9 dicembre forconi: 12/14/18

venerdì 14 dicembre 2018

La rabbia degli artigiani: "Servono infrastrutture. Non l'assistenzialismo"

Più di 1.600 imprese a Milano: "Investimenti pubblici sotto la media Ue. Adesso la flat tax"

Gli artigiani alzano la voce e le bandiere: «Non è più tempo di scherzare». È scaduto il tempo delle promesse, è il momento delle risposte.
«Ci aspettiamo ascolto dal governo» avverte Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato davanti a una platea di 1.600 imprenditori arrivati a Milano da tutta Italia. Sono «Quelli del sì», quelli che patiscono i danni del «no» a tutto. Chiedono strade, reti (anche virtuali), flessibilità, una burocrazia non arcigna, una giustizia rapida. Dicono sì all'euro. «Con tutti i suoi difetti ci protegge nel mercato finanziario». Le imprese italiane devono manifestare per dire ciò che altrove sarebbe scontato: le grandi infrastrutture, come le piccole opere, sono fondamentali per far viaggiare le persone e le merci.
È molto di più di una protesta dunque, è una proposta rivoluzionaria, questa logica, in un Paese condizionato dall'ideologia immobilismo e dall'assistenzialismo. «Siamo qui per far sentire la nostra voce - dice Merletti - la voce di centinaia di migliaia di persone che si riconoscono nella bandiera dell'impresa. Ragazzi - spiega - se l'Italia non la sviluppiamo noi non la sviluppa nessuno». Gli artigiani non vogliono fare opposizione, ma la rivoluzione della normalità non tollera certo l'assistenzialismo: «Si deve partire dal lavoro per arrivare al reddito e non viceversa» avverte Merletti ristabilendo anche questa logica, e la sua voce viene sommersa dall'applauso più lungo di tutta la mattinata. E intanto ricorda che sulla «Flat tax» ci sono «attese che speriamo non vengano deluse».
«Vogliamo solo poter la-vo-ra-re» scandisce. E poter lavorare non è cosa di poco oggi in Italia. «Fare impresa in Sicilia è un'impresa» sintetizza il presidente siciliano Giuseppe Pezzati. Nell'isola mancano 300 chilometri di autostrade. Una zavorra. «La mia impresa lavora con pietre in tasca e palle al piede» rende l'idea. E «mal comune non è mezzo gaudio». Le imprese italiane hanno nemici visibili e legittimi, i concorrenti globali, e «nemici invisibili».
Vorrebbero solo lavorare, senza un gap infrastrutturale che ci penalizza in Europa. L'Italia ha una dotazione infrastrutturale inferiore del 19,5% rispetto alla media europea, ma tra il 2009 e il 2017 gli investimenti pubblici sono crollati del 37,7%, con 122mila posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni. Nel 2018 gli investimenti pubblici in Italia sono rimasti per 17,1 miliardi sotto alla media dell'Ue.
Le infrastrutture sono il cuore del discorso. E Confartigianato proprio ieri ha presentato «La caduta», rapporto che quantifica lo spread di investimenti e infrastrutture, facendo il punto su otto opere-simbolo: nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, Galleria di base del Brennero, Pedemontana Lombarda, Pedemontana Veneta, Terzo valico dei Giovi, Sistema stradario in Sicilia, linea alta velocità Napoli-Bari e il Passante autostradale nord Bologna. E il costo complessivo di queste opere è di 36,8 miliardi di euro, pari alla bellezza di 2,1 punti del Pil italiano.

Salvini, attento ai gilet gialli/Forconi


Mentre Emmanuel Macron si prepara ad affrontare il quinto atto della protesta, i gilet gialli dilagano in Europa. Questa mattina la rivolta lanciata dai francesi è stata ripresa da un gruppo di inglesi favorevoli alla Brexit, che ha bloccato il Westminster Bridge e altre strade della capitale, e dai collettivi studenteschi, che a Milano hanno marciato contro il governo bruciando in piazza il fantoccio di Matteo Salvini (video) e scandendo pesantissimo slogan anti leghisti. È da questa protesta anti sistema, che molto ha a che fare coi suoi alleati a Cinque Stelle, che il leader del Carroccio dovrebbe guardarsi per non venire travolto.

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“Macron et Salvini: guillotine”. Gli slogan sfoderati dai collettivi studenteschi e dai centri sociali, che questa mattina hanno sfilato per le vie del centro di Milano (video), fanno accapponare la pelle. “Dalla Francia all’Italia – si legge su uno striscione portato in corteo dagli antagonisti – cacciare la Casta cambiare il sistema”. Nonostante nei giorni scorsi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, abbia confidato nelle misure sociali dell’esecutivo per arginare alla frontiera di Ventimiglia la protesta francese, oggi quegli stessi gilet gialli sono stati indossati da uno dei nomi di sempre della Lega: la sinistra extra parlamentare. D’altra parte il manifesto della rivolta d’Oltralpe coincide proprio con quella fronda anti sistema che aveva trovato nei Cinque Stelle della prima ora un movimento favorevole a portare avanti le proprie istanze.

Nei giorni scorsi ha iniziato a girare su Facebook un manifesto in venticinque punti. In molti hanno visto in questo documento il primo passo verso un nuovo soggetto politico che, è stato calcolato, alle elezioni europee potrebbe arrivare a incassare il 12%. Una forza anti sistema che non guarda certo all’estrema destra, anche se con questa ha alcune battaglie in comune, ma piuttosto ai Cinque Stelle. Basta guardare le loro istanze per capire che Salvini e la Lega non hanno nulla di che spartire con questa gente. In economia, per esempio, chiedono “l’assunzione massiva di dipendenti pubblici” (punto 3), un piano per smembrare i colossi bancari (punto 5) e annullare completamente il debito pubblico (punto 6). A livello politico, poi, chiedono il referendum di iniziativa popolare (punto 7), il “divieto di lobbying e di altre reti di influenza” (punto 8), lo stop “immediato” a qualsiasi privatizzazione e il “recupero delle proprietà pubbliche” (punto 11) e la riforma dei media mettendo fine alla “propaganda degli editocratici” e ritirando “la sovvenzione pubblica dei media e le scappatoie fiscali dei giornalisti” (punto 15). Anche in geopolitica, dall’uscita immediata dalla Nato (punto 22) allo stop delle missioni militari all’estero (punto 23) i gilet gialli rispolverano l’ideologia dei penstastellati della prima ora. Ma è soprattutto sulle tematiche sanitarie e ecologiche che i due movimenti sembrano fondersi. Al punto 18, per esempio, si propone di “vietare a brevissimo termine la commercializzazione delle bottiglie di plastica”, al punto 19 dichiarano guerra ai laboratori farmaceutici e al punto 21 si propone, addirittura la “re-industrializzazione della Francia per ridurre le importazioni e, quindi, l’inquinamento”.

Dei 25 punti postati sul web dai gilet gialli soltanto un paio sono minimamente compatibili con la Lega. Al numero 9 viene invocata l’uscita della Francia dall’Unione europea per “riconquistare la sovranità politica, monetaria ed economica” del Paese. Una battaglia, quella dell’Italexit che Salvini sembra aver, però, abbandonato da tempo. Resta, dunque, soltanto il punto 24 dove i gilet gialli chiedono al governo di “prevenire i flussi migratori che non possono essere accolti o integrati data la profonda crisi di civiltà”.

Viste tutte queste differenze non deve stupire se le istanze dei gilet gialli abbiano trovato sponda nei movimenti anti sistema che infiammano le piazze. Nei grillini, in questo momento, non attecchiscono unicamente perché, dopo le elezioni del 4 marzo, Luigi Di Maio & Co. si sono fatti sistema entrando nei palazzi di governo. I punti di contatto, però, esistono. E con un Movimento 5 Stelle in mano a Alessandro Di Battista o a Roberto Fico la musica potrebbe essere tutta diversa. È, per questo, che Salvini dovrebbe guardarsi da certa gente e tornare a guardare al centrodestra.

Fonte: qui

IL "PORTACIPRIA DI BRIGITTE" SABATO SCORSO AVEVA PREPARATO IL FUGONE DAL’ELISEO, QUALORA I GILET FOSSERO ARRIVATI ALL’ASSEDIO DEL PALAZZO



IL MOVIMENTO PUNTA A CAPITALIZZARE LA PROTESTA: PRONTA LA LISTA PER LE EUROPEE PER “PORTARE A BRUXELLES LA VOCE DELLA RURALITÀ E DELLA PROVINCIA” 

Mauro Zanon per “Libero Quotidiano”

MACRON ALLA GOGNA - PROTESTE CONTRO IL PRESIDENTE FRANCESEMACRON ALLA GOGNA - PROTESTE CONTRO IL PRESIDENTE FRANCESE
Le rotatorie della Francia profonda sono diventate le loro nuove agorà, luoghi di dibattito e condivisione di idee, dove preparare le manifestazioni. Ma i gilet gialli, il movimento sociale nato sui social network contro il caro-benzina, ha ambizioni più alte: dopo le strade e i palcoscenici televisivi, puntano a conquistare il Parlamento europeo, secondo quanto raccontato ieri dal settimanale Marianne.

Christophe ChalenconCHRISTOPHE CHALENCON






È Christophe Chalençon, uno dei volti mediatici di primo piano dei gilet gialli, ad aver lanciato l' idea di una lista per le elezioni europee del maggio 2019. L' obiettivo? «Portare la voce della ruralità e della provincia» di fronte a una Bruxelles «disumana, che si interessa esclusivamente alla finanza a discapito dei popoli». Professione fabbro, Chalençon, originario del Vaucluse, ha votato Macron al primo e al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2017, ma si è pentito, e ora dice di voler cambiare la macchina europea dall' interno, «perché è l' unico modo per farci sentire» dall' inquilino dell' Eliseo.
gilet gialliGILET GIALLI

Galvanizzato da un sondaggio pubblicato dal Journal du dimanche, che dà un' eventuale lista dei gilet gialli al 12%, Chalençon si è già attivato per mettere in piedi il progetto, trovando un sostegno di peso: Bernard Tapie, ex presidente dell' Olympique Marsiglia ed ex ministro delle Città sotto la presidenza Mitterrand.

L' uomo d' affari, contattato da Marianne, ha detto di essere «profondamente toccato» dalla rabbia dei gilet gialli e di essere pronto «ad offrire uno spazio per organizzarsi ed esprimersi attraverso La Provence (quotidiano di cui è editore, ndr), per permettere loro di proporre un' offerta politica alternativa».

gilet gialliGILET GIALLI
«Questo movimento deve strutturarsi. Altrimenti rischia di spegnersi, o di essere strumentalizzato da un partito politico», ha aggiunto. Anche Alexandre Jardin, scrittore e fondatore del movimento civico Bleu Blanc Zèbre, ha affermato di voler sostenere questa «rivolta territoriale contro il sistema centralizzato». Intanto, l' esecutivo, attraverso il suo portavoce, Benjamin Griveaux, ha chiesto ai gilet gialli di essere «ragionevoli» alla luce di quanto accaduto a Strasburgo, e di non scendere in piazza sabato prossimo.

gilet gialliGILET GIALLI




Ma Priscillia Ludosky, una delle leader del movimento, ha confermato che il "V Atto" della mobilitazione si terrà. Chissà, allora, se il capo dello Stato si barricherà ancora dentro la sua fortezza. Il Canard enchaîné ha rivelato che sabato scorso il palazzo presidenziale era stato trasformato in un vero e proprio bunker, con un elicottero pronto a mettere in salvo Macron in caso di "presa dell' Eliseo".

Fonte: qui

TOPI, PARASSITI VARI E CIBI SCADUTI: CHIUSE DAI NAS 7 MENSE SCOLASTICHE, 1 SU 3 PRESENTA IRREGOLARITA’



LA MINISTRA DELLA SALUTE GRILLO: "UN FILM DELL’ORRORE. COME MADRE E COME MINISTRO MI INDIGNA PENSARE CHE SULLE TAVOLE DEI NOSTRI FIGLI, A SCUOLA, POSSANO FINIRE ESCREMENTI, MUFFE O ALIMENTI DI DUBBIA ORIGINE"


mense scolasticheMENSE SCOLASTICHE
Chiuse dai Nas 7 mense scolastiche. 

Il Comando per la Tutela della Salute, d’intesa con il ministero della Salute, ha avviato fin dall’inizio dell’attuale anno scolastico un monitoraggio di controllo, tuttora in corso, sui servizi di ristorazione nelle scuole di ogni ordine e livello. L’obiettivo è accertare le condizioni d’igiene e strutturali dei locali, la rispondenza dei menù ai capitolati d’appalto, la corretta gestione e preparazione degli alimenti, anche in relazione alle esigenze nutrizionali e salutistiche dei ragazzi. Questi i primi risultati: sono state ispezionate 224 mense presenti negli istituti scolastici del territorio nazionale, delle quali 81 hanno evidenziato irregolarità, tra queste 7 presentavano una grave situazione igienico-strutturale e ne è stata disposta la sospensione del servizio.

"Cibi scaduti, gravi carenze igieniche, perfino topi e parassiti vari: un film dell'orrore - descrive la ministra della Salute, Giulia Grillo - come madre e come ministro mi indigna pensare che sulle tavole dei nostri figli, a scuola, possano finire escrementi, muffe o alimenti di dubbia origine. Oggi chi lavora nel settore delle mense sa benissimo che vi sono regole chiare da seguire e tutti i mezzi possibili per garantire tracciabilità, igiene e correttezza di conservazione degli alimenti. Per questo non possiamo permettere il menefreghismo di chi stipula contratti ben precisi e poi fa il furbo o peggio. A maggior ragione quando è in gioco la salute dei più piccoli e vulnerabili: i bambini. Grazie ai nostri carabinieri del Nas per l’ottimo lavoro e per la grande dedizione e scrupolosità con cui effettuano le ispezioni. A loro va la mia totale gratitudine e quella di tutti i genitori".
mense scolasticheMENSE SCOLASTICHE

Alle 81 irregolari sono state contestate 14 violazioni penali, 95 infrazioni amministrative alle normative nazionali e comunitarie con il deferimento di 15 persone alle competenti Autorità Giudiziarie oltre alla segnalazione di 67 soggetti alle Autorità Amministrative, nonché sanzioni pecuniarie per oltre 576mila euro. Nel medesimo contesto sono state individuate e sottoposte a sequestro oltre 2 tonnellate di derrate alimentari (prodotti ittici, carni, formaggi, frutta, verdura, olio, pane) poiché prive di indicazioni di tracciabilità e provenienza dei prodotti, detenute in ambienti e condizioni inadeguati nonché scadute di validità.

giulia grilloGIULIA GRILLO
"La maggioranza delle violazioni rilevate in questo piano di controlli - precisa il Generale Adelmo Lusi, comandante dei carabinieri per la tutela della salute (Nas) - sono di tipo amministrativo come la mancata applicazione dei sistemi di autocontrollo e prevenzione del rischio, carenze igieniche e strutturali delle aree adibite alla lavorazione, irregolarità sull’etichettatura e sulla tracciabilità degli alimenti. Gli illeciti penali hanno interessato reati quali la frode e le inadempienze nelle pubbliche forniture, dovute al mancato rispetto agli obblighi contrattuali assunti dalle aziende di catering all’atto dell’assegnazione delle gare di appalto, la detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione e l’omessa applicazione delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro e a tutela degli operatori".

topo a scuolaTOPO A SCUOLA
Durante i sopralluoghi, i carabinieri dei Nas hanno integrato le verifiche con la raccolta di informazioni sulla tipologia dei menù predisposti in relazione alle possibili esigenze nutrizionali connesse a situazioni di intolleranze alimentari ed esigenze etniche rappresentate dai familiari dei frequentatori delle scuole. Al riguardo, gli ispettori hanno focalizzato l’attenzione anche sulla corretta applicazione del recente obbligo (dallo scorso maggio) di indicare agli utenti la presenza di allergeni nelle pietanze, accertando una generale aderenza alle disposizioni da parte delle ditte di catering. La tutela della salute a favore delle fasce più deboli e sensibili della popolazione è da sempre un obiettivo prioritario nelle attività istituzionali svolte dai carabinieri dei Nas, assumendo particolare valore sociale soprattutto per i bambini e gli adolescenti.

Fonte: qui

SOVRANISTI SUONATI - BAGNAI (LEGA) AMMETTE LA SCONFITTA SULLA MANOVRA: ''AVER ACCETTATO RICHIESTE CHE IN TERMINI ECONOMICI SONO DEL TUTTO SURREALI, VIENE VISTA DA MOLTI DI VOI COME UNA RESA. PUÒ DARSI."


''MA ORA IL SIGNOR MOSCOVICI È IN LIEVE DIFFICOLTÀ. SE CONTINUA A DIRE CHE NON GLI BASTA MAI, CERTIFICHERÀ IL FATTO CHE "L'EUROPA" HA COME RAGION D'ESSERE QUELLA DI IMPORRE POLITICHE PROCICLICHE A CHI SE LE LASCIA IMPORRE, CIOÈ FARÀ CAMPAGNA ELETTORALE PER NOI, ANCHE NEGLI ALTRI PAESI…''

AI CONFINI DELLA SURREALTÀ

Alberto Bagnai per il suo blog,

saldo di bilancio pubblico dal blog di bagnaiSALDO DI BILANCIO PUBBLICO DAL BLOG DI BAGNAI
Questo grafico riporta, per ogni anno, il valore del saldo di bilancio pubblico del nostro paese rinvenibile nello scenario tendenziale calcolato nel DEF dell'anno precedente (in blu), dello scenario programmatico proposto dalla NADEF sempre dell'anno precedente (in arancione), e effettivo, tratto dall'ultima edizione del World Economic Outlook (in grigio: il dato del 2018 è stimato, visto che l'ultima edizione del WEO è di ottobre 2018, cioè di quando ancora non si poteva sapere come sarebbero andate a finire le cose, e il dato del 2019 non l'ho proprio riportato, perché le proiezioni dell'IMF fanno già sufficientemente schifo per l'anno in corso).

Tanto per capirci, cominciando da sinistra per finire a destra (un percorso naturale): con riferimento all'anno 2014 vedete che ad aprile 2013 il DEF (varato da Monti) supponeva che a politiche invariate il saldo sarebbe stato negativo per -1.8 (percentuale del Pil), poi la NADEF (redatta da Enrico "stai sereno" Letta) ipotizzava che si sarebbe fatta una politica espansiva fino al -2.3% del Pil, ma a conti fatti il risultato fu un -3.0% tondo (peggiore di 1.2 rispetto al tendenziale e di 0.7 rispetto al programmatico).

In ogni singolo anno questa dinamica si ripete in modo più o meno accentuato. Il saldo programmatico è peggiore del tendenziale (e ci sta, perché il programmatico incorpora gli effetti della manovra, che, laddove sia espansiva, prevederà un maggior deficit rispetto allo scenario tendenziale o "a politiche vigenti"), e, soprattutto, l'effettivo è peggiore del programmatico, il che significa che i governi tendono a sottostimare sistematicamente l'impatto delle loro politiche sul deficit, cioè dichiarano di fare meno deficit con le loro manovre di quanto poi effettivamente ne facciano.

saldo di bilancio dal blog di bagnaiSALDO DI BILANCIO DAL BLOG DI BAGNAI
In questo grafico ho aggiunto alle variabili già descritte lo scarto fra deficit programmatico e deficit tendenziale, che misura lo sforzo espansivo dichiarato dalle singole manovre (questa affermazione necessita di una precisazione che faccio più avanti, nell'ultimo grafico). Se consideriamo, ad esempio, il 2018, vediamo che nel DEF 2017 Gentiloni si aspettava per il 2018 un deficit di -1.2, portato nello scenario programmatico della NADEF a -1.6: un -0.4 che si riflette nella barra gialla.

Vi faccio vedere solo le barre gialle, così capiamo di cosa stiamo parlando:

Il DEF del quale sono stato relatore prevedeva un tendenziale di 0.8 (non so se ve lo ricordate). Ora siamo finiti al 2, cioè a -1.2 di deficit addizionale. Fra il 2014 e il 2018 lo scarto fra tendenziale DEF e programmatico NADEF è stato in media di -0.4. Nel 2019, dopo la "ritirata" del Governo, è tre volte tanto.

La mia dichiarazione di voto è qui:

scarto tra il programmatico e il tendenziale nel bilancio pubblicoSCARTO TRA IL PROGRAMMATICO E IL TENDENZIALE NEL BILANCIO PUBBLICO
ed ho quindi detto in modo sufficientemente chiaro cosa ritenevo auspicabile. Rispetto a quanto ho dichiarato in quella sede pare che le cose stiano andando in modo diverso. Il Presidente del Consiglio, che è stato così gentile da apprezzare il mio discorso, pare abbia ritenuto di comportarsi in modo diverso, più affine a quanto sembrava anche a me opportuno fare quando vedevo emergere "le contraddizioni di un progetto articolato sulla svalutazione del salari", ma queste contraddizioni non erano ancora esplose. Voi, che avete meno informazioni di me, siete liberi di leggere questo risultato come una mia sconfitta: quando si dà un parere, può darsi che non venga ascoltato, e questo, certo, in linea di principio potrebbe ulcerare la vanità di qualche eguccio debole. D'altra parte io, che ho meno informazioni di Conte, non me la sento di esprimere un giudizio sulla sua scelta.

Come ho detto in un'altra occasione, suscitando i lazzi della nostra stampa più autorevole, per me essere in squadra significa portare a termine il compito che mi è stato assegnato senza pretendere di avere l'immediata visione d'insieme e senza volermi sostituire né fare lezioncine a chi ne sa più di me.

So bene che molti di voi immaginano che io passi, o debba passare, il tempo a dare lezioni di politica a Salvini: lo so, perché per sette anni avete dato su questo blog lezioni di economia a me. Ora, non è che Salvini abbia un carattere peggiore del mio, anzi! Ha semplicemente meno tempo, e io, che me ne rendo conto, vedendo quanto sia scarso il tempo di cui dispongo da quando rivesto una carica infinitamente meno impegnativa della sua, cerco di limitare allo stretto essenziale le interazioni. Lo stesso vale, con maggior forza, per il Presidente Conte.

goofy 7 alberto bagnai claudio borghiGOOFY 7 ALBERTO BAGNAI CLAUDIO BORGHI
L'acquiescenza a richieste che in termini economici sono del tutto surreali (lo confermo, perché, come detto in dichiarazione di voto, lo confermano gli uffici tecnici della Commissioni) viene vista da molti di voi come una inopportuna arrendevolezza. Può darsi. D'altra parte, ora il signor Moscovici è politicamente in lieve difficoltà. Se continua a dire che non gli basta mai, certificherà il fatto che "l'Europa" ha come ragion d'essere quella di imporre politiche procicliche a chi se le lascia imporre, cioè farà campagna elettorale per noi, non solo qui, ma anche negli altri paesi europei (e infatti le ultime agenzie dicono che abbia smesso, anche perché alla Francia, che ora ha alle calcagna la Germania, non conviene isolarsi politicamente dall'Italia, ma il contrario non è necessariamente vero, finché un francese ci spara addosso!).

Se la mossa del Governo eviterà la procedura di infrazione, permetterà di portare a casa i risultati della manovra in termini sostanzialmente invariati (per i dettagli, come ha ricordato Claudio Borghi, dobbiamo aspettare le carte), confinando la Francia nel ruolo del cattivo. Se invece ci sarà procedura d'infrazione, si confermerà quell'atteggiamento bullistico del quale parlavo in dichiarazione di voto.

paolo savona alberto bagnaiPAOLO SAVONA ALBERTO BAGNAI
Mi direte che non c'era bisogno di questa ulteriore dimostrazione, e potrei anche concordare con questa analisi: di Nein! è costellata la storia di questo blog. Mi direte che non esiste solidarietà europea, che abbiamo visto macellare nazioni nella totale indifferenza degli elettori (soprattutto progressisti) delle nazioni altrui, e vi potrei anche dare ragione. Tuttavia, sono stati quei macelli a far sorgere in molti di voi la consapevolezza che vi ha spinto a sostenere politicamente chi contrastava questo sistema iniquo, e ogni giorno si allarga sui media internazionali il fronte di chi critica il modus operandi della Commissione.

Onestamente, non sappiamo che cosa avrebbe fatto il PD se fosse rimasto al potere. Se dobbiamo imparare dal passato, forse avrebbe fatto uno 0.8+0.4=1.2 di deficit. Per scrupolo aggiungo che se il confronto fra tendenziale DEF e programmatico NADEF ha un senso quest'anno (per il semplice motivo che noi il DEF l'abbiamo ereditato), l'entità della manovra va correttamente valutata confrontando il tendenziale NADEF (aggiornato rispetto a quello DEF) con il programmatico NADEF. Il confronto lo trovate qui:
borghi salvini bagnaiBORGHI SALVINI BAGNAI

Notate che nel 2013 (per il 2014) e nel 2014 (per il 2015) le manovre rispettivamente di Letta e Renzi prevedevano un deficit programmatico NADEF inferiore al tendenziale NADEF, cioè una stretta di bilancio rispetto al quadro a legislazione vigente. E così, nel 2014 la crescita del Pil fu dello 0.1%, e nel 2015 dello 0.9%. Poi, negli anni successivi, i saldi programmatici della NADEF divennero lievemente più espansivi di quelli tendenziali. In media, nel favoloso quinquennio del PD lo scarto fra programmatico e tendenziale NADEF fu di -0.2. Quest'anno, dopo la mediazione del governo, di -0.8 (da -1.2 a -2.0), cioè quattro (4) volte tanto. Diciamo che il sentiero stretto di Piercarlo "sparecchiavo" Padoan è diventato a quattro corsie: diminuisce il rischio di cadere di sotto.

saldo di bilancio dal blog di bagnaiSALDO DI BILANCIO DAL BLOG DI BAGNAI
Intrendiamoci: in squadra ci sono entrato io, non voi. Quindi io me ne sto zitto e lavoro, e voi, giustamente, dovete esprimere le vostre critiche. Tutti, me compreso, stiamo aspettando i risultati. Io devo anche concorrere ad essi per la mia parte. Il meraviglioso mondo dei social fa da lente di ingrandimento del nostro scontento, ma ci offre anche l'opportunità di condividere quello che avete trovato e vi ha trattenuto qui: i dati. Il mondo di prima, del quale vi parlai a suo tempo, era un mondo in cui l'IVA sarebbe aumentata, nessuno avrebbe usufruito di quota 100, nessuno avrebbe avuto né reddito né pensione di cittadinanza, non era stata rafforzata la detassazione dell'IMU sugli immobili strumentali, non era stato esteso il regime forfetario (sì, lo so, non è la "vera" flat tax: non ricordo di aver mai detto che avremmo fatto tutto il primo anno, e se l'ho detto lapidatemi pure), ecc.

Certo che dobbiamo volere di più!

Però, perdonatemi, una cosa devo dirvela: così come mi sembrano surreali le richieste "europee" di fare una politica meno espansiva all'inizio di un ciclo recessivo (richieste che si sbricioleranno quando la recessione globale colpirà i buoni come i cattivi), altrettanto surreali mi sembrano certe rampogne che vedo circolare sui social. Per giustificarle, per carità, le giustifico: i grafici di questo post sono una spiegazione sufficiente! Ma per capirle dovrei pensare che abbiate la memoria di un moscerino, o che siate atterrati oggi in Italia provenendo dall'iperuranio dei testi di macroeconomia keynesiana, dove, in effetti, è scritto che bisognerebbe fare ben altro (credo di saperlo, ma ringrazio comunque chi me lo ricorda).

Il fatto è che nel mondo reale non basta che capiamo noi qual è la cosa giusta. Devono capirlo anche loro. Alla fine lo capiranno, perché i fatti hanno la testa dura e qui avete imparato ad apprezzarlo. Cerchiamo di non dimenticarceli, questi fatti: altrimenti la testa ce la romperemo noi.

Con immutato affetto e riconoscenza.

claudio borghi matteo salvini alberto bagnaiCLAUDIO BORGHI MATTEO SALVINI ALBERTO BAGNAIIn KATZARI

DAVVERO LA MANOVRA CORRETTA A BRUXELLES DA TRIA E CONTE CONTIENE LE STESSE MISURE DI QUELLA FESTEGGIATA AL BALCONE DA DI MAIO? 

I PALETTI DI CONTE, CHE HA DISERTATO IL MINUTO DI SILENZIO PER LE VITTIME DI STRASBURGO PER ANDARE A CENA CON I SUOI DUE BADANTI, E LE MODIFICHE A REDDITO E QUOTA 100. 

MA PER CONVINCERE L’EUROPA MANCANO ANCORA 4 MILIARDI 


BRUXELLES, C’È UNA SEDIA VUOTA: IL PREMIER CONTE SALTA FOTO DI FAMIGLIA E MINUTO DI SILENZIO

LA SEDIA VUOTA DI CONTE AL CONSIGLIO EUROPEO DI STRASBURGOLA SEDIA VUOTA DI CONTE AL CONSIGLIO EUROPEO DI STRASBURGO
Spicca una sedia vuota nella roundtable dattorno a cui sono radunati i leader europei: le immagini mostrano l’assenza del premier italiano Giuseppe Conte che avrebbe dovuto raggiungere Bruxelles per le 13.00, invece è arrivato al Consiglio poco prima delle quattro, saltando foto di famiglia e minuto di silenzio per le vittime di Strasburgo. Secondo Antonio Tajani, intorno all’Italia, in questo momento, a livello di capi di Stato e di governo, si registra «una sorta di gelo» (Fonte Ebs)

LA DISTANZA DI 4 MILIARDI I PALETTI DEL PREMIER AI VICE PER LIMARE LE MISURE SIMBOLO
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO
«Abbiamo lo stesso prodotto, ma costa meno». Quello che a Palazzo Chigi descrivono come «il capolavoro» di Giuseppe Conte non è tanto essere riuscito a riportare su binari istituzionali il confronto con la Commissione, sino ad una chiusura positiva che ormai appare quasi a portata di mano (anche se la distanza fra le parti sarebbe ancora di oltre 4 miliardi di euro), ma è essere riuscito a convincere i due vicepremier, che fino all' ultimo hanno litigato fra loro e al contempo preteso di essere rassicurati su numeri, dettagli, modalità diverse, delle due misure bandiera.

Al ministro Giovanni Tria è stato dato il mandato di chiudere la trattativa, di stare al tavolo ad oltranza, forse sino a domenica, sino a quando non uscirà con un accordo chiuso e lo spauracchio di una procedura per debito come lontano ricordo, ma la realtà è che ieri pomeriggio è andata in frantumi la narrazione sovranista dei due azionisti di maggioranza: per chiudere sui saldi è dovuto arrivare da Roma anche il direttore generale del Tesoro; in sintesi, la manovra, forse per la prima volta, è stata modificata, limata e corretta negli uffici di Bruxelles e non nelle sedi deputate di Roma.

Quasi un' umiliazione, certamente non casuale, visti i conflitti mediatici degli ultimi mesi.
CONTE JUNCKERCONTE JUNCKER
Ma al contempo va in frantumi anche un altro canovaccio, quello di un capo del governo senza spazi di manovra, una controfigura rispetto agli azionisti di maggioranza: nel suo staff certamente enfatizzano, ne parlano come di «uno statista» in grado di riacciuffare per i capelli una trattativa che appariva, appena due settimane fa, naufragata più che in alto mare.

Eppure è vero che Conte è riuscito a convincere sia Di Maio che Salvini che possono sventolare le bandiere del reddito di cittadinanza e di quota 100 sulle pensioni nonostante i tanti paletti, finestre, clausole di controllo della spesa che hanno fatto scendere il saldo finale della manovra.
TRIA E MOSCOVICITRIA E MOSCOVICI

La narrativa di un' unità di squadra non è mai stata in piedi, e neanche il comunicato congiunto di ieri del leader dei 5 Stelle e del leader della Lega, con la fiducia piena a Conte, ha cambiato le apparenze. Negli ultimi giorni Conte ha dovuto prendere un aereo per andare da Bruxelles a Roma per rassicurare a cena i due vicepremier, per poi riprenderne un altro e tornare a Bruxelles.

Negli ultimi giorni sono volate parole grosse fra Palazzo Chigi e il ministero dell' Economia, sul filo di una sfiducia reciproca che per fortuna è restata sottotraccia, ma che non è passata inosservata negli uffici dei tecnici della Commissione. Per non parlare delle frizioni fra i due vicepremier, che sembra abbiano avuto strascichi anche ieri pomeriggio quando da Bruxelles cercavano Salvini, per le limature sulle pensioni, senza trovarlo.

Il telefono squillava, a vuoto. Ovviamente per tutta la giornata, fra Roma e Bruxelles, fra Palazzo Chigi e il Consiglio europeo, la parola d' ordine è stata quella di vendere la nuova manovra come identica a quella vecchia, solo meno cara: peccato che ora la stima dei poveri, per il reddito di cittadinanza, sia scesa a 4,5 milioni, non più 5, si calcola dunque che mezzo milione di cittadini che prima avevano diritto non lo eserciteranno. Così si scenderebbe dai 9 miliardi previsti a 7,5 nel 2019 e a 8 per ciascuno dei due anni successivi.

CONTE SALVINI DI MAIOCONTE SALVINI DI MAIO
E anche per le pensioni finestre e clausole temporali ridurranno impatto e costi.
Non è un inedito invece qualche problema con il protocollo: ieri Conte doveva atterrare a Bruxelles alle 13, è arrivato al Consiglio poco prima delle quattro, dopo aver saltato la foto di famiglia e il minuto di silenzio per le vittime di Strasburgo. Per Antonio Tajani, che ha un giudizio interessato, intorno all' Italia, in questo momento, a livello di capi di Stato e di governo, si registra «una sorta di gelo».

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Gli studenti indossano i gilet gialli. E bruciano un fantoccio di Salvini

La protesta arriva anche in Italia: in piazza a Milano collettivi e centri sociali coi gilet gialli invocano la ghigliottina per Salvini e Macron

Il centro di Milano è stato preso d'assalto, ancora una volta, dagli studenti di sinistra che, a sostegno delle proteste in Francia, hanno indossato i gilet gialli



Ma la manifestazione contro il governo gialloverde si è trasformata, per l'ennesima volta, un attacco ferocissimo contro Matteo Salvini e il Carroccio. Un fantoccio con il volto del vicepremier leghista è stato, infatti, dato alle fiamme davanti alla sede di Unicredit di piazza Cinque Giornate. Sulla felpa del pupazzo si leggeva la scritta "Ladropoli". Sul marciapiede altri esagitati hanno scritto con la vernice Lega Ladrona.
"Lega merda". Gli slogan della manifestazione, organizzata dai collettivi studenteschi milanesi insieme ad esagitati dei centri sociali come il Cantiere, sono violentissimi. "Liberi di protestare - scandiscono - legittimati a ribellarci". Nei giorni scorsi più di un esponente del governo aveva esternato i propri timori di un eventuale contagio dalla Francia. E così sta succedendo: a alla manifestazione di Milano diversi studenti hanno indossato i gilet gialli in solidarietà ai colleghi francesi e hanno invocato per Salvini, come per Emmanuel Macron, la ghigliottina (garda la gallery). "Dalla Francia all'Italia - si legge su uno striscione portato in corteo dagli antagonisti - cacciare la Casta, cambiare il sistema".
Il nemico numero uno dei collettivi e dei centri sociali è sicuramente Salvini. A lui rinfacciano il pugno duro per fermare l'immigrazione clandestina e il decreto Sicurezza e arrivano addirittura a paragonare i centri per i rimpatri ai lager nazisti. Al Carroccio, invece, rinfacciano le inchieste sui fondi del partito. "Dove sono i soldi?", hanno urlato alcuni studenti davanti alle banche. "Lì la Lega nasconde il suo tesoretto - hanno tuonato per le vie di Milano - leghisti ladroni ridateci i milioni""Le stesse banche armate - hanno spiegato i collettivi in una nota - reinvestono poi a loro volta i soldi in armi e guerre da cui poi scappano le persone che Salvini usa come capro espiatorio per tenersi i 49 milioni e la poltrona".
Ai violenti Salvini ha risposto, ancora una volta, con un cinguettio. "Studenti o nazisti rossi? - si è chiesto su Twitter - sicuramente idioti a cui farebbe bene l'educazione civica obbligatoria a scuola (e, forse, anche ai genitori). Agli insulti e all'odio rispondiamo con il sorriso. Io vado avanti".



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DENARO EMESSO A DEBITO, ESPOSTO DEPOSITATO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ORISTANO

Oggi (24/9/2018), spinto anche dall’ennesima delusione provata nel sentire le parole di Conte al Forum Ambrosetti di Cernobbio (vedi il mio post del 11 settembre), ho depositato presso la Procura della Repubblica di Oristano un esposto con una descrizione sintetica delle incredibili conseguenze e della sofferenza causata nella Società Civile dalla fraudolenta emissione monetaria a debito da parte di un Sistema Bancario privato che si spaccia per proprietario del valore della moneta senza averne titolo.
Sarebbe bene che questo esposto non rimanga l’unico depositato.  Se anche solo qualche decina, o centinaia, o migliaia di persone in tutta Italia decidessero di presentarlo, qualche magistrato più sensibile potrebbe prenderlo in considerazione e non archiviarlo.
Le cose si muovono se noi, il popolo, decidiamo di attivarci.
Invito pertanto tutti coloro che avranno modo di leggerlo, a darmi una mano a diffonderlo quanto più possibile; quindi, di depositarlo voi stessi alla Procura più vicina, possibilmente  migliorandolo e cambiando naturalmente i dati personali, per dare avvio ad una ribellione pacifica, silenziosa, senza tanto clamore ma sicuramente molto efficace.
Chi volesse il file dell’esposto da me depositato può contattarmi a questa mail :  paolo.maleddu@gmail.com
Verità e Amore per il prossimo sono destinati a trionfare. E’ una legge universale, la forza/vibrazione che vivifica ogni cosa. Siamo destinati a vincere.
Farò anche un breve video, e vi chiederò ugualmente di aiutarmi a diffonderlo.
Ecco il testo completo dell’esposto (in pdf nel link in fondo alla pagina):
Oristano, 24 Settembre 2018
Al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Oristano
Io sottoscritto Paolo Maleddu, nato ad Oristano il 27 marzo 1951, residente nella borgata marina di Torregrande in via del Pontile N. 16A, vorrei con la presente esporre alcuni fatti  riguardanti l’emissione monetaria nel nostro Paese le cui conseguenze, se non portate all’attenzione dell’opinione pubblica e della Magistratura per essere opportunamente presi in considerazione, continuano a produrre innumerevoli disagi economici e sofferenza all’intera popolazione italiana.
I fatti, oggettivamente incontestabili e di pubblico dominio, sono i seguenti:
1 – il denaro, sotto forma di banconote in euro o credito (bonifici bancari, carte elettroniche, assegni etc.) viene emesso nel nostro Paese dal Sistema Europeo delle Banche Centrali (Banca Centrale Europea in collaborazione con la Banca d’Italia) e dalle banche commerciali ordinarie sparse su tutto il territorio nazionale. Costituiscono una eccezione le monete metalliche, rappresentanti una esigua percentuale del circolante, che vengono coniate dalla Zecca di Stato;
2 – il denaro nasce come prestito ad interesse erogato dal Sistema Bancario ad un privato, società o Ente richiedente che, nell’atto del ricevere, si trasformano in debitori;
3 – il debito creatosi, capitale + interesse, è sempre maggiore del prestito, costituito dal solo capitale erogato.
I fatti appena esposti portano alle seguenti logiche conseguenze: per ogni 100 euro di capitale erogato come prestito dal Sistema Bancario, la Società Civile deve restituirne 110 : capitale 100 + interessi (diciamo, per semplicità di calcolo, 10%) 10 = 110.
Entrano 100 euro e 110 dovrebbero uscire: dico dovrebbero, perché in una economia che utilizza la moneta come mezzo di scambio, nessuna comunità umana può funzionare se deve dare più denaro di quanto ne riceve.
Dal momento che tutta la moneta nasce come prestito (solo capitale 100), il debito è matematicamente inestinguibile in denaro, non essendo entrati in circolazione i 10 corrispondenti agli interessi.
Prima paradossale conseguenza: nella Società Civile non c’è mai in circolazione denaro sufficiente a saldare (in denaro) tutto il debito esistente. 
Seconda paradossale conseguenza: essendo la carenza di denaro non occasionale ma costantemente presente, è insito nel vigente sistema monetario il fallimento  di un determinato numero di privati, società o addirittura lo Stato. Una non trascurabile percentuale di imprenditori sarà, obbligatoriamente e a propria insaputa, destinata a fallire indipendentemente dalle proprie capacità imprenditoriali.
Terza paradossale conseguenza: nell’attuale sistema monetario la Società Civile più è ricca di denaro circolante, più è indebitata; più è indebitata, più la società nel suo insieme è ricca.
Ultima paradossale conclusione: immaginiamo che tutti, privati, aziende, Comuni e Stato, riuscissero a saldare i debiti. Tutti gli euro rientrerebbero nel Sistema Bancario dal quale provengono e in circolazione non rimarrebbe un solo centesimo. Economia paralizzata, nessuna compravendita possibile, trasporti paralizzati: niente potrebbe più funzionare.
Incredibile, no?
Nel vigente sistema monetario la comunità umana, per poter sopravvivere, deve essere (contemporaneamente, obbligatoriamente e perennemente) indebitata e  nell’impossibilità matematica di poter saldare ogni debito.
Come un qualsiasi convoglio ferroviario, la Società Civile è costretta, a sua insaputa, a percorrere un tragitto deciso da altri. Viene collocata su dei binari che la conducono obbligatoriamente verso un Debito Pubblico inestinguibile in denaro e le conseguenti privatizzazioni (pignoramenti è poco elegante) dei principali Beni Comuni strategici: acqua, energia, frequenze per media informativi e telefonia, trasporti, educazione, sanità, industrie alimentari una volta pubbliche, et cetera. La comunità degli uomini si viene così a trovare, nei confronti del Sistema Bancario privato (i Creatori di denaro – la Finanza internazionale), nella tipica condizione di sudditanza psicologica e di fatto del debitore verso il suo creditore.
Ancora più incredibile è il fatto che, nonostante siano questi fatti  di pubblico dominio, chi può non fa nulla per fermare o, per lo meno, denunciare l’illegalità. La moneta, come tutte le unità di misura, è una convenzione, il suo valore le viene dato dallo Stato nel momento di dichiararla valuta ufficiale del Paese: come può essere emessa dal Sistema Bancario privato che, per togliere ogni dubbio, ha persino stampato il proprio copyright sulle banconote in euro?
L’Art. 1 della Costituzione Italiana recita:
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Non ci può essere sovranità del popolo se la sovranità monetaria viene ceduta a soggetti diversi dallo Stato. E se la sovranità monetaria viene ceduta in contrasto con la Costituzione, gli atti di cessione e gli atti che ne conseguono (leggi, trattati, decreti, titoli di debito pubblico, pagamenti ecc.) sono tutti nulli ed invalidi, ab origine, perché contrari alla Costituzione ed eversivi dell’ordinamento democratico costituzionale.
L’Art. 3 della Costituzione Italiana, al secondo comma, riporta testuale:
“É compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Credo che i fatti e le loro conseguenze riportati in precedenza siano in aperto contrasto con questo articolo. E, dal momento che “E’ compito della Repubblica”, mi rivolgo al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Oristano affinché inviti chi ne ha il potere a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale.”
Art. 11 della Costituzione Italiana:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizione di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” 
Ora, con le parole di Savino Frigiola (dal suo “Alta Finanza e Miseria – L’usurocrazia mondiale sulla pelle dei popoli”),  la limitazione della sovranità nazionale come quella monetaria, subita dal nostro Paese, serve unicamente a trasferire ricchezza, faticosamente prodotta dall’intera popolazione, ad una consorteria di banchieri privati, a danno e con grave discapito delle posizioni sociali e produttive nazionali. La Banca Centrale Europea non ha il fine di assicurare né la pace né la giustizia tra le Nazioni; quindi il presente Articolo non consente la cessione di sovranità monetaria alla B.C.E. 
Vengo a depositare questo esposto confidando che la buona novella e l’amore per il prossimo riescano, prima o poi, a penetrare all’interno di una qualsiasi delle tante Procure sparse su tutto il territorio nazionale, sensibilizzando un qualche magistrato che, contagiato dalla crescente consapevolezza che va rapidamente diffondendosi tra la gente comune, smetta finalmente di volgere lo sguardo da un’altra parte per evitare di vedere l’ingiustizia e l’illegalità diffuse, decida di impugnare la Costituzione e, forte di un ordinamento giuridico che mai il neoliberismo imperante riuscirà a stravolgere completamente, prenda l’iniziativa di non  archiviare ancora una volta l’anelito di giustizia di tutto un popolo, soffocandone le speranze.
I tempi sono ormai maturi. La sofferenza, ingiustificata, inflitta alla popolazione italiana, ha raggiunto livelli umanamente insopportabili per chi ha la fortuna di essere ancora sufficientemente sensibile da percepirla.
Non ci possono essere pace e serenità all’interno della comunità umana in assenza di giustizia sociale.
Non temo la cattiveria dei malvagi, quanto l’indifferenza dei giusti, ha detto qualcuno.

Cordialmente,
paolo maleddu
“Ed è bene, invece, che il popolo sappia finalmente che lo Stato ha da tempo rinunciato alla propria sovranità monetaria in favore di un ente privato, qual è la Banca d’Italia; ha rinunciato, cioè, ad emettere moneta propria, con la conseguenza che, per il perseguimento dei propri fini istituzionali, è costretto a chiedere in prestito oneroso  le necessarie risorse finanziarie, indebitandosi nei confronti dell’Istituto di emissione. Ed è bene che sappia anche che questo inutile indebitamento si trasferisce necessariamente ai cittadini mediante la pressione fiscale. Pertanto, il popolo si ritrova debitore di quella moneta di cui, invece, dovrebbe essere proprietario, anche perché essa acquista valore solo perché i cittadini l’accettano come strumento di scambio, e quindi solo a causa ed in conseguenza della sua circolazione.”
Bruno Tarquini*
La banca la moneta e l’usura – La Costituzione tradita
* Pretore a Roma, giudice e presidente presso il Tribunale di Teramo; presidente della sezione penale e della Corte d’Assise dell’Aquila; nel 1994, Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello.
24.09.2018
Link al pdf dell’esposto:  Esposto.pdf