9 dicembre forconi: 09/08/17

venerdì 8 settembre 2017

MESSICO TREMA - VIOLENTISSIMA SCOSSA DI TERREMOTO (MAGNITUDO 8.4) AL LARGO DEL CHIAPAS

ALLERTA TSUNAMI IN AMERICA CENTRALE - VIDEO

messico 4MESSICO 

Una forte scossa di terremoto è stata avvertita nella notte alle 23.49 (6.49 ora italiana) a Città del Messico. Il governatore del Chiapas ha confermto al momento cinque vittime tra queste due bambini. Secondo una prima stima dell'Usgs, l'istituto geologico statunitense, la magnitudo del sisma sarebbe di 8.1.

Il meccanismo che ha generato questo terremoto, ha osservato il sismologo Alessandro Amato dell'Ingv, è legato alla placca oceanica che spinge sotto quella continentale americana. Ha tremato anche l'Angelo dell'indipendenza, lo storico monumento che si trova sul 'Paseo de la Reforma' nella Capitale, della quale è uno dei simboli. La colonna, che è stata eretta nel 1910, è crollata durante il terremoto del 1957.
messico 1MESSICO 

L'epicentro del terremoto è stato individuato sotto l'oceano Pacifico, 87 km a sudovest di Pijijiapan, a una profondità di 69,7 km. Il forte sisma è stato seguito da altre sei scosse di magnitudo tra 4,4 e 5,7. Lo Us Geological Survey ha diramato un allerta tsunami che dalla costa occidentale del Messico interessa poi Ecuador, Nicaragua, Panama, Guatemala, Honduras, El Salvador e Costa Rica. Il rischio è considerato alto per le prossime tre ore.
messicoMESSICO

Secondo l'agenzia, la scossa è in grado di causare onde alte fino a tre metri. La potenza della scossa è stata tale da far tremare anche i palazzi della Capitale, distante dall'epicentro quasi mille chilometri, provocando fughe di massa nelle strade. Le sirene degli allarmi hanno suonato, in alcuni quartieri di Città del Messico è andata via la corrente elettrica e migliaia di persone hanno lasciato le abitazioni.

L'agenzia della protezione civile ha reso noto che si tratta del terremoto più violento dopo quello che nel 1985 provocò migliaia di vittime. Il governo messicano ha reso noto che le scuole nella Capitale, Città del Messico, oggi rimarranno chiuse "per poter precedere ad una revisione delle infrastrutture".Sulla città pochi minuti dopo l'allarme hanno cominciato a volare elicotteri della protezione civile per verificare che non vi fossero stati crolli. La compagnia petrolifera statale, Pemex, ha annunciato l'avvio di verifiche sugli impianti, in particolare sulla raffineria di Salina Cruz che si trova nella regione dell'epicentro.
messico 2MESSICO 

Le autorità del Salvador hanno messo in preallarme le comunità locali per un'eventuale evacuazione della popolazione dalle zone costiere.

Fonte: qui
messico 3MESSICO 

L'ISIS PUBBLICA IL VIDEO DELL'ADDESTRAMENTO DEGLI ORFANI JIHADISTI

IL VECCHIO MENTORE FA IL LAVAGGIO DEL CERVELLO, LI PORTA A COMPRARE GIUBBOTTI ESPLOSIVI, LI FA SPARARE E PREGARE - VIDEO

Gareth Davies per “Mail On Line

VIDEO ‘L’ADDESTRAMENTO DEGLI ORFANI SUICIDI’

training orfani suicidiTRAINING ORFANI SUICIDI

Gli jihadisti più anziani insegnano ai giovani orfani come diventare bombaroli suicidi. E’ questo che si vede nel video lungo 13 minuti, probabilmente girato a Deir ez-Zor: c’è il deserto intorno, il vecchio mentore che si occupa di bimbi di tre o quattro anni li porta a comprare giubbotti esplosivi in un camion modificato apposta per un attentato suicida, insieme cantano e pregano.
lavaggio del cervello agli orfani jihadistiLAVAGGIO DEL CERVELLO AGLI ORFANI JIHADISTI

I piccoli hanno pistole-giocattolo, ma prima di entrare a pregare, vengono addestrati a prendere armi vere e a sparare in aria. Gli orfani subiscono un lavaggio del cervello, urlano ‘Allah Akbar’ durante la cerimonia in cui si squarta una pecora.

Fonte: qui

IL GIUDICE: "GLI STUPRATORI? MALVAGI E CON APPETITI SESSUALI MALSANI"

MANCA ANCORA LA CONFESSIONE DEL CAPOBRANCO, IL CONGOLESE BUTUNGU. MINACCE AL SUO AVVOCATO

LA FAMIGLIA DEI MAROCCHINI MINORENNI DOVEVA ESSERE RIMPATRIATA ANNI FA: LA MADRE HA RIFIUTATO 25MILA EURO E IL PADRE, ESPULSO, E' RIENTRATO IN ITALIA ILLEGALMENTE

LA PROFESSORESSA: 'ERANO RAGAZZI PERSI, NON DOVEVANO RENDERE CONTO A NESSUNO'

Patricia Tagliaferri per il Giornale

Le foto pubblicate sul suo profilo Facebook, curato e ben vestito, e anche i racconti di un comportamento senza sbavature da parte di chi ha avuto a che fare con lui in precedenza per qualche lavoretto o corso di formazione, raccolti dai suoi difensori, stridono con le modalità agghiaccianti degli stupri di Rimini così come emerse dai verbali delle vittime e dalle parole dei giudici che hanno convalidato i fermi di Guerlin Butungu, il congolese ventenne considerato il capobranco, e dei suoi tre complici minorenni, due fratelli marocchini e un nigeriano sedicenne.

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 un uomo «incapace di frenare-controllare malsani istinti e appetiti sessuali, del tutto insensibile al rispetto dell'altrui integrità fisica e sessuale». Tutto ciò, appunto, come si legge nell'ordinanza, «a dispetto di un modo di fare e di un aspetto apparentemente gentile ed educato, forse anche abilmente utilizzato proprio per adescare le giovani vittime».

Lo stesso atteggiamento che il congolese ha tenuto durante l'udienza di convalida, quando dopo un primo tentativo di negare tutto, della serie «non c'ero e se c'ero dormivo», è stato convinto dai suoi legali, Mario Scarpa e Ilaria Perruzza, ad essere più collaborativo ed ha cominciato a fare qualche ammissione, scaricando però quasi tutto addosso agli altri tre. «Nessun segno di pentimento, né una qualche consapevolezza dell'estrema gravità delle azioni compiute», osserva il gip.

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Compito dei magistrati - adesso che i quattro giovani sono in carcere e che il gip ha convalidato il fermo riconoscendo il lavoro della Procura - è quello di attribuire a ciascuno di loro specifiche responsabilità, riordinando le accuse reciproche che si rivolgono l'uno contro l'altro nel tentativo di minimizzare il proprio ruolo negli stupri. Servirà isolare il Dna dai reperti per verificare le versioni degli arrestati su chi ha abusato della giovane polacca e chi della transessuale e quella del congolese, che finora ha cercato di ritagliarsi un ruolo di secondo piano nello stupro della ragazza, mentre i complici hanno tentato di scaricare tutto su di lui, l'unico maggiorenne del gruppo.

Il magistrato vorrebbe la piena confessione di Butungu, che potrebbe arrivare a brevissimo. I suoi legali stanno lavorando in questa direzione, cercando di fargli capire che è questa la strada migliore da percorrere in attesa di un processo, un probabile rito abbreviato che non arriverà prima di qualche mese, e di una condanna inevitabile e pesante. Il gip ha dimostrato di non credere alle accuse che il congolese ha rivolto ai suoi complici: «Menzogne, anche lui partecipò attivamente e in prima persona alla violenza di gruppo».
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Pure il giudice minorile Anna Filocamo ha sottolineato la brutalità con cui ha agito il branco. Nel suo provvedimento ha sottolineato la «spregiudicatezza» «l'inutile cattiveria» con cui hanno agito i tre infliggendo «inutili sofferenze alle vittime» e suscitando «un allarme sociale di proporzioni rare». E nel raccontare che era il congolese a soggiogarli, i minorenni hanno mostrato «personalità gravemente inconsistenti ed incapaci di rendersi conto dell'estrema gravità delle condotte realizzate».

Intanto uno dei difensori di Butungu, l'avvocato Perruzza, ha ricevuto pesanti insulti e minacce per aver accettato la difesa dello stupratore. «La gente non capisce che un Paese civile si riconosce anche dall'ordinamento giuridico che ha», osserva il collega Scarpa.


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STUPRO DI RIMINI, "QUELLA FAMIGLIA DOVEVA ESSERE RIMPATRIATA"
Roberto Damiani per ‘Il Resto del Carlino

Dovevano essere in Marocco da almeno tre anni, e con le tasche piene di soldi. Pagava lo Stato italiano, che ha cercato in tutti i modi di far rimpatriare quella famiglia marocchina formata da quattro figli, due dei quali ora in carcere per lo stupro di Rimini (le foto dell'arresto).

Il sindaco di Vallefoglia Palmiro Ucchielli, dove la famiglia è residente in un alloggio popolare, dice: «Era il 2014. Avevamo trovato i soldi, più o meno 5 mila euro a persona o forse di più, per farli rientrare in Marocco dove si trovava il padre già espulso. Tutto era pronto, anzi madre e i quattro figli erano andati in caserma per partire. Poi non so cosa sia successo ma attraverso il tribunale dei minorenni ci siamo ritrovati il padre di nuovo a Vallefoglia mentre noi ci aspettavamo che la famiglia se ne andasse per sempre».

«Ricordo – continua il primo cittadino – che non era d’accordo col rimpatrio nemmeno il console, ma alla fine c’era stato il nulla osta. Poi è saltato tutto e la famiglia oltre al padre è rimasta qui».

Meglio chiarire di più. Per il rimpatrio nella nazione d’origine di figli minorenni nati in Italia occorre che ci sia il consenso dei genitori. Altrimenti i nativi non possono essere cacciati dall’Italia.

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E la madre in quel momento aveva detto di sì, accettando 20/25 mila euro in tasca e il viaggio pagato. Poi improvvisamente ci ha ripensato. Ed è facile capire perché: il marito ha impedito l’accordo perché così sarebbe potuto tornare in Italia, benché espulso da anni, in modo di ricongiungersi con la famiglia. E infatti è tornato illegalmente (ha patteggiato per questo una pena ad 1 anno e 4 mesi che sconta ai domiciliari). Davanti al tribunale dei minori di Ancona, che l’ha autorizzato a rimanere, ha promesso che col suo rientro avrebbe messo in riga i figli.

Dopo tre anni, due figli in carcere, il padre di 51 anni agli arresti domiciliari, la madre andrà a processo sotto la spinta di cinque querele presentate dalla vicina di casa che si sente perseguitata sia dalla donna che dai figli, inviati a insultarla e picchiarla. Una prognosi di quindici giorni di guarigione è l’ultimo regalo che hanno fatto alla spaventatissima vicina. La quale ha ottenuto dal questore che la madre dei due minori accusati del doppio stupro di Rimini, venisse ammonita per stalking.

Ma poi succede anche che il padre, accortosi dalle immagini degli stupratori pubblicate dal Carlino, imponesse ai figli di andare a costituirsi dal maresciallo del paese, Vallefoglia, e solo da lui. Hanno pure chiamato prima per sincerarsi se ci fosse. Altrimenti «sarebbero ripassati».


I carabinieri, che spesso hanno fatto la colletta per comprare da mangiare a quella famiglia, sapevano con chi avevano a che fare ma certo non immaginava ciò che avevano fatto.

I due fratelli marocchini sono conosciutissimi a Vallefoglia, fin da quando frequentavano la scuola media. Insegnante di sostegno continuo, facevano i bulli e ogni tentativo di dargli una regolata finiva male.

Dice una loro insegnante: «Il problema vero è che questi due fratelli erano abbandonati a loro stessi. Non avevano da mangiare, letteralmente. Facevamo degli acquisti a turno per comprargli panini e cibo. Avevano delle potenzialità positive ma la loro condizione familiare azzerava tutto. Sapevano di non dover rendere conto a nessuno, perché il padre a quel tempo era in Marocco, forse in carcere, e qui stavano con la madre, che non lavorava, e altri due fratellini. Il Comune pagava bollette, spesa, affitto, la Caritas offriva il pacco ma quei figli non studiavano e non volevano ascoltare. Perché non erano stati educati a farlo. Oggi purtroppo abbiamo avuto la prova di cosa ha prodotto quell’abbandono».

Fonte: qui

IL DOPPIO GIOCO DI GENTILONI SULLA LIBIA (E RI-SFILA IL DOSSIER A MACRON)

ALFANO COCCOLA SERRAJ E MINNITI INCONTRA DI NASCOSTO HAFTAR, IL RAS DELLA CIRENAICA 

COLLOQUI DURATI TRE ORE E FAVORITO DAI SERVIZI SEGRETI. AL CENTRO, IL CONTROLLO DEI FLUSSI MIGRATORI
Lorenzo Cremonesi per il Corriere della Sera

khalifa haftarKHALIFA HAFTAR
Marco Minniti ha incontrato il generale Khalifa Haftar a metà della settimana scorsa nell' ufficio-fortezza di quest' ultimo presso l' aeroporto di Bengasi. Un summit molto riservato, quasi segreto, tanto che le prime informazioni a riguardo sono emerse solo ieri pomeriggio a Bengasi e ripubblicate brevemente dal portale libico Al Wasat.

Il ministro degli Interni italiano si è mosso rapido (dopo la tappa libica era in partenza per l' Algeria), ma era molto tempo che lavorava per poter parlare a quattr' occhi con l' uomo forte della Cirenaica che afferma di «controllare ormai oltre il 70 per cento del territorio libico», incluse molte delle rotte dei migranti in arrivo dall' Africa subsahariana e attraverso il cuore del deserto del Fezzan verso il Mediterraneo.
MINNITI CON I CAPI TRIBU DELLA LIBIAMINNITI CON I CAPI TRIBU DELLA LIBIA

La notizia è confermata in modo inequivocabile. «L' incontro è durato a lungo, forse oltre tre ore, in un' atmosfera molto cordiale, rilassata, e ha toccato temi fondamentali per la Libia, l' Italia e il contesto europeo. Ovviamente si è parlato di migranti, dei modi per fermare e regolare i flussi, del controllo dei confini libici, ma anche della situazione di frammentazione e caos che ancora domina sulla politica del Paese con il desiderio di consolidare un' unica autorità sovrana e centrale», raccontano al Corriere fonti presenti all' incontro.
MINNITI HAFTARMINNITI HAFTAR

In questo modo l' Italia torna a giocare quel ruolo di mediatore equidistante tra la Tripolitania e la Cirenaica che negli ultimi tempi sembrava aver lasciato alla nuova politica particolarmente aggressiva della Francia di Emmanuel Macron.

È la prima volta che un importante esponente del governo di Roma incontra personalmente Haftar. Sino a una settimana fa erano soprattutto i servizi segreti italiani a intrattenere rapporti stretti e continui con il generale, come lui stesso aveva dichiarato al Corriere . Il forte sostegno garantito invece dalla politica romana al premier del governo di unità nazionale a Tripoli, Fayez Sarraj (che pure è legittimato dalle Nazioni Unite), aveva generato malumori in Cirenaica.

ALFANO SERRAJALFANO SERRAJ
Tanto che lo scorso 6 maggio la visita a Tripoli di Angelino Alfano, non seguita da una tappa da Haftar, aveva raccolto critiche e risentimenti tra Tobruk e Bengasi. Il summit Haftar-Sarraj mediato da Macron a Parigi il 25 luglio era così sembrato promuovere la Francia ad arbitro principale della partita libica. Ma la situazione è in realtà apparsa molto più sfumata dopo il successo dei patti bilaterali voluti fortemente da Minniti in prima persona con Sarraj e diverse municipalità e tribù libiche per frenare il traffico dei migranti.

MACRON SERRAJ HAFTARMACRON SERRAJ HAFTAR
Per la prima volta i flussi dalla Libia sono oggi in netta decrescita. Al summit di Parigi del 28 agosto, con la presenza dei premier di Italia, Spagna, Germania, oltreché di Niger, Ciad e di Sarraj, lo stesso Macron ha pubblicamente sostenuto le mosse italiane. Ma per tutti resta evidente la necessità di coinvolgere Haftar nelle scelte europee.

«Ovvio che noi siamo stati avvisati del viaggio di Minniti a Bengasi. Del resto così hanno fatto negli ultimi giorni anche i ministri degli Esteri inglese e francese. Sono mosse nello spirito delle intese di Parigi», commentano i portavoce di Sarraj. Eppure, tra le due anime della politica libica la tensione resta alta. Le occasioni di crisi non mancano.
GENTILONI SERRAJGENTILONI SERRAJ

Per esempio, solo due giorni fa Sarraj ha promosso a suo ministro degli Interni il capitano Faraj Gjiem, ex responsabile dei servizi dell' antiterrorismo sostenuto dal Parlamento di Tobruk. Questi però è un esponente della tribù degli Al Awaqir, che appoggiano Haftar. La nomina ha così creato una grave spaccatura interna nel campo del generale e spinto quest' ultimo a emanare un decreto che vieta ogni collaborazione con i rappresentanti del governo Sarraj.

(Ha collaborato Farid Adly)

Fonte: qui

CULTURISTA PER CASO - IL SUB E PESCATORE PERUVIANO HA FATTO L'ERRORE DI RISALIRE TROPPO PRESTO DALL'OCEANO ED E' STATO COLPITO DA SINDROME DA DECOMPRESSIONE IN MODO INSOLITO

SUL SUO CORPO SONO COMPARSI 30 CHILI DI MUSCOLI, TUTTO AZOTO INCAMERATO DAL SANGUE

Iain Burns per “Mail On Line
il sub alejandro ramos martinezIL SUB ALEJANDRO RAMOS MARTINEZ

Il sommozzatore peruviano Alejandro Ramos Martinez ha riportato gravi conseguenze in seguito ad una brusca risalita dalle profondità dell’oceano. Il suo errore è stato tornare in superficie troppo in fretta, incamerando un eccessivo quantitativo di azoto nel sangue, creando enormi bolle, sacche, rigonfiamenti dei muscoli che causano atroci dolori. Il suo peso è aumentato di circa 30 chili.
il sub alejandro ramos martinez copiaIL SUB ALEJANDRO RAMOS MARTINEZ

La sindrome da decompressione include sintomi come macchie, prurito, danni cerebrali, paralisi, mal di testa, tosse, vertigini e nausea, ma mai prima d’ora si era visto un simile rigonfiamento muscolare, e per questo i medici non sanno bene come trattarlo.

il sub peruviano nella camera iperbaricaIL SUB PERUVIANO NELLA CAMERA IPERBARICA
Attualmente è costretto a continui trattamenti di ossigeno nella camera iperbarica, che finora hanno eliminato solo il 30% dell’azoto presente nel suo corpo.

Fonte: qui
il sub alejandro ramos martinez copia 4IL SUB ALEJANDRO RAMOS MARTINEZ COPIA 

Le elezioni spaventano i mercati: Cds in crescita

CHE COSA SONO I CREDIT DEFAULT SWAP E PERCHÉ LA CRESCITA DEL LORO VALORE (10 EURO IN UN MESE) DEVE PREOCCUPARE
L’avvicinarsi delle elezioni rende l’Italia un Paese più a rischio? Il dubbio è legittimo, soprattutto se si mettono a confronto l’andamento dei Cds sull’Italia con quelli sulla Germania e sulla Francia: il primo deciderà il proprio Cancelliere in ottobre, il secondo lo ha eletto prima dell’estate, da noi le elezioni si terranno nei primi mesi del 2018.

CHE COSA SONO I CDS

I Cds, acronimo di Credit default swap, costituiscono una sorta di polizza assicurativa per coprirsi dal rischio di crack di un Paese, pertanto si prestano anche ad essere usati come strumenti finanziari con i quali speculare sull’aumento di percezione di rischio per il fallimento di un Paese. Quando il rischio di crack di un Paese aumenta, aumenta anche il prezzo dei sui Cds, viceversa quando il mercato ritiene un Paese è affidabile, i Cds vengono venduti (o comunque non comprati) e il loro valore tenderà a scendere. Grazie a questi movimenti è possibile fare profitto speculando sulle mutate prospettive di una nazione.
Il grafico sopra mostra l’andamento dei Cds su Italia, Francia e Germania. Come si vede l’Italia è ritenuta ancora molto a rischio, a un livello molto maggiore rispetto agli altri due Paesi. Ma se ci si concentra sull’andamento della linea blu dell’Italia si vede che, dopo un lungo periodo durante il quale il valore del Cds è sceso, si nota che da luglio il valore ha iniziato a risalire. Il 31 luglio di quest’anno, ad esempio, valeva 112,84 euro mentre il 4 settembre era arrivato a quotare 121,49, quasi 10 euro in più in in poco più di un mese. In termini pratici significa che con 121,49 euro una società di investimento assicura un capitale di circa 10mila euro dalla possibilità che il Paese emittente del titolo che ha in portafoglio possa fallire.

ITALIA “PERICOLOSA”

Il motivo di questo nervosismo? Perché i Cds sull’Italia hanno iniziato a crescere di valore? Da una parte c’è la manovra di bilancio, che dovrà essere sostenibile ma che viene scritta in un periodo pre-elettorale, e quindi a rischio di un aumento della spesa pubblica e, dall’altra, proprio le elezioni che si terranno nei primi mesi del 2018. Quelle elezioni rischiano di non produrre nessun governo stabile a causa di una legge elettorale che non consente, stanti le forze in campo, la creazione di una maggioranza solida, stabile e autosufficiente, soprattutto al Senato. E’ chiaro che, invece, una “grande coalizione” non preoccupa i mercati, anche se questa formula di governo renderebbe molto più ardue proseguire sulla strada delle riforme economiche.

MA L’ECONOMIA CRESCE

Questo, dal punto di vista dei mercati finanziari, rappresenta un rischio e il rischio consiste in un nuovo periodo di instabilità permanente durante il quale il governo non riesce a governare l’economia e a varare quelle riforme che i mercati continuano a ritenere indispensabili. Le elezioni italiane continuano a preoccupare, questo è da sottolineare,  nonostante gli oggettivi miglioramenti dell’economia italiana che, nel 2017, dovrebbe riuscire a crescere dell’1,4%. Meno degli altri Paesi europei, ma comunque un’enormità dati i risultati degli anni precedenti.
I dati si riferiscono al: 1/1/2017-4/9/2017
Fonte: Bloomberg
Fonte: qui

Dietro il board Bce qualcuno scommette sulla paralisi italiana

Oggi Draghi svelerà le carte. E si vedrà se davvero la Bce riuscirà ancora a sostenere l'impalcatura di un sistema che si regge su denaro creato dal nulla. 

LaPresseLaPresse
Ci siamo, oggi Mario Draghi svelerà le carte che ha in mano. E vedremo se sarà stato un bluff oppure se davvero la Bce riuscirà ancora a sostenere l'impalcatura di un sistema che si regge su denaro creato dal nulla, grazie a tassi di interessi ai minimi storici. Le emissioni di Bund tenutesi ieri hanno registrato un rendimento a -0,36%, livelli lunari ma che, stante la nuova realtà in cui viviamo, hanno fatto tirare un sospiro di sollievo ai ministero delle Finanze di Berlino, non poco preoccupato dall'aumento dello yield sulla propria carta seguito alla "vocina" che settimana scorsa anticipava la preoccupazione di sempre più membri del Consiglio direttivo dell'Eurotower per l'apprezzamento eccessivo dell'euro, ritenuto un potenziale freno alla crescita dell'eurozona. 
Già, l'euro forte. Ieri, quando i mercati sembravano ibernati tanta era l'attesa per le parole di Draghi, la moneta unica era ferma sul livello non proprio tranquillizzante di 1,19 sul dollaro, sintomo che in effetti un trend di overshoot è presente ed è tutto da ricondurre all'incertezza riguardo alla politica della Bce, più che alle rinnovate tensioni geopolitiche in atto, pantomima nordcoreana in testa. 
E come vi dicevo due giorni fa, la Germania non si è fatta attendere e ha risposto alla fuga di notizie che vorrebbe l'Eurotower pronta a spingere sul sentiero dell'indeterminatezza totale l'inizio del ritiro del programma di stimolo, il cosiddetto tapering. Ma lo ha fatto con scaltrezza, evitando di mettere in campo soggetti politici ufficiali come il ministero delle Finanze o la Bundesbank: ha lasciato che fosse Deutsche Bank a parlare al riguardo. Forte e chiaro. L'amministratore delegato del colosso del credito, John Cryan, infatti, non si è premurato di dissimulare il suo attacco ed è andato dritto al punto, parlando di fronte a una platea di banchieri riunita proprio a Francoforte: la Bce dia un taglio alle sue politiche espansive. Subito. Ecco le sue parole, musica per le orecchie di Wolfgang Schäuble e Jens Weidmann: "Stiamo vedendo sorgere segnali di bolle in sempre più parti del mercato di capitali, anche dove non ce le saremmo mai aspettate. Tutto questo è responsabilità della politica sui tassi di interessi, la quale è parzialmente responsabile per il calo degli utili delle banche europee. Ho recentemente dato il benvenuto all'annuncio della Federal Reserve e ora da parte della Bce riguardo l'intenzione di dar vita a un graduale ritiro delle politiche di stimolo, le quale stanno per arrivare alla fine". 
Diciamo che quanto reso noto, ancorché in forma anonima ma non smentita dall'Eurotower, la scorsa settimana non parla proprio questa lingua, anzi: il super-euro è la nuova scusa perfetta per andare avanti a monetizzare debito europeo, soprattutto quello corporate che ormai campa di aspettative per un Qe senza fine o quasi. Ma Cryan non ha dubbi: "L'era del denaro a costo zero in Europa dovrebbe arrivare alla fine, questo nonostante un euro forte". Parole di una pesantezza inusitata: non tanto perché contengano chissà quale concetto o minaccia ma perché chiaramente dettata dalla Bundesbank. 
Sorprese in sede di Consiglio quest'oggi? Lo escludo, i mercati andrebbero completamente fuori controllo, non fosse altro per il fatto che sono guidati da algoritmi. Ma Cryan va oltre nella critica a Draghi, di fatto contestandone l'intera impostazione e dipingendo invece la ricetta della Fed come la strada per il paradiso: "Le banche Usa stanno godendo di un vantaggio competitivo grazie al contesto dei tassi di interesse locale. Nella prima metà del 2017, solo l'interesse netto sul reddito delle banche americane è salito dell'8%, mentre in Europa è calato del 2%. Noi come Deutsche Bank abbiamo avuto accesso a 285 miliardi di euro di liquidità alla fine del secondo trimestre, questo perché stiamo ricevendo grandi inflows di cash. Questo denaro, che costituisce attualmente la nostra forza, ci sta però costando penalità sugli interessi". Insomma, i tassi negativi non danno più noia solo alle casse di risparmio tedesche, le Landesbanken, ora cominciano a fare male anche al campione di casa, il quale detta legge dall'alto del suo curriculum di infrazioni e reati di mercato da Guinness dei primati. 
Ma che il giochino affidato a Cryan da Schäuble e Weidmann sia più ampio e basi la sua forza, paradossalmente, sulla più grande debolezza di Deutsche Bank, ovvero il ricatto sul portafoglio derivati, ce lo dimostra plasticamente la risposta che il CeO della banca tedesca ha dato a chi gli chiedeva conto sugli sviluppi a livello di assetto finanziario europeo dopo il Brexit: "C'è una sola città europea che può rispondere a tutte le esigenze degli operatori che lasceranno Londra ed è Francoforte con le sue autorità di supervisione, i suoi studi legali e di consulenza, oltre che il suo aeroporto internazionale. La scelta non è quindi tra Francoforte, Dublino e Parigi ma tra Francoforte, New York e Singapore. Il Brexit potrebbe tramutarsi in un enorme pacchetto di stimolo per l'economia di Francoforte". 
Insomma, una bella agenda germanocentrica alla vigilia della più importante riunione del board Bce di sempre. Oltretutto, presentata pubblicamente e con una protervia senza precedenti dalla prima banca tedesca: la stessa, giova ricordarlo, che con la sua operatività sul nostro debito, nel 2011 diede il via all'operazione di regime change che portò a Palazzo Chigi il governo guidato da Mario Monti. Ovvero, la Troika in loden. Perché dico questo? Perché a capo della Bce c'è un italiano che molti vorrebbero candidato proprio alla guida di un governo di salute pubblica dal 2019, dopo che il voto del prossimo anno si tramuterà in un pantano di ingovernabilità. E, guarda caso, l'altro giorno la banca d'affari Usa più attiva sull'Italia, Citigroup, ha pubblicato un report dedicato proprio alle elezioni del prossimo anno: sapete qual è l'esito più auspicato e auspicabile? "Per il futuro dell'Italia meglio un Parlamento senza maggioranza, che non un governo di grandi ma non così grandi coalizioni o un esecutivo del Movimento 5 Stelle". 
Su questo punto, Citigroup non ha dubbi: è convinta che, con un hung Parliament in stile britannico e un governo ad interim, le riforme possano passare più facilmente e il mercato azionario possa ripartire. Lo riferisce nero su bianco un report sul Paese datato 4 settembre: "Dopo venti anni nella Seconda Repubblica — si legge nelle 72 pagine di analisi realizzate dal team di Mauro Baragiola — l'Italia è in bilico sul ritorno al sistema proporzionale della Prima Repubblica. Mentre gli italiani speravano in una "Liberazione 3.0", pensiamo che — rebus sic stantibus — il Paese potrebbe trarre maggior vantaggio da un parlamento paralizzato che non da governi a maggioranza debole come nel recente passato o dal ritorno ad una legge elettorale che favorisca la nascita di coalizioni di governo". Troppe coincidenze, troppi déjà vu. Vediamo un po' se oggi Mario Draghi dirà qualcosa in più. O nasconderà ancora le carte.
07 SETTEMBRE 2017 MAURO BOTTARELLI
Fonte: qui

 

FIRENZE – DUE STUDENTESSE AMERICANE DENUNCIANO DUE CARABINIERI: “CI HANNO VIOLENTATE”

LE DUE RAGAZZE RACCONTANO DI ESSERE STATE AVVICINATE DAI MILITARI FUORI DA UN LOCALE, POI ACCOMPAGNATE A CASA E STUPRATE 

AL MOMENTO NON CI SONO RISCONTRI SULLA VICENDA

carabinieriCARABINIERI

Due giovani studentesse statunitensi hanno denunciato due carabinieri per averle violentate mentre erano in servizio. Le ragazze si sono presentate giovedì mattina in questura a Firenze, raccontando agli agenti di polizia quanto accaduto la notte di mercoledì nella zona di via Tornabuoni.

Secondo il loro racconto, le due americane, poco più che ventenni, sono state avvicinate dai due carabinieri fuori da un locale e i militari le hanno poi accompagnate a casa con l’auto di servizio.

carabinieriCARABINIERI
Le studentesse, secondo la denuncia depositata in questura, sono state violentate nel loro appartamento nel centro storico, affittato per un soggiorno di studio in una nota università Usa con sede a Firenze. La polizia sta valutando la loro versione e cerca riscontri sulla vicenda, sotto il coordinamento della Procura di Firenze.

Fonte: qui

ZAIA FA MARCIA INDIETRO SUI VACCINI


NESSUNA MORATORIA PER DUE ANNI. 

UN DECRETO DELLA REGIONE AGGIRAVA GLI OBBLIGHI PREVISTI DAL MINISTERO DELLA SALUTE PER I BAMBINI DA 2 A 6 ANNI: NIENTE SCUOLA PER I NO VAX 

ESULTANO LE CASE FARMACEUTICHE!


vacciniVACCINI
Il Veneto ci ripensa e si allinea alla normativa nazionale. La regione guidata da Luca Zaia ha deciso di sospendere il decreto di moratoria di due anni che avrebbe permesso alle famiglie di presentare la documentazione vaccinale per i bimbi da zero a sei anni, entro il 2019, ed evitare così la decadenza dell'iscrizione dagli asili nido e dalle scuole dell'infanzia già a partire da questo anno scolastico. Allo stesso tempo verrà portato in Consiglio di Stato il quesito relativo ai tempi di applicazione per le iscrizioni dei non vaccinati.
vacciniVACCINI

Il decreto predisponeva infatti le "indicazioni regionali in regime transitorio di applicazione della legge Lorenzin" ed era stato firmato dal direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan.

LE REAZIONI
"Apprendiamo con soddisfazione la decisione del Veneto di allinearsi alla normativa nazionale", ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin appena appresa la notizia del cambio di rotta. Il governo era già al lavoro sul ricorso da presentare contro il provvedimento preso lo scorso 4 settembre. "Il buon senso, e la tutela della salute dei bambini, vince", ha scritto su Twitter il capogruppo alla Camera di Alternativa popolare, Maurizio Lupi.
lorenzinLORENZIN

"Come Comune rispetteremo la legge - ha detto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro - e faremo tutto quel che richiede. Quello che chiediamo noi alla Regione è, a una settimana dall'inizio della scuola, di dare comunicazioni chiare alle famiglie".

Luigi BrugnaroLUIGI BRUGNARO
Ieri Matteo Salvini si era schierato al fianco di Zaia. Il segretario della Lega Nord aveva detto che quella sui vaccini è "una battaglia di libertà e di cura fondata sulla cultura e la modernità. C'è una sola Regione che ha l'anagrafe vaccinale certificata, il Veneto, dove è vaccinato il 93 per cento dei bambini. Vaccinarsi - e da questa frase sono nate molte polemiche - deve essere una libera scelta, non un obbligo sovietico".

ZAIAZAIA
A invitare il Veneto al ripensamento, invece, era stato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: "Ci siamo impegnati molto sul provvedimento sui vaccini, sulla loro obbligatorietà e sulle coperture. Non sono possibili il 'fai da te', i dubbi e una copertura parziale. Per questo abbiamo fatto un appello al governatore Zaia per un'immediata applicazione della normativa nazionale per non generare confusione e incertezza in una delle Regioni all'avanguardia nella sanità in Italia e in Europa".

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