9 dicembre forconi: 09/09/16

venerdì 9 settembre 2016

LA COREA DEL NORD ANNUNCIA DI AVER EFFETTUATO CON SUCCESSO IL QUINTO TEST NUCLEARE

ALLE 2:30 ORA ITALIANA, NEL SITO DI PUNGGYE-RI, SI E’ REGISTRATA UN’ESPLOSIONE CHE HA PROVOCATO UN TERREMOTO DI MAGNITUDO 5.3 

OBAMA MINACCIA CICCIO KIM: "CI SARANNO SERIE CONSEGUENZE"


La tv di stato della Corea del Nord ha annunciato il successo del quinto test nucleare del paese. Lo riferisce l'agenzia cinese Xinhua su Twitter. Pyongyang ha detto di aver effettuato un test di una "esplosione di testata nucleare" per contrastare quella che definisce "ostilità" degli Stati Uniti. Le testate "possono essere montate su missili strategici balistici", secondo quanto riferisce la tv di Stato Kctv, come riporta la Cnn. L'emittente specifica che tali testate possono essere "prodotte in quantità ed in vari formati".

Una "esplosione" che ha provocato un terremoto di magnitudo 5.3 è stata segnalata dal Servizio geologico degli Stati Uniti (USGS) alle 2:30 di venerdì ora italiana nei pressi di un sito di test nucleari nel nordest della Corea del Nord, a Punggye-ri.

Il sisma artificiale registrato oggi nel nordest della Corea del Nord, di magnitudo 5 secondo le rilevazioni di Seul, potrebbe essere un test nucleare deciso per celebrare il 68/o anniversario della nascita della Repubblica democratica di Corea, avvenuta il 9 settembre del 1948 su iniziativa di Kim Il-sung. 

E' l'ipotesi rilanciata dall'agenzia Yonhap, citando una fonte governativa sudcoreana, secondo cui sono in corso le verifiche sulla detonazione atomica. Se confermata, sarebbe il quinto test nucleare dopo quelli del 2006, del 2009, del 2013 e di gennaio 2016

Il test nucleare effettuato oggi dalla Corea del Nord "è il più potente fino ad ora, poco meno forte dell'esplosione della bomba atomica su Hiroshima". Lo hanno riferito fonti militari di Seul secondo quanto riportato dai media internazionali. La potenza sprigionata dal quinto test di Pyongyang, hanno spiegato l'agenzia meteorologica sudcoreana, è stata pari a "10 kilotoni, quella di Hiroshima a 15".

corea nord
KIM JONG UN

"Lo sviluppo delle armi atomiche da parte della Corea del Nord costituisce una grave minaccia per il Giappone", ha detto il premier nipponico Shinzo Abe dopo che il governo di Tokyo ha confermato che il tremore registrato, pari a un'intensità sismica di 5.0 nelle coste nord orientali della penisola coreana, è stato causato da un test nucleare condotto dal regime di Pyongyang.
Il capo di Gabinetto giapponese, Yoshihide Suga, ha ribadito che un nuovo sistema di sanzioni unilaterali verrà applicato e l'esecutivo continuerà a cooperare con i principali paesi dell'area incluse la Cina la Russia. L'esperimento odierno ha provocato le maggiori onde sismiche mai registrate prima, rispetto ai 4 precedenti test atomici condotti dalla Corea del Nord.

Obama avverte: 'Gravi conseguenze'

KIM JONG UN ASSISTE AL LANCIO DI MISSILI
KIM JONG UN ASSISTE AL LANCIO DI MISSILI

Dopo il nuovo test nucleare della Corea del Nord, la Casa Bianca ha "ribadito l'incrollabile impegno degli Stati Uniti per la sicurezza dei nostri alleati in Asia e in tutto il mondo". E il presidente americano Barack Obama, che è in contatto con i partner giapponese e sudcoreano, "ha indicato che continuerà a consultare i nostri alleati e partner nei prossimi giorni, per garantire che le azioni provocatorie della Corea del Nord avranno conseguenze molte serie". Lo si apprende dalla Bbc.

Anche la Germania è stufa. Sì, ora tutto è possibile in Europa

La Merkel si accorge di aver sbagliato sui profughi. Ora. Troppo tardi. 


Come è tardiva la reazione dell’establishment all’ondata dei movimenti di protesta che sta avendo successo in molti Paesi europei. Non entro nel merito delle ragioni che hanno portato a un risultato storico in Meclemburgo-Pomeriana, ragioni che peraltro sono ovvie. Il significato del voto di domenica, nella sua accezione più politica, travalica i confini della Germania. Si potrebbe dire che il tappo è saltato.

Quale tappo? 

Quei condizionamenti psicologici e culturali che fino a giugno inibivano molti elettori dal dare le proprie preferenze a partiti che il politically correct bollava come “populisti”. 

Ma a giugno i britannici hanno votato per il Brexit dando ragione a Boris Johnson ma soprattutto a Nigel Farage, l’ex uomo d’affari che per 17 anni si è battuto contro l’Europa fino ad ottenere un voto che veniva considerato impossibile e foriero di catastrofiche conseguenze economiche. 

Farage era un impresentabile, ora è considerato un politico rispettabile e soprattutto vincente mentre la Gran Bretagna è tutt’altro che in ginocchio. L’impressione è che quel voto segni uno spartiacque, che abbia sdoganato idee e movimenti che il pubblico moderato non considera più off limits. 

La cavalcata di Alternative für Deutschland non sembra destinata ad esaurirsi rapidamente, tanto più a un anno dalle politiche.

Il quadro politico è in movimento anche altrove. Fra meno di un mese l’Ungheria andrà alle urne per dire sì o no alla ripartizione di quote di profughi decisa dall’Ue e si profila un risultato plebiscitario contro Bruxelles. Lo stesso giorno, domenica 2 ottobre, gli austriaci ripeteranno il ballottaggio presidenziale e le chances che a prevalere sia il leader del Partito delle Libertà Norbert Hofer sono alte. Negli Stati Uniti, Trump ha recuperato gran parte dello svantaggio su Hillary. In Francia si vota tra meno di un anno e Marine Le Pen appare destinata ad approdare al ballottaggio. Negli altri Paesi europei i partiti di centrodestra e di centrosinista soffrono la concorrenza di liste di ogni orientamento. 

In Italia le potenzialità del voto di protesta sono notevoli, nonostante le vicissitudini della giunta Raggi abbiano tolto tanto smalto al Movimento 5 Stelle e benché la Lega di Salvini si sia fermata nei sondaggi.

La sfida, però, per tutti questi movimenti è quella di riuscire a passare alla fase 2 ovvero a dimostrare di essere capaci non solo di ottenere ampi consensi elettorali ma di saper governare, il che significa riuscire a evitare di commettere un errore ricorrente: quello di scegliere la squadra dopo aver vinto le elezioni, di scoprire la macchina burocratica solo quando si entra nel Palazzo, di studiare i dossier in “real time” ovvero troppo tardi. 

Insomma di dimostrarsi sin dalle prime battute competenti, informati e autorevoli.


Solo in questo modo potranno durare. Solo così potranno cambiare davvero le cose o perlomeno tentarci seriamente.


L'Austria schiera l'esercito lungo le frontiere e chiude i confini

Un'intesa raggiunta dai partiti di maggiornaza prevede non soltanto l'utilizzo dei militari ma anche la chiusura alle richieste di asilo e il rimpatrio dei non aventi diritto

L'Austria schiera l'esercito lungo le proprie frontiere, chiude i confini e rifiuta le nuove richieste di asilo.

Il governo di Vienna ha approvato un provvedimento d’emergenza anti-immigrazione che prevede il blocco delle richieste d’asilo e 2.200 soldati schierati al confine. Oltre a ciò vengono inaugurate delle misure mai utilizzate in precedenza: l'accordo prevede infatti anche il rimpatrio dei non aventi diritto nei Paesi d'origine, purché si tratti di "Paesi sicuri". Il decreto avrà una durata di sei mesi ma potrà essere prolungato tre volte, informa Der Standard. Non è ancora chiaro se entrerà in vigore quando sarà raggiunto il tetto delle 37.500 richieste di asilo previsto per il 2016 o prima.

L'intesa è stata raggiunta dopo lunghe trattative tra socialdemocratici della Spö e il partito popolari della Övp. 

Una volta entrata in vigore, richieste di asilo al confine saranno possibili solo in casi eccezionali (come il rischio di torture nel paese di provenienza oppure la presenza di parenti in Austria) e se il richiedente viene trovato su territorio nazionale e se la via della sua fuga verso l'Austria non potrà più essere ricostruita.