9 dicembre forconi: 12/24/16

sabato 24 dicembre 2016

Mps, lo Stato investe fino a 7 miliardi Banche, il fondo vale solo per il 2017


Sì della Ue al decreto. Moody’s: ridotto il rischio di contagio. Stop in Borsa prorogato




Lo Stato garantirà il rafforzamento patrimoniale del Monte dei Paschi con un investimento massimo di circa 7 miliardi di euro, acquisendo la maggioranza assoluta del capitale della Banca. 

A stabilire l’entità esatta della ricapitalizzazione «precauzionale» a carico dello Stato, che materialmente avverrà tra tre o quattro mesi, sarà l’Autorità di vigilanza della Bce, sulla base di un piano di ristrutturazione e di rafforzamento patrimoniale che verrà presentato dalla banca senese. Il piano ridefinirà anche i tempi e le modalità di cessione dei crediti deteriorati. E dovrà passare anche al vaglio di Bruxelles, che ieri ha comunque accolto positivamente il decreto varato l’altra notte dall’esecutivo, per verificarne la rispondenza alle regole sugli aiuti di Stato.
Tutela per i piccoli investitori
La direttiva Brrd, che ammette la ricapitalizzazione precauzionale di una banca, prevede che l’intervento pubblico non possa andare oltre il fabbisogno di capitale emerso dallo scenario negativo degli stress test della Bce. Nel caso del Monte dei Paschi, che dopo il decreto ha subito formalizzato la richiesta dell’intervento, si tratta appunto di circa 7 miliardi di euro. Una somma che sarà usata dal governo per sottoscrivere nuove azioni della banca senese e, come prevede il decreto firmato ieri dal Presidente della Repubblica, per rilevare quelle che saranno date in cambio ai piccoli obbligazionisti subordinati, che saranno pagate con obbligazioni ordinarie (in scadenza nel 2018, come i vecchi titoli). I piccoli obbligazionisti di Monte Paschi, sul presupposto di un raggiro da parte della banca nella vendita dei titoli, dovrebbero così recuperare l’intera somma investita sottratti gli interessi maturati fin qui. Mentre gli investitori istituzionali vedranno le loro subordinate convertite in azioni al 75% del valore nominale defalcato degli interessi. Secondo il principio del burden sharing, cioè della condivisione degli oneri, previsto dalla direttiva Ue ed invocato dal presidente dell’Eurogruppo, Jerome Dijsselbloem. Il valore di mercato delle azioni e delle obbligazioni Mps, in ogni caso, rimarrà congelato, come ha stabilito ieri la Consob, fino alla definizione del piano di ricapitalizzazione.

Garanzia sulla liquidità
L’ombrello dello Stato sugli aumenti di capitale a rischio delle banche previsto dal decreto, che può contare su una dotazione di 20 miliardi, resterà aperto per tutto il 2017. Mentre sarà esteso di sei mesi, fino al prossimo giugno, il meccanismo per assicurare la liquidità con la garanzia pubblica sulle emissioni obbligazionarie delle banche. La Commissione Ue avrebbe già dato un assenso di massima. «L’intervento statale non era sicuramente la nostra prima opzione, ma ci darà la possibilità di procedere allo smaltimento dei crediti deteriorati e di avere una posizione più forte» ha commentato Marco Morelli, amministratore delegato del Monte, che ieri ha chiuso un’intesa con i sindacati per definire 600 esuberi con il prepensionamento. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha deto un giudizio sostanzialmente positivo del decreto. Per l’agenzia di rating Moody’s riduce il rischio di contagio al sistema, ma per Standard and Poor’s non ne risolve i problemi di fondo. 

Mario Sensini

Fonte: qui

Come siamo scaduti così in basso (riflessione su Montepaschi)


Caro contribuente.  Visto che  la cricca che vi governa per conto terzi vi ha accollato  altri  20 miliardi di debito per  salvare la “sua” banca,  ricordatevi almeno questa foto:

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e’ una grande storia d’amore. Lui è  Giuliano Amato, l’immarcescibile e il mai imputabile,  oggi elevato a giudice costituzionale, ossia topo nel formaggio, dal Napolitano.  Quello fra le sue braccia è Giuseppe Mussari, capo di Monte dei Paschi, e messo dalla cricca alla presidenza dell’ABI, Associazione Bancaria Italiana.
Risale al 2010, quando – da intercettazioni di telefonate pubblicate da Corriere e Repubblica – risulta che Giuliano Amato disse  a Mussari: “Io ti aiuto a prendere la presidenza ABI”, poi gli chiese dei fondi per il Tennis Club di Orbetello, di cui l’Intoccabile e Immarcescibile è presidente.
Roba da poco, 150 mila euro.  Però pensate solo quel che succederebbe se una telefonata simile venisse fuori che l’ha fatta Virginia Raggi: apriti cielo,  la magistratura “apre un dossier”, i giornali impazzano, il PD urla:  disonesti, incapaci!
Invece, allora,  niente. Amato era, come sempre, l’Impunibile.  Mussari era dato “vicino a D’Alema”. Che infatti,   sprezzante, sulla donazione al tennis club di Orbetello, sibilò: “Era uno dei compiti istituzionali della Fondazione”.
Provare che è stato Amato a mettere  Mussari al vertice della potentissima Associazione Bancaria è ovviamente impossibile. Fatto sta che è stato a quel vertice  –  la confindustria di tutte le banche italiote, –   finché il bubbone Montepaschi è scoppiato.
E’ un bravo banchiere,  Mussari? Degno della raccomandazione dell’Immarcescibile?  Accettato dagli altri banchieri perché ne aveva conquistato  il rispetto  le sue capacità tecniche e professionali?

Vediamo. A quel tempo era già noto che Mussari, per Montepaschi, aveva acquistato la banca Ambroveneta da Santander, che l’aveva pagata 9 miliardi, per 16,7: un sovrapprezzo clamoroso, incomprensibile, che ha fatto subito pensare  che nascondesse qualche tangente miliardaria…
Forse c’era  anche questa.  

Ma quel che ha scoperto l’indagine, era che Mussari  e il vertice intero di Montepaschi non avevano capito a quanto ammontava  la spesa. 

Ai magistrati, Piero Mantovani che era  capo  di Antonveneta, testimonia che al primo colloquio con Mussari e Vigni (il vice) “Ho colto in costoro uno smarrimento […]  Forse solo in quel momento realizzarono che l’esborso   sarebbe stato ben più  elevato” di 9 miliardi.  Per 9 miliardi   Santander aveva rifilato Antonveneto a Mussari, ma  il gran banchiere senese non s’è accorto che Antonveneto ha un passivo da 7,9 miliardi. Che si somma dunque al  prezzo d’acquisto.
Quando glielo dicono, “ha un momento si smarrimento”.  Montani se ne va chiedendosi – e   lo dirà  ai magistrati: “Ma questi  han capito veramente quel che devono pagare?”.

Mussari, il  gran tecnico, il futuro presidente dell’ABI, apparentemente non sa leggere i bilanci. 

O  almeno così ci hanno fatto credere:  perché  questa è l’estrema linea di difesa, quella cui è  ricordo un altro fallito politico, Gianfranco Fini in Tulliani: “Sono stato coglione, non disonesto(invece è  un disonesto!!!)”. 

Ma io tendo a credere nella incompetenza assoluta. Lo dimostra il fatto che  Mussari e  l’intero vertice della banca chiedono soccorso alle banche d’affari internazionali, Deutsche  Bank, JP Morgan, Nomura  per nascondere il buco, e si mettono nelle  loro mani. Queste capiscono al volo  i gonzi con cui hanno a che fare, e gli propongono dei derivati,  “Alexandria”, “Santorini”, “Fresh”  che produrranno perdite miliardarie a Montepaschi, e lucri miliardari a loro… quelli non sanno leggere un bilancio, figurarsi se sanno come funziona un derivato di DB o Morgan il Pirata.  Sono infatti i derivati di salvataggio che Montepaschi adotta, la causa  a cascata della sua rovina. Incompetenza su incompetenza.
Ricordo questi vecchi fatti – per cui dovrete pagare voi  contribuenti – perché questo è il motivo radicale del degrado italiano: l’accurata e sistematica selezione e promozione di ignoranti nei posti-chiave  che esigono competenza, responsabilità, esperienza.  

Attratti dal fatto che quei posti sono strapagati, la “politica” li ha occupati tutti  –  impedito che ci andassero quelli che sanno il mestiere,  e ci ha messo i suoi – scelti precisamente in quanto incapaci.

Come dimostra Amato con Mussari, ma  il fenomeno è visibilissimo anche nel  privato: Vivendi sta per papparsi Mediaset, e Berlusconi, il grande imprenditore,  è smarrito anche lui, s’è fatto cogliere di sorpresa, non ha capito i giochi del sagace energico Bolloré: in una parola, è un inadeguato al mondo moderno.   Come aveva già dimostrato facendosi ammazzare il suo Gheddafi e poi espeller dal governo italiota da Draghi, Merkel e Sarko,  è sotto il livello intellettuale e culturale che occorre non dico per vincere, ma per sopravvivere. Anche lui s’è scelto solo yes men. Non è un caso.  

E’ quel che han fatto Amato e D’Alema mettendo Mussari dove non doveva. 

Il risultato è il conto che siete chiamati a pagare voi, mica loro.

E’ così che l’apparato pubblico, anche e soprattutto quello tecnico – la “macchina amministrativa” –  non risponde nemmeno più alle direttive del  governante.  E la sua sola occupazione è farsi  strapagare, specie a livello dirigenziale.

Potreste credere che “lo Stato” sia sempre stato così. Non è del tutto vero.  Io che sono vecchio, ricordo anni in cui la dirigenza pubblica era alquanto competente, sapeva progettare il futuro collettivo, e aveva stipendi più bassi.  La “politica” ha eroso queste competenze, le ha sostituite con i suoi scherani con la tessera del partito. Ma lo scadimento decisivo è avvenuto in tempi abbastanza recenti,  diciamo una ventina di anni fa.
Una foto emblematica del livello della politica
La storica  foto, emblematica del livello della politica.  Poletti oggi è il noto ministro.
Quando cioè, l’Occidente decreta la globalizzazione. Gli intoccabili e immarcescibili come Giuliano Amato o Napolitano, capiscono benissimo cosa questo significa:  che il sistema Italia,  da loro reso poco efficiente per mangiarne il grasso che cola, sarà investito dai venti tempestosi della concorrenza globale; il lavoratore tessile   da 1,7 milioni di lire al mese sarà  messo in  concorrenza col messicano a 450 mila, col pakistano a 150 mila; la Fiat crollerà perché arrivano le auto giapponesi, che sono – semplicemente – di qualità migliore e più  economiche.  Insomma l’intera industria italiana, anzi l’intero settore produttivo viene esposto alla competizione globale; molti  cadranno, alcuni lotteranno  per sopravvivere, nel tremendo darwinismo tecnologico e sociale che sta per profilarsi. Ci saranno estinzioni di massa, riduzioni di paghe e di posti  nel crudele clima di darwinismo sociale che sta per abbattersi sul sonnacchioso paese.

Con una sola eccezione: l’impiego pubblico. 

Quelli che gli economisti chiamano “servizi non vendibili” all’estero.  

Puoi importare un computer cinese, ma non un impiegato cinese da mettere al posto dell’impiegato comunale,  del tranviere dell’ATAC, un messicano al posto dell’impiegato della Regione Sicilia o Calabria.  Non puoi  comprare un servizio pubblico dall’estero anche se costa un decimo.

Lorsignori l’han capito benissimo, ed è stato – ne sono convinto – in quel  preciso momento che   han deciso di farsi un ricco riparo  di privilegi intangibili,  mentre gettavano noi nella tormenta   della competizione globale. Si son costruiti l’Isola Meravigliosa, il Castello di Cristallo  delle Istituzioni:  si sono decretati paghe altissime,  si sono scritti loro le leggi che eterizzano il loro potere e privilegio, hanno imbarcato qualche milione di complici con paghe più alte che nel privato;  sono saliti nella  Arca di Noè  dorata fra le nuvole, ed hanno tirato su la scala.

Il nostro destino non li riguarda,  ormai hanno separato il loro dal nostro.  Il calo del nostro prodotto interno lordo non li allarma, dato che loro aumentano l’esazione fiscale e si prescrivono gli aumenti.  

Sempre più ignoranti, sempre più incompetenti,  sempre più inadeguati anche intellettualmente  al mondo moderno –  non fanno che ricevere ordini dalla  centrali del pensiero unico anglo-americano –  e sempre più ricchi.  Nomina dopo nomina,  scadimento dopo scadimento, siamo alla ministra della Pubblica Istruzione   che ha fatto le elementari, al ministro del Lavoro che sputa sui giovani disoccupati e mostra il suo odio per gli  intelligenti: “Vadano all’estero, così non rompono i coglioni qui”. 

Il  che significa: non abbiamo bisogno di culture, esperienze, professionalità, perché al vostro posto abbiamo già messo nostri figli scemi, e i nostri Mussari.  

E sono stati loro, direttamente loro, a lasciare che l’Italia abbia perso il 25% della sua produzione industriale – negli stessi anni in cui i loro emolumenti e privilegi crescevano.

E avete visto  come reagiscono appena si profila un pericolo dal basso, dal popolo, al loro potere inadempiente e indebito. Il Comune di Roma ha accumulato 13 miliardi di debito sotto i loro  compari e scherani; non si sono mai nemmeno occupati di riscuotere gli affitti dell’immenso patrimonio immobiliare, tanto lo Stato ripaga da sempre  tutti i loro buchi e furti...


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La Lombardia jihadista è la Molenbeek d'Italia

La Lombardia è diventata la nuova Molenbeek. È da qui che i foreign fighter partono per la Siria. Ed è qui che è stata organizzata la strage di Berlino
La Lombardia sta diventando la nuova Molenbeek? L'ipotesi è inquietante ma i fatti portano tutti in questa direzione.
L'uccisione del terrorista che ha insanguinato Berlino, davanti alla stazione di Sesto San Giovanni, chiude il cerchio di una tragica vicenda iniziata a pochi chilometri di distanza, in Brianza, da dove sei giorni prima era partito il camion polacco poi "dirottato" per la mattanza di Berlino (guarda il video), e rappresenta solo l'ultimo anello di una catena di arresti ed espulsioni tutti avvenuti in territorio lombardo. Un territorio ad alto rischio, dove ci sono oltre 80 comunità islamiche e centinaia di moschee disseminate su tutto il territorio, molte delle quali abusive e incontrollabili. Da qui il passaggio di terroristi e la radicalizzazione di soggetti all'apparenza ben integrati.
Appena cinque giorni fa la Digos ha fatto espellere uno dei responsabili della moschea di Como, un tunisino ritenuto un reclutatore di jihadisti dell'Isis. Dalla Lombardia è partita la jihadista Fatima, al secolo Maria Giulia Sergio, appena condannata a 9 anni in contumacia, essendo irreperibile in Siria. In Lombardia vivevano e lavoravano terroristi che progettavano attentati o facevano proselitismo in rete o nelle moschee. A novembre sono scattate le manette nel bresciano per un kosovaro sospettato di incitare alla jihad e di fare proselitismo, con le stesse accuse a ottobre sono stati fermati un egiziano a Cassano D'Adda ed un tunisino che risiedeva a Tradate. Ad agosto a Vaprio d'Adda è stato fermato ed espulso un 26enne pakistano, perfettamente integrato,che progettava di colpire lo scalo bergamasco di Orio al Serio. Sempre ad agosto sono stati espulsi due pakistani, entrambi residenti in provincia di Milano, perché sul web inneggiavano alla jihad e volevano unirsi all'Isis in Siria, ed è stato arrestato un sospetto terrorista siriano che risiedeva a Varese. Ad aprile la Digos ha smantellato una cellula jihadista che faceva proselitismo tra Varese, Como e Lecco, arrestando sei persone. Senza contare che, sempre ad agosto, quando le forze regolari libiche hanno conquistato la roccaforte di Sirte hanno rinvenuto nei covi dell'Isis, documenti in cui gli agenti segreti libici avrebbero individuato numerosi riferimenti a movimenti terroristi in Italia, soprattutto su elementi libici, tunisini e sudanesi che agirebbero nel Milanese.
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Deutsche Bank e MPS: le sorellastre del sistema bancario europeo


Cosa hanno in comune Monte Paschi di Siena e Deutsche Bank? 

Sicuramente la spregiudicatezza, gli alti rischi di tenuta e la eventualità di un salvataggio pubblico.
Anche se di dimensioni grandemente differenti, entrambe le banche sono un po' il simbolo dei rispettivi sistemi bancari nazionali. MPS è la più longeva, la più antica banca al mondo, creata nel 1472, e oggi allo sbando. DB, fondata 146 anni fa, è diventata  sinonimo e pilastro della capacità economica tedesca fino alla sua caduta nei gorghi della peggiore speculazione. Nonostante queste pericolose somiglianze, i consiglieri economici della Merkel, come il suo ‘aiutante di campo' Christopher Schmidt, stranamente sono molto preoccupati del futuro di MPS. Puntano il dito su una barca in difficoltà, ma non vedono, o non vogliono vedere,  la nave che rischia di andare a fondo.  Eppure recentemente Der Spiegel, il principale settimanale tedesco, ha pubblicato un lunghissimo articolo sulle attività della Deutsche Bank. E' un vero e proprio dossier, veritiero, devastante, inevitabilmente spietato. Incomincia così: "Cupidigia, provincialismo, codardia, comportamenti maniacali, egoismo, immaturità, falsità, incompetenza, debolezza, superbia, decadenza e arroganza". Queste sono le pesanti parole usate per spiegare l'involuzione della DB, che emergono anche nelle migliaia di pagine dei documenti e delle interviste analizzati.  

© REUTERS/ RALPH ORLOWSKI Deutsche Bank indagata in Italia per manipolazione del mercato

Il settimanale tedesco sottolinea che il collasso della prima banca tedesca è il risultato di decenni di fallimenti della sua leadership.  Nel periodo tra il 1994 e il 2012 si è perso completamento il controllo della banca fino a "saccheggiarne e derubarne la sua stessa anima". Se una volta la DB era l'icona di rispettabilità e di solidità, oggi si è trasformata in una caricatura del "Lupo di Wall Street". "Deutsche Bank è broken" scrive Der Spiegel, sommersa da ben 7.800 denunce legali! Nel 1994 DB aveva un bilancio di 573 miliardi di euro e circa 73.000 impiegati, di cui tre quarti in Germania. Già nel 2001 gli impiegati erano diventati 95.000, solo la metà in Germania.

Nel 2007 il bilancio era salito a 2.200 miliardi di euro e gli impiegati in Germania invece erano scesi ad un terzo del totale. Mentre nel 2015 il bilancio si ridusse a 1,600 miliardi di euro, gli impiegati salivano a 100.000, anche se distribuiti in 70 Paesi del mondo.

Come si evince, nel processo internazionalizzazione la banca ha incominciato, purtroppo, ad imitare i comportamenti dirigenziali di stile anglo-americano. Ha completato la trasformazione da "più grande banca commerciale tedesca a banca di investimento anglo-americana". Tanto che lo stesso l'Economist inglese a suo tempo la definì  "un gigantesco hedge fund".  

© REUTERS/ LUKE MACGREGOR/FILES Deutsche Bank: banca a rischio sistema
Con l'internazionalizzazione iniziò di fatto la fase degli eccessi, degli errori e delle malversazioni intenzionali, le cui ramificazioni legali ne stanno ancora divorando i bilanci. Si ricordi la spregiudicata scelta di operare nella speculazione in derivati finanziari di vario tipo, particolarmente in quelli legati ai mutui e alle ipoteche. E' importante notare che, se nel 1994 la maggior parte dei profitti della DB provenivano dai servizi bancari commerciali tradizionali, già nel 2007 era la cosiddetta ‘investment division', cioè il dipartimento finanziario impegnato soprattutto in strumenti e operazioni ad alto rischio, che produceva ben 70% di tutti i profitti della banca. 

E' questo il periodo in cui i rapporti tra DB e MPS si sono fatti più stretti per via di una serie di derivati finanziari che la banca tedesca aveva concesso alla banca italiana per coprire dei buchi di bilancio. 

Derivati finanziari che si sono rivelati poi delle perdite pesanti per MPS. Perdite che sono andate ad ampliare i buchi e a generare altri derivati, come il famoso ‘Santorini'. Naturalmente la DB, invece, ha fatto guadagni significativi sui derivati MPS.  

© FLICKR.COM/ GUY SIE Italia: un’eutanasia chiamata tassazione
Il problema è stato poi la convinzione dei grandi capi della DB di avere scoperto "il potere degli dei' che li ha portati a trasformarla nella banca numero uno al mondo nel settore dei derivati finanziari, superando persino le grandi banche americane. Nello stesso periodo è partita anche la corsa ai bonus dei dirigenti. Ancora nel 2015, anni dopo lo scoppio della grande crisi finanziaria che per la prima volta evidenziava la anomalia degli stratosferici stipendi dei manager, ben 756 alti funzionari della DB guadagnavano oltre 1 milione di euro.  Ancora oggi la DB è rinchiusa in una sorta di "nicchia darwinista, un buffet self service per pochi, dove nessuno può essere incolpato".  

La crisi della DB è talmente profonda da convincere Der Spiegel che non si può in alcun caso escludere l'opzione più estrema, quella di un suo salvataggio pubblico da parte del governo tedesco. Con buona pace per le preoccupazioni di Berlino per una simile soluzione anche per MPS. 

E' evidente che farsi le pulci tra sistemi bancari, in questo caso quello tedesco e quello italiano, aumenta il discredito verso l'intero mondo bancario, minando la stessa architettura europea. E' giunto il momento in cui i consigli di amministrazione e i manager delle varie banche dissestate vengano sottoposti al rigoroso vaglio della magistratura, unitamente ai maggiori beneficiari dei capitali elargiti. 

Isis, la chiamata ai lupi solitari: «Ecco chiese e locali in Usa ed Europa da attaccare a Natale»

Una lista di chiese, bar, alberghi da attaccare e l'invito ai lupi solitari ad agire nel periodo natalizio. Lo Stato islamico ha pubblicato gli indirizzi di centinaia di luoghi di culto negli Stati Uniti e di alberghi e caffetterie, strade e mercati in Europa, sollecitando i suoi seguaci ad attaccarle durante le vacanze. La notizia è stata riferita dal sito di informazioni Vocativ che è riuscito a rintracciare alcuni messaggi postati nella tarda notte di mercoledì su Telegram da alcuni seguaci dell'Isis.




Nel post pubblicato nel forum "I segreti dei Jihadisti" un utente identificato con il nome Abu Marya al-Iraqi ha inviato un messaggio in lingua araba chiedendo di bagnare con il sangue le tradizionali celebrazioni natalizie annunciando, inoltre, l'intenzione di ricorrere ai lupi solitari per trasformare le feste cristiane in un film dell'orrore. La serie di messaggi, apparsi sulla chat di un gruppo di facinorosi pro Isis, comprende un elenco pubblico di chiese in 50 Stati americani ed è accompagnata anche da manuali per la preparazione e utilizzo di armi ed esplosivi.

Sempre nelle stesse ore, in un altro post di gruppo di sostenitori dello Stato islamico, un utente ha richiamato alle armi "i figli dell'Islam" invitandoli a bersagliare “chiese, alberghi rinomati, caffetterie affollate, strade, mercati e luoghi pubblici”, condividendo una lista di indirizzi negli Stati Uniti, in Canada, Francia e Paesi Bassi. La notizia arriva ad alcuni giorni dall'attacco al mercatino di Natale di Berlino di cui l'Isis ha rivendicato la responsabilità.

Non è la prima volta che lo Stato islamico pubblica elenchi di questo tipo, chiamando alle armi i lupi solitari: nel mese di giugno Vocativ aveva riportato la notizia di un elenco che comprendeva più di 8.000 nomi e indirizzi. Una kill list in cui erano stati inseriti anche diversi nomi di agenti di polizia statunitensi.

A New York, intanto, la polizia si prepara a difendere la città da potenziali attacchi nel giorni di festa blindando i mercatini di Natale. «Subito dopo l'attacco a Berlino, abbiamo valutato quali potessero essere gli obiettivi sensibili simili in città durante le festività - ha detto John Miller, vice commissario di polizia di New York - Abbiamo rapidamente individuato una mezza dozzina di mercati di Natale e abbiamo trasferito diverse squadre in questi luoghi». Una strategia che dovrebbe, tra l'altro, far aumentare il senso di sicurezza tra le persone che hanno deciso di trascorrere le vacanze nella Grande Mela. «Abbiamo la possibilità di mantenere la sicurezza in città attraverso l'applicazione della legge, ma questo non basta - ha aggiunto James O'Neill commissario de NYPD - Se vedete qualcosa che vi mette a disagio, siate reattivi. Chiamate il 911, fermate una macchina della polizia, fermate un agente. Solo così ci date la possibilità di indagare e assicurarci che non ci sia alcun pericolo».           

Fonte: qui



Quanto c’entra Anis Amri con l’ISIS

Molto, dicono alcuni documenti investigativi tedeschi ottenuti da CNN: sembra che l'attentatore di Berlino facesse parte di un'estesa rete di sostenitori dell'ISIS in Germania



Germany Christmas Market
Anis Amri (Militant video via AP)
Nelle ultime ore sono emersi nuovi particolari su Anis Amri, l’uomo che lunedì 19 dicembre ha investito la folla a un mercatino di Natale di Berlino uccidendo 12 persone e che – dopo quattro giorni da ricercato in tutta Europa – è stato ucciso nella notte tra giovedì e venerdì da due poliziotti italiani a Sesto San Giovanni, un comune alla periferia di Milano. Nonostante ci siano ancora diversi dettagli da chiarire – come gli ultimi spostamenti di Amri dalla Germania all’Italia – qualcosa su di lui si può già dire. Si sa per esempio che Amri non era un estremista religioso prima di arrivare in Europa: sembra si sia progressivamente radicalizzato prima durante i quattro anni passati carcere in Italia e poi in una rete di islamisti radicali in Germania. Dalle ultime informazioni disponibili, si può dire inoltre che Amri non abbia agito completamente da solo a Berlino, come si pensava inizialmente: in Germania era entrato in contatto con un gruppo guidato da un predicatore di origine irachena considerato molto vicino allo Stato Islamico e già da tempo era sorvegliato dall’intelligence tedesca perché sospettato di voler ottenere illegalmente delle armi.

Italy Germany Christmas MarketIl ministro degli Interni italiano Marco Minniti, a sinistra, e il capo della polizia Franco Gabrielli durante la conferenza stampa tenuta venerdì a Roma, dopo l’uccisione di Anis Amri (AP Photo/Gregorio Borgia)

Ma quanto c’entrava Anis Amri con lo Stato Islamico? Ecco cosa sappiamo di lui, messo in ordine.
Chi era Anis Amri
Amri era nato a Oueslatia, una piccola città della Tunisia, il 22 dicembre del 1992. Fin da giovane, ha raccontato la sua famiglia al Wall Street Journal, Amri dava qualche problema: saltava in continuazione la scuola e stava a casa senza fare niente. Nel marzo 2011, a 18 anni, Amri lasciò la Tunisia e insieme a tre suoi amici riuscì ad arrivare a Lampedusa usando una delle imbarcazioni messe a disposizione dai trafficanti di essere umani. A ottobre dello stesso anno fu arrestato e fu condannato a quattro anni di carcere per avere causato un incendio e per avere danneggiato delle proprietà nel centro di accoglienza di Belpasso, un piccolo comune vicino a Catania. Scontò quasi tutta la pena in sei carceri diverse: Enna, Sciacca, Agrigento, Palermo – prima al Pagliarelli e poi all’Ucciardone – e Caltanissetta (al CIE, il centro di identificazione ed espulsione). Quando uscì fu emesso nei suoi confronti un provvedimento di espulsione, che però non fu mai attuato. Nel luglio 2015 Amri entrò in Germania.

Ralf Jäger, il ministro degli Interni della Renania Vestfalia-Settentrionale, ha detto che nei mesi successivi al suo arrivo in Germania Amri si spostò molto, prima di fermarsi a Berlino nel febbraio 2016. Fu in quel periodo che attirò le attenzioni dell’antiterrorismo tedesco. A marzo le autorità di Berlino indagarono su di lui perché sospettato di pianificare un furto per rubare i soldi che gli sarebbero serviti per comprare delle armi automatiche da usare in un attacco terroristico. Sembra che in quel periodo Amri fosse entrato anche in qualche giro di droga. Ayman, un trafficante di droga tunisino che vive a Berlino, ha raccontato al Wall Street Journal di avere visto spesso Amri vendere cocaina nel quartiere Kreuzberg: «Amava i soldi e se gli rubavi uno dei suoi clienti diventava matto». Amri fu messo sotto sorveglianza e ad aprile fece richiesta formale di asilo politico in Germania. La richiesta naturalmente gli fu rifiutata e a giugno fu decisa la sua espulsione, mai realizzata perché Amri era sprovvisto di documento valido e non poteva essere rimpatriato. A settembre la sorveglianza si concluse, non si sa bene perché; nel frattempo Amri era anche stato inserito nella “no fly list” degli Stati Uniti, cioè quella lista stilata dal governo che impedisce alle persone che ne fanno parte di imbarcarsi su un aereo commerciale in entrata o uscita da un aeroporto statunitense.
Germany Christmas MarketI dati di Anis Amri, il presunto attentatore di Berlino (Police via AP)
Non è chiaro quando Amri cominciò a radicalizzarsi, cioè ad avvicinarsi a un’interpretazione molto radicale dell’Islam. Secondo la ricostruzione della Stampa, già durante il periodo che Amri passò nel carcere ad Agrigento le autorità notarono “atteggiamenti sospetti tendenti alla radicalizzazione” e nel gennaio 2015 Amri fu trasferito all’Ucciardone di Palermo per “gravi e comprovati motivi di sicurezza”. Il Corriere ha scritto che i comportamenti di Amri erano stati notati anche dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che aveva avvertito il Casa (Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che include membri della polizia giudiziaria e dei servizi di intelligence). Sembra che l’avvicinamento all’Islam radicale si completò in Germania, quando Amri entrò in contatto con il più importante esponente dello Stato Islamico nel paese.

La rete dello Stato Islamico in Germania
CNN ha ottenuto un documento di 345 pagine dagli investigatori tedeschi relativo alla rete terroristica che sembra esserci dietro all’attentato di Berlino. Stando ai documenti, Amri faceva parte di un gruppo di persone che orbitava attorno ad Ahmad Abdelazziz, conosciuto anche come Abu Walaa, un predicatore di origine irachena arrestato a novembre nella città tedesca di Hildesheim con l’accusa di terrorismo. Walaa non è un predicatore qualsiasi: ha definito se stesso come il rappresentante dello Stato Islamico in Germania ed è considerato dagli investigatori come la figura centrale di una “rete nazionale di indottrinati salafiti-jihadisti che sono strettamente legati tra loro e operano dividendosi i compiti». Le finalità di questa rete – concentrata soprattutto negli stati tedeschi della Renania Settentrionale-Vestfalia e della Bassa Sassonia – sono due: il reclutamento e l’indottrinamento; i suoi membri comunicano tra loro usando Telegram e ottengono i fondi per finanziare il jihad (spesso i viaggi dei “foreign fighters”) tramite furti o truffe sui prestiti.
Secondo gli investigatori tedeschi, Anis Amri aveva avuto anche una specie di mentore nel gruppo di Walaa: Boban Simeonovic, un 36enne tedesco-serbo proveniente da Dortmund, (Renania Settentrionale-Vestfalia), e considerato molto radicale. Simeonovic, anche lui arrestato per terrorismo a novembre insieme a Walaa, aveva alcuni contatti diretti con diversi operativi tedeschi dello Stato Islamico in Siria. Alla fine del 2015, quando Amri si stava preparando ad andare in Siria per unirsi allo Stato Islamico, Simeonovic lo portò a fare lunghe escursioni per tenerlo in forma e si occupò di organizzare il suo viaggio tramite i contatti che aveva alla moschea di Hildesheim. Non è chiaro il motivo per cui alla fine Amri non partì. Grazie ai racconti di un informatore della polizia nella rete di Walaa, si sa però che Amri a un certo punto cominciò a pensare di compiere attacchi terroristici in Germania.
Non si conoscono ancora molti dettagli sul tipo di contatti che questa rete guidata da Walaa ha intrattenuto con i vertici dello Stato Islamico in Siria e in Iraq. Secondo le informazioni che un disertore dello Stato Islamico ha dato agli investigatori tedeschi, Abu Walaa aveva una certa influenza a Raqqa: un suo accolito era diventato capo della sezione tedesca del servizio di sicurezza dello Stato Islamico ed era in contatto con Abu Muhammad al Adnani, che fino alla sua morte è stato considerato il secondo uomo più potente del gruppo dopo Abu Bakr al Baghdadi. Anis Amri, l’attentatore di Berlino, era certamente parte di questa rete.

Fonte: qui