Il sole fatto in casa
Farsi il sole in casa. È certamente una delle sfide più grandi dell’Umanità. La fusione avviene nel Sole quando due atomi di idrogeno, o di suoi isotopi, si avvicinano talmente tanto che i loro nuclei riescono a fondersi. Si forma così un atomo di elio e parte della massa dei due atomi di idrogeno è convertita in energia. Questo processo ha affascinato gli studiosi per anni, perché, se sfruttato, può portare a un’energia virtualmente illimitata ed estremamente pulita. Per replicare la fusione sulla Terra occorre usare gli isotopi dell’idrogeno perché i loro nuclei sono i più piccoli portatori di carica positiva: il protone, cioè il normale nucleo dell’idrogeno, il deuterio o idrogeno pesante, che ha un neutrone associato al protone e il trizio, che ha due neutroni associati al protone. Ma nonostante siano i più piccoli elementi nell’Universo, questi riescono a fondersi fra loro e liberare energia solo in presenza di temperature e densità altissime che consentono agli atomi di fondersi superando la repulsione elettrostatica dovuta alla carica positiva di entrambi. La fusione è l’energia primaria che alimenta tutto l’Universo, quella che viene prodotta nel Sole e nelle altre stelle. È l’energia del futuro: virtualmente illimitata, ambientalmente ed economicamente sostenibile, sicura, perché non produce emissioni inquinanti. Inoltre, il deuterio è una materia prima presente in abbondanza nell’acqua di mare. Si pensi che un reattore a fusione alimentato a deuterio è capace di estrarre da un metro cubo di acqua di mare un’energia equivalente a quella prodotta bruciando duemila barili di petrolio grezzo.
Nell’avventura della fusione possiamo dare un grosso contributo a MIT e pensiamo che il sistema di ricerca e di collaborazioni si allargherà anche ad altre realtà. Abbiamo stretto un accordo con CNR, stiamo pensando ad accordi con altre realtà di ricerca nazionali ed internazionali per lavorare insieme su questo grandissimo progetto che risolverà verosimilmente i problemi energetici del futuro.
GIUSEPPE TANNOIA, DIRETTORE RICERCA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA DI ENI
Eni e MIT insieme per la decarbonizzazione
Il tema della decarbonizzazione è sempre stato al centro della collaborazione tra Eni e il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e la tecnologia della fusione si inserisce in questo percorso. Eni e Commonwealth Fusion Systems (CFS), società nata come spin-off del MIT, hanno sottoscritto un accordo che ha permesso a Eni di acquisire una quota del capitale di CFS per sviluppare il primo reattore a fusione commerciale in grado di funzionare continuativamente e di immettere energia sulla rete. È una sfida che Eni intende realizzare con un partner d’eccellenza come il MIT, che sulla fusione ha un’esperienza di lunghissima data. Fonte: qui
L’integrazione delle competenze per l’energia pulita
La fusione è una tecnologia sofisticata, che ha bisogno di differenti know-how che nella nostra azienda sono presenti, come ad esempio la fisica dei materiali esviluppo di grandi impianti. Sicuramente uno dei primi obiettivi di Eni è creare un forte nucleo di competenze per poter seguire queste tecnologie così sfidanti in una tempistica molto serrata. Stiamo stringendo contatti con vari centri di competenza in Italia, un esempio è quello recentemente sviluppato con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Ce ne parlano Francesca Ferrazza, Knowledge Management System Vice President di Eni e Massimiliano Pieri, responsabile della collaborazione tra Eni e MIT.