9 dicembre forconi: 02/06/17

lunedì 6 febbraio 2017

Il suicidio della sinistra - Paul Craig Roberts

E’ chiaro che le guerre americane nei paesi musulmani rovinano molte più vite di quanto faccia il divieto di Trump agli immigrati. 

Perché allora ci si concentra su un divieto di immigrazione e non sulle guerre che producono i rifugiati?


di Paul Craig Roberts - da vocidallestero.it

Che incoscienza insopportabile. Amnesty International ci dice che dobbiamo “combattere il Muslim ban” perché il bigottismo di Trump sta distruggendo vite umane. Anthony DiMaggio di CounterPunch dice che Trump dovrebbe essere messo sotto impeachment perché la sua islamofobia è una minaccia per la Costituzione. Non voglio additare questi due in particolare, perché l’incoscienza è diffusa ovunque tra coloro che ragionano per appartenenza.


Si potrebbe pensare che Amnesty International dovrebbe battersi contro le guerre ai regimi fatte da Bush/Cheney/Obama, che hanno prodotto masse di rifugiati, uccidendo e mettendo in fuga milioni di musulmani.
Per esempio, l’attuale guerra di Obama con lo Yemen ha provocato la morte di un bambino yemenita ogni 10 minuti, secondo l’UNICEF. Cosa dice a riguardo Amnesty International?


E’ chiaro che le guerre americane nei paesi musulmani rovinano molte più vite di quanto faccia il divieto di Trump agli immigrati.

Perché allora ci si concentra su un divieto di immigrazione e non sulle guerre che producono i rifugiati?

Forse perché il responsabile delle guerre è Obama, mentre il responsabile del divieto è Trump?

Non è che i liberisti / progressisti / sinistrorsi stanno proiettando i mostruosi crimini di Obama su Trump?
Forse il problema è che dobbiamo odiare Trump e non Obama?


L’immigrazione non è un diritto protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Dov’era DiMaggio quando nel nome della “guerra al terrore” le amministrazioni di Bush e Obama hanno distrutto le libertà civili garantite dalla Costituzione degli Stati Uniti? Se DiMaggio è un cittadino americano, dovrebbe provare a immigrare nel Regno Unito, in Germania o in Francia e vedere fin dove arriva.


Il modo più facile e sicuro per l’amministrazione Trump di porre fine al problema dei rifugiati, non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’Europa e l’Occidente in generale, è di fermare le guerre contro i paesi islamici  iniziate dal suo predecessore.
Le enormi cifre dilapidate in guerre inutili potrebbero invece essere date ai paesi che gli Stati Uniti e la NATO hanno distrutto.

La maniera più semplice per porre fine al problema dei rifugiati è di smetterla di produrre rifugiati
.
Questo dovrebbe essere l’obiettivo di Trump, di Amnesty International e di DiMaggio.


Sono tutti troppo impegnati a odiare qualcuno per poter fare qualcosa di utile?


E’ veramente fastidioso constatare che i liberisti / progressisti / sinistrorsi preferiscono opporsi a Trump che opporsi alla guerra. In effetti, vogliono una guerra a Trump. E questo sarebbe diverso dalle guerre di Bush e Obama ai musulmani?


I liberisti / progressisti / sinistrorsi dimostrano un odio incosciente per il popolo americano e per il Presidente che il popolo ha eletto. 

Questo odio incosciente non può ottenere altro che il discredito di una voce alternativa e l’apertura di prospettive future per gli elementi più indesiderabili della destra.



I liberisti / progressisti / sinistrorsi finiranno per screditare tutti i dissidenti, facendo il gioco di coloro ai quali si oppongono con più veemenza.

RAFFAELE MARRA NON ERA SOLO: NON SAZI DEGLI STIPENDI STRATOSFERICI, FUNZIONARI DI CAMERA E SENATO A LIBRO PAGA DI SCARPELLINI

SI SONO VENDUTI AL COSTRUTTORE PER FAVORIRE GLI AFFITTI DEI SUOI IMMOBILI 

SAREBBERO UNA VENTINA, FRA CUI IRENE PIVETTI

Ilaria Sacchettoni per Corriere della Sera – Roma

scarpellini raggi marraSCARPELLINI RAGGI MARRA
Inutile cercare nomi di spicco: con poche eccezioni, per la maggior parte, sono semplici burocrati di Stato. Funzionari di Camera, Senato, Regione e Comune. Si tratta di venti persone in tutto che corrispondono ad altrettanti nomi omissati dell' inchiesta che ha coinvolto il costruttore Sergio Scarpellini e l' ex braccio destro di Virginia Raggi, Raffaele Marra.

Di Mirko Coratti, Irene Pivetti e Luciano Ciocchetti, nomi fatti dal costruttore durante l' interrogatorio di garanzia, si era già detto (e i riscontri sono già avviati) ma ora tocca ad altri. Su di loro sono in corso approfondimenti da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di via in Selci. Verifiche sui rispettivi conti bancari, sul ruolo svolto negli ultimi anni dentro le istituzioni, sulla loro firma in calce a delibere pubbliche. Tutti elementi che potrebbero provare un' intesa illecita con l' uomo della Milano 90.
MARRA SCARPELLINIMARRA SCARPELLINI

Ma in realtà, a voler contestare la corruzione per induzione, è sufficiente dimostrare che Scarpellini ha investito su un pubblico funzionario e che quest' ultimo ha messo a disposizione la propria funzione.

Al telefono con la sua collaboratrice storica, Ginevra Lavarello, il vecchio costruttore, l' uomo che per un ventennio ha affittato le sedi più prestigiose (superflue?) alle istituzioni a cifre incompatibili con i valori di mercato - vedi il caso di palazzo Marini 3 le cui stime demaniali dimezzarono il canone mensile - parla di queste persone come fossero al servizio del suo gruppo immobiliare. Un dato confermato nel corso degli interrogatori con la pm Barbara Zuin che incontrerà nuovamente in settimana. Al netto di episodi remoti, coperti da prescrizione, si tratta, appunto, di una ventina di persone.
Ginevra LavarelloGINEVRA LAVARELLO

L' inchiesta, com' è ovvio, ricostruisce il presente. Difficilmente quindi sapremo perché mai, per fare un esempio, ai primi del Duemila la Regione (all' epoca governatore Francesco Storace) decise di affittare dalla Milano 90 una sede regionale di rappresentanza a 320mila euro l' anno. Nè, probabilmente, sapremo perché mai la presidenza del consiglio stipulò al canone stellare di un milione e 80mila euro l' anno il contratto per la sede dei gruppi politici di via dell' Umiltà, così come denunciato a suo tempo dai Radicali Italiani.

francesco storaceFRANCESCO STORACE
A ottant' anni il vecchio costruttore, uno degli uomini più solvibili d' Italia, può permettersi di fare nomi e cognomi, illuminando le zone grigie dei suoi affari. In cambio, secondo la strategia del suo difensore, Massimo Krogh, la sua posizione verrebbe alleggerita, al momento gli viene contestata la corruzione per induzione nei confronti di Marra. Tutto si deciderà in breve, le indagini della procura, nate dall' episodio dell' estorsione di Manlio Vitale («er Gnappa») nei confronti di Scarpellini, viaggiano veloci.

Fonte: qui
irene pivettiIRENE PIVETTI

MARINE LE PEN ALZA I TONI A TRE MESI DALLE PRESIDENZIALI: “CON ME LA FRANCIA USCIRÀ DALL’UE, DALL’EURO E DAL COMANDO NATO”

GLI EURO-BUROCRATI DI BRUXELLES TREMANO

LA LEADER DEL "FRONT NATIONAL" VUOLE ESSERE IL TRUMP EUROPEO: “TI FANNO CREDERE CHE CON LA MONDIALIZZAZIONE SARAI UN VINCITORE MA IN REALTÀ LORO FANNO FABBRICARE A DEGLI SCHIAVI PRODOTTI DA VENDERE A DEI DISOCCUPATI. VOGLIO INTRODURRE UNA TASSA DEL 3% SU TUTTE LE IMPORTAZIONI PER AUMENTARE I SALARI E LE PENSIONI INFERIORI AI 1500 EURO”

MARINE LE PEN DOVREBBE RACCOGLIERE 26-27% DEI VOTI MA I SONDAGGI LA DANNO SCONFITTA AL BALLOTTAGGIO CONTRO IL "FRONTE REPUBBLICANO", L'ALLEANZA DI TUTTI I PARTITI. 

MA DOPO LA "BREXIT" E IL TRIONFO DI TRUMP POSSIAMO CREDERE AI SONDAGGI?

1 - LA PROMESSA DI LE PEN ALLA FRANCIA "CON ME FUORI DALLA NATO E DALL' UE "
Leonardo Martinelli per “la Stampa”

La sala esultava, gridava la sua rabbia, batteva insistentemente i piedi. Ecco, Marine Le Pen parla all'«uomo della strada», lo chiama proprio così. «Ti fanno credere che con la mondializzazione sarai un winner», lo dice in inglese. «Ma in realtà loro fanno fabbricare a degli schiavi prodotti da vendere a dei disoccupati». La mondializzazione fatta fuori in una manciata di parole: «loro», i cattivi, sono le banche, chi ha gestito finora la Francia e «il sistema europeista tirannico», «l' Unione europea che vuole imporre le sue direttive inefficienti e i suoi milioni di migranti».
MARINE LE PENMARINE LE PEN

Con il discorso tenuto ieri a Lione, la leader dell' estrema destra francese, tuonando contro Bruxelles e la mondializzazione a meno di tre mesi dalle presidenziali, si è imposta definitivamente come il Trump europeo.

Pure l' assemblea, estremamente reattiva, sembrava la claque di un comizio all' americana. La Le Pen, che il giorno precedente aveva presentato le 144 misure che vuole realizzare, se sarà eletta, ne ha spiegata una parte al suo popolo, con quell' oratoria, che oscilla tra il colto (citazioni di Victor Hugo o del cardinale Richelieu) e il popolare, giocando sui toni del sarcastico e del solenne, senza mai scivolare nel trash: una miscela imparata dal padre, Jean-Marie, che ieri non si è fatto vedere («Non ha espresso la volontà di venire e noi non avevamo bisogno che venisse», ha commentato perfido nei corridoi Florian Philippot, braccio destro della Le Pen).
marine e jean marie le penMARINE E JEAN MARIE LE PEN

Si è scagliata contro «i due totalitarismi che minacciano le nostre libertà e il nostro Paese: un'ideologia che agisce in nome della finanza mondializzata e un'altra in nome dell' islam radicale». Per reagire ci vuole uno Stato forte, che comunque «non deve essere onnipotente e onnipresente, ma protettore»: quel solito mix di liberalismo e protezionismo.

Una delle nuove misure principali che vuole introdurre è una tassa generalizzata del 3% su tutte le importazioni, che dovrebbe rendere 15 miliardi all' anno. «Li utilizzeremo - ha specificato - per aumentare i salari e le pensioni inferiori ai 1500 euro netti mensili. In media queste persone ne otterranno così mille in più all' anno».
marion e marine le penMARION E MARINE LE PEN

Tutto il sistema economico della Le Pen, comunque, ruota intorno all'uscita dall' euro e dall' Unione europea. Vuole negoziarla con Bruxelles per sei mesi dopo la sua elezione. «Alla fine sottoporrò il frutto di quella trattativa a un referendum. Consiglierò, secondo i risultati ottenuti, se dire sì o no, ma sarà il popolo a decidere».

LE PEN PHILIPPOTLE PEN PHILIPPOT
Sì, una strategia più cauta rispetto a quando diceva che avrebbe sbattuto la porta e basta. Ma ancora ieri ribadiva: «La mia speranza è che l' euro resti per i francesi solo un brutto ricordo». La Le Pen vuole pure che Parigi abbandoni «il comando militare integrato della Nato». Un altro referendum servirà a riformare la Costituzione. In vista di una maggiore democrazia partecipativa, «potrete chiedere al Parlamento di fare una legge oppure di abrogarne una già adottata, se ci saranno almeno 500 mila persone a chiederlo».

La riforma costituzionale servirà anche a introdurre il concetto di «priorità nazionale» nel testo fondamentale: vorrà dire priorità ai francesi per le case popolari e una tassa sui contratti di lavoro dei cittadini stranieri. Alla fine si congratula per la «vittoria del no al referendum voluto da Matteo Renzi»: un riflesso, dice, del popolo contro l'oligarchia».

MARINE LE PEN E MATTEO SALVINIMARINE LE PEN E MATTEO SALVINI
Agli inizi del suo discorso la Le Pen aveva esordito così: «Sono la candidata della Francia del popolo contro la destra dei quattrini e la sinistra dei quattrini», aggiungendo che «l' attualità recente porta prove eclatanti di tutto ciò». Una chiara allusione al Penelope-gate che ha travolto Fillon, candidato della destra tradizionale: da quando sono emersi quei sospetti sul pagamento fittizio di lauti stipendi da assistente parlamentare alla moglie di Fillon, la Le Pen è costantemente in testa nei sondaggi. Ma è data sempre perdente al ballottaggio. Non ha ancora vinto la sua battaglia. «In nome del popolo».

2 - PERCHÉ NON TREMA SOLTANTO PARIGI ... GLOBALISTI ALLO SBANDO!
Bernardo Valli per “la Repubblica”

FRANCOIS FILLON CON LA MOGLIE PENELOPEFRANCOIS FILLON CON LA MOGLIE PENELOPE
Il progetto di indire un referendum sull'Europa, nel caso il Front National dovesse vincere le presidenziali di primavera, non è nuovo. Se ne è parlato anche dopo la Brexit, accolta con entusiasmo da Marine Le Pen come una battaglia d' avanguardia vinta dai compagni populisti d'Oltremanica.

Una battaglia da ripetere in Francia appena se ne presenterà l'occasione. E il fatto nuovo è che il momento per colare a picco la malandata Unione Europea appare adesso ai populisti del continente più che mai favorevole. L'avvento di Donald Trump ha portato alla Casa Bianca un alleato insperato. Il presidente della super potenza, nonostante le sconcertanti contraddizioni, è considerato da Le Pen l'uomo della provvidenza, senz'altro un leader che darà forza all'ondata anti europeista che rischia di abbattersi prima in Olanda, alle elezioni di marzo, e poi soprattutto in Francia.

LA FAMIGLIA FILLON DAVANTI AL LORO CHATEAULA FAMIGLIA FILLON DAVANTI AL LORO CHATEAU
A dar peso alle parole di Marine Le Pen a Lione è anche il caos che regna tra i suoi oppositori della destra democratica e della sinistra ancora al governo per poco più di settanta giorni, fino al doppio voto presidenziale, di aprile e di maggio, e alle legislative che seguiranno. La sinistra riformista appiattita dai cinque anni della presidenza Hollande non arriverà neppure al ballottaggio.

Ma la destra democratica che si preparava a entrare nel palazzo dell'Eliseo non versa in migliori condizioni. Il suo campione François Fillon, l'ex primo ministro, esaltato per la compostezza morale dal mondo cattolico conservatore francese, non è sicuro di arrivare al traguardo del voto. Potrebbe essere costretto a dare le dimissioni da candidato, in seguito alle insistenti pressioni del suo stesso partito.
HOLLANDE JUPPEHOLLANDE JUPPE

I suoi nervi rischiano di cedere sotto la pioggia di accuse prima dell'appuntamento elettorale. Il milione di euro che è riuscito a distribuire in famiglia, facendo della moglie e dei figli dei collaboratori quando era parlamentare, scandalizza la Francia. Al punto che quasi l'ottanta per cento degli elettori desidererebbero il suo ritiro dalla gara presidenziale.

FILLON SARKOZYFILLON SARKOZY
E si è accesa la rissa tra le correnti del partito. Gli uomini di Fillon, sempre meno numerosi, sostengono che egli debba continuare la campagna percorrendo il Paese. Il quale non gli riserva soltanto applausi. Qualche insulto viene gridato sulle piazze. Ma non sono pochi coloro che restano perplessi vedendo sprofondare in uno scandalo (su cui lavorano i giudici) l'uomo dall' aspetto dignitoso che immaginavano già incoronato monarca repubblicano.

VALERY GISCARD D'ESTAINGVALERY GISCARD D'ESTAING
La storia non si ripete mai, e tuttavia si assomiglia spesso. Il caso Fillon non è poi tanto eccezionale nella recente storia di Francia. Nel '74, un eroe della Resistenza, Jacques Chaban Delmas, non riuscì a conquistare la presidenza perché scoppiò uno scandalo quando risultò che non era un contribuente rigoroso. Ne approfittò Valéry Giscard d'Estaing che però fu sconfitto sette anni dopo, quando cercò di conquistare un secondo mandato e risultò che aveva ricevuto dei diamanti da Bokassa, un folcloristico leader africano.

Non importa che i diamanti non avessero alcun valore. L'accusa funzionò. Di recente, François Hollande non sarebbe mai diventato capo dello Stato se il leader socialista designato di fatto candidato del partito non fosse rimasto vittima della sua ingordigia sessuale. Il caso Fillon appare al momento più grave perché si verifica quando le primarie l'avevano già designato come candidato unico del centrodestra e gli altri aspiranti si erano ritirati in buon ordine.
MACRONMACRON

Le correnti avverse a Fillon sono sempre più folte e chiedono ormai apertamente che si ritiri al più presto dalla gara presidenziale. Di queste correnti fanno parte uomini prestigiosi o noti. In particolare Alain Juppé, sindaco di Bordeaux, dato favorito prima della sorprendente ascesa di Fillon; e naturalmente l'eterno Nicolas Sarkozy. Entrambi tuttavia respingono l' idea di sostituire Fillon, nel caso si dimettesse.

Senza muovere un dito Marine Le Pen ha visto cadere come birilli quelli che dovevano essere i suoi principali avversari. Prima dello scandalo Fillon poteva creare al ballottaggio, quando la gara presidenziale si svolge tra due candidati, un fronte anti populista abbastanza solido. Adesso ci si chiede chi potrà sostituirlo. Alain Juppé, se pregato e convinto, potrebbe avere quel ruolo.
VALLS MACRONVALLS MACRON

Ma non è detto che accetti o che riesca a uscire indenne dalla mischia in corso nel partito (i repubblicani). Tanti altri nomi circolano. Ma spesso non sono famosi nel Paese come gli esclusi. Al primo turno Marine Le Pen dovrebbe raccogliere, stando ai pronostici, tra il 26 e il 27 per cento dei voti. Per contenere il suo risultato al ballottaggio sotto il cinquanta per cento ci vuole un "fronte repubblicano" solido.

SARKOZY CARLA BRUNISARKOZY CARLA BRUNI
Ed emerge il nome del giovane Emmanuel Macron, 39 anni, ex stretto consigliere del presidente Hollande all' Eliseo e poi al ministero dell' Economia, prima di diventare il leader di una tendenza progressista in bilico tra destra e sinistra. Macron ha una grande virtù: è un uomo nuovo. Marine Le Pen se lo potrebbe trovare davanti, come l' incarnazione dell' Europa.

Fonte: qui