9 dicembre forconi: 11/01/17

mercoledì 1 novembre 2017

LA REGIONE VAL D’AOSTA, IL BUCO NERO ITALIANO

PURE IL CASINÒ È DI PROPRIETÀ DELLA REGIONE E RIESCE A PERDERE 50 MILIONI DI EURO IN UN ANNO. MA NON È L’UNICA MOSTRUOSITÀ DI UNA REGIONE CHE CON 126MILA ABITANTI (QUANTO GIUGLIANO IN CAMPANIA) HA PIÙ DIPENDENTI PUBBLICI DEL PIEMONTE, CHE NE HA 4,4 MILIONI 

IN OGNI FAMIGLIA C’È ALMENO UNO CHE CAMPA DI SOLDI PUBBLICI

Sergio Rizzo per www.repubblica.it

CASINO VALLE D AOSTACASINO VALLE D'AOSTA
«In un casinò la regola è far continuare a giocare i clienti. Più giocano e più perdono, e alla fine becchiamo tutto noi», fa dire Martin Scorsese a Robert De Niro, alias “Asso” Rothstein, nel film Casinò. Regola che a Saint Vincent, tuttavia, nessuno ha mai applicato. Perché se avesse funzionato anche lì, come nelle case da gioco del mondo intero, il Casinò de la Vallee non avrebbe perso una montagna di soldi.

CASINO VALLE D AOSTACASINO VALLE D'AOSTA
Centotrentaquattro milioni 583.189 euro dal 2003 al 2016, che fa 26.311 euro al giorno. Ogni valdostano, neonati compresi, perde al Casinò un centesimo all’ora. E non è una battuta a effetto, ma un’emorragia economica reale: perché la casa da gioco è pubblica, di proprietà della Regione. Che ora, dopo il rosso monstre dell’anno scorso (46,6 milioni!) dovrà con ogni probabilità rimettere mano al portafoglio per ricapitalizzare: almeno una ventina di milioni.

Un altro fra i prodigiosi risultati delle autonomie regionali? In una certa misura. Di sicuro il Casinò è oggi lo specchio della Valle D’Aosta. E se è legittimo chiedersi che senso abbia la sopravvivenza di statuti regionali speciali che spesso risultano fonte di sprechi e privilegi anacronistici e non più giustificabili, in questo caso la domanda è ancor più radicale: a settant’anni dai trattati di pace di Parigi del 1947 che ne sono di fatto l’origine, può ancora esistere una Regione così?

CASINO VALLE D AOSTACASINO VALLE D'AOSTA
Il record di dipendenti pubblici
Secondo l’ultimo dato Istat la Valle D’Aosta ha 126.883 abitanti. Più o meno la metà di Verona, o se preferite tanti quanti sono i residenti di Giugliano in Campania, provincia di Napoli. Con la densità territoriale minore del Paese, la popolazione è disseminata in 74 comuni. Ognuno dei quali ha i relativi uffici. Ci sono poi quelli della Regione, oltre alle strutture periferiche dello Stato centrale. Il che rende questa microscopica Regione il più massiccio serbatoio di posti pubblici della nazione in rapporto agli abitanti. L’Istat dice che ce ne sono 14.101, ovvero uno ogni nove valdostani. Dei quali posti, va precisato, ben 2.821 sono occupati dai dipendenti regionali. Duecento in più rispetto alla vicina Regione Piemonte, che però di abitanti ne ha 4,4 milioni.

CASINO VALLE D AOSTACASINO VALLE D'AOSTA
Ma non basta. Perché si deve aggiungere la pletora assurda delle società pubbliche. Nel portafoglio della Valle D’Aosta si contano una sessantina di partecipazioni di primo e secondo livello, con un numero di posti a carico del bilancio regionale non inferiore alle 2.300 unità. Settecento solo nel Casinò. Per non parlare dei 22 “enti strumentali” elencati nel bilancio regionale. Se poi si calcola anche l’indotto, si può dire che in ogni famiglia c’è chi campa con i denari pubblici.

Tutto parte da qui. Per chi non lo sapesse, la Valle D’Aosta è l’unica Regione italiana il cui governatore non è votato dal popolo, ma nominato dal consiglio regionale. Succede quindi che dopo le dimissioni del presidente Pierluigi Marquis seguite al ritrovamento di 25 mila euro in contanti nel suo ufficio, non si torni a votare. Perché la crisi si risolve esattamente come nella prima repubblica, con una manovra di corridoio. Anche se nulla cambierebbe pur tornando al voto. Perché in una comunità così ristretta, con il meccanismo delle tre preferenze, il sistema è congegnato in modo tale da garantire la conservazione del potere. Accontentando tutti grazie allo statuto speciale.
CASINO VALLE D AOSTACASINO VALLE D'AOSTA

Il bastone del comando
In una Regione normale come la Lombardia c’è una poltrona ogni 125 mila abitanti. Seguendo lo stesso criterio, il consiglio regionale della Valle D’Aosta dovrebbe averne una sola. Invece sono 35: una ogni 3.600 residenti. Con i costi che ne conseguono, se si considerano anche i 111 dipendenti del medesimo consiglio.

Dal 1946 a oggi, per più di sei decenni, il bastone del comando è stato nelle mani dell’Union Valdotaine, che ha governato ininterrottamente negli ultimi ventiquattro anni fino all’arrivo Marquis della Stella Alpina, il quale ha retto soltanto sei mesi e poi s’è dovuto dimettere. Prima di lui, la lunga epoca di Augusto Rollandin, ultimo vero padre padrone di una Regione dove un certo modo di intendere la politica ha allagato l’intera società. Come dimostrano alcuni dettagli solo apparentemente trascurabili.
VALLE AOSTA 1VALLE D'AOSTA 

Prima di essere nominato governatore Rollandin era presidente della Compagnia valdostana delle acque, l’azienda pubblica che gestisce gli impianti idroelettrici acquistati nel 2001 dalla Regione con un’operazione di cui si parla più avanti. Società nella quale l’assessore al turismo Aurelio Marguerattaz, già membro del collegio sindacale del Casinò, è stato peraltro revisore. Mentre lo stesso Marquis aveva in passato occupato le poltrone di presidente della Società autostrade valdostane e del Raccordo autostradale Valle D’Aosta spa.

L'ombra del voto di scambio

VALLE AOSTAVALLE D' AOSTA
Su 35 consiglieri, una decina hanno ricoperto incarichi in aziende o enti regionali. E colpisce che in quattro siano stati sospesi ai sensi della legge Severino perché raggiunti da condanne in primo grado in seguito alle inchieste sull’uso improprio dei fondi di partito. Mai però come hanno colpito le sconvolgenti affermazioni di Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, che giovedì 19 ottobre ha scioccato l’intera Regione con queste parole: «In una realtà con così pochi elettori e una presenza significativa di persone riconducibili a gruppi ‘ndranghetisti è singolare che in Valle D’Aosta non si sia indagato sul voto di scambio per accertare se ci sono stati tentativi di condizionamento sulle scelte politiche e amministrative».

Ombre davvero inquietanti, che si aggiungono alle tante che già aleggiano sulla più piccola Regione italiana. Al riparo dello statuto speciale e di un potere politico così pervasivo qui tutto può accadere. Sfiorando il limite delle regole imposte a ogni buon padre di famiglia. Per esempio, può succedere che la Regione acquisti un albergo (l’hotel Billia) per la rispettabile cifra di 58 milioni, con il risultato di aggravare la traballante situazione finanziaria del Casinò e ritrovarsi sul groppone altro personale.
VALLE D AOSTA 3VALLE D' AOSTA 

L'affare Skyway
Oppure che la medesima Regione spenda 162 milioni per realizzare un impianto avveniristico come lo Skyway affidandone la gestione alla società Funivie Monte Bianco nella quale i privati hanno metà meno una quota del capitale. Però senza che sia stata fatta una gara, perché quella società era in origine tutta privata. O ancora, capita che più di 30 milioni dei contribuenti vengano investiti in un aeroporto gestito da un’altra società controllata da un petroliere genovese proprietario della compagnia aerea Air Vallée. Ma con la partecipazione, anche qui, della Regione che continua a tirare fuori i soldi.

I derivati con Deutsche Bank

VALLE D AOSTA - 2VALLE D' AOSTA 
Piccolo particolare, dal 2008 non c’è un volo di linea e l’aeroporto è costato quest’anno un altro milione e mezzo a un bilancio regionale pieno di sorprese. Una per tutte. Si scopre che dal 2001 la Regione ha stipulato con Deutsche bank un contratto in derivati per 543,1 milioni (4.310 euro per ogni cittadino) a valle di un prestito obbligazionario per comprare le centrali idroelettriche. Motivo, tutelarsi dal rischio di aumento dei tassi d’interesse. Fatto sta che i tassi sono al minimo storico e per quel contratto ventennale i valdostani stanno accantonando 43,5 milioni l’anno: circa 27 di capitale e 16 di interessi. Fare i conti non è difficile.
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Poi si è reso necessario per legge un riaccertamento dei residui attivi e passivi nel bilancio regionale, con il risultato che l’avanzo di amministrazione di 217,6 milioni del 2015 si è trasformato in un disavanzo di 204,8 milioni. Niente male, per una Regione che per statuto può trattenere in casa il 90 per cento delle tasse. Esattamente come ora vorrebbe il Veneto di Luca Zaia…

Fonte: qui

JEROME POWELL FAVORITO PER LA FEDERAL RESERVE

DA TEMPO ALLEATO DELLA YELLEN PER RIALZI GRADUALI DEI TASSI E PER UNA RIDUZIONE SENZA SCOSSONI DEL BILANCIO DELLA BANCA, IL REPUBBLICANO DI 46 ANNI RAPPRESENTA LA CONTINUITÀ CON L’ATTUALE GESTIONE 

È BEN VISTO DALLE BANCHE D’AFFARI DI WALL STREET

1. FED:ANALISTI,CON POWELL BENEFICI PER GOLDMAN, MORGAN STANLEY
JANET YELLEN JEROME POWELLJANET YELLEN JEROME POWELL

(ANSA) - La nomina di Jerome Powell alla guida della Fed porterebbe i maggiori benefici per Goldman Sachs e Morgan Stanley. Mentre se fosse scelto John Taylor i benefici sarebbero maggiori per JPMorgan e Bank of America. E' l'analisi della societa' di brokeraggio Atlantic Equities. Con Powell dovrebbe continuare l'approccio graduale sui rialzi dei tassi di interesse e sulla riduzione del bilancio della banca centrale americana: questo ''e' benvenuto dai mercati'', anche perche' si traduce nel proseguire dell'attivita' di fusioni e acquisizioni, di rifinanziamento del debito e di commissioni per le banche di investimento.


2. TRUMP SPIAZZA I "FALCHI", POWELL VERSO LA FED
Barbara Ardù per la Repubblica

Non lo farà con un tweet, si dice, per rispetto all' istituzione. Ma la scelta di Donald Trump per la nomina del prossimo numero uno della Federal Reserve è vicina. Prima del 3 novembre, ha promesso il presidente Usa, dopo la due giorni di riunione della Fed da cui non si attendono nuove indicazioni. E pur non essendosi mai sbilanciato tra i tre papabili rimasti in lizza (la uscente Janet Yellen, John Taylor "il falco" e Jerome Powell, già nel board della Fed), la scelta sembra chiudersi su quest' ultimo.
JEROME POWELLJEROME POWELL

Il New York Times lo dà per certo, confermando le voci che si rincorrono da giorni sulla stampa Usa. Una sconfitta per i falchi repubblicani che preferivano Taylor, l' economista della Stanford University. Che però avrebbe perso in una sorta di votazione in casa repubblicana per alzata di mano. Ma Trump ama sorprendere, avvertono fonti della Casa Bianca.

mario draghi e janet yellenMARIO DRAGHI E JANET YELLEN
Da tempo alleato di Janet Yellen per rialzi graduali dei tassi e per una riduzione senza scossoni del bilancio della banca, Jerome Powell sembra essere invece l' uomo giusto. Repubblicano, 46 anni, Powell pur favorevole come Taylor, a una rivisitazione del Dodd-Frank (la riforma voluta da Obama per regolamentare la finanza statunitense) rappresenta la continuità. E, cosa non da poco, tra i due è favorito dagli analisti e dagli investitori di Wall Street.
Obama firma legge Dodd FrankOBAMA FIRMA LEGGE DODD FRANK

Tutta gente che sta attendendo col fiato sospeso il cambio al vertice della Fed, che avverrà comunque in febbraio. E sì perché Wall Street guarda a Washington con preoccupazione. Una città travolta dallo scandalo del Russiagate, con le prime incriminazioni formali che sembrano puntare dritto verso la Casa Bianca, operatori e investitori di Wall Street sono in attesa di indicazioni. E non solo sulla nuova presidenza della Fed, ma anche sulla riforma delle tasse, che dovrebbe tagliare le imposte per le aziende.
donald trumpDONALD TRUMP

Riforma in cui però, secondo la bozza cui sta lavorando la Camera, mancherebbe il target di un' aliquota al 20%. Per arrivare a un taglio di questa portata ci vorrebbero ben cinque anni. Troppo. Una cattiva notizia per i mercati, in volata da mesi su questa promessa di Trump.

Fonte: qui