9 dicembre forconi: 06/10/15

mercoledì 10 giugno 2015

Ti taglio la pensione, ma “lo faccio per il tuo bene”


DI CLAUDIO CONTI
Chiunque voglia discutere seriamente dell'evoluzione del sistema pensionistico italiano deve ammettere che – dalla riforma Dini del 1996 ad oggi – c'è stata una perdita monetaria drastica per chi nel frattempo è uscito dal lavoro; inoltre c'è stato un allungamento altrettanto drastico dell'età pensionabile (da 57 a 66 anni e sette mesi; praticamente 10 anni in più).

Gli argomenti usati erano falsi, in buona parte, e persino in contraddizione tra loro. Si diceva; il sistema non può tenere perché ci sarà una 'gobba', ossia un picco di ritiri dal lavoro coincidente con la 'maturità della boom generation, i nati negli anni tra il 1950 e il 1965. L'argomento falso era: i giovani che subentreranno al loro posto sono molti di meno (per fattori demografici), quindi i loro contributi non saranno sufficienti a pagare le loro pensioni. Falso perché le pensioni sono un “salario differito”, quindi te la sei già pagata lavorando; non c'è nessun altro che te la deve pagare (a parte i casi delle “minime” e delle “sociali” erogate a persone che non hanno mai lavorato, in genere donne e casalinghe).
Per questo motivo si allungava l'età del ritiro “in rapporto all'aumento delle aspettative di vita” e si modificava il sistema di calcolo dell'assegno finale (ed anche delle liquidazioni, in parte), spostandolo progressivamente dal retributivo al contributivo.

La legalizzazione della precarietà e gli incentivi alle imprese (decontribuzione, ecc) hanno ridotto fortemente i flussi di entrata per l'Inps. E ancor peggio andrà nei prossimi ani, quando anche i “vecchietti” ancora inchiodati al lavoro con le vecchie regole (e i relativi contributi previdenziali “pesanti”) se ne andranno a riposo. Anche perché di giovani al lavoro ne sono entrati veramente pochi, complici la crisi e soprattutto l'allungamento dell'età pensionabile, che ha interrotto e rimandato di dieci anni, mediamente, il turnover.

Nonostante i mille pasticci incostituzionali del duo Fornero-Monti, dunque, abbiamo una situazione paradossale di lavoratori anziani che le aziende vorrebbero mandare a casa – specie per le mansioni a bassa qualifica e alta intensità di impegno fisico – e masse di giovani (anche quarantenni) che non possono sostituirli; sia per l'alta età pensionabile ora vigente, sia per l'inesperienza lavorativa.

Un governo fetido come questo, per risolvere il problema dell'ulteriore taglio della spesa pensionistica (imposto dalla Troika) senza sollevare una rivolta sociale di dimensioni greche, sta meditando soluzioni da presentare come un “vi vogliamo dare una mano e mandarvi in pensione un po' prima”.

Ha qualche possibilità di pensarlo perché esiste una massa considerevole di lavoratori anziani che non vedono l'ora di lasciare. E che quindi sarebbero disposti a rinunciare a qualche spicciolo sull'assegno pensionistico futuro pur di finirla qui, o comunque presto.

Come sempre il punto centrale diventa: a quanto bisognerebbe rinunciare per di andarsene?

Qui si sta esercitando il cinismo dei tecnici messi al lavoro per trovare ipotesi di soluzione del rebus, fermo restando – ovviamente – che deve sembrare un “ti sto dando una mano”.

Bisogna dunque guardare al ventaglio di ipotesi pubblicato da IlSole24Ore online per farsi un'idea di quel che sta bollendo in pentola. Dalle stanze del governo, infatti, arriva la solita fuffa di dichiarazioni che non entrano mai nel merito. Mentre negli ambienti di Confindustria – l'editore de IlSole – ci si scambiano con l'esecutivo sia pareri, sia tecnici, sia soluzioni.

Vi diamo il relativo link alla fine di questo nostro articolo. Il linguaggio è molto tecnico, ostico per i non addetti ai lavori; ma qualcosa si capisce lo stesso.
Nell'ipotesi A (“anticipo con taglio”), si potrebbe scegliere di ritirarsi a 62 anni di età (invece che a 66 e 7 mesi, mediamente) perdendo però un 2-3% per ogni anno di anticipo. Diciamo tra il 9 e il 13% dell'assegno. Non poco, ma si può fare di peggio.

L'ipotesi B (“La staffetta generazionale”) è tecnicamente complessa – e quindi poco attrente per le imprese - in quanto prevede un mix tra riduzione d'orario e stipendio, coperto però da un'erogazione pensionistica anch'essa ridotta. Per i lavoratori anziani – almeno per come la presenta IlSole, ma bisogna vedere cosa deciderà il governo – la perdita salariale-pensionistica sarebbe ridotta, quasi accettabile; per i giovani, invece, sarebbe comunque un periodo a salario bassissimo e poco “pesante” anche sulla carriera contributiva.
L'ipotesi C (“Il ritorno delle quote”) sembra un passo indietro rispetto alla Fornero, me è un passo indietro doppio. Perché – grazie a un'idea del “Pd sinistro” Cesare Damiano – la quota minima per andare in pensione sarebbe posta a 100, sommando età anagrafica e anzianità contributiva. Prima della Fornero la quota era a 96, fatevi due conti...
L'ipotesi D (ricalcolo con il contributivo”) è da considerare come l'ipotesi “fine di mondo” per i lavoratori e di festa grande per la Troika. In pratica verrebbero cancellati i periodi di lavoro antecedenti al 1996, calcolati con il retributivo, e le pensioni future (ma forse anche quelle in essere, una volta che si sia imposto questo altro principio incostituzionale) verrebbero computate integralmente con il contributivo. La perdita secca sull'assegno sarebbe qui davvero micidiale: -32%. Spaventa persino il redattore de IlSole, forse direttamente interessato...
L'ipotesi E (“le opzioni per le donne”) non è in realtà alternativa alla altre, ma aggiuntiva. E risulterebbe davvero difficile presentarla come un “venire incontro alle esigenze delle donne”. Nell'esempio fatto – una donna di 58 anni con 35 anni di contributi – la decisione di andare in pensione subito (dal 2016 l'”opzione” non sarà più esercitabile) comporterà infatti una perdita in assegno pari al 25-30%.
Ma “per il vostro bene”, naturalmente...

P. S. Per chi non vuole ancora capire che è l'Unione Europea, e non più i singoli stati nazionali, a decidere anche sul tipo di riforma pensionistica da attuare, consigliamo la lettura di un'altra serie di schede pubblicate sempre da IlSole24Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-05-21/pensione-anticipata-grecia--191858.shtml?uuid=ABMKdQkD&nmll=2707#navigation), da cui si può apprendere che l'innanzamento dell'età pensionabile a 67 anni è uno norma continentale.

Decisa da chi? Certo non dalle popolazioni, né dai loro rappresentanti eletti.



Fonte: qui


L'Isis sta preparando una bomba nucleare "sporca"

La preoccupazione è stata manifestata dalla Nato. I guerriglieri hanno raccolto materiale radioattivo dagli ospedali siriani e iracheni per realizzare armi di distruzione di massa

Nuovi timori si diffondono attorno all'offensiva dello Stato Islamico. A portarli alla luce è il Times




Secondo quanto scrive il quotidiano inglese, la Nato teme che l'Isis stia preparando una dirty bomb (bomba "sporca"), di grandi dimensioni, oltre ad una serie di armi di distruzione di massa, realizzate dai guerriglieri con le sostanze chimiche e il materiale radioattivo recuperato dai centri di ricerca e dagli ospedali in Siria e in Iraq.
Le serie preoccupazioni dell'Alleanza atlantica sarebbero state sottolineate anche dal ministro degli Esteri australiano Julie BishopL'allarme è emerso nello stesso periodo in cui si è appreso che Israele sta simulando una serie di attacchi con bombe radioattive nel deserto del Negev, per prepararsi ad ogni evenienza. E i timori si fanno sempre più fondati con il passare del tempo.

Fonte: qui

Via i mercanti e i mercati dal tempio!

Davvero interessanti alcuni passaggi dell’intervista che Tsipras ha concesso al Corriere dal titolo Tsipras, ecco le nostre condizioni «Accordo possibile ma non taglio pensioni e sussidi»
Innanzitutto lascerei perdere alcune semplificazioni idiote riportate da alcuni organi di stampa del tipo se la Grecia fallisce, le prossime saranno Italia e Spagna.
«Penso sia evidente. Sarebbe l’inizio della fine dell’eurozona. Se la leadership politica europea non può gestire un problema come quello della Grecia che rappresenta il 2% della sua economia, quale sarà la reazione del mercati per Paesi che affrontano problemi molto più grandi, come la Spagna o l’Italia che ha un debito pubblico di 2 mila miliardi? Se la Grecia fallisce i mercati andranno subito a cercare il prossimo. Se dovesse fallire la trattativa, il costo per i contribuenti europei sarà enorme. È per questo che sono profondamente convinto che ciò non convenga a nessuno. Lo dico per far comprendere che il mio governo non tratta egoisticamente. Al contrario. Se la Grecia otterrà qualcosa di buono da questa trattativa – ad esempio minore austerità – la strada si aprirà per tutti. Per questo, specialmente i Paesi del Sud, dovrebbero appoggiare la posizione greca nel loro proprio interesse».
Quello che è chiaro è che in molti si dovranno ricredere, soprattutto coloro che hanno catalogato questo governo greco come l’ennesimo governo fantoccio in Europa, messo li per accettare tutte le imposizioni dei creditori, la macelleria sociale che da cinque anni fa il suo sporco lavoro.
Altrettanto chiaro è che paragonare la situazione della Grecia all’Italia è come cercare di paragonare le ricchezze di un povero con quelle di un ricco, semplificando all’estremo, l’economia greca è morta e defunta da tempo, il nostro tessuto economico resta sempre e comunque il pericolo numero uno per tutte le economie mondiali, soprattutto se questo popolo la finisce di autodenigrarsi dando retta a chi ha il mandato di smantellare il Paese.
Per Matteo Renzi è impensabile che gli italiani paghino le baby pensioni ai greci.
«Parlerò con Matteo e gli spiegherò che su questo punto ha sbagliato. Sulle baby-pensioni ci siamo impegnati ad abolirle. Tuttavia, i paragoni sono fuori luogo. La Grecia in 5 anni ha ridotto le pensioni fino al 44%, ridotto gli stipendi nel settore privato fino al 32%, distrutto il suo mercato del lavoro, demolito lo Stato sociale, salassato fiscalmente dipendenti e classe media, raggiunto 1 milione e mezzo di disoccupati su una popolazione attiva di 6 milioni».
Renzi è talmente pieno di se stesso che quotidianamente … sbrocca!
Chiunque vedrebbe in che condizioni è stata ridotta la Grecia e il suo tessuto sociale, tranne quelli come Monti che si ostinano a definirla il più grande successo dell’euro.
Mettersi a discutere delle pensioni baby di un Paese nel quale le pensioni medie sono state ridotte del 46 % e dove circa il 50 % riceve meno di 600 euro, quando il nostro è infarcito di pensioni d’oro e baby fa sorridere.
“Dopo 5 anni di austerità è inconcepibile che ci venga richiesto di abolire le pensioni più basse e i sussidi che riguardano i cittadini più poveri. O di aumentare del 10% il costo dell’energia elettrica per le famiglie, in un Paese nel quale migliaia di persone non hanno accesso all’elettricità. Di abolire il sussidio per il riscaldamento mentre si muore dal freddo. Sono delle proposte che non possiamo accettare non solo perché si pongono al di fuori del mandato popolare che abbiamo ricevuto, ma perché se le accettassimo assesteremmo un colpo durissimo all’Europa della democrazia e della solidarietà sociale alla quale, alcuni di noi, continuano a credere con passione».”
Si ben chiaro se un giorno toccherà davvero a noi, sarà il caso di muoversi per tempo, no di stare alla finestra ad aspettare l’inevitabile, mentre i soliti idioti vi ricordano che siamo tutti corrotti o conniventi, facendo di tutta l’erba un fascio, perchè se non ve ne siete accorti, tuttora quotidianamente sotto i vostri occhi, ci sono “vicini di casa” che stanno fottendo il futuro ai vostri figli e ai vostri nipoti, vi sono alcuni “incompetenti” ad essere gentili, non tutti grazie a Dio, che quotidianamente si specchiano nel proprio ego ed interesse, ma che starebbero meglio in un ospedale psichiatrico o dentro un carcere come Alcatraz con lavori duri a vita.
Sarà il caso di svegliarsi definitivamente, no di stare ad osservare istituzioni delegittimate dal loro stesso fallimento mentre smantellano diritti e conquiste sociali.

Allo stesso tempo servirà fare piazza pulita di tutti i parassiti politici e sociali che infestano questo Paese, dei mercenari, degli speculatori.

Via i mercanti e i mercati dal tempio

E se oggi la politica non sembra più possibile, ciò è perché il potere finanziario ha di fatto sequestrato tutta la fede e tutto il futuro, tutto il tempo e tutte le attese. Finché dura questa situazione, finché la nostra società che si crede laica resterà asservita alla più oscura e irrazionale delle religioni, sarà bene che ciascuno si riprenda il suo credito e il suo futuro dalle mani di questi tetri, screditati pseudosacerdoti, politici, banchieri, professori e funzionari delle varie agenzie di rating. “
Il tempo di svegliarsi, di uscire dal torpore non è poi molto lontano!

Fonte: qui

Se i migranti non accettano di stare in agriturismo perché preferiscono la città


Prosegue sotto il sole a Palmadula, la borgata del comune di Sassari, la trattativa ad oltranza fra il centinaio di migranti, che hanno dato vita a una rivolta dopo essere stati trasferiti dal Centro di accoglienza di Santa Maria La Palma (Alghero), e i funzionari della questura e della prefettura che cercano di convincerli a prendere posto in una struttura privata (un agriturismo) individuata in accordo con il Comune. La maggior parte dei migranti ha deciso di non scendere dai due pullman e chiede di essere trasferita nei pressi di un centro abitato piu’ grosso.

“Non si rendono conto – spiega il portavoce della questura, Paolo Meloni – che qui a Palmadula potrebbero stare meglio rispetto al posto in cui si trovavano prima. Prefetto e questore stanno cercando di spiegarglielo. Una quarantina di loro e’ stato convinto dalla fame e dal caldo a scendere dai pullman, ora dovremo riuscire a convincere anche gli altri”.

I migranti sono stati trasferiti durante la notte in una struttura nelle campagne di Palmadula, frazione del capoluogo, ma una volta giunti a destinazione e scoperto che erano stati portati in aperta campagna, hanno dato vita alla rivolta. Per convincere i richiedenti asilo a scendere dai pullman, sul posto a trattare con il prefetto Salvatore Mulas e il questore Pasquale Errico anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna. “Nell’agriturismo, una struttura a due piani, sono presenti nove bagni e in serata – e’ stato promesso ai migranti – verra’ piazzata una cucina che verra’ messa a disposizione, verranno portate delle tv e installate delle connessioni internet. Chissa’ che questo – ha aggiunto il portavoce – non li convinca ad accettare l’accoglienza che per ora rifiutano”.
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Gazprom, Comincia a Vendere il Petrolio alla Cina in Renminbi e Rubli. (Sostituendo i Dollari)


E’ sempre più urgente riportare la democrazia in Russia e possibilmente anche i Cina.
Mattone dopo mattone l’egemonia del Dio Dollaro viene scardinata dai paesi emergenti, Russia e Cina in testa ma non solo, anche larga parte del Sud America.
L’ultima notizia in ordine di importanza è la decisione di Gazprom di cominciare a vendere il proprio petrolio e gas alla Cina venendo pagata in Renminbi e non già in solo in dollari americani.
From FT via ZeroHedge:
Russia’s third-largest oil producer, is now settling all of its crude sales to China in renminbi, in the most clear sign yet that western sanctions have driven an increase in the use of the Chinese currency by Russian companies.
Russian executives have talked up the possibility of a shift from the US dollar to renminbi as the Kremlin launched a “pivot to Asia” foreign policy partly in response to the western sanctions against Moscow over its intervention in Ukraine, but until now there has been little clarity over how much trade is being settled in the Chinese currency.
Gazprom Neft, the oil arm of state gas giant Gazprom, said on Friday that since the start of 2015 it had been selling in renminbi all of its oil for export down the East Siberia Pacific Ocean pipeline to China.
Russian companies’ crude exports were largely settled in dollars until the summer of last year, when the US and Europe imposed sanctions on the Russian energy sector over the Ukraine crisis…
Gazprom Neft responded more rapidly than most, with Alexander Dyukov, chief executive, announcing in April last year that the company had secured agreement from 95 per cent of its customers to settle transactions in euros rather than dollars, should the need to do so arise.
Mr Dyukov later said the company had started selling oil for export in roubles and renminbi, but he did not specify whether the sales were significant in scale.
According to Gazprom Neft’s first-quarter results issued last month, the East Siberian Pacific Ocean pipeline accounted for 37.2 per cent of the company’s crude oil exports of 1.6m tonnes in the three months to March 31.
Complimenti per la grande strategia americana.
La Russia non aveva mai fatto passi da gigante come in questo ultimo anno a livello di apertura del suo mercato e modernizzazione della sua economia, ad essere onesti l’amministrazione Obama sarà ricordata come un evento positivo e benefico per tutti i cittadini russi.

Fonte: qui

Scandali, amici, arresti: dieci domande a Renzi



Bene, ora beccatevi le 10 (legittime ed opportune) domande de Il Giornale al Cazzaro, cari pidioti…
1) Gli stipendi del Pd sono stati pagati da chi speculava sulle disgrazie degli immigrati. Da gente accusata di associazione mafiosa. Pensa davvero, da segretario del partito, che non siano affari suoi?
2) Va bene, ipotizziamo che la responsabilità sia della precedente gestione. Allora ha scalato una «ditta» avvelenata?
3) Sfruttare i deboli per finanziare gli apparati burocratici della politica: è questa la ragione sociale della «ditta»?
4) La solidarietà è diventata un’affare per i professionisti del welfare state. È questa la responsabilità storica della sinistra italiana?
5) L’intreccio tra cooperative e Pd ha generato un sistema di clientele e di appalti poco chiari. La Coop sei (anche) tu?
6) La Coop è Giuliano Poletti, il ministro del Lavoro del suo governo. Qui non si parla di responsabilità penale. Poletti non ha visto, anche se tutto avveniva sotto i suoi occhi. La cecità per chi governa è un grave difetto. Sicuro che Poletti sia l’uomo giusto al posto giusto?
7) Stesso discorso per Giuseppe Castiglione, sottosegretario e braccio destro del ministro Alfano. Non si chiedono le dimissioni per un avviso di garanzia. Sacrosanto. Ma la gestione del Cara di Mineo è un disastro. Nessuna responsabilità politica?
8) Buzzi ha detto ai magistrati che sul Cara di Mineo cadrà il governo Renzi. È un gufo pure lui? La città eterna è nella melma. Ignazio Marino, e il Pd, sono l’immagine di Renzi a Roma. Fino a che punto è disposto a riconoscersi nel suo sindaco?
9) In Europa stanno litigando sulla ripartizione delle quote di rifugiati. La parola d’ordine è «non a casa mia».
10) L’Italia è sola sul fronte immigrazione. Ha mai pensato: ci prendono in giro?

TSIPRAS: "SE NON SONO RIUSCITI A SALVARE LA GRECIA, COME POTRANNO SALVARE L'ITALIA?"

L'IMPORTANTE PER LA UE E' SALVARE CHI SPECULA!

Intervistato dal Corriere della Sera,  il primo ministro greco Alexis Tsipras,  alla domanda del giornalista che ha chiesto se il fallimento della Grecia significherebbe anche il fallimento dell'euro, ha così risposto:

"Penso sia evidente. Sarebbe l'inizio della fine dell'eurozona. Se la leadership politica europea non può gestire un problema come quello della Grecia che rappresenta il 2% della sua economia, quale sarà la reazione del mercati per Paesi che affrontano problemi molto più grandi, come la Spagna o l'Italia che ha un debito pubblico di 2 mila miliardi? Se la Grecia fallisce i mercati andranno subito a cercare il prossimo. Se dovesse fallire la trattativa, il costo per i contribuenti europei sarà enorme. È per questo che sono profondamente convinto che ciò non convenga a nessuno".

In effetti, con gli opportuni distinguo, anche chi scrive si è già chiesto come sarebbe possibile salvare paesi ben più grandi, se in cinque anni non sono riusciti a disinnescare la miccia di una nazione (la Grecia) che rappresenta meno del 2% del Pil dell'Eurozona.



Ora, voi potete anche sottovalutare ciò che afferma Tsipras: magari potete ritenerlo poco affidabile perché primo ministro di un paese fallito come la Grecia. Ma la questione cambia se le stesse preoccupazioni sono espresse da qualcuno più in alto di Tsipras e che, negli ultimi mesi, ha avuto ( e continua ad avere)  il potere di vita o di morte  per la Grecia e per le su banche (attraverso la liquidità di emergenza Ela)



Signore e Signori, parole e musica di Mario Draghi:

....se vi sono parti dell’area dell’euro che si trovano in condizioni peggiori partecipando all’unione, potrebbe sorgere il dubbio che alla fine si ritrovino a doverla lasciare. E se un paese può potenzialmente uscire dall’unione monetaria si crea un precedente ripetibile per tutti gli altri. Questa situazione a sua volta minerebbe la fungibilità della moneta, in quanto i depositi bancari e gli altri contratti finanziari in un qualsiasi paese sarebbero soggetti al rischio di ridenominazione. Non è teoria: noi tutti abbiamo assistito direttamente, e a costi considerevoli in termini di welfare e occupazione, a come i timori di un’uscita dall’area dell’euro e di una ridenominazione valutaria abbiano causato una frammentazione delle nostre economie. Fonte: BCE - Intervento di Mario Draghi presso l'Università di Helsinki,  27 novembre 2014.

Poi, potete anche pensare che l'Italia non sia più un problema. In questa ipotesi, non resta che augurarvi in bocca al lupo.

Fonte: qui

Obama, il responsabile delle aggressioni imperialiste degli USA nel mondo, accusa Putin di “voler ricreare l’Impero”


di Luciano Lago
Dichiarazioni di Obama al vertice del G7 in Germania:  «La Russia sta ancora violando gli accordi sull’Ucraina e se sarà necessario inaspriremo le sanzioni….”.(………………….)
«Qui al G7 ci siamo accordati per fare in modo che, pur continuando a cercare una soluzione diplomatica, le sanzioni restino in atto fino a quando la Russia continuerà a violare i suoi obblighi nei confronti dell’accordo di Minsk. Questo significa poter estendere le sanzioni anche oltre luglio e il G7 ha detto chiaramente che se sarà necessario inaspriremo le sanzioni», ha concluso Obama.

Prosegue Obama: “…….il presidente russo Vladimir Putin vuole «ricreare le glorie dell’impero sovietico» ma la grandiosità della Russia «non richiede la violazione della sovranità di altre nazioni». Il riferimento è all’Ucraina, i cui territori orientali sono finiti sotto il controllo di separatisti pro-Mosca che, secondo l’Occidente, sono appoggiati dal Cremlino, tesi sempre negata dallo stesso Putin.

Parlando durante la conferenza stampa al termine del G7, l’inquilino della Casa Bianca ha aggiunto: «Il popolo russo e l’economia russa stanno soffrendo a causa delle politiche di Putin». Con le sanzioni «l’economia russa è stata indebolita e sul mercato internazionale le società energetiche russe sono in difficoltà – ha detto Obama. Vedi: Il Corriere della Sera.

Se ci soffermiamo ad analizzare le dichiarazioni di Obama tenutesi durante e dopo il vertice dei G7, possiamo rilevarne la falsità, l’ipocrisia e la menzogna in ogni passo del discorso pronunciato dal presidente Obama.

1) Gli USA non si sono accordati con gli alleati ma piuttosto hanno imposto il rinnovo delle sanzioni nonostante che alcuni paesi europei (paesi dell’Est Europa) fossero recalcitranti ad applicare le sanzioni. In pratica Washington ha ricattato i paesi più deboli costringendoli ad adeguarsi alle sanzioni nonostante che queste danneggino fortemente le loro economie.

2) Non è la Russia (che non ha proprie truppe in Ucraina, al contrario degli USA) ma è l’Ucraina che ha violato più volte la tregua aprendo il fuoco con la propria artiglieria contro le zone abitate di Donetsk e portando le armi pesanti all’interno del perimetro dove queste dovevano essere escluse. Questo risulta dai video messi in rete dai separatisti di Donetsk e da giornalisti indipendenti nei quali si vedono i danni e le vittime causate dal fuoco di artiglieria dell’esercito ucraino sulla città di Donetsk. Vedi: Fuertes bombardeos en Donetsk  – Vedi: Youtube.com/watch
3) Secondo Obama, “Vladimir Putin vuole ricreare le glorie dell’impero sovietico”. Suona ridicola ed anche comica questa dichiarazione fatta dal presidente della nazione che da 70 anni esercita la più decisa politica di dominio imperialista della Storia e che avviene a spese della sovranità e dell’indipendenza di tante altre nazioni del mondo e che ha condotto negli ultimi anni decine di interventi militari diretti o indiretti per rovesciare governi di nazioni sovrane e per destabilizzare paesi (come avvenuto in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Sudan, in Nigeria, in Somalia, in Siria, ecc.), per le proprie finalità egemoniche, dietro il pretesto di “esportare la democrazia” o quello di “combattere il terrorismo”.
Cumbre del G7 los leaders
In pratica il capo del più grande impero della Storia che dispone di circa 900 basi militari in tutto il globo, pretende di accusare gli altri (la Russia) di “politica imperiale” e di “violazione della sovranità” di altri stati.
La Russia di Putin, al contrario degli USA, da quando è crollata l’URSS, non ha invaso altri paesi e non ha imposto il proprio modello economico e politico obbligatorio. Non si comprende poi perchè, quando gli USA vogliono imporre i propri trattati commerciali agli altri paesi (vedi TTIP o TPP), si parla di “integrazione economica” mentre quando la stessa cosa vuole fare la Russia (vedi Unione Euroasiatica) questa viene definita “politica imperiale”.
Se vi era comunque una qualche predisposizione a prendere sul serio il discorso di Obama al vertice del G7, quest’ultima affermazione, che riguarda la pretesa “ricostituzione dell’Impero dell’URSS”, ne rivela il lato comico, l’ostinazione ad utilizzare la propaganda in sostituzione della diplomazia e toglie ogni credibilità a quanto affermato dal presidente statunitense.
D’altra parte, per rendersi conto dell’accerchiamento effettuato, negli ultimi anni, dagli USA con le basi NATO vicino ai confini della Federazione Russia, dall’ovest , da sud e da est, è sufficiente vedere la cartina geografica. Si potrebbe citare la battuta di un generale USA il quale, nel vedere la stessa cartina, ha esclamato: “come si è permessa la Russia di mettere i suoi confini così vicini alle nostre basi militari”.
BASI NATO
4) "Con le sanzioni l’economia russa è stata indebolita, la Russia è un paese isolato”. Anche questa una affermazione ridicola in quanto la Russia ha dimostrato di saper sopportare il peso delle sanzioni e si trova ben lungi dall’essere isolata, visto che ha rinsaldato i rapporti con giganti come la Cina, l’India, il Brasile, oltre a l’Argentina, il Venezuela, l’Egitto, la Turchia, l’Iran e moltissimi altri paesi che guardano alla Russia come un partner ed un alleato.
In pratica oltre il 60% della popolazione mondiale e delle Nazioni guarda alla Russia come ad un partner ed un alleato affidabile mentre il prestigio degli USA ed la loro supremazia economica sono in forte discesa, secondo tutte le rilevazioni internazionali.

Inoltre Obama omette di dichiarare che la Cina, la nuova prima potenza economica ed industriale al mondo,oltre ad essere saldamente alleata con la Russia (grazie alla demenziale politica di Obama) sta creando nuovi organismi finanziari (in accordo con la Russia ed i BRICS) che sono destinati a porre fine alla supremazia del dollaro su cui si è appoggiata fino ad oggi l’economia statunitense e con cui ha finanziato il proprio enorme debito e le sue immense spese militari.
Fino a quando Obama si riunisce con i soci europei ed i paesi anglosassoni (Canada, Australia e Nuova Zelanda) , legati da rapporti di subordinazione agli USA, lui ed i suoi alleati, sempre allineati alle posizioni di Washington, possono pensare di rappresentare il mondo, ma quando Obama si reca al di fuori del circolo dei subordinati a Washington, allora le cose cambiano e se ne è dovuto accorgere nel corso dell’ultimo vertice dei paesi latino americani, svoltosi a Panama in Aprile, quando la politica imperiale di ingerenza degli USA negli affari interni dei paesi dell’America Latina è stata apertamente contestata da tutti i paesi partecipanti.
Nella foto in alto: Obama al vertice del G7
Nella foto al centro: i leaders dei paesi del G7 nella foto di gruppo
Nella foto sotto: mappa delle basi USA in Eurasia

Fonte: Controinformazione

IL GOVERNO TSIPRAS HA TAGLIATO DEL 94% I FONDI ALLA SANITÀ: NEGLI OSPEDALI SI RICICLANO SIRINGHE E PROVETTE

IL BARATRO È GIÀ QUI 

Il governo ha grattato il fondo del barile per pagare creditori, stipendi e pensioni. Risultato: soldi per la sanità pubblica non ce ne sono quasi più. Niente ferie o malattia per i medici - Fassina: "Se fossi Varoufakis resisterei, non firmerei coi creditori". E il ministro greco lo ritwitta...
1.SIRINGHE E PROVETTE RICICLATE NIENTE STRAORDINARI AI MEDICI IN GRECIA VIETATO AMMALARSI AUSTERITY DEL 94% NELLA SANITÀ
Ettore Livini per “la Repubblica

POVERTa AD ATENEPOVERTA AD ATENE
Parola d’ordine: vietato ammalarsi. La crisi greca, cifre alla mano, ha tante chiavi di lettura. A Bruxelles e Berlino ci si occupa di Pil, avanzo primario e debiti. Nelle corsie degli ospedali di Atene i numeri che contano sono altri: «Ho appena dato un’occhiata nel magazzino della nostra farmacia. Com’è la situazione? Disperata!», dice Eva Zakaropoulou, seduta con il suo abito blu da infermiera davanti alla “resuscitation room” (c’è scritto proprio così) nel Pronto soccorso dell’Evangelismos, la più grande clinica di Atene. Il Paese non ha più un euro in cassa.

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Il governo ha grattato il fondo del barile per pagare creditori, stipendi e pensioni. Risultato: soldi per la sanità pubblica non ce ne sono quasi più. Nei primi quattro mesi del 2014 le 140 strutture nazionali avevano ricevuto 670 milioni dallo Stato. Quest’anno i finanziamenti sono crollati a 43 milioni, il 94% in meno. Ed Eva, fatti i suoi conti, non sa più che pesci pigliare. «Abbiamo solo due scatoloni di guanti in plastica, ci dovrebbero bastare per una settimana — calcola sconsolata — Tavor non ce n’è più, come gli aghi per le iniezioni e i bisturi. Ma questo pomeriggio dovrebbe arrivarci una piccola fornitura da un’altra clinica qui vicino».

L’austerity senza fine della Grecia, per chi lavora in medicina, ha il veleno della coda. «Noi abbiamo pagato un prezzo carissimo. Il budget del nostro ospedale, per dire, è stato tagliato del 25% dal 2009 – racconta Aris Ekonomou, stetoscopio al collo, nel reparto radiologia al Gennimata – A fine 2014 l’economia era ripartita e tutti eravamo convinti che l’inferno fosse finito».

POVERTA' AD ATENEPOVERTA' AD ATENE
Invece no. L’impasse tra creditori e il governo di Alexis Tsipras ha prosciugato le entrate del Gennimata. «I soldi arrivano con il contagocce – spiega Aris – Come lavoriamo? Facciamo di necessità virtù. Fino ad oggi non abbiamo mandato a casa nessun paziente: ricicliamo siringhe e provette, sterilizzandole. Compriamo solo farmaci generici. Ma non ce la facciamo più». Anche perché, non lo dice lui ma lo racconta Helena, studentessa di Medicina tirocinante nella struttura, «ai medici non pagano da mesi straordinari e notti».

YANNIS DRAGASAKIS E TSIPRASYANNIS DRAGASAKIS E TSIPRAS
Non sono i soli. In attesa di un accordo con l’ex Troika (e per raggiungere gli obiettivi di avanzo primario imposti da Bce, Ue e Fmi), l’esecutivo ha congelato i pagamenti ai creditori. Tutti. «Noi siamo al verde - ride Giorgos dal finestrino della ambulanza gialla e arancione della Ekab, appena arrivata per un’emergenza dallo Zografou -- Mi sembra di essere tornato ai tempi del motorino al liceo: nel serbatoio del nostro Citroen Jumper facciamo al massimo 5 euro di benzina alla volta. Autonomia: 35 chilometri... ».

Anche i ricchi, per par condicio, piangono. Richard Bergstrom, direttore dell’Associazione delle aziende farmaceutiche europee, fa i conti della sua personalissima Caporetto: «Atene non ci paga più da dicembre 2014 - calcola – e le fatture arretrate sono arrivate ormai a 1,1 miliardi». Le forniture, grazie alla moral suasion di Bruxelles e alla garanzia pubblica, continuano. Ma il rischio dello stop, con conseguente collasso del sistemasanitario nazionale, è dietro l’angolo. «Siamo all’asfissia finanziaria », sintetizza cruda l’Unione dei medici ellenici.
alexis tsipras angela merkelALEXIS TSIPRAS ANGELA MERKEL

Syriza, da quando è al potere, ha provato a fare qualcosa di sinistra. «La salute è un diritto universale e non una merce», ha detto Tsipras appena eletto. E alle parole ha fatto seguire i fatti: è stato cancellato il ticket di ingresso di 5 euro imposto dalla Troika, è stato varato (tra i mugugni dei creditori) un piano per l’assunzione di 4.500 persone nel settore sanitario. E soprattutto è stata eliminata la norma che escludeva dal servizio di assistenza gratuito chi aveva perso il lavoro da più di un anno (più di un milione di persone a fine 2014). In pratica chi ne aveva più bisogno.

«I risultati di questi interventi si vedono – assicura Christos Sideris della Metropolitan Community Clinic di Helleniko, uno dei tanti centri di volontariato spuntati dal nulla per tappare i buchi di un welfare che fa acqua da tutte le parti - Lo scorso anno qui da noi facevamo 1.400 visite al mese, ora siamo scesi a 1.100. Segno che molta gente ha potuto tornare a farsi curare tra le mura di un ospedale».

tsipras con un poster della merkelTSIPRAS CON UN POSTER DELLA MERKEL
Fuori dalla porta c’è una lunga coda. Chi viene a cercare un paio di occhiali - in un cestone ce ne sono un centinaio – chi a prendere costosi farmaci anti-cancro che lo Stato non passa più. Il Parlamento Europeo una settimana fa ha premiato questa struttura spartana nel cuore dell’ex base militare americana a due passi dal Pireo con il “Citizen Prize” per il suo lavoro. «Una decisione ipocrita – dice Christos –. Andremo a ritirare il premio. Ma spiegheremo a Bruxelles che senza la loro assurda austerità, di gente come noi in Grecia non ci sarebbe mai stato bisogno».

2.GRECIA: FASSINA, NON FIRMEREI ACCORDO. VAROUFAKIS LO TWITTA

stefano fassinaSTEFANO FASSINA
 (ANSA) - Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis cita, nel suo profilo twitter, l'esponente della minoranza del Pd Stefano Fassina che lo invita a non firmare l'accordo con i creditori. Nel tweet non c'è nessun commento del ministro ma solo un link al sito scenarieconomici.it dove si fa il resoconto della presentazione, avvenuta ieri, del libro "Non chiamatelo Euro" di Angelo Polimeno e dello stesso Stefano Fassina.

Lì Fassina, alla domanda di cosa farebbe se fosse Varoufakis, ha risposto: "Resisterei, non firmerei il memorandum che prevede il taglio delle pensioni ad esempio, anche perché loro lo sanno che se non c'è una ristrutturazione del debito, tra sei mesi massimo un anno, la Grecia si ritroverà nelle stesse medesime condizioni".

3.UE: GUTGELD, DA ATENE RICHIESTE INSOSTENIBILI

 (ANSA) - "Vorrei ricordare, casomai qualcuno l'avesse dimenticato, che la Grecia oggi vive grazie ai soldi prestati dai contribuenti europei e italiani. Non i soldi delle banche: i nostri soldi(Chi cazzo vi ha detto di prestarglieli, idiota?Adesso voi della Casta sbrigatevi a restituirceli, truffatori che non siete altro!). Ricordo che ancora per qualche anno la restituzione del suo debito è congelata. E ricordo che il costo per onorare quel debito è pari a circa due punti di prodotto interno lordo. Meno della Germania, meno della metà di quello che spende ogni anno l'Italia. Di fronte a questi numeri viene da chiedersi se Tsipras ha compreso l'esistenza di un problema di sostenibilità politica delle sue richieste(Cominciate a restituire ciò che avete usato indebitamente, visto che avete fatto tutto in sotterfugio alla cittadinanza, TRUFFATORI!!!)".

yoram gutgeldYORAM GUTGELD - PD
Lo dice alla Stampa Yoram Gutgeld, deputato Pd e commissario per la Revisione della spesa. "La solidarietà c'è già - sottolinea - quando i partner europei(QUESTO LO AVETE DECISO VOI IDIOTI DELLA CASTA, SENZA DIRE NIENTE AGLI ITALIANI.

SIETE UNA MANICA DI TRUFFATORI!!!
) sono subentrati alle banche esposte in debito greco, non lo hanno fatto a condizioni di mercato ma con quello spirito di solidarietà che tanto viene invocato(salvando il culo alle banche farncesi e tedesche e lasciando la Grecia a pezzi, COGLIONE!)".

Se anche la Grecia uscisse dall'area Euro, aggiunge, "oggi c'è il piano di acquisti della Bce, e l'economia italiana ha iniziato a girare dalla parte giusta. Qualche turbolenza ci sarebbe, ma non vedo all'orizzonte scenari catastrofici". Quanto alla revisione della spesa italiana, Gutgeld afferma che il lavoro procede bene con "15 cantieri aperti", "in ogni settore ci sono aree di eccellenza e di spreco. Puntiamo ad estendere le eccellenze".

Fonte: qui

SOTTO-MARINO SOTT’OLIO - POLITICAMENTE PARLANDO, È UN MORTO CHE CAMMINA. LA SUA CARRIERA È FINITA!

BELPIETRO: "RESTA OSTAGGIO DI RENZI, CHE LO USA COME SCUDO UMANO PER EVITARE DI PERDERE ROMA. VOTARE ORA SAREBBE UNA DEBACLE PER IL PD”

Con molti consiglieri indagati o in carcere, un partito che gli ultimi sondaggi danno in caduta libera al 17 per cento e una popolarità fra i romani prossima allo zero per le molte gaffe accumulate in due anni di mandato, invece di fare il gesto della vittoria a chi lo contesta, Ignaro dovrebbe dimettersi subito”...

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

IGNAZIO MARINO VERSIONE NERONEIGNAZIO MARINO VERSIONE NERONE
Ignaro Marino non è ostaggio di Salvatore Buzzi, come a quanto pare invece erano molti degli uomini del Pd in municipio. Di sicuro però il sindaco è ostaggio di Matteo Renzi, il quale lo sta usando come scudo umano per evitare di perdere Roma. Da quando la Procura ha scoperchiato lo scandalo di «Mafia Capitale» l’attuale primo cittadino è un morto che cammina. Politicamente parlando, ovviamente.

Con molti consiglieri indagati o in carcere, un partito che gli ultimi sondaggi danno in caduta libera al 17 per cento e una popolarità fra i romani prossima allo zero per le molte gaffe accumulate in due anni di mandato, invece di fare il gesto della vittoria a chi lo contesta, Ignaro dovrebbe dimettersi subito. Se non lo fa, se non lo ha fatto già nei giorni scorsi, è solo perché a lui, ma soprattutto al presidente del Consiglio, è noto che le elezioni si risolverebbero in una débâcle per il Pd e per la sinistra, con la concreta probabilità di consegnare il Campidoglio ai grillini. Per Renzi la sconfitta nella Capitale sarebbe una botta peggiore della perdita della Liguria, anzi forse una botta letale.

buzzi e marino twittati da marcello fioriBUZZI E MARINO TWITTATI DA MARCELLO FIORI
Già, perché è vero che il risultato di domenica scorsa gli è stato sventolato per giorni sotto il naso, in particolare da una minoranza interna che non sogna altro se non di regolare i conti. Ma perdere la città eterna sarebbe un danno d’immagine difficilmente superabile per il presidente del Consiglio. Come Berlusconi perse Milano avviandosi sul viale del tramonto (di lì a poco avrebbe perso anche Palazzo Chigi), così il capo del governo rischia di immolare sull’altare del Campidoglio la sua immagine vincente.

Certo, in altri tempi e soprattutto altrove, a togliere le castagne dal fuoco ci avrebbe pensato il prefetto, il quale di fronte ai molti scandali, ma soprattutto di fronte alle accuse di infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione, senza aspettare le dimissioni avrebbe fatto da sé, decretando lo scioglimento del Consiglio comunale. Marino, come è avvenuto ad altri sindaci, sarebbe stato rimosso in ventiquattr’ore dall’incarico e al suo posto sarebbe stato insediato un commissario.

MARINO BUZZIMARINO BUZZI
Purtroppo Roma non è Bordighera. Infatti mentre la cittadina di villeggiatura in provincia di Imperia si vide sciogliere il Consiglio comunale e nominare il commissario di governo senza troppi clamori (una decisione presa dall’allora ministro dell’Interno Bobo Maroni), la rimozione della giunta della Capitale non passerebbe inosservata e la notizia farebbe il giro del mondo.

La parola Mafia sarebbe associata definitivamente al nome della città, con il battage pubblicitario alla rovescia che ne seguirebbe. Dal New York Times all’Asahi Shimbun, due tra i principali giornali internazionali, racconterebbero il marcio di Roma, spiegando a chiunque che l’organizzazione mafiosa è così radicata da aver stritolato perfino l’istituzione di una delle più belle città, se non la più bella, del mondo.

RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINORENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO
Già le cronache marziane della spartizione abbondano, con racconti che sembrano presi direttamente da un romanzo criminale: il capobanda che si compra i consiglieri comunali e lo comunica ai quattro venti, inquirenti compresi, e il tesoriere del Pd locale, che non sapendo come pagare gli stipendi degli impiegati del partito si rivolge direttamente a quel Salvatore Buzzi che già aveva a libro paga assessori e consiglieri.

Immaginatevi che cosa potrebbe raccontare la stampa internazionale di fronte al Consiglio comunale di una capitale sciolto a causa di infiltrazioni criminali. Il fango di certo non si fermerebbe al primo piano, ma salirebbe anche a quello alto, ricordando di quando il dominus della Cooperativa “29 giugno” si attovagliò alla cena di raccolta fondi indetta da Matteo Renzi.

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZIIGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI
Così se fino a ieri si è potuto scrivere che le schifezze le hanno inaugurate gli uomini di Gianni Alemanno, cioè i fascio amministratori, poi si scoprirebbe che a vendersi al miglior offerente sono stati in tanti anche a sinistra, i quali festeggiavano all’insaputa di Ignaro Marino la sua permanenza in Campidoglio: «Con lui altri tre anni e mezzo», dicevano, «ce magnamo Roma»).

ALEMANNO MARINOALEMANNO MARINO
Anche con Alemanno ... se magnava!
Insomma, per tutti questi motivi, il commissariamento pur essendo, dopo ciò che si è scoperto, la cosa più logica e ovvia non si farà. Anche se il sindaco ciclista ha le gomme sgonfie, Renzi ha bisogno che Marino resti al suo posto. Per questo ha deciso di tenerlo in vita artificialmente nonostante in Campidoglio non ci siano più segni di vita. Per impedire l’accanimento terapeutico praticato sull’allegro chirurgo, non resta dunque che lanciare un’operazione di salvataggio. Salviamo il soldato Ignaro, il solo che sorridendo e facendo in favore di telecamere il segno della vittoria dimostra di non avere ancora capito che per lui la carriera è finita.



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