STUDIANDO LA STRUTTURA, LA NASA HA ELABORATO LE INFORMAZIONI DEL SATELLITE CON UNA METODOLOGIA INNOVATIVA IN GRADO DI COGLIERE SPOSTAMENTI ANCHE MINIMI: IN POCHE PAROLE CON QUESTI DATI SAREBBE STATO EVITATO IL DISASTRO…
Andrea Pasqualetto per "Corriere della Sera"
In queste settimane, mentre accusa e difesa affilano le armi in vista della battaglia sul ponte Morandi, dalla Nasa è arrivato qualcosa di sorprendente. Si tratta di uno studio del Jet propulsion laboratory (Jpl) di Pasadena che conclude così: la struttura ha iniziato a deformarsi in modo significativo dal 2015 e negli ultimi mesi di vita il movimento è aumentato.
«È stato scoperto il precursore deformativo del ponte Morandi, riguarda in particolare la pila crollata che aveva subito una torsione. Abbiamo anche dimostrato che dal 1992 al 2011 il ponte non si è invece mai mosso», spiega Carlo Terranova, geologo del ministero dell' Ambiente che ha partecipato al gruppo di lavoro mettendo a disposizione i dati storici rilevati dal satellite radar Cosmo-SkyMed.
La Nasa ha cioè studiato il ponte Morandi elaborando le informazioni del satellite con una metodologia innovativa in grado di cogliere spostamenti anche minimi di qualsiasi struttura. In sostanza, secondo l' agenzia spaziale americana quei dati avrebbero potuto forse evitare il disastro, se solo fossero stati elaborati e sfruttati per lanciare un alert all' amministrazione competente e intervenire. Perché, dunque, se davvero si trattava di numeri allarmanti, non si è mosso nessuno?
«Non essendoci una filiera, l' analisi si fa solo a posteriori, è difficile prevenire», ha aggiunto amaramente Alessandro Coletta, capo dell' unità di osservazione della Terra dell' Agenzia spaziale italiana (Asi), uno dei sei scienziati che hanno contribuito allo studio di Pasadena.
E mentre si discute delle conclusioni di questo report pubblicato dal Jpl si scopre che la procura di Genova aveva già chiesto all' agenzia governativa italiana Asi le serie storiche dei dati satellitari. Informazioni che sono state consegnate sotto forma di quattro studi autonomi ai quali hanno partecipato anche il Cnr, una nota università e due imprese private nazionali.
«Documenti interessanti», hanno commentato gli inquirenti aggiungendo solo che gli studi sono stati girati a suo tempo ai consulenti dell' accusa, impegnati in questo periodo a capire le cause del crollo. Nelle carte l' analisi è asettica, nessun commento, nessun giudizio, diversamente da quanto ha invece pubblicato la Nasa, che ha comunque basato il proprio lavoro sullo stesso archivio.
In questa vicenda c' è un delicato retroscena. Anche se ufficialmente non è ancora emerso nulla, pare che la pubblicazione della Nasa abbia agitato un po' le acque all' Asi e negli ambienti ministeriali, già coinvolti dall' indagine penale che vede indagati, fra gli altri, vari dirigenti delle Infrastrutture per la questione della vigilanza. Non tutti infatti concordano con le conclusioni dei laboratori americani, ritenendo che le rilevazioni sfornate dal satellite non siano indicative di una situazione di allarme e che le deformazioni del ponte vadano considerate fisiologiche.
La questione verrà probabilmente chiarita nei prossimi giorni. Nel frattempo il geologo Terranova sembra non avere dubbi: «Il ponte è andato in stress e se ci fosse stata la struttura di cui si discute, la grande tragedia sarebbe forse stata evitata. Stiamo continuando a parlare di disastri al passato, mi sembra terribile».
E conclude con una considerazione personale e un auspicio: «Il ponte poggiava su un terreno che potrebbe essersi mosso negli anni. Il satellite è in grado di vedere anche queste variazioni. E allora basta, usiamolo per prevenire».
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