9 dicembre forconi: 10/07/16

venerdì 7 ottobre 2016

E LE CHIAMANO GOOD BANK - HANNO FATTO FALLIRE 4 BANCHE (ETRURIA IN TESTA), LE HANNO RIPULITE, DIECI MESI FA LE HANNO PURE RICAPITALIZZATE CON 1,8 MILIARDI


ORA, A FRONTE DI UN PATRIMONIO DI 1,59 MILIARDI, SONO RIUSCITE A PRODURRE NUOVI CREDITI DETERIORATI PER 3,39 MILIARDI

Fabio Pavesi per Il Sole 24 ore

Sembrava un gioco da ragazzi, facile, facile. Prendi le 4 banche sull’orlo del crac, le ripulisci dalle sofferenze le chiami “banche buone” e pensi che trovare un compratore non sarà poi così difficile. E invece quello che sembrava un percorso tutto in discesa si è trasformato in affanno.

BANCHEBANCHE

Prima un’asta che ha visto poche offerte, solo da fondi di private equity anglosassoni con prezzi rigettati al mittente perchè giudicati troppo bassi. Ora è in corso il rush finale e si sono palesati nuovi compratori. Ma tutti sanno che il nodo gordiano difficile da sciogliere è il prezzo, o meglio il valore.

Già quando valgono le 4 buone banche? 

Difficile dirlo, ma i numeri delle semestrali appena approvate aiutano a capire tutte le difficoltà a far incontrare domanda e offerta tale da non scontentare nessuno dei due. Ecco i numeri: il patrimonio ovviamente c’è: a giugno 2016 ammontava a 1,59 miliardi, ma la redditività è fortemente negativa e soprattutto sulle 4 banche gravano (nonostante la pulizia delle sofferenze) oggi 3,39 miliardi di crediti deteriorati, più del doppio del capitale e quasi il 20% del portafoglio prestiti.

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 4PROTESTA DEI RISPARMIATORI DAVANTI A BANKITALIA 

È qui (redditività da ritrovare e prestiti malati alti) la chiave del rebus prezzo. Certo c’è un tasso di copertura degli Npl al 47% in linea con il mercato, ma da solo il dato pare non tranquillizzare del tutto i compratori possibili. Quella zavorra che vale due volte il capitale pur ben coperta avrà nuove perdite da conteggiare nei prossimi mesi.

Basti pensare che le rettifiche nette già operate sono state di 110 milioni, di fatto mangiando il 41% dei ricavi totali delle 4 banche. E c’è infine un altro tema spinoso. I costi operativi tuttora superano ampiamente i ricavi. Le 4 banche infatti hanno costi operativi pari a 300 milioni contro ricavi per 264 milioni.

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 1PROTESTA DEI RISPARMIATORI DAVANTI A BANKITALIA 

Quando i costi sono il 136% del margine d’intermediazione è ovvio che si chiuda in perdita. 

E questo senza contare le rettifiche su sofferenze e incagli. 

Ecco perchè è difficile trovare un compratore che possa mettere sul piatto offerte in grado di soddisfare il venditore. Quel venditore è in realtà il sistema bancario che ha ricapitalizzato per 1,8 miliardi le 4 banche solo dieci mesi fa.

Possono valere quella cifra? 

Neanche per idea, dato che in media le stesse banche quotate italiane faticano a farsi prezzare più del 20-30% del loro capitale. 

Le 4 good banks con i numeri di bilancio che le rappresentano non possono essere valorizzate più di quel 20-30% delle loro consorelle che stanno sul mercato.

BANCHE SALVATE, CONSUMATORE IN PIAZZA 9BANCHE SALVATE, CONSUMATORE IN PIAZZA 

Il che significherà, a meno di incredibili tanto improbabili sorprese, che il sistema bancario in caso di vendita dovrà mettere in conto di perdere buon oltre un miliardo di quella ricapitalizzazione fatta solo pochi mesi fa. 

Con buona pace di chi pensava che le banche ripulite sarebbero state appetibili e in grado di restituire i soldi avuti dalle altre banche per il salvataggio.


Fonte: qui

P.S la crisi è di sistema ed è irreversibile; causata dal meccanismo della riserva frazionaria che permette di creare liquidità a debito ed emessa dal nulla, svincolata quasi completamente dall'economia reale.

TOO BIG TO FAIL: ma se a fallire non è una banca ma la stanza di compensazione…paga sempre pantalone!

clearinghouse-trader-come-funziona-swtanza-compensazione


La crisi bancaria resta un nodo cruciale da sciogliere. 

Le banche italiane e tedesche hanno le loro problematiche, e di certo molti altri istituti di credito non sono in splendide condizioni.

La normativa sul Bail-in, molto spesso contestata, necessita di una rivisitazione anche perchè, così strutturata, sembra poco efficace per poter gestire in modo proattivo la crisi del settore del credito.

Ma state pur certi che il “sistema” farà il possibile per spostare in avanti il problema, comprare tempo e rimandare le soluzioni più spinose, fino al punto in cui qualcuno se ne uscirà fuori con frasi che sottolineeranno l’importanza sistemica di alcune problematiche e quindi verranno a crearsi delle soluzioni di tipo straordinario, in barba alle normative.



Ma a questo punto, a che servono le normative? Per essere violate, non c’è dubbio. Ennesimo caso di un’Unione Europea mal costruita e sempre peggio gestita.

A confermare questa mia tesi, che avrete già letto in miei precedenti post, è proprio un articolo apparso ieri su Bloomberg dove si sottolinea proprio l’aspetto del nuovo “too big to fail”.



The European Union plans to give authorities sweeping powers to tackle ailing derivatives clearinghouses to prevent their failure from wreaking havoc throughout the financial system.

Draft EU legislation seen by Bloomberg sets out rules on saving or shuttering clearinghouses that would apply to firms such as London-based LCH. The proposals cover everything from the creation of resolution authorities to the powers they would have when winding a company down, including writing down shares, debt and collateral. (BBG) 


Tradotto, significa che L’Unione europea prevede di dare alle autorità, se sarà necessario, ampi poteri per affrontare le difficoltà derivanti dalla gestione dei derivati e delle stanze di compensazione, al fine di evitare il fallimento di certe istituzioni finanziarie ed evitare il caos finanziario globale.

Ma tu guarda, ne parlavamo proprio in questo post. Non sarà che qualche funzionario dell’UE segue il blog e si sarà preoccupato del problema? 

Ovviamente sto scherzando, in quanto vorrei ben sperare che certe problematiche siano note a chi dirige la baracca (speriamo).


Quindi il messaggio è chiaro. 

La normativa c’è e deve essere seguita MA ci sono delle eccezioni che potranno generare delle deroghe. 

Di necessità? 

Di comodo? 

Tutto potrebbe essere. 

Certo è che si tratta dell’ennesimo tassello di una UE sempre più farlocca, alla faccia dell’Unione Bancaria che si diceva ormai “in stato avanzato”. Si, di decomposizione.

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Avrete capito che in questo caso non stiamo parlando direttamente di Deutsche Bank o di Monte dei Paschi, tanto per citare due delle banche più chiacchierate, ma di stanze di compensazione, ovvero tutto quel sistema di controparti che fanno stare in piedi quel mercato pazzesco che è il mondo dei derivati (vedi l’immagine introduttiva per una rapida spiegazione su cosa sono le stanze di compensazione). 

Peccato che tale problema oggi è enormemente sottovalutato dal mercato, compreso il fatto che la Brexit ha generato ulteriori criticità sull’argomento, visto che la maggior parte di queste “clearing houses” hanno proprio sede a Londra.

(…) The plan’s upfront costs for clearinghouses “are estimated to be in the millions for the largest institutions and in the thousands for smaller entities,” according to the summary of an EU impact study. Costs for “better planning and prevention of failure” will vary by firms’ “size, interconnectedness, substitutability and complexity.” (…) While the process is taking risk out of the banking system, it has increased it in the clearinghouses, which might get into difficulty after the default of a clearing member — typically a major bank — or after some operational failure that inflicted major losses. In both cases the authorities would need to act quickly and would be doing so amid a looming crisis. (…)


Anche perchè le stanze di compensazione, non sono sotto la supervisione e la protezione della BCE come invece il sistema bancario che viene bacchettato se certi requisiti non vengono raggiunti. 

Le stanze di compensazione sono di competenza delle autorità nazionali

E quindi è fin troppo semplice comprendere chi deve intervenire in caso di default: lo stato quindi il suo bilancio e quindi i cittadini dello stesso e quindi il risparmiatore.

Come sempre, ci mancherebbe.


io-pago-toto-paga-pantalone

Cosa significa in soldoni dover salvare una stanza di compensazione? 

Beh, come avrete visto in apertura di post, si tratta del garante e liquidatore delle operazioni sui derivati. 

Ora, non tutti sappiamo quali sono i paurosi volumi che viaggiano sui mercati di questo tipo di strumenti. 

Mi risulta persino difficile poter quantificare delle cifre, non mi resta che la frase dell’articolo prima citato di Bloomberg, dove si parla di ricapitalizzazioni a carico dei governi locali. 

Aiuto di stato? 

No, perchè arriverebbe, come detto, la deroga dell’UE.


Questo conferma, quindi, quanto detto prima.

Fonte: qui

NEL 2015 SONO SCAPPATI QUASI 100MILA ITALIANI, TRA CUI 40MILA GIOVANI

I RESIDENTI ALL'ESTERO SONO ORMAI 4,8 MILIONI

MA AUMENTANO GLI ESPATRI ANCHE DEGLI STRANIERI CHE VIVONO DA NOI DA PIU’ DI 10 ANNI, CHE NON RIESCONO PIU’ A LAVORARE E CHE NON HANNO QUI NESSUN FUTURO


Andrea Gualtieri per www.repubblica.it

emigrazione italianiEMIGRAZIONE ITALIANI
Anche per i millennials arriva l'ora di emigrare dall'Italia. Nei dati del rapporto 'Italiani nel mondo 2016' redatto dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi, fanno irruzione i giovani che erano appena nati o adolescenti allo scoccare del Duemila. Oggi che hanno tra i 18 e i 32 anni si trovano protagonisti dei nuovi flussi migratori. Ma a differenza della generazione precedente rivendicano che non è una fuga ma "una scelta per coltivare ambizioni e nutrire curiosità".

italiani a londra 5ITALIANI A LONDRA 
Di certo, la fascia anagrafica che va tra la maggiore età e i 34 anni è quella che è più soggetta all'emigrazione. Raccoglie infatti oltre un terzo degli italiani residenti all'estero ed è quella in cui si registra il picco di partenze anche nel 2015. E a seguire, nella graduatoria di chi è emigrato nell'ultimo anno, c'è la fascia appena superiore, che arriva ai 49 anni: sommandole, si scopre che le persone maggiorenni con meno di 50 anni costituiscono la metà degli italiani che hanno portato la residenza oltre confine da gennaio a dicembre 2015. “Il grave problema dell'Italia di oggi è proprio l'incapacità di evitare il depauperamento dei giovani e più preparati a favore di altri Paesi”, commenta la Fondazione Migrantes nella premessa del rapporto.

italiani a londra 3ITALIANI A LONDRA 
UN ITALIANO SU 12 VIVE ALL'ESTERO In totale, il conteggio dei connazionali residenti all'estero ha raggiunto al 31 dicembre 2015 quota 4.811.163 (in dieci anni la mobilità italiana è aumentata del 54,9%), un dato che rispetto all'anno precedente è più alto del 3,7 per cento. Significa che poco più di un italiano su 12 è emigrato.

E il 50 per cento di questa diaspora ha origini meridionali: ci sono comuni come Licata e Favara, entrambi in Sicilia, nei quali più del 40 per cento dei cittadini è ormai residente all'estero. Nell'ultimo anno, 107.529 italiani hanno lasciato il Paese, diecimila in più rispetto all'anno prima. Aumenta poi la percentuale di chi parte per non tornare: il saldo migratorio tra chi rimpatria e chi parte, che era rimasto quasi costante nel primo decennio del millennio, sta subendo una brusca virata in negativo.

emigrazione italianiEMIGRAZIONE ITALIANI
NEL REGNO UNITO PER STUDIARE –Tra le destinazioni predilette dai più giovani c'è il Regno Unito, meta preferita per chi vuole studiare. Ma la terra d'Oltremanica prima della Brexit conservava una capacità attrattiva anche per le altre fasce d'età, attestandosi al terzo posto nel conteggio della crescita annuale e al settimo posto complessivo nella graduatoria degli iscritti all'anagrafe degli italiani residenti all'estero, preceduto da Germania, Svizzera, Francia, Brasile e Belgio.

A prevalere è invece l'Argentina, che risulta aver ospitato nel 2015 783mila italiani con un aumento record di ventinovemila unità rispetto all'anno precedente. Impennata alla quale tiene testa solo il Brasile, dove – allargando l'orizzonte temporale – si scopre che in dieci anni gli italiani sono aumentati del 151 per cento arrivando a contare 373mila residenti. E sempre nell'arco di un decennio è imponente anche il dato della Spagna che ha visto aumentare la presenza italica di oltre due volte e mezzo, anche se in termini assoluti si tratta di 143mila cittadini.

emigrazione italianiEMIGRAZIONE ITALIANI
In questo senso, però, proprio i millennials segnano una novità: “La loro mobilità – fa rilevare il rapporto Migrantes – è in itinere e può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su opportunità lavorative sempre nuove”. I millennials, sottolinea la fondazione che fa capo ai vescovi italiani, “cercano di mettersi alla prova, hanno voglia di nuove e migliori condizioni lavorative, puntano a conoscere e scoprire”. Sono, insomma, la “prima generazione mobile”. E il 43 per cento di loro afferma di considerare questo status come “unica opportunità di realizzazione”.

emigrazione italiani 3EMIGRAZIONE ITALIANI 3
DOPPI MIGRANTI – I Se i millennials sono l'immagine dell'emigrante single, l'altra faccia nuova dell'emigrazione dall'Italia è costituita dai padri di famiglia che il rapporto Migrantes definisce “doppi migranti”: si tratta di coloro che sono arrivati in Italia da altri Paesi, si sono fermati almeno dieci anni acquisendo la cittadinanza e ora però decidono di partire per cercare fortuna altrove. Si tratta in particolare di persone originarie del Bangladesh. E la loro meta prediletta è ancora il Regno Unito.

Fonte: qui

LA PROCURA DI ROMA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE PER 116 (CENTOSEDICI!!) INDAGATI, TRA CUI NICOLA ZINGARETTI, NELLA MAXI-INCHIESTA SU MAFIA CAPITALE

TRA GLI ALTRI ''CI SIAMO SBAGLIATI'' DEI MAGISTRATI CI SONO POLITICI DI DESTRA E SINISTRA, IMPRENDITORI COME PARNASI E VECCHI MARPIONI COME MOKBEL

nicola zingarettiNICOLA ZINGARETTI

(ANSA) - Sono 116 gli indagati nella maxinchiesta su Mafia Capitale per i quali la Procura di Roma ha chiesto al gip l'archiviazione. Tra le persone su cui i pm di piazzale Clodio non hanno trovato elementi per proseguire le indagini figurano politici, imprenditori, professionisti e personaggi già al centro di altre inchieste giudiziarie. Tra loro anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Oltre al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (corruzione e turbativa d'asta), la Procura ha chiesto di archiviare la posizione di Vincenzo Piso, parlamentare, ex PdL ora gruppo Misto a cui era contestato il finanziamento illecito. Molti i politici nella richiesta di archiviazione: il pcresidente del Consiglio Regionale, Daniele Leodori (turbativa d'asta), l'ex consigliere comunale con delega per lo sport nella giunta Alemanno, Alessandro Cochi (turbativa d'asta) e l'ex braccio destro di Alemanno, Riccardo Mancini (associazione mafiosa) e il capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli (associazione mafiosa).

luca parnasiLUCA PARNASI

Tra gli imprenditori il costruttore Luca Parnasi (corruzione), Presente anche Gennaro Mokbel (riciclaggio), già condannato in primo grado per il caso Tis-Fastweb. Chiesta l'archiviazione per Ernesto Diotallevi (associazione mafiosa). Stesa richiesta per i penalisti Paolo Dell'Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, finiti nel registro degli indagati per associazione mafiosa.

Fonte: qui
GENNARO MOKBELGENNARO MOKBEL