9 dicembre forconi: 11/02/18

venerdì 2 novembre 2018

NISCEMI – IL MUOS NON SI PUÒ SMANTELLARE A MENO DI ACCORDI TRA CONTE E DONALD TRUMP.


IL MEGA RADAR AMERICANO IN COSTRUZIONE A NISCEMI, IN SICILIA, È STATO BLINDATO DA ACCORDI INTERNAZIONALI E IL M5S È COSTRETTO A FARE RETROMARCIA 

E COME SUL TAP LE ASSOCIAZIONI LOCALI CHE I GRILLINI SI SONO ALLISCIATI PER VINCERE LE ELEZIONI ORA PROMETTONO RIVOLTA…

Simone Canettieri e Diodato Pirone per “il Messaggero”

MUOS 2MUOS
Dopo gli scontri al calor bianco sul gasdotto Tap pugliese e sulla Ferrovia all' Alta Velocità Tav Torino-Lione, spunta un altro dossier. Protagonisti sono sempre i 5Stelle. Si tratta del Muos, il mega impianto satellitare di comunicazione americano in costruzione nella riserva naturale della Sughereta di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, in Sicilia.

Di fatto non accadrà nulla o quasi: solo un cambio di strategia giudiziaria nella guerra di ricorsi, ma non ci sono decisioni politiche all' orizzonte. «Smantelleremo il Muos. La memoria della ministra Trenta contro il ricorso dei No Muos per bloccare l' attività del sistema di comunicazione satellitare militare americano? Un fatto già passato», assicura Giampiero Trizzino, consigliere 5Stelle dell' Assemblea regionale Siciliana replicando agli attivisti No Muos. «Il M5S e il governo hanno già preso una posizione, quella che hanno sempre avuto, e Luigi Di Maio a breve la comunicherà - dice Trizzino -.
luigi di maio elisabetta trentaLUIGI DI MAIO ELISABETTA TRENTA

La nostra posizione resta la stessa: siamo contro il Muos. Non ci sono alternative». Il fatto è che da giorni Di Maio ha annunciato novità sul Muos, da sempre osteggiato da grillini e ambientalisti siciliani, ma finora una presa di posizione chiara non è ancora arrivata. La titolare 5Stelle della Difesa, Elisabetta Trenta, ha invece scritto una memoria per chiedere al Tar di respingere il ricorso presentato per bloccare la costruzione dell' opera. In sostanza quindi il ministro 5Stelle ha deciso di ritirare l' opposizione all' impianto oppure, secondo una interpretazione più sottile, si preparerebbe a dribblare una opposizione esplicita al Muos senza però sposare le tesi dei No-Muos.

I SINGOLI SOGGETTI

MUOS PROTESTEMUOS PROTESTE
Ieri fonti del ministero della Difesa si sono limitate a confermare la presa di posizione del ministero stesso: «La linea sul Muos è molto chiara e in questi giorni il governo è al lavoro sul dossier. Qualsiasi altra esternazione o posizione assunta da esponenti non appartenenti all' esecutivo è da considerarsi espressione del singolo soggetto politico, non del ministero della Difesa e men che meno del governo. L' unica voce ufficiale sul tema è e sarà quella del governo». «Siamo di fronte a follia politica e incompetenza strutturale. Il no al Muos è una scelta irrealizzabile tanto più che già c' è stato l' ok anni fa in Trattati sottoscritti tra Italia e Stati Uniti», commenta il deputato Gianfranco Librandi (Pd).
elisabetta trenta luigi di maioELISABETTA TRENTA LUIGI DI MAIO

«Uno dei tanti no dei Cinque Stelle viene a colpire il Muos ed è come fare guerra agli Stati Uniti. Trizzino forse ignora che è una scelta difficile primo perché implica la rottura di accordi già in essere da diversi anni e poi perché costerebbe una fortuna (forse anche 20 miliardi) rompere questo tipo trattato e procedere allo smantellamento. Un ultimo aspetto riguarda anche la sicurezza che un simile apparato può garantire e che non va sottovalutata».

Così la parlamentare Stefania Prestigiacomo di Forza Italia. Come finirà? Per fare chiarezza servirebbe un atto politico da parte del Movimento 5 Stelle nazionale - con il consenso della Lega - a favore dello smantellamento del Muos. Ma al momento non pare ce ne siano le condizioni.

MUOS 1MUOS 
Per definire il dossier, oppure per attutirne l' impatto (Niscemi sarebbe uno dei quattro centri satellitari globali che consentiranno agli Usa di coprire l' intera superficie terrestre per le loro comunicazioni), sarebbe necessario che il premier Giuseppe Conte raggiungesse una qualche intesa con Donald Trump. Possibile? Il modello Muos sembra ricalcare quello del gasdotto Tap quindi si tratta di una storia che ruota intorno ad accordi internazionali blindati decisamente più forti di opposizioni politiche localistiche basate su romantiche campagne politiche infarcite di demagogia e disinformazione. E come in Salento per il Tap anche in Sicilia per il Muos si potrebbe aprire un fossato fra i pentastellati e il territorio che pure sono stati chiamati a rappresentare.

Fonte: qui

I GIUDICI D’APPELLO HANNO DECISO DI RIDURRE LA PENA AI DUE RAGAZZI CHE HANNO STUPRATA, UNA RAGAZZA AMERICANA VIOLENTATA IN UNA DISCOTECA DI SORRENTO NEL 2015, RISPETTIVAMENTE 2 ANNI E 2 ANNI E 9 MESI


I DUE HANNO SEMPRE NEGATO LA VIOLENZA, PARLANDO DI SESSO CONSENZIENTE 

IL GIORNO DOPO LO STUPRO AVEVANO POSTATO SUI SOCIAL UN SELFIE COL SEGNO DELLA VITTORIA


riccardo capece francesco franchiini stupro sorrento 1RICCARDO CAPECE FRANCESCO FRANCHIINI STUPRO SORRENTO 
Accusati di aver violentato una ragazza di New York nel bagno di una discoteca di Sorrento, in primo grado furono condannati dal Tribunale di Torre Annunziata a 3 anni e 4 mesi l’uno, a 4 anni e 4 mesi, l’altro. Ma oggi, per i due giovani campani, Riccardo Capece e Francesco Franchini, i giudici d’Appello hanno deciso per uno sconto di pena. A Franchini, che rispondeva di violenza sessuale e di violenza sessuale di gruppo in concorso, i giudici di secondo grado hanno ridotto la pena a due anni e nove mesi di carcere. La pena di Capece, invece, che rispondeva solo di violenza sessuale, è scesa a due anni. In primo grado Capece ebbe una riduzione pena grazie al risarcimento del danno alla vittima. I due giovani sono stati difesi dagli avvocati Nando Letizia e Romolo Vignola.
francesco franchiniFRANCESCO FRANCHINI

Il selfie

Riccardo Capece, studente di Caserta, e Francesco Franchini, di San Nicola La Strada (Caserta), ex calciatore di serie D, all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 20 e 22 anni. Incastrati dalle telecamere di videosorveglianza del locale e dal tatuaggio di uno dei due, furono fermati dai carabinieri e poi finirono ai domiciliari. Accusati dalla turista americana 25enne e dall’amica con la quale era in vacanza, Capece e Franchini hanno sempre negato la violenza, parlando di sesso consenziente. Il giorno dopo lo stupro i due giovani pubblicarono sui social una foto che li ritraeva sorridenti in un ristorante di Nerano, in compagnia di amici: un selfie col segno della vittoria, accompagnato nel post dalle parole « ‘o sol e ‘o mar».

Fonte: qui

UN’ASSOCIAZIONE MUSULMANA COSTRUIRÀ UNA MOSCHEA, NELLA CAPPELLA DEGLI EX OSPEDALI RIUNITI DI BERGAMO, IN BARBA ALLA LEGGE REGIONALE SUI LUOGHI DI CULTO


DALL’AGOSTO 2015 LA CHIESA OSPITAVA LE FUNZIONI RELIGIOSE DELLA COMUNITÀ ORTODOSSA ROMENA, MA…


CAPPELLA OSPEDALI RIUNITI BERGAMOCAPPELLA OSPEDALI RIUNITI BERGAMO
Una moschea tra le navate di una chiesa. Succede a Bergamo dove l'Associazione musulmani si e' aggiudicata all'asta la cappella degli ex ospedali Riuniti, messa in vendita lo scorso 20 settembre dall'Asst Papa Giovanni XXIII, ospedale che fa capo alla Regione Lombardia. Dall'agosto 2015 la chiesa ospitava le funzioni religiose della comunita' ortodossa romena, che in citta' conta oltre 2 mila fedeli. Ancora prima quelle dei frati cappuccini.

musulmani che preganoMUSULMANI CHE PREGANO




L'apertura delle buste, questa mattina negli uffici amministrativi dell'ospedale Papa Giovanni, ha visto la vittoria dell'associazione musulmana, che cosi' facendo potra' raggirare la legge regionale sui luoghi di culto (ribattezzata 'anti moschee') senza andare incontro a sanzioni e divieti. L'associazione musulmani si e' aggiudicata l'asta forte di un rialzo dell'8% partendo da una base fissata a 418.700 euro. Ora serviranno 90 giorni di tempo per completare il pagamento dopo la pubblicazione della delibera di vendita della Asst bergamasca. Il presidente dell'associazione Idir Ouchickh e il consigliere Imad El Joulani hanno spiegato come l'intenzione e' quella di mantenere la destinazione del sito a luogo di culto. Se verra' realizzata, la moschea degli ex Riuniti sara' la seconda a Bergamo, dopo quella di via Cenisio, riconosciuta ufficialmente dal 2013.

moscheaMOSCHEA
"La Regione, dopo aver fatto guerra alle comunita' islamiche con la legge antimoschee, aliena un'area gia' destinata al culto. Fa sorridere che chi si e' accanito contro le religioni venga beffato cosi', ma pregare non e' una colpa", ha commentato l'assessore all'Innovazione del Comune di Bergamo, Giacomo Angeloni. Anche il consigliere lombardo del Pd, Jacopo Scandella, ha sottolineato che "nella regione che vuole impedire la costruzione di moschee regolari finisce che i musulmani comprano, dalla stessa Regione, una chiesa. Si tratta di un luogo destinato al culto, quindi non incorre nelle restrittive prescrizioni della legge regionale. Per Fontana e per la Lega di Salvini e' una specie di autogol da centrocampo".

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SUL TUMORE AL POLMONE ALLO STADIO INIZIALE SI PUÒ INTERVENIRE CHIRURGICAMENTE CON BUONE CHANCE DI SUCCESSO


LA PROBABILITÀ DI SOPRAVVIVENZA A CINQUE ANNI PUÒ RAGGIUNGERE IL 70% 

OGGI SI ESEGUE UNA ‘VATS LOBECTOMY’ CHE PERMETTE DI ESEGUIRE L'ASPORTAZIONE DI UN LOBO POLMONARE ATTRAVERSO PICCOLE INCISIONI MILLIMETRICHE NEL TORACE E CONSENTE UNA RIPRESA SPOT OPERATORIA PIÙ RAPIDA

Sono un uomo di 71 anni, forte fumatore, e recentemente mi è stato diagnosticato un sospetto tumore polmonare di 2 centimetri. Mi hanno suggerito di rivolgermi a un chirurgo toracico e vorrei avere informazioni sulle tecniche chirurgiche del caso.

La risposta di Alessandro Bertani pubblicata dal "Corriere della Sera"

Il tumore polmonare rappresenta la neoplasia con il maggior tasso di incidenza e di mortalità in tutto il mondo. In Italia è la prima causa di morte per tumore nei maschi (26% dei decessi). Il fumo di sigaretta è il fattore di rischio più importante per circa l' 85% dei tumori polmonari.
tumore polmoneTUMORE POLMONE

Questi dati impongono un atteggiamento molto attento nell' affrontare la patologia. La diagnosi è il primo passo e permette (con l' ausilio di una biopsia e di un esame istologico) di identificare il tipo di tumore cui si è di fronte.

Non tutti i tumori polmonari possono infatti essere trattati con un intervento chirurgico.
Durante il percorso diagnostico è necessario eseguire esami radiologici come Tac o Pet, o la eco-endoscopia, che definiscono il grado di estensione della malattia: localizzata, localmente avanzata o avanzata. Questi esami si eseguono di solito in breve tempo nel corso di un day hospital o di un ricovero di pochi giorni.
tumore polmone sintomiTUMORE POLMONE SINTOMI

La situazione che lei riporta sembra riferibile a una neoplasia in stadio iniziale, che può essere fra quelle che possono giovarsi di un trattamento chirurgico radicale e, quindi, con le maggiori possibilità di guarigione completa.

La probabilità di sopravvivenza a cinque anni per un paziente con una neoplasia polmonare operata in stadio iniziale può raggiungere il 70 per cento.
Fino ad alcuni anni fa, un intervento di resezione polmonare (solitamente l' asportazione di un lobo o lobectomia) richiedeva una grande incisione nella parete laterale del torace, con la sezione dei muscoli e la divaricazione o sezione delle costole.
tumore ai polmoniTUMORE AI POLMONI

Questo intervento era caratterizzato da un recupero post-operatorio molto lento e dalla persistenza di dolore e di limitazione funzionale respiratoria per lungo tempo.
Da circa 15 anni si è progressivamente diffuso l' utilizzo di tecniche chirurgiche mini-invasive per le resezioni polmonari.

Oggi la «VATS lobectomy» (ovvero video assisted thoracic surgery - chirurgia toracica video assistita) è diventata lo standard di cura e permette di eseguire l' asportazione di un lobo polmonare attraverso piccole incisioni millimetriche nel torace, senza sezione dei muscoli o delle costole.

polmoni di fumatoriPOLMONI DI FUMATORI
L' utilizzo di una telecamera ad alta definizione e di strumenti endoscopici dedicati permette di effettuare un intervento spesso più preciso che con la modalità tradizionale.

I vantaggi di questa tecnica sono rappresentati da un minor dolore postoperatorio, una più rapida ripresa funzionale e una degenza più breve in ospedale (di solito 3-4 giorni). La minore invasività migliora la risposta postoperatoria dei pazienti con problemi respiratori preesistenti all' intervento e con ridotta riserva funzionale, ovvero con una capacità polmonare diminuita.
cancro ai polmoni 4CANCRO AI POLMONI 

Inoltre, l' organismo è sottoposto a uno stress chirurgico minore rispetto all' intervento tradizionale ed è in grado, se necessario, di tollerare eventuali terapie oncologiche adiuvanti in tempi più rapidi e con minori complicanze.

Vanno fatte alcune precisazioni in merito alla corretta indicazione per questo genere di intervento: la VATS lobectomy è applicabile a una categoria ben definita di pazienti con tumore polmonare in fase iniziale; è un intervento mini-invasivo solo in termini di accesso, ma garantisce (a volte anche migliora) l' efficacia oncologica dell' intervento classico.

Il tumore viene estratto nelle stesse condizioni di sicurezza (margini chirurgici, protezione delle ferite) e soprattutto vengono asportati tutti i linfonodi polmonari e mediastinici, indispensabili per un' analisi istologica completa e per programmare le eventuali successive terapie.

I risultati e le tecniche di VATS lobectomy sono oggetto di studio scientifico continuo. Anche in Italia, la comunità scientifica dei chirurghi toracici analizza e valuta i risultati di questo genere di interventi attraverso un network che si chiama VATS GROUP Italiano.

Vista la sua situazione clinica e il probabile stadio iniziale di malattia, il mio consiglio è senz' altro quello di far valutare la fattibilità di un intervento in un centro chirurgico di comprovata esperienza e affidabilità.
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CONFESSIONE, TRACCIA DI SANGUE, TESTIMONIANZA DI FRIGERIO: TUTTI I PUNTI OSCURI. E QUEL TESTIMONE CHE DISSE DI AVER VISTO TRE UOMINI SCAPPARE…


CARLO VERDELLI SU 'REPUBBLICA' AVEVA GIÀ 'RIAPERTO' IL CASO DI OLINDO E ROSA, RACCONTANDO TUTTE LE CLAMOROSE INCONGRUENZE DI UN'INCHIESTA CHIUSA IN FRETTA E FURIA DOPO LA FIGURACCIA DEL PM CHE ACCUSÒ AZOUZ CHE PERO' ERA IN TUNISIA

Carlo Verdelli per ''la Repubblica'' del 9 settembre 2014

“Meglio l’erba dei vicini dei vicini di Erba”. Cioè, Rosa e Olindo, basta il nome. Oltre al doppio ergastolo, cementato da tre gradi di giudizio; oltre all’iscrizione perpetua tra i mostri della porta accanto; oltre ad essere diventati una specie di  marchio d’infamia per etichettare coppie odiabili, Rosa e Olindo sono stati anche lapidati dal sarcasmo popolare.

Niente conta che abbiano più volte ritrattato le loro confessioni, attribuendole alle pressioni ricevute in quei giorni funesti. Otto anni dopo la mattanza, resta la scia malata di un ricordo inumano, e una foto incompatibile: Olindo che a un processo, dietro le sbarre, dice qualcosa teneramente a Rosa e lei ride come una bambina felice.
olindo romanoOLINDO ROMANO

Sulla pietra tombale calata su questi sventurati, si è da poco aperta una breccia. Fine dell’isolamento diurno, che tra una cosa e l’altra (pena accessoria, più la necessità di proteggerli dagli altri detenuti, vista l’infamità del crimine) durava da quando la coppia più schifata d’Italia è entrata in un carcere, 8 gennaio 2007, per non uscirne più. Oggi stanno in due prigioni del milanese, lei a Bollate, lui a Opera, si vedono tre venerdì al mese per due ore, che passano tenendosi la mano.
antonino monteleoneANTONINO MONTELEONE

Olindo Romano, 52 anni, nome ereditato da uno zio alpino scomparso in Russia nel 1943, è più che ingrassato (ha toccato i 119 chili per un metro e 66), cura un orto da caserma ingentilito da una pianta di rose, si tormenta perché gli sta scadendo la patente, come se davvero un giorno potesse tornare a guidare il suo Eurocargo della spazzatura.

valeria cherubiniVALERIA CHERUBINI
Dicono che “non è più in sagoma”, che si fissa sulle cose, che è convinto che prima o poi il signor Frigerio, cioè il testimone che l’ha inchiodato, si ricorderà meglio e lo scagionerà. E poi pensa incessantemente a Rosa, la sua metà, e non è un modo di dire: non ci fosse ancora lei, argine al suicidio, non ci sarebbe più lui. Una simbiosi quasi patologica che include loro e esclude il resto.

Rosa Bazzi, 51 anni, mancina (particolare non secondario, visto che alcune delle vittime riportano ferite inferte da una mano sinistra), petulante, bisbetica, con una ossessione per l’ordine tanto apprezzata dalle signore erbesi che serviva a ore, si è adattata al carcere meglio del marito. Non legge niente e non risponde alle lettere, come invece fa lui,  perché non sa leggere né scrivere, nonostante una remota licenza elementare.

rosa bazziROSA BAZZI
In compenso frequenta la sartoria, dove ha cucito un paio di tendine per la cella di Olindo, che resta la sua preoccupazione centrale. Lei, leader della coppia? Di sicuro è Rosa che con le sfuriate e gli insulti (per altro ricambiati) a Raffaella Castagna e al marito Azouz Marzouk ha cominciato a scavare l’abisso dove sono poi precipitate tante vite, compresa la sua.

L’abisso si spalanca lunedì 11 dicembre 2006. Verso le otto di sera, Rosa e Olindo lasciano la loro casetta a pianoterra, scala B, di una ex cascina ristrutturata, venti famiglie affacciate su un cortile chiuso. Hanno un progetto, che poi Olindo spiegherà così: “Non volevamo ammazzarli, solo riempirli di botte”.

raffaella castagna con il figlio youssef marzoukRAFFAELLA CASTAGNA CON IL FIGLIO YOUSSEF MARZOUK
Fanno una quindicina  di metri a sinistra verso il portone accanto, salgono a viso scoperto un piano di scale e in una ventina di minuti sterminano con una sbarra di ferro e due coltelli quattro persone, quasi cinque. Nell’ordine di esecuzione: Raffaella Castagna, 31 anni, figlia inquieta di una delle famiglie bene della città; Paola Galli, 57 anni, madre di Raffaella e nonna di Youssef, 2 anni e tre mesi, trafitto sul divano della sala con due colpi alla gola.

Dopo aver appiccato un incendio nelle due camere da letto, i killer trovano sul pianerottolo i coniugi Frigerio, richiamati dal fumo. Li fanno fuori entrambi, solo che lui si salva grazie a una malformazione alla carotide, lei invece, Valeria Cherubini, 55 anni, finisce straziata, con il suo cagnolino Martina asfissiato ai suoi piedi. In tutto, una sessantina di colpi, tra coltellate e sprangate, con schizzi di sangue che arrivano fino al metro e sessanta.

olindo romanoOLINDO ROMANO
Completata la spedizione punitiva, siamo intorno alle 20 e 25, mentre la corte di via Diaz 25 si riempie di pompieri, ambulanze, curiosi, Rosa e Olindo tornano nella loro tana (per raggiungerla devono percorrere a ritroso quei 15 metri allo scoperto, ma nessuno li vede), stipano armi e vestiti insanguinati in tre sacchi neri della pattumiera, li infilano (sempre non visti) sulla loro Seat Arosa grigia, scaricano i sacchi in tre diversi cassonetti e poi vanno a mangiare gamberi e bacon a un McDonald’s di Como. Otto euro e 25 il conto.

Timbro dello scontrino: 21.37, un’ora e qualcosa dopo l’ultimo omicidio. Anche se parecchio stretti (mezz’ora di auto, 10 minuti per attraversare la zona pedonale di Como, più il tempo minimo per la cena), gli orari potrebbero forse tornare. O forse no.
ROSA E OLINDOROSA E OLINDO

Nell’incertezza, inquirenti e giurie passano oltre, come su altre incongruenze, dalla sparizione delle armi usate per i delitti al fatto che i Ris di Parma non trovano tracce di Rosa e Olindo né nell’appartamento della strage né sui corpi o tra le unghie delle vittime (qualcuna di loro, Raffaella per esempio, che era una donna piuttosto imponente, deve aver sicuramente lottato prima di soccombere) e nemmeno nella casa degli assassini; in compenso, dalla Castagna, rilevano impronte non appartenenti ad alcuna delle persone presenti sulla scena del crimine, impronte che però non vengono esaminate e quindi restano “non attribuibili”. 

Persino il luogotenente Luciano Gallorini, capo di lungo corso dei carabinieri di Erba, ha un momento di incertezza. Il primo giorno in carcere, Rosa nega tutto davanti a tutti. Poi chiede di lui, gli si butta tra le braccia e singhiozzando implora: mi aiuti, mi aiuti! “Me lo chiese con così tanta passione”, dirà Gallorini, “che per un attimo ho pensato: magari stiamo sbagliando”. Un attimo fuggente.   

Olindo e Rosa ErbaOLINDO E ROSA ERBA
“La più atroce impresa criminale della storia della Repubblica”, secondo il pubblico ministero Massimo Astori. A commetterla, sempre secondo Astori, oltre a tre Corti della Repubblica, un netturbino corpulento e una minuscola domestica. Sintesi ancora di Astori: “Quei due sono molto più di una coppia. Sono un quadrupede”.  

Movente dello scatenarsi del quadrupede: sei anni di liti da ballatoio, con i Romano sempre più intolleranti verso la famiglia di sopra, composta da Raffaella, Azouz, il figlio Youssef,  più gli amici, stranieri e no, spacciatori di droga e no, che andavano e venivano a tutte le ore.  Troppo chiasso, troppo disordine, troppo .

OLINDO E ROSA1OLINDO E ROSA1
Esasperati, Rosa e Olindo hanno fatto pulizia, che è in fondo il mestiere di entrambi, sperando poi di farla franca con la storia del McDonald’s. Ma il signor Frigerio, quando si è ripreso dal trauma, li ha riconosciuti, prima lui poi anche lei, loro hanno confessato e in 28 giorni il caso si è chiuso.

Il 10 gennaio 2007,  dalla ricca e devota Erba, gioiello della Brianza alta tra Milano e Como, 7 parrocchie per 17 mila abitanti e 23 sportelli bancari (il doppio della media nazionale), si leva un sospiro di sollievo che si estende come un’eco all’intero Paese. Poi, rapidamente, si fa largo un altro sentimento, almeno tra gli erbesi: il disgusto per la vicenda che ha sporcato la reputazione della città.
OLINDO ROMANOOLINDO ROMANO


Quando pochi mesi dopo la tragedia, Pino Corrias va lì a presentare il suo documentato e dolente libro-inchiesta “Vicini da morire” (Mondadori, ottobre 2007),  a differenza che in molte altre piazze, trova ad accoglierlo una sala vuota.

“Io vengo da Reggio Calabria e là c’è omertà perché la gente ha paura. Qui lo stesso, ma perché non vuole fastidi”. Fabio Schembri, 47 anni, avvocato  (senza cravatta, capellone, gran fumatore), è una mosca bianca e forse avventata. Si aggira tra via Diaz e la vicina piazza Mercato, da dove secondo lui potrebbero essere passati i veri killer, con una frustrazione che il tempo non attenua.

antonino monteleoneANTONINO MONTELEONE
Insieme alla collega Luisa Bordeaux, è tra i pochissimi ad essere convinti che Rosa e Olindo siano innocenti. “Erano i tonti del villaggio, non avrebbero avuto né la testa né la forza per combinare quel disastro. Il problema è che le altre piste possibili sono state archiviate in fretta, neanche battute in verità, una voragine investigativa. Ma un colpevole bisognava trovarlo. E quei poveri cristi, senza parenti né amici, indifesi e indifendibili, erano perfetti. Pensi che il giorno dell’arresto è Olindo che telefona ai carabinieri perché la corte è piena di giornalisti e lui teme che possano danneggiargli il camper parcheggiato davanti alla lavanderia, e Rosa chiama la signora dove doveva andare a servizio profondendosi in scuse perché era costretta a saltare l’impegno. I carabinieri, che già li stavano andando a prelevare, li scaricano davanti al Bassone di Como. Olindo li guarda stupito: in carcere? Io e la Rosa? Ma perché? Risposta: buona fortuna”.

dopo la strage di erbaDOPO LA STRAGE DI ERBA
Schembri è il secondo avvocato di Rosa e Olindo, quello che li ha accompagnati in tutti i processi, perdendoli. Gratis, comunque, visto che il poco che i due avevano, compresa la casa valutata 70 mila euro, è stato venduto per risarcire le parti civili.

Quanto al primo avvocato (assegnato d’ufficio), Pietro Troiano, dura sei mesi, punta sulla perizia psichiatrica e sul rito abbreviato “data la sovrabbondanza di prove”.  La prima non la otterrà, né lui né il suo successore, ed è abbastanza sconcertante, visto il caso. Il secondo nemmeno, perché nel frattempo i suoi assistiti cominciano a maturare il sospetto di essere stati incastrati e cambiano strategia. Ma incastrati da chi?

Anche se è un calcolo senza senso, le persone che nell’inferno brianzolo  hanno perso di più sono Carlo Castagna (figlia, moglie, nipotino) e Azouz ( moglie e figlio). Due uomini agli antipodi. Il primo, 70 anni, è un mobiliere superlativo in tutto: soldi, fede, filantropia. Vox populi: a Erba non si muove foglia che il signor Carlo non voglia.
il generale garofanoIL GENERALE GAROFANO

Sposato dal 1968 con Paola, donna altrettanto perfetta e pia, hanno tre figli, due maschi (Pietro e Giuseppe) di 44 e 40 anni, impegnati a seguire le orme di tanto padre, e la più piccola, Raffaella, “una che vuole salvare il mondo”, frequenta centri sociali e immigrati, diventa amica di “quelli che vendono le zebre al mercato”. A 23 anni esce di casa, papà gli compra la casa di via Diaz, poi le cose si complicano quando non solo si innamora di Azouz, un tunisino che vive ai margini della legalità e oltre, ma lo sposa pure e ci fa un figlio, nato il 6 settembre 2004.
l interrogatorio in ospedale di mario frigerioL INTERROGATORIO IN OSPEDALE DI MARIO FRIGERIO

E’ Youssef, così descritto dallo zio Pietro nel libro di Corrias: “Era una specie di cartone animato, bellissimo, allegro”. Un piccolo ponte fragile, destinato magari nel tempo a sanare la rottura tra l’erede ribelle e la parte maschile dei Castagna, rottura che invece di rimarginarsi si dilata: Azouz spesso picchia e maltratta Raffaella, finisce anche in carcere per spaccio di droga (sconta solo 16 mesi grazie a un indulto) ma lei annuncia lo stesso alla famiglia che vuole trasferirsi presto in Tunisia, e con la parte di patrimonio che le spetta.

i morti della strage di erbaI MORTI DELLA STRAGE DI ERBA
Nel periodo della strage, il ponte prova comunque a farlo nonna Paola, che prende il nipotino quando la figlia è al lavoro (un part time pomeridiano in una casa per anziani disabili a Magreglio), gli prepara la cena, poi lo riporta a sera dalla figlia. Così anche “quella” sera, solo che stranamente Paola lascia a casa borsetta e telefonino, guida in ciabatte e dimentica la porta della Lancia K aperta nel cortile di via Diaz. Dove sta correndo? Il marito di Raffaella ne ha combinata un’altra?
la famiglia castagnaLA FAMIGLIA CASTAGNA

Azouz Marzouk ha 26 anni all’epoca. Viene da una buona famiglia tunisina di Zaghouan, 30 chilometri dal mare di Hammamet. Emigra sognando la Germania, finisce in Brianza dove già sta il fratello Salem, che gli somiglia come un gemello. Incontra i giri della droga e Raffaella, non separandoli.

Visto il tipo, i precedenti penali, la risaputa violenza di lui verso la moglie, il procuratore capo di Como Alessandro Mario Lodolini, a botta calda, annuncia: “Sospettiamo che l’autore dei delitti sia il marito”. Peccato che “il marito” sia da una settimana in Tunisia dai genitori. Una partenza disastrosa delle indagini che metterà ansia e fretta a chi investiga.
mario frigerio parla di olindoMARIO FRIGERIO PARLA DI OLINDO

Si ipotizzano tre piste: rapina, vendetta trasversale nel mondo dello spaccio, faida familiare. Muoiono tutte sul nascere quando Carlo Castagna, dopo aver commosso l’Italia ai funerali (“Perdono chi ha ucciso, lo devo a Dio e ai miei morti”), butta lì al luogotenente Gallorini il nome di Olindo: “La sera del fatto ebbi modo di vederlo tra la gente e da allora ho un cruccio che mi fa pensare a lui”.

Il cruccio diventa molto più pesante quando Mario Frigerio, oggi settantenne, ripete quel nome: Olindo. In realtà non ci arriva subito. Appena si riprende in ospedale, il 15 dicembre, dice di non conoscere chi l’ha colpito e fornisce un identikit che porta altrove: tanti capelli corti neri, occhi scuri, carnagione olivastra (Olindo ha pochi capelli radi, occhi verdi, pelle bianco latte).

Dieci giorni dopo, però, la memoria cambia: “E’ stato un vicino, l’Olindo. Non volevo crederci ma adesso mi è chiaro”.  Fatalità vuole che proprio lo stesso giorno, il 26 dicembre, venga rinvenuta una macchiolina sul predellino della Seat dei Romano: il dna è di Valeria Cherubini.

antonino monteleone olindo romanoANTONINO MONTELEONE OLINDO ROMANO
Con tutto il sangue colato in cortile dopo i getti d’acqua dei pompieri, e con tutto il sangue che gli assassini, per quanto “ripuliti”, devono essersi portati in auto, sembra persino poco che sia resistita solo quella traccia. Comunque, solo quella. A chiusura del cerchio, nel febbraio 2008, quando si sta istruendo a Como il processo di primo grado, sempre Frigerio aggiungerà di aver visto, quella sera, “una seconda persona, una donna, quasi sicuramente Rosa Bazzi”.

Nel maggio 2011,  pur confermando gli ergastoli, la Cassazione alza un sopracciglio su queste parole, definendole “oggettivamente vischiose”, e più in generale sull’intera inchiesta: “Numerosi sono i dubbi e le aporie che si addensano sul caso”.

A spazzarli via tutti, dovrebbe bastare, ed è bastata in giudizio, la doppia confessione del “quadrupede” Romano, datata 10 gennaio, 2 giorni dopo l’arresto, un mese dalla strage. Ma anche lì qualcosa stona. Il prima, innanzitutto. Olindo ha appena avanzato alle autorità che l’attorniano richieste insensate: una cella matrimoniale, poi la scarcerazione di Rosa, quindi il suo breve trasferimento in un ospedale psichiatrico, quindi tutti a casa. Il tragico è che deve aver ricevuto qualche tipo di rassicurazione.

Olindo:  Ciccia, ho parlato col magistrato. Mi ha detto che se vogliamo fare finire questa storia qui… Di dire la verità
Rosa: Ma non c’è niente da dire, niente. Olli, hanno fatto tutto loro.
antonino monteleone.ANTONINO MONTELEONE.
Olindo: Loro mi hanno spiegato un po’ la situazione in termini pratici...
Rosa: Olli, non siamo stati noi.
Olindo: Lo so, aspetta, è per tagliare le gambe al toro. Io becco le attenuanti e finisce tutta la storia.

E così Olli taglia il toro. A modo suo, con una ricostruzione che contiene 243 buchi, tra “non ricordo”, errori nel posizionamento delle vittime, nel numero dei colpi, assenze sui punti più insopportabili (“Perché il bambino? Non lo so”). A rileggerla per intero, o siamo davanti a un attore formidabile, e quindi l’ergastolo è ancora poco, oppure un po’ di aporia postuma è giustificabile.

OLINDO ROMANO ROSA BAZZIOLINDO ROMANO ROSA BAZZI
Ne è venuta anche ad Azouz, che intanto si è risposato con una ragazza di Lecco, con cui ha avuto una bambina, e vive da espulso in Tunisia: “Prima pensavo diverso ma mi sono convinto che Rosa e Olindo stanno solo pagando per la loro ingenuità. Prego il signor Frigerio di dire la verità”.  Quale altra verità, per esempio?

Il sostituto procuratore di Como Massimo Astori, che all’epoca condusse indagini e accusa, è serenissimo: “Mai avuto un’incertezza. Una tribù ha invaso lo spazio di un’altra, che ha reagito con una vendetta primordiale, conclusa col fuoco. L’unico rammarico è di non aver fatto filmare la Bazzi mentre raccontava come ha sgozzato il bambino, il gesto che ha fatto. Mi creda, da brividi”.

Comprensibilmente, l’avvocato Schembri immagina una scena diversa, che però non è andata in aula. Qualcuno toglie la luce alla casa di Raffaella verso le 18. Una coppia di siriani che abita sotto di lei, sente dei passi leggeri dalle 18.30 alle 20. Se così fosse, essendo la serratura intatta, vuol dire che chi è entrato dalla signora Castagna aveva le chiavi, ha frugato per cercare qualcosa e poi nel buio ha aspettato il suo rientro.

Intorno alle  20,  i siriani  avvertono un altro sonoro: mobili spostati, urla, lamenti. Sei-sette minuti e di nuovo tace tutto. Poi il fumo dell’incendio, il chiasso sul pianerottolo, che coincide con l’assalto ai Frigerio. Intanto, dall’esterno, l’abitante di un palazzo di via Diaz affacciato alla finestra e un algerino che sta in Piazza Mercato notano la stessa cosa: due extracomunitari fermi tra la via e la piazza, raggiunti a incendio in corso da un uomo con il cappotto lungo fino alle ginocchia e una berretta scura.

CORTE STRASBURGOCORTE STRASBURGO
All’algerino sembra di riconoscerlo, forse è italiano, certo non l’Olindo, ma al momento del processo non si presenta a dirlo. Era in carcere per droga a Modena, ma nessuno l’ha cercato e quindi è risultato irreperibile. E poi, francamente, la credibilità di uno spacciatore non è altissima.

Su tutta la vicenda pende da due anni un ricorso alla Corte di Strasburgo e, a breve, una richiesta di revisione a Brescia. Intanto Olindo Romano, nella sua cella di Opera, ha studiato una dama rivoluzionaria dove si gioca in tre o anche in quattro. Improbabile, anzi impossibile, come il sì di Strasburgo o di Brescia. Ma per la metà di un “quadrupede”, abituato a pensare sempre e solo per due, un indiscutibile passo avanti.       

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