9 dicembre forconi: 08/30/18

giovedì 30 agosto 2018

ROMA, CROLLA IL TETTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI ALLE SPALLE DEL CAMPIDOGLIO

NESSUN FERITO 
LA CHIESA ERA, AL MOMENTO, CHIUSA AL PUBBLICO 
SONO ORA IN CORSO ACCERTAMENTI PER VERIFICARE LE CAUSE DEL CEDIMENTO…

Rinaldo Frignani per www.corriere.it

Attimi di terrore nel primo pomeriggio di giovedì nel centro di Roma. La volta della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami in clivo Argentario, alle spalle del Campidoglio, è improvvisamente crollata.

Il racconto del parroco
In quel momento, come ha raccontato il parroco ai carabinieri, per fortuna la chiesa era chiusa al pubblico e non ci sono stati feriti anche se per alcuni minuti i vigili del fuoco hanno controllato che sotto le macerie non fosse rimasto qualcuno. Sono in corso accertamenti per verificare le cause del cedimento di una delle più suggestive chiese del centro di Roma. Fonte: qui
san giuseppe dei falegnamiSAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
CROLLA IL TETTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI A ROMA. MA CHI DOVEVA VIGILARE? “IL VICARIATO”, FANNO SAPERE DAL MINISTERO DEI BENI CULTURALI 

IL GIALLO DEL RESTAURO DEL 2014, UNA DELLE DITTE CHE AVEVA ESEGUITO I LAVORI: “LA MANUTENZIONE PER EVITARE INFILTRAZIONI” 

IL SOVRINTENDENTE PROSPERETTI EVOCA IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA: "ANCHE QUI POTREBBE AVER CEDUTO UN TIRANTE"


Laura Larcan per il Messaggero
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMISAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
Il prezioso tetto collassato della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami era stato restaurato nel 2014. Quattro anni fa la copertura di tegole e il soffitto ligneo dorato a cassettoni del Seicento erano già finiti sotto la lente d' ingrandimento dei restauratori. I lavori durarono una lunga estate calda e rientrarono all' interno di un progetto di restauro monumentale della chiesa, con un passaggio di consegne tra due imprese, la Gherardi che aveva avviato i lavori tra aprile e maggio, e la Aspera subentrata il 5 luglio del 2014:

«Noi siamo subentrati alla ditta che era già intervenuta sul rifacimento della copertura del tetto», ricorda Alex Amirfeiz, iraniano ma italiano d' adozione, alla guida della società Aspera di Genova (noto a Roma per aver guidato il restauro delle facciate del Colosseo). «Ricordo che l' intervento complessivo del progetto riguardava lo smantellamento delle vecchie tegole, il recupero del tetto, probabilmente anche un alleggerimento della struttura, ma soprattutto la manutenzione straordinaria affinché non si verificassero infiltrazioni d' acqua col rischio di ammalorare i legni».
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMISAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI

«Noi - continua Amirfeiz - abbiamo completato l' intervento di rifacimento di una piccola porzione del tetto e ci siamo occupati soprattutto del recupero delle facciate ammalorate, del restauro del cassettone ligneo, della pavimentazione e dell' illuminazione», racconta l' architetto. Complessivamente nel 2014 fu un cantiere di otto mesi circa (di cui circa due mesi solo sul tetto), finanziato per 534mila euro dal Vicariato che è il diretto proprietario della chiesa. Nonostante il restauro, dopo quattro anni il crollo devastante. E la conta dei danni è pesante. «Poteva essere una tragedia - si sfoga il prefetto per l' unità di crisi del Mibac Fabio Carapezza Guttuso - Due i posti cruciali: nella chiesa dove è crollato il tetto, e nella sottostante cappella del Crocifisso, dove s' è staccato un pezzo dalla volta. Poteva succedere come a Firenze a Santa Croce. Anche la Cappella, infatti, come la chiesa resta inagibile - precisa il prefetto - mentre il Carcere Mamertino, per fortuna, non ha registrato danni».
SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMISAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI

Ma di chi è la responsabilità?
«San Giuseppe dei Falegnami è una chiesa del Vicariato - spiega Carapezza Guttuso - è chiaro che la responsabilità e la vigilanza restano nelle mani del proprietario. Ma è prematura imputare colpevoli, anche perché non è il mio ruolo. Le cause che hanno provocato il collasso delle travi vanno appurate. Non è semplice in questo momento, ci sono tante ipotesi, quello che è sicuro è che i sottotetti hanno sempre bisogno di una manutenzione attenta nel tempo».

L' allarme ha mobilitato i vertici del Mibac al fianco dei tecnici del Vicariato. Superando l' iniziale gap di responsabilità emergenziali tra Soprintendenza di Roma e Parco del Colosseo (visto che la chiesa è sul confine tra i due enti). Il problema delle competenze è stato risolto spacchettando il monumento: la tutela della chiesa resta nelle mani del soprintendente Francesco Prosperetti e il Carcere Mamertino in quelle di Alfonsina Russo alla guida del parco del Colosseo. Di nuovo la piaga della manutenzione mancata?

san giuseppe dei falegnamiSAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI
«Dopo l' esperienza del terremoto del 2016 - continua il prefetto - abbiamo appurato che le chiese, spesso per mancanza di sacrestani, non fanno più manutenzione, anche la più semplice, tra tegole e travi. Proprio la mancanza di manutenzione spicciola diventa un rischio».
Ma il soprintendente speciale di Roma, Francesco Prosperetti, parla di danni per un milione: «C' è una tragica somiglianza con Genova, un tirante che ha ceduto, è l' unica ipotesi possibile, perché la portanza della capriata è affidata ad una catena».

Fonte: qui

PAURA AL FORO ROMANO: SI STACCA UN PEZZO DI PARETE DELLE MURA DAVANTI AGLI OCCHI SBIGOTTITI DEI TURISTI 

AL MOMENTO NON SI REGISTRANO FERITI 

LA ZONA E’ STATA TRANSENNATA

IERI(30 AGOSTO 2018) IL CROLLO DEL TETTO DELLA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI


E' crollato davanti agli occhi sbigottiti dei turisti che stavano andando a visitare il Foto Romano. E' successo alle 13:58, nella parte di parete adiacente il Foro altezza del gabbiotto di via Monte Tarpeo. Al momento non si registrano feriti. La zona è stata subito transennata dalla polizia municipale e ora si attende l'intervento dei vigili del fuoco per la messa in sicurezza dell'area. Sul posto sono presenti anche i carabinieri della stazione di piazza Venezia. Fonte: qui

ECCO QUANTO GUADAGNANO ALLE NOSTRE SPALLE I PADRONI DELLE AUTOSTRADE

È UN GIOCO DA RAGAZZI: NESSUNA CONCORRENZA E AUMENTI TARIFFARI GARANTITI. 
IL MARGINE INDUSTRIALE SUPERA IL 60% PER TUTTI (GAVIO AL 64) MA GLI INVESTIMENTI LATITANO 
TOTO CON LE SOLE A24 E A25 SI BECCA 114 MILIONI DI MARGINE SU 165 DI RICAVI, I BENETTON NEL 2017 HANNO SPESO PER LA RETE SOLO 550 MILIONI, MENTRE GLI AZIONISTI (IN PRIMIS LA FAMIGLIA DI MAGLIARI VENETI) SI SONO INTASCATI 4,4 MILIARDI DI UTILI
Estratto dell’articolo di Fabio Pavesi per “il Fatto Quotidiano”

AUTOSTRADEAUTOSTRADE
Un gioco da ragazzi. Un business che viaggia con il pilota automatico. Nessuna concorrenza con i ricavi che continueranno anno su anno a crescere, grazie agli incrementi tariffari che superano costantemente l' inflazione. Basta controllare i costi e investire il meno possibile e voilà ecco che la redditività mostruosa e crescente è assicurata. Per i gestori autostradali, dai Benetton ai Gavio, ai Toto, quel business è una miniera d' oro.

(...)
beniamino gavioBENIAMINO GAVIO

Tutti, dai Benetton ai Gavio, a Toto, i tre grandi protagonisti del settore hanno le stesse dinamiche.

Una marginalità industriale che supera ampiamente il 60%. Per Autostrade per l' Italia dei Benetton siamo al 62%. Per la Sias del gruppo Gavio che gestisce 1.200 chilometri di rete soprattutto nel Nord-Ovest del Paese il margine industriale è al 64%.

campagna pubblicitaria autostrade per l italiaCAMPAGNA PUBBLICITARIA AUTOSTRADE PER L ITALIA
E la gestione autostradale della A24 e A25 nel centro Italia frutta alla Toto Holding profittabilità industriale che sfiora il 60%.

Tutti i costi, compresi investimenti e manutenzione, valgono quindi tra i poco più di 30, massimo 40 euro, ogni 100 euro incassati dai pedaggi. Il resto è grasso che cola nelle mani dei padroni delle autostrade che li usano essenzialmente per fare due o tre cose che con la gestione e la sicurezza della rete d' asfalto c' entrano ben poco.

Darsi lauti dividendi, pagare gli elevati interessi sul debito e magari come hanno fatto i Benetton lanciarsi in grandi shopping oltrefrontiera come l' acquisto dell' aeroporto di Nizza o una quota dell' Eurotunnel o l' assalto alla spagnola Abertis.

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CARLO TOTOCARLO TOTO

I Benetton con la loro Autostrade hanno spesato investimenti nel 2017 per la rete per soli 550 milioni su 3,5 miliardi di ricavi da pedaggio. Hanno pagato oneri di concessione per 465 milioni e remunerato i dipendenti per altri 500 milioni.

Hanno speso quasi di più per pagare gli interessi sul debito monstre che hanno scaricato sulle spalle della società dopo l' operazione a leva con cui hanno conquistato il possesso di Autostrade. In oneri finanziari la società ha speso, nel solo 2017, 465 milioni.

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i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA



Stesso copione per la Sias della famiglia Gavio. Anche qui tutti i costi operativi valgono solo 430 milioni su 1,1 miliardi di ricavi autostradali. Ogni anno oltre 100 milioni finiscono per pagare i soli interessi sul debito finanziario netto che è a livello consolidato pari a 1,3 miliardi dopo che nel 2016 era arrivato a toccare 1,6 miliardi. E che dire della famiglia Toto che dopo l' avventura non esaltante con Airone, finita tra le braccia di Alitalia, si è messo a fare il gestore di autostrade?

La sua Strada dei Parchi, che gestisce la A24 e la A25 , aveva nel 2016, come spiega la Relazione sull' attività di Vigilanza delle autostrade del ministero dei Trasporti, un margine industriale di ben 114 milioni su 165 milioni di ricavi da pedaggio.
AUTOSTRADE GRUPPO SIAS GAVIOAUTOSTRADE GRUPPO SIAS GAVIO

Ma era oberato di debiti finanziari netti per la bellezza di oltre un miliardo su un capitale di soli 52 milioni. Un debito colossale tanto da spendere oltre 50 milioni l' anno solo in interessi. Di fatto, oltre un terzo dei ricavi finiscono più per pagare i debiti che per far funzionare la sua autostrada. Gli investimenti complessivi sono stati di soli 17 milioni nel 2016 e di 36 milioni nel 2015. Poca roba, molto meno degli oneri sul debito.
gian maria gros pietro beniamino gavioGIAN MARIA GROS PIETRO BENIAMINO GAVIO

Ma ristorare legittimamente i creditori non è l' unico pensiero in cima ai signori delle Autostrade. Ci sono i ricchissimi utili da distribuire. La sola Atlantia, la holding che possiede Autostrade e che opera anche nel settore aeroportuale con Adr, ha sfornato tra il 2013 e il 2017 la bellezza di 4,4 miliardi di utili, distribuendo ai soci, in primis la famiglia Benetton, tra acconti e saldi la bellezza di 3,7 miliardi.

AUTOSTRADA DEI PARCHIAUTOSTRADA DEI PARCHI
Oltre l' 80% dei profitti è finito nelle tasche degli azionisti. Mentre la Sias dei Gavio ha distribuito il 34% dei 238,3 milioni di utili, ossia 80 milioni. Un po' meno degli anni passati, quando la cifra era circa la metà degli utili.

Toto, invece, ha chiuso l' ultimo bilancio disponibile (2016) in perdita. (...)

Fonte: qui

SAPETE COSA INSEGNERÀ ROBERTO NAPOLETANO ALLA LUISS?

“LE GRANDI CRISI DELL’ECONOMIA CONTEMPORANEA” E “GIORNALISMO POLITICO ECONOMICO” 

È UN ESPERTO, VISTO CHE È ACCUSATO DI AVER GONFIATO I DATI DI VENDITA DELLE COPIE DEL “SOLE 24 ORE”, CHE CON LUI HA PERSO 250 MILIONI DI EURO IN 6 ANNI

Gianluca Baldini per “la Verità”

roberto napoletanoROBERTO NAPOLETANO
Fa piacere sapere che, in un momento in cui in Italia ci sia così poco lavoro, Confindustria si dimostra sempre un ottimo centro per l' impiego. Da quest' anno, infatti, gli studenti dell' università Luiss Guido Carli, per chi non lo sapesse promossa proprio Confederazione generale dell' industria italiana, possono vantare una personalità di spicco in più all' interno del corpo docenti.
paola severino roberto napoletano con la mogliePAOLA SEVERINO ROBERTO NAPOLETANO CON LA MOGLIE 
Si tratta di Roberto Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore, il quotidiano che fa capo proprio all' istituto oggi guidato da Vincenzo Boccia. Per trovare il nome dell' uomo che è passato dalla redazione alle cattedre di Confindustria, basta andare alla lettera «n» della lista docenti e ricercatori dell' ateneo romano.
luiss villa blancLUISS VILLA BLANC
Napoletano avrà un impegno tutt' altro che secondario. Insegnerà infatti in ben quattro facoltà della Libera università internazionale degli studi sociali: impresa e management, economia e finanza, giurisprudenza e scienze politiche.
In tutte queste facoltà terrà un corso dal titolo «Le grandi crisi dell' economia contemporanea». Solo agli studenti di scienze politiche, invece, insegnerà un corso di «giornalismo politico-economico».
Chi vorrà seguire il corso sulle grandi crisi economiche del nostro tempo tenuto da Napoletano dovrà comunque sudare non poco. Nella descrizione online del corso si dice che le ore di didattica frontale sono ben 32, a fronte di un carico di lavoro complessivo per gli studenti di circa 100 ore.
IL CIGNO NERO E IL CAVALIERE BIANCOIL CIGNO NERO E IL CAVALIERE BIANCO
Giornate di studio lunghe e faticose (riservate solo agli studenti del terzo anno) in cui i volenterosi dovranno conoscere a menadito un testo in particolare: Il Cigno nero e il Cavaliere bianco, diario italiano della grande crisi, edito dalla Nave di Teseo e scritto proprio da Roberto Napoletano.
Tra gli obiettivi del corso, si legge, si vuole «contribuire a costruire la consapevolezza dei fatti economici contemporanei indispensabili per chi ambisce a essere classe dirigente del futuro». Ancora, «questo corso si propone di consegnare agli studenti le chiavi di questo mondo nuovo attraverso un racconto inedito dei fatti della grande crisi attraverso le testimonianze ai massimi livelli istituzionali italiani ed esteri».
Non male per un uomo indagato dalla Procura di Milano per false comunicazioni sociali (assieme agli ex vertici dell' azienda Donatella Treu e Benito Benedini) e accusato di aver gonfiato i dati di vendita delle copie digitali (così come una parte significativa di quelle cartacee) del Sole 24 Ore.
Dettagli non certo trascurabili che hanno contribuito a nascondere la crisi finanziaria (perdita per 92 milioni nel 2016) in cui versava il quotidiano di Confindustria. Ancora più impegnativo il corso di giornalismo politico economico che l' ex numero uno del quotidiano Sole 24 Ore dovrà tenere con il professor Fabio Carducci Artenisio.
In questo caso le ore di didattica frontale sono 48 per un carico di lavoro globale di circa 150 ore. «Il corso illustrerà l' evoluzione del giornalismo politico ed economico nel corso degli anni recenti», si può leggere nella scheda online che descrive le ore di lezione, «ma soprattutto insegnerà le basi dei generi giornalistici, dalla news analysis al reportage, attraverso laboratori, testimonianze dei protagonisti del mondo dei media, visite sui luoghi dove si fa informazione».
luiss viale polaLUISS VIALE POLA
Certo, forse qualcuno degli studenti che ha speso fino a 11.300 euro l' anno potrebbe obiettare che non sia il massimo farsi insegnare giornalismo da un direttore che il 5 ottobre 2016 è stato sfiduciato dal 74,4% della redazione (hanno votato in 201 su un totale di 225) di viale Monterosa (battendo anche il 70% ottenuto dal predecessore Gianni Riotta) e che nei sei esercizi (2012-2017) seguiti alla sua nomina (fine 2011) ha contribuito a far totalizzare al gruppo Sole 24 Ore oltre 250 milioni di perdite.

roberto napoletano pier carlo padoanROBERTO NAPOLETANO PIER CARLO PADOAN
Di certo lo stipendio che Napoletano prenderà dalla Luiss non avrà nulla a che vedere con quello di direttore del quotidiano di viale Monterosa. A marzo 2017, quando il suo rapporto con il gruppo editoriale si risolse «consensualmente» dopo sei mesi di aspettativa non retribuita e forti polemiche legate anche a note spese salatissime, Il Sole 24 Ore rese noto che avrebbe versato al giornalista circa 700.000 euro, pari a otto mensilità da direttore: pallottoliere alla mano, circa 87.500 euro al mese.
luiss viale romaniaLUISS VIALE ROMANIA
In un mese da direttore, dunque, Napoletano prendeva di più di quanto presumibilmente percepirà come docente in un anno. Facendo una stima, l' ex direttore dovrebbe percepire una cifra trai i 40 e i 50.000 euro l' anno per trasmettere il sapere ai suoi studenti. Forse meno: dipende dal contratto in essere con l' università.
Quello che è certo è che Confindustria da un lato ha lasciato andare l' ex direttore del Sole tra mille polemiche e poi gli ha offerto un lavoro all' interno della propria università per insegnare agli studenti giornalismo e le più grandi crisi finanziarie dei nostri tempi. In entrambi i casi Napoletano potrebbe avere un ruolo da protagonista. Fonte: qui
giovanni lo storto dg luissGIOVANNI LO STORTO DG LUISS
relazione sindaci su note spese roberto napoletanoRELAZIONE SINDACI SU NOTE SPESE ROBERTO NAPOLETANO

UNA 21ENNE TORTURATA E VIOLENTATA PER ORE A PARMA

IN ARRESTO UN FACOLTOSO COMMERCIANTE 46ENNE E IL SUO PUSHER NIGERIANO 
“ANDIAMO SU CHE TI MOSTRO IL MIO ATTICO”  
L’UOMO AVEVA "CORTEGGIATO" LA RAGAZZA SUI SOCIAL PROMETTENDOLE UNA SERATA DI DIVERTIMENTO CHE SI È TRASFORMATA IN UN INCUBO TRA SEVIZIE E FRUSTATE…

Avrebbero abusato di una 21enne per cinque ore, sottoponendola a violenze e sevizie e continuando, nel frattempo, ad assumere droga che alcuni spacciatori consegnavano direttamente a casa. Di questo sono accusati Federico Pesci, parmigiano di 46 anni, e Wilson Ndu Anihem, nigeriano di 53 domiciliato nella città emiliana; arrestati dalla polizia, entrambi sono finiti in carcere con l’accusa di violenza sessuale e lesioni pluriaggravate.

Il «corteggiamento» sui social

Secondo quanto ricostruito, il 18 luglio il 46enne parmigiano aveva contattato tramite alcuni messaggi su Facebook la ragazza, invitandola ad uscire la sera e promettendole una serata di divertimento: un giro sulla sua moto, un aperitivo, «poi ti mostro il mio attico». La 21enne aveva accettato e, dopo una serata in un locale, i due si erano spostati nell’attico dell’uomo, conosciuto in città perché proprietario di un affermato negozio di abbigliamento sportivo.

Le torture

Arrivati nell’attico, Pesci ha chiamato al telefono Anihem chiedendogli di portare della droga. Poi i due hanno sopraffatto la ragazza, l’hanno legata e imbavagliata mettendole un morso in bocca e quindi l’hanno torturata per ore con fruste e altri oggetti poi trovati nell’abitazione. Tornata a casa, la 21enne non aveva neppure il coraggio di confidarsi con i genitori, ma stava malissimo e non riusciva neppure a mangiare per le lesioni in bocca. È stata la madre a portarla al Pronto Soccorso, dove i medici hanno riscontrato lesioni ed ecchimosi su tutto il corpo, con una prognosi di 45 giorni. Dal ricovero sono partite le indagini della Squadra Mobile di Parma, che hanno portato all’arresto dei due.

Fonte: qui

“LE VIOLENZE INAUDITE E BRUTALI SONO DURATE ORE” 
A PARMA 21ENNE STUPRATA, FRUSTATA E IMBAVAGLIATA NELL’ATTICO DI UN NOTO COMMERCIANTE, IN MANETTE LUI E IL SUO PUSHER NIGERIANO 
LA NOTTE DELL’ORRORE: “HANNO USATO TUTTE LE FORME DI PREVARICAZIONE CHE 2 UOMINI POSSONO METTERE IN ATTO” 
SI INDAGA PER CAPIRE SE IN QUELLA CASA ALTRE RAGAZZE ABBIANO SUBITO LE STESSE VIOLENZE

Andreina Baccaro per il Corriere della Sera

federico pesciFEDERICO PESCI
Violentata per ore, frustata, immobilizzata e imbavagliata. Costretta a subire torture talmente brutali che i medici del pronto soccorso hanno detto di non aver mai visto nulla di simile.

I fatti risalgono alla notte tra il 18 e il 19 luglio: lei, 21enne di Parma, accetta di uscire per un aperitivo con qual facoltoso commerciante 46enne che la corteggiava su Facebook, Federico Pesci, molto noto nella città emiliana, proprietario di una catena di negozi di abbigliamento.

Ma quando la serata prosegue nel suo attico in centro, si trasforma subito in un incubo: l' uomo si fa raggiungere dal suo pusher di fiducia, il 53enne nigeriano Wilson Ndu Anihem, che oltre a rifornirlo di cocaina rimane per abusare anche lui della ragazza.

aniyem wilson nduANIYEM WILSON NDU
Entrambi sono stati arrestati ieri mattina dalla Squadra mobile di Parma per violenza sessuale e lesioni personali aggravate. Nell' attico di Pesci, tanto convinto di restare impunito da essere rimasto sorpreso ieri mattina nel vedersi gli agenti piombare in casa all' alba, è stato trovato un borsone con dentro corde, una frusta in pelle, un morso per tappare la bocca.

Probabilmente gli stessi «strumenti» con cui è stata seviziata la 21enne. Un armamentario che porta gli inquirenti a supporre che non fosse la prima vittima dei due aguzzini. Il nigeriano, irregolare e con precedenti per spaccio, è stato arrestato nella sua casa di Parma non lontano dall' appartamento in cui si è consumato l' orrore.

La vittima non ha trovato subito il coraggio di denunciare, ma il giorno dopo non ha potuto nascondere alla madre le ecchimosi evidenti sul corpo, i dolori lancinanti quando solo provava a mangiare e deglutire. La mamma l' ha portata al pronto soccorso e da lì è partita la segnalazione alla polizia. In un primo momento la 21enne ha raccontato di essere stata aggredita alle spalle da due sconosciuti ma poi ha superato la vergogna e ha tirato fuori tutto l' orrore a cui è stata sottoposta.

federico pesciFEDERICO PESCI
La serata era iniziata con un giro sulla moto di Pesci, un aperitivo, un drink dietro l' altro, infine l' invito a seguirlo, «ti mostro il mio attico». Ma nell' appartamento è arrivato anche Anihem con la cocaina. La ragazza era già stordita dall' alcol e un rapporto con Pesci che avrebbe dovuto essere consenziente si è trasformato in uno stupro di gruppo.

La giovane è stata colpita alle spalle ed è caduta a terra tramortita. A quel punto i due l' hanna legato e imbavagliata per impedirle di gridare. Per tutta la notte altri spacciatori hanno fatto avanti e indietro dall' appartamento quando finivano le scorte di cocaina.

Quando alle 7 del mattino l' hanno liberata, la 21enne, ha dovuto subire un ultimo interminabile abuso prima che arrivasse il taxi.

«Hanno usato tutte le forme di prevaricazione che due uomini possono mettere in atto - ha detto il dirigente della Mobile Cosimo Romano -, violenze inaudite e brutali». Le indagini proseguono per capire se ci sono altre vittime dei festini di Pesci, che ha solo un precedente per guida in stato di ebbrezza.

«È una vicenda agghiacciante, terribile anche da leggere fino in fondo - ha scritto su Facebook il sindaco Federico Pizzarotti -. Ora la nostra comunità faccia scudo attorno a questa giovane donna».

Fonte: qui


“LO SANNO TUTTI CHE NON È UN CHIERICHETTO”  

L'INVIATO DI "STRISCIA" VITTORIO BRUMOTTI PARLA DELL’AMICO FEDERICO PESCI, IMPRENDITORE DELLA MODA ACCUSATO DI AVER VIOLENTATO PER ORE UNA RAGAZZA NEL SUO ATTICO, INSIEME AL PUSHER NIGERIANO DI FIDUCIA 

“SIAMO AMICI DA TANTO TEMPO, HA QUALCHE PROBLEMA CON LA DROGA. SE FOSSE VERO…” 

FRUSTATA, LEGATA E IMBAVAGLIATA, I MEDICI SCONVOLTI QUANDO L’HANNO VISITATA

Vittorio Brumotti e l'orrore dello stupro di Parma: "Federico è mio amico, tutti sanno che...". Sconcertato

vittorio brumottiVITTORIO BRUMOTTI
C'è anche Vittorio Brumotti, biker e inviato di Striscia la Notizia, tra gli amici vip di Federico Pesci, l'imprenditore della moda 46enne accusato di aver violentato per ore una ragazza di 21 anni insieme allo spacciatore di fiducia nigeriano nel suo attico con piscina a Parma. Una bruttissima storia di eccessi, droga, sesso e violenza che ha lasciato esterrefatto Brumotti.

A differenza di altri, però, l'inviato di Striscia vuole attendere riscontri certi: "La prima cosa che ho pensato è che è impossibile che l'abbia fatto - spiega Brumotti al Corriere della Sera - siamo amici da tanto tempo, è stato il mio primo sponsor, lo sanno tutti che non è un chierichetto, ha qualche problema con la droga ma cercava da tempo di uscirne.

federico pesciFEDERICO PESCI
È un personaggio sopra le righe, ma non è una persona cattiva". "Mi sento un femminista e se fosse vero che Federico ha fatto una cosa così ignobile, non gli rivolgerei più la parola - prosegue -, ma non si abbandona un amico prima di una vera condanna.

Ai tanti che ora lo scaricano, compreso Francesco Facchinetti che ha invocato la pena di morte, dico aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso". Però, ammette, "capisco che qualcosa dev'essere successo".

"VIOLENZE INAUDITE", IL RACCONTO DELLO STUPRO DI PARMA

federico pesciFEDERICO PESCI
Una notte di "violenze inaudite" che si sono protratte "fino alle 7 di mattina". Così Cosimo Romano, dirigente della squadra mobile di Parma, descrive quanto avvenuto a una giovane tra il 18 e il 19 luglio, aggiungendo: "La ragazza è stata portata al pronto soccorso e il referto non lasciava spazio ad alcun dubbio: 45 giorni di prognosi per ecchimosi, lesioni, ferite su tutto il corpo.

Ma più di questi 45 giorni possono le parole di un medico, il quale ha detto che in 7 anni di pronto soccorso non si era mai trovato davanti una donna con delle lesioni del genere, parlando di violenze brutali".

Vittima di questa terribile storia è una 21enne parmigiana. A sottoporla a questa violenza sarebbero stati un noto imprenditore del posto e il suo pusher nigeriano: entrambi sono in carcere con l’accusa di violenza sessuale e lesioni gravi.
federico pesciFEDERICO PESCI

Come si legge sulla Gazzetta di Parma i due avrebbero abusato della giovane per cinque ore, sottoponendola a violenze e sevizie e continuando, nel frattempo, ad assumere droga.

Secondo quanto ricostruito il 18 luglio l'imprenditore avrebbe contattato tramite alcuni messaggi la ragazza, invitandola ad uscire la sera. Dopo una serata in un locale, i due si sarebbero spostati nell’attico dell’uomo. Qui l'uomo avrebbe chiamato al telefono il suo pusher chiedendogli di portare della droga, ma una volta arrivato nell’abitazione sarebbero iniziate le prolungate violenze ai danni della giovane che è stata frustata, legata, imbavagliata. Perché le sue urla e le sue richieste di fermarsi non si sentissero, le è stato applicato un morso in bocca.

stuproSTUPRO
Per oltre 5 ore la 21enne è stata sottoposta a ogni genere di violenze senza che nessuno dei due accennasse a fermarsi. Quando è stata finalmente liberata, ha subito inerme un altro rapporto sessuale, poi dolorante e scioccata ha preso un taxi ed è tornata a casa.

La ragazza, sotto choc, non ha inizialmente detto nulla a nessuno ma i genitori si sono accorti che era successo qualcosa dagli evidenti segni presenti sul suo corpo, dai dolori insopportabili e dalla impossibilità ad alimentarsi.

federico pesciFEDERICO PESCI
Di "una vicenda agghiacciante, terribile", ha parlato il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. "Difficile - ha scritto su Facebook - anche da leggere fino in fondo. Sia fatta giustizia senza sé e senza ma. A nome di tutta la comunità parmigiana e della sua gente, ci stringiamo attorno alla ragazza che ha subìto forme di violenza indicibili. #Parma faccia scudo attorno a questa giovane donna e non la lasci mai sola. Ora c'è bisogno del sentimento forte e compatto di tutta la nostra piccola, grande comunità".

Fonte: qui

IL BRASILE SCHIERA L' ESERCITO PER FERMARE I MIGRANTI VENEZUELANI

TENSIONI E SCONTRI AL CONFINE, “RISCHIO CAOS IN SUDAMERICA” 
TEMER HA DECISO DI DARE UN SEGNALE A MADURO, DEFINENDOLO IL RESPONSABILE PER ‘IL DISASTRO UMANITARIO’ DEL VENEZUELA
Alfredo Spalla per il Messaggero

michel temerMICHEL TEMER
Militari alla frontiera. Il Brasile schiera le forze armate per fermare il flusso di migranti venezuelani nel Paese. La decisione, comunicata dal presidente Michel Temer, è stata pubblicata ieri in Gazzetta ufficiale. «Il Brasile rispetta la sovranità degli altri stati, ma dobbiamo ricordare che un Paese è sovrano solo quando rispetta il proprio popolo, prendendosene cura», ha detto Temer, definendo lo scenario «drammatico». Secondo il decreto presidenziale, sarà il ministero della Difesa a definire il numero esatto delle unità che saranno disposte nelle città di Boa Vista e di Pacaraima, nel nord del Brasile.

SITUAZIONE CRITICA La situazione è diventata critica dopo gli episodi di violenza al confine. Dieci giorni fa, un gruppo di brasiliani ha aggredito gli sfollati venezuelani, bruciandone gli accampamenti di fortuna di Pacaraima e aggredendo gli ambulanti che vivono grazie al commercio di frontiera.
migranti venezuelaMIGRANTI VENEZUELA

Secondo le ricostruzioni, si sarebbe trattato di una ritorsione per la rapina di quattro venezuelani ai danni di un commerciante brasiliano della zona. Pacaraima e Boa Vista - dove i militari saranno presenti fino al 12 settembre, con scadenza del decreto prorogabile - appartengono allo stato di Roraima, il meno popoloso del Brasile. Secondo l' istituto di statistica del Brasile (Ibge), il 99% dei venezuelani si ferma in Roraima.

Temer ha quindi deciso di dare un segnale a Maduro, definendolo il responsabile per «il disastro umanitario» del Venezuela. È un gesto al limite del simbolico, poiché i militari saranno dispiegati su una fascia di 150 km, quando l' intera frontiera Brasile-Venezuela ha un' estensione di 2.199 km. Secondo l' Oim, l' organizzazione internazionale per le migrazioni collegata all' Onu, nel 2018 in Brasile sono entrati circa 50.000 venezuelani: 32.859 richiedenti asilo e 16.841 richiedenti un permesso di soggiorno temporaneo.

L'IMMIGRAZIONE Nel 2015, solo 3425 venezuelani avevano attraversato la stessa frontiera. Un aumento dell' immigrazione del 93% in tre anni.
Secondo Sérgio Etchegoyen, ministro degli Interni, circa 600-700 venezuelani si recano quotidianamente in Brasile, ma solo il 20-30% rimane nel Paese.

Quasi tutti fuggono dalla miseria - l' 82% dei venezuelani vive in povertà - ma c' è anche chi lascia il Paese per motivi di salute, come le donne in gravidanza, i malati senza farmaci e i minori, per i quali sarà mantenuta la priorità d' ingresso.

LE QUOTE Intanto, Temer ha ventilato l' ipotesi di introdurre un sistema di quote per l' ingresso. «Si distribuiscono 100, 150, 200 numeri al giorno e progressivamente ne entreranno sempre di più, anche per organizzare gli ingressi». Il presidente rimane contrario alla chiusura della frontiera, come invece ha più volte chiesto Suely Campos, la governatrice dello Stato di Roraima, già rivoltasi alla Corte Suprema per la stessa questione. Secondo l' Oim, 2,3 milioni di venezuelani risiedono ormai fuori dal Paese. Più di 1,6 milioni sono fuggiti negli ultimi tre anni. È un' emorragia che preoccupa tutto il Sud America, dato che la maggior parte (1,5 milioni) non ha lasciato il continente.
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IL VERTICE Il Caam (comitato andino delle autorità d' immigrazione) si è riunito ieri a Lima d' urgenza, con i rappresentanti di Perù, Bolivia, Ecuador e Colombia; quest' ultima la più interessata dal flusso di venezuelani (oltre 870.000 residenti). L' Ecuador ha inoltre chiesto di anticipare la riunione dei Ministri degli Esteri della regione per discutere della regolazione dei flussi dal Venezuela.

Luis Almagro, segretario generale dell' Organizzazione degli Stati Americani, ha annunciato che presto si terrà anche la riunione dei Paesi membri invitandoli ad aumentare le sanzioni verso il Venezuela. Per regolare i flussi, i governi sudamericani hanno introdotto regole più stringenti sui documenti - in alcuni casi servirà il passaporto anziché la carta d' identità - lanciando l' idea di un database intergovernativo.

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Il 63% dei venezuelani, secondo lo studio di Consultores21, emigra a causa della situazione economica, mentre il 29% lo fa a causa dello scenario politico. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, entro fine 2018, l' inflazione venezuelana potrebbe arrivare a 1.000.000%, determinando un' ulteriore fuga oltre confine.

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