9 dicembre forconi: 12/10/16

sabato 10 dicembre 2016

India, governo confisca oro e gioielli

Ha dell’incredibile quello che sta succedendo in India. Dopo che il governo ha dichiarato una guerra ai contanti, abolendo le banconote di grosso taglio da 500 (7 dollari e mezzo) e 1.000 rupie (quasi 15 dollari), con la scusa di intensificare la lotta alla criminalità e all’economia sommersa, ora è partita la confisca di oro e gioielli.
Con le azioni dell’esecutivo Modi, a intensificarsi più che la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale è la repressione finanziaria mondiale.
L’ordine di confisca non riguarda solo i lingotti d’oro ma anche i gioielli. 
Le forze governative hanno iniziato a fare irruzione nelle case dei cittadini sospettati di evasione fiscale.
Le banconote tolte dalla circolazione rappresentavano circa più dell’85% del denaro cash a disposizione dei cittadini indiani, che superano il miliardo e 250 milioni di persone. La misura ha gettato nel caos il paese, con file lunghissime che hanno iniziato a formarsi fuori dalle filiali bancarie e agli sportelli del bancomat. Questa settimana è quella in cui la maggior parte dei datori di lavoro paga gli stipendi ai propri dipendenti.

Confisca oro e abolizione contanti costerà 2% di Pil

L’opera di demonetizzazione del paese, dove il 78% dei pagamenti avviene in contanti, recherà con ogni probabilità ingenti danni all’economia, in particolar modo nelle aeree rurali dell’India, per almeno i prossimi trimestri. È difficile quantificare l’impatto negativo, ma diversi analisti danno ragione all’ex primo ministro Manmohan Singh, secondo il quale la nuova politica di repressione porterà a una perdita di Pil del 2%, ridimensionando un tasso di crescita che altrimenti sarebbe tra i più elevati al mondo.
I ricchi riusciranno a cavarsela, mentre le classi sociali più povere sono destinate a soffrire. L’idea di una guerra ai contanti e ai patrimoni non dichiarati non è nuova, ma Modi doveva trovare un modo di giustificare le sue misure repressive. Per farlo il governo ha iniziato a chiedere agli agenti del fisco di condurre raid nelle case di chi potrebbe nascondere asset alle autorità, detenendo denaro in forme diverse dai contanti, come l’oro.
Il governo Modi ha tentato di chiarire come avvengono le operazioni, stabilendo le regole che determinano la confisca di oro: “non succederà nulla alle mogli sposate che detengono meno di 500 grammi del metallo prezioso, a quelle celibi che ne possiedono meno di 250 grammi e agli uomini che hanno in casa meno di 100 grammi”.
Non ci sono invece limiti per i gioielli che sono stati ricevuti in eredità. Sarà rimessa alla discrezione del funzionario che condurrà il raid (operazione a cui ci si riferisce con un termine più moderato di “ricerca” dalle autorità) la decisione eventuale di non confiscare quantità più alte di gioielli in oro.
In un paese dove i casi di corruzione dei funzionari sono all’ordine del giorno c’è il rischio che durante le ispezioni gli agenti del fisco possano decidere a loro piacimento se confiscare o meno i gioielli di quella o quell’altra famiglia e magari di accettare somme di denaro in cambio della magnanimità mostrata.
Non va dimenticato che l’India siede su una montagna di oro (20.000 tonnellate). Anziché aumentare i controlli sull’operato dell’amministrazione fiscale, il governo ha dato più poteri agli agenti. Le famiglie più ricche si limiteranno a pagare tangenti agli ispettori per evitare la confisca mentre il resto del popolo ne subirà le conseguenze.
In ottica di mercati finanziari, il consiglio di alcuni analisti è quello di comprare argento, che in India potrebbe assumere il ruolo dell’oro. Dal 2012 a oggi la domanda di gioielli in argento ha fatto un vero e proprio boom nel paese, surclassando gli oggetti equivalenti in oro.
India, il boom della domanda di argento rispetto all'oro dal 2012 al 2015
India, il boom della domanda di argento rispetto all'oro dal 2012 al 2015
Fonte: qui

MONTEPASCHI, NUOVO BAGNO DI SANGUE A DANNO DEGLI ITALIANI

ECCO A CHI FARANNO PAGARE IL BUCO FATTO DAI PARASSITI  


Scoppia il bubbone Mps il governo non c’è e 40mila risparmiatori rischiano di pagare
Come volevasi dimostrare il bubbone Monte dei Paschi di Siena, la cui soluzione è stata rimandata a più riprese dall’esecutivo di Matteo Renzi, è scoppiato nel bel mezzo della crisi di governo. La Banca Centrale Europea, infatti, sembra voglia rispondere negativamente alla richiesta del consiglio di amministrazione del Monte di una proproga di 20 giorni per far fronte alla ricapitalizzazione da 5 miliardi messa in programma per fine anno. L’indiscrezione si è diffusa sul mercato nella tarda mattinata di venerdì 9 e il titolo Mps ne ha risentito pesantemente chiudendo la seduta a meno 10,5%.La Vigilanza di Francoforte, guidata da Danièle Nouy con una forte impronta tedesca, sembra voglia mostrarsi ancora una volta inflessibile mettendo l’ad Marco Morelli, le banche del consorzio con in testa JP Morgan e Mediobanca gli advisor Lazard e Citi, di fronte a una cruda realtà. Ma nella serata di venerdì al cda della banca non era ancora giunta alcuna comunicazione ufficiale da Francoforte e così una nuova riunioone è stata convocata per domenica 11 alle 16 del pomeriggio per fare il punto della situazione. 
A questo punto o si lancia l’aumento di capitale entro la prossima settimana oppure dovrà scattare l’intervento dello Stato per impedire che Mps fallisca.
A RIDERE SONO SOLO I MANAGER MPS, LE BANCHE D'AFFARI, I PARLAMENTARI TUTTI ...

Morelli e i suoi consulenti stanno infatti cercando di salvare in extremis la soluzione di mercato che però prevederebbe un via libera da parte della Consob a riaprire la conversione dei bond subordinati in mano ai piccoli azionisti.

Si tratta di 40 mila risparmiatori con in mano obbligazioni per 2,1 miliardi (al valore nominale) ma non hanno aderito all’offerta lanciata dalla banca la settimana scorsa poichè la Consob ha stabilito che non avevano il profilo di rischio adeguato a trasformare i bond in azioni, essendo le seconde uno strumento finanziario più rischioso. 
E venerdì, sulla prospettiva di una conversione forzosa dovuta all’intervento dello Stato, questi titoli sono ulteriormente scesi di prezzo, fino a circa 50 centesimi (la metà del valore di sottoscrizione).

Nella mente dei vertici e delle banche del consorzio se la Consob dovesse accettare questa richiesta, si potrebbero incassare altri 2 miliardi con la conversione a premio da parte dei piccoli risparmiatori, convincere il Qatar a versare un altro miliardo e quindi andare sul mercato con un aumento di capitale da 1 miliardo
Ma il tempo stringe, la Consob ha tempi lunghi, forse richiederebbe un addendum al prospetto e poi bisognerebbe attendere l’esito della conversione volontaria.

Il tutto entro il 31 dicembre
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In questo quadro si fa strada con sempre più insistenza la soluzione della “ricapitalizzazione precauzionale”, prevista dalla direttiva Brrd (bail in) e che consente al governo di intervenire con una garanzia pubblica sull’aumento di capitale a condizione che sia applicato il cosiddetto “burden sharing”, cioé che i privati partecipino in prima battuta alla ricapitalizzazione della banca.

In pratica questo schema implica la conversione forzata in azioni di tutti i 4,2 miliardi di bond subordinati emessi dal Monte (un miliardo è già stato convertito in maniera volontaria) mentre la parte restante verrebbe coperta dalla garanzia statale. Il problema di questa soluzione risiede nel fatto che i piccoli risparmiatori riceverebbero azioni al posto dei bond posseduti a valori di mercato, cioé a circa 50 centesimi, e non potrebbero neanche beneficiare del premio proposto dalla banca.

Dunque dovrebbero essere “ristorati” dal governo con una formula che faccia incorrere la procedura nelle maglie degli aiuti di Stato ma che al contempo impedisca di mettere sul lastrico 40 mila risparmiatori
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P.S. 
L'intervento dello Stato si articolerebbe in due tempi: prima con una garanzia tra i 3 e i 5 miliardi sull'aumento da 5 miliardi che Mps deve lanciare. Poi, se l'operazione dovesse fallire, l'intervento pubblico andrebbe dispiegato seguendo la procedura europea, che prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti per rispettare le regole sugli aiuti di Stato. Si pensa comunque al ristoro, almeno per i subordanisti retail, dimostrando che la vendita dei titoli è avvenuta nei loro confronti in modo irregolare: sarebbero 2 miliardi da mettere in campo.
Fonte: qui

VIRGINIA NE PERDE UN ALTRO? L'ASSESSORE BERDINI (URBANISTICA)

BERDINI È DATO IN USCITA DOPO UNA RIUNIONE GRILLINA IN CUI LO AVREBBERO SILURATO A SUA INSAPUTA. AL CENTRO DELLA LOTTA, LO STADIO DELLA ROMA E I MOLTI PROGETTI IN BILICO DEL COMUNE. 

AL SINDACO RAGGI MANCA ANCORA UN CAPO DI GABINETTO, MENTRE L'EX RAINERI HA DEPOSITATO UNA DENUNCIA DI FUOCO CONTRO IL RAGGIO MAGICO: ''SEGRETI E MINACCE PER FARMI FUORI'' (QUI IL CONTENUTO)

6 DICEMBRE 2016

Simone Canettieri per www.ilmessaggero.it

L'assessore all'Urbanistica del comune di Roma Paolo Berdini lascia la giunta Raggi? La notizia viene data dall'Adnkronos secondo cui la decisione sarebbe stata presa nel corso di una riunione tenuta ieri sera alla quale ha partecipato la sindaca Virginia Raggi e i suoi più stretti collaboratori. Berdini tuttavia, parlando all'agenzia Aska, ha smentito. Anche se non ha nascosto la propria amarezza con i suoi più fidati collaboratori.
PAOLO BERDINIPAOLO BERDINI

Ce n'è abbastanza quantomeno per alimentare un giallo. Se ancora non siamo alle dimissioni, infatti, pare che Berdini sia come in bilico. L'assessore, il meno «politico» ed il più indipendente della giunta Raggi, più volte ha espresso posizioni personali e poco integrate col resto della squadra di governo su progetti importanti come lo Stadio della Roma. Rumors a palazzo Senatorio lo darebbero dunque in uscita dalla squadra di governo della Raggi segnando un ulteriore cambio all'interno della giunta.

La notizia è piombata in via del Tritone 142, sede dei gruppi consigliari, dove si sta svolgendo la commissione bilancio. L'imbarazzo dei grillini è stato palpabile. Tra chi ha cercato di sfuggire alle domande dei cronisti e chi invece ha ammesso. «Berdini? Sì c'è malcontento nei suoi confronti».

BERDINI NUOVO STADIO ROMABERDINI NUOVO STADIO ROMA
Dopo Andrea Lo Cicero, annunciato in campagna elettorale mai mai nominato, Marcello Minenna e Raffaele De Dominicis, Berdini potrebbe essere il prossimo assessore della giunta Raggi a salutare la compagnia dopo sei mesi di governo.



2. CAMPIDOGLIO, IL DOSSIER RAINERI: "SEGRETI E MINACCE PER FARMI FUORI" -  IL CARTEGGIO DEPOSITATO AI MAGISTRATI DALL'EX CAPO DI GABINETTO: DITO PUNTATO SULLO STRAPOTERE DEI FEDELISSIMI DELLA PRIMA CITTADINA
Giovanna Vitale per ''la Repubblica - Roma''

RAGGI RAINERIRAGGI RAINERI
Al di là delle notizie di reato che la giudice Carla Raineri ha segnalato personalmente al procuratore Giuseppe Pignatone, e subito finite in un fascicolo per il quale si sta ora valutando l'abuso d'ufficio, il memoriale segreto depositato dall'ex capo di gabinetto del Campidoglio offre uno spaccato inquietante sulle manovre, le minacce e i sotterfugi messi in atto dal "Raggio magico" nei suoi 45 giorni di permanenza a palazzo Senatorio. Un gruppo assai ristretto - la sindaca Raggi, il vice Frongia, il braccio destro Raffaele Marra e il capo segreteria Salvatore Romeo - che sembra colpire chiunque osi mettersi di traverso. Piegando norme e regolamenti ai propri fini.
CARLA RAINERICARLA RAINERI

È una donna ferita, Carla Raineri. Un magistrato che credeva di potersi mettere al servizio di una delle massime istituzioni del Paese per ritrovarsi usata come paravento di decisioni prese da altri, delegittimata solo per aver provato a far rispettare la legge. "Appena insediata in Campidoglio, il 29 luglio 2016, ho subito avvertito intorno a me una crescente ostilità", scrive Raineri nel dossier, che Repubblica è in grado di rivelare, registrato dalla procura con un protocollo riservato.


RAGGI FRONGIARAGGI FRONGIA
Ostilità "sia perché occupavo una casella cui palesemente ambivano altri soggetti molto cari alla Raggi (Frongia, Romeo, Marra) sia perché, da subito, mi sono scontrata con la sindaco sulla procedura di nomina di Romeo, da me ritenuta assolutamente illegittima, e sulla indisponibilità di trattenere Marra nel Gabinetto", denuncia Raineri. "Mi sono quindi progressivamente trovata collocata (direi letteralmente schiacciata) tra Romeo e Marra. La sindaco, per limitare le mie prerogative, ha immediatamente concepito una Segreteria particolare, che era in realtà il "vero Gabinetto", a capo del quale ha posto Romeo ". A cui ha conferito pure "una specifica delega alle partecipate, di fatto attribuendogli anche il ruolo di "assessore ombra" di Minenna". Da lì "ha pesantemente interferito sulla nomina del dg Ama".
RAGGI FRONGIARAGGI FRONGIA

GLI ONNIPRESENTI
Prosegue la giudice: "Romeo era onnipresente, terribilmente invasivo e prevaricante. Dai diktat in merito alla organizzazione delle riunioni alla precettazione delle stanze. Addirittura villano e offensivo con la mia segreteria. Sempre protetto dalla sindaca che rimarcava, di fronte a tutti, la centralità del suo ruolo. Marra, dal canto suo, aveva la qualifica di vicecapo di Gabinetto" ma "con lui non ho mai avuto il piacere di condividere alcuna decisione. Riferiva direttamente alla sindaco. Il paradosso era che io non venivo convocata alla riunioni (per esempio sul terremoto) e nessuno mi avvertiva neppure delle urgenze".
virginia raggi in auto con daniele frongiaVIRGINIA RAGGI IN AUTO CON DANIELE FRONGIA

"In compenso, il giorno del terremoto, mentre la protezione civile conferiva con Romeo (non con me) e con Frongia, io venivo richiesta ripetutamente e insistentemente di attivarmi per autorizzare l'assessore Bergamo a recarsi a spese del Campidoglio al Festival del cinema di Venezia ".
"Avrò visto Raggi complessivamente un paio d'ore in un mese e solo in occasione delle riunioni di giunta. Per contro lei era sempre chiusa nella sua stanza con Romeo e Marra, sempre informati in tempo reale".

L'ODIO DI RAGGI
"Chiesi un appuntamento a Raggi al ritorno dalle sue vacanze.

Il 25 agosto, in occasione di un duro confronto, le riferii che me ne sarei andata se le cose non fossero cambiate".

Le pose tre condizioni: 

allontanare Marra dal Gabinetto e nominare al suo posto un colonnello dei Carabinieri; 

rivedere la nomina di Romeo; 

restituire dignità all'ufficio di Gabinetto, limitando le interferenze.
salvatore romeo e raffaele marra al compleanno di pieremilio sammarcoSALVATORE ROMEO E RAFFAELE MARRA AL COMPLEANNO DI PIEREMILIO SAMMARCO

"Raggi rimase più che contrariata. Ricordo ancora il suo sguardo pieno d'odio". Segue il drammatico racconto della notte del 31 agosto in cui, a seguito del parere reso da Anac sulla base di "un finto e strumentale quesito elaborato da Marra", fu convocata in Campidoglio e costretta a fare le valigie. "Un'iniziativa ritorsiva - scrive Raineri - concepita subito dopo il colloquio del 25 agosto, allorché la sindaco apprese la mia indisponibilità ad avallare la delibera di Romeo e trattenere Marra nel Gabinetto, e consumata in riunioni segrete con Marra e Romeo ". Severa la richiesta alla Procura: valuti "il comportamento di Raggi, improntato dal preordinato intento di danneggiare la mia immagine e determinare le mie dimissioni".
salvatore romeoSALVATORE ROMEO

IL BLITZ SULLA NOMINA DI ROMEO
"La delibera è approdata direttamente in giunta il 9 agosto, senza passare al vaglio del Gabinetto, dove di norma vengono trasmesse alcuni giorni prima per un esame di legittimità". Tempismo "sospetto", visto che "Romeo esercitava le funzioni di capo segreteria sin dall'insediamento della sindaco, cioè dal 19 giugno".

pieremilio sammarcoPIEREMILIO SAMMARCO
La sua posizione "era stata inserita all'interno di una più vasta delibera contenente altre due posizioni di collaboratori e l'emolumento non era esplicitato nel quantum, ma determinato con un rinvio a categorie contrattuali di non immediata percezione ". Circostanza che ha fuorviato gli assessori. Quando Raineri se ne accorge, avverte Raggi che poteva configurarsi l'abuso d'ufficio se il fine fosse stato quello "di attribuire a un dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile (Romeo aveva più che triplicato il suo stipendio) ". Ma "trovai la sindaca totalmente impermeabile".

LE CONFESSIONI DI MARRA
MINENNAMINENNA
"Nei primi giorni del mio insediamento ", conclude Raineri, Marra "mi disse di aver dovuto trasferire la moglie e i suoi 4 figli a Malta, perché minacciati dalla criminalità organizzata, e di avere rinunciato alla scorta personale nonostante anch'egli a rischio di incolumità". La capo di Gabinetto chiese un po' in giro e alcuni dipendenti le rivelarono invece "che Marra aveva denunciato molte persone, principalmente colleghi, per vendette personali o per protagonismo".

Ancora: "Ufficiali della Gdf mi segnalarono l'inopportunità di trattenerlo nel Gabinetto. Minenna mi riferì di aver appreso dai vertici Gdf che fra le situazioni sospette che avevano determinato il suo demansionamento fino alla fuoriscita dal Corpo vi era un corso privato di pilota civile per il quale aveva sostenuto un costo di 90 milioni di cui non aveva documentato la provenienza ".

RAFFAELE MARRARAFFAELE MARRA
Terribile la reazione "quando apprese che non intendevo confermargli il ruolo di vice: si adirò alzando la voce e minacciando ritorsioni ". E la stessa cosa avvenne con l'ex capo del Personale Laura Benente, che gli rifiutò un master a Bruxelles. "Marra la intimidì, la minacciò urlando nei corridoi. Da lì a poche ore Raggi telefonò all'Inps di Torino, dalla quale proveniva la dirigente e chiese che la richiamassero subito in sede".



E chi c'è ora al suo posto?

L'onnipotente Raffaele Marra, ovviamente.


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PADOAN PERDE LA FACCIA A BRUXELLES

BOCCIATO DALLA BCE SU MPS

AVEVA PROMESSO ALLA COMMISSIONE CHE AL SENATO ABBATTEVA IL DEFICIT 

LA SCONFITTA DEL REFERENDUM, L’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA IN 24 ORE, LE DIMISSIONI DI RENZI NON GLI HANNO PERMESSO DI RISPETTARE LA PAROLA:

COME PERDERE UNA CREDIBILITA’ ACQUISITA IN DECENNI DI SHERPA

Dagoreport

jpmorgan dimon renzi padoanJPMORGAN DIMON RENZI PADOAN IL BISCOTTO 
A dare il colpo di grazie sulle aspettative di Piercarlo Padoan di arrivare a Palazzo Chigi ci ha pensato Mario Draghi. La scelta della Bce di non concedere ulteriore tempo all’aumento di capitale del Montepaschi diventa una colpa per il ministro dell’Economia. Sebbene lui abbia fatta soltanto il prestanome di Renzi.

Nei corridoi di via Venti settembre era nota a tutti l’idea del ministro di intervenire con il sostegno pubblico per Mps. Ma a stopparlo è sempre stato il premierino, che aveva stretto un patto di ferro con Jamie Dimon, ceo di JpMorgan, e con Claudio Costamagna che lo aveva accompagnato a Palazzo Chigi.
RENZI PADOAN ORECCHIEFALLITI

La sua credibilità di economista, poi, Padoan l’aveva messa sul piatto della Commissione europea per giustificare un deficit sopra le aspettative. La Commissione, come funziona fra gentiluomini, gli ha creduto. Ma subito dopo il referendum perso è passata all’incasso.

Era noto a tutti che i conti italiani fossero fuori linea. Ma Padoan aveva messo sul piatto della bilancia il suo nome e la sua parola per garantire che, una volta passato (e vinto) il referendum, il governo avrebbe introdotto i correttivi necessari durante l’esame della manovra al Senato.
pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149PIER CARLO PADOAN, PIERRE MOSCOVICI E MICHEL SAPIN 4193E149

Renzi, però, ha pensato bene di dimettersi. Palazzo Madama ha approvato in 24 ore la legge di Bilancio, senza quelle misure concordate con Bruxelles. Il risultato che la Commissione sta interpretando come il ministro dell’Economia non sia più in grado di rispettare la parola data.

Per fair-play hanno chiesto che le correzioni dei conti pubblici su deficit e debito vengano prese entro marzo. Ma avrebbero fatto anche capire che preferirebbero non avere più a che fare con Padoan. In poche parole, si sentono presi in giro da Piercarlo: vittima politica degli avvitamenti politici di Renzi. E Palazzo Chigi s’allontana.

Fonte: qui