Il 2017 sarà impegnativo per il Tesoro per fattori quantitativi e  qualitativi, esogeni ed endogeni. Anche quest’anno l’Italia sarà il primo emittente di titoli di Stato nell’Eurozona con emissioni a medio-lungo termine attorno a €260 miliardi. Dovrà sborsare €214 miliardi circa per i titoli di Stato in scadenza (esclusi BoT e bond esteri) oltre al pagamento più elevato in Europa per le cedole sul debito pubblico, pari a €47 miliardi.
In un anno dominato  dal rischio politico italiano ed europeo,  l’Italia si trova sotto la spada di Damocle della minaccia di  declassamento di Dbrs, che dovrebbe decidere il 13 gennaio sulle sorti  della  “A-low” italiana. 
Intanto il  debito/Pil italiano, il secondo  nell’Eurozona, non cala, la  crescita  stenta e il settore bancario è  frenato nella palude dei  non-performing loans.
Ad alleggerire il peso della gestione del  debito pubblico 2017,  tuttavia, incideranno tuttavia una serie di  fattori  in chiave  positiva: il  costo medio alla raccolta anche quest’anno è atteso vicino  ai minimi storici,  in virtù di rendimenti  molto bassi che potrebbero  salire relativamente  poco nonostante il reflation trade dagli Usa e i  rialzi “soft” dei tassi della  Federal Reserve; lo spread BTp/Bund è  visto  stabile nel 2017, grazie al continuo supporto del   QE della Bce; la domanda sui titoli di Stato italiani dovrebbe  confermarsi  sostenuta anche quest’anno, per l’abbondanza della  liquidità (maxi-rimborsi + maxi-cedole + QE) e per il fatto che il  collocamento dei titoli di Stato resta concentrato sul mercato domestico  presso le mani forti degli investitori istituzionali italiani.
IL QUADRO NELL’EUROZONA
Titoli di stato a medio e lungo termine. Anno 2017, valori in miliardi di euro
I numeri, in termini assoluti e anche relativi, sono comunque pesanti  per la gestione del debito pubblico italiano anno 2017. I  titoli di  Stato a medio-lungo in scadenza ammonteranno quest’anno a circa  216  miliardi (escludendo i BoT saranno oltre 30 miliardi in più rispetto al  2016 rileva il Tesoro nelle sue Linee guida 2017): si tratta del  calendario di rimborsi più pesante  dal 2010. Questo ammontare è ancor  più eclatante se  messo a confronto con i titoli di Stato tedeschi e  francesi in scadenza nel 2017, due Paesi con  Pil più grande  dell’Italia: quest’anno rimborsano  145 miliardi circa di titoli di  Stato ciascuno contro i 214 italiani.
L’Italia si conferma nel 2017 primo emittente di gran lunga di titoli  di Stato  in euro a medio-lungo termine, con aste lorde attese  dagli  addetti ai lavori attorno ai 260-267 miliardi, contro i 145 miliardi  della Germania e i 210 miliardi della  Francia. Gli esperti del credito di Scope Ratings, nell’outlook sui  rischi sovrani europei, sottolineano che il debito/Pil medio tra Italia,  Spagna, Francia e Regno Unito salirà al 106% nel 2017 mentre l’unico  grande Stato con debito/Pil in calo sarà ancora una volta la Germania  che dovrebbe scendere al 67% (dal 71% del 2015) nonostante una crescita  non brillante (il Pil spagnolo è previsto a +  2,2% contro +1,1%  di media tra Italia, Germania, Francia e Regno Unito). 
 L’Italia quest’anno pagherà anche il più elevato quantitativo di  cedole e quindi di interessi sul debito: 47 miliardi i coupon italiani  contro 39 della Francia e i  22 della Germania (quest’ultima aiutata dai  titoli  tedeschi acquistati nel 2017 dal QE per 140 miliardi contro i  100 italiani).
 Il costo medio alla raccolta per l’Italia tuttavia dovrebbe rimanere  molto  contenuto  quest’anno: secondo Unicredit, invariati i  livelli  attuali, sarà in media dell’1,5% sul medio-lungo termine (tra 2 e 50  anni ma con più emissioni sul lungo tratto). Il tasso medio sullo stock  dei titoli di Stato è ora al 3%. Il QE della Bce continuerà anche  quest’anno a esercitare una pressione al ribasso sui rendimenti, al  rialzo sui prezzi: tenuto conto delle emissioni nette di  BTp (44  miliardi circa), Bnp Paribas stima che il Public Sector Purchase Programme della Bce (fino a marzo  su un totale di 80 miliardi e in seguito 60 miliardi  mensili)   acquisterà  103,35 miliardi di titoli di Stato italiani, portando le  emissioni  nette negative a quota   60 miliardi. 
Lo spread tra BTp e Bund potrebbe muoversi in qualsiasi direzione, ma  quel che importa è che dovrebbe allargarsi o restringersi  molto poco.  
Il  rischio politico resta la vera grande fonte di incertezza e turbolenza  per la gestione del debito pubblico  quest’anno: al netto delle   incognite di Trumponomics e Brexit, naturalmente.
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