9 dicembre forconi: 04/20/18

venerdì 20 aprile 2018

L’EX PRESIDENTE DEL SENATO, NICOLA MANCINO, ASSOLTO AL PROCESSO STATO-MAFIA DALL’ACCUSA DI FALSA TESTIMONIANZA - CONDANNATI ..

CONDANNATI GLI EX VERTICI DEL ROS MARIO MORI, SUBRANNI E DE DONNO, L’EX SENATORE DELL’UTRI, MASSIMO CIANCIMINO E I BOSS BAGARELLA E CINÀ 

PRESCRITTE LE ACCUSE NEI CONFRONTI DEL PENTITO GIOVANNI BRUSCA


Nicola MancinoNICOLA MANCINO
Gli ex vertici del Ros Mario Mori e Antonio Subranni sono stati condannati a 12 anni per minaccia a corpo politico dello Stato. A 12 anni, per lo stesso reato, è stato condannato l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, a 28 anni sempre per minaccia a corpo politico dello Stato, è stato condannato il capo mafia Leoluca Bagarella. Per lo stesso reato dovrà scontare 12 anni il boss Antonino Cinà. 

L’ex ufficiale del Ros Giuseppe De Donno, per le stesse imputazioni, ha avuto 8 anni. Massimo Ciancimino, accusato in concorso in associazione mafiosa e calunnia dell’ex capo della polizia De Gennaro, ha avuto 8 anni.  

La Corte ha assolto dall’accusa di falsa testimonianza l’ex ministro democristiano Nicola Mancino. I pm avevano chiesto per lui una condanna a sei anni di carcere. Prescritte le accuse nei confronti del pentito Giovanni Brusca.  

Mancino: finita la mia sofferenza  
«Sono sollevato. È finita la mia sofferenza anche se sono sempre stato convinto che a Palermo ci fosse un giudice. La sentenza è la conferma che sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo uomo che tale è stato ed è tuttora» ha commentato l’ex ministro Mancino.  

Pm: sentenza dedicata a Borsellino  
«Questo processo e questa sentenza sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia» ha detto Vittorio Teresi, il Pm del pool che ha istruito il processo , dopo la lettura del dispositivo. 
«È stata confermata - ha aggiunto - la tesi principale dell’accusa che riguardava l’ignobile ricatto fatto dalla Mafia allo Stato a cui si sono piegati pezzi delle istituzioni». «È un processo - ha concluso - che andava fatto ad ogni costo».  

dell utri libri antichiDELL' UTRI LIBRI ANTICHIANTONIO SUBRANNIANTONIO SUBRANNI

“LA TRATTATIVA STATO-MAFIA CI FU” 

LA SENTENZA DELLA CORTE D'ASSISE DI PALERMO DICE A CHIARE LETTERE CHE LA STRATEGIA MAFIOSA DI ATTACCO ALLO STATO, INIZIATA CON L'OMICIDIO DI SALVO LIMA E CON LE STRAGI DEL '92, FU VINCENTE 

DELL'UTRI "TRATTÒ" DAL '93 IN POI, AL POSTO DEL ROS: A GENNAIO DEL '94 FALLÌ L'ATTENTATO DELLO STADIO OLIMPICO CONTRO I CARABINIERI, A MARZO "FORZA ITALIA" VINSE LE ELEZIONI. E TUTTO SI ACQUIETÒ...

Riccardo Arena per “la Stampa”

MARIO MORIMARIO MORI
La storia entra dalla porta principale dell' aula bunker di Pagliarelli: alle 16, dopo 4 giorni e mezzo (e quasi 5 anni di udienze) di camera di consiglio, la corte d' assise del processo Trattativa esce con una sentenza che in pochi si aspettavano.

A parte Nicola Mancino, l' unico che non rispondeva degli accordi inconfessabili nel periodo delle stragi del '92-'93 e che viene assolto dall' accusa di falsa testimonianza, tutti gli imputati vengono condannati.

sergio mattarella e nicola mancinoSERGIO MATTARELLA E NICOLA MANCINO
Una batosta: 12 anni ai generali dei carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, per avere stretto le intese con i boss, 28 anni a Leoluca Bagarella (la Procura ne aveva chiesti 16), 12 all' altro mafioso Nino Cinà, altrettanti a Marcello Dell' Utri, che garantì - lo dice il dispositivo, con sufficiente chiarezza, lo rilancia il pm Nino Di Matteo - il necessario tramite tra i capimafia che ricattavano lo Stato e il governo Berlusconi. E poi 8 anni al colonnello Giuseppe De Donno e a Massimo Ciancimino, superteste in apparenza smentito su tutta la linea ma - in attesa delle motivazioni - in gran parte creduto dai giudici. Per il pentito Giovanni Brusca scatta la prescrizione.

GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIOGIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO
Difese sotto choc, preannunciato l' appello. La posizione processuale di Mancino era relativamente marginale, ma aveva pesato tantissimo nella vicenda. Perché c' erano le sue telefonate intercettate con il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D'Ambrosio, morto d' infarto a 62 anni, nell' estate del 2012, col dolore e l'irritazione del Colle. E c'erano le conversazioni (registrate dalla Dia) ancora dell'ex ministro dell' Interno con lo stesso Napolitano, distrutte senza essere depositate (e dunque pubblicate), ma solo dopo il ricorso del Capo dello Stato e su ordine della Corte costituzionale.

calogero manninoCALOGERO MANNINO
Decisione dura quella del collegio presieduto da Alfredo Montalto, il magistrato che, da Gip, aveva arrestato per concorso esterno il decimo imputato di questa vicenda, Calogero Mannino, tenendolo in carcere (nel 1995) sebbene avesse perso 40 chili e affermando che era una sua scelta, nutrirsi solo di verdure. Mannino, processato a parte, in abbreviato, per la trattativa, era stato assolto dal Gup Marina Petruzzella, nel 2015.

Sentenza che va in controtendenza rispetto ad assoluzioni nei grandi processi di Palermo - Andreotti, salvato in gran parte dalla prescrizione, lo stesso Mannino dall' accusa di mafia, il generale Mori, processato due volte e sempre uscito pulito - e perché dice a chiare lettere che la strategia mafiosa di attacco allo Stato, iniziata dopo la conferma in Cassazione delle condanne del maxiprocesso, con l' omicidio di Salvo Lima e con le stragi del '92, fu vincente.
giovanni falcone paolo borsellinoGIOVANNI FALCONE PAOLO BORSELLINO

I boss trovarono infatti sponde negli uomini dello Stato, che assecondarono le richieste di attenuazione del carcere duro, di una legislazione restrittiva contro i pentiti e i sequestri di beni. I mafiosi così continuarono: morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i grandi nemici di Cosa nostra, catturato, dal Capitano Ultimo e dal Ros di Mori e Subranni, Totò Riina - in circostanze misteriose, seguite da un' inspiegabile perquisizione del covo fatta solo dopo 18 giorni - gli eccidi proseguirono, stavolta in Continente, tra maggio e luglio '93, a Roma, Firenze e Milano.

Giovanni ConsoGIOVANNI CONSO





E a novembre di quello stesso anno il guardasigilli dell' epoca, Giovanni Conso, non aveva rinnovato o prorogato 330 decreti di sottoposizione al 41 bis. La sentenza rimette poi in gioco il ruolo di Forza Italia, partito fondato, con Silvio Berlusconi, proprio da Dell' Utri, che sta già scontando 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Dell' Utri "trattò" dal '93 in poi, al posto del Ros: a gennaio del '94 fallì l'attentato dello stadio Olimpico contro i carabinieri, a marzo dello stesso anno il partito azzurro vinse le elezioni. E tutto si acquietò.

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Mosca: Con i missili sovietici la difesa aerea siriana ha distrutto 71 dei 100 missili lanciati da USA, Gran Bretagna e Francia



La maggior parte dei missili lanciati in Siria da Regno Unito, Stati Uniti e Francia sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea siriani, ha riferito il ministero della Difesa russo. Le unità di difesa aerea russe non sono state coinvolte nel respingere l'attacco.

Gli aerei e le navi da guerra degli Stati Uniti e dei loro alleati hanno lanciato oltre 100 missili da crociera e missili a superficie aerea sulle strutture civili e militari siriane, ha affermato il ministero della Difesa russo.
Gli attacchi sono stati condotti da due navi statunitensi stazionate nel Mar Rosso, con supporto aereo tattico dal Mediterraneo e bombardieri Lancer Rockwell B-1 della base aerea della coalizione ad Al-Tanf nella provincia di Homs, in Siria, secondo la dichiarazione.

L'aeroporto militare siriano Al-Dumayr, situato a 40 km a nord-est di Damasco, è stato attaccato da 12 missili da crociera, ha confermato il Ministero della Difesa russo, aggiungendo che tutti i missili sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea siriana.

Per respingere l'attacco, Damasco ha dispiegato sistemi missilistici terra-aria di fabbricazione sovietica, tra cui l'S-125 (nome in codice NATO: SA-3 Goa), S-200 (SA-5 Gammon), 2K12 Kub (SA-6 Gainful ) e Buk.

La Russia non ha schierato i suoi sistemi di difesa aerea situati in Siria per intercettare i missili americani, britannici e francesi.

In precedenza, il ministero ha rilasciato una dichiarazione in cui dichiarava che nessuno dei missili lanciati dagli Stati Uniti e dai suoi alleati ha raggiunto le zone di difesa aerea russe che proteggono le strutture nella città portuale di Tartus e nella base aerea di Khmeimim.


Poche ore fa il Comando generale delle forze armate siriane ha confermato la versione russa sugli attacchi e la distruzione dei missili lanciati da USA, Gran Bretagna e Francia



In seguito, Sergey Rudskói, capo della gestione operativa delle forze armate dello Stato maggiore russo, ha confermato che "sono stati intercettati 71 missili da crociera", aggiungendo che i suoi obiettivi includevano basi aeree delle forze governative siriane.

Il generale ha anche riferito che Washington e i suoi alleati hanno diretto parte dell'attacco a possibili depositi di quello che chiamano "programma chimico militare" a Damasco, e alcuni di questi punti sono stati parzialmente distrutti dai missili.



Fonte: 
RT

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Notizia del: 




WSJ: Trump voleva attaccare obiettivi russi in Siria, lo hanno fatto ragionare


Il presidente Donald Trump inizialmente aveva sostenuto un piano più potente per l'attacco in Siria, contro obiettivi russi e iraniani, scrive il Wall Street Journal citando le sue fonti.
Come osserva edizione, ad optare per un impatto limitato sugli obiettivi lo hanno convinto il capo del Pentagono James Mattis e il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, noto per la sua tendenza a prendere decisioni forti.  Il presidente Donald Trump ha ascoltato le argomentazioni del ministro della Difesa James Mattis che ha invitato alla cautela, poi ha deciso di ordinare un attacco più discreto, scrive il Wall Street Journal citando le sue fonti a conoscenza della situazione.
A seguito di diversi incontri alla Casa Bianca, il presidente e i suoi consiglieri hanno concordato su una risposta moderata al presunto attacco chimico in Siria, rispetto a quello proposto dal Pentagono: un potente attacco a tre oggetti associati alle armi chimiche. Il presidente ha optato per questa variante, in gran parte per un significativo intervento del ministro della difesa Mattis. Data la volontà del presidente di dare una risposta forte al presunto attacco chimico, Mattis ha presentato tre opzioni per l'uso della forza militare.
L'opzione più limitata era il bombardamento di più obiettivi, che erano in relazione al potenziale attacco con armi chimiche. Poi un attacco con una vasta gamma di scopi, contro complessi chimici e centri di comando. La scelta difficile riguardava l'attacco alla difesa aerea, che doveva causare gravi danni al potenziale bellico del "regime" senza colpirlo politicamente.
Alla fine Trump ha dato la sua preferenza a una miscela del primo e secondo piano: un moderato attacco, che, secondo l'amministrazione del presidente, ha inferto un colpo decisivo al potenziale chimico di Assad. Anche se Trump insisteva sull'attacco a obiettivi russi e iraniani in Siria, Mattis ha discusso contro il piano. L'ambasciatrice USA alle Nazioni Unite Nikki Haley si è pronunciata per una risposta più dura all'attacco chimico, tuttavia, il capo del Pentagono ha avvertito che un simile attacco poteva causare la minaccia di una risposta da parte di Mosca e Teheran.
Secondo le fonti del giornale, il nuovo consigliere del presidente per la sicurezza nazionale John Bolton, che in precedenza aveva sostenuto l'azione militare contro l'Iran e la Corea del Nord, ha giocato un ruolo nel processo del piano.
Bolton, sapendo che lo considerano un uomo incline a soluzioni militari, ha parlato di "devastante" colpo al "regime di Assad", ma non del più aggressivo. Bolton sapeva che Trump nutriva rispetto per  Mattis, quindi, ha deciso che era saggio cedere la scelta al capo del Pentagono, considerando che ha solo di recente iniziato il suo lavoro. Il consigliere per la sicurezza nazionale ha detto anche che la cosa più dura è coinvolgere gli USA in un conflitto, ma gli sembrava che sostenere un simile piano nella prima settimana di lavoro "era troppo". Fonte: qui

Gli USA hanno speso per l'attacco in Siria più di 200 milioni di dollari, praticamente con zero effetto, subendo perdite di reputazione, ha detto il dottore in scienze militari Kostantin Sivkov.

In precedenza, il presidente Donald Trump è intervenuto con un appello alla nazione, ha annunciato l'attacco in Siria. Dopo ha confermato la premier Theresa May, e anche l'Eliseo. Il ministero della difesa russo ha riferito che il 14 aprile aerei e navi armate USA, in collaborazione con l'Aeronautica militare britannica e francese hanno compiuto un attacco missilistico su infrastrutture militari e civili della Repubblica Araba Siriana, più di 100 missili da crociera e missili "aria-terra sono stati lanciati, la maggior parte è stata colpita dalla difesa aerea durante l'avvicinamento agli obiettivi, ha indicato il ministero della difesa.
"Diciamo che un missile ha un valore di circa due milioni di dollari. Contate allora. Gli americani hanno speso più di 200 milioni di dollari con zero effetto. Sono stati intercettati 71 razzi dei 103 lanciati, il colpo USA ha dimostrato essere inefficace contro il sistema anti-missile. Avevo previsto che sarebbe stato abbattuto un massimo di 60 missili, ma non 71. Questo è un enorme spreco" ha detto.
Secondo lui, è una significativa sconfitta USA, ciò che è accaduto ha mostrato che la difesa anche di un piccolo paese è efficace, un paese "tormentato dalla guerra, come la Siria, è in grado di sopportare con una buona organizzazione l'attacco missilistico".
"E' clamorosa la sconfitta USA, un assordante uno schiaffo in faccia. Una volta per tutte è stata messa una croce sull'idea dell'arma invincibile. In questo modo, la questione della prossimità delle guerre è rimossa una volta per tutte, una cosa, che ha dominato la mente dei militari nel corso di un quarto di secolo" ha detto l'esperto.

Fonte: qui

Largest Chinese Naval Drill "In 600 Years" Begins: Live-Fire Exercise In Taiwan Strait

Last week, the People’s Liberation Army Navy (PLAN) assembled all of its most advanced warships, aircraft, and nuclear submarines for a massive show of force in the South China Sea. We  explained, how the 3-day war drill from April 10 through 13 would be held in the waters south of China’s Hainan Island.

Asia Times estimates some 10,000 People’s Liberation Army airmen, marines and sailors boarded 48 naval warships and 76 aircraft to show their loyalty and devotion to President Xi Jinping, who was greeted on a destroyer “by a resounding chorus of platitudes from soldiers.”
Exclusive: Xi Jinping reviews PLAN Drill in the South China Sea

State-run Chinese papers said the number of warships assembled “the largest of its kind in 600 years.” This is following the 14th-century fleet admiral Zheng He, whose large expeditions in Southeast Asia, South Asia, Western Asia, and East Africa — helped establish China’s power through expansion of the Maritime Silk Road during the Ming dynasty era.
Which by the way, looks similar to President Xi Jinping 21st-Century Maritime Silk Road.
Just a few days after Beijing’s historic show of force in the South China Sea. President Xi Jinping sent Taipei a clear message with warnings of ‘last-minute’ live-fire drills in the Taiwan Strait, said the South China Morning Post.
“Beijing’s first live-fire exercise in the Taiwan Strait in three years, which is expected to include the first drill appearance in the area by aircraft carrier the Liaoning, appears to be a last-minute countermove to Washington’s attempt to play the Taiwan card.”
The one-day naval drill will be conducted on Wednesday, which marks the first time the PLAN has held live-fire exercises in the strait since September 2015; also coincides with Taiwanese President Tsai Ing-wen four-day trip to Swaziland.
Song Zhongping, a military expert and TV commentator, told the South China Morning Post that Liaoning’s presence at the upcoming war drill in the Strait would send a forceful message to Taipei.
“It’s likely the Liaoning carrier strike group will take part in the Taiwan Strait drill, presenting a direct and powerful deterrence to Tsai’s administration and the island’s independence-leaning forces,” he added.
A source close to the PLAN told the South China Morning Post that the major objective of the Taiwan Strait exercise is to show Beijing’s support for Russia, which is facing a very high possibility of direct military confrontation with the United States in Syria.
“[US President] Donald Trump’s warning of military attacks on Syria forces was a bit of a surprise for Beijing and Moscow,” the person said.
“As Russia’s strategic partner, Beijing is trying to cause some well-timed and controlled trouble for the US, a drill in the Taiwan Strait being the most plausible option that will benefit both Xi and his Russian counterpart, Vladimir Putin.”
Macau-based military analyst Antony Wong Dong, agreed with the South China Morning Post’s source, by saying: “Beijing is trying to give some relief to Russia from the unfolding disputes with the US over the Syria crisis.”
However, both military analysts, proficient in Sino-US relations, maintained that the military drill was aimed directly at Taipei ahead of a visit by US national security adviser John Bolton to the American Institute in Taiwan.
Earlier this month, the Trump administration cleared various American manufacturers for business to sell submarine technology to Taiwan, which deeply angered Beijing.
“The live-fire drills would almost certainly be intended to be seen as a response to the Trump administration’s new initiatives over Taiwan,” Steve Tsang, director of the SOAS China Institute at the University of London, said.
“It is probably intended more for Taipei than Washington as the military exercise cannot intimidate the US but can get Taipei to think of the security dilemma, which is that the more Taipei seeks to secure US support, the more Beijing will do to make Taipei feel less secure.”
Ni Feng, director of the Institute of American Studies at the Chinese Academy of Social Sciences, said the parallel events of the Syrian crisis and the Taiwan Strait war drill is coincidental.
“Beijing needs to send its warning to Taipei on time if Bolton wants to visit Taipei, which will obviously be a breakthrough [in the US-Taiwan relationship],” he said.
Yun Sun, director of the China programme at the Stimson Centre in Washington, agreed with the other military analyst, statingthe Trump administration is playing a dangerous game “using Taiwan as a potential bargaining chip with China.”
“With Trump’s love for transactions and linking issues together, it is conceivable that he is using Taiwan as a potential bargaining chip with China,” she said.
That move increases “the possibility of an armed conflict between the US and [mainland] China out of miscalculation; and it creates an illusion that Taiwan is up for negotiation”.
“For many policy experts, US support for Taiwan is warranted, and should be independent from political or economic deals [between Washington and Beijing].”
The threat of World War III has never been greater…

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IMF Sounds The Alarm On Global Debt, Warns "United States Stands Out"

Exactly one year ago, in its Global Financial Stability report, the IMF issued a stark warning when looking at the soaring level of private sector debt: it found that more than 20% of US corporations are at risk of defaults once interest rates rise, and calculated that the combined assets of firms threatened by default - those who earnings do not cover their interest expense - could reach almost $4 trillion.

Fast forward exactly one year to today, when the IMF once again sounded the alarm on debt, only this time on the public side of the ledger, warning about - what else - excessive global borrowing, and noting that with a total of $164 trillion of debt, or 225% of global debt to GDP...


... the world’s public and private sectors are more in debt now than at the peak of the 2008 financial crisis, when global debt/GDP peaked at 213%.

Some more details from the IMF: while advanced economies are responsible for most global debt, in the last ten years, emerging market economies have been responsible for most of the increase. In fact, as we showed several months ago, China alone contributed 43% to the increase in total global debt since 2007. In contrast, the contribution from low income developing countries is barely noticeable.

When looking at the big picture, needless to say it's all about the US, China and Japan: these three countries alone accounted for half of the $164tr total in global public and private sector debt. And speaking again of China, its debt surged from $1.7 trillion in 2001 to $25.5 trillion in 2016, and was described by the IMF as the "driving force" behind the increase in global debts, accounting for three-quarters of the rise in private sector debt in the past decade.
Here we should note that the IMF's definition of debt is clearly different from that of the Institute of International Finance (IIF), which last week calculated that global debt had hit $237 trillion in debt or 318% debt/GDP.

Whatever the differences in debt calculating methodology, both agencies can agree on one thing: debt has never been greater and it once again poses an existential threat to the so-called "coordinated recovery", which of course, only exists thanks to said surge in global debt.
In that vein, and continuing its warning from yesterday's World Economic Outlook, the fund warned there is an  urgent need to reduce the burden of debt in both the private and public sectors to improve the resilience of the global economy and provide greater firefighting capability if things went wrong: "Fiscal stimulus to support demand is no longer the priority," the IMF said in the 156-page report.
What we again find odd is how quiet everyone was for the past ten years when central banks, by keeping interest rates at record low levels, enabled the world's biggest debt issuance spree, for both public and private debt, and now that debt is at a level that even Goldman recently said is no longer sustainable, suddenly everyone - from central banks, to bank CEOs, to NGOs - is screaming from the rooftops how dangerous debt really is.
Fiscal Monitor report, IMF director Vitor Gaspar said that the "United States stands out" and singled out the US for criticism, warning was the only advanced country that was not planning to have a falling burden of debt because tax cuts would keep public borrowing high.
“We urge policymakers to avoid pro-cyclical policy actions that provide unnecessary stimulus when economic activity is already pacing up,” Gaspar said; what he really meant was "Trump, stop what you are doing before you lead to a debt funding crisis, that finally bursts the global debt bubble. "
There is another threat: rising rates. The IMF said that the interest burden has doubled in the past ten years to close to 20% of taxes, an escalating cost which "reflects in part the increasing reliance on nonconcessional debt, as countries have gained access to international financial markets and expanded domestic debt issuance to nonresidents."
Echoing its warning from April 2017, The IMF again noted it is was concerned that private sector debts make the global economy more vulnerable to a new financial crisis started by "an abrupt deleveraging process" where borrowers all tighten their belts simultaneously, sending the economy into a nosedive.
“In the event of a financial crisis, a weak fiscal position increases the depth and duration of the ensuing recession, as the ability to conduct countercyclical fiscal policy is significantly curtailed."
So what should policymakers - having gotten used to flooding the world in debt - do? Why the opposite, of course: as the FT summarizes, with the global economy growing strongly, the IMF recommended countries stop using lower taxes or higher public spending to stimulate growth and instead try to reduce the burden of public sector debts so that countries have more leeway to act in the next recession.
Translation: no tax cuts, no increases to deficit spending, i.e. another dig at everything that Trump is doing.
In fact, the IMF singled out the Trump administration’s tax cuts for criticism, since they left the US with a deficit of 5% of national income into the medium term and a persistently rising level of debt in GDP. It also explains why the IMF forecasts the US is the only nation whose debt load will rise in the next 5 years.
"In the United States fiscal policy should be recalibrated to ensure that the government debt-to-GDP ratio declines over the medium term. This should be achieved by mobilising higher revenues and gradually curbing public spending dynamics, while shifting its composition toward much-needed infrastructure investment."
There was the obligatory dig at bitcoin, although the IMF at least conceded that unlike some $500 trillion in derivatives, a few billion in bitcoin and ethereum do not currently appear to pose any risk to financial stability, "But they could do if they become more widely used", in other words, don't you dare even think of alternatives to fiat currencies.
Going back to "the debt problem" the IMF admitted that it was not only limited to advanced economies, with middle-income countries also racking up borrowing higher than that which led to the debt crises of the 1980s. There was also a particular warning about China whose gargantuan scale and opaque financial system poses a massive risk to stability, the IMF says. The silver lining, the report noted, is that Chinese banks have reduced their use of risky short-term borrowing, in response to tighter regulation.  The report also judges that the global banking system is stronger now than it was at the time of the crisis. But it adds that reforms need to continue.
As a result, the IMF again recommended that countries raise taxes and lower public spending to decrease annual borrowing and get the burden of debt on a firmly downward path now that there is no need for fiscal stimulus.  The few exceptions to that advice included Germany and the Netherlands, which the IMF said had “ample fiscal space” to boost public investment in infrastructure and enhance the long-term resilience of their economies.
Here, the Keynesian would probably go nuts, and say that such a policy promotes saving, and is tantamount to austerity, which for some reason, is equivalent to economic death in a world where total debt/GDP is either 225% or 316% depending on whose methodology one uses.
Actually, come to think of it, it all makes sense when one considers that it is the very policies that define modern finance and economics, that have led the world to this precipice. In fact, reading the IMF report between the lines, it is nothign more than advance scapegoating for the inevitable global debt crisis that is coming, and which not even the IMF is hiding any more. What is most comical - if completely expected - is that the IMF is now blaming it all on Trump: not on generations of economists who steered the world to the point where there is more than $3 of debt for every $1 of GDP, and not on central bankers who flooded the world with debt so that the richest 0.01% can be richer than their wildest dream. Nope: it's all Trump's fault.
Somehow we doubt this advance damage control will work after the next, and likely final, crash.
Fonte: qui