9 dicembre forconi: 10/26/19

sabato 26 ottobre 2019

LE BANCHE CHE “FRENANO” SUL TAGLIO DELLE COMMISSIONI SUI PAGAMENTI ELETTRONICI SONO LE STESSE CON CUI HA PARLATO CONTE E CHE GLI HANNO DATO “ASSICURAZIONI SULL’ABBASSAMENTO DEI COSTI”?

“IL FATTO”: “LA REALTÀ È UN UCCELLO, CANTAVA GABER. UNO PARTE CON L’OTTIMA INTENZIONE DI COMBATTERE L’EVASIONE E FINISCE A…”

Marco Palombi per “il Fatto Quotidiano”

pagare con il pos 3PAGARE CON IL POS 3
La realtà, com' è noto, si nasconde dove può. A volte, è il caso del Corriere della Sera di ieri, in un colonnino: "Pos, le banche frenano sul taglio dei costi". Chissà come l' ha presa Giuseppe Conte: "Prima di sanzionare gli esercenti che non accettano pagamenti digitali - aveva detto - occorre abbassare le commissioni e quindi stipulare prima accordi con le banche. Io personalmente ho parlato con gli esponenti dei principali gruppi bancari e ho avuto assicurazioni da parte loro". E invece adesso "frenano".
GIUSEPPE CONTEGIUSEPPE CONTE

La realtà, dicevamo, è una faccenda complicata, "è un uccello che non ha memoria", cantava Gaber. Le banche, per dire, una volta erano quegli istituti che facevano soldi essenzialmente prestando denaro, oggi mica tanto: nei bilanci del 2017 quelle italiane - tra economia asfittica e nuove regole di gestione dei prestiti che trattano il credito come una sorta di maledizione (vedere alla voce "sofferenze") - facevano più soldi con le commissioni e il trading che con mutui e simili.
pagare con il pos 2PAGARE CON IL POS

Secondo Intermonte Sim, per dire, i soli ricavi da commissioni sui servizi di pagamenti sono oltre il 10% degli introiti del nostro sistema finanziario("DEDICATO A TUTTI QUEGLI ALLOCCHI CHE CREDONO ALLA STORIELLA CHE SERVE A CONTRASTARE L'EVASIONE FISCALE!"). Come scrive il CorSera: "Azzerare le commissioni è impossibile, tagliarle complesso". Visto che la realtà è complessa? In ipotesi uno potrebbe partire con l' ottima intenzione di combattere l' evasione finendo invece per trasferire qualche miliardo da clienti e commercianti al sistema bancario. La realtà è un uccello, cantava Gaber. Padulo, in qualche caso.

Fonte: qui

NELL’ULTIMA BOZZA DEL DECRETO FISCALE SPUNTANO TAGLI AI MINISTERI PER 3 MILIARDI E 89 MILIONI: LE “RIDUZIONI ALLE DOTAZIONI FINANZIARIE” SONO PREVISTE GIÀ PER IL 2019 E SERVIRANNO PER COPRIRE ALCUNE MISURE, COME LO SPOSTAMENTO AL 2020 DEGLI ACCONTI FISCALI 
PER I COMMERCIANTI CREDITO D’IMPOSTA DEL 30% SUI PAGAMENTI ELETTRONICI: ANCHE PERCHÉ LE BANCHE NON VOGLIONO ABBASSARE LE COMMISSIONI(E DA QUI SI CAPISCE BENE PER CHI LAVORA IL GOVERNO CONTE "TACCHIA", PD-M5S-RENZI, NON CERTO PER I CITTADINI!)…


giuseppe conte roberto gualtieri 9GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI 
Arriva per i commercianti un credito d'imposta del 30% delle commissioni sulle transazioni con carte e bancomat, che sarà riconosciuto alle piccole attività con ricavi e compensi entro i 400mila euro. E' una delle novità contenute nell'ultima bozza del decreto fiscale.

Il credito d'imposta partirà dalle spese sostenute dal 1 luglio 2020 (quando entreranno in vigore anche le multe per chi non accetta il Pos) e potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione. I costi sono calcolati per il primo anno in 26,95 milioni, che diventano 53,9 milioni.

pagare con il pos 2PAGARE CON IL POS
Tra le novità contenute nell'ultima bozza del decreto fiscale ci sono anche i tagli alle spese dei ministeri per complessivi 3 miliardi e 89 milioni. Le "riduzioni alla dotazioni finanziarie" sono previste già per il 2019 dall'articolo 59 del decreto, contenente le disposizioni finanziarie.

roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conteROBERTO SPERANZA NICOLA ZINGARETTI VINCENZO BIANCONI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
E servono a sostenere alcune misure, tra cui lo spostamento degli acconti fiscali al prossimo anno. Lo stesso articolo stabilisce che entro 20 giorni dalla pubblicazione del decreto il Mef può autorizzare rimodulazioni all'interno dei singoli ministeri, ma garantendo comunque i risparmi. Fonte: qui


LA CONTRO-INCHIESTA SUL RUSSIAGATE DIVENTA UN'INDAGINE PENALE: ORA IL PROCURATORE DURHAM, AGLI ORDINI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA WILLIAM BARR, POTRÀ INTERROGARE TESTIMONI E ISTITUIRE UN GRAN GIURÌ PER INCRIMINARE QUALCUNO

I DEM OVVIAMENTE S'INCAZZANO: ''IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA È DIVENTATO UN VEICOLO PER LA VENDETTA POLITICA DI TRUMP?''
RUSSIAGATE: INDAGINE BARR DIVENTA INCHIESTA PENALE
 (ANSA) - L'indagine ordinata dall'attorney general Usa William Barr sulle origini del Russiagate e' diventata ora un'inchiesta penale. Lo riferisce Politico citando una propria fonte. Questo significa che i dirigenti e gli ex dirigenti dell'Fbi e del dipartimento di giustizia eventualmente coinvolti rischiano un'incriminazione e che aumenteranno i poteri di raccogliere prove dell'attorney John Durham - titolare dell'inchiesta - anche con mandati emessi da un grand giuri' per acquisire documenti e testimonianze.
donald trump william barrDONALD TRUMP WILLIAM BARR

RUSSIAGATE: I DEM CONTRO L'INCHIESTA PENALE
 (ANSA) - Dura reazione dei dem alla decisione del dipartimento di giustizia di trasformare l'indagine amministrativa sulle origini del Russiagate in inchiesta penale. In una nota, i presidenti delle commissioni intelligence e giustizia della Camera, che conducono l'indagine di impeachment, sostengono che essa "solleva nuove profonde preoccupazioni che il dipartimento di giustizia sotto l'attorney general Barr abbia perso la sua indipendenza e sia diventato un veicolo per la vendetta politica del presidente Trump". Fonte: qui

IL PRESIDENTE USA ESCE ALLO SCOPERTO E ACCUSA OBAMA DI TRADIMENTO: HA SPIATO LA MIA CAMPAGNA DEL 2016 
LA RIVELAZIONE NEL LIBRO DI DOUG WEAD “INSIDE TRUMP’S WHITE HOUSE” 
NEI PROSSIMI GIORNI WILLIAM BARR FARÀ USCIRE IL SUO RAPPORTO SUL RUSSIAGATE (E MARTEDÌ VECCHIONE SARÀ IN AUDIZIONE AL COPASIR). SECONDO FOX NEWS LUI E DURHAM SONO  TORNATI DALL'ITALIA CON INFORMAZIONI CHE LO HANNO SPINTO A SENTIRE L'EX DIRETTORE DELLA CIA BRENNAN

Donald Trump esce allo scoperto e accusa Barack Obama di tradimento: ha spiato la mia campagna del 2016. La rivelazione è contenuta nel libro di Doug Wead “inside trump’s white house”. “Quello che hanno fatto è tradimento, ok? La cosa interessante è che lo abbiamo beccato a spiare sull’elezione. Non l’ho mai detto, ma sono stati beccati a spiarci. Ci hanno spiato”, ha detto Trump.
trump e obama alla casa biancaTRUMP E OBAMA ALLA CASA BIANCA
DONALD TRUMP CON DOUG WEAD ALLA CASA BIANCADONALD TRUMP CON DOUG WEAD ALLA CASA BIANCA

donald trump william barrDONALD TRUMP WILLIAM BARR
Nei prossimi giorni il ministro della giustizia Usa William Barr farà uscire il suo rapporto sul Russiagate (e martedì Vecchione sarà in audizione al Copasir). Intano Fox News smentisce “Giuseppi” Conte, che al Comitato per la sicurezza ha detto che i servizi italiani non avevano informazioni. Secondo l'emittente americana il ministro della Giustizia e John Durham sono tornati da Roma con informazioni interessanti, che li hanno spinti a sentire anche l’ex direttore della Cia John Brennan e l'ex capo della National Intelligence James Clapper, che pure sarebbero stati coinvolti nella creazione di false prove per incastrare Donald.


MENTRE IL PREMIER RIFERIVA AL COPASIR CHE NESSUNA PROVA È STATA FORNITA AGLI AMERICANI, SU ''FOX NEWS'' SI DICEVA IL CONTRARIO: BARR E DURHAM A ROMA HANNO RACCOLTO NUOVI ELEMENTI E L'INCHIESTA SI ALLARGA 

LAL LETTERACON CUI BARR IL 17 GIUGNO CHIEDEVA A VARRICCHIO, AMBASCIATORE A WASHINGTON, DI AVERE INFORMAZIONI SULL'OPERATO DI SPIE USA A ROMA. LUI RIFERISCE A CONTE, SENZA PASSARE PER IL POVERO MOAVERO, E IL PREMIER NE PARLA SOLO CON VECCHIONE

I PROTAGONISTI RUSSIAGATE, ECCO LA LETTERA BARR CHIESE AL PREMIER VERIFICHE SUGLI AGENTI FBI
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della sera

donald trump william barrDONALD TRUMP WILLIAM BARR
«Verificare il ruolo svolto da personale Usa in servizio in Italia senza voler mettere in discussione l' operato delle autorità italiane e l' eccellente collaborazione»: eccola la richiesta presentata nel giugno scorso dal ministro della Giustizia William Barr a palazzo Chigi sul Russiagate. La lettera, datata 17 giugno, è stata inoltrata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dall' ambasciatore a Washington Armando Varricchio.
Non c' è stato alcun passaggio attraverso la Farnesina, il canale è stato diretto e il premier ha autorizzato ai colloqui il capo del Dis Gennaro Vecchione.

WILLIAM BARR JOHN DURHAMWILLIAM BARR JOHN DURHAM
«Non abbiamo fornito alcuna informazione riservata», ha ribadito Conte di fronte al Copasir. Ma dagli Stati Uniti arriva una diversa versione. Ad accreditarla è Fox News, televisione ritenuta vicina al presidente Donald Trump: «Durante una delle due visite effettuate a Roma, il 15 agosto e il 27 settembre, per incontrare i vertici dell' intelligence italiana, Barr e il procuratore John Durham hanno raccolto nuove prove per la loro contro-inchiesta sul Russiagate. Poi hanno deciso di ampliare il raggio della loro inchiesta sulle origini dell' indagine Fbi del 2016 sulle collusioni con la Russia».

Quanto basta per comprendere come la vicenda non sia affatto conclusa e che il rapporto finale di Barr - che potrebbe essere pubblicato entro qualche settimana - potrebbe riservare nuove e clamorose sorprese.
giuseppe conte gennaro vecchioneGIUSEPPE CONTE GENNARO VECCHIONE
Al centro dell' attenzione degli Stati Uniti c' era in particolar modo un agente dell' Fbi che nel 2016 lavorava nella capitale. Durante i colloqui Barr avrebbe chiesto di conoscere i suoi contatti con l' intelligence italiana ma anche verifiche su eventuali rapporti con Joseph Mifsud, il professore che rivelò per primo allo staff di Trump l' esistenza di mail compromettenti di Hillary Clinton in possesso dei russi.

Fu proprio l' Fbi a indagare sui contatti tra Trump e i russi durante la campagna per le presidenziali del 2016. E dunque Mifsud - questo è il sospetto di Barr - potrebbe essere stato la loro «talpa» per screditare Trump.

«Abbiamo svolto verifiche ma non abbiamo trovato nulla», ha sostenuto Conte. Barr dice il contrario e ora si dovrà accertare che cosa sia accaduto tra il 17 giugno e il 27 settembre. Anche tenendo conto che il canale tra Varricchio e il premier è stato di «massima riservatezza» che coinvolge subito anche Vecchione. E sarà lui, adesso a dover riferire al Copasir che tipo di verifiche abbia svolto, a chi le abbia affidate e con quale risultato. Il suo primo incontro con Barr avviene a ferragosto.

Mifsud con Olga RohMIFSUD CON OLGA ROH
Un faccia a faccia che però non esaurisce i contatti. Subito dopo Vecchione chiede ulteriori verifiche alle due agenzie di intelligence: l' Aise diretta da Luciano Carta e l' Aisi guidata da Mario Parente. In almeno due occasioni i tre direttori affrontano l' argomento con Conte. Poi, tutti insieme, ricevono Barr e Dhuram nella sede del Dis. È il 27 settembre scorso. Adesso dovranno riferire al Copasir quali informazioni abbiano consegnato agli Stati Uniti. Consapevoli che la loro versione sarà poi confrontata con quella del «rapporto Barr».


RUSSIAGATE, GLI USA GELANO IL PREMIER "DALL'ITALIA NUOVE PROVE PER L'INCHIESTA"
Carlo Bonini e Giuliano Foschini per ''la Repubblica''


mifsud frattini ayadMIFSUD FRATTINI AYAD
I due viaggi a Roma dell' Attorney general William Barr e John Durham per raccogliere informazioni dalla nostra intelligence sul Russiagate non sono stati una scampagnata. O almeno non un inutile "scambio di cortesie", come la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto accreditare non più tardi di mercoledì pomeriggio. Con un timing che non ha nulla a che vedere con le coincidenze - e questo lo hanno capito anche a Roma dove ieri sera si sono passati dei brutti quarti d' ora - la Fox News, la cable tv cinghia di trasmissione della Casa Bianca di Donald Trump, ha infatti depositato a beneficio del cortese alleato italiano un pizzino che dimostra come la faccenda sia tutt' altro che chiusa.

In un servizio da Washington, apparentemente innocuo, nel sintetizzare la conferenza stampa di Conte nel solo punto utile alla contronarrazione Repubblicana ("Il presidente del consiglio italiano ha confermato i due incontri del 15 agosto e del 27 settembre con Barr e Durham"), Fox News lascia infatti scivolare una circostanza tutt' altro che neutra. «A Roma - si riferisce senza citare la fonte - l' attorney general e il procuratore hanno raccolto nuove prove che allargano l' indagine». E «avrebbero convinto il procuratore Durham dell' opportunità di interrogare James Clapper e John Brennan, direttori rispettivamente della National Intelligence e della Cia durante l' amministrazione Obama».

george papadopoulos simona mangianteGEORGE PAPADOPOULOS SIMONA MANGIANTE
Se dunque lo scopo della conferenza stampa di Conte era stato quello di smarcarsi dal segreto dell' audizione al Copasir per far sapere "in chiaro" a Washington (e insieme all' opinione pubblica italiana) quale era la linea del Piave su quale si era attestata la ricostruzione di Palazzo Chigi - «indagine preliminare »; «nessuna attivazione dell' intelligence italiana»; «mera ricerca di archivi»; «nessuna indagine sull' attività del governo italiano nel 2016» - il risultato ottenuto deve ora allarmare Palazzo Chigi. Con tutta evidenza, infatti, la Casa Bianca non ha nessuna intenzione di aderire alla ricostruzione italiana.

E, se Fox non ha preso un abbaglio o non è stata malamente imbeccata, non solo intende dare presto conto delle nuove prove raccolte a Roma. Ma, addirittura, trasformarle nelle fondamenta di un salto di qualità delle indagini di Barr. Come ogni avviso ai naviganti, anche quello che arriva dall' America è afflitto della genericità di cui è stata generosa anche Roma (quali nuove prove?). E, non a caso, in un immediato capovolgimento di ruoli, ieri a tarda sera sono state fonti della nostra intelligence a mobilitarsi per provare a spegnere questo nuovo principio di incendio.

Alle agenzie di stampa, hanno negato l' esistenza di qualsiasi "nuova prova" e, soprattutto, che la fonte di queste nuove evidenze sarebbe stata la "cortese collaborazione" offerta agli americani da Palazzo Chigi, dal Dis, da Aise e Aisi. In particolare, le stesse fonti hanno negato, come già peraltro fatto nei giorni scorsi, che sia stati la nostra intelligence a consegnare a Barr la memoria di due cellulari Blackberry utilizzati dal professore maltese Joseph Mifsud, conferenziere della Link university. E un nastro con incisa la sua voce.

giuseppe conte donald trump 17GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP 17
Il gioco delle parti, dunque, non solo continua. Ma ragionevolmente è soltanto all' inizio. E il fantasma americano si è materializzato sull' uscio di Palazzo Chigi persino prima di quanto previsto. E tutto questo mentre il "pesce grosso" di tutta questa storia, il professore che professore non è, Joseph Mifsud, lo Zatat dell' università di Malta, continua a essere a largo. Nel buio del nostro spionaggio e controspionaggio (che evidentemente continua a ritenerlo soggetto non degno di interesse) e degli altri servizi che, ragionevolmente, lo hanno a cuore per ragioni diverse: americani, inglesi e russi. Fonte: qui