STESSA SORTE PER L’AD DEI SUPERMERCATI TIGROS, PAOLO ORRIGONI
L'OPERAZIONE È UN NUOVO FILONE DELLA MAXI INDAGINE "MENSA DEI POVERI" CHE IL 7 MAGGIO PORTÒ A 43 MISURE CAUTELARI ESEGUITE, NEI CONFRONTI DELL'EX COORDINATORE DI FORZA ITALIA A VARESE NINO CAIANIELLO, DEL CONSIGLIERE LOMBARDO 'AZZURRO' FABIO ALTITONANTE E DELL'ALLORA CANDIDATO ALLE EUROPEE, PIETRO TATARELLA
LA COMI CHIEDEVA CONSULENZE ALLE AZIENDE, FACENDO MEDIAZIONE PER GLI ACCORDI E INCASSANDO PERCENTUALI SUI NUOVI CONTRATTI
LA RICERCA SULL'E-COMMERCE SCARICATA DAL SITO DELLA CASALEGGIO E RIFILATA A UN CLIENTE...
(ANSA) - Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, coi colleghi di Busto Arsizio, ha arrestato l'ex eurodeputata di FI Lara Comi, l'ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni, entrambi ai domiciliari, e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale (in carcere). In un filone dell'indagine 'Mensa dei Poveri' l'ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino e chiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri per accuse, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa.
L'operazione è un nuovo filone della maxi indagine che il 7 maggio portò a 43 misure cautelari eseguite, tra gli altri, nei confronti dell'ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo 'azzurro' Fabio Altitonante e dell'allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota FI Pietro Tatarella. Sono state proprio le dichiarazioni ai pm di Caianiello, presunto "burattinaio" del sistema e interrogato molte volte nei mesi scorsi, a confermare un quadro accusatorio già emerso dai primi racconti di imprenditori e indagati in Procura dopo il blitz.
Lara Comi risponde di tre vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, "dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale", come riportato negli atti depositati nella tranche principale. Circostanza messa a verbale da Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e stretta collaboratrice dell'ex eurodeputata in un interrogatorio del 14 maggio: "Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (...) mi scriveva 'Zingale vorrà un regalo di Natale'".
E aggiunse : "Mi parlò della necessità di pagare in vista dell'estensione dell'incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale". L'esponente di FI è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro dall'industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti.
Il versamento sarebbe stato effettuato in vista delle ultime elezioni europee e per una consulenza basata su una tesi di laurea scaricabile dal web dal titolo "Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè". Nel terzo episodio (truffa aggravata al Parlamento europeo) è coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, che collaborava con Comi come addetto stampa, con compenso di mille euro al mese, rimborsati dall'Europarlamento.
Interrogato dai pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l'obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede che Comi non pagava. Di Orrigoni, infine, ex candidato sindaco di Varese, ha invece parlato l'imprenditore Pietro Tonetti. Ha raccontato che, d'intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato l'anticipo di 50mila euro della presunta tangente, mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d'uso di un terreno a Gallarate su cui aprire un nuovo punto vendita Tigros
LE CONSULENZE D'AFFARI DELL'EURODEPUTATA COPIATE DAL SITO DELLA CASALEGGIO
Sandro De Riccardis per “la Repubblica”
Più che una parlamentare europea, una procacciatrice d' affari. Che chiede e ottiene consulenze da aziende, media per la conclusione di accordi, incassa percentuali su nuovi contratti e clienti. Negli anni a Strasburgo - non rieletta lo scorso maggio - Lara Comi sembra più impegnata a curare i propri interessi privati che le questioni della politica europea. Nei verbali depositati lo scorso 30 settembre con l' atto di chiusura dell' inchiesta "Mensa dei poveri" (in cui Comi è indagata per corruzione e finanziamento illecito), sono almeno tre gli imprenditori che raccontano ai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri l' attivismo della ex parlamentare di Forza Italia, che per queste vicende non risulta comunque indagata.
La ricerca scaricata da internet Angelo Fusi, titolare di Adt, società che si occupa di pianificazione pubblicitaria, racconta di aver dato due consulenze a Comi. «Lei mi disse che aveva conoscenze nell' ambito dell' e-commerce - mette a verbale - . Non avevo in mente quale potesse essere l'oggetto, se non genericamente informazioni di marketing, ma intendevo conferire a lei un incarico retribuito sulla fiducia. L'importo però me lo aveva rappresentato lei dall' inizio».
Fusi avrebbe pagato «per la consulenza sull' e-commerce 7.500 euro più Iva, per una seconda sul settore del lusso 9.550 più Iva» alla società di Comi, Premium Consulting. Ma i due lavori, contesta nell' interrogatorio il pm Scudieri, «risultano interamente copiati da internet, in particolare quello sull' e-commerce è scaricabile dal sito della Casaleggio Associati, di cui è riproposizione pressoché integrale». La procura rileva anche altre anomalie. La seconda consulenza è stata chiesta il 6 novembre, Fusi la riceve l' 8 e paga il 9. Per la prima, sul lusso, «non si ha traccia dell' arrivo della consulenza, ma solo del pagamento con bonifico ».
Il contratto con l' Apt di Livigno «Vi ha presentato a noi dicendo che siete bravi, ora scopro che lei ha preso dei soldi?». Alessandro Maggioni, nel 2018 manager della società Mediaxchange, riporta la «reazione stizzita» di Luca Moretti, presidente dell' Azienda di promozione turistica di Livigno, quando viene a sapere dei rapporti economici di Comi con l' azienda di Maggioni.
Il manager racconta ai pm di aver conosciuto Moretti proprio attraverso l' esponente di Forza Italia, a sua volta presentatagli da un fornitore di Mediaxchange, Paolo Piccardo, della Wide di Torino. «Piccardo mi disse che, attraverso il suo network, Comi poteva portarci potenziali clienti. Mi disse che poteva organizzare un incontro a Livigno, e che Apt poteva essere interessata a collaborazioni». Dopo l' incontro, viene formalizzato il contratto tra Comi e Mediaxchange.
«Abbiamo concordato una remunerazione per Comi pari almeno al 10% sul fatturato su nuovi clienti da lei presentati». Apt però ignora questa relazione d' affari. «Quando ho deciso di comunicarlo a Moretti - ricorda Maggioni - ha avuto una reazione stizzita». Alla fine, Comi avrebbe incassato una prima fattura da 3.000 euro per un impianto pubblicitario di Apt in piazza Duomo, a Milano, realizzato da Mediaxchange. Un secondo contratto è relativo alla campagna per la stagione estiva 2018 del Comune di Livigno. «È stato concordato di alzare la sua provvigione al 15%, pari a 21mila euro», spiega Maggioni. Mediaxchange ci guadagna 9mila euro, Comi 21mila, nota il pm. «Per questo il mio rapporto con Comi si è molto raffreddato. La cosa che mi ha colpito è stata la sua attenzione per il denaro».
Clienti fino alle Europee
Di «un accordo commerciale» parla anche Paolo Piccardo. La sua Wide si occupa di cartellonistica presso le edicole. «Comi avrebbe procacciato nuovi clienti o incrementato i rapporti già in essere e io le avrei riconosciuto il 20% sul fatturato». Tra i clienti avuti grazie a Comi, Piccardo ricorda «Genoa Calcio, Abbott di Latina, Mediaxchange». «Non le è sembrato anomalo che una europarlamentare svolgesse questo tipo di attività? », chiede il pm. «Si, gliel' ho anche chiesto, ma lei mi rispose che tutti gli europarlamentari, soprattutto quelli stranieri, hanno un altro lavoro. Dopo non ho avuto altre collaborazioni con Comi, perché ha iniziato la campagna elettorale».
Fonte: qui
“PARLIAMO SU TELEGRAM, È MEGLIO QUEI SOLDI? DIRÒ CHE NON LI HO PRESI”
LE INTERCETTAZIONI E I MESSAGGI CHE SVELANO I RETROSCENA DELL’INCHIESTA SU LARA COMI
LE AMMISSIONI DI NINO CAIANIELLO E LE FRASI IN CUI SI LASCIA ANDARE: “QUESTA CRETINA DELLA LARA”, “UNA PAZZA SCATENATA”
IL FINTO CONTRATTO DA BADANTE PER UN COLLABORATORE, I FINANZIAMENTI ILLECITI MASCHERATI DA CONSULENZE, IL TERRORE DI NON ESSERE RICANDIDATA
LE CHAT DELL'EX EURODEPUTATA: MA MI POSSONO INDAGARE?
Luigi Ferrarella per il “Corriere della sera”
Le ultime parole famose: «Secondo te mi possono indagare?», chiede lo scorso 10 maggio Lara Comi alla sua esperta di fondi pubblici europei, l' avvocato Maria Teresa Bergamaschi, presidente della Camera penale di Savona, che le risponde: «Per potere possono, ma sarebbe una porcheria: in una giustizia corretta non dovrebbero, ma se vogliono crearti danni per la campagna elettorale».
Dopo appena 4 giorni, però, va a finire che proprio l'avvocato, inizialmente sulla negativa nel primo interrogatorio da teste, quando il 13 maggio diventa indagata (e l' atto istruttorio viene sospeso), l' indomani 14 maggio ritorna in Procura e consegna il proprio telefono cellulare contenente in memoria le chat di Whatsapp che inguaiano definitivamente l'allora ancora europarlamentare.
Questa consegna spontanea consente ai pm di ritenere quei messaggi «prova documentale» (sulla scorta di una Cassazione del 2017), e quindi di aggirare il rischio di inutilizzabilità di messaggi vocali o chat altrimenti coperti dall'immunità dell' allora europarlamentare in carica rispetto sia a intercettazioni sia a sequestri di corrispondenza.
Viene così ricostruita la già affiorata storia dell'accordo tra Nino Caianiello (vero referente di Forza Italia varesina) e Giuseppe Zingale (direttore generale di Afol-Agenzia metropolitana per il lavoro) affinché Afol attribuisse consulenze alla consulente di Lara Comi in cambio del fatto che lei poi retrocedesse una parte del compenso a Caianiello per i costi del partito a Varese di cui Comi coordinatrice.
Retrocessione che avviene montando un'altra consulenza fittizia, da Comi a Bergamaschi, per mascherare 5.000 euro dei 10.000 che devono tornare indietro, venendo regolati gli altri 5.000 dal mancato pagamento di Comi a Bergamaschi di un libro sui fondi europei, che Comi finge di scrivere ma che in realtà le viene redatto da Bergamaschi. Pesano così, per i pm, le chat dove Comi con «emoticon» sorridente anticipa a Bergamaschi che «Zingale vorrà il suo regalo di Natale», alludendo al fatto che vorrà la parte di retrocessione illecita.
E quelle dove Comi ingenuamente preannuncia come vorrebbe sviare stampa e pm («Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17k (17mila euro, ndr), non ho mai avuto consulenze con Afol né società a me collegate che non esistono...»), e all' amica raccomanda per prudenza di non telefonare («Se dovessero chiamarti non rispondere, poi ti spiego»), e di usare le «chat di Telegram che è più comodo» e permette la distruzione immediata dei messaggi.
Proprio quelli però poi portati da Bergamaschi ai pm. Due mesi fa si aggiungono le ammissioni Caianiello, nelle intercettazioni certo non avaro di epiteti da gossip politico verso «questa cretina della Lara» alla quale «faccio uno shampoo», «una pazza scatenata» che «pensa di prendere in giro tutti»: ai pm dirà poi che «Comi era recalcitrante a retrocedere una parte del suo stipendio per finanziare le strutture del partito di Forza Italia», e allora «anche in vista delle imminenti elezioni europee escogitammo lo stratagemma di far maggiorare lo stipendio del giornalista Aliverti», per il cui ruolo di portavoce Comi prendeva dal Parlamento Europeo un legittimo rimborso di circa 1.000 euro più Iva.
Lo stipendio viene alzato per finta a 3.495 più Iva, ma con l' accordo che 1.500 siano retrocessi a un uomo di Caianiello. Che all' inizio aveva in realtà esplorato un' altra copertura dietro un finto contratto a un commercialista, fatto però così male (come badante della Comi) che non a caso costui era lui il primo a ironizzarne: «Mi hanno fatto un contratto come badante, tipo filippina, io sono il filippino della Comi sono una forma finta del filippino della Comi!».
E tra le accuse spunta anche un altro schema analogo nel 2016, ma con altro buffo finto collaboratore dell' europarlamentare a spese dell' Europarlamento, 40 ore settimanale per 2.450 euro mensili: proprio Caianiello, talmente impensabile che ai pm riconosce la propria firma sul contratto, ma quasi gli sembra fatto a sua insaputa.
Già da mesi è contestato a Comi anche un altro illecito finanziamento mascherato da finta consulenza, per di più copiata da una dozzina di fonti tra cui tesi di laurea, siti specializzati e in qualche riga persino il blog di Beppe Grillo: 30.000 euro dal pure indagato Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, patron della multinazionale di famiglia OMR (3.000 dipendenti, 600 milioni di fatturato, la Ferrari come primo cliente).
E anche qui è Caianiello a spiegare il contesto dei rapporti. «A seguito della mancata candidatura alle elezioni politiche nazionali cui aspirava», Comi ha «iniziato a spaventarsi fortemente per la sua rielezione al Parlamento Europeo» (da cui poi pur con 32.000 voti rimase fuori perché il plurieletto Berlusconi optò per altra circoscrizione), e «ha iniziato ad andare spasmodicamente alla ricerca di finanziamenti e alleanze politiche. Tra fine 2018 e inizio 2019 a casa dell'on. Gelmini a Milano, dove conobbi Marco Bonometti, Comi voleva che io intercedessi in suo favore nei confronti della Gelmini», e «anche Bonometti si spese con la Gelmini in favore della Comi».
«PARLIAMO SU TELEGRAM, È MEGLIO QUEI SOLDI? DIRÒ CHE NON LI HO PRESI»
C.Gu. per “il Messaggero”
L'ascesa e il declino della vita politica di Lara Comi sono condensati nelle 125 pagine di ordinanza, che spaziano da collaborazioni fittizie, consulenze copiate male, caccia ai finanziamenti per la campagna elettorale. «Mi hanno fatto un contratto come badante, tipo filippina. Io sono una forma finta del filippino della Comi», sbotta a giungo 2018 un commercialista assunto come falso assistente. Ma poi arrivano le europee del maggio 2019 e la stella di Forza Italia, nonostante il bottino di 32.000 voti, prende in un colpo solo il seggio e l'immunità.
IL BLOG DI GRILLO
Pareva quasi se lo sentisse che sarebbe andata male. Come racconta nell'interrogatorio di giugno 2019 Nino Caianiello: «Dopo la mancata candidatura alle politiche a cui fortemente aspirava e la mancata rielezione in regione di Luca Marsico», ex socio del governatore Fontana indagato per la sua nomina in una commissione, la Comi «ha iniziato a spaventarsi, andava spasmodicamente alla ricerca di finanziamenti e alleanze politiche che potessero garantirle la rielezione» a Bruxelles. Così viene organizzato un incontro a casa di Mariastella Gelmini, capogruppo di FI alla Camera, ospite anche il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti.
«La Comi voleva che intercedessi in suo favore con la Gelmini per un sostegno alla sua candidatura. Anche Bonometti si spese con la Gelmini in favore della Comi. Registrai in quella occasione un rapporto molto stretto tra la Comi e Bonometti, oltre che tra quest'ultimo e l'onorevole Gelmini». Il presidente degli industriali lombardi, a detta di Caianiello, non si formalizzò per le difficoltà economiche del «burattinaio» derivanti dalla condanna per concussione. «Anzi, la Comi aggiunse che Bonometti avrebbe potuto affidarmi una consulenza per far fronte ai miei problemi finanziari».
Il proprietario della Omr, del resto, si dimostra generoso con l'ex europarlamentare, affidandole due consulenze: una sul made in Italy, l'altra sul settore automotive in Italia e Cina. Per il gip «la più completa inutilità, la mancanza di un reale valore scientifico del contenuto delle asserite consulenze, l'assenza di originalità, l'eccentricità della scelta imprenditoriale di un gruppo leader in Italia, se non a livello europeo», con 3.300 dipendenti nel mondo e 770 milioni di euro, «di commissionare consulenze di così basso profilo scientifico» è la dimostrazione che si tratti di «prestazioni intellettuali fittizie».
Le relazioni, infatti, non vanno oltre «l'accostamento di brani tratti da siti internet che si occupano dello specifico settore, in alcuni casi lievemente elaborati». Il giudice riporta l'elenco delle scopiazzature con relative fonti: pagine internet degli industriali, di motori, pezzi della tesi dell'ignaro Antonio Apuzza, fino a pagina 12, capitolo 5, «copiato integralmente dall'articolo La Cina vuole diventare leader mondiale dell'auto elettrica, pubblicato il 3 gennaio 2019 sul sito di Beppe Grillo».
La ricerca di soldi della Comi, stando agli atti, è incessante. Tanto che anche uno come Caianiello, che in fatto di tangenti spadroneggiava da un bar di Gallarate ribattezzato «l'ambulatorio», a un certo punto si impressiona: «Questa è matta! Questa è fuori controllo eh! Capisco la frenesia elettorale ... porti a casa 25 mila euro al mese, so' 11 anni, io non ho visto un euro!».
MESSAGGI CRIPTATI
Alla fine la difesa della Comi è disperata: «Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17k (17 mila euro, secondo l'accusa), non ho mai avuto consulenze con Afol né di società a me collegate che non esistono...», dice intercettata due giorni dopo il maxi blitz a Maria Teresa Bergamaschi. Già lo scorso gennaio l'ex deputata azzurra consiglia all'amica con cui tesse affari di utilizzare «Telegram che è più comodo» e permette di distruggere i messaggi. E anche di non rispondere a telefonate sospette: «Se dovessero chiamarti non rispondere né al telefono, né agli sms poi ti spiego». Dalle indagini su Comi, Orrigoni e Zingale, scrive il gip, emerge un quadro in cui «modalità mercantili», «spregiudicatezza e disinvoltura» hanno consentito ai «manovratori» remunerazioni «a spese dei contribuenti».
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