9 dicembre forconi: 12/17/16

sabato 17 dicembre 2016

SAVIANO: ''VIRGINIA RAGGI SI DEVE DIMETTERE. E DOV'È FINITO DI BATTISTA, QUELLO CHE URLAVA 'ONESTÀ!!' IN FACCIA AI RADICALI, CHE DAVVERO CONTRASTAVANO SCARPELLINI?''

MELANIA RIZZOLI: ''LA SINDACA È UNA CALAMITÀ PER IL M5S, PER ROMA E PER SE STESSA. TOTALMENTE INADEGUATA AL COMPITO''
1. SAVIANO: DI BATTISTA URLAVA ''ONESTÀ'' IN FACCIA A ROBERTO MAGI DEI RADICALI, I POCHI CHE DAVVERO HANNO COMBATTUTO SCARPELLINI
alessandro di battista virginia raggiALESSANDRO DI BATTISTA VIRGINIA RAGGI
Roberto Saviano pubblica su Facebook il video dei Radicali, con Di Battista che strepita ''Onestà'' in faccia a Riccardo Magi (2014)

Raffaele Marra e il silenzio di Alessandro Di Battista.
Di Battista è stato il maggiore sponsor a Roma di Virginia Raggi. È responsabile, insieme alla Sindaca, della scelta di avere Marra tra i collaboratori della giunta. Marra che prima dell'arresto era "insostituibile" e che ora è "uno dei 23mila dipendenti del Comune di Roma".

Oggi Di Battista tace. Non ha ancora urlato, o anche solo pronunciato, una parola sull'arresto di Raffaele Marra. Eppure ricordo la virulenza, ai limiti dell'aggressione, utilizzata nei confronti di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani. E pensare che proprio i Radicali con Rita Bernardini denunciarono gli affari del costruttore Scarpellini, arrestato insieme a Marra. L'omertà di Di Battista oggi ci insegna che chiedere onestà agli altri vale poco se non la si pretende prima in casa propria.

Dopo l'arresto di Marra non ci uniremo al coro festante dei nuovi manettari che oggi sono prontissimi a darsi il cambio coi manettari di prima. L’onestà in sé e per sé non potrà mai essere un argomento politico significativo: lo è invece la capacità di cambiamento concreto dei meccanismi che favoriscono la corruzione e il malaffare, a prescindere dalle singole persone che se ne faranno interpreti. (Video del dicembre 2014)


alessandro di battista virginia raggiALESSANDRO DI BATTISTA VIRGINIA RAGGI
2. SAVIANO: VIRGINIA RAGGI E IL DOVERE DEL PASSO INDIETRO
Roberto Saviano per ''la Repubblica''

Si e' diversi non quando si dichiara di essere diversi, ma quando si agisce diversamente. Scegliendo Marra, Virginia Raggi non ha agito diversamente dai suoi predecessori. L’arresto del fedelissimo della sindaca, l’uomo che ha difeso innumerevoli volte da luglio a oggi resistendo anche alle sollecitazioni di Beppe Grillo, che avrebbe voluto la sua rimozione, dimostra una volta di più che il re è nudo.

L’arcadia idealizzata dal Movimento non esiste, non è mai esistita. I pochi mesi di amministrazione Raggi a Roma sono bastati a farci comprendere quanto il M5S sia fragile. Una denuncia che si sta sollevando anche al suo interno, come dimostra il clima che sta infuocando il confronto tra le diverse correnti romane e parlamentari.
luigi di maio onestaLUIGI DI MAIO ONESTA

Il Movimento, purtroppo per i suoi elettori e per i tantissimi italiani che gli hanno dato fiducia nella prova referendaria, in mancanza di regole organizzative e di selezione precise e riconoscibili, in altre parole di regole democratiche, sta evidenziando un altro dei suoi limiti, forse il più inquietante: è un movimento scalabile. Può essere preso d'assalto da chiunque e, siccome chi critica ha in sorte l'epurazione, non riesce a maturare una crescita interna che lo renda più solido e meno contraddittorio nelle scelte e nei comportamenti.

Questo è quanto accaduto a Roma, dove la destra vicina agli ambienti di Forza Italia e dell'ex sindaco Gianni Alemanno lo ha di fatto occupato. Beppe Grillo lo sa bene, ne è perfettamente consapevole, ma finora non ha potuto riconoscerlo pubblicamente - forse nemmeno con i suoi più stretti collaboratori - perché significherebbe alzare bandiera bianca, ammettere che la sua creatura non ha sufficienti anticorpi per scongiurare che gruppi organizzati possano infiltrarsi nelle sue strutture fluide e prendere il potere, utilizzando la buona fede degli elettori.

Il punto di partenza di questo ragionamento, anche se mi aspetto che i militanti mi diano del servo del Pd, è proprio questo: la buona fede di chi ha scelto e votato i Cinquestelle. E questa è la ragione per la quale, se il M5S non vuole disperdere il capitale umano e politico accumulato in questi anni, deve darsi nuove regole precise. Deve accettare di praticare la democrazia al proprio interno se vuole chiedere e pretendere la stessa democrazia all'esterno, alle istituzioni e alle altre forze politiche del Paese.

alessandro di battista virginia raggiALESSANDRO DI BATTISTA VIRGINIA RAGGI
Una conseguenza mi pare inevitabile. Virginia Raggi deve dimettersi (o autosospendersi fino a un chiarimento giudiziario) perché ha legato il proprio destino a quello di Raffaele Marra. Perché lo ha difeso strenuamente quando in molti, anche tra quelli del suo Movimento, le hanno fatto notare l'imbarazzante continuità di Marra con le esperienze amministrative precedenti. Raggi ha un obbligo etico che le deriva dalla fascia tricolore che le è stata consegnata dopo la vittoria alle elezioni.

Deve dimostrare di comprendere fino all'ultima piega che cosa significhi essere la Sindaca della più importante città del Paese e il suo riflesso nel mondo. Deve farsi carico delle sue responsabilità politiche e civili. Deve dar conto delle sue scelte ai cittadini, non soltanto quelli che hanno votato per lei. Deve dar conto a quei cittadini che oggi scoprono chi è Marra: una pedina inamovibile della sua squadra e della sua amministrazione. Perché Marra non è - come si è voluto far credere - una figura marginale. Marra è l'amministrazione Raggi. Marra è Virginia Raggi.

DANIELE FRONGIA VIRGINIA RAGGIDANIELE FRONGIA VIRGINIA RAGGI
Da lui sono passate tutte le decisioni più importanti della sindaca. Una sindaca che, nella migliore delle ipotesi, non ha saputo leggere e interpretare la complessità del reale. Lei e i 5stelle alla prova dei fatti sino ad oggi hanno fallito. Ecco perché è il caso che Raggi passi la mano. Mettere la testa sotto la sabbia, questo Grillo dovrebbe saperlo, porterebbe a un disastro peggiore. Quando chiesi (e ne sono ancora convinto) le dimissioni per conflitto di interessi della ministra Maria Elena Boschi fui accusato di essere grillino. Venni letteralmente massacrato dal Pd e dall'intero suo popolo riunito alla Leopolda in quei giorni. Eppure quelle mancate dimissioni hanno segnato l'inizio della ingloriosa fine del renzismo. Chi oggi lo nega lo fa per convenienza.

La situazione del nostro Paese è disastrosa, si è lavorato soprattutto alle apparenze e molto poco alla sostanza. La storia di Beppe Sala a Milano mostra come il governo abbia rischiato molto a delegare tutta la sua diversità all'Anac (l'Autorità nazionale anticorruzione) che non essendo una procura, non potendo né indagare né investigare, concede il suo bollino blu (come fatto su Expo) a vicende e situazioni che non può conoscere bene fino in fondo, dando più una valutazione mediatica che reale.
virginia raggiVIRGINIA RAGGI

Ora l'inchiesta Expo rischia di gettare una luce ambigua sull'Anac rendendola l'ennesima operazione di facciata del governo Renzi. L'augurio è che sia in grado di sottrarsi al ruolo di chi si limita a battezzare il bene e il male dell'amministrazione pubblica e cerchi di tornare alle sue funzioni di prevenzione e analisi.

Dopo l'arresto di Marra, mi accusano nuovamente di essere al soldo del Partito democratico. Domando anche a chi mi attacca: quanto vi sta a cuore il vostro presente e il vostro futuro? Che cosa risponderete ai vostri figli quando vi chiederanno dove eravate quando c'era bisogno di fermarsi a ragionare? Per capire, solo per capire. Niente di più. Chi critica non può essere considerato un nemico da epurare. Possiamo continuare a ragionare in questo modo? Il Pd dice "se non appoggi Renzi aiuti Salvini e Grillo" e il M5S "se critichi la gestione Raggi vuoi riconsegnare Roma nelle mani di chi ha permesso Mafia Capitale".

Attestarsi su queste posizioni distrugge ogni possibilità di dibattito, riduce le idee a uno scontro tra squadre. Eppure Marra è la dimostrazione che la politica, anche quella del Movimento, che si pone come radicalmente nuova deve sempre misurarsi (e allearsi) con i meccanismi di scambio, influenza, opportunismo.
virginia raggi1VIRGINIA RAGGI1

Amministrare è difficilissimo, per cambiare davvero bisogna essere prudenti e saper ascoltare. Perché dinanzi alle prove politiche (non ancora giudiziarie) di continuità tra Marra e Alemanno (Marra sottoscrisse - come racconta il giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi - contratti milionari a favore di Fabrizio Amore, un costruttore imputato di associazione per delinquere) la Raggi ha continuato a difenderlo?

Forse la ragione è semplice: le figure come Marra garantiscono voti, controllo burocratico, influenza, rapporto con immobiliari e imprenditori. Si può discutere di tutto questo senza essere accusati di essere cospiratori contro il nuovo? Chi insulta non pensa. Essere liberi, diversi, dissidenti non è un'aspirazione facile. Ma non dovremmo mai smettere di provarci.


3. È UNA CALAMITÀ PER M5S, ROMA E SE STESSA
Melania Rizzoli per ''Libero Quotidiano''

Per noi romani lo spettacolo è desolante.
Da mesi viviamo lo smarrimento della nostra città, la Capitale d' Italia, mortificata, umiliata e ormai allo sbando, senza un governo che si possa chiamare tale. Le strade di Roma sono sporche, abbandonate, i sampietrini di basalto delle nostre piazze, che una volta brillavano, sono divelti, smontati e rubati addirittura, e i marciapiedi sono invasi da mendicanti, venditori abusivi e borseggiatori che spariscono rapidi nei vicoli con il loro bottino, correndo indisturbati tra i ratti e i sacchi di spazzatura.
L ARTICOLO DI FITTIPALDI CHE ANTICIPAVA DI TRE MESI L ARRESTO DI RAFFAELE MARRA E I RAPPORTI CON LA RAGGIL ARTICOLO DI FITTIPALDI CHE ANTICIPAVA DI TRE MESI L ARRESTO DI RAFFAELE MARRA E I RAPPORTI CON LA RAGGI

La neo-sindaca Virginia Raggi, eletta lo scorso giugno con un plebiscito di voti del popolo pentastellato, non solo non si è rivelata all' altezza, ma oggi appare totalmente inadeguata al compito, cosa di cui si è accorta anche la magistratura, che, in assenza di iniziative politiche, interviene come suo solito a gamba tesa e inizia a demolire la sua fragile giunta con gli avvisi di garanzia e gli arresti, e a smantellare un governo che non c' è, evitando così la lunga e penosa agonia della Capitale.

Era già sembrato strano che una grande comunità come quella romana, cinica e disincantata, tollerante e irriverente insieme, avesse espresso la sua volontà popolare su una donna giovane e sconosciuta, senza nessuna empatia con il popolo capitolino, presentata come «una di noi» e forte solo del marchio stellato di Beppe Grillo, fidelizzandosi nella sua scelta, al grido di «onestà onestà», senza rendersi conto di promuovere al Campidoglio un avvocato con scarsa esperienza politica, priva di quella competenza, caparbietà e carattere necessari per governare la città più ingovernabile d' Italia. Il breve percorso di Virginia Raggi è stato segnato fin dall' inizio solo da problemi, da incertezze, da esitazioni, da scelte sbagliate e poi da strenue difese di collaboratori indifendibili, con una luna di miele post-elettorale che non c' è mai stata, sfregiata da quella «partenza con il piede sbagliato» denunciata anche dal Wall Street Journal che ridicolizzava, in un articolo di luglio, la provinciale ascesa del populismo a Roma, umiliando in poche righe la memoria della grandezza della nostra città.

NERVI TESI E LACRIME FACILI
VIRGINIA RAGGI HORRORVIRGINIA RAGGI HORROR
Era già sembrato strano che il Movimento 5 Stelle continuasse a sostenere questo giovane sindaco incerto, emotivamente fragile, sempre sull' orlo di una crisi di nervi, dalle lacrime facili, priva del coraggio spietato che il ruolo impone, come pronta a mollare tutto di fronte ai mucchi di immondizia nelle strade, ai frigoriferi abbandonati sui marciapiedi, al caos dei trasporti, della viabilità, della sicurezza e della corruzione nelle sue stesse stanze, che interviene esitante in consiglio leggendo a cantilena, con tono depresso, testi scritti da altri per lei, da quei funzionari e top manager che via via hanno rassegnato le dimissioni.

Era già sembrato strano leggere sul blog di Beppe Grillo «Virginia non si tocca!» nel tentativo di fermare gli attacchi durissimi al neo-sindaco che arrivavano anche dagli stessi esponenti dei Cinque stelle, come fosse un virus infettante che avrebbe potuto contagiare anche loro e che andava distrutto subito prima della prevedibile epidemia.

Eppure Grillo aveva toccato con mano il degrado di Roma cadendo rovinosamente in una delle famose voragini che decorano l' asfalto delle nostre strade, durante la sua manifestazione alla vigilia del referendum, e quel giorno avrebbe dovuto intuire che tutte le ambizioni del suo movimento rischiavano di essere inghiottite non dalle buche di Roma ma dall' immobilismo e dalla paralisi governativa del sindaco più inadeguato d' Italia.

virginia raggi luigi di maioVIRGINIA RAGGI LUIGI DI MAIO
Era già sembrato strano che nessun responsabile del Movimento fosse intervenuto mentre la sindaca perdeva i pezzi, impegnata tra dimissioni e cambi di poltrone, tra nomine ballerine e contestate, tra una serie di addii e di deleghe ritirate, quasi offensive per la dignità del Campidoglio, mentre la città da governare si riempiva di migranti che dormono per strada e nelle stazioni, aumentava il numero dei cortei di protesta, collassava il traffico e negli uffici del Comune entrava la Finanza per ordine della Procura.

NECESSARIA AUTOCRITICA
E quindi non ci sembrerà strano se il famoso «cambio di passo» per la nostra amata Capitale, annunciato dal leader grillino, si realizzasse con una autocritica severa, con l' ammissione di aver commesso un grave errore, una scelta poco onorevole per la città del Risorgimento, che ha tante emergenze, molte criticità, ma che, per la sua storia, per la sua importanza e per la sua dignità, ha bisogno di una guida vera, autorevole, ferma e decisa.

salvatore romeoSALVATORE ROMEO
Insomma, che ha bisogno di un sindaco che non può essere certamente Virginia Raggi, la quale farebbe bene a dimettersi in tempo, onestamente e con rapidità, prima che sia costretta a farlo ad opera della magistratura, o peggio ad opera del popolo romano, che quando perde la pazienza, rispolvera l' eterno Flaiano e dice: «A Virgì, scànsate, che nun è robba pe te...».

Fonte: qui

È INIZIATO IL CONTO ALLA ROVESCIA PER LA CADUTA DI VIRGINIA RAGGI: ''VADO AVANTI ANCHE SENZA IL SIMBOLO''. UNA FRASE CHE È UNA CONDANNA A MORTE.

Roma Grillo vuole l’autosospensione della Raggi. E ora potrebbe toglierle il simbolo M5S

E' UN TRAGICO SIPARIETTO CHE NON RIESCE A NASCONDERE: 

LA MANCANZA DI UN VALIDO PROGETTO PER GESTIRE LA CITTA' DI ROMA; 

LE RISORSE UMANE CHE HANNO IMPIEGATO SONO QUELLO CHE SONO; 

CON L'AGGRAVANTE CHE DEI PARLAMENTARI, ILLEGITTIMI E ORMAI DELINQUENTI QUALI SONO QUELLI DEL M5S, CHE VANNO A DARE LEZIONI "DI NON SI SA CHE".

Nel mirino anche i due fedelissimi della sindaca, Frongia e Romeo. 
Possibile che Grillo chieda ai consiglieri di togliere l’appoggio
Daniele Frongia e Virginia Raggi nell’aula Giulio Cesare durante l’assemblea capitolina straordinaria

Beppe Grillo ha deciso. L’ultimatum a Virginia Raggi è pronto. E prevede: la distruzione del «raggio magico», cioè la catena di fedelissimi di cui faceva parte Raffaele Marra, da ieri in carcere per corruzione. 

Grillo vuole fuori dai piedi anche Daniele Frongia e Salvatore Romeo

Il primo dovrà lasciare il posto di vicesindaco e molto probabilmente anche il M5S, stesso destino che attende il secondo, capo della segreteria personale di Raggi, il dipendente comunale promosso con un giro di nomine su cui indaga la procura e che secondo l’ex capo di gabinetto Carla Raineri comandava di fatto all’interno del Campidoglio assieme a Marra. Anche il fratello di quest’ultimo, ex vicecomandante dei vigili, trasformato nei mesi scorsi in dirigente del Turismo nonostante i dubbi dell’Anac, dovrà abbandonare l’incarico ottenuto grazie all’asse familiare. 

La richiesta di autosospensione 
Grillo vuole fare piazza pulita. E a Raggi propone un’altra ipotesi choc su cui si sta trattando: fare come Beppe Sala a Milano, cioè autosospendersi in attesa di capire cosa hanno in mano i magistrati che potrebbero indagarla per abuso di ufficio proprio per le nomine dei suoi fedelissimi. 

Raggi deve essere commissariata, questa è l’idea di Grillo e per attuare il suo piano, il comico prevede anche di affidare il posto di vicesindaco di Frongia o a Marcello De Vito, attuale presidente dell’assemblea capitolina e sfidante di Raggi alle primarie grilline (anche se sarà complicato spostarlo), o a Paolo Ferrara, attuale capogruppo, con cui ieri il leader genovese si è intrattenuto a lungo all’hotel Forum. 

Grillo potrebbe ritirare il simbolo M5S 

«Disposta a discutere» ha fatto sapere Raggi in una prima fase. Ma se alla fine la sindaca non dovesse accettare l’allontanamento della sua corte di uomini di fiducia, Grillo, in qualità di garante, le toglierà il simbolo e chiederà ai consiglieri di mollarla per farla decadere. 

Quindici di loro sono già pronti a farlo al primo segnale del comico. In queste ore continua la trattativa per trovare una soluzione alla crisi politica, ma proprio quando una soluzione sembrava alla portata di mano arriva una dichiarazione di rottura da parte della sindaca. 

«Io non mi sento più parte del M5S, non mi ci riconosco più»: sono parole che Raggi sta dicendo in queste ore ai suoi più stretti collaboratori. 

Se dunque Raggi decidesse di rompere con Grillo e il M5S si arriverebbe alla conta dei consiglieri comunali. 

Fonte: qui

''MARRA È IL MIGLIORE, GARANTISCO IO'' (VIRGINIA RAGGI) - IL LEGAME TRA I DUE NASCE TRAMITE DANIELE FRONGIA, FEDELISSIMO DELLA SINDACA E IERI SEDUTO ACCANTO A LEI MENTRE LEGGEVA IL COMUNICATO SCRITTO DALLA CASALEGGIO E ASSOCIATI - FU LUI A ''SCONGELARLO'': ERA IN ASPETTATIVA DAL COMUNE A MALTA, DOVE FACEVA AFFARI - IL RAMPANTE MARRA GIÀ NEL 2008 VENIVA ALLONTANATO DA ZINGARETTI. E PERSINO IL SUO PROMOTORE ALEMANNO A UN CERTO PUNTO PRESE LE DISTANZE...


nicola zingarettiNICOLA ZINGARETTI

1. MARRA FU ALLONTANATO DA ZINGARETTI E NEGLI ULTIMI DUE ANNI SI ERA MESSO IN ASPETTATIVA A MALTA, DOVE FACEVA AFFARI
Estratto dall'intervista a Raffaele Marra sul ''Fatto Quotidiano'' dello scorso novembre

Lei ha mai lavorato per Veltroni e Zingaretti?
No, sono arrivato in Campidoglio nel 2008. E Zingaretti, appena insediato, mi ha revocato l'incarico: non ha voluto lavorare con me.


2. "RAFFAELE È IL MIGLIORE PER LUI GARANTISCO IO" QUANDO LA SINDACA BLINDAVA IL DIRIGENTE
Mauro Favale per ''la Repubblica - Roma''

VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRAVIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA
Ora, nell' unica sua apparizione davanti alle telecamere (1 minuto e 52 secondi in cui legge una dichiarazione scritta, schivando le domande), Virginia Raggi dice: «Il dottor Marra è solo uno dei 23mila dipendenti capitolini». Una presa di distanze che fa a pugni con tutte le volte in cui, da fine giugno all' altro ieri, la sindaca di Roma ha difeso, coperto e lodato l' operato di quel dirigente comunale che da subito ha voluto al suo fianco.

raffaele marraRAFFAELE MARRA
Il legame tra i due, raccontano in Campidoglio, nasce mediato da Daniele Frongia, il vice della sindaca, l' uomo che Raggi ha voluto (silente) al suo fianco ieri durante la breve dichiarazione davanti ai giornalisti. È Frongia che stringe il rapporto con Marra ai tempi della consiliatura Marino. È a lui che si rivolge (vista la sua conoscenza della macchina capitolina) per la lettura dei bilanci del Comune.

Ed è a lui che chiede aiuto per la stesura di alcuni passi del suo libro E io pago, incentrato sugli sprechi del Campidoglio. Quando si inizia a intuire la valanga di voti che andranno al M5S alle Comunali, è sempre Frongia a "scongelare" Marra, da due anni in aspettativa a Malta.
RAFFAELE MARRA 1RAFFAELE MARRA 1

Lui fa domanda per rientrare a Palazzo Senatorio con la promessa di essere ricollocato in un ruolo di vertice, nel gabinetto del sindaco, lì dove avrebbe voluto sedere già con Gianni Alemanno: «Se non mi premiano i 5 Stelle, allora, chi mi premia?», dice in un' intervista a fine giugno, quando il suo nome aveva già creato malumori dentro al M5S. Da allora fino all' altro ieri, i richiami dei vertici del Movimento sono stati costanti, puntualmente respinti dalla Raggi.
salvatore romeo e raffaele marra al compleanno di pieremilio sammarcoSALVATORE ROMEO E RAFFAELE MARRA AL COMPLEANNO DI PIEREMILIO SAMMARCO

A luglio Grillo piomba in Campidoglio per stoppare le liti e chiedere la rimozione del dirigente contestato. La sindaca, anche in quell' occasione, prende tempo, assicura spostamenti che in realtà continua a rimandare. Marra resta al suo fianco.

RAGGI FRONGIARAGGI FRONGIA
«Si comporta come un assessore», dicono di lui, in pieno agosto, in Campidoglio. Il vicecapo di gabinetto, sostenuto dal capo segreteria della sindaca, Salvatore Romeo, entra in rotta di collisione con il suo superiore, Carla Raineri. Tra i due, la sindaca sceglie Marra.

Raineri sbatte la porta e con lei l' assessore Marcello Minenna. È il primo settembre. La giunta balla ma la prima cittadina resta fedele al dirigente. Anzi, lo nomina alla guida del Personale dove Marra affronta e risolve (almeno per ora) la grana del salario accessorio.
RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIARAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA

«Avete visto? - dice la sindaca alla sua maggioranza - è l' unico che ce l' ha fatta dopo anni ». E quando a fine ottobre Grillo chiama i consiglieri M5S per chiedere lumi sul dirigente dopo le inchieste dell' Espresso che avevano messo in luce i suoi rapporti poco chiari coi costruttori, quelli rispondono: «La sindaca si fida di lui».
Passano due giorni e Raggi impone il suo aut aut: «O accettate Marra o andiamo tutti a casa», dice ancora al gruppo consiliare M5S.

MARCELLO DEVITO - DANIELE FRONGIA - VIRGINIA RAGGIMARCELLO DEVITO - DANIELE FRONGIA - VIRGINIA RAGGI
La fronda rientra, mentre arrivano le indagini sulle nomine e l' istruttoria dell' Anac sulla promozione del fratello di Marra al dipartimento Turismo. Anche in questo caso, la sindaca si assume tutta la responsabilità in una memoria all' Anticorruzione. È l' ultima difesa, proprio alla vigilia degli arresti di ieri. Accolti con un sospiro di sollievo dagli altri dirigenti capitolini, quelli che più avevano sofferto lo strapotere di Marra e le modalità di organizzazione della nuova "macrostruttura". «Finalmente » è l' avverbio più utilizzato dai capi dipartimento alla notizia delle manette.

Fonte: qui
virginia raggi in auto con daniele frongiaVIRGINIA RAGGI IN AUTO CON DANIELE FRONGIALUCIA ANNUNZIATA CON RAGGI DE VIVO FRONGIA STEFANO CONSIGLIERI M5S AL COMUNE DI ROMALUCIA ANNUNZIATA CON RAGGI DE VIVO FRONGIA STEFANO CONSIGLIERI M5S AL COMUNE DI ROMA

LA MONETA COMUNE E' AI MINIMI DA 13 ANNI SUL DOLLARO

L’AUMENTO DEI TASSI AMERICANI AGIRA’ DA STIMOLO SULLA PIGRA CRESCITA EUROPEA, FAVORENDO LE ESPORTAZIONI

Luigi Grassia per la Stampa

mario draghi janet yellenMARIO DRAGHI JANET YELLEN
L' euro si indebolisce rispetto al dollaro e la Banca centrale europea ne è soddisfatta, al pari degli esportatori europei (italiani inclusi) che grazie a una moneta più debole diventano più competitivi nella zona del dollaro. Ieri il cambio fra le due monete ha toccato la quota di 1,0380 che corrisponde al livello più basso dal 2003. Dopo tredici anni il dollaro si avvia così a valere più dell' euro.

Il capo analista Chris Williamson di Ihs Markit prevede «una chiusura fortemente positiva del 2016 per l' economia dell' Eurozona», perché «migliorano le condizioni operative del settore manifatturiero, grazie alla debolezza dell' euro che stimola le esportazioni». Questo sviluppo è frutto di un doppio movimento. Dipende innanzitutto dalla Federal Reserve, la Banca centrale americana, che ha aumentato i tassi d' interesse di un quarto di punto allo 0,75%. Questo fa crescere il rendimento di alcune categorie di investimenti negli Stati Uniti e così provoca un flusso di risorse monetarie verso gli Usa; in parole povere, gli investitori internazionali avvertono la convenienza di convertire in dollari una parte degli investimenti in euro, cioè vendono euro e comprano dollari. Così il dollaro acquista valore e l' euro lo perde.
MARK CARNEY JANET YELLEN MARIO DRAGHIMARK CARNEY JANET YELLEN MARIO DRAGHI

Ma il calo del valore dell' euro non è dovuto solo alle mosse della Federal Reserve, ma anche a quelle della Bce. La Banca centrale europea è preoccupata dalla bassa inflazione nell' Eurozona e cerca di contrastarla aumentando la circolazione monetaria, attraverso immissioni massicce di liquidità. Perché lo fa? Di solito, un' inflazione bassa è un fatto positivo, perché i consumatori pagano meno i beni e i servizi che acquistano, perciò (a parità di reddito) il loro potere d' acquisto aumenta. Ma quando l' inflazione è troppo bassa, o diventa addirittura negativa e si capovolge in deflazione, per l' economia sono guai.

DRAGHI YELLEN CONTANTIDRAGHI YELLEN CONTANTI
Una situazione del genere si verifica solo quando l' attività economica ristagna, pochi consumano e pochi investono; se questo succede, è facile che il fenomeno incancrenisca, perché la carenza di investimenti deprime l' occupazione, e questo, a sua volta, deprime un altro po' i consumi, in una spirale senza fine.

È per questo che la Bce cerca di far risalire l' inflazione, con l' obiettivo dichiarato di riportarla a un livello vicino (ma inferiore) al 2%, considerato un bene per l' economia. Finché continua questa situazione, coi tassi europei fermi e quelli americani che aumentano (perché l' economia degli Stati Uniti cresce senza bisogno di stimoli e l' inflazione è già prossima al 2%), l' euro si indebolirà sul dollaro.

Fonte: qui

POTEVA MANCARE QUALCHE COLLEGAMENTO CON LA BANDA DELLA MAGLIANA NEL CASO MARRA(EX BRACCIO DESTRO DELLA RAGGI)?


CERTO CHE NO!

IL RAPPORTO TRA SCARPELLINI E IL DIRIGENTE DEL COMUNE È EMERSO IN INTERCETTAZIONI DISPOSTE DURANTE L'INDAGINE SU ''ER GNAPPA'', AL SECOLO MANLIO VITALE, CHE HA ORBITATO NON POCO INTORNO ALLA FAMIGERATA BANDA

Davide Desario per www.ilmessaggero.it

RAFFAELE MARRARAFFAELE MARRA
L'arresto di Raffaele Marra parte dalle indagini su "er Gnappa". È un incredibile contrappasso quello che ha colpito in queste ore la Giunta pentastellata di Virginia Raggi che amministra da otto mesi la Capitale. Come a dire: chi di Banda della Magliana ferisce, di Banda della Magliana perisce.

Proprio il movimento Cinque Stelle che ha cavalcato l’inchiesta di Mafia Capitale e i suoi collegamenti tra “er Cecato” Massimo Carminati e il Campidoglio si ritrova a sua volta travolto da un’altra inchiesta collegata alla Banda della Magliana.

MANLIO VITALE DETTO ER GNAPPAMANLIO VITALE DETTO ER GNAPPA
L’arresto per corruzione del braccio destro del sindaco Virginia Raggi, Raffaele Marra, è infatti lo sviluppo di un’indagine su Manlio Vitale conosciuto all’ombra del Colosseo con il soprannome “er Gnappa” che ha gravitato non poco intorno alla famigerata Banda della Magliana: una vita dentro e fuori da Rebibbia, vicinissimo a boss del calibro di Renatino De pedis e Danilo Abbruciati.

In base a quanto scrivono i magistrati, infatti, tutto ha inizio dalle rivelazioni dell’ex compagna di Manlio Vitale secondo le quali l’immobiliarista romano Sergio Scarpellini era vittima di un’estorsione da parte proprio der Gnappa (che però uscirà pulito dall'intera vicenda). Così la procura decide di effettuare delle intercettazioni telefoniche su Scarpellini e sulla sua collaboratrice più stretta. Ed è proprio cercando di incastrare “er Gnappa” che invece gli inquirenti scoprono gli intrecci, gli scambi e gli accordi tra l’immobiliarista Scarpellini e l’attuale braccio destro della sindaca Raggi.
SERGIO SCARPELLINISERGIO SCARPELLINI

Una maledizione quella della Banda della Magliana che ultimamente sembra colpire chiunque si avvicini al Campidoglio. Anche chi lo ha conquistato proprio denunciando i loschi affare della Banda.

Fonte: qui
MANLIO VITALE DETTO ER GNAPPA RIDE MENTRE VIENE ARRESTATOMANLIO VITALE DETTO ER GNAPPA RIDE MENTRE VIENE ARRESTATOMANLIO VITALE DETTO ER GNAPPAMANLIO VITALE DETTO ER GNAPPAMANLIO VITALE DETTO ER GNAPPAMANLIO VITALE DETTO ER GNAPPA

I PARLAMENTARI SONO TUTTI ABUSIVI E DELINQUENTI




Infatti come si evince dalla sentenza 01/2014 della Consulta sulla legge elettorale denominata "porcellum", l'alta Corte ha eccepito pure sulle liste bloccate, pertanto sono tutti abusivi e delinquenti come da Noi detto.

Estratto dalla Sentenza 01/2014 della Consulta:

"In definitiva, è la circostanza che alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini, che ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione. Simili condizioni di voto, che impongono al cittadino, scegliendo una lista, di scegliere in blocco anche tutti i numerosi candidati in essa elencati, che non ha avuto modo di conoscere e valutare e che sono automaticamente destinati, in ragione della posizione in lista, a diventare deputati o senatori, rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per una parte dei seggi, né con altri caratterizzati da circoscrizioni elettorali di dimensioni territorialmente ridotte, nelle quali il numero dei candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi e con essa l’effettività della scelta e la libertà del voto (al pari di quanto accade nel caso dei collegi uninominali).

Le condizioni stabilite dalle norme censurate sono, viceversa, tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare, e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto di cui all’art. 48 Cost. (sentenza n. 16 del 1978).
Deve, pertanto, essere dichiarata l’illegittimità costituzionale degli artt. 4, comma 2, e 59 del d.P.R. n. 361 del 1957, nonché dell’art. 14, comma 1, del d.lgs. n. 533 del 1993, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza per i candidati, al fine di determinarne l’elezione."

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E NON SOLO ....

La Corte dedica un'intera pagina di sentenza a spiegare cosa sia e cosa implichi il #principio_di_continuità dello Stato.
E richiama due esempi di applicazione di tale principio:
*) la #prorogatio dei poteri delle Camere, a seguito delle nuove elezioni, finché non vengano convocate le nuove (art. 61 Cost.);
*) la possibilità delle Camere #sciolte di essere appositamente convocate per la conversione in legge di decreti legge (art. 77 comma 2 Cost.).

La Corte assimila pertanto le Camere a quelle in regime di prorogatio, che siano state GIÀ SCIOLTE e siano in attesa dell'insediamento delle nuove (art. 61).
E chiarisce che questo parlamento opera con legittimazione depotenziata - e circoscritta all'adozione dei soli atti urgenti e indifferibili (qual è la legge elettorale, che non può mancare in una democrazia parlamentare) - quando pone l'ulteriore parallelo con le Camere GIÀ SCIOLTE che si riuniscano in via straordinaria per la conversione dei decreti-legge (art. 77).

Per la Consulta questo Parlamento È DA RIGUARDARE IN DEFINITIVA ALLA STREGUA DELLE CAMERE #GIÀ_SCIOLTE, e negli esempi in disamina, il «principio fondamentale della continuità dello Stato» incontra limiti di tempo assai brevi: #non_più_di_tre_mesi, nell'ipotesi di "prorogatio" dei poteri delle Camere, #due_mesi quale limite massimo per la conversione dei decreti legge.

Al di là della elencazione espressa, riferita agli artt. 61 e 77 Cost., la Consulta:
*) parla espressamente di "prorogatio" e di Camere "giá sciolte";
*) evidenzia col virgolettato l'inciso:«...finchè le nuove Camere non si siano insediate»;
*) Per ben due volte nella stessa pagina ripete il riferimento agli atti che le camere adotteranno«prima di nuove consultazioni elettorali».

È chiaro, insomma, il riferimento ad elezioni da indire il prima possibile, per interrompere il regime di prorogatio in cui opera un Parlamento formato con "grave violazione della sovranità popolare".


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Il Comitato per la legalità ed il 9 Dicembre Forconi presentano la formale denuncia presso la Procura di Roma contro i parlamentari






Ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli”( Gen. Carlo Alberto dalla Chiesa)


9 Dicembre Forconi - Comitato per la legalità 

COMUNICATO STAMPA

In data odierna una delegazione del “Comitato per la Legalità”, con il Generale Antonio Pappalardo, si è presentato dal Procuratore della Repubblica di Roma, dott. Pignatone, al quale ha consegnato l’allegato esposto denuncia, in cui è ben evidenziato che i delinquenti sono i parlamentari abusivi dal 2014, che hanno rubato alle casse dello Stato oltre 900 milioni di euro.
E’ stato precisato che la Corte Costituzionale ha indicato nella sua sentenza, con cui è stata dichiarata incostituzionale la legge elettorale “Porcellum”, che i parlamentari potevano rimanere in carica nel segno della continuità dello Stato, per portare a termine l’attività in quel momento in essere e per modificare la legge elettorale. Ma la continuità dello Stato è saltata nel momento in cui i parlamentari si sono pervicacemente attaccati alle poltrone per ben oltre un ragionevole periodo di tempo di un anno e dopo aver formato un nuovo governo nel febbraio 2014 con Renzi, tentando in modo eversivo a colpi di maggioranza di modificare la Costituzione.
Ora siamo oltre ogni logica e completamente fuori dallo Stato di diritto, visto che con il governo Gentiloni gli abusivi intendono rimanere ancora un altro anno.

E’ stato ribadito che i Forconi si sono limitati ad arrestare una persona, che si è qualificata come onorevole, coperta da immunità.

L’arresto è stato operato sulla base dei reati di:
  1. Usurpazione di potere politico”, art. 287 c.p., che punisce “chiunque usurpa un potere politico, ovvero persiste nell’esercitarlo indebitamente”, che prevede la pena della reclusione da sei a quindici anni;
  2. Attentato ai diritti politici del cittadino”, art. 294 c.p.,  che punisce “chiunque con violenza, minaccia o inganno, impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico”, che prevede la pena della reclusione da uno a cinque anni;
  3. Associazione a delinquere”, art. 416 c.p.,che punisce “tre o più persone che si associano allo scopo di commettere più delitti”, che prevede la pena della reclusione da tre a sette anni.
Al Procuratore della Repubblica è stato fatto presente che è stata inviata l’allegata lettera al Capo della Polizia, ai Capi di Stato Maggiore Militare e ai Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza perché procedano a perseguire reati così gravi.
Sono state, altresì, inviate lettere a Papa Francesco, al Presidente del Parlamento Europeo, alla Corte dei diritti dell’Uomo e all’Alta Corte di Giustizia Europea, affinché siano ripristinate in Italia legalità, libertà e democrazia.

Il Comitato per la Legalità ha ribadito al Procuratore della Repubblica di Roma che se le autorità preposte non procedono nei confronti dei parlamentati abusivi sarà il popolo ad agire nelle forme previste dalla legge e dalla Costituzione.
Il Procuratore Pignatone ha risposto che esaminerà con molta attenzione gli atti prodotti.

Abbiamo dato mandato ai nostri legali di querelare tutti coloro che definiscono delinquenti e squadristi cittadini che stanno compiendo il loro dovere, in assenza di provvedimenti delle autorità competenti.

Roma, 15 dicembre 2016


Antonio Pappalardo, Danilo Calvani, Francesco Puttilli, Adolfo Bottiglione



E' IMPROBABILE CHE I GRANDI ELETTORI RIBALTINO IL VOTO SU DONALD TRUMP

MENTRE MURDOCH E JERRY HALL POSANO CON GLI OBAMA, TRUMP NOMINA AMBASCIATORE IN ISRAELE DAVID FRIEDMAN, CHE VUOLE PORTARE L'AMBASCIATA DA TEL AVIV A GERUSALEMME, IN BARBA AGLI STREPITI DEL MONDO ARABO


Maria Giovanna Maglie per Dagospia

Foto di gruppo scelto alla Casa Bianca per i vip dell'informazione, e non poteva che essere Rupert Murdoch l’immortalato con la sfolgorante neo sposa Jerry Hall, tutti e due in posa affettuosa con Barack e Michelle Obama. Un salutino non si nega a nessuno, nelle stesse ore Murdoch festeggia la presa di Sky inglese e il primo posto tra le tv degli Stati Uniti ottenuto da Fox News.

Fox News ha fatto una campagna molto efficace per Donald Trump, sia pur partendo a primavera avanzata, quando fra i due tycoon grazie al solito genero Jared Kushner è stata siglata la pace e avviata un'amicizia di coppie, Fox News si gode ora il primato e le interviste esclusive del presidente eletto, mentre l'arcinemica CNN misura l'umiliazione di essere scivolata per la prima volta nella sua storia al terzo posto.

donald trump con rupert murdoch e jerry hallDONALD TRUMP CON RUPERT MURDOCH E JERRY HALL
Lunedì è il grande giorno nel quale i grandi elettori dei partiti si incontrano e con il loro voto rendono ufficiale e definitiva l'elezione del presidente. Non ci sono sorprese all'orizzonte, niente di quanto vanno scrivendo da giorni i giornaloni italiani è vero, nessuno porterà via la vittoria che Donald Trump si è conquistato sul campo in un anno di campagna elettorale. Però l'atmosfera continua a essere estremamente pesante.

Non che la cosa turbi particolarmente il presidente eletto, il quale ieri sera ha sganciato un'altra bomba indicando nell' avvocato David Friedman il prossimo ambasciatore degli Stati Uniti in Israele. Non è una nomina qualunque,  il personaggio è noto per i suoi legami stretti con Israele, e ha chiarito subito: “Non vedo l'ora di poter lavorare nell'ambasciata a Gerusalemme, capitale eterna di Israele”.
rupert murdoch ivanka trump nella trump towerRUPERT MURDOCH IVANKA TRUMP NELLA TRUMP TOWER

L'ambasciata sta attualmente a Tel Aviv, come tutte le rappresentanze diplomatiche internazionali, per via della contesa sulla capitale con gli arabi. È una vecchia storia, gli americani da tanto tempo avevano la tentazione di spostare l'ambasciata a Gerusalemme, non hanno mai avuto il coraggio della rottura, o la saggezza se preferite.

Certo è che quelli che oggi strillano al pericolo di rendere le relazioni ancora più aspre col mondo arabo e gli alleati americani in Europa occidentale bene farebbero a ripassarsi l'elenco delle recenti prese di posizione, sanzioni, condanne varie degli organismi internazionali, tutti filo arabi, tutti contro Israele.

Trump eredita la relazione peggiore della storia tra America e Israele, alleati inossidabili che Barack Obama ha ossidato niente male; non lascerà le cose come stanno e manderà un segnale preciso al mondo arabo, senza timore. La stessa cosa farà con il rappresentante all'ONU,  ma certo oggi la nomina di un tale ambasciatore rinfocola ulteriormente gli animi.

david friedman donald trumpDAVID FRIEDMAN DONALD TRUMP
Segnatamente gli animi dei democratici, che di aver perso non ne vogliono proprio sapere e rassegnazione non ne praticano. John Podesta, il capo della campagna della Clinton e anche il protagonista involontario di alcune delle mail più imbarazzanti per lui svelate dagli hackers, ha tirato fuori l'ultima proposta surreale, e dice che tutti i grandi elettori dovrebbero essere interrogati dagli uomini della Cia per poter essere certi che sono indipendenti nel loro giudizio.

Ora, questo non è solo estremamente umiliante per la dignità della nazione più importante del mondo, tanto è vero che il governo russo risponde ufficialmente di essere indignato da tante chiacchiere senza che sia venuta fuori una sola prova del suo coinvolgimento nello spionaggio via internet della campagna elettorale, ma dietro e dichiarazione di sdegno e inviti a farla finita, si capisce che se la ridono. Questo è anche profondamente stupido, perché i grandi elettori sono dei meri rappresentanti ed esecutori della volontà dei cittadini e corrispondono in ogni Stato al numero dei deputati eletti più i due senatori. Nessuno li ha tirati fuori da qualche cilindro.

Nessuno di loro è in rivolta contro l'odioso dovere di votare Donald Trump, solo un repubblicano ha annunciato che voterà per qualcun altro e lo ha fatto ufficialmente, ma ci vuol altro visto che Trump ha 306 voti elettorali, la Clinton 232, e ce ne vogliono 270 per essere eletti.
david friedman ivanka trumpDAVID FRIEDMAN IVANKA TRUMP

In un tentativo piuttosto ridicolo Jill Stein, il candidato del partito Verde, ha buttato milioni di dollari tacitamente forniti dalla campagna della Clinton, per ricontare i voti in Wisconsin, dove ne sono usciti 131 in più per Trump.

In Pennsylvania invece un giudice federale ha emesso una opinione che suggerisce di lasciar perdere e smetterla di pensare che in quello stato 6 milioni di elettori siano stati imbrogliabili e imbrogliati. Sempre un giudice federale del Colorado, Stato vinto dalla Clinton, ha emesso un avviso ai nove grandi elettori democratici diffidandoli dal cambiare voto, e se la misura vale per il tradimento ipotetico di democratici vale per tutti.

Eppure i sore losers non si placano, e il solito Martin Sheen, attore militante mai uscito dalla parte di West Wing, raccoglie firme di attori di fiction e soap per un appello agli elettori contro Trump. Un gruppo che si chiama electors trust offre ai grandi elettori consigli legali e li assisterebbe in caso di tradimento dei cittadini.

MARTIN SHEEN E FIGLIO CHARLIEMARTIN SHEEN E FIGLIO CHARLIE
Sul New York Times è comparso l'articolo opinione di un professore che suggerisce che i Padri Fondatori in realtà volevano che i grandi elettori fossero completamente liberi di rispettare o meno il mandato dei cittadini. E per non farsi mancare niente un grande elettore repubblicano del Michigan che si chiama Michael Banerian ha dichiarato al Post che qualcuno lo ha minacciato se non cambia voto di mettergli una pallottola in testa.

Già si annuncia un estremo e disperato tentativo di perdere tempo, ovvero una volta proclamata la scelta dei grandi elettori lunedì basterà una sola obiezione di un membro della Camera del Senato perché sia necessaria una votazione di certificazione del voto da parte di tutte e due le Camere. Il tentativo è evidentemente disperato perché i repubblicani hanno la maggioranza e controllano tutte e due le Camere, e insomma non c'è nessun modo di far perdere Donald Trump da vivo. Avvisare anche nelle redazioni italiane.