9 dicembre forconi: 12/18/16

domenica 18 dicembre 2016

Trump: incidente senza precedenti cattura del drone sottomarino americano


Il presidente Trump ha commentato la cattura del drone americano nel mar Cinese meridionale.

Il neoeletto presidente USA Donald Trump ha commentato su Twitter la cattura del drone sottomarino americano da parte della marina cinese.   "La Cina ha rubato un drone di ricerca militare della marina USA in acque internazionali, questo è un atto senza precedenti" ha scritto Trump. Venerdì il Pentagono ha dichiarato che i militari cinesi hanno catturato, nelle acque internazionali del mar Cinese meridionale, un drone sottomarino americano utilizzato dalla nave oceanografica Bowditch.

Secondo il Pentagono una nave della marina da guerra cinese ha calato una piccola imbarcazione in acqua con la quale ha tirato fuori dall'acqua il drone. I marinai americani hanno chiesto ai cinesi attraverso la radio di restituire l'apparecchiatura, ma sono stati ignorati. Sabato il Ministero della difesa cinese ha definito la reazione degli USA "chiassosa". Il Ministero ha detto che nel mar Cinese del sud il 15 dicembre la marina cinese ha inviato una lancia di salvataggio la quale ha trovato un oggetto non identificato, e come precauzione, per prevenire eventuali minacce per le navi di passaggio, ha condotto una verifica per stabilire se fosse "nemico". L'apparecchiatura si è dimostrata un veicolo subacqueo americano. Il Ministero ha dichiarato che si mantengono in contatto con Washington a causa di questo incidente.

Fonte: sputniknews


Usa: Cina ha accettato di restituire drone sottomarino sequestrato

La vicenda ha provocato polemiche tra Washington e Pechino


Roma, 17 dic. (askanews) - Il Pentagono ha riferito oggi che Pechino ha accettato di restituire un drone sottomarino statunitense che è stato sequestrato dalla Cina in acque internazionali. Lo scrive il New York Times.
"Attraverso colloqui diretti con le autorità cinesi, ci siamo garantiti un accordo secondo il quale la Cina restituirà l'UUV agli Stati uniti", ha detto Peter Cook, portavoce del Pentagono, usando la sigla che la Marina usa per i veicoli sottomarini senza equipaggio.
L'accordo è stato raggiunto dopo che gli Usa "hanno registrato la loro obiezione al sequestro illegale dell'UUV Usa in acque internazionali nel Mar cinese meridionale".
Oggi la Cina aveva accusato Washington di "strumentalizzare" l'episodio, ma aveva spiegato che stava trattando per la restituzione del mezzo.
Il drone era stato lanciato in acqua, al largo della Baia Subic vicino alla Filippine, dalla nave di ricerca oceanografica Usa Bowditch. Il sequestro da parte di una nave cinese rappresenta, secondo Washington, una grave violazione delle norme internazionali.
Anche il presidente-eletto Usa Donald Trump è intervenuto nella vicenda, definendo il "furto" del drone "senza precedenti" in un tweet. Tuttavia, sbagliando l'ortografia della parola inglese, ha scritto "unpresidented", cioè "senza presidente", invece di "unprecedented".

Virginia Raggi scarica il vicesindaco Daniele Frongia e il capo della segreteria politica Salvatore Romeo

In Assemblea 8 consiglieri vigileranno sulle delibere pronti a revocare il loro sostegno

Esce Daniele Frongia (e quel che resta del «Raggio magico»: via Salvatore Romeo e Renato Marra, fratello di Raffaele) e entra Massimo Colomban. 

Che dentro c’era già da assessore alle Partecipate, ma che d’ora in poi sarà l’uomo del M5S di Grillo e Casaleggio che si occuperà di marcare da vicino la sindaca Raggi. 

Colomban è arrivato a Roma su impulso di Davide Casaleggio per rimettere a posto le malconce aziende del Comune, soprattutto l’Atac che non sembra aver le energie per risorgere. Ora avrà il compito di rimettere a posto l’intera amministrazione dopo il terremoto Marra. 

In pratica sarà un commissario: sarà lui vero sindaco di Roma.
Sessantasette anni, di Santa Lucia di Piave, provincia di Treviso, un veneto vero: «Penso sempre all’indipendenza del Veneto all’interno di una federazione — disse a Radio24 appena arrivato in Campidoglio —. L’euro? La moneta unica è un danno per i cittadini e le imprese. Bisogna chiedere ai cittadini con un referendum se vogliono restare nell’euro».




Colomban controllerà i lavori dall’alto, anche se Raggi ha provato fino all’ultimo un colpo di coda: prima ha chiesto di spostare al posto di Frongia Andrea Mazzillo, l’assessore al Bilancio, poi ha tentato di trovare una stampella in Assemblea pescando negli scranni di fdi. Un dettaglio, quest’ultimo, che la dice lunga sulla svolta a destra dell’amministrazione e sui ripescaggi dei tanti «alemanniani»nelle partecipate. Ora sarà Colomban il tutor: grazie alla sponda politica del M5S nazionale e alla morsa tecnica dei grillini «lombardiani» in Campidoglio. Otto, per ora.

Non una corrente, termine che il M5S ha cassato dal proprio vocabolario. Ma una rappresentanza dal peso decisivo, quello sì. Gli otto consiglieri che hanno detto no a Raggi spaccando in due la maggioranza Cinque Stelle in Campidoglio sono adesso l’elemento che può decidere le sorti dell’amministrazione, ovviamente in linea diretta con Colomban: in tutto gli scranni M5S in aula sono 29, quindi basta che gli otto decidano di non sostenere col voto un documento strategico, tipo la manovra finanziaria che è in discussione in questi giorni, e la sfiducia tecnica è servita. Ieri a palazzo Valentini, messa al voto la fiducia a tempo alla sindaca, gli otto falchi hanno detto sì. Ora l’appuntamento è con l’approvazione del bilancio.

Angelo Sturni, Gemma Guerrini, Giuliano Pacetti, Maria Teresa Zotta, Sara Seccia, Valentina Vivarelli e il presidente della commissione bilancio Marco Terranova: gli anti-Raggi sono tutti legati ai due big «lombardiani», il presidente dell’Assemblea Marcello De Vito (che non vota in Consiglio comunale) e il capogruppo Paolo Ferrara (che invece vota). Politicamente il reset del «Raggio magico» e l’inserimento di Colomban azzerrano il margine d’azione della sindaca. E tecnicamente il manipolo dei ribelli può tenere costantemente sott’occhio i lavori della giunta. Ogni provvedimento, in sostanza, assumerà da ora in avanti il senso di un check-point sulla fiducia. Quindi per forza a tempo.

Fonte: qui

L'EX PARLAMENTARE LABOCCETTA ARRESTATO METTE IN MEZZO FINI DURANTE L'INTERROGATORIO: NON È L'ALLOCCO CHE VUOLE FAR CREDERE

'I SUOI RAPPORTI CON IL RE DELLE SLOT MACHINES CORALLO ERANO MOLTO PIÙ STRETTI. ERA DA LUI AI CARAIBI, E LUI ERA PRESENTE AL BATTESIMO DELLA FIGLIA'' 

SULLA CASA DI MONTECARLO, PERÒ, LABOCCETTA DICE DI NON SAPERE I DETTAGLI...
Valeria Di Corrado per Il Tempo

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Gianfranco Fini ha detto il falso sul re dello slot machine Francesco Corallo? L’interrogativo si pone allorché Amedeo Laboccetta, l’ex deputato Pdl arrestato insieme a Corallo, nel rispondere ai magistrati ha raccontato di un rapporto diretto fra i due. Come è noto Laboccetta è stato per anni un fedelissimo di Fini e contestualmente ha lavorato per Corallo.

L’ex parlamentare ai magistrati romani si è soffermato a lungo sui legami - a suo dire - molto stretti fra Corallo e Fini, sui rapporti dell’imprenditore dei caraibi e i Tulliani per il tramite proprio dell’ex leader di Alleanza nazionale. Nell'interrogatorio di garanzia Laboccetta ha fatto intendere che Fini non è affatto l'allocco che ha voluto far credere: ha citato esempi, circostanze, date. Ovviamente sono ancora tutte da riscontrare.

AMEDEO LABOCCETTAAMEDEO LABOCCETTA
«Il bivio è se sono stato talmente ingenuo da essere palesemente un fesso oppure ho mentito». Gianfranco Fini ha preferito ammettere di essere stato «un fesso», anzi, «un coglione», fino a oggi tenuto all’oscuro dalla moglie, dal cognato e dal suocero delle trame che venivano ordite alle sue spalle: dalla compravendita della casa di Montecarlo (realizzata dai Tulliani con i soldi sottratti al fisco dal magnate delle slot machines Francesco Corallo), ai 2 milioni e 600 mila euro bonificati sui conti di Sergio e Giancarlo Tulliani, sempre da Corallo, in relazione al decreto legge che ha agevolato le società dell'imprenditore catanese, con le quali detiene il 40% del mercato del gioco d'azzardo lecito in Italia.

FINI, ELI, GIANCARLO TULLIANI, LABOCETTA,FINI, ELI, GIANCARLO TULLIANI, LABOCETTA,
Ora però viene fuori un'altra verità, che se riscontrata dimostrerebbe che Fini ha mentito. L'ha raccontata ieri ai magistrati uno che conosce benissimo sia Fini che Corallo, e cioè l'ex parlamentare Pdl Amedeo Labocetta, finito in carcere martedì scorso insieme ad altre quattro persone (tra cui Corallo).

Nell'interrogatorio di garanzia Laboccetta ha spiegato che Fini non è affatto l'allocco che ha voluto far credere: a suo dire conosceva benissimo Corallo, tanto da essere stato suo ospite in uno dei suoi resort alle Antille e da averlo incluso nella ristrettissima cerchia di amici invitati in occasione del battesimo della figlia avuta con Elisabetta Tulliani. Ma c'è di più. Sempre a detta di Laboccetta sarebbe stato l'ex presidente della Camera a spendere il nome del cognato per aiutare il «re delle slot» a realizzare un affare immobiliare a Roma.
elisabetta tulliani e gianfranco finiELISABETTA TULLIANI E GIANFRANCO FINI

SUB ALLE ANTILLE
Davanti al pm Sargenti e al gip D'Alessandro, Laboccetta ha raccontato parecchie cose inedite per dimostrare che Fini e Corallo avevano un rapporto di conoscenza di vecchia data. Tanto che nel 2004, l'ex leader di An venne ospitato (insieme al suo staff) dal re dell’azzardo nelle Antille olandesi, per una vacanza all'insegna delle immersioni subacquee; uno degli hobby prediletti di Fini. Insieme a lui c'era anche l'allora compagno di partito Laboccetta. Ovviamente - ricorda Laboccetta - il soggiorno fu interamente pagato da Corallo.
Amedeo LaboccettaAMEDEO LABOCCETTA

BATTESIMO PER POCHI
Il coordinatore cittadino del Pdl a Napoli ha rivelato ai magistrati anche un altro retroscena. Nel 2009, l'allora presidente della Camera organizzò un piccolo ricevimento per pochi intimi nella sua stanza di Palazzo Chigi o in altro luogo per festeggiare la nascita della seconda figlia avuta con Elisabetta Tulliani. In quell'occasione, tra gli invitati, oltre a Laboccetta, ci sarebbe stato Francesco Corallo. Un'ulteriore dimostrazione che tra il ricco imprenditore del gioco e la terza carica dello Stato ci sarebbe stato - sempre a leggere le parole di Laboccetta - un rapporto più che di semplice conoscenza.

IMMOBILIARE ROMA
La «prova del nove» sarebbe – sempre secondo quanto raccontato da Laboccetta nell'interrogatorio di garanzia – un altro episodio che avrebbe visto come protagonisti Fini e Corallo. Quando il secondo si rivolge al primo per chiedergli chi potrebbe aiutarlo a realizzare un grosso affare immobiliare a Roma, l'ex leader di An non avrebbe avuto dubbi e gli avrebbe suggerito il cognato. L'affare alla fine non si sarebbe realizzato, ma Fini sarebbe riuscito - dice sempre Laboccetta - comunque nell'intento di «sponsorizzare» il fratello e il padre della sua compagna al «re delle slot».
Fini- GIANCARLO TULLIANIFINI- GIANCARLO TULLIANI

Tanto che tra i tre si instaura un legame che ora costa a Giancarlo e Sergio Tulliani l'accusa di riciclaggio. Dalle carte dell'inchiesta "Rouge et noir" è emerso che i Tulliani non hanno mai sborsato un euro per acquistare l'immobile di boulevard Princesse Charlotte 14, a Montecarlo, donato ad Alleanza Nazionale dalla contessa Colleoni.

Gli accertamenti dello Scico della Guardia di Finanza hanno dimostrato che dietro le società offshore che hanno acquistato e poi rivenduto l'appartamento c'erano i Tulliani e che i 327 mila euro con cui era stato liquidato il partito, provenivano dai conti caraibici di Corallo, sui quali erano stati fatti transitare i soldi sottratti al fisco italiano, provenienti dalla raccolta sulle macchinette da gioco. In compenso i parenti acquisiti di Fini avevano incassato dalla vendita dell'immobile monegasco un milione e 400 mila euro.
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SPUNTA MONTECARLO
Alla luce di quanto svelato da Laboccetta ai magistrati, in merito al rapporto che legava l'ex presidente della Camera all'imprenditore catanese, viene il sospetto che sia stato lo stesso Fini a proporre a Corallo di finanziare l'affare della casa di Montecarlo, che – secondo l'accusa – avrebbe fatto intascare ai Tulliani 1,4 milioni di euro.

Intervistato da "Il Fatto Quotidiano", all'indomani dell'arresto di Corallo e della notizia che suo cognato e suo suocero risultano indagati per riciclaggio, l'ex leader di An è cascato dalle nuvole quando ha saputo che anche Elisabetta avrebbe avuto un ruolo nella vendita dell'immobile di boulevard Princesse Charlotte, visto che risulterebbe riconducibile a lei la società Timara Ltd. "Addirittura? È di mia moglie? Non ne ero minimamente a conoscenza".

IO, VITTIMA DI FINI
Laboccetta, per il momento, ha detto ai magistrati che l'hanno interrogato di non ricordare nulla della questione della casa monegasca e dei bonifici da 1,6 milioni di euro che tra luglio e novembre 2009 sono arrivati sui conti correnti di Giancarlo e Sergio Tulliani, contemporaneamente all'approvazione del decreto legge n.78/2009, che ha offerto a Corallo la possibilità di offrire in pegno i diritti sulle videolottery.
Fini Tulliani FamigliaFINI TULLIANI FAMIGLIA

Anche se poi ha aggiunto: «Sono parte lesa in questa vicenda; una vittima di Corallo e di Fini. Non ho intascato nulla di illecito: ero regolarmente retribuito per il lavoro che svolgevo nella società di Corallo». Fini (che non risulta indagato) ha escluso a "Il Fatto" un suo intervento di presidente della Camera su quel decreto. Fino a prova contraria, dunque non non si può credere che abbia mentito.

L'ex leader di An, però, nel 2010 negò più volte l’evidenza, anche di aver accompagnato la sua compagna a scegliere i mobili con cui arredare l'appartamento di Montecarlo. Poi, grazie all'inchiesta del direttore de "Il Tempo" (all'epoca inviato de "Il Giornale"), venne dimostrato che l'allora presidente della Camera si era recato nel negozio sull'Aurelia, a Roma, dove Elisabetta Tulliani comprò una cucina Scavolini «per un appartamento non italiano».
giancarlo tulliani by vincinoGIANCARLO TULLIANI BY VINCINO

«Quella localizzazione fu confermata dall'esigenza di cercare uno spedizioniere di fiducia – spiegò un dipendente del mobilificio – Nessuno dubitava che la meta fosse Montecarlo». Ma anche in quell’episodio a casa Fini-Tulliani si negò l’evidenza, e solo con la pubblicazione della fattura della cucina, poi della mappa catastale dell’immobile monegasco e infine delle fotografie di quella cucina incastonata ben bene nella casa di Montecarlo, vi fu la prova provata che qualcuno non aveva detto il vero. Perché?

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