BANCO BPM SOSPESA CON CALO TEORICO DEL 4,8%
IERI IL MEZZO FLOP DEL PRIMO GIORNO DEI BTP ITALIA, GLI INVESTITORI NON SI MUOVONO PRIMA DI SAPERE COSA DIRÀ LA COMMISSIONE SULL'ITALIA DOPODOMANI
SPREAD BTP-BUND CHIUDE A 328,5 PUNTI
SPREAD BTP-BUND FRENA E TORNA A 329 PUNTI
(ANSA) - Lo spread tra Btp e Bund torna sotto quota 330, a 329 punti base, dopo aver toccato un massimo di seduta a 336 punti base. Il rendimento del decennale italiano è in calo al 3,64%.
BANCO BPM: TORNA AGLI SCAMBI IN BORSA E CEDE IL 4,8%
(ANSA) - Banco Bpm torna agli scambi in Borsa e cede il 4,8% a 1,716 euro. A Piazza Affari (-0,9%) soffre l'intero comparto delle banche con Ubi (-3,7%) Mps (-3,6%) Unicredit (-3,1%) e Intesa (-2%). Intanto lo spread tra Btp e Bund torna sotto la soglia dei 330 punti (329 punti) con il rendimento del decennale italiano al 3,64%.
BTP ITALIA, PARTENZA LENTA NEL PRIMO GIORNO DI OFFERTA SOTTOSCRITTI SOLO 480 MILIONI
Andrea Ducci e Giuditta Marvelli per il Corriere della Sera
Il bottino del primo giorno è deludente. La quattordicesima emissione del Btp Italia, in offerta da ieri fino a giovedì, ha raccolto nella prima seduta 481,3 milioni di euro. L' intento del Tesoro è incassare tra 7 e 9 miliardi di euro, collocando un titolo indicizzato all' inflazione italiana che avrà un rendimento minimo garantito dell' 1,45%.
L' emissione normalmente è destinata ad essere assorbita per metà dai risparmiatori, il restante 50% dagli investitori istituzionali (a cui è riservata in esclusiva la giornata di giovedì).
Assumendo, dunque, una media di 8 miliardi come potenziale incasso, il Tesoro avrebbe dovuto piazzare ieri oltre 1 miliardo di ordini. Un dato in linea con le precedenti emissioni del Btp Italia. A maggio scorso, per esempio, la prima giornata di offerta ha segnato 2,3 miliardi di raccolta, nelle aste del passato l' incasso ha sempre superato quota 1 miliardo (nella quinta edizione il Btp Italia ha registrato il record con oltre 16 miliardi nella seduta di apertura). Da ricordare tuttavia l' eccezione del giugno 2012, con le sottoscrizioni ferme a 218 milioni. «Premesso che è la prima giornata, in effetti il volume è inferiore alle aspettative - spiega Davide Iacovoni, capo della direzione Debito Pubblico del Tesoro - ma va anche detto che sono stati siglati 16 mila contratti.
In un contesto del genere significa che tanti piccoli risparmiatori hanno aderito, a venire meno per ora è stata la clientela più facoltosa, quella del private banking e delle gestioni patrimoniali, tipicamente più sensibile alle dinamiche di mercato».
Resta che ad alimentare le incertezze e le fibrillazioni del mercato concorre la vigilia del pronunciamento, atteso per mercoledì, della Commissione Ue sulla manovra del governo. «Un giudizio negativo è prematuro - spiega Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto sim - Le fila si potranno tirare solo alla fine del collocamento per i privati e per gli istituzionali. Certo se il bilancio fosse quello di un rallentamento importante della domanda di questo titolo, il segnale non sarebbe positivo».
Secondo Ceccatelli è possibile che la diffusione del dato di raccolta della prima giornata abbia influito in qualche modo sull' allargamento dello spread tra Bund e Btp, che ieri ha chiuso a quota 321 punti.
Ma perché un' emissione ben remunerata e finora piuttosto amata dai risparmiatori fatica a decollare? La valutazione sulla cedola proposta (1,45% minimo, passibile di eventuali rialzi alla fine dell' operazione) è in linea, se non addirittura sopra, le aspettative del mercato.
E la scadenza a 4 anni dovrebbe essere un altro punto a favore del nuovo Btp Italia. Quali sono allora le zavorre? «Si possono azzardare due risposte - dice un altro operatore - una ancorata nel prossimo futuro, l' altra al recente passato». Tra due giorni il verdetto della Commissione Ue sulla legge di Bilancio e il rapporto sul debito. Forse non tutti i risparmiatori ragionano aspettando queste informazioni, che invece saranno dirimenti per orientare gli operatori istituzionali, le cui sottoscrizioni si apriranno proprio il giorno dopo il giudizio della Ue.
Il mercato retail, però, sottolinea lo strategist, potrebbero avere mal digerito l' ultima emissione del Btp Italia del maggior scorso. Venduto come sempre a 100 con un minimo garantito pari allo 0,55%, pochi giorni dopo è finito nella tempesta dello spread, tanto che ieri valeva 88,35. Chi resterà fedele fino alla fine riavrà il suo capitale, ma intanto il bilancio è negativo.
Fonte: qui
“ABBIAMO NEGOZIATO LA FLESSIBILITÀ CON L’UNIONE EUROPEA PERCHE' FACEVAMO UN'OPERAZIONE SUI MIGRANTI”
VALERIA FEDELI CONFERMA A "TAGADA'" QUANTO GIA’ RIVELATO DA EMMA BONINO (MA SMENTITO DA RENZI): IL GOVERNO A GUIDA PD TRATTO’ CON L’EUROPA MAGGIORE ELASTICITÀ SUI CONTI PUBBLICI IN CAMBIO DELL’ACCOGLIENZA SELVAGGIA DEI DISPERATI...
Francesco Borgonovo per “la Verità”
Emma Bonino lo ha ribadito più volte: Matteo Renzi, quando era presidente del Consiglio, in sede europea barattò un pizzico di flessibilità sui conti con l'accoglienza selvaggia dei migranti. L'ex ministro degli Esteri lo ha ripetuto anche di recente, per esempio in un'intervista al Fatto quotidiano datata 11 giugno 2018: «Confermo che andò così», ha detto. «Tra l'altro fece scalpore quella mia uscita ma non avevo rivelato proprio niente, perché la discussione era stata in Parlamento al comitato Schengen. Mi ricordo benissimo che la presidente Laura Ravetto all'epoca, polemizzando con me, disse: "Non ci voleva la Bonino per scoprirlo", visto che lo aveva denunciato lei in commissione».
La Bonino, in effetti, non è mai stata smentita, se non dallo stesso Renzi. Il quale, piccato, lo scorso luglio ha pubblicato su Facebook un post livoroso: «Due ministri del governo italiano, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, continuano a mentire anche oggi a proposito di flessibilità europea e immigrazione», ha scritto Renzi. «Quei due o sono bugiardi o sono ignoranti, nel senso che ignorano i fatti».
Secondo Renzi, «la flessibilità - annunciata a Strasburgo il 13 gennaio 2015 - era parte integrante dell' accordo per eleggere Jean Claude Juncker. Non c'entra nulla con le politiche migratorie. Nulla. Era un accordo politico di risposta all' austerità del Fiscal compact». Il senatore semplice si è mostrato convintissimo: flessibilità e immigrazione, ha puntualizzato, «sono due dossier politici diversi».
NOTIZIE DALL'INTERNO
Purtroppo per lui, il caro Matteo non risulta molto credibile. A non prenderlo sul serio non sono soltanto gli esponenti dell'attuale governo, ma persino i rappresentanti del suo partito. Per rendersene conto basta ascoltare ciò che ha dichiarato, nei giorni scorsi, Valeria Fedeli. La signora, va ricordato, è un ex ministro (proprio come la Bonino), dunque non è una piddina qualsiasi, o una semplice passante. Il 16 novembre, partecipando a Tagadà, tramissione di La7, ha pronunciato parole molto chiare.
La Fedeli, tranquillamente accomodata nello studio di Tiziana Panella, si è messa a dare lezioni di strategia. Ha spiegato come, secondo lei, dovrebbe comportarsi l'esecutivo in sede europea. E, per farlo, ha portato ad esempio il modo in cui si comportò il governo di centrosinistra guidato dal Bullo: «Giustamente abbiamo negoziato la flessibilità», ha detto la Fedeli, «ma perché facevamo un'operazione sugli immigrati. Giusto o sbagliato, noi abbiamo negoziato lì, con un elemento di negoziazione della flessibilità. Ed è una delle cose che diciamo attualmente al governo: negoziate alcuni elementi».
Il senso del ragionamento è cristallino: in Europa non bisogna presentarsi a mani vuote, bisogna invece offrire qualche merce di scambio. Il governo Renzi ha offerto l'accoglienza in cambio della flessibilità. Più immigrati in Italia in cambio di un filo di morbidezza (pochissima, per altro) sui conti pubblici.
Queste parole non sono state estorte alla Fedeli. Le ha pronunciate di sua volontà. Di più: ha presentato lo scambio scellerato del suo compare di schieramento come un modello di buongoverno, e l'ha utilizzato per criticare l'operato del governo guidato da Giuseppe Conte.
Al netto della polemica, capite che si tratta di un punto piuttosto importante. Valeria Fedeli ha confermato in toto e senza tentennamenti ciò che dichiarò Emma Bonino nel 2017, e cioè che «siamo stati noi a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino». Significa che ben due ex ministri, di cui uno del Partito democratico, hanno dato torto a Renzi, svelando ciò che gli italiani già sapevano riguardo all'invasione.
Eppure, Matteo, ancora pochi mesi fa, s'intignava a smentire. Accusava Luigi Di Maio e Danilo Toninelli di essere bugiardi e ignoranti, insisteva a ripetere che la flessibilità e l'immigrazione non avevano nulla a che fare. Beh, forse queste «verità» dovrebbe spiegarle in primis ai suoi colleghi di partito, tra cui quella Fedeli che lo ha sbugiardato candidamente in un pomeriggio di metà novembre.
ALTARINI SVELATI
Certo, ci rendiamo conto che tutti i personaggi sulla scena siano parecchio discutibili. Di chi dovremmo fidarci? Di Emma Bonino? Di Valeria Fedeli? Oppure di Matteo Renzi? A dire la verità, da nessuno dei tre compreremmo una macchina o qualsiasi altro bene di consumo. Tuttavia, nel caso specifico, il cuore ci porta a credere di più alla Bonino e alla Fedeli, se non altro perché - svelando pubblicamente gli altarini - non hanno guadagnato nulla. Anzi, semmai hanno fatto aumentare la rabbia degli italiani. C'è poi un altro elemento che potremmo definire «tecnico» a influire sul nostro giudizio. Ritenere che Matteo Renzi abbia raccontato una balla non vuol dire avere pregiudizi: è pura statistica.
Fonte: qui
NON FATE LEGGERE A BORGHI E BAGNAI IL NUOVO SONDAGGIO DELL’EUROBAROMETRO. CRESCONO GLI ITALIANI CHE CREDONO CHE LA MONETA UNICA SIA POSITIVA PER IL NOSTRO PAESE: SONO IL 57%
8 SU 10 VOGLIONO POLITICHE ECONOMICHE E BILANCI PIÙ COORDINATI
GLI ITALIANI SONO I PRIMI TRA CHI CREDE CHE L’EURO ABBIA AUMENTATO LA LORO PERCEZIONE DI SENTIRSI EUROPEI
Impennata record per la percentuale di italiani, il 57%, che ritiene che l'euro sia positivo per l'Italia, registrando +12% rispetto all'anno scorso. E' l'aumento maggiore insieme agli austriaci, anche se il 57% è comunque il terzultimo valore più basso dei 19 (peggio solo Cipro e Lituania). E' quanto emerge dall'Eurobarometro annuale della Commissione Ue sull'euro, realizzato con interviste a ottobre.
Il 79% degli italiani vuole politiche economiche e bilanci più coordinati insieme agli spagnoli (al top con 84%), i greci (anche loro 79%), poi portoghesi (75%) e francesi (74%). Per il 58%, infatti, questo coordinamento si è indebolito negli ultimi anni, anziché essersi rafforzato: si tratta della seconda percentuale più alta dopo il 62% di greci, seguita anche se più a distanza da spagnoli (49%) e francesi (46%).
Italiani "più europei" grazie all'euro - Gli italiani sono anche tra i primi nell'eurozona a ritenere che l'euro abbia aumentato la loro percezione di sentirsi europei (quinti con il 34%), mentre sono fanalino di coda di tutta l'eurozona (36%) a credere che la moneta unica abbia reso più facile ed economico viaggiare. Terz'ultimi anche nel ritenere che l'euro abbia ridotto i costi bancari dei prelievi di contanti in altri Paesi Ue.
Il 90% degli italiani vuole riforme significative per migliorare l'economia - Secondo i dati dell'Eurobarometro, il 90% degli italiani ritiene ci sia bisogno di "riforme significative" per migliorare la performance dell'economia nazionale: si tratta della percentuale più alta di tutti i Paesi dell'eurozona.
La prima delle priorità è la riforma del mercato del lavoro (96%), ma solo il 70% (penultima percentuale) è a favore di risparmiare oggi per prepararsi all'invecchiamento della popolazione e all'aumento dei costi delle pensioni
Fonte: qui
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