas quando nulla riusciva a dare una spiegazione di un aggravamento, lento e inesorabilmente progressivo, che stava distruggendo il suo corpo, devastando reni, fegato e midollo osseo.
MA QUALE “CASA INFESTATA DAI TOPI”!
IMANE FADIL VIVEVA IN UNA CASCINA A CHIARAVALLE, A SUDEST DI MILANO - SUL CITOFONO IL CAMPANELLO HA ANCORA LA SCRITTA “FADIL” E DALL’ESTERNO NON APPARE COSÌ MALMESSA
IL TEST PRELIMINARE CHE CALCOLA LA RADIOATTIVITÀ NEI TESSUTI SEGNALA RADIAZIONI OLTRE I LIMITI DI GUARDIA. UNA CONTAMINAZIONE PARAGONABILE A QUELLA DI UNA PERSONA CHE HA LAVORATO PER 30 ANNI IN UNA FONDERIA…
FADIL, LA PROCURA HA UN ALTRO TEST: «VALORI ALTERATI ANCHE NELLE URINE»
G.Gua. per il “Corriere della Sera”
Tracce significative di radioattività sono risultate presenti nel corpo di Imane Fadil in quantità tali da accreditare l' ipotesi iniziale che la donna sia morta per un avvelenamento dovuto proprio agli isotopi dei metalli pesanti. È stato un esame eseguito dopo il decesso su ordine dei magistrati milanesi a confermare i sospetti che li avevano spinti ad aprire un fascicolo, con l' ipotesi di omicidio volontario a carico di ignoti, per fare luce sulle cause della morte di uno dei testimoni dell' accusa nel processo Ruby Ter, quello a carico di Silvio Berlusconi accusato di aver corrotto testimoni dei vari processi su cene e dopocena ad Arcore.
A scoprire la presenza di radiazioni da metalli pesanti in quantità molto superiore alla norma sono stati i tecnici di un laboratorio di analisi specializzato di Milano incaricato dai titolari dell' inchiesta, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio. Come in parte anticipato dalla Stampa , si tratta di un test parziale al quale ne dovrà seguire un altro molto più approfondito e specifico che si terrà durante l'autopsia sul corpo di Imane Fadil, che è stata programmata tra mercoledì e giovedì prossimo.
Su richiesta specifica dei magistrati inquirenti, l' anatomopatologa Cristina Cattaneo utilizzerà degli strumenti particolari per verificare la quantità di radiazioni e il tipo di metalli pesanti che si sono depositati nei tessuti della donna, morta il primo marzo in circostanze ancora misteriose nell' istituto Humanitas di Rozzano, dopo un mese di atroci sofferenze a causa di un male che le aveva devastato gli organi interni e che non è stato ancora individuato.
Le analisi del sangue, che servono a misurare la quantità di metalli pesanti, non hanno rilevato livelli di tossicità. Invece, il test preliminare che calcola la radioattività nei tessuti segnala radiazioni oltre i limiti di guardia. Una contaminazione che un investigatore ha definito paragonabile a quella di una persona che ha lavorato per 30 anni in una fonderia.
Anche nei campioni di urina sono stati rilevati elementi sospetti sui quali si concentra l'attenzione della Procura. Se la presenza di radioattività sarà confermata dagli ulteriori esami, Siciliano e Gaglio dovranno scoprire come, dove e quando Fadil è stata esposta alle radiazioni. Fino ad allora, il corpo rimarrà nell' obitorio di Milano dove, su disposizione dei magistrati, per ora nessuno potrà vederlo, nemmeno i familiari che dal primo marzo piangono la sua morte.
Per due motivi, evidentemente: deve essere conservato nello stato in cui si trova fino all' autopsia e come misura precauzionale per evitare che altre persone siano contaminate dalle radiazioni che potrebbero ancora essere irradiate dai tessuti. In questi giorni sono stati sentiti diversi testimoni, a cominciare dai parenti e dagli amici, pochi, della marocchina i quali, dal 29 gennaio fino al giorno della morte, sono spesso andati a trovarla all' Humanitas. Tra loro c'è anche l' avvocato Paolo Sevesi che l'ha assistita gratuitamente nei vari processi nei quali si era costituita parte civile.
È stato il legale ad avvertire la Procura della morte della cliente una settimana dopo, come ha detto il procuratore Francesco Greco. Humanitas, invece, sostiene di aver comunicato il decesso il giorno stesso, tanto che già alle 10 del mattino la polizia giudiziaria avrebbe sequestrato la cartella clinica.
La ex modella a tutti ha detto di essere sicura di essere stata avvelenata. Una convinzione che si sarebbe fatta strada in lei nell' ultimo periodo della degenza, quando le forze la stavano ormai abbandonando e cominciava a perdere le speranze di potercela fare. Secondo alcuni testimoni, però, quell'idea non era nata nella sua mente, molto provata psicologicamente ancor prima del ricovero, ma da qualcosa che le ha detto qualche sanitario dell'Humanitas quando nulla riusciva a dare una spiegazione di un aggravamento, lento e inesorabilmente progressivo, che stava distruggendo il suo corpo, devastando reni, fegato e midollo osseo.
SAPEVA TROPPO? E' FINITA IN UN GIRO SBAGLIATO? QUALCUNO HA VOLUTO SILENZIARLA?
IL ''FATTO'' PUBBLICA LA TESTIMONIANZA DI IMANE FADIL DEL 2012: ''UN SIRIANO MI CHIESE DI TORNARE DA B. E RITRATTARE LA MIA VERSIONE, IN CAMBIO DI SOLDI'' - BELPIETRO: ''HA PARLATO INNUMEREVOLI VOLTE CON PM, GIORNALISTI E PASSANTI. DOV'ERA LA VERITÀ MAI RIVELATA?''
SGARBI: ''IO ERO A TUTTE LE CENE ELEGANTI, LEI ERA UNA COMPARSA SALTUARIA''
"UN SIRIANO MI PREGÒ DI TORNARE DA B. E RITRATTARE PER SOLDI"
Gianni Barbacetto e Maddalena Oliva per ''il Fatto Quotidiano''
È il 15 giugno 2012. Palazzo di Giustizia di Milano, aula 5° Penale. Imane Fadil è entrata per la prima volta nel Tribunale di Milano qualche mese prima, nel 2011, per l' udienza preliminare del primo processo Ruby.
Da allora la modella di origini marocchine divenuta testimone chiave dell' accusa, partecipa a decine e decine di udienze. Per oltre 8 anni.
Pubblichiamo qui stralci del verbale di quella giornata.
Teste Fadil - Mi recai da un legale per avere della consulenza riguardo a [] lo scandalo, riguardo il fatto che io figuravo tra le 33 donne del Presidente. Era il 2011. Questo avvocato mi propose semplicemente di incontrare una persona che conosceva lui, dicendomi che questa persona faceva da tramite ad Arcore, per avere un incontro ad Arcore. Io inizialmente lo guardai un po' basita Al che questo avvocato mi dice: "Organizzo l' appuntamento così parlate direttamente".
Dopo un paio di giorni mi presentai in ufficio da questo avvocato e c' era questo signore straniero. Mi fece delle domande, che io adesso non ricordo benissimo, tra cui se pensavo di avere comunque il telefono sotto controllo. Allora lui mi dice: "Noi ci sentiremo per organizzare l' incontro ad Arcore, però comunque tu non devi chiamarmi col tuo numero sul mio telefono". La seconda volta che lo vidi, lo vidi a Linate: è stata la volta che mi diede il telefono con la tessera.
[] Io sono andata dall' avvocato Peronace per chiedere consulenza legale, per chiedere come potevo procedere per iniziare a difendermi: lui divagava, io non sapevo neanche cosa volesse dire "costituzione di parte civile" ho visto le due ragazze, Chiara e Ambra, in Tribunale e poi venni a sapere che questo avvocato seguiva le gemelle De Vivo, allora insomma mi si è acceso un lumino.
[] Pm Sangermano - Questo signore come si presenta?
Teste Fadil - Inizialmente m' ha detto Marco (Saed Ghanaymi, ndr).
Pm Sangermano - E poi vi incontrate dove?
Teste Fadil - A Linate. Lui mi disse: "Onde evitare che comunque ci veda qualcuno" aveva dei comportamenti ambigui, strani come avesse da nascondere qualcosa, ecco. [] Mi diede una scheda e un apparecchio. [] E mi disse anche che la scheda era di una persona deceduta.
Pm Sangermano - Avete avuto dei contatti su questo cellulare?
Teste Fadil - Sì. Lui mi chiamava le volte che organizzava l' incontro ad Arcore mi chiamava e mi diceva di prepararmi, di prendere un taxi, di andare. La prima volta me lo disse normalmente, la seconda volta anche, poi [] Pm Sangermano - Cioè, la invogliava ad andare ad Arcore? A che cosa serviva questo incontro ad Arcore?
Teste Fadil - Eh, per soldi, dovevo andare all' incontro ad Arcore per dei soldi. [] Pm Sangermano - A che titolo l' on. Berlusconi le avrebbe dovuto dare dei denari, signora Fadil?
Teste Fadil - Guardi, io ho capito soltanto che l' avvocato non ha voluto darmi consulenza legale, non ha voluto prendermi come sua cliente, anzi mi disse: "Certo, la tua posizione è abbastanza diversa dalle altre".
"Però un consiglio: io, fossi in te, comunque non mi scontrerei con certe persone". Questo mi disse.
Pm Sangermano - Quindi, io voglio capire, garantisticamente, se questo incontro ad Arcore fosse finalizzato perchè l' Onorevole Berlusconi intendesse darle una sorta di risarcimento perchè lei aveva avuto un pubblico una cattiva fama, diciamo, a seguito dello scandalo, o serviva a incidere sulle sue eventuali dichiarazioni da rendere ai Pubblici Ministeri?
Che lei non aveva ancora reso, perchè poi renderà (il 9.8.2011, ndr).
Teste Fadil - Guardi, credo tutte e due le cose.
Presidente - "Credo" non va bene.
Teste Fadil - Mi ha detto Presidente - Cioè le ha detto "L' incontro ad Arcore", le è stato detto "soldi"?
Teste Fadil - Sì, assolutamente, più di una volta. [] Pm Sangermano - Questi contatti erano volti sempre a provocare questo incontro in Arcore?
Teste Fadil - Certo, sì.
Pm Sangermano - Ma questo signore le disse che agiva a nome di qualcuno?
Teste Fadil - Me lo fece capire.
Ma non mi disse mai niente io non sapevo cosa facesse, chi fosse niente [] Mi disse che era amico di Silvio Berlusconi. Che andò da lui a cena un po' di volte [] Pm Sangermano - Le sono stati promessi soldi da Saed? O ha ricevuto minacce?
Teste Fadil - Tutte e due. Uno che le dice: "Non mi hai mai visto, non mi hai mai sentito, stai zitta, cioè non mi tirar mai, mai e poi mai fuori", non lo so [] Pm Sangermano - Ma lei poi ha accettato questo invito a recarsi ad Arcore per questa chiamiamola trattativa o comunque per questa offerta di denaro, forse più propriamente, o no?
Teste Fadil - No, no ho preferito difendermi in un altro modo, perchè, anche se fossi andata, avessi percepito quel che potevo percepire, comunque sia il mio nome sarebbe rimasto lì. E questo non mi andava bene.
(1-Continua)
L'UNICA CERTEZZA SU IMANE FADIL: NON SAPEVA NULLA
Maurizio Belpietro per ''la Verità''
«La donna che sapeva troppo», titolava ieri in prima pagina a caratteri doppi La Repubblica. La donna di cui parlava il quotidiano romano, ovviamente, era Imane Fadil, la modella di origini marocchine morta all' ospedale Humanitas di Rozzano e per il cui decesso la Procura di Milano ha aperto un fascicolo con l' ipotesi di omicidio.
Ma che cosa sapeva questa donna? Davvero era a conoscenza di troppi misteri, come lascia intendere il giornale della famiglia De Benedetti? A leggere le carte che l' hanno portata alla ribalta ai tempi del processo Ruby si direbbe di no.
Imane Fadil partecipò ad alcune delle cosiddette cene eleganti e per questo fu ascoltata dai pm, ai quali raccontò di aver visto ragazze che ballavano in abiti che non lasciavano nulla all' immaginazione. La testimonianza fu ripetuta in aula, durante la serie di udienze dei processi che seguirono.
Imane Fadil, insomma, svelò all' autorità giudiziaria il «troppo» che sapeva. Fu lei stessa a dire di non aver voluto nascondere nulla. A più riprese, fuori dalle aule del tribunale, si fece intervistare da stampa e tv per dire che, a differenza di altre giovani presenti alle cene, non aveva voluto tacere.
Io non mi sono fatta corrompere, era il senso delle dichiarazioni. Mi hanno offerto soldi per ritirare la mia costituzione di parte civile, ma io ho rifiutato, preferendo seguire la via maestra della giustizia. In un' occasione parlò di 250.000 euro offerti dal legale di una delle parti in causa (non Silvio Berlusconi). In un' altra disse che un misterioso personaggio le aveva passato un telefono non rintracciabile per mettersi in comunicazione con il Cavaliere, ma lei aveva rifiutato, così come aveva detto no ad altri inviti a recarsi ad Arcore.
Neppure nel libro che si dice stesse scrivendo, titolo provvisorio Ho incontrato il diavolo, pare ci sia molto di più. Sembra che la Procura abbia sequestrato il manoscritto, ma in quelle carte ci sarebbero al massimo alcuni aneddoti e qualche «visione» avuta fin da bambina. Imane diceva infatti che da ragazzina aveva incontrato il diavolo, nascosto dietro la tenda, vicino alla finestra.
Due metri di altezza, un' ombra inquietante, che poi aveva rincontrato in altre occasioni, Arcore compresa, ma della quale non aveva paura, perché lei era la discendente di un santo cristiano.
Imane voleva giustizia per essere stata invitata alle cene eleganti e per essere stata accostata alle altre ragazze, le cosiddette Olgettine, quelle che lei schifava. Per questo, ritenendosi parte lesa, si era costituita parte civile e da anni attendeva che fossero riconosciuti i suoi diritti e, di conseguenza, i danni patiti. Peccato che, a parte una causa per diffamazione intentata a Torino, la giustizia le avesse dato torto.
Anzi, a un certo punto, aveva respinto anche la sua costituzione di parte civile nell' ultimo dei cosiddetti processi Ruby (siamo al terzo). Imane non era evidentemente stata ritenuta parte offesa in quel giudizio. Lei non era considerata una vittima, ma ormai solo una testimone, per di più già sentita. Quello che sapeva, troppo o troppo poco, lo aveva detto e dunque, per la giustizia, quella a cui lei stessa diceva di essersi affidata, poteva uscire di scena.
Insomma, la donna che sapeva troppo apparentemente non aveva nemici che la volessero zittire. Di certo, non poteva essere considerata un pericolo per il Cavaliere o il suo entourage. La sua testimonianza, ormai, era agli atti, e lei aveva rifiutato i soldi, preferendo vuotare il sacco. Dunque, ammesso e non concesso che qualcuno avesse avuto anche in passato l' intenzione di farla tacere per evitare di farle raccontare ciò che sapeva, ora non c' era alcuna ragione apparente per ridurla al silenzio.
No, nessun nemico ad Arcore e dintorni, come lasciano trasparire titoli e cronache. Forse, l' unico nemico negli ultimi tempi era la delusione. Imane era schiacciata dalle ambizioni e dalle frustrazioni. Le ultime notizie la descrivono come una donna costretta a vivere in una cascina semi abbandonata, senza vetri e piena di topi.
Nel suo sangue, a quanto pare, non sono state trovate tracce di metalli o di veleni, e anche i presunti ritardi nella segnalazione del decesso all' autorità giudiziaria sembrano svanire insieme ai misteri.
Qualcuno ha buttato lì l' idea della leptospirosi, una malattia mortale trasmessa dai topi.
Ma anche questa ipotesi sarebbe smentita. Rimane l' ipotesi dell' intrigo, dei killer venuti dall' Est, con materiale radioattivo. Un' ipotesi che però non riesce a spiegare chi e perché avesse interesse a farla tacere. Resta un' ultima possibilità. Che Imane si morta per una malattia che al momento nessuno ha saputo diagnosticare. Una tesi che però non si sposa con il racconto della spy story, e che per questo finora è rimasta remota.
"MACCHÉ SUPERTESTE, NON HA VISTO NULLA"
Stefano Zurlo per ''il Giornale''
Repubblica l'ha ribattezzata «La donna che sapeva troppo». Come fosse la protagonista di un film di Hitchcock. Ma Vittorio Sgarbi vede una pellicola molto più modesta: «Imane Fadil è la donna che non sapeva nulla».
Sgarbi, la modella marocchina è morta, a quanto pare, per avvelenamento. Un fine terribile che i giornali hanno fatalmente legato alle cene eleganti di Arcore.
«Io non so nulla di questa tragedia ma di una cosa sono sicuro. Io ad Arcore l'ho incontrata in occasione delle famose cene del bunga bunga».
Un attimo, Berlusconi dice di non ricordarsi di Fadil. Lei lo smentisce?
«Può benissimo essere che Silvio non abbia memoria. Lei a queste cene è venuta qualche volta, ho letto otto volte, ma era una comparsa, una presenza laterale. Sfocata. Defilata, rispetto a Iris Berardi, Marysthell Polanco e le altre al centro della scena. Non avendo osservato nulla di strano, nulla di anomalo, nulla ma proprio nulla di piccante, Fadil si è inventata questa storia del Diavolo. È difficile parlare di chi non c'è più, ma la verità è che questa modella si era fatta un film da sola, in assenza di fatti concreti».
Scusi, ma come fa ad essere così certo di quello che dice?
«Perché io c'ero, ho partecipato a tutte le cene».
Le cene eleganti?
«Non saranno state cene eleganti, ma di cene si trattava. Io e lui eravamo gli unici maschi. Sempre e solo io e lui. Sempre».
Le ragazze?
«Io ne portavo dieci, le sue erano una ventina».
A tavola cosa succedeva?
«Niente di quello che hanno scritto i giornali, ricamando di fantasia. E guardi che parlo non da amico di Silvio, ma perché così è andata. Prendevamo posto in un grande salone, lui al centro del tavolo, io di fronte».
Sgarbi, ci sono quintali di articoli, libri e sentenze sull'argomento.
«Sì, ma è curioso che io non sia mai stato chiamato a testimoniare».
Che cosa avrebbe riferito ai magistrati se l'avessero interrogata?
«Quello che sto raccontando a lei: io e Silvio parlavamo per un quarto d'ora di politica, poi la conversazione si faceva più allegra».
Allegra?
«Non equivochi. Berlusconi iniziava a raccontare le sue barzellette, con grande impegno e sfoggio di recitazione».
Tutto qua?
«Un attimo. Il rito si ripeteva sempre uguale: verso mezzanotte lui intonava le sue canzoni preferite e le fanciulle formavano un coretto».
Quindi si scendeva nella saletta sotterranea?
«Esatto».
E lì chissà cosa accadeva...
«Ancora nulla. Io e lui parlavamo dei fatti nostri, le ragazze ballonzolavano la lap dance. Grossomodo dall'una, una e mezzo fino alle due, due e mezzo. Poi tutti a dormire: se qualcuna è andata a letto con lui, sono fatti loro. Non mi riguarda, ma tutta la costruzione sul bunga bunga, i balli discinti, i toccamenti, le avance, le allusioni anche pesanti, è tutta fantasia».
E perché alcune giovani avrebbero descritto questo clima da fine Impero?
«Bisogna chiederlo a loro. Si capiva benissimo che lui era il loro punto di riferimento. Per me, erano mantenute. Mantenute, non prostitute che è tutta un'altra cosa. Avevano un rapporto stabile con lui ed erano assolutamente indisponibili con me, anche se io sono un grande seduttore. Qualcuna mi osservava con occhi ammiccanti, ma non ne ho mai conquistata nemmeno una. Invece, un paio di mie amiche dopo qualche serata sono passate dalla sua parte del tavolo».
Ma Fadil aveva confidato il suo turbamento a destra e sinistra.
«Lo stesso meccanismo che si è ripetuto con Francesca Lancini».
Una delle invitate?
«L'ho portata io, in vista del mio programma tv. Volevo un parere da Silvio prima di inserirla nella trasmissione».
Vada avanti.
«È una serata come tutte le altre. La politica. Le barzellette. I canti e i balli. L'indomani Francesca mi chiama e mi lascia allibito: Io non posso più accettare un ruolo nel tuo programma. Siamo stati da Silvio, mi sento turbata, contaminata da Berlusconi. Incredibile, mi sono messo a urlare per la rabbia. Credo che Fadil abbia seguito la stessa onda. Fino a vedere il Diavolo e a disegnare una trama che non c'è mai stata».
Fonte: qui
"UN SIRIANO MI PREGÒ DI TORNARE DA B. E RITRATTARE PER SOLDI"
Gianni Barbacetto e Maddalena Oliva per ''il Fatto Quotidiano''
È il 15 giugno 2012. Palazzo di Giustizia di Milano, aula 5° Penale. Imane Fadil è entrata per la prima volta nel Tribunale di Milano qualche mese prima, nel 2011, per l' udienza preliminare del primo processo Ruby.
Da allora la modella di origini marocchine divenuta testimone chiave dell' accusa, partecipa a decine e decine di udienze. Per oltre 8 anni.
Pubblichiamo qui stralci del verbale di quella giornata.
Teste Fadil - Mi recai da un legale per avere della consulenza riguardo a [] lo scandalo, riguardo il fatto che io figuravo tra le 33 donne del Presidente. Era il 2011. Questo avvocato mi propose semplicemente di incontrare una persona che conosceva lui, dicendomi che questa persona faceva da tramite ad Arcore, per avere un incontro ad Arcore. Io inizialmente lo guardai un po' basita Al che questo avvocato mi dice: "Organizzo l' appuntamento così parlate direttamente".
Dopo un paio di giorni mi presentai in ufficio da questo avvocato e c' era questo signore straniero. Mi fece delle domande, che io adesso non ricordo benissimo, tra cui se pensavo di avere comunque il telefono sotto controllo. Allora lui mi dice: "Noi ci sentiremo per organizzare l' incontro ad Arcore, però comunque tu non devi chiamarmi col tuo numero sul mio telefono". La seconda volta che lo vidi, lo vidi a Linate: è stata la volta che mi diede il telefono con la tessera.
[] Io sono andata dall' avvocato Peronace per chiedere consulenza legale, per chiedere come potevo procedere per iniziare a difendermi: lui divagava, io non sapevo neanche cosa volesse dire "costituzione di parte civile" ho visto le due ragazze, Chiara e Ambra, in Tribunale e poi venni a sapere che questo avvocato seguiva le gemelle De Vivo, allora insomma mi si è acceso un lumino.
[] Pm Sangermano - Questo signore come si presenta?
Teste Fadil - Inizialmente m' ha detto Marco (Saed Ghanaymi, ndr).
Pm Sangermano - E poi vi incontrate dove?
Teste Fadil - A Linate. Lui mi disse: "Onde evitare che comunque ci veda qualcuno" aveva dei comportamenti ambigui, strani come avesse da nascondere qualcosa, ecco. [] Mi diede una scheda e un apparecchio. [] E mi disse anche che la scheda era di una persona deceduta.
Pm Sangermano - Avete avuto dei contatti su questo cellulare?
Teste Fadil - Sì. Lui mi chiamava le volte che organizzava l' incontro ad Arcore mi chiamava e mi diceva di prepararmi, di prendere un taxi, di andare. La prima volta me lo disse normalmente, la seconda volta anche, poi [] Pm Sangermano - Cioè, la invogliava ad andare ad Arcore? A che cosa serviva questo incontro ad Arcore?
Teste Fadil - Eh, per soldi, dovevo andare all' incontro ad Arcore per dei soldi. [] Pm Sangermano - A che titolo l' on. Berlusconi le avrebbe dovuto dare dei denari, signora Fadil?
Teste Fadil - Guardi, io ho capito soltanto che l' avvocato non ha voluto darmi consulenza legale, non ha voluto prendermi come sua cliente, anzi mi disse: "Certo, la tua posizione è abbastanza diversa dalle altre".
"Però un consiglio: io, fossi in te, comunque non mi scontrerei con certe persone". Questo mi disse.
Pm Sangermano - Quindi, io voglio capire, garantisticamente, se questo incontro ad Arcore fosse finalizzato perchè l' Onorevole Berlusconi intendesse darle una sorta di risarcimento perchè lei aveva avuto un pubblico una cattiva fama, diciamo, a seguito dello scandalo, o serviva a incidere sulle sue eventuali dichiarazioni da rendere ai Pubblici Ministeri?
Che lei non aveva ancora reso, perchè poi renderà (il 9.8.2011, ndr).
Teste Fadil - Guardi, credo tutte e due le cose.
Presidente - "Credo" non va bene.
Teste Fadil - Mi ha detto Presidente - Cioè le ha detto "L' incontro ad Arcore", le è stato detto "soldi"?
Teste Fadil - Sì, assolutamente, più di una volta. [] Pm Sangermano - Questi contatti erano volti sempre a provocare questo incontro in Arcore?
Teste Fadil - Certo, sì.
Pm Sangermano - Ma questo signore le disse che agiva a nome di qualcuno?
Teste Fadil - Me lo fece capire.
Ma non mi disse mai niente io non sapevo cosa facesse, chi fosse niente [] Mi disse che era amico di Silvio Berlusconi. Che andò da lui a cena un po' di volte [] Pm Sangermano - Le sono stati promessi soldi da Saed? O ha ricevuto minacce?
Teste Fadil - Tutte e due. Uno che le dice: "Non mi hai mai visto, non mi hai mai sentito, stai zitta, cioè non mi tirar mai, mai e poi mai fuori", non lo so [] Pm Sangermano - Ma lei poi ha accettato questo invito a recarsi ad Arcore per questa chiamiamola trattativa o comunque per questa offerta di denaro, forse più propriamente, o no?
Teste Fadil - No, no ho preferito difendermi in un altro modo, perchè, anche se fossi andata, avessi percepito quel che potevo percepire, comunque sia il mio nome sarebbe rimasto lì. E questo non mi andava bene.
(1-Continua)
Maurizio Belpietro per ''la Verità''
«La donna che sapeva troppo», titolava ieri in prima pagina a caratteri doppi La Repubblica. La donna di cui parlava il quotidiano romano, ovviamente, era Imane Fadil, la modella di origini marocchine morta all' ospedale Humanitas di Rozzano e per il cui decesso la Procura di Milano ha aperto un fascicolo con l' ipotesi di omicidio.
Ma che cosa sapeva questa donna? Davvero era a conoscenza di troppi misteri, come lascia intendere il giornale della famiglia De Benedetti? A leggere le carte che l' hanno portata alla ribalta ai tempi del processo Ruby si direbbe di no.
Imane Fadil partecipò ad alcune delle cosiddette cene eleganti e per questo fu ascoltata dai pm, ai quali raccontò di aver visto ragazze che ballavano in abiti che non lasciavano nulla all' immaginazione. La testimonianza fu ripetuta in aula, durante la serie di udienze dei processi che seguirono.
Imane Fadil, insomma, svelò all' autorità giudiziaria il «troppo» che sapeva. Fu lei stessa a dire di non aver voluto nascondere nulla. A più riprese, fuori dalle aule del tribunale, si fece intervistare da stampa e tv per dire che, a differenza di altre giovani presenti alle cene, non aveva voluto tacere.
Io non mi sono fatta corrompere, era il senso delle dichiarazioni. Mi hanno offerto soldi per ritirare la mia costituzione di parte civile, ma io ho rifiutato, preferendo seguire la via maestra della giustizia. In un' occasione parlò di 250.000 euro offerti dal legale di una delle parti in causa (non Silvio Berlusconi). In un' altra disse che un misterioso personaggio le aveva passato un telefono non rintracciabile per mettersi in comunicazione con il Cavaliere, ma lei aveva rifiutato, così come aveva detto no ad altri inviti a recarsi ad Arcore.
Neppure nel libro che si dice stesse scrivendo, titolo provvisorio Ho incontrato il diavolo, pare ci sia molto di più. Sembra che la Procura abbia sequestrato il manoscritto, ma in quelle carte ci sarebbero al massimo alcuni aneddoti e qualche «visione» avuta fin da bambina. Imane diceva infatti che da ragazzina aveva incontrato il diavolo, nascosto dietro la tenda, vicino alla finestra.
Due metri di altezza, un' ombra inquietante, che poi aveva rincontrato in altre occasioni, Arcore compresa, ma della quale non aveva paura, perché lei era la discendente di un santo cristiano.
Imane voleva giustizia per essere stata invitata alle cene eleganti e per essere stata accostata alle altre ragazze, le cosiddette Olgettine, quelle che lei schifava. Per questo, ritenendosi parte lesa, si era costituita parte civile e da anni attendeva che fossero riconosciuti i suoi diritti e, di conseguenza, i danni patiti. Peccato che, a parte una causa per diffamazione intentata a Torino, la giustizia le avesse dato torto.
Anzi, a un certo punto, aveva respinto anche la sua costituzione di parte civile nell' ultimo dei cosiddetti processi Ruby (siamo al terzo). Imane non era evidentemente stata ritenuta parte offesa in quel giudizio. Lei non era considerata una vittima, ma ormai solo una testimone, per di più già sentita. Quello che sapeva, troppo o troppo poco, lo aveva detto e dunque, per la giustizia, quella a cui lei stessa diceva di essersi affidata, poteva uscire di scena.
Insomma, la donna che sapeva troppo apparentemente non aveva nemici che la volessero zittire. Di certo, non poteva essere considerata un pericolo per il Cavaliere o il suo entourage. La sua testimonianza, ormai, era agli atti, e lei aveva rifiutato i soldi, preferendo vuotare il sacco. Dunque, ammesso e non concesso che qualcuno avesse avuto anche in passato l' intenzione di farla tacere per evitare di farle raccontare ciò che sapeva, ora non c' era alcuna ragione apparente per ridurla al silenzio.
No, nessun nemico ad Arcore e dintorni, come lasciano trasparire titoli e cronache. Forse, l' unico nemico negli ultimi tempi era la delusione. Imane era schiacciata dalle ambizioni e dalle frustrazioni. Le ultime notizie la descrivono come una donna costretta a vivere in una cascina semi abbandonata, senza vetri e piena di topi.
Nel suo sangue, a quanto pare, non sono state trovate tracce di metalli o di veleni, e anche i presunti ritardi nella segnalazione del decesso all' autorità giudiziaria sembrano svanire insieme ai misteri.
Qualcuno ha buttato lì l' idea della leptospirosi, una malattia mortale trasmessa dai topi.
Ma anche questa ipotesi sarebbe smentita. Rimane l' ipotesi dell' intrigo, dei killer venuti dall' Est, con materiale radioattivo. Un' ipotesi che però non riesce a spiegare chi e perché avesse interesse a farla tacere. Resta un' ultima possibilità. Che Imane si morta per una malattia che al momento nessuno ha saputo diagnosticare. Una tesi che però non si sposa con il racconto della spy story, e che per questo finora è rimasta remota.
Stefano Zurlo per ''il Giornale''
Repubblica l'ha ribattezzata «La donna che sapeva troppo». Come fosse la protagonista di un film di Hitchcock. Ma Vittorio Sgarbi vede una pellicola molto più modesta: «Imane Fadil è la donna che non sapeva nulla».
Sgarbi, la modella marocchina è morta, a quanto pare, per avvelenamento. Un fine terribile che i giornali hanno fatalmente legato alle cene eleganti di Arcore.
«Io non so nulla di questa tragedia ma di una cosa sono sicuro. Io ad Arcore l'ho incontrata in occasione delle famose cene del bunga bunga».
Un attimo, Berlusconi dice di non ricordarsi di Fadil. Lei lo smentisce?
«Può benissimo essere che Silvio non abbia memoria. Lei a queste cene è venuta qualche volta, ho letto otto volte, ma era una comparsa, una presenza laterale. Sfocata. Defilata, rispetto a Iris Berardi, Marysthell Polanco e le altre al centro della scena. Non avendo osservato nulla di strano, nulla di anomalo, nulla ma proprio nulla di piccante, Fadil si è inventata questa storia del Diavolo. È difficile parlare di chi non c'è più, ma la verità è che questa modella si era fatta un film da sola, in assenza di fatti concreti».
Scusi, ma come fa ad essere così certo di quello che dice?
«Perché io c'ero, ho partecipato a tutte le cene».
Le cene eleganti?
«Non saranno state cene eleganti, ma di cene si trattava. Io e lui eravamo gli unici maschi. Sempre e solo io e lui. Sempre».
Le ragazze?
«Io ne portavo dieci, le sue erano una ventina».
A tavola cosa succedeva?
«Niente di quello che hanno scritto i giornali, ricamando di fantasia. E guardi che parlo non da amico di Silvio, ma perché così è andata. Prendevamo posto in un grande salone, lui al centro del tavolo, io di fronte».
Sgarbi, ci sono quintali di articoli, libri e sentenze sull'argomento.
«Sì, ma è curioso che io non sia mai stato chiamato a testimoniare».
Che cosa avrebbe riferito ai magistrati se l'avessero interrogata?
«Quello che sto raccontando a lei: io e Silvio parlavamo per un quarto d'ora di politica, poi la conversazione si faceva più allegra».
Allegra?
«Non equivochi. Berlusconi iniziava a raccontare le sue barzellette, con grande impegno e sfoggio di recitazione».
Tutto qua?
«Un attimo. Il rito si ripeteva sempre uguale: verso mezzanotte lui intonava le sue canzoni preferite e le fanciulle formavano un coretto».
Quindi si scendeva nella saletta sotterranea?
«Esatto».
E lì chissà cosa accadeva...
«Ancora nulla. Io e lui parlavamo dei fatti nostri, le ragazze ballonzolavano la lap dance. Grossomodo dall'una, una e mezzo fino alle due, due e mezzo. Poi tutti a dormire: se qualcuna è andata a letto con lui, sono fatti loro. Non mi riguarda, ma tutta la costruzione sul bunga bunga, i balli discinti, i toccamenti, le avance, le allusioni anche pesanti, è tutta fantasia».
E perché alcune giovani avrebbero descritto questo clima da fine Impero?
«Bisogna chiederlo a loro. Si capiva benissimo che lui era il loro punto di riferimento. Per me, erano mantenute. Mantenute, non prostitute che è tutta un'altra cosa. Avevano un rapporto stabile con lui ed erano assolutamente indisponibili con me, anche se io sono un grande seduttore. Qualcuna mi osservava con occhi ammiccanti, ma non ne ho mai conquistata nemmeno una. Invece, un paio di mie amiche dopo qualche serata sono passate dalla sua parte del tavolo».
Ma Fadil aveva confidato il suo turbamento a destra e sinistra.
«Lo stesso meccanismo che si è ripetuto con Francesca Lancini».
Una delle invitate?
«L'ho portata io, in vista del mio programma tv. Volevo un parere da Silvio prima di inserirla nella trasmissione».
Vada avanti.
«È una serata come tutte le altre. La politica. Le barzellette. I canti e i balli. L'indomani Francesca mi chiama e mi lascia allibito: Io non posso più accettare un ruolo nel tuo programma. Siamo stati da Silvio, mi sento turbata, contaminata da Berlusconi. Incredibile, mi sono messo a urlare per la rabbia. Credo che Fadil abbia seguito la stessa onda. Fino a vedere il Diavolo e a disegnare una trama che non c'è mai stata».
Fonte: qui