9 dicembre forconi: 02/08/19

venerdì 8 febbraio 2019

Guerra e sovrappopolazione.



La guerra sta tornando d’attualità. Molti ne parlano e si chiedono se dove scoppierà la prossima "Grande Guerra".  Ovviamente, non è possibile fare previsioni, ma si possono valutare i livelli di rischio, tenuto conto di una serie di parametri fra cui la demografia che, però, viene spesso trattata con superficialità.  Il "numero" non sempre "è potenza" e può anzi essere una fatale debolezza; dipende non tanto da quanta gente c'è, bensì da come la crescita demografica si interseca con quella economica, oltre che con i parametri politici, tecnologici e militari.   Vediamo di fare un poco di chiarezza, cominciando a capire che cos'è la "sovrappopolazione", perché non è così banale come potrebbe sembrare.



La sovrappopolazione negli altri animali.


Negli altri animali le cose sono relativamente semplici, almeno sul piano concettuale.  La sovrappopolazione è il fenomeno che si verifica quando il numero di capi supera la capacità di carico del territorio; vale a dire la locale disponibilità di risorse (cibo, acqua, rifugio, tranquillità, ecc.).  Normalmente negli ecosistemi naturali non ci sono problemi con i rifiuti che sono risorse per altri elementi della biocenosi.

Di solito, le popolazioni non superano la soglia della propria sostenibilità perché ne sono impedite dalla crescente efficacia di una serie di retroazioni negative (peggiore alimentazione, peggiori rifugi, maggiore predazione, epidemie, ecc.).
Se la popolazione si mantiene a lungo vicino alla capacità di carico, una parte dei giovani emigra, in cerca di nuovi territori.  Di solito muoiono presto, ma alle volte fondano nuovi nuclei vitali e l’areale della popolazione si espande.   Il ritorno del lupo in gran parte d’Europa ha seguito questo schema, grazie alla presenza di vaste superfici boschive ed all'abbondanza di ungulati selvatici.

Talvolta però, inconsuete combinazioni di eventi, o la particolare biologia di alcune specie, portano a superare la fatidica soglia, causando un degrado dell’ecosistema.   La conseguenza è sempre una morìa che è tanto più grave quanto più è ritardata.   Anche le leggendarie “migrazioni” dei lemming sono in realtà delle ecatombe perché quasi nessuno degli individui che partono sopravvive abbastanza da riprodursi.   Nelle locuste migratrici poi, lo sciame migrante è addirittura composto da individui sterili.

Il punto importante è che, per ogni giorno in cui la popolazione rimane al di sopra della propria capacità di carico, l’ambiente si degrada riducendo la capacità di carico stessa. Spostando cioè al ribasso il livello di equilibrio che si dovrà necessariamente raggiungere.

Come dire che più precoce e più rapido è il colpo di falce, minore è il numero dei morti necessario per salvare la popolazione.

Questo lo sanno tutti ed è per questo che parlare di sovrappopolazione umana è così allergenico.



La sovrappopolazione umana.


Nella nostra specie la dinamica ecologica accennata sopra rimane valida, ma ad essa si sommano molte altre variabili che complicano notevolmente il quadro.  Vediamo i principali ordini di fattori coinvolti.

Risorse.  Lo abbiamo in comune con le altre specie, ma per noi è molto più complesso in quanto la nostra vita dipende da un economia e da una tecnologia senza precedenti che richiedono un flusso continuo di praticamente qualunque cosa esista ed in particolare di energia.   Cioè la nostra specie è l’unica ad essere letteralmente “onnivora” e questo ci rende una vera e propria “mina vagante” all'interno della Biosfera.

Discariche.  Al contrario degli altri animali, molto spesso per noi il principale fattore limitante non è la carenza di risorse, bensì l’inquinamento provocato dal loro consumo.  Il Global Warming ed il buco nello ozono sono dei casi ben noti, ma certamente non i soli.

Cultura e religione.  Le credenze considerate identitarie hanno un forte impatto sulle scelte umane, compresi il comportamento riproduttivo e la predisposizione alla violenza.  Possono cambiare, ma solo se vengono sostituite con una diversa fede (anche laica) altrettanto profondamente sentita.   Diversamente dagli altri animali, fra la propria vita e la propria identità culturale, spesso l’uomo sceglie la seconda, magari senza rendersene conto.

Struttura sociale.  In particolare, il grado di autonomia delle donne nel decidere di se stesse ha un forte impatto sulla natalità che risulta minore nelle società meno discriminatorie nei confronti delle femmine.   Invece, la longevità degli anziani dipende soprattutto da fattori economici e ambientali.  La possibilità di migrare dipende, infine, da un complesso di fattori politici e militari; tutti fattori che hanno molto a che fare anche con la predisposizione alla violenza.

Dinamica e struttura demografica.  Rispetto alle altre grandi scimmie, l’uomo è potenzialmente molto longevo, cosa che gli consente di avere tassi di crescita demografica molto rapidi malgrado la relativamente bassa natalità e la lunghezza del periodo prepuberale.   Un’altra caratteristica, questa, che contribuisce a rendere la nostra specie particolarmente destabilizzante.

Il punto qui fondamentale è però che, quando la popolazione comprende una maggioranza di giovani, la società è strutturalmente turbolenta e facilmente vira alla violenza anche estrema.  Secondo Gaston Bouthoul (padre della "polemologia") il cosiddetto “bubbone giovanile” è l’unico ingrediente comune a tutte le guerre conosciute.  Diciamo che costituisce una condizione necessaria, ma non sufficiente allo scoppio di conflitti che abbiano impatti demografici significativi.

EconomiaLa crescita economica scatena la crescita demografica, fra le due si attiva quindi una retroazione positiva che dura fin quando gli altri fattori lo consentono.  Prima o poi la crescita economica però rallenta e finisce, mentre la crescita demografica continua ancora per qualche tempo, erodendo il benessere acquisito nella fase precedente e generando quindi miseria, paura e rabbia. Cioè creando i presupposti per scoppi di violenza di vario genere.  Esattamente quello che sta accadendo a noi proprio adesso.

Tecnologia.  La tecnologia non consente di ricreare le risorse distrutte, ma consente di usarne di nuove e/o di sfruttare con maggiore efficienza quello che resta.  Il suo effetto è quindi quello di aumentare la capacità di carico umana, ma a costo di erodere lo spazio ecologico delle altre specie.   Migliore è la tecnologia disponibile, più ampia è la nostra nicchia ecologica, a scapito di tutte le altre.
Inoltre, la tecnologia evolve in tempi inimmaginabilmente più rapidi di quelli dell’evoluzione biologica, col risultato di fare della nostra specie un’entità sempre e comunque aliena e sovversiva di biocenosi che, al contrario, sono di solito costituite da popolazioni coevolutesi le une in funzione delle altre per tempi lunghissimi.

Finora, il progresso tecnologico è proceduto a passo di carica grazie alla sinergia fra esso ed un flusso crescente di energia netta per alimentare la tecnologia stessa.  Una sinergia che però sta entrando in crisi con l’irreversibile degrado quali-quantitativo delle fonti energetiche.  Questo apre scenari nuovi e preoccupanti circa la competizione per le risorse rimaste e, in una prospettiva leggermente più lunga, per il livello tecnologico delle società del prossimo futuro.

Comunque, il punto fondamentale  è che se cresciamo tanto da far collassare i servizi ecosistemici vitali (tutti dipendenti da specie non umane), ci condanniamo da soli all'estinzione. Quale che sia la tecnologia di cui disponiamo.

Tutti questi ordini di fattori sono interdipendenti ed è perciò che non è possibile stabilire a priori quanta gente può vivere pacificamente in una determinata regione o sulla Terra intera.  Si può però capire quando il nostro impatto è eccessivo osservando una serie di indicatori.  Peggioramento delle condizioni ambientali, aumento della turbolenza sociale e dei flussi migratori, peggioramento dell’economia, governi più autoritari, minore natalità e/o maggiore mortalità, disoccupazione, tendenza alla disgregazione delle società complesse in strutture più semplici, miseria, ecc.  sono tutti sintomi di sovrappopolazione.

Attenzione che nessuno di questi è specifico della sovrappopolazione e non necessariamente tutti sono presenti, ma quando alcuni di questi si manifestano, sarebbe doveroso drizzare le antenne.  Anche perché, se si supera la soglia, si rientra necessariamente in quella dinamica di rincorsa al ribasso fra popolazione e capacità di carico, già vista per le specie non umane.



E la guerra in tutto ciò?


Dunque la sovrappopolazione è uno stato patologico ricorrente in cui la quantità di individui x consumi x tecnologia (la leggendaria formula I=PAT) inizia a produrre dei cambiamenti ambientali avversi tipo erosione, estinzioni, inquinamento, turbolenza sociale, estrema povertà, ecc.   Di solito questo avviene al termine di una fase di rapida crescita demografica, quindi con un gran numero di giovani che hanno ben poche prospettive, cosa che rende la società particolarmente soggetta alla violenza Non tutte le guerre sono state provocate dalla sovrappopolazione e non tutte le crisi demografiche si sono risolte con una carneficina, ma di solito una fase di violenza estrema è la valvola di sfogo di queste situazioni.

Anche le migrazioni sono sempre state connesse con guerre (in senso lato), tranne nei pochi casi in cui le società d’arrivo si trovavano ad avere il problema opposto: una popolazione insufficiente a sfruttare pienamente le opportunità di crescita del momento.   Ed una cosa non esclude l’altra.  Ad esempio, in passato i governi di alcuni stati hanno incoraggiato l’arrivo di grandi masse di migranti che sono stati utilizzati per sviluppare le opportunità economiche del momento e, contemporaneamente, eliminare le popolazioni indigene che facevano ostacolo.  La colonizzazione degli USA è il caso più celebre, ma la colonizzazione della Siberia, di vaste regioni del Sud-america, dell’Australia e di molte altre zone hanno seguito uno schema analogo.  Diciamo che la storia delle civiltà è anche la storia dell’eliminazione delle civiltà precedenti. In questo, la civiltà industriale non ha inventato assolutamente nulla, ma ha accelerato ed ampliato gli effetti di questo tipo di dinamica.

Questo, in soldoni, il quadro, solo che oggi ci troviamo di fronte ad una crisi di sovrappopolazione molto atipica per due peculiarità:

1 – Per la prima (e probabilmente ultima) volta nella storia la crisi riguarda l’intero pianeta contemporaneamente e non esistono oramai degli spazi relativamente liberi.  Né spazi geografici, né politici, né economici (se non in misura minimale).

2 – Una parte dei paesi sta vivendo una situazione classica di impatto fra popolazione in rapida crescita e capacità del territorio.   Altri stanno ugualmente impattando contro i propri limiti, ma con una natalità ridotta da tempo ed un’età media assai superiore.  Insomma, mentre alcuni paesi soffrono per un classico “bubbone giovanile”, altri soffrono per un “bubbone senile”, ma in entrambi i casi vi è più gente e più consumo di quanto le condizioni ambientali possano reggere.

Il “bubbone senile”sembra più gestibile in quanto destinato a risolversi da solo in tempi non lunghissimi, specialmente se, come di solito accade, il declino economico provoca una riduzione dell’aspettativa di vita.  In ogni caso, le società con un'età media più avanzata sono meno portate alla violenza,a parità di altre condizioni.

Viceversa, il “bubbone giovanile” rappresenta un pericolo molto grave per tutti.  In assenza di una rapida crescita economica, analoga a quella che ha permesso di gestire il “baby boom” occidentale e cinese degli anni ’60, una qualche forma di violenza estrema è inevitabile.  Quello che sta accadendo in tutti i paesi arabi ed in molti di quelli africani è emblematico.  Certo, come sempre ci sono anche altri ingredienti specifici di ogni particolare conflitto: interessi economici, ingerenze straniere, inimicizie storiche e molti altri, ma lo ”stato di sovrappopolazione” è l’ingrediente che costituisce la massa critica che altri fattori fanno poi detonare.

Se questo approccio è corretto, è molto improbabile che le grandi potenze scatenino la tanto temuta nuova guerra mondiale.  Presumibilmente, continueranno, ad usare la guerra come strumento per perseguire i loro scopi , ma sempre in un'ottica di conflitto locale, come del resto stanno facendo.  Sommosse e tumulti ci sono e ci saranno, specie a seguito di bruschi peggioramenti economici, ma porteranno a governi più repressivi e ad uno stretto controllo della popolazione, piuttosto che a vere rivoluzioni o guerre civili.

Certo, è possibile uno scontro diretto USA – Cina per il predominio sul mondo, ma lo ritengo assai improbabile sia per ragioni demografiche, sia perché il livello di rischio sarebbe troppo elevato per entrambi.

Viceversa, ci sono due potenze nucleari, India e Pakistan, che hanno tutte le caratteristiche per essere molto pericolose: estrema sovrappopolazione, bubbone giovanile, crisi economica, grande potere politico delle forze armate, forti tensioni interne, storica inimicizia e confini contesi.    Certo, è possibile che questi paesi tornino a scontrarsi senza coinvolgerne altri, oppure che la tensione sfoci in guerre interne, ma il rischio di un’ennesima carneficina in questo settore è comunque molto alto ed avrebbe conseguenze globali, anche se, speriamo, solo economiche.

Il secondo “hot spot”  di livello globale è naturalmente il Medio Oriente.   I motivi sono abbastanza analoghi a quelli visti sopra e uno stato di guerra per procura fra Iran ed Arabia Saudita è già in corso da molti anni.  Ultimamente sta vincendo l’Iran, ma i giochi sono aperti e c’è la possibilità di un coinvolgimento delle grandi potenze l’una contro l’altra.   Inoltre, in zona si trovano altre due potenze regionali pesantemente sovrappopolate, con un vistoso bubbone giovanile ed una politica sempre più aggressiva: Israele e Turchia.  Accanto c'è l'Egitto che coniuga una situazione demografica esplosiva, un'economia disastrata ed una forza armata di tutto rispetto. In pratica, un "gioco dei 5 cantoni" che può sfuggire di mano in qualunque momento scatenando una carneficina.

Esistono ancora una moltitudine di focolai di guerra, attuali e potenziali, specialmente in Africa, nonché in America centrale e meridionale, ma nessuno di questi ha, credo, la potenzialità per svilupparsi in una nuova guerra globale, anche se la certezza del futuro si può avere solo dopo che questo è diventato il passato.  E neanche sempre.



Concludendo


La sovrappopolazione è uno stato patologico che deriva da uno squilibrio tra crescita demografica ed altri fattori, principalmente economici ed ecologici.  Non può durare a lungo e prima si risolve, migliore è la vita di coloro che sopravvivono alla crisi.  Esistono molti modi per rientrare entro la capacità di carico, ma una certa dose di violenza è inevitabile.   Quanto lunga ed intensa sia però questa fase dipende da una moltitudine di fattori ed ogni crisi ha la sua esclusiva combinazione di "ingredienti". Tuttavia quando si è in presenza di un pronunciato "bubbone giovanile" la probabilità di giungere a conflitti sanguinosi e distruttivi è molto elevata.

L'analisi dei dati demografici degli ultimi decenni suggerisce però un moderato ottimismo. Finora, infatti, in tutti i paesi in cui la percezione del futuro si è fatta fosca, la natalità diminuisce.  Parallelamente, dove la crisi economica arriva ad intaccare i servizi sanitari e le pensioni, la mortalità torna ad aumentare.  Ne consegue una riduzione della popolazione che può diventare relativamente rapida, anche in assenza di grandi catastrofi.  Anzi, specialmente in assenza di grandi catastrofi che, finora, hanno sempre innescato dei “baby boom” di reazione, appena le condizioni lo consentono.

E' quindi legittima la speranza di poter evitare il collasso della biosfera e l’estinzione della nostra specie, soprattutto se i governi si adoperassero per salvaguardare i presupposti per la vita nel futuro: biodiversità, suoli, acqua.

Non potremo però evitare la violenza, specie nei paesi con popolazioni molto giovani.  Dobbiamo quindi lavorare per evitare che maturino i presupposti per essere coinvolti in rivolte e guerre particolarmente sanguinose, ma anche attrezzarsi per vincere quelle che risultassero inevitabili.


Jacopo Simonetta

Fonte: qui

The Coming Global Financial Crisis: Debt Exhaustion

L'economia globale supera il punto di massima saturazione del debito, quindi la prossima tappa è l'esaurimento del debito.


Proprio come i generali combattono l'ultima guerra, le banche centrali combattono sempre l'ultima crisi finanziaria. La crisi finanziaria globale (GFC) del 2008-09 è stata principalmente quella di liquidità in quanto i mercati si sono bloccati a causa del crollo del settore dei mutui subprime ad alto indebitamento che aveva trasformato la frode (punta di diamante di Manoj S.) attraverso prestiti e prestiti -a-implode titoli garantiti da ipoteca.

La "soluzione" della banca centrale alla frode istituzionalizzata e mercificata consisteva nell'abbassare i tassi di interesse a zero e consentire a decine di trilioni di nuovi debiti. Di conseguenza, il debito totale negli Stati Uniti è salito a $ 70 trilioni, circa 3,5 volte il PIL, e il debito globale è salito alle stelle da $ 84 trilioni a $ 250 trilioni. Il debito in Cina è esploso da $ 7 trilioni 2008 a $ 40 trilioni nel 2018.

Una cosa divertente accade quando si dipende dal prestito dal futuro (debito) per finanziare la crescita oggi: il nuovo debito non aumenta più la crescita, poiché i rendimenti sul debito aggiuntivo sono sempre più marginali. Ciò porta a ciò che definisco l'esaurimento del debito: i creditori non possono più trovare mutuatari solvibili, i mutuatari non vogliono più debito o non possono permettersi più debito, e il costo e il rischio del debito aggiuntivo superano di gran lunga i magri guadagni. Qualunque sia il credito emesso, si scommette su speculazioni che l'attuale bolla del giorno continuerà indefinitamente.

Sfortunatamente, tutte le banche centrali sanno come fare la liquidità per gonfiare le bolle degli asset e spremere l'emissione di più debitoSe le bolle speculative iniziano a sgonfiarsi, le banche centrali iniziano a comprare mutui, appartamenti vuoti, azioni e obbligazioni per sostenere mercati che altrimenti imploderebbero.

Allo stesso modo, sfortunatamente, sostenere le bolle speculative e stimolare più debito per inseguire i giochi speculativi aumenta solo la fragilità delle bolle di asset e l'economia che si è affidata a loro per la "crescita". Un concetto utile qui è la saturazione del debito: proprio come un materiale assorbente può contenere solo tanta acqua, una società, una famiglia o un'economia possono solo sostenere così tanto debito prima di servire il debito, ridurre il reddito e aumentare il rischio di default.

L'economia globale supera di gran lunga il punto di massima saturazione del debito, e quindi la prossima tappa è l'esaurimento del debito: un forte aumento delle insolvenze, un rapido declino della domanda di più debito, un crollo delle bolle di attivi che dipendono dal debito e un conseguente calo nell'attività economica, ovvero una profonda e profonda recessione che non può essere "riparata" abbassando i tassi di interesse o spremendo la creazione di più debito.

Tradotto automaticamente da Google


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UN POLIZIOTTO DI 28 ANNI È STATO AGGREDITO DA UN PUSHER MAGREBINO A VIAREGGIO

L’UOMO LO HA COLPITO CON UN MATTONE, PROVOCANDOGLI UNA FRATTURA AL CRANIO E UN’EMORRAGIA CEREBRALE 
CACCIA ALL’AGGRESSORE E POLEMICA POLITICA, LA LEGA: “INACCETTABILE, IL SINDACO CONTINUA A FAVORIRE L’ACCOGLIENZA NASCONDENDOSI DIETRO DICHIARAZIONI BUONISTE. HA ANCHE SOSTENUTO L’IMPUGNAZIONE DEL DECRETO SICUREZZA…”
IMMIGRATO AGGREDISCE AGENTE, IL PD: "SALVINI, BASTA PAROLE"
Federico Garau per www.ilgiornale.it

poliziotto ferma pusherPOLIZIOTTO FERMA PUSHER
Un agente di polizia di 28 anni è stato aggredito e ferito gravemente da un nordafricano nel corso di un’operazione antidroga a Viareggio durante la serata di l'altro ieri. Lo straniero ha infatti colpito in testa il poliziotto con un mattone, provocando una seria frattura al cranio e un’emorragia cerebrale. Il 28enne è stato soccorso da alcuni colleghi e poi trasportato in codice rosso all’ospedale Versilia di Lido di Camaiore (Lucca). Le condizioni preoccupanti dell’uomo hanno però spinto i sanitari a disporre un trasferimento d’urgenza presso la struttura più attrezzata dell’ospedale di Livorno, dove si trova tuttora ricoverato nel reparto di neurochirurgia.

immigrato aggredisce poliziottiIMMIGRATO AGGREDISCE POLIZIOTTI
L’agente è stato sottoposto nella notte ad un delicato intervento chirurgico per ricomporre la frattura frontale del cranio e dovrà rimanere sotto osservazione per le prossime 48 ore. Secondo le ultime notizie sarebbe cosciente e non più in pericolo di vita. Sarebbero inoltre tuttora in corso le indagini per risalire all’aggressore magrebino.

Il prefetto di Lucca Laura Simonetti e il questore di Lucca Vito Montaruli hanno raggiunto la struttura ospedaliera stamani per far visita al giovane poliziotto. Fortissime le polemiche e la rabbia tra gli esponenti politici della Lega. I consiglieri Alfredo Trinchese, Massimiliano Baldini e Maria Domenica Pacchini attaccano, come riportato da “LuccaInDiretta”. “Non è accettabile che un nostro agente, giovanissimo, mentre in servizio per contrastare il dilagante fenomeno dello spaccio, debba finire all'ospedale con il cranio sfondato, fratture multiple, rottura dell'orbita oculare ed emorragia cerebrale per le bottigliate ricevute da uno dei tanti nordafricani che delinquono a Viareggio. Chiediamo subito un incontro urgente in Prefettura a Lucca ed informeremo il Ministero dell'Interno della gravissima situazione che vivono Viareggio e Torre del Lago”.

giorgio del ghingaro sindaco viareggio 1GIORGIO DEL GHINGARO SINDACO VIAREGGIO
Il consigliere del Pd Stefano Baccelli trova invece comunque il modo di scagliarsi contro Matteo Salvini anche in questa occasione. “Quanto accaduto questa notte a Viareggio è un fatto grave che desta sicuramente allarme. Sull’episodio attendiamo tutte le indagini del caso per fare l’opportuna chiarezza, intanto voglio esprimere al poliziotto coinvolto e a tutte le forze dell’ordine di Viareggio la mia più totale vicinanza. La sicurezza urbana rappresenta una priorità su cui dobbiamo adoperarci a tutti i livelli, soprattutto in quei contesti dove sono emerse con maggior forza criticità, come tali da tutelare con maggiore attenzione.

aggressione poliziaAGGRESSIONE POLIZIA




Il governo nazionale non può però pensare di lasciare soli gli enti locali e le strutture territoriali delle Forze dell’Ordine, senza fornire il necessario supporto a chi tutti i giorni è impegnato nei nostri piccoli e grandi centri, con carenza di organico e spesso in situazioni complicate”. Le polemiche mosse dai consiglieri della Lega fanno evidentemente fischiare le orecchie al rappresentante del Pd, che decide pertanto di attaccare anche i colleghi del Carroccio.

“I consiglieri comunali della Lega a Viareggio invece di fare inutili polemiche dovrebbero piuttosto rivolgersi al loro leader politico e attuale ministro degli Interni, ormai in carica da otto mesi, al quale bisognerebbe ricordare che ora i proclami non bastano più, è il momento dei fatti. Salvini, sostenere le nostre forze dell’ordine non vuol dire farsi vedere un giorno sì e l’altro pure in divisa. Basta sciacquarsi la bocca sulla sicurezza, meno selfie e più risorse, perché i cittadini si aspettano risposte concrete e non più slogan”.

POLIZIOTTO AGGREDITO, LA LEGA: “IL COMUNE CONTINUA A FAVORIRE L’ACCOGLIENZA”

giorgio del ghingaro sindaco viareggio 2GIORGIO DEL GHINGARO SINDACO VIAREGGIO
Immediata la polemica, da parte della Lega che commenta l’aggressione avvenuta questa notte in pineta, vittima un poliziotto del commissariato di Viareggio: “Non e’ accettabile che un nostro poliziotto, giovanissimo, nel mentre e’ in servizio per contrastare il dilagante fenomeno dello spaccio, debba finire all’ospedale con il cranio sfondato, fratture multiple, rottura dell’orbita oculare ed emorragia cerebrale per le bottigliate ricevute “a tradimento” da uno dei tanti nordafricani che delinquono a Viareggio, che magari in un solo giorno “introita” quello che un appartenente alle Forze dell’Ordine guadagna in un mese per salvaguardare la legalità e la nostra sicurezza.
giorgio del ghingaro sindaco viareggio 5GIORGIO DEL GHINGARO SINDACO VIAREGGIO

Viareggio – basti pensare alle rapine del 31 gennaio – e’ diventata citta’ non piu’ vivibile, con gravissimi problemi di sicurezza. E’ vergognoso che in un quadro di questo tipo l’Amministrazione Comunale continui a favorire l’accoglienza degli extracomunitari, nascondendosi dietro le solite dichiarazioni buoniste di facciata. Viareggio non è sicuramente l’oasi ritenuta dall’Amministrazione.

giorgio del ghingaro sindaco viareggio 4GIORGIO DEL GHINGARO SINDACO VIAREGGIO
Ed e’ ancora piu’ vergognoso – ed i cittadini devono saperlo in vista delle ormai prossime elezioni – che il Sindaco Del Ghingaro sia in prima fila fra coloro che hanno sostenuto l’impugnazione del decreto sicurezza di Matteo Salvini, unico argine a cui appigliarsi per far fronte a situazioni di questo genere. Chiediamo subito un incontro urgente in Prefettura a Lucca ed informeremo il Ministero dell’Interno della gravissima situazione che vivono Viareggio e Torre del Lago”.

Fonte: qui

LA GRANDE FUGA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

NON SOLO GIOVANI, ORA PARTONO ANCHE FAMIGLIE E OVER 60 
LA GERMANIA E’ LA META PIU’ GETTONATA, EFFETTO BREXIT: CROLLO DI PARTENZE PER LONDRA 
I PENSIONATI SCELGONO IL PORTOGALLO: + 140,4%
Francesco Sforza per “la Stampa”
italiani fuga all'esteroITALIANI FUGA ALL'ESTERO

In Europa è in atto un flusso migratorio di dimensioni paragonabili a quello successivo alla Seconda Guerra Mondiale: sono gli italiani che se ne vanno dall' Italia. A dirlo sono i registri dei connazionali residenti all' estero, a cui vanno sommati i dati incrociati da fonti esterne, come ad esempio le statistiche anagrafiche dei maggiori Paesi europei.

Il fenomeno dunque misura almeno il doppio rispetto ai numeri effettivamente censiti, che si riferiscono a cittadini italiani residenti all' estero per più di 12 mesi e che adempiono agli obblighi di legge iscrivendosi all' Aire (non tutti lo fanno, soprattutto fra i più giovani).

italiani fuga all'esteroITALIANI FUGA ALL'ESTERO
La Farnesina si sta attrezzando per rendere l' iscrizione ai registri una prassi consolidata: «Davanti alla sfida dei nuovi flussi di mobilità e degli oltre 5,5 milioni di italiani residenti all' estero - dice il direttore della Direzione degli italiani all' estero Luigi Maria Vignali - il ministero sta puntando decisamente sulla digitalizzazione dei servizi consolari: abbiamo attivato il Portale Fast-It e pensiamo di renderlo un vero e proprio "sportello consolare virtuale", per richiedere servizi e ottenere certificati direttamente on line».

Stando ai dati del ministero degli Esteri, se si guarda agli ultimi cinque anni, la mobilità italiana è passata dai 3,1 milioni di iscritti nel 2006 agli oltre 5,1 milioni del 2018. La fotografia scattata nel 2018 parla di 5.114.469 di italiani residenti stabilmente all' estero sui quasi 60 milioni e mezzo censiti nella stessa data in Italia. E solo nell' ultimo anno la comunità di iscritti è aumentata di 140 mila persone (+2,8%).
GIOVANI ITALIANI IN FUGAGIOVANI ITALIANI IN FUGA

Alcuni sono italiani che nascono già all' estero, altri sono quelli che acquisiscono la cittadinanza, altri ancora (pochissimi) quelli che si trasferiscono da un comune all' altro nella nazione estera in cui già vivono. Molti però espatriano, per la precisione il 52,8%; questo significa che gli italiani che hanno scelto di trasferire stabilmente la loro residenza fuori dai confini nazionali sono 123.193. Un po' come se si fosse svuotata, nell' ultimo anno, una città delle dimensioni di Monza o di Pescara.

Ma chi sono gli italiani che se ne vanno? Il 37,4 per cento ha un' età compresa tra i 18 e i 34 anni, ma la tendenza registra un aumento dell' età: rispetto all' anno precedente c' è stato nel 2017 un aumento di quasi il 3 per cento di persone che hanno tra i 35 i 49 anni. E il trend da allora è tutto in aumento. La maggioranza degli espatriati (56%) si trova oggi nella forbice compresa tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni. Quest' ultimo dato è indicativo: la partenza di questi 24.570 minori (di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l' 11,5% meno di 10 anni) significa infatti che a spostarsi sono interi nuclei familiari.

Via dalle città Rispetto al passato, i nuovi italiani sono più istruiti: il 34,6 per cento ha la licenza media, il 34,8 è diplomato e il 30 è laureato. E come altri migranti, mandano i soldi a casa: le stime del 2016 parlano di sette miliardi di euro di rimesse dall' estero, circa mezzo punto di Pil. Cifra che non va a compensare l' investimento perduto, se si calcola che ogni dottore di ricerca che se ne va è costato allo Stato italiano circa 230 mila euro (un laureato 170 mila, un diplomato 90 mila).
ITALIANI IN FUGA 1ITALIANI IN FUGA 

A conferma che tra le ragioni della partenza possa esserci la ricerca di opportunità migliori di quelle offerte dal panorama nazionale c' è il dato geografico: sono le grandi aree metropolitane, quelle con forti o importanti strutture formative e professionali - dalle università alle grandi aziende - a produrre il maggior numero di «expat». Milano, Roma, Genova, Torino e Napoli sono le prime cinque province di partenza. Tra le Regioni in testa c' è la Lombardia, seguono Veneto, Sicilia, Emilia-Romagna e Liguria. Si va soprattutto in Europa, e poi in America (che significa anche America Latina, Brasile e Argentina in particolare).

Il Paese che accoglie in assoluto più italiani è la Germania, che a inizio 2018 ha registrato 20.007 nuovi ingressi, seguono Regno Unito e Francia, rispettivamente a quota 18.517 e 12.870. L' effetto Brexit si è fatto sentire: le presenze sono precipitate nel Regno Unito del 25,2%, ma il dato è probabilmente dovuto anche alla mancata iscrizione all' Aire di tanti che non sanno se restare o fare ritorno a casa. A una minore attrattività della Gran Bretagna corrisponde un aumento di interesse nei confronti della Francia, che a dispetto di tutto, ha visto, più di tutte le altre nazioni, l' arrivo di giovani nuclei familiari provenienti dall' Italia.
cascais 2CASCAIS

I migranti di rimbalzo Tra i cambiamenti sostanziali c' è da registrare poi un aumento della fascia d' età di chi parte: + 20,7% nella classe di età 50-64 anni; +35, 3% nella classe 65-74 anni; +78,6% dagli 85 anni in su. Molti, tra gli over 60, fanno parte della cosiddetta «emigrazione previdenziale», ovvero coloro che decidono di trascorrere la pensione in luoghi in cui le tasse e i costi della vita sono decisamente inferiori che in Italia; la testa della classifica è dominata come sempre dal Portogallo, che ha registrato un aumento del 140,4%, seguono Brasile (+32,0%), Spagna (+28,6%) e Irlanda (+24,0%).

cascais 1CASCAIS 






Altri invece sono genitori e nonni che raggiungono i figli e i nipoti stabiliti all' estero, oppure sono «migranti di rimbalzo», che rientrano in Italia, ma dopo un po' preferiscono tornare da dove erano partiti, o «migranti maturi disoccupati», quelli che a un certo punto si rendono conto di non riuscire a mantenere la propria famiglia in patria. E allora se ne vanno.

Fonte: qui

LA BOCCIATURA DELLA FUSIONE TRA ALSTOM E SIEMENS FA INFURIARE MERKEL E MACRON, E FA CROLLARE LE CHANCE DELLA TOSTA MARGRETHE VESTAGER DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA PROSSIMA COMMISSIONE. PER I FRANCESI, SENZA GIGANTE EUROPEO (O MEGLIO, FRANCO-TEDESCO…)

Marco Bresolin per “la Stampa

gas turbine alstomGAS TURBINE ALSTOM
Deraglia il progetto di fusione tra Alstom e Siemens. La Commissione europea ha bocciato il piano che prevedeva la creazione di un colosso nel settore ferroviario tramite l' acquisizione del gruppo francese da parte di quello tedesco. Il motivo è semplice: «Viola la concorrenza», ripete Margrethe Vestager, numero uno dell' Antitrust Ue.

Nel mirino di Bruxelles sono finiti due settori in particolare: i sistemi di segnalazione che garantiscono la sicurezza dei passeggeri e la costruzione di treni ad altissima velocità. «La concentrazione avrebbe comportato prezzi più elevati», sostiene Vestager, che con questa decisione ha sfidato e respinto il pressing di Parigi e di Berlino (e forse compromesso un suo possibile approdo alla guida della Commissione europea).

SiemensSIEMENS
Le due capitali, che raramente escono entrambe sconfitte dai tavoli Ue, non l' hanno presa affatto bene. «Una pessima decisione» dice il premier francese Edouard Philippe. Il portavoce di Angela Merkel si limita a un «prendiamo atto con rammarico». I due governi colgono l' occasione per annunciare che faranno una proposta congiunta per cambiare la legislazione Ue sulla concorrenza.

«Solo così le industrie europee potranno competere su un piano di parità con i grandi competitor cinesi e statunitensi», dice Peter Altmaier, ministro dell' Economia tedesco. E a proposito di concorrenza, proprio Parigi e Berlino avevano invitato la Commissione a vederci chiaro sull' acquisizione di Stx da parte di Fincantieri, denunciando il rischio di posizione dominante sul mercato della cantieristica navale. Bruxelles avvierà un' indagine. Certamente il precedente di Alstom-Siemens non gioca a favore di quest' operazione.
BRUNO LE MAIRE GIOVANNI TRIABRUNO LE MAIRE GIOVANNI TRIA

Secondo il ministro francese Bruno Le Maire la bocciatura di Alstom-Siemens «favorirà la Cina». Vestager respinge le accuse: «Abbiamo valutato questo rischio. Ma nessuno fornitore cinese ha mai partecipato a una gara in Europa per la fornitura di sistemi di segnalamento ferroviario, anche perché l' Ue ha standard molto elevati e non è semplice ottenere l' autorizzazione per partecipare alle gare». Inoltre «nessuna impresa cinese ha mai consegnato un treno ad alta velocità al di fuori della Cina».

Anche il paragone con Airbus, secondo Vestager, non ha senso. La creazione del colosso che costruisce aerei ha messo sul mercato un «campione europeo» in grado di sfidare a livello globale i concorrenti come Boeing. La differenza sostanziale è che «Alstom e Siemens sono già due campioni globali e dunque la loro fusione ridurrebbe la concorrenza».

vestager 3VESTAGER 
Deluso il numero uno di Siemens, Joe Kaeser: «L' Ue ha urgente bisogno di una riforma strutturale. Perché proteggere gli interessi dei consumatori o dei clienti a livello locale non significa impedire all' Europa di competere a livello globale con Stati leader come Cina e Usa». Alstom dice invece che ora «si concentrerà su un nuovo futuro». Pur avendo evitato la cessione (in caso di fusione era stato messo in discussione il progetto Pendolino), restano le incertezze sullo stabilimento di Savigliano (Cuneo).

Fonte: qui

Il vero problema non è il reddito di cittadinanza troppo alto. Il vero problema sono gli stipendi troppo bassi.

BISOGNA ESSERE DEI MINCHIONI PER PENSARE CHE IL REDDITO DI CITTADINANZA DI 780 EURO SCORAGGI LA RICERCA DI LAVORO 
A MENO CHE "L'ALTERNATIVA" OFFERTA DAGLI IMPRENDITORI ITALIANI NON SIA DI 800 EURO… 
MARIO GIORDANO: “IL VERO PROBLEMA SONO GLI STIPENDI TROPPO BASSI E LA MISURA DEL GOVERNO HA SCOPERCHIATO LA PIAGA NASCOSTA DEL PAESE” 
DAI FANTOMATICI “IMPRENDITORI” MENO CHIACCHIERE E PIU’ DANARI: CI SONO 4 MILIONI DI ITALIANI SOTTOPAGATI…
Mario Giordano per “la Verità”

mario giordanoMARIO GIORDANO
Il vero problema non è il reddito di cittadinanza troppo alto. Il vero problema sono gli stipendi troppo bassi. L' assalto all' arma bianca scatenato da qualche giorno contro il provvedimento del governo gialloblù ha avuto un effetto paradossale: ha scoperchiato la vera piaga nascosta del Paese, che non sono i provvedimenti a 5 stelle per chi non lavora. Quanto, piuttosto, le retribuzioni a 5 stalle di chi lavora.

Che cosa è successo? Semplice: si sono moltiplicati nelle ultime ore, da Confindustria agli esponenti della sinistra, i lamenti di chi attacca i 780 euro al mese, perché sarebbero sproporzionati, cioè eccessivi, rispetto alle paghe di chi fatica per 8 ore al giorno. «Scoraggiano a lavorare», è la nuova formula magica dell' Armata No Reddito di Cittadinanza, sezione Feddayn del Forza Povertà. 

E perché scoraggerebbero a lavorare? 

Ovvio, dicono costoro: se io posso guadagnare 780 «facendo nulla» perché dovrei sgobbare 40 ore alla settimana per prenderne 750 o anche meno?
il sito per il reddito di cittadinanza 5IL SITO PER IL REDDITO DI CITTADINANZA

Domanda interessante, si capisce. A prima vista anche convincente. Ma solo per chi ha il paraocchi. Se uno il paraocchi se lo toglie, infatti, non può fare a meno di vedere che essa nasconde un problema più grande. La si può pensare come si vuole sui 780 euro al mese per tutti; si può anche essere ferocemente contrari, ideologicamente sgomenti, idealmente nauseati o semplicemente scettici, ma risulta evidente che quel «scoraggiano a lavorare» è la foglia di fico di una vergogna italiana.

Quasi un' emergenza nazionale, che per altro ben poco ha a che fare con il reddito di cittadinanza. Stiamo parlando, ovviamente dell' Asdaf, cioè l' Allarme Stipendi Da Assoluta Fame, drammatica malattia mortale della nostra economia. Evidenziata, paradossalmente, proprio da coloro che questo virus hanno contribuito a diffonderlo. E che ora fingono di esserne vittima.

donne uomini stipendioDONNE UOMINI STIPENDIO
Preso, infatti, dalla furia anti reddito di cittadinanza e dall' ansia di dimostrare che 780 euro sono davvero troppi, Il Sole 24 Ore, quotidiano della Confindustria, è andato a pescare i dati dell' Inps sulle retribuzioni. E così ha scoperto e stampato in color salmone che il 37,5% dei lavoratori al Sud, cioè oltre uno su tre, prende meno di quella cifra. Ma non è solo un problema meridionale: guadagnano meno di 780 euro al mese 27 lavoratori su 100 nel Centro Italia e anche 21 su 100 nel Nord.

VINCENZO BOCCIA CONFINDUSTRIAVINCENZO BOCCIA CONFINDUSTRIA
In pratica ci sono quasi 4 milioni di italiani che tutti i giorni vanno a faticare, regolarmente (si fa per dire) retribuiti, magari si spaccano la schiena sotto il sole in autostrada o davanti a una cassa del supermercato, e alla fine del mese portano a casa meno di quello che, secondo l' Ocse, è il salario minimo che consente di uscire dalla povertà. Vogliamo farci qualche domanda, oppure continuiamo a giocare al tiro al navigator, che va tanto di moda?

Lo ripeto: si può anche avere una pessima opinione del reddito di cittadinanza, si può ridere della tessera numero uno, si può pensare il peggio possibile dei centri per l' impiego e della possibilità di riformarli, ma tutto ciò, a questo punto, passa in secondo piano di fronte ai drammatici dati della realtà portati alla luce dalla polemica. E cioè che le retribuzioni sono troppo basse. Non consentono una vita dignitosa. Non consentono alla gente di spendere, di rilanciare un po' i consumi e con essi l' economia.

Il fatto assurdo, per altro, è che tutti coloro che in queste ore hanno parlato al riguardo, cioè esponenti della sinistra ex sindacalista (Valeria Fedeli), liberal europeista (Carlo Calenda) o cattolico sociale (Alleanza per la Povertà), si sono scagliati contro il reddito di cittadinanza, adducendo come motivazione fondamentale la seguente: chi non lavora in Italia deve restare povero, perché di fatto in Italia resta povero anche chi lavora. Posizione intelligente, non vi pare?
valeria fedeliVALERIA FEDELI

Viene addirittura il sospetto che tanta acrimonia nei confronti del reddito di cittadinanza sia dovuta proprio al fatto che svela la magagna del sistema produttivo italiano, e cioè il fatto che i lavoratori sono sottopagati, come aveva già denunciato uno studio dell' Ocse di qualche mese faE come dimostrano le continue irruzioni della realtà nella cronaca, dove si parla (ma con tanto pudore, un po' nascondendo le notizie) di call center con lavoratori pagati 33 centesimi l'ora o di retribuzioni del 20 per cento inferiori a quelle stabilite dai minimi contrattuali.

povertàPOVERTÀ
E allora si capisce lo sgomento degli industriali di fronte ai 780 euro al mese previsti dal provvedimento del governo: adesso come faranno a darne di meno a uno che lavora 40 ore alla settimana? Il fatto è che è sbagliato darne di meno a uno che lavora 40 ore alla settimana, per quanto la sinistra non se ne accorga (troppo impegnata a fare appelli pro migranti e pro Europa) e il sindacato nemmeno (troppo impegnato a fare appelli pro migranti e pro Nicolás Maduro).

Questione di priorità, non vi pare? Il sospetto è che avanti di questo passo, con altre critiche così argomentate, i Combattenti No Reddito di Cittadinanza, sezione Brigate Forza Miseria, ce la faranno alla fine a rendere la misura dei 780 euro accettabile anche agli occhi dei suoi più fieri avversari. Ci avete fatto caso?

MENSA CARITASMENSA CARITAS
Oltre all' imperdibile «il reddito di cittadinanza non va bene perché scoraggia i lavoratori che vorremmo continuare a sottopagare in santa pace», le altre obiezioni emerse nelle ultime ore sono: 

a) il reddito di cittadinanza non va bene perché non lo prendono nemmeno tutti gli immigrati (Caritas); 

b) il reddito di cittadinanza non va bene perché non lo prendono i senza fissa dimora (Comunità Sant' Egidio); 

c) il reddito di cittadinanza non va bene perché esclude il 25% dei poveri, cioè raggiunge il 75% di essi (Ufficio parlamentare di bilancio). 

Tutte obiezioni assai acute, ma che rischiano per l' appunto di far apparire il provvedimento anche migliore di quello che è.
 
Davvero non va agli immigrati? 

Nemmeno a irregolari e clandestini? 

E neppure ai senza fissa dimora? 

Uno deve per forza mettersi in regola? 

Davvero? 

E raggiunge addirittura il 75% dei poveri? 

E magari costringe pure Confindustria a ragionare sulla «questione salariale»? 

Avanti, ancora un paio di attacchi così e i Combattenti Paghe da Fame avranno raggiunto il loro obiettivo: convincere il 100 per cento degli italiani che il reddito di cittadinanza, in fondo in fondo, non è così male.

Fonte: qui