9 dicembre forconi: 01/11/19

venerdì 11 gennaio 2019

UNA TAVERNA PER STRADA!


IL TRIBUNALE RIGETTA IL RICORSO DELLA MADRE DELLA VICEPRESIDENTE M5S DEL SENATO: "INQUILINA ABUSIVA, ORA LASCI LA CASA POPOLARE A ROMA” 
LA MAMMA DELLA SENATRICE 5 STELLE OCCUPAVA DA ANNI UN APPARTAMENTO ATER. DELLO SFRATTO SI OCCUPERÀ IL CAMPIDOGLIO: IMBARAZZO NELLA GIUNTA PENTASTELLATA ROMANA
MAURO FAVALE per roma.repubblica.it

Alla fine, Graziella Bartolucci è stata condannata a pagare anche le spese legali. Il meno rispetto al fatto che la mamma della senatrice M5S Paola Taverna, vicepresidente di Palazzo Madama, dovrà lasciare l'alloggio popolare all'Alessandrino, periferia est della capitale, in cui vive dal 1994 dopo regolare assegnazione e di cui risulta, adesso col timbro di un tribunale, occupante abusiva per aver perso i titoli.

paola tavernaPAOLA TAVERNA
Il ricorso al Tribunale civile della donna, 80 anni, è stato rigettato nell'udienza che ha avuto luogo ieri. Oggi è uscita invece la sentenza che mette un punto a una vicenda emersa sulle pagine di Repubblica lo scorso ottobre e che mette in imbarazzo la giunta pentastellata romana: spetta, infatti, alle strutture del Campidoglio - e dunque alla sindaca Virginia Raggi - il compito di eseguire lo sfratto della mamma di una delle parlamentari più in vista del Movimento. Sempre se la donna non decida di lasciare spontaneamente quell'appartamento sul quale, nel 2014, è scattato l'iter di decadenza concluso (nonostante le controdeduzioni della famiglia Taverna tutte puntualmente respinte) nel dicembre 2017.

LOMBARDI TAVERNALOMBARDI TAVERNA
Secondo gli accertamenti patrimoniali portati avanti dall'Ater, la signora Bartolucci nel corso degli anni ha perso il diritto di abitare quell'alloggio da 100-150 euro al mese di affitto da quando l'agenzia delle case popolari della Regione Lazio ha verificato che i beni del suo nucleo familiare superavano i limiti stabiliti dal regolamento. In questo modo, la mamma della senatrice 5 Stelle si trova in una situazione di "esubero di reddito", un'inquilina cioè che continua a pagare un affitto irrisorio pur quando le sue condizioni economiche imporrebbero di trovare altre sistemazioni. "Mia madre percepisce una pensione minima e vive in una casa popolare dove ho vissuto anche io per tanti anni - si difese a ottobre la Taverna - credo abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa dove è vissuta". Non così per i giudici amministrativi.

Ora, dopo la pubblicazione della sentenza e l'emissione del decreto di rilascio da parte dell'Ater, la palla passerà al Campidoglio per eseguire lo sfratto nel caso in cui la donna decidesse di restare ugualmente in quell'appartamento.

Fonte: qui




RICORSO RESPINTO, LA MADRE DELLA VICEPRESIDENTE GRILLINA DEL SENATO LASCERÀ LA CASA POPOLARE A 150 EURO AL MESE 

LA TAVERNA PARLA DI “ACCANIMENTO” CONTRO UNA PERSONA ANZIANA E MINACCIA: “QUERELO CHI LA ATTACCA”

S. Can. per “il Messaggero”
PAOLA TAVERNAPAOLA TAVERNA

La decisione di lasciarla era maturata già nelle scorse settimane, ma da ieri lo dice una sentenza del Tribunale civile: la madre della senatrice M5S Paola Taverna deve uscire dalla casa popolare in cui vive a Roma, zona Quarticciolo, periferia Est della Capitale. E lo farà, come il suo avvocato ha già comunicato in una lettera scritta a Ater e avvocatura capitolina, dando la disponibilità a consegnare le chiavi dell' appartamento. In quanto non ne ha i diritti ed è dunque abusiva.

A mettere la parola fine sulla vicenda è stato il giudice Roberta Nardone, della sesta sezione del tribunale civile di Roma, che ha certificato con una sentenza che la signora Graziella Bartolucci, madre 80enne della senatrice, non può dunque abitare nella casa Ater, dove risiede dal 1994, per motivi patrimoniali.

paola taverna io nun so un politicooooPAOLA TAVERNA: "IO NUN SO UN POLITICOOOO"

LA STORIA 

Il procedimento di decadenza dall' assegnazione dell' alloggio partì a fine 2014. Da accertamenti emerse che la signora Bartolucci non aveva più i requisiti a vivere in quella casa (con un affitto calmierato) perché i beni del suo nucleo familiare superavano i limiti previsti per l' assegnazione degli alloggi popolari. E sarebbe dunque potuta andare con la figlia, diventata già parlamentare.

paola taverna io nun so un politicooooPAOLA TAVERNA: "IO NUN SO UN POLITICOOOO"
Il dispositivo della sentenza, della quale si attendono le motivazioni, ha respinto i ricorsi che sono andati avanti in questi anni e ha condannato l' ottantenne anche a pagare le spese legali all' Ater e al Campidoglio.
La difesa ieri ha tentato un' ultima carta, chiedendo la revoca dell' ordinanza di sfratto in quanto «risulta pacifico oltre che provato documentalmente che la Paola Taverna a far data dal matrimonio (1998) non risiedeva più con la madre nell' immobile di cui è causa e non faceva più parte, di fatto, del nucleo familiare della medesima».
QUANDO PAOLA TAVERNA ERA CONTRO IL VOTO DI FIDUCIAQUANDO PAOLA TAVERNA ERA CONTRO IL VOTO DI FIDUCIA

Di norma adesso, appena saranno note le motivazioni della sentenza, l' Ater scriverà un' altra ordinanza di sgombero che sarà eseguita - con l' intervento dei vigili urbani - dal Comune, guidato da un' altra grillina, Virginia Raggi. Sempre stata inflessibile su questo argomento, vista la linea di non tolleranza su chi occupa in maniera abusiva gli alloggi pubblici.

Ma, come anticipato il mese scorso da Il Messaggero, Taverna da tempo si stava comunque attrezzando. E la restituzione delle chiavi arriverà senza clamori.

LA REAZIONE 

«Da parlamentare M5S, dopo aver restituito più di 200.000 euro, sono così pulita che non trovano nulla su cui attaccarmi se non sui miei affetti. Querelerò tutti coloro che hanno già diffuso o diffonderanno notizie false e diffamatorie su mia madre», è stata la reazione della vicepresidente grillina che sta preparando un video su Facebook per raccontare la sua verità. La pasionaria pentastellata parla anche di «accanimento» contro una persona anziana.

PAOLA TAVERNAPAOLA TAVERNA
La reazione delle opposizioni su questo caso non si è fatta attendere. «Ormai di popolare il M5S ha solo la casa», attacca il deputato dem Luciano Nobili.
«Bastava il buonsenso, e non il Tribunale, per sapere che si trattava di una occupazione abusiva.

E dire che si definivano il partito degli onesti, ora sono quelli dei privilegi difesi in ogni modo», il commento della senatrice Pd Teresa Bellanova. «Chi la fa l' aspetti, proprio i Grillini sempre così solerti a sbandierare il vessillo della trasparenza stavolta pagano dazio e vengono beccati in castagna. Adesso che tutto è chiaro, ovvero che non ci sono i presupposti per abitare in quell' alloggio popolare, attendiamo che la sindaca Raggi proceda allo sgombero della casa occupata abusivamente», quello del capogruppo Fdi in Campidoglio, Andrea De Priamo.

Fonte: qui

SAPETE CHE FINE HA FATTO IL “TESORO DI POGGIOLINI”?

STIMATO IN 125 MILIONI DI EURO, IL PATRIMONIO DELL'EX DIRETTORE DEL SERVIZIO FARMACEUTICO DEL MINISTERO DELLA SANITÀ, TRAVOLTO DA TANGENTOPOLI, NON È ANCORA A DISPOSIZIONE DELLO STATO A CAUSA DI BUROCRAZIA E PROCESSI
Roberto Faben per “la Verità”
DUILIO POGGIOLINIDUILIO POGGIOLINI

Un patrimonio valutato dalla magistratura in 125 milioni di euro, quello confiscato a Duilio Poggiolini, ex direttore del servizio farmaceutico del ministero della Sanità, condannato in via definitiva da Cassazione e Corte dei conti, a titolo di risarcimento per corruzione, concussione e danno d' immagine alla pubblica amministrazione, giace ancora, sminuzzato in un labirinto di sentenze e incartamenti, nei beni in dotazione allo Stato.

Ci volle un profluvio di provvedimenti per confermare inderogabilmente l' espropriazione dei capitali appartenuti a colui che fu definito «re Mida della sanità». E ora, a 25 anni dalla bufera di Tangentopoli, mentre l' avvocatura dello Stato si sta confrontando con le difficoltà di convertire in moneta vari immobili pignorati soprattutto a Roma, è in corso un altro annoso processo, al Tribunale di Napoli, a carico dello stesso Poggiolini, accusato di epidemia colposa per la vicenda degli emoderivati killer, che si concluderà forse in primavera con ulteriore richiesta di danni.
DUILIO POGGIOLINIDUILIO POGGIOLINI

L'Avvocato dello Stato Sergio Fiorentino sottolinea che una legge - la numero 20 del 14 gennaio 1994 - ha complicato le possibilità di incasso dagli eredi dei debitori, «dato che è necessario dimostrare che essi si siano indebitamente arricchiti con i proventi illeciti del trasgressore». Il legale precisa: «Varie aste sono andate deserte e le verifiche necessarie per valutare la presenza di complicanze legali allungano i procedimenti».

La corsa contro il tempo è soltanto apparente dunque, e ostacolata dalla macchinosa comunicazione tra gli uffici delle istituzioni interessate. Poggiolini, romano, classe 1929, oggi ha 89 anni e seri problemi di salute. «Percepisce una modesta e decurtata pensione» spiega Luigi Ferrante, suo avvocato storico, che lo difende gratuitamente nel dibattimento. «Non lo sento da tempo», aggiunge, «e non saprei dove inviare le parcelle, ma continuare ad assisterlo è per me questione d'onore professionale».
DUILIO POGGIOLINIDUILIO POGGIOLINI

L'ex alto dirigente della sanità - che risulta ancora residente nella capitale - nell' ottobre 2015 fu trovato, avvolto in un liso trench cammello, tra gli ospiti di una casa di riposo abusiva nella periferia nord di Roma, segnalata agli agenti del commissariato di Primavalle per le condizioni precarie in cui versavano i degenti.

La gestione e l'amministrazione di quelle che furono le sue proprietà non è curata soltanto dall' avvocatura dello Stato, che convoglia le eventuali risorse recuperate alla presidenza del Consiglio, ma anche da altri enti istituzionali. La Banca d'Italia è custode giudiziario di lingotti d'oro da mezzo chilo ciascuno e dipinti d' autore («fra cui un De Chirico e altre tele frutto di regalie di industriali del farmaco», ricorda Nunzio Fragliasso, pm nella requisitoria nel processo di primo grado) sequestrati nella villa all' Eur, a Roma, dopo l'arresto dell'alto dirigente avvenuto il 20 settembre 1993 in una clinica di Losanna, in Svizzera.

LA CASA DI CURA ABUSIVA DOVE ERA RICOVERATO DUILIO POGGIOLINILA CASA DI CURA ABUSIVA DOVE ERA RICOVERATO DUILIO POGGIOLINI
Sono parcheggiati nel caveau della filiale di Napoli. Quanto alla loro destinazione ultima, non esistono decisioni. Ma i conti correnti confiscati? E i Bot e Cct cuciti nel celeberrimo pouf, le cui ricevute, insieme a un baule di vecchie lire ormai andate in prescrizione, furono rinvenute nell' agosto 2013 in un sotterraneo dello Stato? Bankitalia li ha trasferiti al Fondo unico giustizia, gestito da Equitalia Giustizia, organismo che distribuisce gli introiti riscossi dei crediti giudiziari ai ministeri della Giustizia e dell'Interno e al bilancio dello Stato. Nessun altro particolare è comunicato dalle istituzioni.

ARRESTO DI POGGIOLINIARRESTO DI POGGIOLINI
Nel 1993 Poggiolini, durante il periodo di detenzione preventiva di 7 mesi nel carcere di Poggio Reale - dove fu interrogato da Antonio Di Pietro - scrisse un libro, Niente altro che la verità. I farmaci in Italia, le mie lotte, i miei errori (L' Airone, Roma), mandato al macero per insuccesso editoriale e di cui si conserva una copia alla biblioteca civica di Varese.

Accanto alla ricerca di giustificazioni («Non ho mai cambiato il mio tenore di vita che è sempre stato modesto, quello di un uomo senza esigenze, indifferente ai beni materiali»), il monarca dei farmaci detronizzato scriveva: «Oggi non ho più alcun patrimonio, sequestrato da più parti () e ciò che da parte dell' autorità giudiziaria sarà riconosciuto indebito, verrà destinato, se possibile e se recuperabile dai gravami imposti, ad opere umanitarie». È ancora lecito auspicare che il suo desiderio di espiazione sia esaudito.

Fonte: qui


CONFISCATI BENI PER OLTRE MEZZO MILIARDO DI EURO ALL’IMPRENDITORE MAURO BALINI, ARRESTATO NEL 2015, PER ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE FINALIZZATA ALLA BANCAROTTA FRAUDOLENTA, RICICLAGGIO, IMPIEGO DI DENARO DI PROVENIENZA ILLECITA E INTESTAZIONE FITTIZIA DI BENI, IL CUI PRINCIPALE CENTRO DI AFFARI ERA IL PORTO TURISTICO DI OSTIA 
I SUOI RAPPORTI CON I CLAN FASCIANI E SPADA

Ivan Cimmarusti per https://www.ilsole24ore.com

MAURO BALINIMAURO BALINI
Mezzo miliardo di euro. Tanto ammonta la confisca disposta dal tribunale di Roma per l’imprenditore Mauro Balini già tratto in arresto dalle Fiamme Gialle, nel 2015, per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni, il cui principale centro di affari era il porto turistico di Ostia.

L’operazione “Ultima spiaggia” costituisce l’epilogo di indagini patrimoniali, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina al Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, che hanno consentito di documentare come Balini avesse accumulato un ingentissimo patrimonio in mancanza di fonti di reddito lecite tali da giustificare le proprie operazioni mobiliari e immobiliari, talora compiute avvalendosi di componenti del proprio nucleo familiare o di compiacenti “prestanome”. Inoltre, le attività investigative hanno permesso di accertare i rapporti tra Balini ed esponenti di organizzazioni malavitose egemoni sul litorale romano, come i clan Fasciani e Spada.

MAURO BALINIMAURO BALINI
Tali relazioni sono emerse, in particolare, con riguardo alla figura di Cleto Di Maria, narcotrafficante di elevato spessore criminale al quale Balini aveva concesso a un prezzo irrisorio, attraverso una società assegnataria della relativa concessione demaniale, la gestione di un bar all’interno dello stabilimento balneare “Hakuna Matata” e che, per suo conto, curava i servizi di sicurezza e vigilanza all'interno del porto turistico. Balini si era, inoltre, fatto carico di sostenere economicamente la famiglia del pregiudicato Roberto Giordani, meglio noto come “Cappottone”, durante la detenzione conseguente al tentato omicidio di Vito TRiassi, commesso nel 2007, elargendo alla moglie di Giordabi la somma di 5mila euro mensili.

Fonte: qui

GRILLO FIRMA IL PATTO PER LA SCIENZA: PIOGGIA DI INSULTI DAI NO VAX

Garante M5s: ‘Polemica su mia firma è da terrapiattisti’


Giorgia Baroncini per www.ilgiornale.it

"E pensare che una volta eri Il mio mito. Dalle stelle alle stalle. Addio Beppe!". Sono centinaia i commenti apparsi sotto all'ultimo post pubblicato da Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha annunciato su Facebook di aver sottoscritto il Patto Trasversale per la Scienza, promosso dal virologo Roberto Burioni. E subito gli elettori si sono scatenati con insulti e commenti negativi.
"Che vergogna", "Imbarazzanti", "Hai tradito gli elettori", scrivono gli utenti. Come riporta HuffingtonPost, i No Vax sembrano non perdonare a Grillo quello che considerano un voltafaccia. "Mai più 5 stelle", "Ti sei venduto l'anima". Non mancano i riferimenti al Pd: "Farete la fine di Renzi". E i commenti negativi continuano ad aumentare.
Simona Ravizza per corriere.it
BEPPE GRILLO
«Mi impegno a non sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica (negazionismo dell’Aids, anti-vaccinismo, terapie non basate sull’evidenza scientifica, etc.)». Beppe Grillo, fondatore e tuttora garante del Movimento Cinque Stelle accusato spesso di sostenere posizioni antiscientifiche soprattutto sui vaccini, firma «Il patto per la scienza» promosso dal virologo Roberto Burioni, diventato uno dei principali protagonisti della campagna pro-vax e contro le bufale in medicina, non particolarmente amato, per usare un eufemismo, dai Cinque Stelle. È un po’ come mettere insieme il Diavolo e l’Acqua Santa.
L’appello, pubblicato da Burioni sul suo sito contro le fake news MedicalFacts, è lanciato insieme con Guido Silvestri, l’immunologo di fama e professore ad Atlanta negli Usa al quale i grillini in passato hanno affidato il compito di redigere un documento sulla strategia del partito in tema di prevenzione vaccinale.
Un’adesione trasversale. Il «Patto per la Scienza» è già stato sottoscritto anche dall’ex premier Pd Matteo Renzi e c’è chi è pronto a scommettere che anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi stia pensando di aderire.

burioni renziBURIONI RENZI
Il testo dell’appello impegna le forze politiche su cinque aspetti: 
1) «Mi impegno a sostenere la Scienza come valore universale di progresso dell’umanità, che non ha alcun “colore politico”, e che ha lo scopo di aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita dei nostri simili»; 
2) «Mi impegno a non sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica (negazionismo dell’AidsS, anti-vaccinismo, terapie non basate sull’evidenza scientifica, etc.)»; 
3) «Mi impegno a governare e legiferare in modo tale da fermare l’operato di quegli pseudoscienziati che con affermazioni non-dimostrate ed allarmiste creano paure ingiustificate tra la popolazione nei confronti di presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica»; 
4)«Mi impegno ad implementare programmi capillari di informazione sulla Scienza per la popolazione, a partire dalla scuola dell’obbligo, e coinvolgendo media, divulgatori, comunicatori, ed ogni categoria di professionisti della ricerca e della sanità»; 
5) «Mi impegno affinché si assicurino alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base».
ROBERTO BURIONIROBERTO BURIONI

Il documento arriva in un momento in cui infuriano le polemiche dopo che il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi, in un’intervista al Corriere, ha annunciato le sue dimissioni come uno strappo con il governo: «Lascio l’Istituto superiore di sanità, il governo ha posizioni antiscientifiche».
Fonte: qui

INIZIATIVA CHOC DI VENTI EX CAPI DI STATO DELL'AMERICA LATINA: UNA LETTERA IN CUI CONTESTANO A BERGOGLIO L'APPELLO FATTO IL GIORNO DI NATALE SULLA SITUAZIONE IN VENEZUELA E NICARAGUA


''NON METTE AFFATTO L'ACCENTO SUL FATTO CHE I VENEZUELANI SONO VITTIMA DI UNA OPPRESSIONE DI UNA NARCO-DITTATURA MILITARIZZATA, CHE NON SI FA SCRUPOLO DI CONCULCARE IN MANIERA SISTEMATICA I DIRITTI ALLA VITA, ALLA LIBERTÀ E ALLA INTEGRITÀ PERSONALE''
Franca Giansoldati per www.ilmessaggero.it
MADURO E BERGOGLIOMADURO E BERGOGLIO

Con una iniziativa quasi spettacolare, mai vista prima, venti ex capi di Stato  dell'America Latina hanno preso carta e penna per inviare a Papa Francesco una lettera choc, contestandogli sostanzialmente l'appello fatto il giorno di Natale dalla loggia delle Benedizioni  a proposito della situazione esistente in Venezuela e in Nicaragua. Si trattava di una invocazione alla concordia tra le parti in conflitto e contenuta nel messaggio Urbi et Orbi: «Questo tempo di benedizione – aveva detto Bergoglio - consenta al Venezuela di ritrovare la concordia e a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce più deboli della popolazione».

Secondo i firmatari della missiva, l'appello così formulato, rischia di dare una visione politica un po' approssimativa della gravità della situazione generale. Nella lettera spedita al Papa su iniziativa di IDEA (iniziativa democratica di Spagna e Americhe) e apparsa su diversi organi di stampa locali, si legge: «In questo modo non si mette affatto l'accento sul fatto che i venezuelani sono vittima di una oppressione di una narco-dittatura militarizzata, che non si fa scrupolo di conculcare in maniera sistematica i diritti alla vita, alla libertà e alla integrità personale».

MADURO E BERGOGLIOMADURO E BERGOGLIO
I 20 ex presidenti spiegano a Papa Francesco di essere a conoscenza delle sue preoccupazioni davanti alla sofferenza che patiscono sia i venezuelani che i nicaraguensi. «I primi sono vittima dell'oppressione di una narco-dittatura militarizzata (…), i secondi di una ondata di repressione che ha causato 300 morti e 2.500 feriti». In Venezuela, aggiungono, vengono portate avanti in modo sistematico politiche deliberate volte ad una corruzione che sta scandalizzando il mondo mentre la gente impoverisce al punto che non hanno più nemmeno le medicine.

Ciò che notificano al Papa è che il suo appello, strutturato in quel modo, rischia di essere inteso come «una richiesta ai popoli oppressi, che sono vittime ad accordarsi con i rispettivi aguzzini», in particolare nel caso del Venezuela, dove «c'è un governo che ha causato 3 milioni di rifugiati» e dove la prospettiva, per il 2019, è di arrivare a 5,4 milioni, secondo i dati dell'Onu.

FELIPE CALDERON I QUADRI DI GEORGE BUSHFELIPE CALDERON I QUADRI DI GEORGE BUSH
«Le espressioni di Sua Santità che sappiamo essere in buona fede e dettate dal suo spirito di pastore, possono essere interpretate anche in modo negativo per la maggioranza dei venezuelani e nicaraguensi. Soprattutto quando esiste, attualmente, in entrambi i Paesi, un disaccordo politico che reclama tolleranza e comprensione, tra forze discorsi e narrative distanti, all'interno di un quadro ben poco democratico» dove la menzogna è elevata a sistema, dove non c'è libertà di stampa, anzi, dove le voci difformi rischiano il carcere e le persecuzioni e spesso pure la morte come consta agli organismi americani ed europei di diritti umani.

Seguono le firme: Oscar Arias, Costa Rica; Nicolás Ardito Barletta, Panamá; Enrique Bolaños, Nicaragua; Alfredo Cristiani, El Salvador; Felipe Calderón, México; Rafael Ángel Calderón, Costa Rica; Laura Chinchilla, Costa Rica; Fernando De la Rúa, Argentina; Vicente Fox, México; Eduardo Frei, Chile; César Gaviria T., Colombia; Osvaldo Hurtado, Ecuador; Luis Alberto Lacalle, Uruguay ;Jamil Mahuad, Ecuador; Mireya Moscoso, Panamá ; Andrés Pastrana A., Colombia; Jorge Tuto Quiroga, Bolivia; Miguel Ángel Rodríguez, Costa Rica; Álvaro Uribe V., Colombia; Juan Carlos Wasmosy, Paraguay. I firmatari chiedono poi un incontro, anche in Vaticano, «in circostanze propizie».

Papa Francesco sin dall'inizio del suo mandato si è speso in prima persona per cercare di trovare una via di mediazione alla crisi venezuelana. Ha invitato Maduro in Vaticano, ha mandato a Caracas persone di fiducia, segue i fatti con apprensione attraverso i vescovi, il nunzio ma soprattutto tramite il cardinale Parolin (che è stato nunzio a Caracas fino al 2013) e il Sostituto Pena Parra, da poco chiamato alla Segreteria di Stato. Lo stallo venezuelano resta una delle spine nel fianco. Non sono mancati gli appelli per i profughi che continuano a fuggire a causa della miseria, delle condizioni di incertezza e per le persecuzioni cui vanno incontro gli oppositori del sistema.

I vescovi venezuelani ieri, nel corso di una assemblea plenaria, hanno affermato che è illegittimo il nuovo mandato di Maduro. Nella situazione attuale «è un peccato - scrivono - che grida al Cielo voler mantenere a tutti i costi il potere e cercare di prolungare il fallimento e l'inefficienza di questi ultimi decenni: è moralmente inaccettabile! Dio non vuole che il popolo soffra sottomettendosi all'ingiustizia». Da qui l’urgenza per arrivare ad una soluzione e un cambiamento.

I vescovi ritengono illegittima la votazione del 20 maggio scorso per l’elezione del Presidente della Repubblica, così come l'Assemblea Nazionale Costituente imposta dal ramo esecutivo. Perciò «l'intenzione di iniziare un nuovo mandato presidenziale il 10 gennaio 2019 - proseguono i vescovi - è illegittima a causa della sua origine e apre una porta al non riconoscimento del governo perché manca del sostegno democratico nella giustizia e nel diritto». Fonte: qui

venezuela alla fameVENEZUELA ALLA FAME