9 dicembre forconi: 11/14/19

giovedì 14 novembre 2019

ARRESTATA L’EX EURODEPUTATA DI 'FORZA ITALIA', LARA COMI, CHE FINISCE AI DOMICILIARI

STESSA SORTE PER L’AD DEI SUPERMERCATI TIGROS, PAOLO ORRIGONI 

L'OPERAZIONE È UN NUOVO FILONE DELLA MAXI INDAGINE "MENSA DEI POVERI" CHE IL 7 MAGGIO PORTÒ A 43 MISURE CAUTELARI ESEGUITE, NEI CONFRONTI DELL'EX COORDINATORE DI FORZA ITALIA A VARESE NINO CAIANIELLO, DEL CONSIGLIERE LOMBARDO 'AZZURRO' FABIO ALTITONANTE E DELL'ALLORA CANDIDATO ALLE EUROPEE, PIETRO TATARELLA 

LA COMI CHIEDEVA CONSULENZE ALLE AZIENDE, FACENDO MEDIAZIONE PER GLI ACCORDI E INCASSANDO PERCENTUALI SUI NUOVI CONTRATTI 

LA RICERCA SULL'E-COMMERCE SCARICATA DAL SITO DELLA CASALEGGIO E RIFILATA A UN CLIENTE...


lara comi marco bonomettiLARA COMI MARCO BONOMETTI
(ANSA) - Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, coi colleghi di Busto Arsizio, ha arrestato l'ex eurodeputata di FI Lara Comi, l'ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni, entrambi ai domiciliari, e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale (in carcere). In un filone dell'indagine 'Mensa dei Poveri' l'ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino e chiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri per accuse, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa.

LARA COMI E MARCO BONOMETTILARA COMI E MARCO BONOMETTI
L'operazione è un nuovo filone della maxi indagine che il 7 maggio portò a 43 misure cautelari eseguite, tra gli altri, nei confronti dell'ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo 'azzurro' Fabio Altitonante e dell'allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota FI Pietro Tatarella. Sono state proprio le dichiarazioni ai pm di Caianiello, presunto "burattinaio" del sistema e interrogato molte volte nei mesi scorsi, a confermare un quadro accusatorio già emerso dai primi racconti di imprenditori e indagati in Procura dopo il blitz.

LARA COMILARA COMI
Lara Comi risponde di tre vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, "dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale", come riportato negli atti depositati nella tranche principale. Circostanza messa a verbale da Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e stretta collaboratrice dell'ex eurodeputata in un interrogatorio del 14 maggio: "Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (...) mi scriveva 'Zingale vorrà un regalo di Natale'".

lara comi squadra parlamentari calcioLARA COMI SQUADRA PARLAMENTARI CALCIO
E aggiunse : "Mi parlò della necessità di pagare in vista dell'estensione dell'incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale". L'esponente di FI è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro dall'industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti.

Il versamento sarebbe stato effettuato in vista delle ultime elezioni europee e per una consulenza basata su una tesi di laurea scaricabile dal web dal titolo "Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè". Nel terzo episodio (truffa aggravata al Parlamento europeo) è coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, che collaborava con Comi come addetto stampa, con compenso di mille euro al mese, rimborsati dall'Europarlamento.

Paolo OrrigoniPAOLO ORRIGONI
Interrogato dai pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l'obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede che Comi non pagava. Di Orrigoni, infine, ex candidato sindaco di Varese, ha invece parlato l'imprenditore Pietro Tonetti. Ha raccontato che, d'intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato l'anticipo di 50mila euro della presunta tangente, mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d'uso di un terreno a Gallarate su cui aprire un nuovo punto vendita Tigros

LE CONSULENZE D'AFFARI DELL'EURODEPUTATA COPIATE DAL SITO DELLA CASALEGGIO
Sandro De Riccardis per “la Repubblica”

lara comi prende in braccio alessandra mussolini a madridLARA COMI PRENDE IN BRACCIO ALESSANDRA MUSSOLINI A MADRID
Più che una parlamentare europea, una procacciatrice d' affari. Che chiede e ottiene consulenze da aziende, media per la conclusione di accordi, incassa percentuali su nuovi contratti e clienti. Negli anni a Strasburgo - non rieletta lo scorso maggio - Lara Comi sembra più impegnata a curare i propri interessi privati che le questioni della politica europea. Nei verbali depositati lo scorso 30 settembre con l' atto di chiusura dell' inchiesta "Mensa dei poveri" (in cui Comi è indagata per corruzione e finanziamento illecito), sono almeno tre gli imprenditori che raccontano ai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri l' attivismo della ex parlamentare di Forza Italia, che per queste vicende non risulta comunque indagata.

La ricerca scaricata da internet Angelo Fusi, titolare di Adt, società che si occupa di pianificazione pubblicitaria, racconta di aver dato due consulenze a Comi. «Lei mi disse che aveva conoscenze nell' ambito dell' e-commerce - mette a verbale - . Non avevo in mente quale potesse essere l'oggetto, se non genericamente informazioni di marketing, ma intendevo conferire a lei un incarico retribuito sulla fiducia. L'importo però me lo aveva rappresentato lei dall' inizio».

LARA COMILARA COMI
Fusi avrebbe pagato «per la consulenza sull' e-commerce 7.500 euro più Iva, per una seconda sul settore del lusso 9.550 più Iva» alla società di Comi, Premium Consulting. Ma i due lavori, contesta nell' interrogatorio il pm Scudieri, «risultano interamente copiati da internet, in particolare quello sull' e-commerce è scaricabile dal sito della Casaleggio Associati, di cui è riproposizione pressoché integrale». La procura rileva anche altre anomalie. La seconda consulenza è stata chiesta il 6 novembre, Fusi la riceve l' 8 e paga il 9. Per la prima, sul lusso, «non si ha traccia dell' arrivo della consulenza, ma solo del pagamento con bonifico ».

Il contratto con l' Apt di Livigno «Vi ha presentato a noi dicendo che siete bravi, ora scopro che lei ha preso dei soldi?». Alessandro Maggioni, nel 2018 manager della società Mediaxchange, riporta la «reazione stizzita» di Luca Moretti, presidente dell' Azienda di promozione turistica di Livigno, quando viene a sapere dei rapporti economici di Comi con l' azienda di Maggioni.

lara comiLARA COMI
Il manager racconta ai pm di aver conosciuto Moretti proprio attraverso l' esponente di Forza Italia, a sua volta presentatagli da un fornitore di Mediaxchange, Paolo Piccardo, della Wide di Torino. «Piccardo mi disse che, attraverso il suo network, Comi poteva portarci potenziali clienti. Mi disse che poteva organizzare un incontro a Livigno, e che Apt poteva essere interessata a collaborazioni». Dopo l' incontro, viene formalizzato il contratto tra Comi e Mediaxchange.

«Abbiamo concordato una remunerazione per Comi pari almeno al 10% sul fatturato su nuovi clienti da lei presentati». Apt però ignora questa relazione d' affari. «Quando ho deciso di comunicarlo a Moretti - ricorda Maggioni - ha avuto una reazione stizzita». Alla fine, Comi avrebbe incassato una prima fattura da 3.000 euro per un impianto pubblicitario di Apt in piazza Duomo, a Milano, realizzato da Mediaxchange. Un secondo contratto è relativo alla campagna per la stagione estiva 2018 del Comune di Livigno. «È stato concordato di alzare la sua provvigione al 15%, pari a 21mila euro», spiega Maggioni. Mediaxchange ci guadagna 9mila euro, Comi 21mila, nota il pm. «Per questo il mio rapporto con Comi si è molto raffreddato. La cosa che mi ha colpito è stata la sua attenzione per il denaro».
lara comi in visita a uno stabilimento balneare invisibileLARA COMI IN VISITA A UNO STABILIMENTO BALNEARE INVISIBILE

Clienti fino alle Europee 
Di «un accordo commerciale» parla anche Paolo Piccardo. La sua Wide si occupa di cartellonistica presso le edicole. «Comi avrebbe procacciato nuovi clienti o incrementato i rapporti già in essere e io le avrei riconosciuto il 20% sul fatturato». Tra i clienti avuti grazie a Comi, Piccardo ricorda «Genoa Calcio, Abbott di Latina, Mediaxchange». «Non le è sembrato anomalo che una europarlamentare svolgesse questo tipo di attività? », chiede il pm. «Si, gliel' ho anche chiesto, ma lei mi rispose che tutti gli europarlamentari, soprattutto quelli stranieri, hanno un altro lavoro. Dopo non ho avuto altre collaborazioni con Comi, perché ha iniziato la campagna elettorale».

Fonte: qui

“PARLIAMO SU TELEGRAM, È MEGLIO QUEI SOLDI? DIRÒ CHE NON LI HO PRESI” 

LE INTERCETTAZIONI E I MESSAGGI CHE SVELANO I RETROSCENA DELL’INCHIESTA SU LARA COMI 

LE AMMISSIONI DI NINO CAIANIELLO E LE FRASI IN CUI SI LASCIA ANDARE: “QUESTA CRETINA DELLA LARA”, “UNA PAZZA SCATENATA” 

IL FINTO CONTRATTO DA BADANTE PER UN COLLABORATORE, I FINANZIAMENTI ILLECITI MASCHERATI DA CONSULENZE, IL TERRORE DI NON ESSERE RICANDIDATA

LE CHAT DELL'EX EURODEPUTATA: MA MI POSSONO INDAGARE?
Luigi Ferrarella per il “Corriere della sera”

LARA COMILARA COMI
Le ultime parole famose: «Secondo te mi possono indagare?», chiede lo scorso 10 maggio Lara Comi alla sua esperta di fondi pubblici europei, l' avvocato Maria Teresa Bergamaschi, presidente della Camera penale di Savona, che le risponde: «Per potere possono, ma sarebbe una porcheria: in una giustizia corretta non dovrebbero, ma se vogliono crearti danni per la campagna elettorale».

Dopo appena 4 giorni, però, va a finire che proprio l'avvocato, inizialmente sulla negativa nel primo interrogatorio da teste, quando il 13 maggio diventa indagata (e l' atto istruttorio viene sospeso), l' indomani 14 maggio ritorna in Procura e consegna il proprio telefono cellulare contenente in memoria le chat di Whatsapp che inguaiano definitivamente l'allora ancora europarlamentare.

Questa consegna spontanea consente ai pm di ritenere quei messaggi «prova documentale» (sulla scorta di una Cassazione del 2017), e quindi di aggirare il rischio di inutilizzabilità di messaggi vocali o chat altrimenti coperti dall'immunità dell' allora europarlamentare in carica rispetto sia a intercettazioni sia a sequestri di corrispondenza.

Viene così ricostruita la già affiorata storia dell'accordo tra Nino Caianiello (vero referente di Forza Italia varesina) e Giuseppe Zingale (direttore generale di Afol-Agenzia metropolitana per il lavoro) affinché Afol attribuisse consulenze alla consulente di Lara Comi in cambio del fatto che lei poi retrocedesse una parte del compenso a Caianiello per i costi del partito a Varese di cui Comi coordinatrice.

Retrocessione che avviene montando un'altra consulenza fittizia, da Comi a Bergamaschi, per mascherare 5.000 euro dei 10.000 che devono tornare indietro, venendo regolati gli altri 5.000 dal mancato pagamento di Comi a Bergamaschi di un libro sui fondi europei, che Comi finge di scrivere ma che in realtà le viene redatto da Bergamaschi. Pesano così, per i pm, le chat dove Comi con «emoticon» sorridente anticipa a Bergamaschi che «Zingale vorrà il suo regalo di Natale», alludendo al fatto che vorrà la parte di retrocessione illecita.

LARA COMILARA COMI
E quelle dove Comi ingenuamente preannuncia come vorrebbe sviare stampa e pm («Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17k (17mila euro, ndr), non ho mai avuto consulenze con Afol né società a me collegate che non esistono...»), e all' amica raccomanda per prudenza di non telefonare («Se dovessero chiamarti non rispondere, poi ti spiego»), e di usare le «chat di Telegram che è più comodo» e permette la distruzione immediata dei messaggi.

lara comi marco bonometti 1LARA COMI MARCO BONOMETTI 
Proprio quelli però poi portati da Bergamaschi ai pm. Due mesi fa si aggiungono le ammissioni Caianiello, nelle intercettazioni certo non avaro di epiteti da gossip politico verso «questa cretina della Lara» alla quale «faccio uno shampoo», «una pazza scatenata» che «pensa di prendere in giro tutti»: ai pm dirà poi che «Comi era recalcitrante a retrocedere una parte del suo stipendio per finanziare le strutture del partito di Forza Italia», e allora «anche in vista delle imminenti elezioni europee escogitammo lo stratagemma di far maggiorare lo stipendio del giornalista Aliverti», per il cui ruolo di portavoce Comi prendeva dal Parlamento Europeo un legittimo rimborso di circa 1.000 euro più Iva.

Lo stipendio viene alzato per finta a 3.495 più Iva, ma con l' accordo che 1.500 siano retrocessi a un uomo di Caianiello. Che all' inizio aveva in realtà esplorato un' altra copertura dietro un finto contratto a un commercialista, fatto però così male (come badante della Comi) che non a caso costui era lui il primo a ironizzarne: «Mi hanno fatto un contratto come badante, tipo filippina, io sono il filippino della Comi sono una forma finta del filippino della Comi!».
TANGENTI IN LOMBARDIA - GIOACCHINO CAIANELLO

E tra le accuse spunta anche un altro schema analogo nel 2016, ma con altro buffo finto collaboratore dell' europarlamentare a spese dell' Europarlamento, 40 ore settimanale per 2.450 euro mensili: proprio Caianiello, talmente impensabile che ai pm riconosce la propria firma sul contratto, ma quasi gli sembra fatto a sua insaputa.

Già da mesi è contestato a Comi anche un altro illecito finanziamento mascherato da finta consulenza, per di più copiata da una dozzina di fonti tra cui tesi di laurea, siti specializzati e in qualche riga persino il blog di Beppe Grillo: 30.000 euro dal pure indagato Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, patron della multinazionale di famiglia OMR (3.000 dipendenti, 600 milioni di fatturato, la Ferrari come primo cliente).

E anche qui è Caianiello a spiegare il contesto dei rapporti. «A seguito della mancata candidatura alle elezioni politiche nazionali cui aspirava», Comi ha «iniziato a spaventarsi fortemente per la sua rielezione al Parlamento Europeo» (da cui poi pur con 32.000 voti rimase fuori perché il plurieletto Berlusconi optò per altra circoscrizione), e «ha iniziato ad andare spasmodicamente alla ricerca di finanziamenti e alleanze politiche. Tra fine 2018 e inizio 2019 a casa dell'on. Gelmini a Milano, dove conobbi Marco Bonometti, Comi voleva che io intercedessi in suo favore nei confronti della Gelmini», e «anche Bonometti si spese con la Gelmini in favore della Comi».

«PARLIAMO SU TELEGRAM, È MEGLIO QUEI SOLDI? DIRÒ CHE NON LI HO PRESI»
LARA COMILARA COMI

L'ascesa e il declino della vita politica di Lara Comi sono condensati nelle 125 pagine di ordinanza, che spaziano da collaborazioni fittizie, consulenze copiate male, caccia ai finanziamenti per la campagna elettorale. «Mi hanno fatto un contratto come badante, tipo filippina. Io sono una forma finta del filippino della Comi», sbotta a giungo 2018 un commercialista assunto come falso assistente. Ma poi arrivano le europee del maggio 2019 e la stella di Forza Italia, nonostante il bottino di 32.000 voti, prende in un colpo solo il seggio e l'immunità.

IL BLOG DI GRILLO
Pareva quasi se lo sentisse che sarebbe andata male. Come racconta nell'interrogatorio di giugno 2019 Nino Caianiello: «Dopo la mancata candidatura alle politiche a cui fortemente aspirava e la mancata rielezione in regione di Luca Marsico», ex socio del governatore Fontana indagato per la sua nomina in una commissione, la Comi «ha iniziato a spaventarsi, andava spasmodicamente alla ricerca di finanziamenti e alleanze politiche che potessero garantirle la rielezione» a Bruxelles. Così viene organizzato un incontro a casa di Mariastella Gelmini, capogruppo di FI alla Camera, ospite anche il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti.
lara comi squadra parlamentari calcioLARA COMI SQUADRA PARLAMENTARI CALCIO

«La Comi voleva che intercedessi in suo favore con la Gelmini per un sostegno alla sua candidatura. Anche Bonometti si spese con la Gelmini in favore della Comi. Registrai in quella occasione un rapporto molto stretto tra la Comi e Bonometti, oltre che tra quest'ultimo e l'onorevole Gelmini». Il presidente degli industriali lombardi, a detta di Caianiello, non si formalizzò per le difficoltà economiche del «burattinaio» derivanti dalla condanna per concussione. «Anzi, la Comi aggiunse che Bonometti avrebbe potuto affidarmi una consulenza per far fronte ai miei problemi finanziari».

Il proprietario della Omr, del resto, si dimostra generoso con l'ex europarlamentare, affidandole due consulenze: una sul made in Italy, l'altra sul settore automotive in Italia e Cina. Per il gip «la più completa inutilità, la mancanza di un reale valore scientifico del contenuto delle asserite consulenze, l'assenza di originalità, l'eccentricità della scelta imprenditoriale di un gruppo leader in Italia, se non a livello europeo», con 3.300 dipendenti nel mondo e 770 milioni di euro, «di commissionare consulenze di così basso profilo scientifico» è la dimostrazione che si tratti di «prestazioni intellettuali fittizie».
LARA COMILARA COMI

Le relazioni, infatti, non vanno oltre «l'accostamento di brani tratti da siti internet che si occupano dello specifico settore, in alcuni casi lievemente elaborati». Il giudice riporta l'elenco delle scopiazzature con relative fonti: pagine internet degli industriali, di motori, pezzi della tesi dell'ignaro Antonio Apuzza, fino a pagina 12, capitolo 5, «copiato integralmente dall'articolo La Cina vuole diventare leader mondiale dell'auto elettrica, pubblicato il 3 gennaio 2019 sul sito di Beppe Grillo».

La ricerca di soldi della Comi, stando agli atti, è incessante. Tanto che anche uno come Caianiello, che in fatto di tangenti spadroneggiava da un bar di Gallarate ribattezzato «l'ambulatorio», a un certo punto si impressiona: «Questa è matta! Questa è fuori controllo eh! Capisco la frenesia elettorale ... porti a casa 25 mila euro al mese, so' 11 anni, io non ho visto un euro!».

lara comi in visita a uno stabilimento balneare invisibileLARA COMI IN VISITA A UNO STABILIMENTO BALNEARE INVISIBILE
MESSAGGI CRIPTATI
Alla fine la difesa della Comi è disperata: «Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17k (17 mila euro, secondo l'accusa), non ho mai avuto consulenze con Afol né di società a me collegate che non esistono...», dice intercettata due giorni dopo il maxi blitz a Maria Teresa Bergamaschi. Già lo scorso gennaio l'ex deputata azzurra consiglia all'amica con cui tesse affari di utilizzare «Telegram che è più comodo» e permette di distruggere i messaggi. E anche di non rispondere a telefonate sospette: «Se dovessero chiamarti non rispondere né al telefono, né agli sms poi ti spiego». Dalle indagini su Comi, Orrigoni e Zingale, scrive il gip, emerge un quadro in cui «modalità mercantili», «spregiudicatezza e disinvoltura» hanno consentito ai «manovratori» remunerazioni «a spese dei contribuenti».

Fonte: qui

AD ACCUSARE LARA COMI, SCARICANDOLE ADDOSSO TUTTE LE RESPONSABILITÀ, SONO STATI DUE SUOI AMICI 
IL PRIMO SI CHIAMA GIOVANNI CAIANIELLO, ED È STATO A LUNGO IL COORDINATORE DI FORZA ITALIA IN PROVINCIA DI VARESE 
E LA SECONDA È L’AVVOCATESSA MARIA TERESA BERGAMASCHI, CHE SI E’ PRESENTA SPONTANEAMENTE AGLI INQUIRENTI, CONSEGNA LORO IL PROPRIO CELLULARE CON TUTTI I DIALOGHI CON LA COMI…
Luca Fazzo per “il Giornale”

lara comi marco bonomettiLARA COMI MARCO BONOMETTI
La delicata operazione che attendeva suo padre è andata bene, e questo è ciò che a Lara Comi stava più a cuore. Ma per l' ex eurodeputata di Forza Italia ora si aprono altre ore difficili, quelle in cui deve preparare l' appuntamento cruciale del primo interrogatorio con il giudice che ha ordinato il suo arresto.

Sono ore in cui, leggendo e rileggendo le 120 pagine dell' ordinanza di custodia eseguita all' alba di giovedì, la Comi deve prendere atto di una circostanza dolorosa: ad accusarla, a scaricarle addosso responsabilità di ogni tipo facendola finire agli arresti, sono stati due suoi amici. Un uomo e una donna che ha cercato in ogni modo di aiutare, e che davanti all' avanzare dell' inchiesta hanno deciso di cavarsi d' impiccio fregandola.

LARA COMI E NINO CAIANELLOLARA COMI E NINO CAIANELLO
Il primo si chiama Giovanni Caianiello, ed è stato a lungo il coordinatore di Forza Italia in provincia di Varese. Anche quando il partito lo ha esonerato dopo una condanna per concussione, ha continuato a fare il bello e il cattivo tempo. Il 5 maggio, nella retata «Mensa dei poveri», è finito in cella. Per un po' ha fatto il duro, poi ha capito che per uscire doveva dare ai pm qualche testa. Gli ha dato quella della Comi e la settimana scorsa è tornato a casa.

Il 2 settembre, interrogato in carcere, Caianiello accusa l' europarlamentare di essersi fatta dare un contratto di consulenza dalla azienda pubblica Afol: «La Comi disse a Zingale (dirigente Afol, ndr) che avrebbe potuto collaborare con Afol in relazione a progetti europei pur precisando che non lo avrebbe fatto lei direttamente, non potendolo fare per motivi di incompatibilità ma che avrebbe potuto farlo per il tramite di una persona».
LARA COMILARA COMI

Ottenuto l' incarico, la Comi era comunque insoddisfatta: «La Comi - dice Caianiello - si lamentava che l' emolumento riconosciuto era troppo esiguo e tale da non riuscire neanche a coprire i costi della consulenza». Nei verbali, trasuda il rancore di Caianiello nei confronti della compagna di partito, «restia a retrocedere somme di denaro in nostro favore anche a fronte del fatto che conosceva le mie precarie condizioni economiche».

Nello stesso interrogatorio l' ex ras azzurro va giù pesante anche sulle spese elettorali della Comi: «A seguito della mancata candidatura alle elezioni politiche nazionale ha iniziato a spaventarsi fortemente per la sua rielezione al Parlamento europeo, per cui ha iniziato ad andare spasmodicamente alla ricerca di finanziamenti».
LARA COMILARA COMI

Ed è lui a rivelare di una cena in casa di Mariastella Gelmini in cui insieme alla Comi c' era l' imprenditore Marco Bonometti: ora accusato di avere finanziato in nero la sua campagna elettorale. Ancora più brusca la rottura per via giudiziaria della amicizia tra la Comi e Maria Teresa Bergamaschi, giovane e brillante avvocato ligure, già presidente della Camera penale di Savona.

Maria Teresa BergamaschiMARIA TERESA BERGAMASCHI
Le due sono amiche da dodici anni, si frequentano, la Bergamaschi le chiede spesso favori. E quando a maggio scorso esplode l' inchiesta si dà da fare insieme a lei per nascondere le tracce dei favori ricevuti e di quelli restituiti. Ma dopo un po' il terrore di finire nei guai è tale che la Bergamaschi si presenta spontaneamente agli inquirenti, consegna loro il proprio cellulare con tutti i dialoghi con la Comi. Viene interrogata, prima si barcamena, poi davanti alle contestazioni crolla e accusa l' amica Comi di averla costretta a versare diecimila euro in cambio di una consulenza: «Io c' ero rimasta molto male perché era la prima volta che mi trovavo ad affrontare una richiesta illecita». Ma poi si rassegna: salvo ora accusare l' amica.
Fonte: qui

NEGLI ATTI DELL’INCHIESTA SUL “SISTEMA” DELL’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA SICILIA SI DESCRIVONO I RAPPORTI CON IL CANE A SEI ZAMPE: IN PARTICOLARE UNA GARA D’APPALTO DA 15 MILIONI DI EURO ALLA RAFFINERIA DI GELA, FINANZIATA DA ENI E VINTA DALLA “PETROLTECNICA SPA”. A “FIUTARE” L’AFFARE SAREBBE STATO PROPRIO “L’APOSTOLO DELL’ANTIMAFIA”, COM’ERA CHIAMATO MONTANTE…


Saul Caia per www.ilfattoquotidiano.it

Un progetto da quasi 15 milioni di euro alla raffineria di Gela, finanziato dall’Eni nel 2013, a un’azienda che in precedenza aveva ricevuto appalti “per somme non superiori ai 300 mila euro”. Nei numerosi atti d’inchiesta sul cosiddetto “sistema” di Antonello Montante, condannato in primo grado (in abbreviato) a 14 anni per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, la squadra mobile di Caltanissetta descrive i “personali e diretti interessi” dell’ex presidente di Confindustria Sicilia in “attività gestite dall’Eni”. In una comunicazione di notizie di reato del 2018 gli investigatori citano la “gara d’appalto per il trattamento dei rifiuti”, vinta dalla Petroltecnica Spa, dell’imprenditore romagnolo Mario Pompeo Pivi, specializzata nel settore bonifiche e trattamento rifiuti, che operava anche nei poli petrolchimici di Priolo e Milazzo.

EMMA MARCEGAGLIA CLAUDIO DESCALZIEMMA MARCEGAGLIA CLAUDIO DESCALZIpetroltecnica spaPETROLTECNICA SPA
A “fiutare” l’affare per “veicolare i lavori”, sarebbe stato proprio “l’apostolo dell’antimafia”, come era chiamato Montante ai tempi in cui era considerato un paladino della legalità. “Avevo già un contratto alla raffineria di Gela per la gestione dei rifiuti, quindi ho proposto all’ingegnere Bernardo Casa, che conoscevo, di realizzare un impianto per trattarli in modo da non farli uscire dal territorio – spiega Pivi a Il Fatto -. Cercavo un partner locale, mi è stato suggerito di rivolgermi a Confindustria Caltanissetta e ad Antonello Montante”. Sono gli anni dell’ascesa di Montante, “indicato – si legge negli atti – come referente per l’area di Gela dal personale della raffineria”.
CLAUDIO DESCALZICLAUDIO DESCALZI

ivan lo bello confindustriaIVAN LO BELLO CONFINDUSTRIA
“Una strettissima vicinanza ai vertici di Eni” documentata dai lui stesso in un file excel, trovato nel pc della sua casa a Serradifalco, in cui annotata incontri, pranzi e cene, tra il 2010 e il 2015, con la futura presidente Emma Marcegaglia, i manager Claudio Descalzi, Salvatore Sardo, Claudio Granata, Domenico Noviello, Bernardo Casa e molti altri. “Era l’estate 2013 quando alla raffineria di Gela ho incontrato Montante accompagnato da Ivan Lo Bello – spiega Pivi -, gli ho fatto vedere il progetto e siamo diventati soci”.

antonello montanteANTONELLO MONTANTE
Lo Bello è l’ex “gemello” di Montante nel mondo dell’antimafia: i due imprenditori percorrono insieme la scalata ai vertici degli industriali, iniziata dalla camera di commercio a Confindustria, fino alla vicepresidenza nazionale. A Ivan, banchiere con un’azienda nel settore dolciario, la delega all’education, mentre per Antonello, che produce biciclette e ammortizzatori, quella della legalità. In mezzo le inchieste giudiziarie. Lo Bello era finito indagato per associazione per delinquere a Potenza, poi archiviata a Roma, sugli sviluppi della vicenda Petrolgate e il giacimento Tempa Rossa in Basilicata: era accusato di aver influito nella gestione di alcuni affari al porto di Augusta. Montante, già condannato lo scorso maggio a Caltanissetta, è indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa e per i presunti fondi neri legati alle sue aziende.
VINCENZO BOCCIA E ANTONELLO MONTANTEVINCENZO BOCCIA E ANTONELLO MONTANTE

petroltecnica spa 2PETROLTECNICA SPA 
Pivi, Montante e Lo Bello si uniscono nella Terranova di Sicilia Srl, suddividendo le quote tra Petroltecnica Srl e Calta Srl. In realtà la società era stata costituita nel 2010 a Caltanissetta, ma diventa attiva solo tre anni dopo. Per gli inquirenti, la “Calta è riconducibile a Montante”, perché amministrata da Claudio Contarelli, suo uomo di fiducia, con un capitale di 10mila euro, sottoscritto da Massimo Meoni (2%) e dalla società “Compagnia Fiduciaria e di Trust Spa – Melior Trust Spa” (98%).
CLAUDIO DESCALZICLAUDIO DESCALZI

Gli inquirenti non hanno dubbi, Montante e Lo Bello erano i “soci occulti”. “In buona sostanza – scrivono – fiutando la possibilità di veicolare i lavori per la realizzazione e la gestione della piattaforma, Montante e Lo Bello hanno utilizzato una società apparentemente a loro non riconducibile”. “All’inizio la cosa un po’ mi puzzava, avevo chiesto perché non volessero essere presenti e mi diedero una spiegazione plausibile, dicendomi che era per evitare problemi contro tutti quelli che avevano contro – racconta Pivi -. Mi fidavo, contavo molto sul loro supporto in zona, si presentavano come l’élite, l’antimafia che lottava contro il pizzo”. “Stiamo parlando di cose assurde, non ho mai fatto niente e non c’è nulla – precisa Lo Bello -. Certo che conosco Pivi, mi ricordo di aver partecipato all’incontro, mi hanno proposto questo progetto, ho visto che la cosa non era piacevole e ho fatto subito un passo indietro”.
antonello montanteANTONELLO MONTANTE

L’Eni conferma che i loro “dirigenti locali” sapevano che c’erano Montante e Lo Bello dietro la Terranova, “circostanza appresa dopo l’aggiudicazione della gara a Petroltecnica” e alla “presentazione del piano industriale della società”. Sarà Montante a farla associare a Confindustria nel febbraio 2014, presentandola all’assemblea del consiglio direttivo del Centro Sicilia.

l inchiesta di report su antonello montante 4L INCHIESTA DI REPORT SU ANTONELLO MONTANTE 
La “gara appalto – precisa Eni – per la gestione e lo smaltimento di rifiuti gestita dalla Raffineria di Gela (Ra.Ge. Spa)” è vinta “tra 12 partecipanti”, “nel gennaio 2013 dalla società Petroltecnica”. Appena un anno dopo, la società ha “chiesto ed ottenuto la voltura del contratto al Raggruppamento Temporaneo di Impresa Petroltecnica/Terranova di Sicila S.r.l”, e “il valore residuo dell’appalto era di circa 15 milioni di Euro”. “Parliamo di 5-6 milioni di euro, non di quelle cifre, Terranova non ha diviso utili – dice Pivi -, Montante e Lo Bello non ci hanno guadagnato un euro”.
petroltecnica spa 1PETROLTECNICA SPA l inchiesta di report su antonello montante 3L INCHIESTA DI REPORT SU ANTONELLO MONTANTE 

La Calta (oggi in liquidazione) nel 2016 cede la sua parte di quote alla Petroltecnica, che subito dopo decide di chiudere la Terranova. Dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni regionali, il prossimo marzo entrerà in funzione l’impianto a Gela per trattare i rifiuti, realizzato dalla società romagnola. “Sull’atto pratico, Montante e Lo Bello non hanno fatto assolutamente niente, con loro ho solo perso tempo – aggiunge Pivi -, è stata una brutta esperienza, quando nel 2015 ho letto sulla stampa di Montante, mi sono preoccupato e ho chiesto di essere ascoltato dalla Procura di Caltanissetta”. Fonte: qui