9 dicembre forconi: 08/05/19

lunedì 5 agosto 2019

UNA RIVOLTA DEGLI IMMIGRATI IN UN CENTRO ACCOGLIENZA STRAORDINARIA PER RICHIEDENTI ASILO, NELLA PERIFERIA EST DI MILANO, METTE SOTTO ASSEDIO UNA VOLANTE DELLA POLIZIA

DUE AGENTI, CHE HANNO PROVATO AD ARRESTARE UN RAGAZZO, SONO STATI ACCERCHIATI, AGGREDITI E HANNO IL BRACCIO ROTTO…

Francesco Curridori per www.ilgiornale.it

MILANO - POLIZIOTTO AGGREDITO DA UN GRUPPO DI IMMIGRATI IN UN CENTRO ACCOGLIENZAMILANO - POLIZIOTTO AGGREDITO DA UN GRUPPO DI IMMIGRATI IN UN CENTRO ACCOGLIENZA
Una rivolta degli immigrati del centro accoglienza straordinaria per richiedenti asilo di via Aquila, nella periferia Est di Milano, ha messo sotto assedio una volante della polizia.
Tutto, racconta Milanotoday, è iniziato ieri intorno alle 14,30 quando un'ambulanza è entrata nel centro per aiutare un migrante di 19 anni che si era sentito male dopo lo scoppio di un incendio. Dalle prime indagini sembrerebbe che un cortocircuito abbia generato il divampare delle fiamme all'interno della stanza in cui si trovava il 19enne.

I sanitari del 118 hanno quindi immediatamente avvertito i vigili del fuoco che, giunti sul posto, hanno visto due giovani che cercavano di estrarre fuori il giovane spaccando le finestre della stanza. Poco dopo uno degli immigrati del centro avrebbe lanciato dei sassi contro il camion dei vigili del fuoco. Due agenti di una volante che si trovavano sul posto lo hanno subito arrestato ma una cinquantina di immigrati li ha accerchiati per difendere l'arrestato.

MILANO - RIVOLTA NEL CENTRO ACCOGLIENZA PER IMMIGRATIMILANO - RIVOLTA NEL CENTRO ACCOGLIENZA PER IMMIGRATI



L'aggressione è terminata solo dopo l'intervento di altre volanti e dei carabinieri e 7 persone (3 gambiani, 2 senegalesi, un maliano e un immigrato della Costa d'Avorio) sono state arrestate per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Otto persone sono finite al pronto soccorso del Niguarda perché intossicate, mentre il 19enne e un altro ospite del centro sono state portate in codice giallo. Il centro è stato chiuso dai vigli e 45 immigrati ora si trovano nella ex caserma Mancini di via Corelli.

LA DURA CONDANNA DEL SAP
Dal Sap arriva una dura condanna dell'aggressione ai due poliziotti che hanno entrambi un braccio rotto. "Se non si interviene a livello normativo prevedendo ed applicando una pena severa alla condotta criminosa, chiunque in questo Paese potrà speronare una volante, distruggerla, accerchiare uomini in divisa, mandarli in ospedale o peggio, ucciderli.
MILANO - RIVOLTA NEL CENTRO ACCOGLIENZA PER IMMIGRATIMILANO - RIVOLTA NEL CENTRO ACCOGLIENZA PER IMMIGRATI

A questo gioco al massacro non ci stiamo", dichiara Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap). "Questo è il 94° episodio di violenza che contiamo. Come Sap – prosegue Paoloni – abbiamo iniziato la conta a partire dal mese di giugno. 94 episodi e 183 agenti feriti. In 70 casi su 94, l’aggressore è un cittadino straniero che tenta di eludere un controllo o è sotto effetto di stupefacenti.È la conta dei nostri feriti che non interessa a nessuno ma interessa a noi e alle nostre famiglie. Anche un poliziotto ha il sacrosanto diritto di tornare a casa sano e salvo e a chi dice che questo è il nostro lavoro, rispondiamo che l’aver scelto un lavoro rischioso non legittima la violenza gratuita nei nostri confronti".

Fonte: qui

I movimenti sul conto corrente che scatenano il Fisco


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Come abbiamo ricordato in queste settimane, la Supernagrafe del Fisco ha una nuova arma: il Risparmiometro. L'Agenzia delle Entrate infatti sta già monitorando i conti correnti degli italiani per rilevare gli eventuali scostamenti tra quanto dichiarato e i risparmiUna strategia che già a partire dai primi mesi del prossimo anno potrebbe portare a contestazioni e a sanzioni e multe sui contribuenti. Ma quali sono i movimenti sul conto che potrebbero far scattare l'allarme del Fisco? Un movimento sospetto potrebbe riguardare un accredito da parte di un conoscente di un importo di diverse migliaia di euro senza una carta che giustifica il motivo del bonifico. Non basta giustificarsi con l'alibi della donazione. Le donazioni, come aveva ricordato qualche tempo fa Laleggepertutti, dovrebbero preveder un'imposta dell'8 per cento. 
Solo le donazioni tra parenti stretti hanno una franchigia che supera il milione di euro con una tassa pari al 4 per cento. Tra fratelli e sorelle la franchigia è fissata a 100mila euro con una imposta del 6 per cento. Occhio poi ai bonifici periodici diretti ad una stessa persona. Il Fisco potrebbe sospettare di un rapporto di lavoro in nero o del pagamento di un affitto senza regolare contratto.
Ma il Fisco con le sue nuove armi monitora anche gli importi dei bonifici confrontandoli con il tenore di vita e soprattutto con quanto dichiarato. Ad esempio un bonifico di circa 10mila euro a favore di un disoccupato o una spesa di una cifra simile in pcoo tempo per un soggetto che non lavora potrebbe immediatamente far scattare l'allarme dalle parti delle EntrateInoltre bisogna porre particolare attenzione a spostamenti di denaro fra moglie e marito. Uno scambio frequente di bonifici con una cadenza piuttosto regolare (magari con cifre elevate) potrebbe portare ad un accertamento preciso sui conti correnti dei due coniugi con il sospetto di una una evasione fiscale. Poi fate attenzione a i bonifici che hanno provenienza dall'estero.

Con importi di peso, la banca, seguendo le norme sull'antiriciclaggio, potrebbe chiedere spiegazioni. Poi la faccenda potrebbe essere trattata direttamente dall'Agenzia delle Entrate. Fate attenzioni anche i prelievi in contanti troppo elevati, anche questo tipo di operazioni vengono monitorate dal grande occhio del Fisco e di fatto potrebbero dare il via ad un accertamento sul singolo contribuente. Le grandi verifiche comunque sono già partite con l'uso del Risparmiometro e della Superanagrafe. Dopo l'estate potrebbero arrivare amare sorprese per migliaia di contribuenti.
Fonte: qui 

Foligno, rapita e stuprata per tre giorni: fermato l'ex compagno albanese

Una donna italiana di 28 anni, madre di due figli, è stata costretta con la forza a seguire il suo ex, un albanese di 30 anni, da Siena fino a Foligno. Qui è stata segregata in un appartamento e obbligata per tre giorni a subire le violenze sessuali del suo aguzzino, irregolare sul territorio italiano, con a carico un ammonimento del Questore di Perugia. L'uomo è stato arrestato per sequestro di persona, violenza sessuale, minacce e lesioni.
Condotta presso il centro outlet di Castel Romano, la donna ha trovato la forza di gettarsi dalla vettura. Accortasi della presenza di numerose persone che in quel momento erano nel parcheggio del centro, approfittando di una distrazione dell`albanese, la donna ha aperto lo sportello della vettura ancora in movimento e si è gettata in strada chiedendo aiuto.

Nonostante ciò l'individuo ha bloccato il veicolo e ha raggiunto la ragazza colpendola con schiaffi e pugni al fine di costringerla a risalire sulla vettura. Solo l'intervento delle persone presenti e di alcune guardie giurate in servizio presso l`outlet hanno consentito di trarre in salvo la donna. All'arrivo degli agenti del commissariato Spinaceto, però, l'albanese si era già dileguato.
Agli agenti la vittima ha raccontato la storia di un amore malato: un lungo anno di soprusi e violenze, fisiche e psicologiche e il costringimento con minacce rivolte a lei e ai suoi figli a non rivelare a nessuno ciò che era costretta a subire. Dopo i soccorsi alla donna, ricoverata in ospedale e sottoposta al protocollo per le vittime di abusi sessuali, sono scattate le indagini finalizzate alla rintraccio del soggetto.

Grazie ai filmati di videosorveglianza delle telecamere presenti nel centro outlet, si è riusciti comunque anche a risalire alla targa e al modello dell'autovettura utilizzata dall'albanese. Questo ha permesso di concentrare le ricerche su un individuo noto alle Forze dell`Ordine, con dimora a Foligno, bloccato e posto in stato di fermo per sequestro di persona, violenza sessuale, minacce e lesioni. Al termine degli accertamenti è stato accompagnato presso il carcere di Spoleto.
Fonte: qui

TRA IL 2014 E IL 2019 PER I TRE QUARTI DEGLI ITALIANI (73,3%) L’ASCENSORE SOCIALE E’ RIMASTO FERMO

LA POVERTÀ RELATIVA INTERESSA QUASI 9 MILIONI DI INDIVIDUI (15% DELLA POPOLAZIONE) 

MORALE DELLA FAVOLA: I POVERI SONO SEMPRE PIÙ POVERI, SOLO TRA I RICCHI MIGLIORANO LE CONDIZIONI E LE OPPORTUNITÀ DI CRESCITA ECONOMICA…

Daniele Marini per “la Stampa”

REDDITO DI CITTADINANZA BY VAUROREDDITO DI CITTADINANZA BY VAURO
Non è solo il Pil a subire la sindrome dello «zero-virgola». Anche i ceti che compongono la società denunciano una condizione simile: l' ascensore sociale resta bloccato per la maggior parte degli italiani. Come se l' effervescenza che aveva caratterizzato i decenni precedenti avesse perso la sua forza propulsiva e si fosse tramutata in vischiosità. L'esempio più emblematico della nostra staticità è fornito dalla demografia. L'ha ricordato recentemente l'Istat: la popolazione residente è in calo dal 2015. Siamo di fronte, rispetto agli ultimi 90 anni, a un declino demografico.

Come se due città pari a Firenze e Catania fossero state cancellate dalla cartina geografica. Una discesa, peraltro, totalmente imputabile agli autoctoni, perché senza l'apporto di nuovi cittadini stranieri saremmo diminuiti addirittura di circa 1 milione e 300mila abitanti. Se a questo aggiungiamo (fortunatamente) che viviamo di più, ma che una porzione sempre più consistente di giovani generazioni decide di spostarsi in altri Paesi per cercare migliori sorti, comprendiamo il motivo per cui anche la nostra società sperimenta lo «zero-virgola». Invecchiamo, facciamo meno figli e diminuiscono i giovani che popolano famiglie, scuole e imprese.
povertàPOVERTÀ

Al dato oggettivo, si sovrappone l'immaginario collettivo. Le difficoltà all'ingresso del mercato del lavoro per la fetta maggioritaria dei giovani, soprattutto di chi ha realizzato investimenti nei percorsi di formazione, alimentano l'idea che sia sempre più complicato prefigurare un futuro. Come dimostrano le ricerche, sono gli stessi adulti a ritenere che per i propri figli le condizioni socio-economiche saranno peggiori in futuro e che converrebbe loro tentare la fortuna all'estero. Dove la mobilità sociale è ritenuta più facile e le opportunità di trovare lavoro sono più veloci.

Eppure, siamo un Paese paradossale. L'Italia è la seconda potenza industriale in Europa, una parte del sistema produttivo ha performance positive e lamenta l'assenza di giovani che vorrebbe assumere. D'altro canto, la disoccupazione giovanile tocca picchi elevati, percorsi professionali che potrebbero garantire un'occupazione vengono disdegnati perché hanno uno status sociale poco appetibile, oltre che economicamente poco vantaggioso. Ed è proprio questo paradosso, che alimenta una mobilità frenata: dove mancano più che le informazioni, qualcuno che aiuti a orientarsi sul mercato del lavoro e a comprenderne le dinamiche.

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Come sia modificata l'appartenenza ai diversi gruppi sociali da parte della popolazione e come e se funzioni l'ascensore sociale è l'oggetto dell' ultima rilevazione del Centro Studi di Community Group, col supporto di Intesa Sanpaolo, per La Stampa. L'esito complessivo mette in luce come la percezione di appartenenza a una classe sociale oggi sia sostanzialmente identica a quella di 5 anni fa.

In altri termini, le posizioni e le distanze sociali paiono rimanere fissate nel tempo. La maggioranza relativa degli italiani si ascrive al ceto medio (58,4% oggi, il 57,7% nel 2014). Una parte consistente si colloca nella classe medio-bassa (28,9%, 26,0% cinque anni fa), mentre il 12,8% si situa nella parte medio-alta della gerarchia sociale (era il 16,3% nel 2014). Nell' arco di un lustro le posizioni nella stratificazione dei ceti parrebbero immutate.

Tuttavia, se osserviamo le dinamiche da un punto di vista territoriale, possiamo apprezzare alcune differenziazioni. Per esempio, il Nord Est è l' area dove maggiore è la polarizzazione delle condizioni fra chi ha conosciuto un peggioramento della collocazione sociale e chi, per contro, un miglioramento, come se le dimensioni sociali si fossero divaricate più fortemente che altrove. Che non si tratti solo di percezioni, lo testimonia l'Istat con l' ultima ricerca sulla povertà in Italia nel 2018.

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La povertà relativa interessa un totale di quasi 9 milioni di individui (15%). Il fenomeno però si aggrava nel Nord (da 5,9% al 6,6% del 2017), in particolare nel Nord Est (da 5,5% a 6,6%), con il Mezzogiorno che, invece, evidenzia una dinamica opposta (dal 24,7% al 22,1%). Confrontando le auto-collocazioni nei due periodi è possibile definire la mobilità sociale percepita degli italiani, ovvero come e se funziona l' ascensore sociale. L' esito ci consegna un Paese in gran parte bloccato.

Nel periodo esaminato (2014-19) per i tre quarti degli italiani (73,3%) complessivamente l' ascensore sociale rimane sempre allo stesso piano: scendono un po' di più i nordestini, rimane più stabile il Mezzogiorno, sale maggiormente chi sta al Nord. Ma è osservando le classi sociali che i sistemi di disuguaglianza si fanno notare. Praticamente nessuno fra chi si colloca nei ceti medio-bassi sperimenta un' ascesa sociale (3,3%). Per lo più rimangono bloccati (60,8%), ma uno su tre (35,9%) vede peggiorare le proprie condizioni. I quattro quinti (80,5%) del ceto medio rimangono bloccati, ma fra questi il 10,7% perde posizioni e una quota analoga (8,9%) ascende.
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Per contro, il 69,2% di chi appartiene ai ceti medio-alti mantiene il livello e il 26,3% migliora ulteriormente le condizioni socio-economiche. Quindi, chi si colloca agli scalini più bassi della scala sociale, non ha molte possibilità di cambiare, tanto meno di salire. Anzi, per un terzo la probabilità di scendere ulteriormente è elevataDal canto suo, il ceto medio tende a conoscere al più una mobilità orizzontale, contenuto nel suo livello.

Chi non conosce un' erosione sono i ceti medio-alti, ai quali le opportunità di ascesa non mancano. Una ripresa economica lenta, all' insegna dello «zero-virgola», irrigidisce una mobilità sociale già bloccata da tempo, rendendo il Belpaese «vischioso». È l' immagine di un' Italia bipolare e immobile, dove il sentimento di frustrazione rischia di tramutarsi in risentimento.

Fonte: qui

STRETTO DI HORMUZ - L’IRAN SEQUESTRA UN'ALTRA PETROLIERA, STAVOLTA IRACHENA, CON L’ACCUSA DI CONTRABBANDARE GREGGIO

SI TRATTA DEL TERZO MERCANTILE STRANIERO FERMATO NEL GOLFO PERSICO NELL'ULTIMO MESE PER CONTRABBANDO: IL 14 LUGLIO I PASDARAN NE HANNO BLOCCATO UNO BATTENTE BANDIERA PANAMENSE. 
IL 19 LUGLIO E’ STATA SEQUESTRATA LA NAVE CISTERNA BRITANNICA STENA IMPERO… 
Marta Serafini per il “Corriere della sera”
STRETTO DI HORMUZSTRETTO DI HORMUZ

«Contrabbandava greggio». Con questa accusa i pasdaran hanno sequestrato un' altra petroliera, vicino all' isola di Farsi, a Nord-Ovest dello Stretto di Hormuz, dove ha sede una base navale iraniana. Nel comunicato rilasciato è stato spiegato che «trasportava carburante per 700 mila litri», mentre l' agenzia di stampa statale Irna ha parlato di un mercantile iracheno. Dettaglio però smentito dal ministro del petrolio iracheno.

L'imbarcazione è stata condotta nel porto iraniano di Bushehr e il suo carico consegnato alla Compagnia nazionale di distribuzione del petrolio. Il tutto mentre - come riporta la tv di Stato iraniana - «sette membri dell' equipaggio sono stati arrestati». Torna dunque a salire la tensione nello Stretto di Hormuz.

STRETTO DI HORMUZSTRETTO DI HORMUZ
Si tratta del terzo mercantile straniero fermato nel Golfo Persico nell' ultimo mese per contrabbando. Il 14 luglio i pasdaran ne hanno bloccato un altro che trasportava un milione di litri di carburante a Sud dell' isola di Larak. La nave, battente bandiera panamense, appartiene a una compagnia degli Emirati, ma non è chiaro a quale Paese e a quale compagnia sia collegata.

Sempre nel Golfo Persico, la Guardia Rivoluzionaria ha sequestrato il 19 luglio la nave cisterna britannica Stena Impero con l' accusa di «aver violato le regole di navigazione», elemento che Londra e la compagnia di navigazione smentiscono. Parallelamente la Marina britannica, al largo di Gibilterra, ha intercettato la petroliera iraniana Grace 1, bloccata da due settimane dalle autorità della Rocca, con l' accusa di trasportare greggio in Siria, in spregio alle sanzioni dell' Unione Europea al regime di Damasco.

LA STENA IMPERO - PETROLIERA BRITANNICA SEQUESTRATA DALL IRANLA STENA IMPERO - PETROLIERA BRITANNICA SEQUESTRATA DALL IRAN
La cattura della Stena Impero ha aggravato la crisi nel Golfo, tanto che Stati Uniti e Regno Unito hanno proposto di inviare una coalizione navale per scortare le navi. Di rimando, le autorità iraniane hanno avvertito come una maggiore presenza militare straniera non possa che far salire la tensione, già alta.

Quest' ultimo sequestro arriva dopo che gli Stati Uniti hanno incluso nella lista delle sanzioni il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, diplomatico di istruzione americana e negoziatore chiave per l' accordo nucleare del 2015 rigettato da Trump.
Proprio ieri funzionari di Teheran hanno reso noto come il provvedimento sia arrivato dopo che Zarif si è rifiutato di incontrare Donald Trump.

Circostanza confermata anche dal New Yorker , secondo cui il senatore Rand Paul ha avuto un colloquio con il ministro Zarif negli Usa il 15 luglio, consegnandogli, su mandato di Trump, un invito alla Casa Bianca.
tensioni sullo stretto di hormuz tra iran e usaTENSIONI SULLO STRETTO DI HORMUZ TRA IRAN E USA

Nono weekend consecutivo di proteste nell' ex colonia britannica tornata a Pechino nel 1997. In migliaia sono scesi in piazza per ribadire la richiesta al governo di rinunciare «del tutto» alla legge sull' estradizione verso la Cina. Ieri la polizia ha sparato lacrimogeni nel distretto dello shopping: scontri e feriti. Dal 9 giugno oltre 200 persone sono state arrestate. Per oggi è previsto uno sciopero generale.

Fonte: qui

"Diplomazia del libro di debito" attraverso BRI: "I debiti nascosti" rivelano i rischi della frenesia dei prestiti cinesi

Per molte nazioni povere, è una strada lunga e tortuosa per "debito" e "corruzione". Un viaggio disseminato di buche economiche nella forma del progetto di politica estera della Cina, svelato dal presidente Xi Jinping sei anni fa.
In breve, l'  iniziativa Belt and Road da 1 trilione di dollari , insieme ad altri finanziamenti stranieri, è diventata un magico tour misterioso, sconcertando la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale. O, secondo i critici, un incidente d'auto diplomatico in attesa di accadere.
"Rispetto alla posizione dominante della Cina nel commercio mondiale, il suo ruolo in espansione nella finanza globale è scarsamente documentato e compreso ", ha dichiarato un rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Kiel Institute for the World Economy.
“Negli ultimi decenni, la Cina ha esportato quantità record di capitale nel resto del mondo. Molti di questi flussi finanziari non sono segnalati all'FMI, alla BRI [la Banca per gli insediamenti internazionali] o alla Banca mondiale ", autori Sebastian Horn, della Ludwig Maximilian University di Monaco, Carmen M Reinhart, della Harvard Kennedy School negli Stati Uniti e Christoph Trebesch,  dell'Istituto Kiel per l'economia mondiale in Germania, scrissero.
"I" debiti nascosti "verso la Cina sono particolarmente significativi per circa tre dozzine di paesi in via di sviluppo e distorcono la valutazione del rischio sia nella sorveglianza delle politiche sia nella determinazione del prezzo di mercato del debito sovrano", ha aggiunto il documento di lavoro.
Lo studio ha poi continuato a evidenziare che la Cina è  ora il più grande creditore del mondo .
Una ripartizione dei numeri ha mostrato che i prestiti sono saliti a circa 5 trilioni di dollari entro il 2018 da circa $ 500 miliardi nel 2000, il  che riduce  le linee di credito della Banca Mondiale e del FMI.

"Questo drammatico aumento dei prestiti e degli investimenti ufficiali cinesi è quasi senza precedenti nella storia del tempo di pace", ha rivelato il rapporto. "Le economie in via di sviluppo a basso reddito ricevono principalmente prestiti diretti dalle banche statali cinesi, spesso a tassi di mercato e sostenute da garanzie come il petrolio", ha rivelato il rapporto.
"Il nostro nuovo set di dati copre un totale di 1.974 prestiti cinesi e 2.947 sovvenzioni cinesi a 152 paesi dal 1949 al 2017. Scopriamo che circa la metà dei prestiti cinesi all'estero ai paesi in via di sviluppo sono" nascosti "", ha continuato.
“ Una delle principali sfide per esplorare il boom dei prestiti ufficiali su larga scala della Cina è la sua opacità. A differenza degli Stati Uniti, il governo cinese non rilascia dati sulle sue attività di prestito all'estero o su quelle delle sue entità governative. Non sono pertanto disponibili dati dal lato creditore ”, ha aggiunto il documento di lavoro.
In effetti, la mancanza di trasparenza è diventata un  problema con la Belt and Road Initiative . Lanciato in una fanfara di clamore mediatico statale nel 2013, il BRI ha dimensioni epiche ed è diventato un'estensione delle ambizioni globali della Cina.

Controversia

Fondamentali per il programma sono i filoni delle autostrade della "Nuova via della seta" che collegano la seconda economia del mondo con 70 nazioni e 4,4 miliardi di persone in Asia, Africa, Medio Oriente ed Europa in un labirinto di  progetti infrastrutturali multimiliardari , tra cui una rete di collegamenti digitali.
Eppure negli ultimi 18 mesi, l'impresa è stata impantanata in polemiche dopo essere stata bollata come una "trappola del debito" dagli Stati Uniti e dai suoi principali alleati occidentali.
"Allo stesso modo, la Cina non fornisce dettagli sulla sua Belt and Road Initiative e sulle sue attività di prestito diretto", ha sottolineato lo studio del Kiel Institute.
"A parte le suddette omissioni nel riferire al Club di Parigi, la Cina non divulga i dati sui suoi flussi ufficiali con il sistema di segnalazione dei creditori dell'OCSE e non fa parte del gruppo di crediti all'esportazione dell'OCSE [Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico] , che fornisce dati sui flussi di credito commerciale a lungo e breve termine ", ha continuato.
“Per quanto riguarda le operazioni bancarie transfrontaliere, la Cina ha recentemente aderito all'elenco dei paesi che hanno riferito alla BRI, ma i dati [non sono stati [resi] disponibili su base bilaterale e la copertura è incompleta. Nel loro insieme, queste limitazioni dei dati rendono molto difficile svolgere un rigoroso lavoro empirico sulle esportazioni di capitali ufficiali della Cina ", ha aggiunto il rapporto.
Un grafico del rapporto Kiel Institute for the World Economy.
L'anno scorso, uno studio completo pubblicato dal  Center for Global Development , un think tank con sede a Washington, ha individuato 23 paesi inclini alla "sofferenza del debito".
Del gruppo, Pakistan, Gibuti, Maldive, Laos, Mongolia, Montenegro, Tagikistan e Kirghizistan sono stati classificati nella categoria "ad alto rischio".
Lo Sri Lanka è stato un altro dopo aver ceduto il controllo del porto di Hambantota alle Merchant Port Holdings statali cinesi alla fine del 2017 sotto il peso di ingenti prestiti.
Colpito da frasi come "diplomazia del libro di debito", Pechino si è nuovamente impegnata ad aumentare la trasparenza in termini di finanziamenti commerciali.
Durante un discorso di apertura del Forum annuale  BRI presso il National Convention Center  di Pechino, Xi ha affrontato le crescenti preoccupazioni di fronte ai dignitari stranieri.
"The Belt and Road è un'iniziativa per la cooperazione economica, anziché un'alleanza geopolitica o una lega militare, ed è un processo aperto e inclusivo piuttosto che un blocco esclusivo o un" club cinese "", ha detto ad aprile.
"Tutto dovrebbe essere fatto in modo trasparente e non dovremmo avere tolleranza zero per la corruzione".
Da allora, il Partito Comunista al potere ha annunciato piani per estendere la sua campagna anticorruzione ai progetti BRI.
In passato, la Commissione centrale per l'ispezione della disciplina aveva un coinvolgimento limitato nel programma, ma questo sta iniziando a cambiare.
"Come si può colpire duramente la corruzione qui a casa e dare una mano libera al popolo cinese e ai gruppi di imprese [che sono] sconsiderati all'estero" , ha detto al Financial Times La Yifan, direttore generale per la cooperazione internazionale presso il CCDI   la settimana scorsa. “Parte della campagna consiste nel perseguire la corruzione e rubare beni all'estero.
"[Miriamo a] creare una rete di forze dell'ordine di tutti questi paesi Belt e Road", ha aggiunto.
Quindi, questa strada lunga e tortuosa avrà finalmente segnali lampeggianti di "debito" e "corruzione?" O continuerà a essere un'autostrada per l'inferno economico? Le nazioni BRI potrebbero voler allacciarsi per un giro accidentato.