9 dicembre forconi: 02/01/19

venerdì 1 febbraio 2019

UNO STUDENTE DI BRUXELLES È MORTO NEL SONNO DOPO AVER MANGIATO SPAGHETTI CHE ERANO RIMASTI FUORI DAL FRIGO PER 5 GIORNI


A TROVARLO PRIVO DI VITA NEL SUO LETTO SONO STATI I GENITORI CHE HANNO IMMEDIATAMENTE CHIAMATO I SOCCORSI 
ECCO COSA LO HA UCCISO


pasta killer 4PASTA KILLER 
Uno studente è morto nel sonno dopo aver mangiato spaghetti che erano rimasti fuori dal frigo per 5 giorni. A trovarlo morto nel suo letto i genitori che hanno immediatamente chiamato i soccorsi.

Sul corpo del ragazzo, originario di Bruxelles è stata effettuata l'autopsia da cui è emerso che il giovane sarebbe morto per avvelenamento da cibo causato da batteri chiamati bacillus cereus.
pasta killer 3PASTA KILLER 

Il Bacillus cereus è un batterio che forma spore che produce tossine, provocando vomito e diarrea, secondo la Food Standards Authority. Prima di andare a dormire il ragazzo aveva avuto questi sintomi, aveva bevuto molta acqua ed era andato a letto senza prendere medicine.

Fonte: qui

È MORTA MARISA AMATO, LA DONNA TRAVOLTA IN PIAZZA SAN CARLO A TORINO LA SERA DEL 3 GIUGNO 2017

ERA RIMASTA TETRAPLEGICA E NEGLI ULTIMI GIORNI LE SUE CONDIZIONI RESPIRATORIE SONO PEGGIORATE  
QUELLA SERA ERA ANDATA CON IL MARITO IN CENTRO A MANGIARE, QUANDO…

MARISA AMATOMARISA AMATO
La tragedia di piazza San Carlo è diventata da stamane ancora più grande. È morta Marisa Amato, la donna travolta mentre era a passeggio e rimasta tetraplegica la maledetta notte della finale di Champions League del 3 giugno 2017.

Negli ultimi giorni si erano manifestati i sintomi di una infezione che ha causato il peggioramento delle condizioni respiratorie. Per questo motivo mercoledì la donna si era rivolta al Cto, dove le è stato riscontrato un versamento pleurico.

piazza san carlo torinoPIAZZA SAN CARLO TORINO
Ricoverata presso la Terapia Intensiva ha chiesto con lucidità e fermezza che la terapia, soprattutto il supporto respiratorio, non prevedesse mezzi invasivi come l’intubazione tracheale o la tracheotomia, pur avendo ben chiaro che questa decisione avrebbe potuto portarla ad un peggioramento fatale. Secondo queste indicazioni è proseguita la terapia. Stamane ha però avuto un brusco peggioramento, e alle 9,15 si è spenta, attorniata dai familiari.

PIAZZA SAN CARLOPIAZZA SAN CARLO
Marisa Amato non era in piazza San Carlo, la sera del 3 giugno, ad inseguire un sogno di vittoria, bramando una coppa sfortunata con gli altri tifosi juventini. Era andata con il marito in centro a mangiare una farinata, quasi indifferente a quella febbre bianconera che aveva riempito la piazza, desiderosa di vedere il Real soccombere nella finale di Champions League.

IL RAGAZZO CON LO ZAINETTO A PIAZZA SAN CARLOIL RAGAZZO CON LO ZAINETTO A PIAZZA SAN CARLO
A braccetto col marito, Vincenzo D’Ingeo, camminava lungo via Santa Teresa quando la folla li ha sommersi come una marea incontenibile di corpi, scatenata da una paura contagiosa come un incubo collettivo, generato da quel moderno terrorismo che ha trasformato il sangue in uno spettacolo di massa. «Mio papà, quando racconta quel momento - aveva raccontato mesi fa il figlio Danilo -, ricorda solo di essere stato calpestato da una massa di persone, schiacciato ripetutamente a terra. Non riusciva a rialzarsi. Poi lui e mamma avevano perso i sensi».

25 Gennaio 2019

Fonte: qui

GENOVA - LA CITTÀ È DIVENTATA IL CROCEVIA DEI NARCOS - IERI SEQUESTRATE DUE TONNELLATE DI COCAINA: È LA QUANTITÀ PIÙ MASSICCIA DA 25 ANNI

È LA QUANTITÀ PIÙ MASSICCIA DA 25 ANNI 
LA DROGA AVREBBE GENERATO UN INCASSO FINALE DI 560 MILIONI DI EURO PASSANDO DA BARCELLONA, DOVE E' STATA TRATTATA E GESTITA PRIMA DEL RIENTRO IN ITALIA

Andrea Galli per il “Corriere della Sera”

genova sequestrate 2 tonnellate di cocaina 3GENOVA SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI COCAINA 
Nella lettura degli investigatori, e più d' uno, per semplificare l' immagine, suggerisce una «Narcos europea» sulla base della serie televisiva ambientata in Sudamerica, lo scenario dietro il sequestro vale più delle stesse due tonnellate e cento chili di cocaina, trovate dalla Finanza in un container transitato nel porto di Genova.

Una quantità rara di droga, la maggiore scoperta dalle forze dell' ordine dall' inizio degli anni Novanta, e di estrema qualità nelle analisi di laboratorio. Non poteva che essere così, in considerazione del provvisorio punto previsto d' arrivo di quel container, Barcellona, il luogo dove sarebbe stata trattata e divisa la cocaina, acquistata da cinque organizzazioni che poi avrebbero gestito il ritorno in Italia, per la vendita all' ingrosso e al dettaglio.
genova sequestrate 2 tonnellate di cocaina 2GENOVA SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI COCAINA 

In Europa, la base per gli incontri con gli emissari colombiani per le trattative è proprio la Spagna. Lo è per una ragione che potrebbe apparire banale, la frequenza dei voli diretti con il Sudamerica.
Arrivava dalla Spagna «El Ruso», soprannome di Miro Rizvanovic Niemeier, doppia cittadinanza bosniaca e tedesca, e a lungo, prima dell' arresto a Civitavecchia (aprile 2017), l' estradizione e l' uccisione (lo scorso ottobre in Colombia), «collante» tra gli acquirenti europei, soprattutto la 'ndrangheta e gruppi di albanesi, e il «clan del golfo», l' organizzazione paramilitare colombiana attiva nel narcotraffico e venditrice delle tonnellate di Genova.

genova sequestrate 2 tonnellate di cocaina 1GENOVA SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI COCAINA 
«El Ruso» si oppose a quell' estradizione, consapevole che gli avrebbero fatto pagare il sequestro di cocaina, cento chili destinati a Milano. L' omicidio aveva innescato un vortice di vendette, sia interne alla criminalità, sia contro lo Stato, mai esente da trattative con gli stessi narcos: la strage alla scuola militare di Bogotà il 17 gennaio (20 vittime), è il secondo evidente segnale di un «equilibrio» disintegrato e che ha provocato, in Europa, un calo di «disponibilità» della cocaina sudamericana.

Del sequestro nel porto, consigliano gli stessi investigatori, bisogna rilevare due dati. Il primo: il sequestro è «merito» di una soffiata di rivali del «clan del golfo». Il secondo dato: non praticando le mafie un assolutismo logistico, è indubbio, come osservato dal procuratore di Genova Francesco Cozzi, un ricorso, in alternativa all'«inflazionato» porto di Gioia Tauro, di quello di Genova, e insieme di Livorno con perno sull' isola d' Elba.

genova sequestrate 2 tonnellate di cocaina 5GENOVA SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI COCAINA 
Qualcuno osserva che sarebbe stato più tattico non arrestare quel 59enne spagnolo che a Barcellona aspettava il carico, in quanto probabile ultima pedina della filiera, e ugualmente, ripete al Corriere una fonte della polizia, quest' operazione farà capire l' importanza di ripristinare la piena efficienza dei reparti anti-droga delle forze dell' ordine, ferme nell' allestimento di grandi strategie per intercettare a monte le organizzazioni criminali. Analisi che non inficiano l' inchiesta di Genova, utile per ulteriori riflessioni.

genova sequestrate 2 tonnellate di cocaina 4GENOVA SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI COCAINA 
Abbiamo parlato della qualità della cocaina: dalla Spagna transitano i migliori carichi, con prezzi superiori rispetto ad Anversa. Se è storico l' attivismo della 'ndrangheta nella droga, che qui e non altrove costruisce il suo impero, c' è una tendenza in crescita, e ha per protagonisti quei gruppi albanesi dei quali le cosche si fidano sempre più: il baratto. Ingenti scambi di droga con il passaggio di merce e non di denaro, eroina dalla Turchia per la cocaina dalla Colombia. Ogni mese, per sua ammissione, «El Ruso» muoveva in Italia 10 tonnellate di cocaina, delle quali sei rimanevano nella nostra nazione.

genova sequestrate 2 tonnellate di cocaina 6GENOVA SEQUESTRATE 2 TONNELLATE DI COCAINA 
La droga genovese avrebbe generato un incasso finale di 560 milioni di euro. Moltiplicato per tre arrivando al totale delle sei tonnellate di «El Ruso», oltre un miliardo e mezzo di euro ogni trenta giorni. Ovvero 33 milioni di sniffate. 

Il sequestro genererà una scia di morte in Sudamerica con ricadute in Europa: più d' uno aveva garantito che il carico sarebbe approdato, più d' uno ne aveva garantito l' acquisto.

Fonte: qui

DOPO LO SBARCO DEI 47 MIGRANTI LA SEA WATCH È ANCORA ORMEGGIATA A CATANIA.

POLIZIA E GDF SULLA NAVE PER INTERROGARE L’EQUIPAGGIO: SONO STATE RILEVATE “UNA SERIE DI NON CONFORMITÀ” 
SALVINI: “IL PROCESSO È UNA CHIARA INVASIONE DI CAMPO”
LA SEA WATCH ANCORA A CATANIA, 'IRREGOLARITÀ SULLA NAVE'
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E' ancora ormeggiata al porto di Catania la Sea Watch. La nave ha già caricato viveri, carburante e quanto necessario per riprendere la navigazione. E' arrivato anche il nuovo equipaggio. Ieri il capo missione e il comandante sono stati sentiti per ore, a bordo della nave, sull'operazione di salvataggio dei 47 migranti sbarcati a Catania e sui successivi movimenti dell'imbarcazione da personale della squadra mobile della Questura e da militari della Guardia di finanza.

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Accertamenti amministrativi sulla nave sono ancora in corso da parte della Capitaneria di porto. Da fonti legali della Ong si apprende che, al momento, nessun passaporto è stato ritirato, che non esiste una comunicazione di divieto di ripartenza e che nessuna convocazione è stata diramata dalla Procura di Catania.

Sulla Sea Watch 3 sono state rilevate "una serie di non conformità" che riguardano sia "la sicurezza della navigazione", sia "il rispetto della normativa in materia di tutela dell'ambiente marino". E' quanto rende noto la Guardia Costiera al termine dell'ispezione amministrativa effettuata sulla nave che ieri ha sbarcato a Catania 47 migranti. Fino a quando non verranno risolti i problemi sollevati, sottolinea ancora la Guardia Costiera, la nave non potrà lasciare il porto di Catania.
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Sea Watch a Catania, applausi e abbracci tra i migranti - Applausi, sorrisi e un accenno di intonazione dell'inno nazionale italiano. E' diventata una festa lo sbarco a Catania dei 47 migranti da 13 giorni a bordo della Sea Watch 3 e al centro di un braccio di ferro tra l'Ong tedesca e il governo italiano che ha bloccato per cinque giorni la nave alla fonda al largo di Siracusa. I 32 maggiorenni sono stati portati con un autobus nell'hotspot di Messina in attesa della loro redistribuzione negli otto Paesi europei disponibili ad accoglierli, tra cui l'Italia.
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"Ne prenderemo uno" annuncia il ministro Salvini, in attesa di "sigillare i porti", anche perché, sostiene, "non possiamo farci dare lezione da qualche furbetto che viene dalla Germania con una nave...". I 15 minorenni sono invece in un centro di accoglienza di Catania inserito nel progetto Fami del Viminale. Su loro la tutela del Tribunale per i minorenni che li rende "non trasferibili" senza l'autorizzazione del giudice. Ha avuto una navigazione lenta la Sea Watch 3, bloccata fino all'alba a Siracusa per un guasto al verricello dell'ancora.

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Infine la partenza, scortata da motovedette di Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto, fino alla destinazione finale: Catania. Subito dopo l'attracco è scattata la 'festa' con i migranti che hanno applaudito e si sono abbracciati tra loro e con l'equipaggio. Poi foto e video dalla nave sulla terra promessa. Che non conoscevano: alcuni di loro, dopo lo sbarco, hanno chiesto ai volontari della Cri "ma dove siamo?"; ricevendo chiarimenti, "siete in salvo, a Catania, in Italia, in Europa...".

la sea watch attracca a catania 10LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
"Le loro condizioni fisiche - spiega il presidente della Cri Siciliana, Luigi Corsaro - non destano particolare preoccupazione. Sicuramente il problema più importante è quello psicologico di persone che per giorni sono state a bordo in attesa di sbarcare". Felice per la soluzione adottata dal Tribunale per i minorenni è Giovanna Di Benedetto: "a ciascuno di loro è già stato assegnato un tutore legale cosa per cui Save The Children si batte da tempo". Ma lo sbarco non chiude la vicenda.

salvini a porta a porta 6SALVINI A PORTA A PORTA
Il ministro Salvini torna sui dubbi di correttezza sull'Ong: "Non mi sostituisco ai giudici, ma mi risulta che ci siano più elementi di irregolarità nella Sea Watch: col mare in tempesta invece di andare in Tunisia sono venuti in Italia. Quanto meno strano". Affermazioni che l'organizzazione non governativa contesta e, dopo avere scritto di essere "contenta che il calvario sia finito per i nostri ospiti", ribadisce le perplessità per l'approdo alle pendici dell'Etna: "Dobbiamo andare a Catania - posta - un porto dove c'è un procuratore noto per la sua agenda sulle Ong che salvano in mare. Se questa non è una mossa politica, non sappiamo cosa sia.

la sea watch attracca a catania 11LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Speriamo per il meglio, ma ci aspettiamo il peggio". Ma la temuta ipotesi di un sequestro o di un altro provvedimento giudiziario, almeno per il momento, non arriva. Poliziotti, finanzieri e uomini della Capitaneria di porto sono saliti sulla nave, ma per "indagini di routine" disposte dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, secondo "un protocollo consolidato nel tempo". Polizia e fiamme gialle hanno sentito il capitano e l'equipaggio sulle operazioni di salvataggio e sulla rotta seguita.

la sea watch attracca a catania 2LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Accertamenti amministrativi sono in corso invece da parte della Capitaneria di porto. Al momento non ci sono indagati sostiene uno dei legali della Ong, l'avvocato Alessandro Gamberini, che anticipa la strategia di un'eventuale battaglia legale: "la competenza è radicata a Siracusa, dove la nave è approdata, non a Catania".

salvini a porta a porta 7SALVINI A PORTA A PORTA
Da Torino intanto parte la battaglia di 'Lasciateci entrare' che ha denunciato il ministro per attentato alla costituzione, abuso in atti di ufficio, sequestro di persona, violenza privata e tortura. L'Unhcr, su Twitter, scrive che le Ong "hanno un ruolo vitale" per il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo e, dunque, deve essere "ripristinata la capacità di soccorso e sbarco" per le navi umanitarie. E in serata il ministro apre un altro fronte immigrazione in Sicilia: "via al trasferimento degli ospiti dal Cara di Mineo: la partenza dei primi 50 è in programma il 7 febbraio, mentre entro fine mese lasceranno la struttura altri cento". La chiusura entro l'anno.
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A CATANIA I 47 MIGRANTI DELLA SEA-WATCH SALVINI: IL PROCESSO INVASIONE DI CAMPO
Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

L 'approdo di ieri mattina sulla terraferma non mette fine al limbo in cui per due settimane ha navigato la Sea- Watch. Non più mare aperto ma un' incertezza politico-giudiziaria-amministrativa che la tiene bloccata al molo 25 del porto di Catania: l' equipaggio trattenuto a bordo per essere interrogato fino a sera (ma non ci sono al momento accuse formali), il personale di ricambio fermo a terra in attesa di indicazioni, gli incaricati della Ong per le verifiche sull' imbarcazione tenuti ai margini dal cordone disposto dalla prefettura. La nave non è sotto sequestro né c' è un provvedimento di fermo della capitaneria. E le «numerose irregolarità» evocate da Salvini non sembrano al momento riscontrate.
Sea Watch 64443bSEA WATCH 

L' unica certezza è così la fine dell' odissea dei 47 migranti a bordo, che alle 10 sono sbarcati, tra lacrime e abbracci, spaesati e stremati ma in buona salute. I maggiorenni sono stati portati presso l' hotspot di Messina per essere identificati, i 15 minorenni non accompagnati (tutti tra i 15 e i 17 anni, spaventati dai fuochi d' artificio di Sant' Agata e rassicurati dai mediatori di Save The Children ) in un centro di prima accoglienza. Una collocazione decisa dal tribunale dei minori di Catania, che aveva già allertato i servizi sociali di Siracusa, dove fino a mercoledì sera sembrava destinata la nave.

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Il cambio di rotta improvviso ha alimentato i sospetti che ci sia il tentativo di assegnare la competenza sul caso alla Procura di Catania anziché a quella di Siracusa, che ha già fatto sapere di non riscontare reati.

Il procuratore etneo Zuccaro ha spesso adottato una linea di contrasto all' azione delle Ong. I legali della Sea-Watch si dicono però sereni sia sull' eventuale contestazione dell' associazione a delinquere, già smontata per la Open Arms, sia per quella di favoreggiamento dell' immigrazione clandestina, che ricadrebbe nella competenza di Siracusa.

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Gli interrogatori della squadra mobile e della finanza si sono concentrati sulla rotta della Sea-Watch. Univoche le testimonianze: decine di mail e telefonate sono partite verso le autorità libiche e tunisine senza mai ricevere risposte. Da qui la scelta di condurre i migranti verso l' Italia.
Salvini intanto definisce «un' invasione di campo» l' eventuale processo per il caso Diciotti. E il premier Conte dice che «parlare di immunità è un falso».

Prosegue però la polemica nel governo sulla lettera al Corriere in cui Salvini chiedeva di negare l' autorizzazione a procedere: «Avevo avvertito la presidenza del Consiglio e il vicepremier Di Maio», ha detto ieri il ministro. Ma fonti M5S smentiscono: «Quando lo ha sentito, Di Maio ci ha riso su». L' indagine sul naufragio in cui il 18 gennaio sono morte 117 persone passa invece da Agrigento a Roma con l' ipotesi di omissione di atti di ufficio della Guardia costiera.
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PORTA A PORTA, SALVINI BOMBARDA I GIUDICI SUL CASO DICIOTTI: "CHIARA INVASIONE DI CAMPO"

"Se l'ho fatto per interesse pubblico o mio capriccio personale lo dovrà dire il Senato". Matteo Salvini si dice "tranquillo" dagli studi di Porta a porta con Bruno Vespa sulla decisione della giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di procedere nei suoi confronti da parte del Tribunale dei ministri sul caso Diciotti. "Io ero tranquillo - ha aggiunto Salvini - dicevo 'male non fare, paura non avere'. Tutti gli amici mi hanno detto che il processo sarebbe stata un'invasione di campo senza precedenti".

salvini a porta a porta 11SALVINI A PORTA A PORTA
A proposito poi della lettera al Corriere della sera, con la quale Salvini ha ribadito il motivo per cui i senatori dovrebbero respingere la richiesta dei giudici, svela un retroscena su cosa sia accaduto poche ore prima della pubblicazione: "Avevo avvertito la sera prima della lettera la Presidenza del Consiglio e il vicepremier Di Maio". Nessuna sorpresa quindi per l'ala grillina per quella missiva, anzi.

la sea watch attracca a catania 13LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
E sull'esito del voto a palazzo Madama, Salvini ribadisce la sua serenità: "So che ci sta leggendo le carte dubbi non ne ha, ma non mi voglio sostituire ai senatori. Chi ha letto le carte sa cosa è successo, che è stato un atto politico. Lascio ai M5s la loro scelta, ma penso che voteranno di conseguenza, avranno le idee chiare".

Fonte: qui


COME MAI QUANDO LE IMBARCAZIONI UMANITARIE NON SONO A ZONZO IN ACQUE LIBICHE I MIGRANTI NON VENGONO MESSI IN MARE? 
ECCO COME I “TAXI DEL MARE” INVOGLIANO I TRAFFICANTI A INCREMENTARE LE PARTENZE 

I DATI: DA INIZIO ANNO SONO SBARCATE IL 96% IN MENO DI PERSONE: QUASI TUTTE LE CHIAMATE DI SOCCORSO PARTONO DA UN “ALARM PHONE” GESTITO DA ONG
Chiara Giannini per “il Giornale”

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I buonisti hanno provato a smontare la tesi che la presenza delle Ong nel Mediterraneo invogliassero i trafficanti di esseri umani a incrementare le partenze. Ma i dati, inconfutabili, parlano chiaro. Quando le imbarcazioni umanitarie non sono in acque Sar libiche o, comunque, a zonzo nelle vicinanze e pronte a intervenire, praticamente nessun migrante viene messo in mare. E su questo, fanno sapere fonti vicine al Viminale, si sta indagando da tempo.

la sea watch attracca a catania 14LA SEA WATCH ATTRACCA A CATANIA
Ciò che accadde il 6 novembre 2017, quando nel tentativo di raggiungere a nuoto la nave di Sea Watch, cinque migranti annegarono, descrive bene ciò che succede. In quel momento stava intervenendo, per recuperare gli immigrati che erano in navigazione su un barcone, una motovedetta libica, all'epoca già in servizio attivo dopo gli accordi con Tripoli del ministro Marco Minniti. L'equipaggio dell'imbarcazione Ong invitò gli extracomunitari a salire a bordo, nonostante la Guardia costiera stesse cercando di fare il suo lavoro.
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Da lì la tragedia. Insomma, gli immigrati non vogliono essere riportati indietro, ma sperano nel traghettamento sicuro di quelli che, ormai, sono veri e propri taxi del mare. Certo, i numeri non sono quelli di un tempo, proprio grazie alle azioni che si stanno mettendo in campo e al fatto che entrare in Italia è ora molto più difficile del passato. Ma i trafficanti di esseri umani sanno perfettamente che quando le navi delle Ong sono in mare basta segnalare la presenza del gommone affinché i volontari dei recuperi partano.
profughiPROFUGHI

L'intelligence italiana starebbe indagando sugli affondamenti di alcuni gommoni. È vero che sono fatti di materiale fragile, ma non tutti devono necessariamente sgonfiarsi facendo naufragare gli occupanti. Perché i video realizzati dall'equipaggio delle navi del soccorso mostrano quasi tutti gommoni che stanno affondando?

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Laddove i dubbi insistano, resta la granitica certezza dei dati, che parlano chiaro. L'ultimo recupero in mare risale al 19 gennaio ed è quello a cura di Sea Watch 3, che ieri ha fatto scendere i 47 migranti che aveva a bordo, a Catania, dopo giorni di tira e molla tra Ong e governi europei. Una sola partenza, su due gommoni, è avvenuta dalla Libia in questi dodici giorni ed è quella del 22 gennaio, quando la Guardia costiera libica ha salvato un totale di 332 immigrati.

migrantiMIGRANTI
Eppure, fatta eccezione del 23 e dei giorni successivi, in cui c'è stato maltempo, le condizioni meteo non erano così sfavorevoli da impedire le partenze. Da inizio anno sono sbarcati in Italia 155 migranti, ovvero il 96,29 per cento in meno rispetto allo scorso anno e il 96,53 per cento in meno rispetto al 2017. La maggior parte di questi è stata recuperata dalle Ong o grazie a una segnalazione delle stesse. Quasi tutte le chiamate di soccorso da parte dei migranti partono da un Alarm Phone gestito da Organizzazioni non governative.

migranti a bordo della diciottiMIGRANTI A BORDO DELLA DICIOTTI




Guardando ai dati del passato i conti tornano tutti. Nel 2017, ad esempio, i recuperi avvenuti grazie alle Ong furono 6.609, contro i 3.485 delle navi dell'operazione Sophia. Quando al fatto dei «poveri migranti che scappano dalla guerra», sono ancora i dati a smontare le fandonie di chi tenta di riempire l'Italia di clandestini. Su 155 sbarcati quest'anno, 57 vengono dal Bangladesh, 38 dall'Iraq, 31 dalla Tunisia, 13 dall'Iran, 9 dall'Egitto e le altre nazionalità a seguire. Di libici, invece, in Italia non ne è sbarcato neanche uno. Ora che la Sea Watch è quasi pronta a ripartire, chissà che le non si avvisti qualche altro barcone.

Fonte: qui


TONINELLI: “LA SEA WATCH? E’ REGISTRATA COME UNO YACHT”
LA NAVE BLOCCATA A CATANIA, IL MINISTRO SU FACEBOOK: “NON È IN REGOLA PER COMPIERE AZIONI DI RECUPERO DEI MIGRANTI IN MARE"

danilo toninelli 3DANILO TONINELLI 
Irregolarità sulla Sea Watch 3. A causa di "una serie di non conformità" che riguardano sia "la sicurezza della navigazione", sia "il rispetto della normativa in materia di tutela dell'ambiente marino"  la nave non potrà lasciare Catania.

E' quanto rende noto la Guardia Costiera al termine dell'ispezione amministrativa effettuata sulla nave che ieri ha sbarcato a Catania 47 migranti. Fino a quando non verranno risolti i problemi sollevati, sottolinea ancora la Guardia Costiera, la nave non potrà lasciare il porto di Catania.
toninelliTONINELLI


"La nostra Guardia Costiera ha effettuato il fermo amministrativo della SeaWatch3 per violazioni delle norme in materia di sicurezza della navigazione e di tutela dell'ambiente marino", scrive su Facebook il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. "Stiamo parlando di una imbarcazione registrata come pleasure yacht, che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare". Quindi il ministro parla di uno yacht  - non attrezzato per operazioni di salvataggio  - su cui sono stati tenuti giorni e giorni in mare 47 migranti.

Fonte: qui

I TOPI INVADONO ANCHE IL CAMPIDOGLIO, L'ALLARME: “RISCHI BIOLOGICI PER I LAVORATORI”


TROVATI ESCREMENTI DI RODITORI DENTRO GLI UFFICI DELLA RAGIONERIA 
LA PRESIDENTE DEI REVISORI: “LE PANTEGANE ORMAI CI FANNO COMPAGNIA, AMBIENTE INSANO” 
LA COLPA E' DEI RIFIUTI IN STRADA: ECCO PERCHE'
Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”

L' esercito dei topi espugna il Campidoglio. Dopo avere attorniato gli ospedali proprio ieri il Sant' Andrea fatto capolino nei cinema, nei licei, nelle stazioni del metrò, l' armata dei roditori dell' Urbe, rifocillata dal pattume che continua a traboccare dai cassonetti, è riuscita a far breccia perfino nella sede del Comune di Roma, non lontano dagli uffici della sindaca Virginia Raggi e dei suoi consiglieri più fidati. Avvenimento forse simbolico sul degrado di Roma, ma anche allarmante, in modo molto concreto, per i dipendenti a cui tocca lavorare con la compagnia, non proprio desiderata, dei ratti.

La presenza dei topi «espone i lavoratori a un rischio biologico», ha scritto la Ragioneria generale del Comune, in un documento di cui Il Messaggero è venuto in possesso, del 13 dicembre scorso. «Presso la sede della Ragioneria», che è ospitata nel cuore del Campidoglio, «in particolare presso l' ufficio del Revisore dei Conti, sono state riscontrate presenze di escrementi di roditori». Scoperta che ha fatto suonare l' allarme rosso, perché c' è il pericolo di incappare in una violazione del «Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro», che difatti viene richiamato nel provvedimento.

TOPI ROMA 2TOPI ROMA 
«Ormai siamo abituati, le pantegane ci fanno compagnia mentre facciamo i calcoli», racconta, con un pizzico di sarcasmo e una discreta dose di rassegnazione, la presidente dell' Organismo di revisione economico-finanziaria del Comune, Federica Tiezzi. «A furia di sentirci, i topi saranno diventati esperti di bilanci comunali, più di certi politici...». Scherzi a parte, dice il capo dei Revisori, «la verità è che alcuni uffici del Campidoglio sono insani». Inutili, almeno fino a ieri, le proteste. «Abbiamo spedito reclami all' Assemblea capitolina dice sempre Tiezzi ai consiglieri, sono stati chiamati i tecnici delle derattizzazioni, saranno venuti venti volte o giù di lì, ma niente...».

A giugno una colonia di roditori era stata avvistata sotto la Cordonata, la scalinata progettata da Michelangelo che porta fino alla statua di Marc' Aurelio.
TOPI ROMA 3TOPI ROMA 
Ora, evidentemente, le pantegane hanno sbaragliato l' ultima, fragile difesa, conquistando il Palazzo.

«Topi a Roma? Mai visti», diceva, sfidando il dileggio dell' opposizione (e forse anche il buonsenso), l' assessora all' Ambiente, Pinuccia Montanari, fedelissima di Beppe Grillo nella giunta di Roma. «Sono una persona che vive la città, una sopralluoghista, sinceramente devo dire di non avere mai visto un topo nella Capitale. La situazione è assolutamente gestita e la miglioreremo», assicurava solo qualche mese fa.

TOPI ROMATOPI ROMA
LE SCORRERIE 

Invece le scorrerie dei ratti sono aumentate a vista d' occhio, complice anche la crisi dell' immondizia, sempre più nera. Solo la scorsa settimana, in ordine cronologico: topi morti sono stati trovati dentro al cinema Barberini, nel cuore di Roma, costringendo 700 studenti a saltare la proiezione; in un liceo di Prati Fiscali hanno trovato le carcasse degli animaletti dentro al bagno; una colonia di topi è stata filmata mentre andava a spasso accanto alla metro Cipro, in zona Vaticano. E ieri un gruppo di roditori è stato avvistato proprio davanti all' ospedale Sant' Andrea, mentre scorrazzava beatamente accanto alla fermata del bus, tra i rifiuti sparsi in terra.

TOPI ROMA 1TOPI ROMA
Quanto al Campidoglio, la Ragioneria dopo l' allarme del dicembre scorso, ha avviato, tramite una società privata, le operazioni «di derattizzazione, disinfestazione e disinfezione delle aree esterne e interne». Ma stando alla presidente dei Revisori, le pantegane continuano ad aggirarsi tra le scrivanie, come niente fosse.
E chissà che a qualcuno non venga in mente di rivolgersi a un esperto di tutt' altra caratura, quello raccontato dai fratelli Grimm, al motto di «state calmi, state calmi, non c' è nulla di tragico, basta chiamare il pifferaio magico».
VIRGINIA RAGGIVIRGINIA RAGGI

LA COLPA È DEI RIFIUTI IN STRADA: «TROPPO CIBO, SI MOLTIPLICANO»
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”

Quando i dipendenti dell' Ama scaricano i cassonetti o liberano le strade dai rifiuti accumulati sanno che spesso c' è un nemico nascosto: i topi. «Ferma - precisa il professor Enrico Alleva, etologo e presidente della Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell' Ambiente - quelli che voi chiamate topi, in realtà sono ratti. E a Roma c' è un' invasione di ratti». Qual è la differenza? Soprattutto di peso. Se il topo è un peso piuma, il ratto è un massimo. In media il topo è 20-25 grammi, il ratto 250. 

A favorire la diffusione dei ratti c' è stata, negli ultimi anni, la resa sul fronte della raccolta dei rifiuti: la spazzatura resta sui marciapiedi, soprattutto la parte organica e gli alimenti, consentendo ai ratti di trovare da mangiare.
rifiuti topi morti romaRIFIUTI TOPI MORTI ROMA

Alleva: «Più rifiuti ci sono per strada, più i ratti si moltiplicano. In altri termini: i ratti hanno dei meccanismi neuro ormonali molto efficaci e procreano maggiormente quando c' è più cibo a disposizione. Se ci fossero meno rifiuti alimentari disponibili, diminuirebbero automaticamente». Le femmine dei ratti sono più feconde quando c' è più da mangiare. E tra i ratti c' è un' organizzazione oliata, tanto che di fronte a un alimento nuovo c' è un assaggiatore, con gli altri che aspettano la reazione prima di mangiare. Per questo si utilizzano veleni che agiscono lentamente, ma tra i ratti - secondo quanto spiega il professor Alleva - sono stati osservati alcuni esemplari che stanno diventando resistenti anche ai veleni. Sarebbe utile ad esempio non abbattere i platani dove vivono allocchi, gufi e barbagianni, predatori dei ratti. E i gatti? «Secondo alcune osservazioni a New York il gatto punta sui topi, ma il peso dei ratti è troppo elevato».

HORROR 

Gli ultimi episodi a Roma sono da pellicola horror, potrebbero dare ispirazione a una nuova serie di Netflix. Immaginate 700 studenti che raggiungono il centro storico per la proiezione di un film in una multisala e scoprono che nella sala hanno trovato numerosi topi (anzi ratti) morti e l' Asl ha emesso un provvedimento di chiusura e sospensione dell' attività. Se i ragazzi l' altro giorno sono tornati a casa, il pensiero di molti cinefili è andato alle serate passate al buio in quella sala: l' incubo è che a seguire la proiezione vi fossero anche i ratti. Seconda traccia per la fiction.
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Sempre a metà settimana, vicino al Vaticano dove ogni giorno passano decine di migliaia di turisti, oltre a tantissimi romani: a Prati, tra via Meloria e via Angelo Emo, decine di ratti sono stati visti (e filmati) uscire sul marciapiede.

Da dove partiva l' invasione degli ultra-topi? Proprio dai cassonetti, in particolare da alcune buste di spazzatura non raccolte.

Anche in centro storico, dove i cassonetti non ci sono più, non è così anomalo a Roma incontrare uno o più ratti. Il problema è che i passaggi della differenziata a volte saltano, la parte organica resta per strada. Ancora: per ragioni di sicurezza in chiave anti terrorismo, non ci sono più i cestini di ghisa, ma si ricorre a sacchetti trasparenti di plastica. Oltre ad essere molto brutti, si rompono molto facilmente, così i rifiuti si accumulano sui sampietrini e scatta l' all you can eat non solo per i ratti, ma ad esempio anche per i gabbiani divenuti sempre più numerosi, invadenti e robusti a Roma. La Capitale paga, pesantemente, le difficoltà della raccolta dei rifiuti, causate dalla poca efficienza dell' Ama e da metà dei mezzi fermi nei garage per la mancata manutenzione, ma anche dalla carenza di impianti, che si è aggravata dopo l' incendio del Tmb di via Salaria.

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LA PRODUZIONE 

Inoltre, la produzione dei rifiuti è aumentata, nonostante la giunta Raggi avesse puntato molto sul contrario, sulla riduzione (nel 2016 scrisse in un piano che sarebbero stati prodotte 200 mila tonnellate in meno all' anno). Tutti questi elementi hanno regalato splendide vacanze di Natale e Capodanno ai ratti, perché praticamente per tutto il mese di dicembre e fino a metà gennaio quasi tutti i quartieri di Roma erano ricoperti di rifiuti e cenoni a volontà per i roditori. Solo dopo il 20 gennaio si è tornati alla normalità, (anche se, secondo il gruppo dipendenti Ama Lila la normalità a Roma significa appena il 20 per cento di cassonetti non svuotati con puntualità).

Fonte: qui


CHI RIPARA LE VORAGINI DI ROMA? I CARCERATI 
VIA AI LAVORI NELLE STRADE DELLA CAPITALE: CON I 30 DETENUTI ASFALTATORI DI REBIBBIA ANCHE TUTOR E GUARDIE 
LA RAGGI: “UN DUPLICE SUCCESSO. I RAGAZZI IMPARANO UN MESTIERE CHE LI AIUTERÀ UNA VOLTA FUORI E FANNO QUALCOSA DI UTILE PER LA CITTÀ” 
Clarida Salvatori per il "Corriere della Sera"
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Dove non sono arrivate le ditte appaltatrici, sono arrivati loro: trenta detenuti «asfaltatori» del carcere di Rebibbia, scelti tra coloro che hanno una breve pena residua da scontare e un basso indice di pericolosità, che da ieri hanno cominciato a prendersi cura delle strade della Capitale. E dell' ormai annoso problema delle voragini che si aprono di continuo e che non poche vittime della strada hanno causato. Tra loro Elena Aubry, morta in sella alla sua moto sulla via Ostiense a causa del manto stradale disconnesso. «Ben venga - ha commentato la mamma di Elena, Graziella Viviano -. Ma un Comune non può affidarsi sempre a soggetti esterni perché non riesce a risolvere in proprio un problema così rilevante per i suoi cittadini. Altro che riparazioni in emergenza».
Divisa arancione e blu, sono partiti dalla periferia: da via Mario Lizzani, nella zona di Torre Spaccata, a ridosso del Grande raccordo anulare.

E hanno trascorso una mattinata a rattoppare buche, ridisegnare strisce pedonali ormai cancellate dal tempo, ripulire caditoie tappate da cumuli di foglie e rifiuti. Sotto lo sguardo attento dei tutor di Autostrade per l' Italia, che li hanno formati con un corso specifico, e delle guardie penitenziarie, hanno messo in pratica il mestiere che per loro potrebbe anche essere l' opportunità di una nuova vita.
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«Un duplice successo - le parole della sindaca Virginia Raggi, che il 7 agosto 2018 ha firmato il protocollo d' intesa "Mi riscatto per Roma", con il Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria e Autostrade per l' Italia -. Da un lato, i ragazzi sono impegnati in un' attività all' esterno del carcere e imparano un mestiere che li aiuterà una volta fuori; dall' altra fanno qualcosa di utile per la città». Come d' altronde era già accaduto per i carcerati «giardinieri» che a marzo del 2018 avevano ripulito parchi e ville, coordinati dal servizio Giardini del Campidoglio. Nelle prossime settimane, quei fratini colorati saranno impegnati in interventi in altri quartieri.
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«Le squadre stanno lavorando molto bene - ha commentato Francesco Delzio, direttore relazioni esterne e affari istituzionali di Autostrade per l' Italia Spa -. Si tratta di un' iniziativa dall' alto valore simbolico ma anche con una ricaduta positiva per la città».

La best practice dei detenuti «asfaltatori» potrebbe presto superare i confini della Città Eterna. Sono infatti allo studio, con i sindaci di altre realtà metropolitane e con i presidenti dei tribunali di sorveglianza, modelli e protocolli.
VIRGINIA RAGGIVIRGINIA RAGGI
Forse da esportare anche all' estero. L' ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine in Messico ha infatti scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: «"Mi riscatto per Roma" può essere di grande interesse per il Messico: vogliamo verificarne la trasferibilità». Fonte: qui
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