9 dicembre forconi: 03/22/19

venerdì 22 marzo 2019

A PAGARE IL CONTO C'ERA BANCA ETICA

BANCA ETICA HA DATO 460MILA EURO DI FINANZIAMENTO ALLA ONG “MEDITERRANEA” PER COMPRARE LA “MARE JONIO”

A FARE DA GARANTI C’ERANO NICHI VENDOLA E NICOLA FRATOIANNI

A PAGARE IL CONTO C'ERA BANCA ETICA
Carlo Tarallo per “la Verità”
luca casariniLUCA CASARINI

Non è stata una giornata da ricordare, quella di ieri, per Banca Etica. L'istituto bancario cooperativo, la «banca dei buoni», che dovrebbe promuovere progetti sociali, che ha nello statuto come principi fondativi, «trasparenza, partecipazione, equità, efficienza, sobrietà, attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche, credito come diritto umano», ha finanziato con 460.000 euro la Ong Mediterranea saving humans, affinchè potesse acquistare la nave Mare Jonio.
nave mare jonio della ong mediterranea al largo di lampedusaNAVE MARE JONIO DELLA ONG MEDITERRANEA AL LARGO DI LAMPEDUSA

Più precisamente, Banca Etica ha finanziato il «nucleo promotore» della Ong, composto (si legge sul sito della banca) da singole persone e associazioni come l' Arci e Ya Basta di Bologna, altre Ong come Sea Watch, il magazine online I Diavoli, imprese sociali come Moltivolti di Palermo. A proposito di Sea Watch, sulla Mare Jonio c'erano anche un ingegnere e capo macchina, un soccorritore e un operatore video imbarcati in precedenza sulla nave olandese della Ong tedesca, spesso protagonista di estenuanti tira e molla con il governo italiano.

nave mare jonio della ong mediterranea 1NAVE MARE JONIO DELLA ONG MEDITERRANEA 
La Mare Jonio è la nave che, dopo un braccio di ferro di qualche ora con il governo italiano, l' altra sera ha sbarcato a Lampedusa i 49 extracomunitari che aveva raccolto al largo delle coste della Libia e che, subito dopo, è stata sequestrata su ordine della Procura di Agrigento, che indaga per favoreggiamento dell' immigrazione clandestina.

Sostanzialmente Banca Etica ha anticipato un mare di soldi alla Ong, fidandosi delle garanzie offerte dall' ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, e da tre parlamentari: Nicola Fratoianni ed Erasmo Palazzotto (Sinistra italiana) e Rossella Muroni (Liberi e uguali). Successivamente il crowdfunding, gestito sempre da Banca Etica, ha consentito alla Ong di raccogliere circa 600.000 euro attraverso donazioni, e dunque il debito con l' istituto può essere ripagato.
nave mare jonio della ong mediterraneaNAVE MARE JONIO DELLA ONG MEDITERRANEA

I 460.000 euro dati alla Ong Mediterranea saving humans, badate bene, sono stati concessi con la formula del «fido a revoca», che, non avendo scadenze definite, permette una gestione flessibile del rientro. «Si è trattato», spiegava tutto contento lo scorso 25 ottobre al sito Valori.it. il vicedirettore di Banca Etica, Nazzareno Gabrielli, «sostanzialmente di anticipare la raccolta fondi che potevano mettere in campo gli organizzatori per sostenere il progetto. E il business plan si chiude con le donazioni. Senza dimenticare che, a fronte di questo utilizzo di denaro, la nave è un bene reale che rimane. Un asset, con un suo valore», aggiungeva Gabrielli, «che quindi può essere venduto per reimmettere dei fondi nel progetto».
banca etica 2BANCA ETICA

Un asset che però ora è sotto sequestro, con tutte le conseguenze del caso. Non solo: bisognerebbe riflettere su quanti piccoli imprenditori, quante famiglie, quanti operatori sociali, sono in grado di presentarsi a uno sportello di Banca Etica e farsi prestare sull'unghia mezzo milione di euro, con la formula del «fido a revoca».

nichi vendola e nicola fratoianniNICHI VENDOLA E NICOLA FRATOIANNI
Non è piaciuta ai correntisti e ai sostenitori di Banca Etica la scelta di imbarcarsi è il caso di dirlo, in una avventura così rischiosa dal punto di vista economico. Ieri sulla pagina sulla Facebook dell'istituto fioccavano commenti critici, e uno su tutti ha colpito la nostra attenzione. «Ho aperto il conto», scrive Mariarosa, «alla Banca Etica 12 o 13 anni fa, ma quest' anno l' ho chiuso. Ho chiesto 5.000 euro di prestito dando in garanzia un immobile valutato 150.000, ma non e stato possibile in alcun modo ottenerlo». «Non sei», le risponde Stefano, «una Ong che favorisce l' immigrazione clandestina, quindi non puoi avere il tuo prestito!».

CHI FINANZIA I BARCAROLI
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

mare jonio nave ongMARE JONIO NAVE ONG
«Ciao amico! Naviga con noi! Sostieni Mediterranea Saving Humans, aderisci al crowdfounding, finanzia la barca "Mare Jonio" che se ne fotte della legge, delle autorità e che si fa guidare da simpatici pregiudicati come Luca Casarini! Contatta "Banca etica" che ha organizzato il crowdfounding (va bene, non sai che cazzo è un crowdfounding: in pratica devi mandarci dei soldi) e che ha già concesso un prestito di 465mila euro!

luca casariniLUCA CASARINI
Tutti soldi presi da 41mila correntisti che di Casarini e dell' immigrazione illegale magari non sapevano un accidente, certo, ma ora sono tutti felici di ritrovarsi in compagnia di Nichi Vendola, dell' Arci, della celebre associazione "Ya Basta" di Bologna, dell' Ong tedesca Sea watch oltre all' attuale sottosegretario all' Economia Laura Castelli e un' altra quindicina di parlamentari grillini! Tutti nella stessa banca, anzi barca, che festa! Ti aspettiamo! Mandaci i soldi, pirla!». Questa è la versione semiseria.

mare jonio nave ongMARE JONIO NAVE ONG
La versione seria è uguale. Più o meno uguale. La nave Mare Jonio che ha «salvato» 49 migranti (che li ha fatti espatriare illegalmente) è un' invenzione finanziaria di Banca Etica, un istituto di credito popolare in forma di cooperativa che agisce «nel rispetto delle finalità di cooperazione e solidarietà» (lo si legge nel loro sito) e dove per esempio ogni conto corrente, contrattualmente, sostiene in quota anche la ong Medici senza Frontiere.

In pratica, questa banca ha anticipato circa 460mila euro alla Mediterranea Saving Humans, altra ong nata appena nel giugno scorso e che ha operato a partire dal 3 ottobre. La stessa banca ha poi organizzato un crowdfunding che in pratica sarebbe una colletta, ma che oggi usa definirsi «processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni».

mare jonio nave ongMARE JONIO NAVE ONG
Nel sito della banca si legge che «il fido è anche garantito da garanzie personali prestate da alcuni parlamentari», e il testo d' invito recitava: «Regala miglia di navigazione a Mediterranea... entro 24 ore riceverai per email il bellissimo calendario delle maree Quella di Mediterranea è un' azione di disobbedienza morale ma di obbedienza civile».

LA COLLETTA
mare jonio nave ongMARE JONIO NAVE ONG






Certo. Questa colletta, comunque, portò a raccogliere 586mila euro (l'obiettivo era 700mila) che bastarono per la barca e soprattutto l' exploit dell' altro giorno. Sulla carta (anzi, sul web) la banca rende pubblici i finanziamenti erogati, ma i dettagli - se le violazioni di legge sono dettagli - i soci li apprendono a cose fatte.
banca etica 5BANCA ETICA

Quindi è a cose fatte che hanno appreso di avere Luca Casarini, ormai, come loro più noto testimonial: uno spot che per la legge dei numeri porterà molti soci a schierarsi automaticamente con Matteo Salvini anche se avesse proposto di cannoneggiare la Mare Jonio.
mare jonio nave ongMARE JONIO NAVE ONG

I soci, comunque, sono circa in 41mila tra società (16 per cento) e singoli individui (84 percento, 34mila persone fisiche) e non sono solo italiani: molti sono spagnoli e tutti, in teoria, dovrebbero condividere le aree di finanziamento, compreso quindi il «soccorso» dei migranti con biglietto di sola andata.

Alcuni degli aderenti a questa banca li abbiamo citati, e potremmo aggiungere realtà del calibro del magazine online «I Diavoli» o imprese sociali come «Moltivolti» di Palermo, ma un posto speciale ce l' ha indubbiamente il Movimento cinque stelle: utilizzò proprio quell' istituto, a suo tempo, anche per la nota sceneggiata di restituzione di soldi allo Stato con assegni giganti inquadrati dalle telecamere. Insomma: la banca che ha fottuto metà del governo (la Lega) è la banca dell' altra metà del governo (i grillini).
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Sul sito di Banca Etica si apprende che «la nave ha l' obiettivo di svolgere attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione che quotidianamente vede donne, uomini e bambini rischiare la propria vita, attraversando il Mediterraneo centrale, nell' assenza di soccorsi generata dalle recenti politiche italiane ed europee».

Evidentemente il monitoraggio comprende la forzatura di blocchi navali e la disobbedienza alle forze dell' ordine, ma si vede che sono forzature e disobbedienze etiche. E comunque, la banca, si è formalmente limitata a concedere un prestito. Del resto il vicepremier Luigi Di Maio, nell' ottobre scorso, disse che la nave «è una sentinella civica, nient' altro».
S' è visto.

PD E CINQUE STELLE
luca casariniLUCA CASARINI
Tra i dettagli, ora, c'è che i soci di Banca Etica potrebbero rischiare di aver finanziato eventuali contatti di Luca Casarini con i trafficanti nonché un'operazione finalizzata a creare un caso politico alla vigilia del voto sull'autorizzazione a procedere di Palazzo Madama: queste, almeno, le accuse mosse apertamente dal Viminale. Nel sito di Banca Etica si legge che ai soci è garantita «massima trasparenza su come sarà gestito il risparmio raccolto», «escludendo impieghi in settori che possono non essere consoni ad una visione etica dell' impiego del denaro».
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Traduzione: niente fondi d' investimento con aziende che magari inquinano o commerciano armi, e però è spuntato mezzo milione di euro per l' immigrazione clandestina di 49 libici (fanno circa 12mila a cranio) sotto l' occhio attento - perbacco - dell'Ethical Screening, cioè un comitato di selezione etica degli investimenti fatti utilizzando «un portafoglio selezionabile dai clienti dell' istituto bancario sulla base di giudizi etici». Etica ovunque. Sarà per questo che un paio d' anni fa 53 deputati del Pd, di Sinistra italiana e dei Cinque Stelle si sono battuti per inserire agevolazioni alla «finanza etica» nella legge di bilancio.

Fonte: qui

NON C’È NESSUNA TRACCIA DI RADIOATTIVITÀ NEI TESSUTI PRELEVATI ALLA TESTIMONE DEL PROCESSO RUBY. È SEMPRE PIÙ PROBABILE CHE SIA MORTA PER CAUSE NATURALI

SEMBRA CHE I SOSPETTI DI RADIOATTIVITÀ SIANO DOVUTI AL RISULTATO PARZIALE DELLE ANALISI SULLE URINE


I prelievi effettuali sul fegato e su un rene


FADIL: DALLE ANALISI NESSUNA TRACCIA DI RADIOATTIVITÀ NEGLI ORGANI
imane fadil 1IMANE FADIL 

Dalle prime analisi sui campioni dei tessuti degli organi prelevati a Fadil, una delle testimoni del processo Ruby, non è emersa alcuna evidenza macroscopica di radioattività. E' quanto riferiscono fonti qualificate.

imane fadil 4IMANE FADIL 
Da quanto si è appreso i prelievi sono stati effettuati sul fegato e su un rene ieri pomeriggio tra le 14 e le 17.30. Già dalle prime analisi non sono emerse macroscopiche evidenze di radioattività. Dopo i prelievi i campioni sono stati messi in appositi contenitori e inviati sia all'Arpa di Milano sia all'Istituto di Fisica dell'Università Statale. In base all'esito delle analisi -si apprende- appare "sempre più improbabile" che Fadil sia stata contaminata da sostanze radiottive.
imane fadilIMANE FADIL

L'ultima parola però spetta al Centro ricerche Casaccia dell'Enea vicino a Roma. Inizialmente i sospetti sulla presunta presenza di sostanze radioattive nel corpo della giovane erano dovuti al risultato parziale di analisi effettate sulle urine.

"PAMELA UCCISA A COLTELLATE E FATTA A PEZZI VIVA"

LE FOTO DELL’ORRORE IN AULA, LA MADRE IN LACRIME: "NON CE LA FACCIO" 

SMENTITA LA MORTE PER OVERDOSE DELLA RAGAZZA TROVATA IN DUE TROLLEY. 

IL MEDICO LEGALE: “SEZIONATA CON GRANDE PERIZIA. L'ASPORTAZIONE DELLA VAGINA RISULTA MOLTO ACCURATA PER ALTERARE LA PRESENZA DI UN RAPPORTO SESSUALE” 

IL NIGERIANO OSEGHALE HA FATTO TUTTO DA SOLO?

Carlo Cambi per la Verità

pamela mastropietroPAMELA MASTROPIETRO
«Non ce la faccio»: è il lamento di Alessandra Verni; china il suo caschetto biondo cenere sul banco, sopraffatta da un fremito d' indicibile dolore. Gli occhi perdono la luce e si velano di un ruscello di pianto. Il fratello, l' avvocato Marco Valerio Verni che sostiene la parte civile per conto dei genitori di Pamela Mastropietro, cerca di calmarla. Lei è composta e distrutta. Accanto il padre della povera vittima Stefano Mastropietro è come impietrito.
innocent oseghaleINNOCENT OSEGHALE




L' orrore è il volto di Pamela proiettato sullo schermo. I denti serrano la lingua come fosse stata soffocata, gli occhi sbarrati, i capelli disciolti dalla varichina. È la prima volta che la mamma vede il volto di Pamela com' era quando la testa della sua bimba è stata trovata avvolta da un sacchetto di plastica azzurra in uno dei due trolley che Innocent Oseghale, il nigeriano di 34 anni accusato di averla violentata, uccisa e fatta a pezzi, ha usato per sbarazzarsi del corpo della ragazza romana ammazzata il 30 gennaio 2018 nell' appartamento di via Spalato a Macerata.

pamela mastropietroPAMELA MASTROPIETRO
Quando l' avevano accompagnata all' obitorio per il riconoscimento col solo sostegno di un ufficiale dei carabinieri donna, pietosamente avevano ricomposto quel viso d' angelo che ha conosciuto l' assoluta barbarie umana.

Inocent Oseghale, il presunto assassino e autore dello scempio del cadavere, non guarda: parla con l' interprete della quale forse non avrebbe neppure bisogno. E lo farà per ore, tanto quanto dura una drammatica udienza, la quarta, del processo Mastropietro. Sfilano i medici legali, dal proiettore emerge un orrore indicibile, le immagini della morte sono i pezzi del corpo di una ragazza fragile che a 18 anni si era persa, ma coltivava la speranza di ritrovare la strada della vita. Emerge che Pamela non è morta di overdose, è stata uccisa con tre coltellate al fegato e il corpo è stato sezionato quando lei forse era ancora viva.

Questo sostengono i periti dell' accusa che hanno deposto: l' anatomopatologo Mariano Cingolani e il tossicologo Rino Froldi. Quelle fotografie - di cui ieri La Verità ha dato in esclusiva un' anticipazione descrivendole - sono un incubo costante, un' angoscia che serra la gola, un orrore che costringe ad abbassare lo sguardo. Ne è consapevole il presidente della Corte di Assise Roberto Evangelisti che autorizza la proiezione delle foto, ma dispone la celebrazione del processo a porte chiuse. Il pubblico che già assiepa l' aula 1 del palazzo di giustizia di Macerata rumoreggia, fuori dal tribunale un gruppo di persone srotola uno striscione improvvisato. Un drappo rosso con scritto in nero «vogliamo vedere la verità», ma forse è meglio di no. Anche i difensori di Oseghale, Simone Matraxia e Umberto Gramezi fanno fatica a guardare. Restano i giornalisti che devono raccontare; vietato riprodurre le foto e riprenderle.
ALESSANDRA VERNI MADRE DI PAMELA MASTROPIETROALESSANDRA VERNI MADRE DI PAMELA MASTROPIETRO

Comincia l' udienza e viene chiamato a deporre Antonio Tombolini, medico legale. È stato lui a fare la ricognizione del cadavere il 31 gennaio 2018. La sua deposizione lascia aperti molti dubbi, ma descrive minuziosamente come è stata fatta a pezzi. «È un lavoro fatto in maniera estremamente intelligente e accurato: c' è una logica raffinata dietro a tutto questo». Un' affermazione che Marco Valerio Verni commenta come inopportuna aggiungendo che il medico si lascia andare ad anticipazioni sui fatti azzardate.

Il professor Mariano Cingolani, l' anatomopatologo che ha eseguito la seconda autopsia incaricato dal procuratore di Macerata Giovanni Giorgio non ha però dubbi: Pamela è stata ammazzata con tre coltellate al fegato. Ma ecco orrore nell' orrore: non si può escludere che la ragazza quando è cominciato il sezionamento fosse ancora viva. E questo conferma esattamente il racconto del collaboratore di giustizia Vincenzo Marino che alla prima udienza ha testimoniato sulle confidenze che in carcere gli aveva fatto il nigeriano. Non solo sia Tombolini sia Cingolani confermano che per fare quel tipo di depezzamento (le ossa sono state staccate disarticolandole) serve una grande perizia.
«Io non ci avrei impiegato meno di tre ore», dice Cingolani.

E qui tornano i dubbi: Oseghale ha fatto tutto da solo?
Arriva la deposizione di un luminare della tossicologia, il professor Rino Froldi (anche lui consulente dell' accusa) che è categorico: Pamela è stata uccisa, non è morta per overdose. 

«Non abbiamo trovato sangue a sufficienza ma dai valori riscontrati nel fegato, negli occhi possiamo escludere che Pamela sia morta per overdose». I periti inchiodano dunque Oseghale alle sue responsabilità.

PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNIPAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI
L' accusa di omicidio sembra reggere, ma ciò che atterrisce è la modalità con cui il corpo di Pamela è stato sezionato.
A raccontarlo per primo è proprio Tombolini , che afferma: «In una valigia c' era solo la testa avvolta in sacchetto di plastica azzurra, nell' altra il resto del corpo». Dal cadavere emanava un forte odore di varichina. Per lavarlo ce ne sono voluti almeno cinque litri a un solo scopo: distruggere ogni possibile traccia di Dna. E prosegue implacabile: «Risulta l' asportazione della vagina molto accurata per alterare la presenza di un rapporto sessuale. Amputato il monte di Venere e asportate le grandi labbra, tolta la cute anale e perianale come sede di possibili rapporti».

A queste parole le giurate contraggono i visi, l' aria è pesantissima. Oseghale non guarda, cerca in qualche modo di nascondersi. Alessandra Verni resta a capo chino: piange come Stefano, il papà di Pamela.
Sullo schermo c' è l' immagine dei femori scarnificati: è l' orrore assoluto.

Fonte: qui

SONO I CENTO INDAGATI PER VOTO DI SCAMBIO: COINVOLTI ASSESSORI, DEPUTATI, SINDACI, L’EX GOVERNATORE TOTÒ CUFFARO E GLI EX COORDINATORI DELLA LEGA NELL’ISOLA, ALESSANDRO PAGANO E ANGELO ATTAGUILE

L'INCHIESTA RICOSTRUISCE UN SISTEMA FONDATO SU FAVORI E PROMESSE DI POSTI DI LAVORO IN CAMBIO DI VOTI 

NEL MIRINO LE ELEZIONI REGIONALI E COMUNALI DEL 2017


toto cuffaro in carcereTOTO CUFFARO IN CARCERE
Ci sono gli ex coordinatori della Lega in Sicilia, prima che Matteo Salvini inviasse un commissario sull’isola. Ma anche l’ex governatore Totò Cuffaro, che ha scontato cinque anni di carcere per favoreggiamento a Cosa nostra ed è stato scarcerato alla fine del 2015. E poi assessori regionali, sindaci, deputati dell’Assemblea regionale siciliana. È una maxi inchiesta per voto di scambio quella della procura di Termini Imerese.

L’inchiesta da 100 indagati – Sono 96 le persone alle quali è stato notificato un avviso di chiusura indagini da parte dell’ufficio inquirente in provincia di Palermo. Un atto che di solito è preludio della richiesta di rinvio a giudizio. 

L’indagine nasce dall’inchiesta sui fratelli Salvino e Mario Caputo: il primo è un ex deputato regionale di Forza Italia poi approdato alla Lega.

VOTO DI SCAMBIOVOTO DI SCAMBIO
Il secondo era stato candidato al suo posto alle elezioni regionali del 2017. Il motivo? Il fratello più famoso non era candidabile a causa di una condanna passata in giudicato.  Ed è propria da quella vicenda che è nata l’inchiesta. L’indagine è stata avviata sulle elezioni regionali del 2017 ma si è poi allargata alle amministrative di Termini Imerese di due anni fa nelle quali è stato eletto il sindaco Francesco Giunta, sostenuto da uno schieramento di centrodestra.

Gli indagati: da Cuffaro ad Aricò – L’inchiesta del pm Annadomenica Gallucci ricostruisce un sistema fondato su favori e promesse di posti di lavoro in cambio di voti. E coinvolge Cuffaro, l’ex governatore scarcerato da poco più di due anni. L’avviso di conclusione dell’indagine è arrivato anche a un suo fedelissimo, l’attuale assessore regionale al Territorio Toto Cordaro, al capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima – il partito del governatore Nello Musumeci –  Alessandro Aricò, al sindaco di Termini Imerese Giunta, agli ex coordinatori della Lega in Sicilia, Alessandro Pagano e Angelo Attaguile.

VOTO DI SCAMBIOVOTO DI SCAMBIO
I leghisti di Sicilia – I due ex luogotenenti di Matteo Salvini in Sicilia sono finiti indagati con l’accusa di essere ispiratori di un presunto presunto raggiro elettorale. La vicenda è legata al caso dei fratelli Salvino e Mario Caputo, il primo ex deputato regionale ed ex sindaco di Monreale, che a causa di una condanna definitiva non poteva essere candidato.

Al suo posto, come raccontò anche ilfattoquotidiano.it, era stato presentato il fratello ma per gli inquirenti la campagna elettorale venne organizzata con un unico obiettivo: manipolare la volontà degli elettori. Il nome di Mario Caputo era accompagnato nei manifesti dalla indicazione “detto Salvino” che avrebbe, secondo la Procura, indotto gli elettori a votare un candidato scambiandolo per l’altro. Per questo Attaguile, Pagano e i fratelli Caputo sono finiti indagati.

Voti in cambio di ammissioni all’università – L’inchiesta però ha documentato anche altro. Alcuni casi di assenteismo tra i dipendenti del comune di Termini e l’utilizzo di auto da parte del primo cittadino, indagato anche per peculato. E poi tutto il sistema delle elezioni in Sicilia nel 2017: uno scenario in cui i voti venivano scambiati con promesse di posti di lavoro, esami di maturità, persino ammissioni ai test per facoltà a numero chiuso.

Coinvolti esponenti di schieramenti opposti Giuseppe Ferrarello, ex sindaco di Gangi, candidato alle regionali con il Pd, e Filippo Maria Tripoli, candidato alle regionale con la lista Popolari e autonomisti, sostenuto da Cuffaro. Proprio negli ultimi giorni Tripoli ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Bagheria: è appoggiato anche da una lista civica composta da esponenti del Pd.

Fonte: qui

A CASTELVETRANO, PAESE NATALE DEL BOSS MATTEO MESSINA DENARO, OPERAZIONE CONTRO UNA LOGGIA MASSONICA SEGRETA: 27 ARRESTI TRA CUI FRANCESCO CASCIO, EX PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA REGIONALE ED EX DEPUTATO DI “FORZA ITALIA”


LA RETE DI FAVORI DELLA LOGGIA SEGRETA
MASSONERIA: LOGGIA SEGRETA A CASTELVETRANO, 27 ARRESTI
matteo messina denaroMATTEO MESSINA DENARO
(ANSA) - Operazione contro una loggia massonica segreta a Castelvetrano, il paese natale del boss latitante Matteo Messina Denaro. I carabinieri, coordinati dalla Procura, stanno eseguendo 27 arresti per reati contro la Pubblica Amministrazione, contro l'amministrazione della Giustizia nonché associazione a delinquere segreta. Altre dieci persone sono indagate a piede libero. Arrestati anche esponenti politici come l'ex deputato regionale di Fi Giovanni Lo Sciuto, l'ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante e l'ex deputato regionale di Fi Francesco Cascio.
MATTEO MESSINA DENAROMATTEO MESSINA DENARO

L'operazione dei carabinieri è stata chiamata in codice "Artemisia"; in questo momento è in corso una perquisizione nei locali della loggia, che si trova in via Giuseppe Parini a Castelvetrano. La superloggia segreta era formata da massoni, politici e professionisti. L'obiettivo sarebbe stato quello di orientare le scelte del Comune, nomine e finanziamenti a livello regionale e anche di ottenere notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura. Gli investigatori avrebbero scoperto anche un vasto sistema corruttivo negli enti locali, come il comune di Castelvetrano e l'Inps di Trapani.

MASSONERIA: ARRESTATO ANCHE EX PRESIDENTE ARS CASCIO
(ANSA) - C'è anche l'ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana ed ex deputato nazionale di Forza Italia Francesco Cascio, tra i 27 arrestati dell'operazione "Artemisia" dei carabinieri su una loggia massonica segreta a Castelvetrano che avrebbe condizionato la pubblica amministrazione e le indagini della magistratura. Cascio è stato posto ai domiciliari.
FRANCESCO CASCIOFRANCESCO CASCIO

Francesco Cascio, 55 anni, dipendente dell'Asp di Palermo, esponente di primo piano di Forza Italia, ha ricoperto la carica di presidente del Parlamento siciliano dal 2008 al 2012; è stato anche deputato nazionale nel '94 e nel '96. Il politico siciliano era stato anche coinvolto in un'inchiesta per voto di scambio nelle elezioni regionali del 2012. Nell'ottobre del 2016 era stato condannato in primo piano dal Gup di Palermo, con il rito abbreviato, a due anni e 8 mesi e sospeso dall'Ars per effetto della Legge Severino. Nel dicembre di due anni fa era stato assolto e riabilitato.

MASSONERIA: LA RETE DI FAVORI DELLA LOGGIA SEGRETA
FRANCESCO CASCIOFRANCESCO CASCIO
(ANSA) - Le 27 persone arrestate dai carabinieri nell'ambito dell'operazione "Artemisia" su una loggia segreta a Castelvetrano, su ordine del Gip di Trapani, devono rispondere, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d'ufficio, favoreggiamento personale, abuso d'ufficio ed associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della cosiddetta legge Anselmi).

Per gli stessi reati sono stati notificati anche 5 obblighi di dimora e una misura interdittiva della sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio, nonché notificate altre 4 informazioni di garanzia. Le indagini dei Carabinieri, coordinati dalla Procura di Trapani, avviate nel 2015, ruotano attorno alla figura di Giovanni Lo Sciuto, ex deputato regionale fino al 2017, a carico del quale sono emersi gravi indizi in ordine alla commissione di numerosi reati contro la Pubblica amministrazione con l'obiettivo di ampliare la sua base elettorale e il suo potere politico.
Giovanni Lo SciutoGIOVANNI LO SCIUTO

Le indagini hanno permesso di accertare che Lo Sciuto avrebbe creato uno accordo corruttivo con Rosario Orlando - già responsabile del Centro Medico Legale dell' Inps, poi collaboratore esterno dello steso ente quale "medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili" -. Lo Sciuto avrebbe ottenuto da Orlando la concessione di numerose pensioni di invalidità per i suoi elettori, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge. Il medico dell'Inps sarebbe stato corrotto attraverso regali ed altre utilità, e anche attraverso l'intercessione con l'ex Rettore Roberto Lagalla, oggi assessore regionale all'Istruzione e destinatario di un'informazione di garanzia, per l'aggiudicazione di una borsa di studio a favore della figlia presso l'università di Palermo.

Fonte: qui