9 dicembre forconi: 03/26/19

martedì 26 marzo 2019

IGOR IL RUSSO È STATO CONDANNATO ALL'ERGASTOLO

IL CRIMINALE E’ STATO PROCESSATO A BOLOGNA PER GLI OMICIDI DEL BARISTA DAVIDE FABBRI E DEL VOLONTARIO VALERIO VERRI (E PER UNA SERIE DI ALTRI REATI) 

DOPO UNA LATITANZA DI OTTO MESI, IL KILLER (ALL’ANAGRAFE NORBERT FEHER) È STATO ARRESTATO IN SPAGNA A DICEMBRE 2017 E DA ALLORA È IN CARCERE A SARAGOZZA…

IGOR IL RUSSO CONDANNATO ALL'ERGASTOLO
(ANSA) - Igor il russo è stato condannato all'ergastolo. Il gup Alberto Ziroldi ha deciso il massimo della pena per il killer serbo, al secolo Norbert Feher, processato a Bologna in abbreviato per gli omicidi del barista Davide Fabbri e del volontario Valerio Verri e per altri reati. Feher, dopo una latitanza di otto mesi, è stato arrestato in Spagna a dicembre 2017 e da allora è in carcere a Saragozza.

IGOR: VEDOVA FABBRI, MIO MARITO UCCISO DALLO STATO
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(ANSA) - "Chi lo ha ammazzato non è stato Igor, ma è stato lo Stato, perché questa persona non doveva essere qui in Italia". Sono le parole di Maria Sirica, vedova di Davide Fabbri, oggi per la prima volta in aula nel processo all'uomo accusato dell'omicidio del marito, il killer Norbert Feher alias Igor Vaclavic. Il riferimento è al fatto che il serbo in precedenza aveva avuto un'espulsione.

"Non è giusto che una persona viene nel locale e può ammazzare le persone. Non è giusto. Mi ha lasciato un trauma. Io non ce la faccio più", ha aggiunto Sirica, affiancata dal suo avvocato Giorgio Bacchelli. Che effetto le ha fatto vedere per la prima volta, dopo l'assalto nel suo bar di Budrio, l'imputato collegato in video? "Lo volevo vedere da vicino per dirgli un po' delle mie cose che ho dentro. Perché non è giusto che una persona viene a fare una rapina e deve ammazzare le persone. Qui siamo in Italia e tutto è permesso", ha detto la vedova al termine dell'udienza in tribunale a Bologna.
IGOR IL RUSSOIGOR IL RUSSO

IGOR: LE VITTIME CHIEDONO DANNI PER OLTRE 4,5 MILIONI
(ANSA) - Le vittime di Igor il russo hanno chiesto risarcimenti danni per circa 4,7 milioni complessivi, nelle loro arringhe durante il processo in abbreviato al killer serbo. Il difensore dei familiari di Davide Fabbri, avvocato Giorgio Bacchelli, ha chiesto infatti un milione per la vedova di Davide Fabbri, e cinquecentomila euro per il padre della vittima, Franco Fabbri, ucciso l'1 aprile 2017 nel bar 'Il Gallo' di Riccardina di Budrio.
igor vaclavic prima dell arrestoIGOR VACLAVIC PRIMA DELL ARRESTO

L'avvocato Fabio Anselmo ha chiesto 2,1 milioni per la famiglia di Valerio Verri, mentre l'avvocato Denis Lovison ha chiesto un milione per Marco Ravaglia, agente provinciale ferito nell'agguato in cui morì Verri, l'8 aprile 2017 a Portomaggiore. E' infine di 50mila euro la richiesta della provincia di Ferrara, rappresentata dall'avvocato Alberto Bova. Il difensore di Norbert Feher, avvocato Gianluca Belluomini, ha chiesto l'assoluzione da alcuni capi di imputazione, l'esclusione delle aggravanti e una pena che non sia l'ergastolo. Sentenza prevista intorno alle 14.30.

Fonte: qui

TARANTINI E LE CENE ELEGANTI QUEL FILO LUNGO 10 ANNI CHE LEGA IL GENERALE BARDI A BERLUSCONI

FINÌ NELL'INCHIESTA SULLA P4 E IN QUELLA SULLE CORRUZIONI DI ALCUNI FINANZIERI (WOODCOCK). HA SUBITO PERQUISIZIONI VIOLENTE E ONTE MEDIATICHE. 

MA PER LUI LA PROCURA HA DOVUTO POI SEMPRE CHIEDERE L'ARCHIVIAZIONE. 

QUELLE INCHIESTE BLOCCARONO LA SUA CARRIERA NELLA GUARDIA DI FINANZA. ORA LA SUA RIVALSA

Giuliano Foschini per ''la Repubblica''

vito bardi con silvio berlusconiVITO BARDI CON SILVIO BERLUSCONI
C' è un filo lungo dieci anni che unisce il generale della Guardia di Finanza in pensione, Vito Bardi, e l' ex premier, Silvio Berlusconi. Una storia che parte a giugno del 2009 da Bari e arriva oggi qui a Potenza, dove Bardi è in pole per diventare il nuovo governatore della Basilicata. Fortemente voluto proprio dal Cavaliere.

Bardi è stato al cuore di uno dei passaggi più drammatici e delicati di quella fase che segnò l' inizio della fine dell' avventura politica di Silvio Berlusconi. Fu l' alto ufficiale che per primo conobbe, in un pomeriggio di giugno del 2009, quando poteva essere ancora depotenziato, l' affaire di Patrizia D' Addario, Gianpaolo Tarantini e della sua scuderia di ragazze per "l' utilizzatore finale".

Silvio Berlusconi, appunto. Un segreto, quello, che Bardi ha custodito per anni anche davanti ai magistrati di Lecce che, quando gli chiesero come fossero andate le cose, si sentirono rispondere soltanto un elenco infinito di "non so" e "non ricordo".

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26 Giugno 2009, quindi. L' Italia aveva appena scoperto Tarantini: dopo le interviste di Patrizia D' Addario prima e Barbara Montereale poi, si era aperto lo scrigno delle "cene eleganti" a Palazzo Grazioli. Dell' inchiesta nei palazzi romani nessuno sapeva nulla, e tutti avevano un disperato bisogno di sapere. Da Bari temevano fughe di notizie e per questo avevano tenuto il massimo riserbo fino alle uscite pubbliche delle due ragazze. Nella Legione allievi di Bari viene così convocata una riunione tra i magistrati e i finanzieri che stanno conducendo l' indagine, il procuratore appena nominato dal Csm, Antonio Laudati. E Bardi, appunto. Che arriva a riunione in corso.

foto visita generale vito bardiFOTO VISITA GENERALE VITO BARDI
Perché c' è Bardi? «Per riprendere aspramente e con toni assai duri il colonnello del nucleo di Polizia tributaria che aveva omesso di tenerlo aggiornato sul contenuto e lo sviluppo delle indagini» scrivono i magistrati di Lecce. Ai quali il pm che conduceva l' inchiesta, Giuseppe Scelsi raccontò: «La durezza dell' intervento dell' ufficiale aveva poi determinato uno stato di intimidazione e di tensione del personale». Perché Bardi voleva sapere? E soprattutto perché lui, che all' epoca era comandante interregionale del Sud, e non il comandante regionale, Luciano Inguaggiato, che in linea gerarchica avrebbe dovuto gestire la cosa?

I pm di Lecce hanno provato a fare questa domanda a Bardi ma «non soltanto - scrivono- si è trincerato dietro una serie di non ricordo ma, per giustificare la sua cattiva memoria, ha addirittura prospettato il dubbio di non essere stato presente a quella riunione».
Come andarono effettivamente le cose quel giorno, e soprattutto perché, non si è quindi mai riuscito a ricostruire con certezza.
vito bardiVITO BARDI

Certo è che Bardi poco dopo diventò vice comandante generale della Finanza, esponente di quella corrente di generali dalle ottime relazioni (Niccolò Pollari, Michele Adinolfi, per non parlare di Emilio Spaziante, arrestato per tangenti nell' inchiesta del Mose) che ha scritto la pagina nera degli ultimi anni delle Fiamme gialle in Italia.

E che anche tanti polveroni giudiziari ha sollevato, seppur come nel caso di Bardi poi finiti nel nulla: il generale è finito per due volte - nell' inchiesta sulla P4 e in quella sulle corruzioni di alcuni finanzieri - nel registro degli indagati del pm John Henry Woodcock. Ha subito perquisizioni violente e onte mediatiche. Ma è stato vittima di due errori giudiziari: per lui la procura ha dovuto poi sempre chiedere l' archiviazione. Quelle inchieste bloccarono però inevitabilmente la sua carriera nell' arma. Ora, dieci anni dopo, grazie al Cavaliere, è arrivato il tempo della politica.

Fonte: qui

CESARE BATTISTI HA AMMESSO DI ESSERE RESPONSABILE DEI 4 OMICIDI PER CUI È STATO CONDANNATO!

L'EX TERRORISTA SI ERA SEMPRE PROCLAMATO INNOCENTE 

IL PROCURATORE DI MILANO, FRANCESCO GRECO: "FA GIUSTIZIA DI TANTE POLEMICHE CHE CI SONO STATE IN QUESTI ANNI" 

IL PM NOBILI: "I 4 OMICIDI, I 3 FERIMENTI E UNA MAREA DI RAPINE E FURTI PER AUTOFINANZIAMENTO, CORRISPONDE AL VERO"

BATTISTI: HA AMMESSO AL PM I 4 OMICIDI
(ANSA) - Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio dopo quasi 40 anni di latitanza, ha ammesso per la prima volta, davanti al pm di Milano, Alberto Nobili, di essere responsabile dei 4 omicidi per cui è stato condannato.

cesare battistiCESARE BATTISTI
BATTISTI: I 4 OMICIDI PER CUI È STATO CONDANNATO
(ANSA) - L'ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti, è stato condannato in via definitiva per quattro omicidi, due commessi materialmente, due in concorso: quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quello dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Battisti si era finora sempre dichiarato innocente. Oggi ha ammesso per la prima volta le proprie responsabilità di fronte ai pm.
cesare battistiCESARE BATTISTI

BATTISTI: GRECO, SUA AMMISSIONE FA GIUSTIZIA
(ANSA) - L'ammissione di Cesare Battisti che per la prima volta ha detto di essere responsabile dei 4 omicidi per i quali è stato condannato, "fa giustizia di tante polemiche che ci sono state in questi anni, rende onore alle forze dell'ordine e alla magistratura di Milano e fa chiarezza su un gruppo, i Pac, che ha agito dalla fine degli anni '70 in modo efferato". Lo ha detto il procuratore di Milano, Francesco Greco.

BATTISTI: LUI A PM, SENTENZE SUI PAC SONO VERITÀ
cesare battistiCESARE BATTISTI
(ANSA) - Tutto quello che è stato ricostruito nelle sentenze definitive sui Pac, "i 4 omicidi, i 3 ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento, corrisponde al vero". Così il pm di Milano Alberto Nobili, ha riassunto le ammissioni fatte da Cesare Battisti davanti al magistrato, al quale l'ex terrorista ha anche spiegato: "Io parlo delle mie responsabilità, non farò i nomi di nessuno".

cesare battisti 5CESARE BATTISTI
BATTISTI: PM NOBILI, RICONOSCIMENTO IMPORTANTISSIMO
(ANSA) - "E' un riconoscimento importantissimo al lavoro dei magistrati, una sorta di 'onore delle armi' per chi lo ha inquisito". Così Alberto Nobili, capo del pool anti terrorismo milanese, ha commentato le ammissioni fatte da Cesare Battisti in un interrogatorio davanti a lui.

Fonte: qui

COSTRETTE A LAVORARE ANCHE VENTI ORE AL GIORNO, PRIVATE DELLA LIBERTÀ DI MOVIMENTO E DI COMUNICARE COL MONDO ESTERNO, PAGATE CON POCHI SPICCIOLI PER LE ESIGENZE QUOTIDIANE

SONO LE GIOVANI DONNE DEL TAMIL NADU, IN INDIA, CHE LAVORANO NELL'INDUSTRIA CHE PRODUCE FILATI PER LE CATENE DI FAST FASHION…
Gioia Giudici per "www.ansa.it"
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Costrette a turni estenuanti, anche di venti ore al giorno, private della libertà di movimento e di comunicare col mondo esterno, pagate non con uno stipendio mensile, ma con una modesta somma di denaro per le esigenze quotidiane: sono le giovani donne del Tamil Nadu, nell'India meridionale, che lavorano nell'industria tessile locale, che produce filati per le catene di fast fashion.

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Le loro storie sono raccontate nel documentario 'Fashion victims' firmato da Chiara Cattaneo e Alessandro Brasile, in anteprima al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina, il 28 marzo a Milano.

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Chiara e Alessandro non sono documentaristi, ma entrambi si sono ritrovati a lavorare sulla filiera tessile indiana: lui, fotografo, aveva scattato alcuni servizi insieme a delle ong locali, mentre lei da 10 anni si occupa di cooperazione nel tessile in quella zona.

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Sono state le ong presenti nella zona a chiedere loro di far conoscere questa storia, di cui si sa poco, perché "i sistemi di certificazione - raccontano - si concentrano o nella fase iniziale della filiera come la coltivazione o su quella finale del confezionamento, che sono le più tracciabili, mentre quello della filatura è un segmento complesso dal punto di vista logistico, difficile da tracciare, che ci è sembrato interessante raccontare".

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Ascoltando le ragazze che hanno lavorato nelle fabbriche e le organizzazioni che offrono loro supporto, Chiara e Alessandro si sono resi conto che "essendo un segmento inesplorato è come se ci fosse mano libera per uno sfruttamento che, anche se non a livello giuridico, rasenta condizioni di schiavitù". "Era come stare in prigione, dalla fabbrica non ci si licenzia, si scappa" ha raccontato una delle ragazze intervistate.

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Le giovani e giovanissime che lavorano nella fabbriche spesso provengono da zone povere e rurali, dove non ci sono fonti di reddito alternative né per loro né per le loro famiglie, anche a causa del persistente declino dell'agricoltura. È in questi villaggi che i "broker", agendo da intermediari tra le aziende alla ricerca di una manodopera numerosa e docile e una popolazione locale sempre più disperata, ogni anno reclutano migliaia di giovanissime.
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Le ragazze vengono portate nelle aziende, dove oltre a lavorare, sono costrette anche a vivere, negli ostelli annessi alle fabbriche - anche se spesso né loro né le loro famiglie e persino alcuni broker sono a conoscenza di questo.
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Vengono assunte attraverso schemi di reclutamento e sfruttamento come lo 'Sumangali scheme', per il quale devono lavorare da tre a cinque anni e, solo al termine del periodo stabilito, dovrebbero ricevere il pagamento cumulativo di quanto guadagnato. Cifre che vanno dai cinquecento agli ottocento euro e che sognano di usare come dote per il proprio matrimonio.
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"E non sempre succede: in uno dei miei viaggi - racconta Brasile - ho incontrato una ragazza che mi ha detto che dopo 4 anni la fabbrica non le ha pagato nulla, dicendole che il suo lavoro era illegale, ma che se voleva la avrebbero assunta". Ma c'è di peggio: "una ragazzina di 16 anni dopo 4 mesi di lavoro ha avuto un ictus perché lavorava 16 ore al giorno e, con questi ritmi, gli incidenti sono all'ordine del giorno".
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C'è poi una zona grigia - aggiunge Cattaneo - fatta di sfruttamento del lavoro minorile e di abusi sessuali, uno dei quali si sarebbe concluso con un omicidio, poi fatto passare per suicidio.

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Gli autori preferiscono però non indugiare sui casi più gravi perché "l'intento del documentario - sottolineano - non è solo quello di denunciare lo sfruttamento dei lavoratori ma di stimolare una riflessione più approfondita: non sono gli indiani che sfruttano le operaie, è il sistema del fast fashion che così non funziona, né per chi ci lavora né tantomeno per l'ambiente e per i consumatori".

Fonte: qui