9 dicembre forconi: 10/20/16

giovedì 20 ottobre 2016

La più grande Task Force Navale Russa




Pochi istanti fa, abbiamo raccontato che dopo l’ ultima escalation che coinvolge la Siria, la portaerei russa Kuznetsov ha lasciato la Norvegia e sta navigando verso la Siria, dove si prevede che arrivi in poco meno di due settimane. Come parte della flotta navale, la Russia ha anche implementato una scorta di altre sette navi, che abbiamo definito la “più potente task force navale russa che abbia mai navigato in Nord Europa dal 2014“, secondo i rapporti quotidiani della Nezavisimaya Gazeta  russa.

Ma si scopre anche che la flotta doveva essere ancora più grande, perché secondo un diplomatico della  NATO citato dalla Reuters, la Russia “sta allertando tutta la flotta del Nord e gran parte della flotta del Baltico nel più grande dispiegamento di forze dopo la fine della guerra fredda“. Secondo le dichiarazioni di un anonimo diplomatico.

“Questa non è una veleggiata tra amici del porto. Tra un paio di settimane, vedremo un crescendo di attacchi aerei su Aleppo come parte di una strategia della Russia che vuol dichiarare vittoria”, ha detto ancora il diplomatico.
Intensificare  una campagna aerea  su Aleppo orientale, dove sono intrappolate 275 mila persone, potrebbe ulteriormente peggiorare i legami tra Mosca e l’Occidente, secondo il diplomatico che ha aggiunto che “Questo assalto, dovrebbe essere sufficiente per consentire una strategia di uscita della Russia, se Mosca dovesse ritenere che Assad è ormai abbastanza stabile per sopravvivere da solo.

Come abbiamo già detto, le foto delle navi sono state prese da militari norvegesi. Un quotidiano norvegese ha citato il Capo del servizio di intelligence militare norvegese che ha dichiarato che le navi coinvolte “giocheranno probabilmente un loro ruolo nella battaglia decisiva per Aleppo. Ma c’è qualcosa in più, perché la Reuters ha fatto riferimento alle parole di un diplomatico della NATO, che afferma che in effetti la Russia sta impiegando la più grande forza navale dalla fine della guerra fredda, per rafforzare la sua campagna di Siria

Dalla Reuters: mentre c’è poco che possiamo aggiungere al post precedente, vogliamo ricordare ai lettori che il Mediterraneo Orientale appare come nell’estate del 2013, quando la prima escalation tra Russia e USA vide trasformarsi il mare al largo della costa siriana in un parcheggio per le navi da guerra.

Un Parcheggio che, tra un paio di settimane, sarà ancora molto più occupato.
* * *
Per chi si è perso l’articolo precedente, ecco qualche cenno  sulla composizione della flottiglia russa:
Secondo un rapporto dell’esercito Norvegese che ha reso pubbliche le foto prese dagli aerei della sorveglianza, apprendiamo che la Kuznetsov accompagnata da una flotta di navi da guerra russe, sta navigando verso la Siria nelle acque internazionali al largo delle coste Norvegesi, vicino a Trondheim. Le foto delle navi, che includono la portaerei  Admiral Kuznetsov e la nave da crociera Pyotr Velikiy,  sono state prese vicino all’isola di Andoya, lunedì scorso nella Norvegia del Nord.
Come scrive la Reuters ,  un portavoce dell’intelligence service dell’ esercito norvegese ha detto che le forze armate del paese pubblicano frequentemente questo tipo di servizi fotografici, mentre il quotidiano  VG  ha fatto riferimento al  Generale Morten Haga Lunde,  Capo del Servizio, che ha detto che le otto navi coinvolte “probabilmte giocheranno un ruolo decisivo nella bsattaglia per Aleppo“. Secondo l’agenzia di stato russa, TASS, la portaerei  è dotata di 15 aerei da guerra Su-33 e MIG-29K  e di più di 10 Ka-52K, Ka-27  e di  ??-31 elicotteri.
Il gruppo navale che include la portaerei e altre sette navi di scorta russe, è la più potente task force navale russa in navigazione nel Nord Europa dal  2014, come riporta la   Nezavisimaya Gazeta nelle sue informazioni quotidiane. La nave portaerei può trasportare più di 50 aerei e il suo sistema di armamento include  anche i missili anti-navi Granit.
L’altra flottiglia, in termini di forza di fuoco è la nave nucleare da crociere russa Pietro il Grande.
La Pietro il Grande (nave da crociera  Kirov-class ) scorta la portaerei
Come aggiunge la BBC, un aereo da ricognizione norvegese Lockheed P-3 Orion , durante un’azione di monitoraggio,  ha fotografato le navi russe.  Sia i MiG-29 Fulcrum, che gli elicotteri da combattimento sono visibili sul ponte della nave.
Il gruppo navale russo è composto da : due grandi navi da guerra anti-sottomarini  – la  Severomorsk ,  la Vice-Admiral Kulakov  e da altre quattro navi di appoggio.
  Navi della task force navale, in questa foto norvegese

Fonte :  http://www.zerohedge.com/      19 ott. 2016
Link   : zerohedge

DI TYLER DURDEN


Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione  Bosque Primario


Che c’è dietro la “Liberazione” di Mosul?


Quando cadrà Mosul, l’ ISIS  fuggirà e la Siria sarà più sicura …. E poi? 

L’intero esercito del califfato dell’Isis potrebbe cominciare a combattere direttamente contro il governo di Assad e dei suoi alleati – uno scenario che potrebbe anche dare qualche soddisfazione a Washington

L’esercito siriano,  Hezbollah e gli alleati iraniani si stanno preparando ad una  a massiccia invasione di migliaia di  Isis fighters  che saranno cacciati dall’Iraq  dopo la  Caduta di Mosul.  Il sospetto dell’esercito siriano  è che il vero scopo dietro la tanto strombettata “liberazione” della città irachena programmata dagli USA, sia quello di sommergere la Siria con orde di combattenti Isis che devono abbandonare le loro capitale irachena per raggiungere la loro “mini-capitale” Raqqa all’interno della Siria stessa.
Per settimane, i media occidentali e tutti gli esperti americani si sono divertiti a predire una battaglia in stile Stalingrado fino alla morte dell’ISIS a Mosul – oppure una rapida vittoria anche se con qualche strascico di combattimentri tra fazioni irachene per la città. L’ONU mette in guardia per l’arrivo di massicce colonne di rifugiati in fuga da una città assediata. Ma i siriani – dopo aver assistito al crollo improvviso e all’evacuazione di Palmira, proprio quando l’esercito aveva ripreso l’antica città siriana all’inizio di quest’anno – hanno il sospetto che l’ISIS voglia semplicemente abbandonare Mosul e cercare un rifugio sicuro nelle zone della Siria che controlla ancora.

Già, l’ intelligence dell’esercito siriano ha avuto sentore di inquietanti rapporti su contatti dell’ISIS presi in città e villaggi a sud di Hasaka – una città siriana controllata dalle forze del regime e dai curdi nel nord del paese – per istallare altre strutture che aumentino le forniture di energia elettrica e di acqua che dovrebbero servire per un afflusso di combattenti ISIS da Mosul. In altre parole, se Mosul cade, l’intero esercito del califfato dell’ISIS potrebbe essere spedito a combattere contro il governo di Assad e dei suoi alleati – uno scenario che potrebbe causare una certa soddisfazione a Washington. Quando la città irachena di Falluja cedette le armi all’esercito e alle milizie irachene, all’inizio di quest’anno, molti combattenti Isis fuggirono tutti insieme in Siria.
Sayed Hassan Nasrallah, il capo degli Hezbollah che ha mandato migliaia dei suoi uomini a combattere (e a morire) nella lotta contro l’ISIS  e contro Jabhat al-Nusra in Siria, in un discorso di commemorazione per  Ashura, la scorsa settimana,  ha detto che gli Americani “intendono ripetere lo stesso schema di Fallujah, quando lasciarono aperto un varco per lasciar scappare l’ISIS verso la Siria orientale”  ed ha avvertito che “ lo stesso piano scellerato potrà essere messo in atto anche a  Mosul.” In altre parole, una disfatta dell’ISIS a Mosul potrebbe dare un incoraggiamento alla stessa Isis per dirigersi verso occidente e provare a sconfiggere il regime di Assad regime in Siria.

Questi sospetti sono stati fugati con poca convinzione da una serie di commenti dei generali americani e delle fonti militari degli Stati Uniti nelle scorse settimane. Il comandante americano, recentemente nominato nella regione, il Lt. Gen Stephen Townsend – a capo di quello che gli Stati Uniti hanno chiamato, con una certa presunzione,  ‘Operation Inherent Resolve’ – ha detto che il suo orologio segna l’ora di occupare non solo Mosul, ma anche la città siriana di Raqqa. Ma a chi si riferisce il Luogotenente quando dice che occuperà Raqqa? L’esercito siriano intende continuare a lottare per Raqqa dalla sua base sulla strada militare Damasco-Aleppo ovest, dopo un primo tentativo, all’inizio di quest’anno, che è stato abbandonato più per motivi politici che militari. La Russia a quanto pare ha preferito concentrare la sua potenza di fuoco su altre milizie, in particolare quelle di Nusra / al-Qaeda, che sia Mosca che Damasco ora considerano molto più pericoloso dell’ ISIS.

Entrambi si sono accorti che Nusra – che ha cambiato nome in Jabhat Fateh al-Sham,  il “Primo sostegno per il popolo del Levante”, con la speranza di far dimenticare che le sue radici sono in  al-Qaeda – viene sempre più spesso indicato sia dai politici che dai giornalisti occidentali come ” ribelli”, come chiamano anche tutta un’altra pletora di altre forze di miliziani che combattono il regime siriano. Un non identificato Generale degli Stati Uniti,  il mese scorso, ha espresso la sua preoccupazione che le forze sciite irachene potrebbero occupare la città di Tal Afar, al confine iracheno-siriano per intrappolare i combattenti ISIS in Iraq – e quindi bloccare la loro fuga in Siria. La stessa Isis sembra che abbia voluto abbandonare Tal Afar qualche giorno fa.
La rivista americana online Military Times Magazine  (che, come si suol dire, è “vicina” al Pentagono), ha sostenuto che il generale Townsend, che ha solo 5.000 uomini sul terreno tra Iraq e estremo nord della Siria, deve “perseguire l’ISIS in Siria, dove gli Stati Uniti hanno pochi alleati schierati sul campo” – cosa che sembra piuttosto riduttiva – mentre Townsend stesso parla di “una lunga e difficile lotta” per Mosul e ha fatto riferimento anche ad un “assedio” di Mosul. Queste sono le fosche previsioni in cui i siriani non credono.
Proprio l’esercito di Assad, che ormai conta più di 65.000 morti in una guerra che ormai dura da cinque anni, è già stato bombardato dagli americani a Deir Ezzor, con un costo di almeno 60 morti – Washington ha detto che si è trattato di un errore – ora si sta preparando a sfidare quell’enorme afflusso di combattenti dell’ISIS, che potrebbero attraversare il confine dopo la caduta di Mosul. Nasrallah stesso ha fatto una allusione intrigante a questo punto nel suo discorso ed ha anche accennato che se le forze dell’Isis non sono sconfitte dagli iracheni stessi a Mosul, allora gli iracheni – forse la milizia sciita irachena, che è una delle punte di diamante dell’esercito governativo – “saranno obbligati a trasferirsi in Siria orientale per combattere il gruppo dei terroristi”
Data la possibilità che le truppe siriane e i loro alleati russi possano dover affrontare questo stesso gruppo, non c’è da meravigliarsi che stanno cercando di prendere Aleppo orientale – qualunque sia il costo in vite – prima che cada Mosul.

Robert Fisk

16.10.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione  Bosque Primario


JOBS ACT! CALANO LE ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO ED AUMENTANO I LICENZIAMENTI PER GIUSTA CAUSA

PROPRIO IL CONTRARIO DEGLI OBIETTIVI DELLA RIFORMA 

BOOM DEI VOUCHER 

1. L’INPS SMONTA LE FAVOLE DI RENZI

Maurizio Belpietro per “La Verità - laverita.info”

Fino a ieri sera non si segnalavano tweet del presidente del Consiglio, tuttavia il silenzio via web non deve essere mal interpretato. Essendo impegnato in un viaggio istituzionale, ossia in una merenda alla Casa Bianca prima che Barack Obama faccia le valigie, è probabile che Matteo Renzi non abbia ancora potuto prendere visione degli ultimi dati sul mercato del lavoro rilasciati dall' Inps.

TITO BOERITITO BOERI
Dunque, l' assenza di commenti non deve indurre in affrettati giudizi. Se il premier tace dopo mesi in cui si è dimostrato assai loquace di fronte al più piccolo segno di crescita delle assunzioni non è perché annichilito dai dati negativi, ma in quanto occupato da gravosi appuntamenti oltreoceanici.

Il viaggio in America, studiato fin nei dettagli per consentire al capo del governo di godere della luce riflessa dell' uscente presidente Usa nell' ora più difficile del referendum sulla nuova Costituzione, lo ha assorbito completamente, al punto di non consentirgli di riflettere sugli ultimi drammatici dati occupazionali.

Le cifre diffuse dall' ente presieduto da Tito Boeri, del resto, lasciano poco spazio ai commenti. Che cosa si può aggiungere di fronte al crollo delle assunzioni e all' impennata dei licenziamenti per giusta causa? Che postille apporre scorrendo la corsa senza fine dei voucher, ossia di quei ticket che si comprano in tabaccheria per pagare a ore chi è ingaggiato per svolgere i lavori più umili e meno garantiti?

DisoccupatiDISOCCUPATI
Altro che #lavoltabuona, uno degli hashtag più graditi dal presidente del Consiglio. Meglio lanciare #lavoronero, perché di questo in gran parte si tratta, e il boom si registra principalmente in alcune regioni meridionali, ossia in terre in cui sono forti il caporalato e la criminalità.

Lo storytelling renziano, di fronte ai numeri, perde ogni aggancio alla realtà. «L' Italia è ripartita», «Siamo nel gruppo di testa dell' Europa», «L' economia è in ripresa»: tutte frasi che ora appaiono per quel che sono, ossia prive di senso. Nonostante il Jobs Act, i contratti a tempo indeterminato (che poi, dopo la cancellazione dell' articolo 18 per i nuovi assunti, non hanno più ragione di essere chiamati così) in 8 mesi sono crollati del 32,9 per cento. Nel frattempo, i licenziamenti per giusta causa o per motivi economici sono aumentati del 31 per cento. Giù anche le trasformazioni dei contratti precari in contratti stabili: meno 35,4 per cento. E su100 assunzioni, solo un quarto sono da considerarsi fisse. Senza dire dei quasi 100 milioni di voucher utilizzati da gennaio ad agosto.
DisoccupatoDISOCCUPATO

Insomma, se i dati dell' Inps dovevano indicare la ripresa della crescita economica, finisce che testimoniano l' esatto contrario. E soprattutto documentano che la riforma del mercato del lavoro non ha avuto alcun effetto sul mercato del lavoro. Semmai, come da più parti segnalato, il boom di assunzioni registrato lo scorso anno è dovuto alla decontribuzione, ossia al generoso sconto garantito dallo stato sui versamenti previdenziali. Ma finita la pacchia (quest' anno il beneficio è stato ridotto ai minimi termini) sono finite anche le assunzioni. Creare quei posti di lavoro, allo Stato, è costato molto, ma il molto ha prodotto poco o nulla. In particolare, non ha consentito di dar vita a posti stabili, che ai giovani permettessero di pianificare il proprio futuro.

Viste dopo due anni di rodaggio, le misure del governo Renzi in materia economica appaiono dunque inefficaci. Propaganda e poco altro. Il Pil è cresciuto più per i soldi messi a disposizione dal governatore Bce che per quelli generati in casa e l' occupazione è salita solo per l' aiuto di Stato. Ma come tutte le droghe, una volta svanito l' effetto Draghi e fondi pubblici, resta solo un gran mal di testa e la certezza che nulla è cambiato.

È con questo bilancio che Renzi, il 4 dicembre, si presenterà agli elettori. E per quanto stupefacente sia l' accoglienza di Obama, alla fine sul voto conterà la realtà dei posti di lavoro e dell' economia. Perché in Italia i disoccupati votano. Mentre Barack, anche se disoccupato, no.
DISOCCUPATIDISOCCUPATI



2. FRENA L'OCCUPAZIONE, BOOM DEI LICENZIAMENTI 

R.Am. per “la Repubblica”

Indietro tutta. Diminuiscono le assunzioni, in particolare quelle a tempo indeterminato, e aumentano i licenziamenti. Tra gennaio e agosto, registra l’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, i licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato sono passati dai 290.656 del 2015 a 304.437, con un aumento del 4,7 per cento. In particolare quelli per giusta causa e giustificato motivo soggettivo passano da 36.048 a 46.255, con un aumento del 28 per cento: potrebbe aver giocato un ruolo importante l’attenuazione dell’art.18 e la quasi impossibilità di ottenere il reintegro del posto di lavoro nel caso di licenziamento ingiusto.

INPSINPS
Dopo il picco del dicembre 2015, quando il 67 per cento delle nuove assunzioni era a tempo indeterminato, ad agosto la percentuale è scesa al 24,9 per cento, molto più bassa del 30 per cento “preincentivi”. Nei primi 8 mesi del 2016 le assunzioni a tempo indeterminato sono state 805.168, con un calo del 32,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015. Ma si registra un calo del 7 per cento anche rispetto al 2014, quando ancora non erano in vigore gli incentivi. A conferma dell’inversione di tendenza, tornano a crescere le assunzioni a termine: nei primi otto mesi del 2016, si registrano 2.385.000 assunzioni, in aumento sia sul 2015 (più 2,5%), che sul 2014 (più 5,5%). E si conferma anche lo straripamento dei voucher, quelli da 10 euro venduti fino ad agosto arrivano a 96,6 milioni, con un aumento del 35,9% rispetto allo stesso periodo del 2015.
susanna camussoSUSANNA CAMUSSO

Il risultato complessivo è quello di un arretramento: le assunzioni totali effettuate nei primi otto mesi del 2016 (comprese quelle a termine) nel settore privato sono state 3.782.043, con un calo dell’8,5 per cento sullo stesso periodo del 2015. Più che di fallimento del Jobs Act sembra il retroeffetto degli incentivi sul lavoro, che quest’anno si limitano al 40% con un tetto di 3.250 euro.

Gli esponenti politici dell’opposizione accusano il governo di aver sbagliato tutte le politiche del lavoro, qualcuno parla di “Flops Act”. «Molti ci avevano accusato di essere gufi. Le nostre preoccupazioni si stanno però concretizzando. In assenza di investimenti, diritti e ammortizzatori si sta verificando un picco di licenziamenti», accusa la leader della Cgil Susanna Camusso, che osserva anche come «si inizino a vedere gli effetti concreti dell’aver abolito la tutela nei confronti del licenziamento, con particolare riferimento a quelli individuali o disciplinari».

SALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTISALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTI - MAFIA CAPITALE
Il governo difende il Jobs Act e prova a dare una lettura diversa dei dati: «È una buona legge, - dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - perché a fronte del meno 32% di oggi bisogna considerare che l’anno scorso è stato registrato un più 100%». Mentre il responsabile Economia del Pd Filippo Taddei invita alla consultazione dei dati Istat, che mostrano l’aumento di occupazione stabile più alto dal 2009. E ricorda che «non sappiamo come si distribuiscano i licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo tra le imprese sotto e quelle sopra i 15 addetti, quelle cioè in cui valeva l’articolo 18 ».

Fonte: qui