9 dicembre forconi: 11/20/18

martedì 20 novembre 2018

LA "AQUARIUS" NON SCARICAVA SOLO I MIGRANTI NEI PORTI ITALIANI, MA PURE RIFIUTI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO


LA PROCURA DI CATANIA SEQUESTRA LA NAVE E ACCUSA “MEDICI SENZA FRONTIERE” 

DA GENNAIO 2017 A MAGGIO 2018 NON ERA MAI STATA DICHIARATA LA PRESENZA DI RIFIUTI PERICOLOSI, NONOSTANTE SU 21MILA MIGRANTI SBARCATI PIÙ DI 5MILA AVESSERO MALATTIE COME SCABBIA, MENINGITE, TUBERCOLOSI, AIDS E SIFILIDE

aquarius valenciaAQUARIUS VALENCIA

Rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani: è l'accusa nei confronti della Ong Medici Senza Frontiere e di due agenti marittimi che ha fatto scattare il sequestro preventivo dell'Aquarius (attualmente nel porto di Marsiglia) e di 460mila euro. L'indagine avrebbe accertato uno smaltimento illecito in 44 occasioni per un totale di 24mila kg di rifiuti. Per Msf si tratta di un "attacco inquietante e strumentale".

SALVINI AQUARIUSSALVINI AQUARIUS


L'accusa nei confronti di Msf, considerata dagli inquirenti "produttrice" dei rifiuti al centro del traffico illecito, riguarda sia la Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio 2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla Ong tra marzo 2017 a luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati, con l'accusa di "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti", sono finiti, oltre ad alcuni membri dell'organizzazione, anche il Centro operativo di Amsterdam che gestiva l'Aquarius e il Centro operativo di Bruxelles, che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence.

aquariusAQUARIUS
Procura: "Rilevati 5.088 casi infettivi, ma mai dichiarati rifiuti speciali" - Secondo la Procura di Catania, infatti, nel periodo compreso tra gennaio 2017 e maggio 2018 dalle navi Vos Prudence e Aquarius "non è stata mai dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" anche in presenza di "numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell'arrivo dei migranti nei porti italiani" duranti i quali sono stati "rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati".

LA AQUARIUS TORNA IN MARELA AQUARIUS TORNA IN MARE
Rifiuti scaricati in 21 porti italiani - La Procura di Catania ha iscritto 24 persone nel registro degli indagati. Secondo l'accusa i soggetti coinvolti, a vario titolo, avrebbero "sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell'Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti" in 11 porti: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria, Napoli e Salerno in Campania, Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica "gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari", gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l'assistenza medica.
migranti sulla nave della ong tedesca sea watchMIGRANTI SULLA NAVE DELLA ONG TEDESCA SEA WATCH

Gli indagati - L'inchiesta avrebbe inoltre accertato che i membri di Msf e i due agenti marittimi Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo concordavano "sistematicamente" lo smaltimento illegale dei rifiuti (37 volte per l'Aquarius e 7 per la Vos Prudence) "eludendo i rigidi trattamenti imposti dalla loro natura infettiva".

aquarius valenciaAQUARIUS VALENCIA






Tra gli indagati, oltre a Gianino, Romeo e i centri operativi di Amsterdam e di Bruxelles di Msf, ci sono il comandante e il primo ufficiale dell'Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l'ucraio Oleksandr Yurchenko. A questi si aggiungono 8 membri di Msf: il vice capo missione Italia di Msf Belgio Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale nazionale e addetta all'approvvigionamento della missione Italia di Msf Belgio Cristina Lomi, il liaison Officer di Mas Belgio Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda, Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico di Aquarius Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della nave Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto a bordo della nave, l'inglese Nicholas Romaniuk.
aquarius valenciaAQUARIUS VALENCIA

Msf: "Attacco inquietante e strumentale" - Medici senza frontiere "condanna con forza la decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius" per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo. Una misura che Msf, in una nota, definisce "sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l'ennesima volta l'azione medico-umanitaria in mare".

Fonte: qui

AL PRESIDIO SANITARIO A PIAZZA SAN PIETRO TRE PAZIENTI SU DIECI SONO ITALIANI: RICHIEDONO QUELLE CURE CHE NON POSSONO PIÙ PERMETTERSI ALTROVE



IL POLI-AMBULATORIO ERA STATO PENSATO DA BERGOGLIO PER AIUTARE I MIGRANTI MA CON GLI ANNI SI E’ CAPITO CHE I NUOVI DISPERATI SONO ITALIANI: DISOCCUPATI, MALATI PSICHICI, UOMINI DI MEZZA ETÀ CADUTI IN UNA SPIRALE NEGATIVA…

Franca Giansoldati per www.ilmessaggero.it

povertàPOVERTÀ
In questi giorni si è potuto vedere in Vaticano che il volto della povertà è multiforme e parla sempre più italiano. In attesa del proprio turno, nel container sanitario a ridosso del colonnato del Bernini, non c'erano solo Said, Omar, Abdullah. Su quelle panche di plastica immacolata, dentro all'ambulatorio in lamiera, tanto provvisorio quanto necessario, hanno sostato pazienti centinaia e centinaia di Paolo, Giorgio, Alberto. Tutti italianissimi.

Per una settimana intera il presidio sanitario che ha funzionato come poli-ambulatorio in piazza San Pietro, ha garantito a ognuno un intervento diagnostico gratuito e immediato. Sono state fatte analisi del sangue, chi lo richiedeva poteva essere visitato da un cardiologo, un oculista, un ortopedico o un dermatologo. Per le donne c'era uno spazio di ostetricia e ginecologia.

povertàPOVERTÀ
Quel progetto sostenuto da Papa Francesco e nato da una idea di monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, inizialmente era destinato ai migranti o agli stranieri ma con il passare delle ore si è trasformato in una specie di test capace di misurare il disagio e l'impoverimento degli italiani. Disoccupati, malati psichici, uomini di mezza età caduti in una spirale negativa, gente che per un rovescio della vita ha perso tutto, fallimenti economici sommati a quelli della vita, famiglie finite sul lastrico.

Una radiografia spietata di un declino economico progressivo. Con il risultato, stavolta uguale per tutti, che la precarietà allontana i bisognosi dalle cure. E non conosce nazionalità. Persino le medicine costano troppo per tanti romani che cominciano farne a meno. I dati resi disponibili dal Vaticano fanno riflettere. Su dieci persone visitate, tre erano di nazionalità italiana.

povertàPOVERTÀ
La maggior parte romani, gente di periferia, ma non solo. Le prestazioni erogate in una settimana sono state 3 mila in tutto. I medici volontari hanno lavorato facendo dei turni, dal mattino alla sera, ininterrottamente. Il 69 per cento delle persone che hanno bussato a quel container aveva una età contenuta tra i 30 anni ai 59 anni. Un uomo è stato provvidenzialmente salvato da un infarto. Il cardiologo si è accorto subito che il cuore di questo paziente non funzionava più bene e che rischiava l'infarto. E' stata chiamata l'ambulanza ed è stato portato al Santo Spirito d'urgenza.

I macchinari di ultima generazione utilizzati hanno potuto diagnosticare la presenza di tanti casi di tubercolosi ed epatite. La visuale offerta dal presidio sanitario vaticano è una ulteriore conferma dell'allarme dell'Istat. L'ultimo rapporto segnalava che chi vive in povertà assoluta ha sfondato quota 5 milioni, stimando le famiglie in povertà assoluta 1 milione e 778mila. L'incidenza della povertà assoluta è pari a 6,9% per le famiglie (6,3% nel 2016) e 8,4% per gli individui (da 7,9%).
povertàPOVERTÀ

 Papa Francesco ha parlato con grande passione dei poveri per tutta la giornata di ieri. Ai cristiani ha chiesto di non accontentarsi di «fare del bene solo a pochi, perché ricambiare è normale, ma Gesù chiede di andare oltre». Oltre significa «dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente», e «quella sarà la nostra mano tesa, la vera ricchezza in cielo». Alla messa nella basilica vaticana, è seguito l'Angelus e poi il pranzo che Francesco lo ha condiviso con 1.500 poveri. Sponsor dell'iniziativa  l'hotel Rome Cavalieri-Hilton Italia in collaborazione con Ente Morale Tabor.

Fonte: qui

LO SPREAD TOCCA I 336 PUNTI (POI RIPIEGA A 329) E LE BANCHE SOFFRONO IN BORSA


BANCO BPM SOSPESA CON CALO TEORICO DEL 4,8% 

IERI IL MEZZO FLOP DEL PRIMO GIORNO DEI BTP ITALIA, GLI INVESTITORI NON SI MUOVONO PRIMA DI SAPERE COSA DIRÀ LA COMMISSIONE SULL'ITALIA DOPODOMANI

SPREAD BTP-BUND CHIUDE A 328,5 PUNTI

SPREAD BTP-BUND FRENA E TORNA A 329 PUNTI
 (ANSA) - Lo spread tra Btp e Bund torna sotto quota 330, a 329 punti base, dopo aver toccato un massimo di seduta a 336 punti base. Il rendimento del decennale italiano è in calo al 3,64%.

BANCO BPM: TORNA AGLI SCAMBI IN BORSA E CEDE IL 4,8%
spreadSPREAD
 (ANSA) - Banco Bpm torna agli scambi in Borsa e cede il 4,8% a 1,716 euro. A Piazza Affari (-0,9%) soffre l'intero comparto delle banche con Ubi (-3,7%) Mps (-3,6%) Unicredit (-3,1%) e Intesa (-2%). Intanto lo spread tra Btp e Bund torna sotto la soglia dei 330 punti (329 punti) con il rendimento del decennale italiano al 3,64%.


BTP ITALIA, PARTENZA LENTA NEL PRIMO GIORNO DI OFFERTA SOTTOSCRITTI SOLO 480 MILIONI
Andrea Ducci e Giuditta Marvelli per il Corriere della Sera

Il bottino del primo giorno è deludente. La quattordicesima emissione del Btp Italia, in offerta da ieri fino a giovedì, ha raccolto nella prima seduta 481,3 milioni di euro. L' intento del Tesoro è incassare tra 7 e 9 miliardi di euro, collocando un titolo indicizzato all' inflazione italiana che avrà un rendimento minimo garantito dell' 1,45%.
spread btp bundSPREAD BTP BUND
L' emissione normalmente è destinata ad essere assorbita per metà dai risparmiatori, il restante 50% dagli investitori istituzionali (a cui è riservata in esclusiva la giornata di giovedì).

Assumendo, dunque, una media di 8 miliardi come potenziale incasso, il Tesoro avrebbe dovuto piazzare ieri oltre 1 miliardo di ordini. Un dato in linea con le precedenti emissioni del Btp Italia. A maggio scorso, per esempio, la prima giornata di offerta ha segnato 2,3 miliardi di raccolta, nelle aste del passato l' incasso ha sempre superato quota 1 miliardo (nella quinta edizione il Btp Italia ha registrato il record con oltre 16 miliardi nella seduta di apertura). Da ricordare tuttavia l' eccezione del giugno 2012, con le sottoscrizioni ferme a 218 milioni. «Premesso che è la prima giornata, in effetti il volume è inferiore alle aspettative - spiega Davide Iacovoni, capo della direzione Debito Pubblico del Tesoro - ma va anche detto che sono stati siglati 16 mila contratti.

BTPBTP
In un contesto del genere significa che tanti piccoli risparmiatori hanno aderito, a venire meno per ora è stata la clientela più facoltosa, quella del private banking e delle gestioni patrimoniali, tipicamente più sensibile alle dinamiche di mercato».

Resta che ad alimentare le incertezze e le fibrillazioni del mercato concorre la vigilia del pronunciamento, atteso per mercoledì, della Commissione Ue sulla manovra del governo. «Un giudizio negativo è prematuro - spiega Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto sim - Le fila si potranno tirare solo alla fine del collocamento per i privati e per gli istituzionali. Certo se il bilancio fosse quello di un rallentamento importante della domanda di questo titolo, il segnale non sarebbe positivo».
juncker dombrovskisJUNCKER DOMBROVSKIS

Secondo Ceccatelli è possibile che la diffusione del dato di raccolta della prima giornata abbia influito in qualche modo sull' allargamento dello spread tra Bund e Btp, che ieri ha chiuso a quota 321 punti.

Ma perché un' emissione ben remunerata e finora piuttosto amata dai risparmiatori fatica a decollare? La valutazione sulla cedola proposta (1,45% minimo, passibile di eventuali rialzi alla fine dell' operazione) è in linea, se non addirittura sopra, le aspettative del mercato.

E la scadenza a 4 anni dovrebbe essere un altro punto a favore del nuovo Btp Italia. Quali sono allora le zavorre? «Si possono azzardare due risposte - dice un altro operatore - una ancorata nel prossimo futuro, l' altra al recente passato». Tra due giorni il verdetto della Commissione Ue sulla legge di Bilancio e il rapporto sul debito. Forse non tutti i risparmiatori ragionano aspettando queste informazioni, che invece saranno dirimenti per orientare gli operatori istituzionali, le cui sottoscrizioni si apriranno proprio il giorno dopo il giudizio della Ue.

Il mercato retail, però, sottolinea lo strategist, potrebbero avere mal digerito l' ultima emissione del Btp Italia del maggior scorso. Venduto come sempre a 100 con un minimo garantito pari allo 0,55%, pochi giorni dopo è finito nella tempesta dello spread, tanto che ieri valeva 88,35. Chi resterà fedele fino alla fine riavrà il suo capitale, ma intanto il bilancio è negativo.

Fonte: qui


ABBIAMO NEGOZIATO LA FLESSIBILITÀ CON L’UNIONE EUROPEA PERCHE' FACEVAMO UN'OPERAZIONE SUI MIGRANTI” 

VALERIA FEDELI CONFERMA A "TAGADA'" QUANTO GIA’ RIVELATO DA EMMA BONINO (MA SMENTITO DA RENZI): IL GOVERNO A GUIDA PD TRATTO’ CON L’EUROPA MAGGIORE ELASTICITÀ SUI CONTI PUBBLICI IN CAMBIO DELL’ACCOGLIENZA SELVAGGIA DEI DISPERATI...

Francesco Borgonovo per “la Verità”

valeria fedeliVALERIA FEDELI
Emma Bonino lo ha ribadito più volte: Matteo Renzi, quando era presidente del Consiglio, in sede europea barattò un pizzico di flessibilità sui conti con l'accoglienza selvaggia dei migranti. L'ex ministro degli Esteri lo ha ripetuto anche di recente, per esempio in un'intervista al Fatto quotidiano datata 11 giugno 2018: «Confermo che andò così», ha detto. «Tra l'altro fece scalpore quella mia uscita ma non avevo rivelato proprio niente, perché la discussione era stata in Parlamento al comitato Schengen. Mi ricordo benissimo che la presidente Laura Ravetto all'epoca, polemizzando con me, disse: "Non ci voleva la Bonino per scoprirlo", visto che lo aveva denunciato lei in commissione».

emma boninoEMMA BONINO
La Bonino, in effetti, non è mai stata smentita, se non dallo stesso Renzi. Il quale, piccato, lo scorso luglio ha pubblicato su Facebook un post livoroso: «Due ministri del governo italiano, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, continuano a mentire anche oggi a proposito di flessibilità europea e immigrazione», ha scritto Renzi. «Quei due o sono bugiardi o sono ignoranti, nel senso che ignorano i fatti».

Secondo Renzi, «la flessibilità - annunciata a Strasburgo il 13 gennaio 2015 - era parte integrante dell' accordo per eleggere Jean Claude Juncker. Non c'entra nulla con le politiche migratorie. Nulla. Era un accordo politico di risposta all' austerità del Fiscal compact». Il senatore semplice si è mostrato convintissimo: flessibilità e immigrazione, ha puntualizzato, «sono due dossier politici diversi».
LUIGI DI MAIO E GIUSEPPE CONTELUIGI DI MAIO E GIUSEPPE CONTE

NOTIZIE DALL'INTERNO
Purtroppo per lui, il caro Matteo non risulta molto credibile. A non prenderlo sul serio non sono soltanto gli esponenti dell'attuale governo, ma persino i rappresentanti del suo partito. Per rendersene conto basta ascoltare ciò che ha dichiarato, nei giorni scorsi, Valeria Fedeli. La signora, va ricordato, è un ex ministro (proprio come la Bonino), dunque non è una piddina qualsiasi, o una semplice passante. Il 16 novembre, partecipando a Tagadà, tramissione di La7, ha pronunciato parole molto chiare.

CONTE DI MAIO SALVINICONTE DI MAIO SALVINI
La Fedeli, tranquillamente accomodata nello studio di Tiziana Panella, si è messa a dare lezioni di strategia. Ha spiegato come, secondo lei, dovrebbe comportarsi l'esecutivo in sede europea. E, per farlo, ha portato ad esempio il modo in cui si comportò il governo di centrosinistra guidato dal Bullo: «Giustamente abbiamo negoziato la flessibilità», ha detto la Fedeli, «ma perché facevamo un'operazione sugli immigrati. Giusto o sbagliato, noi abbiamo negoziato lì, con un elemento di negoziazione della flessibilità. Ed è una delle cose che diciamo attualmente al governo: negoziate alcuni elementi».

valeria fedeli 4VALERIA FEDELI 4
Il senso del ragionamento è cristallino: in Europa non bisogna presentarsi a mani vuote, bisogna invece offrire qualche merce di scambio. Il governo Renzi ha offerto l'accoglienza in cambio della flessibilità. Più immigrati in Italia in cambio di un filo di morbidezza (pochissima, per altro) sui conti pubblici.

Queste parole non sono state estorte alla Fedeli. Le ha pronunciate di sua volontà. Di più: ha presentato lo scambio scellerato del suo compare di schieramento come un modello di buongoverno, e l'ha utilizzato per criticare l'operato del governo guidato da Giuseppe Conte.

RENZI E I MIGRANTIRENZI E I MIGRANTI
Al netto della polemica, capite che si tratta di un punto piuttosto importante. Valeria Fedeli ha confermato in toto e senza tentennamenti ciò che dichiarò Emma Bonino nel 2017, e cioè che «siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino». Significa che ben due ex ministri, di cui uno del Partito democratico, hanno dato torto a Renzi, svelando ciò che gli italiani già sapevano riguardo all'invasione.

Eppure, Matteo, ancora pochi mesi fa, s'intignava a smentire. Accusava Luigi Di Maio e Danilo Toninelli di essere bugiardi e ignoranti, insisteva a ripetere che la flessibilità e l'immigrazione non avevano nulla a che fare. Beh, forse queste «verità» dovrebbe spiegarle in primis ai suoi colleghi di partito, tra cui quella Fedeli che lo ha sbugiardato candidamente in un pomeriggio di metà novembre.

ALTARINI SVELATI
RENZI JUNCKERRENZI JUNCKER
Certo, ci rendiamo conto che tutti i personaggi sulla scena siano parecchio discutibili. Di chi dovremmo fidarci? Di Emma Bonino? Di Valeria Fedeli? Oppure di Matteo Renzi? A dire la verità, da nessuno dei tre compreremmo una macchina o qualsiasi altro bene di consumo. Tuttavia, nel caso specifico, il cuore ci porta a credere di più alla Bonino e alla Fedeli, se non altro perché - svelando pubblicamente gli altarini - non hanno guadagnato nulla. Anzi, semmai hanno fatto aumentare la rabbia degli italiani. C'è poi un altro elemento che potremmo definire «tecnico» a influire sul nostro giudizio. Ritenere che Matteo Renzi abbia raccontato una balla non vuol dire avere pregiudizi: è pura statistica.

Fonte: qui


NON FATE LEGGERE A BORGHI E BAGNAI IL NUOVO SONDAGGIO DELL’EUROBAROMETRO. CRESCONO GLI ITALIANI CHE CREDONO CHE LA MONETA UNICA SIA POSITIVA PER IL NOSTRO PAESE: SONO IL 57% 

8 SU 10 VOGLIONO POLITICHE ECONOMICHE E BILANCI PIÙ COORDINATI 

GLI ITALIANI SONO I PRIMI TRA CHI CREDE CHE L’EURO ABBIA AUMENTATO LA LORO PERCEZIONE DI SENTIRSI EUROPEI


ITALIA MANOVRA EUROPAITALIA MANOVRA EUROPA
Impennata record per la percentuale di italiani, il 57%, che ritiene che l'euro sia positivo per l'Italia, registrando +12% rispetto all'anno scorso. E' l'aumento maggiore insieme agli austriaci, anche se il 57% è comunque il terzultimo valore più basso dei 19 (peggio solo Cipro e Lituania). E' quanto emerge dall'Eurobarometro annuale della Commissione Ue sull'euro, realizzato con interviste a ottobre.

conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO


Il 79% degli italiani vuole politiche economiche e bilanci più coordinati insieme agli spagnoli (al top con 84%), i greci (anche loro 79%), poi portoghesi (75%) e francesi (74%). Per il 58%, infatti, questo coordinamento si è indebolito negli ultimi anni, anziché essersi rafforzato: si tratta della seconda percentuale più alta dopo il 62% di greci, seguita anche se più a distanza da spagnoli (49%) e francesi (46%).
borghi salvini bagnaiBORGHI SALVINI BAGNAI

Italiani "più europei" grazie all'euro - Gli italiani sono anche tra i primi nell'eurozona a ritenere che l'euro abbia aumentato la loro percezione di sentirsi europei (quinti con il 34%), mentre sono fanalino di coda di tutta l'eurozona (36%) a credere che la moneta unica abbia reso più facile ed economico viaggiare. Terz'ultimi anche nel ritenere che l'euro abbia ridotto i costi bancari dei prelievi di contanti in altri Paesi Ue.

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIOSALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO





Il 90% degli italiani vuole riforme significative per migliorare l'economia - Secondo i dati dell'Eurobarometro, il 90% degli italiani ritiene ci sia bisogno di "riforme significative" per migliorare la performance dell'economia nazionale: si tratta della percentuale più alta di tutti i Paesi dell'eurozona. 

La prima delle priorità è la riforma del mercato del lavoro (96%), ma solo il 70% (penultima percentuale) è a favore di risparmiare oggi per prepararsi all'invecchiamento della popolazione e all'aumento dei costi delle pensioni

Fonte: qui

LA CADUTA DI GHOSN - IL MINISTRO LE MAIRE: ''NON È IN CONDIZIONE DI DIRIGERE RENAULT''. LO STATO FRANCESE POSSIEDE IL 15% DELL'AZIENDA


NATO IN BRASILE DA UNA FAMIGLIA DI LIBANESI CRISTIANI, CHI È IL MANAGER OSSESSIONATO DAI SOLDI FINITO IN GALERA IN GIAPPONE. 20 ANNI FA FU MANDATO A SALVARE NISSAN, SULL'ORLO DEL FALLIMENTO. CHE ORA VA MEGLIO DELLA CASA MADRE. CI SARÀ UN RIBALTONE O I FRANCESI MANTERRANNO IL CONTROLLO?

NISSAN: TITOLO IN CALO DEL 5,5%, GIÙ ANCHE MITSUBISHI
BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSNBRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN
 (ANSA) - Emergono nuovi particolari dopo l'arresto del presidente del gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi, Carlos Ghosn, mentre il titolo - come prevedibile - è stato oggetto di pesanti vendite a Tokyo, perdendo fino al 6% a inizio di seduta per poi chiudere con un ribasso del 5,5%. Le azioni dell'altra partner del gruppo, la Mitsubishi Motors, hanno lasciato sul terreno il 7,4% alla Borsa di Tokyo.

RENAULT:LE MAIRE, GHOSN NON È IN CONDIZIONE DI DIRIGERE
 (ANSA) - Carlos Ghosn "non è in condizione di dirigere Renault": lo dice il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, dopo lo scandalo legato ad una sospetta frode fiscale che travolge lo storico manager del gruppo automobilistico in Giappone. "Chiederò l'attuazione immediata di una governance temporanea. Oggi, Carlos Ghosn, non è in condizioni di dirigere" l'impresa. Intervistato da France Info, Le Maire ha tuttavia tenuto a precisare che non chiede ancora l'uscita formale dell'uomo simbolo del comparto automobilistico francese.
BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSNBRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN

 "Non abbiamo prove e siamo in uno stato di diritto. Se i fatti fossero confermati, sarebbe di notevole gravità". Lui pure ha riferito di aver chiesto una "verifica della situazione fiscale" di Ghosn in Francia, che però non ha svelato nulla di anomalo. Ieri, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha promesso "estrema vigilanza" rispetto alla stabilità del gruppo Renault, di cui lo Stato francese è azionista al 15%.

RENAULT: ARRESTO GHOSN, RIUNIONE CDA SU FUTURA GOVERNANCE
Thierry Bollore CARLOS GHOSNTHIERRY BOLLORE CARLOS GHOSN
 (ANSA) - Il consiglio di amministrazione di Renault si riunisce oggi alle 19 per decidere sulla governance provvisoria del gruppo in seguito all'arresto di Carlos Ghosn. é quanto rivela France Info citando fonti vicine al dossier. Il numero uno del colosso automobilistico francese è attualmente in stato di fermo in Giappone, sospettato di frode fiscale. Questa mattina, il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, ha detto che non è piu' "in condizione" di dirigere Renault, di cui lo Stato detiene il 15%.


L'AUTUNNO DELL' IMPERATORE UN UOMO OSSESSIONATO DAI SOLDI
Leonardo Martinelli per la Stampa

Arrivò a Tokyo nel 1999 con un piccolo gruppo di manager francesi, perlopiù giovani, pronti a tutto. Obiettivo: risanare Nissan, casa automobilistica decotta, impantanata nelle sue rigidità giapponesi, per niente pronta alla globalizzazione incombente. Carlos Ghosn, che oggi ha 64 anni, era il «cost killer» per eccellenza, lo sapevano tutti alla Renault.
Il suo «capo», Louis Schweitzer, allora alla guida di Renault, che volle tentare quel colpo nipponico (molto a rischio), non ebbe dubbi.

CARLOS GHOSNCARLOS GHOSN
Lui, uno di quei manager intellettuali alla francese d' altri tempi, protestante e austero, sempre a parlare di etica e business, sapeva che per quel lavoro ci voleva qualcuno senza peli sullo stomaco.
Ci voleva Carlos.

E in effetti in poco tempo buttò fuori 21mila lavoratori, chiuse un sito industriale e mise fine ai rapporti con i fornitori storici del gruppo, ricercando il miglior rapporto qualità-prezzo. In pochi anni riuscì a risanare Nissan e alla fine a conquistare anche la fiducia dei giapponesi (si ritrovò persino come supereroe protagonista di un manga). Da lì ha poi scalato i vertici di Renault, prendendo nel 2005 il posto di Schweitzer. Fino a diventare "Imperatore" dell' auto.

Nel 2017 l' alleanza a tre (si è aggiunta anche Mitsubishi) ha generato 5,7 miliardi di euro di risparmi grazie alle sinergie (piattaforme produttive e forniture in comune). Ghosn è stato anche il primo a credere davvero nell' auto elettrica e può contare oggi su un notevole anticipo nel comparto rispetto agli altri. Da tanti punti di vista Carlos è un manager capacissimo.

È nato in Brasile da una famiglia di libanesi, cristiani maroniti. Ed è poi cresciuto a Beirut, dove ha studiato dai gesuiti, un' esperienza formativa che l' ha segnato a vita. Dai sedici anni è andato a studiare in Francia, dove si è laureato in ingegneria al Polytechnique, una delle fucine delle élites parigine. Ma lui è sempre stato diverso dagli altri manager francesi vecchio stampo.
CARLOS GHOSN NISSAN RENAULTCARLOS GHOSN NISSAN RENAULT

Poliglotta e soprattutto con uno spirito multiculturale (che l' ha aiutato tantissimo in Giappone), ha un pragmatismo (e a tratti una scaltrezza) sconosciuti ai laureati delle «grandes écoles», spesso troppo rigidi (e va detto che al gotha finanziario d' Oltralpe Ghosn non è mai piaciuto fino in fondo). Per vent' anni lavorò alla Michelin, dove s' impose come cost killer e dinamico manager all' export. Poi Schweitzer lo volle alla Renault.

Ghosn ha anche dei lati oscuri. Ha fama di essere sospettoso e costantemente preoccupato per la sua incolumità (ha assunto vari ex agenti dei servizi segreti francesi a gestire la sicurezza nel suo gruppo). Ed è sempre stato attento ai soldi, convinto che le sue capacità andassero pagate. E in maniera salata.
Forse per lui tutto questo, come dimostrano le ultime vicende, è diventato un vero problema.



OMBRE DI GRANDI MANOVRE DIETRO IL BLITZ NEL MIRINO C' È IL CONTROLLO DELL' ALLEANZA
Giorgio Ursicino per “il Messaggero

Vicende personali: mancate comunicazioni dei suoi guadagni al fisco, utilizzo improprio di beni aziendali, queste le accuse rivolte a Carlos Ghosn, ma nulla che possa riguardare i milioni di veicoli che Nissan produce ogni anno e che potrebbe avere ripercussioni sui clienti. La magistratura giapponese chiarirà come sono realmente andate le cose, intanto l' azienda di Yokohama lo ha già ufficialmente scaricato poiché l' attuale ceo Hiroto Saikawa ha detto che lui stesso (un tempo suo delfino) chiederà il licenziamento del manager franco-libano-brasiliano nella riunione del cda convocata per dopodomani.
Carlos Ghosn e Emmanuel Macron renaultCARLOS GHOSN E EMMANUEL MACRON RENAULT

Dietro la vicenda personale e umana del top manager, che tanto ha contribuito a creare l' Alleanza con Renault e Mitsubishi diventato il primo costruttore del mondo, si aprono scenari in cui hanno interessi i governi e che vedono direttamente in campo due potenze economiche come Giappone e Francia. È chiaro che tutti debbano rispettare le leggi, ma è un po' strano che un uomo considerato dai suoi dipendenti nipponici come un imperatore per lo straordinario lavoro fatto all' improvviso venga scoperto sia un truffatore.

Troppo potere e troppo a lungo? Forse, ma potevano pure controllarlo prima se i comportamenti scorretti vanno avanti da tanto tempo. Sia come sia, ci sono degli aspetti che muovono grandi interessi messi sul tavolo. Oltre all' incredibile lavoro fatto da Ghosn per risanare Nissan, attualmente c' era il problema della sua successione e il controllo dell' Alleanza che ora vede due protagonisti giapponesi (Nissan e la controllata Mitsubishi) e la francese Renault. Un ventennio fa Ghosn, manager proveniente da Michelin, era stato inviato proprio da Renault per salvare Nissan all' epoca sull' orlo del fallimento.
Thierry Bollore CARLOS GHOSNTHIERRY BOLLORE CARLOS GHOSN

Ghosn usò pratiche sconosciute alla cultura nipponica, chiuse fabbriche e tagliò posti di lavoro ma, rimesso in assetto il gigante, riportò al lavoro più persone di prima. «Nissan una gallina dalle uova d' oro che non sapeva di esserlo», era la filosofia del manager. Un piano industriale dietro l' altro, record di vendite come se piovesse. Carlos è stato il primo a sdoganare l' auto elettrica nell' era moderna e il primo a dire che le vetture avrebbero potuto avere la guida autonoma.

Carlos GhosnCARLOS GHOSN
Da tempo è aperto il dossier del dopo Ghosn. Renault ha una quota importante di Nissan (44%), ma l' azienda giapponese è diventata più grande e globale. Rumors dalla Francia hanno più volte parlato di una possibile fusione per garantire una governance migliore, altri preferivano scenari diversi. Cosa accadrà sarà più chiaro nei prossimi giorni, sicuramente Parigi e Tokyo tengono i fari accesi su un settore che con la svolta verso la mobilità sostenibile tornerà ad essere il più importante del pianeta.

Fonte: qui


GHOSN AVREBBE SOTTRATTO ALL'AZIENDA 40 MILIONI DI EURO, TRA GUADAGNI E SPESE PAZZE - ARRESTATO IN GIAPPONE, E NON È UN CASO: LA NISSAN VALE IL TRIPLO DELLA SORELLA FRANCESE, E I NIPPONICI SI ERANO STUFATI DELLO STRAPOTERE EUROPEO 

MA ORA IN LIZZA C'E' UN CUGINO DI BOLLORE', THIERRY, ATTUALE CHIEF OPERATING OFFICER

Ugo Bertone per Libero Quotidiano

La regola è stata confermata: il record delle vendite di auto porta male. Toyota, una volta salita sul gradino più alto del podio, ha affrontato la crisi più grave della sua storia, causa i difetti di fabbrica. È andata peggio a Volkswagen, incappata nello scandalo dei diesel. Carlos Ghosn, in cima al tetto del mondo alla testa dell' alleanza Renault, Nissan e Mitsubishi (10,6 milioni di vetture vendute l' anno scorso), sta celebrando il primato in una cella del carcere di Tokyo.
CARLOS GHOSNCARLOS GHOSN

Ieri mattina, infatti, le celebrità invitate nella capitale giapponese per la celebrazione dei 100 anni delle relazioni commerciali tra Parigi e Tokyo hanno scoperto che Ghosn, una sorta di mito per i giapponesi che gli hanno dedicato manga e cartoon dopo il successo del salvataggio di Nissan, era finito in galera. L' accusa? Un' indagine avviata in Nissan grazie alle rivelazioni di una gola profonda ha appurato che il manager, con la complicità di un suo stretto collaboratore, ha nascosto al fisco una parte dei suoi guadagni e si è reso responsabile di «numerosi ed ulteriori atti significativi di cattiva condotta, come l' uso personale non autorizzato di beni aziendali».

IL MALLOPPO
Carlos Ghosn e Emmanuel Macron renaultCARLOS GHOSN E EMMANUEL MACRON RENAULT
Il tutto, secondo l' accusa, per un importo di 40 milioni di euro. Accuse molto gravi, in Giappone più che altrove, che hanno già portato al licenziamento del manager che verrà sostituito nel consiglio già convocato per giovedì. Con il pieno consenso dello Stato francese, che attraverso Renault (ieri ha perso l' 8% in Borsa) controlla il 44% circa del gruppo giapponese (che a sua volta detiene il 15% del gruppo francese) come ha già in sostanza anticipato il ministro dell' Economia Bruno Le Maire.

E il caso vuole che il compito probabilmente ricadrà sulle spalle di Thierry Bolloré, lontano cugino del patron di Vivendi, scelto a febbraio da Emmanuel Macron per contrastare la leadership assoluta di Ghosn. La sensazione, infatti, è che l' affaire Nissan serva a far fuori un manager scomodo, che ha ottenuto risultati eccellenti ma ormai in rotta di collisione con lo Stato francese.
IL CEO DI RENAUL NISSAN CARLOS GHOSNIL CEO DI RENAUL NISSAN CARLOS GHOSN

Per diversi anni Ghosn ha potuto opporre all' ostilità del governo grazie al sostegno degli azionisti giapponesi che gli hanno sempre riconosciuto la resurrezione del gruppo, affidato al manager franco-brasiliano sull' orlo del fallimento e portato alla leadership mondiale. Ma la coabitazione tra l' azionista francese e i soci giapponesi è ormai diventata squilibrata: Renault, sulla carta l' azionista di controllo, vende 3,8 milioni di vetture all' anno, Nissan 5,3.

Thierry Bollore CARLOS GHOSNTHIERRY BOLLORE CARLOS GHOSN



OPINIONE PUBBLICA
Secondo Deutsche Bank, vista la diversa redditività, l' azienda giapponese vale tre volte di più della casa francese. Un diverso valore compensato fino ad oggi dal carisma di Ghosn che, pur di non scendere a patti con la yakuza negli anni più difficili, aveva trasformato l' ufficio in una sorta di fortino. Altri tempi. Oggi, agli occhi dell' opinione pubblica giapponese, Ghosn appare come un ladro e, accusa assai più infamante nel Sol Levante, come un evasore fiscale.

Thierry BolloreTHIERRY BOLLORE
C' è da chiedersi se l' alleanza reggerà all' uscita del suo padrino. Sono in molti a dubitarne, vista la pretesa francese, ribadita proprio venerdì scorso da Martin Vial, responsabile delle partecipazioni azionarie detenute dallo Stato, di rafforzare l' integrazione tra le due aziende puntando su un «maggior ancoraggio» del gruppo alla casa madre francese, con la concentrazione in Francia degli investimenti in ricerca dell' accoppiata, leader nello sviluppo dell' auto elettrica.

Ma non sarà facile convincere i giapponesi a puntare le carte sul Vecchio Continente, assai meno promettente dell' Asia una volta persa la carta Ghosn, già capitano corraggioso, oggi evasore incallito.

Fonte: qui