MA UN PAZIENTE SU CINQUE NON HA MAI TOCCATO UNA SIGARETTA IN VITA SUA
CAUSE, SINTOMI E TERAPIE
«Nella popolazione caucasica i casi di tumore polmonare nei soggetti non fumatori corrispondono al 20 per cento del totale, il che significa un numero approssimativo di 8.300 nuovi casi in Italia ogni anno (le diagnosi totali nel nostro Paese nel 2018 sono state 41.800) - risponde Novello, che è anche membro del direttivo dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica -. I pazienti non tabagisti sviluppano soprattutto un tipo di neoplasia (l’adenocarcinoma), sono più giovani e più spesso donne. Esistono poi variazioni geografiche, ad esempio in certi Paesi asiatici più della metà delle donne affette da una neoplasia polmonare non ha mai fumato».
Cosa si sa sulle cause nei non tabagisti?
«Che il tabacco sia il principale fattore di rischio per il tumore al polmone e in particolare per la forma più diffusa è cosa ben nota - ricorda l’esperta -. Senza le sigarette, infatti, quello che è il tipo di cancro più letale nel nostro Paese sarebbe una «malattia rara»: l’85% circa dei pazienti sono fumatori o ex fumatori. E il pericolo cresce insieme al numero di sigarette fumate e agli anni di tabagismo, ma è stato anche dimostrato che smettere (prima lo si fa, meglio è) porta molti vantaggi, compresa una riduzione del rischio di cancro. Quanto ai non fumatori, sicuramente esiste una dimostrata predisposizione familiare, indipendentemente da quale sia il tipo di cancro, ossia non solo in presenza di casi familiari di neoplasia polmonare. Alcuni studi, poi, ipotizzano il ruolo di fattori genetici, ma la componente ereditaria deve essere approfondita e pare riguardare comunque un’esigua minoranza di pazienti. Certo, invece, è il ruolo cancerogeno di radon, asbesto (amianto, metalli pesanti (quali cromo, cadmio e arsenico) e dell’inquinamento atmosferico. Infine ancora troppo poco sottovalutato è il ruolo del fumo di seconda mano, che invece fa lievitare il pericolo: in Italia i fumatori passivi sono 15 milioni pari al 26,5% della popolazione e la metà degli under 14 (4 milioni di soggetti) vivono con almeno un tabagista».
I tumori dei non tabagisti sono biologicamente diversi?
Non si può dire se i carcinomi nei non fumatori siano più o meno aggressivi, non ci sono dati. «Però alcune alterazioni molecolari, quali Egfr, Ros1 o Alk (anche se in minor misura), hanno una maggiore frequenza nei non fumatori - dice Novello -. Grazie alla moderna medicina di precisione, in base alla presenza o meno di queste mutazioni è oggi possibile scegliere la terapia più indicata nel singolo paziente e avere speranza di ottenerne la massima efficacia. Per questo eseguire i test che identificano determinati marcatori tumorali è ancor più importante nei non fumatori».
Le terapie sono le stesse per tutti pazienti?
«Sì, non esiste un trattamento deciso esclusivamente sulla base della condizione di fumatore o non fumatore - sottolinea Novello -. Così come non ci sono farmaci o terapie che sono più o meno efficaci e riservati soltanto a una delle due categorie. C’è tuttavia una presa in considerazione del dato, per poter meglio impostare l’iter diagnostico e collezionare quindi le informazioni utili (come il profilo molecolare sopra indicato) per l’impostazione della cura».
I non fumatori hanno più probabilità di guarire?
«Anche se i dati riportati in letteratura sono contraddittori, molti studi riportano (a parità di altri fattori quali lo stadio di malattia e l’età) una migliore sopravvivenza nei soggetti affetti da tumore polmonare e non tabagisti, rispetto alla controparte che fuma o abbia fumato in passato - conclude l’esperta -. Sicuramente in questa osservazione va tenuto conto della buona prognosi di malattia per i pazienti con una determinata mutazione (Egfr, Ros1 o Alk) sottoposti a trattamento con terapia a bersaglio molecolare, cosi come va tenuto presente che i pazienti fumatori hanno anche altre patologie (oltre il cancro), che sicuramente complicano la situazione e hanno un impatto sulle aspettative di vita». Fonte: qui