9 dicembre forconi: 01/11/17

mercoledì 11 gennaio 2017

L'IGNOBILE RICATTO DI BEPPE GRILLO: MULTATO L’EURODEPUTATO AFFRONTE CHE HA LASCIATO IL MOVIMENTO PER APPRODARE CON I VERDI

GRILLO: O SI DIMETTE DAL PARLAMENTO DI STRASBURGO O DOVRA’ PAGARE A M5S 250 MILA EURO DA DESTINARE AI TERREMOTATI 

LA SANZIONE LA DEVE PAGARE BEPPE, INSIEME A CASALEGGIO, PERCHE' FA AFFARI CON IL MOVIMENTO 5 STELLE


Beppe Grillo per beppegrillo.it

Affronte ha deciso di lasciare il MoVimento 5 Stelle e passare ai Verdi. Gravi inadempienze al rispetto del codice di comportamento prevedono la richiesta di pagamento della sanzione di 250.000 euro prevista dal Codice comportamento per i candidati del MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee e per gli eletti al Parlamento europeo che lui e tutti gli europarlamentari eletti del MoVimento 5 Stelle hanno firmato.

GRILLO EUROGRILLO EURO
Affronte dovrebbe dimettersi immediatamente dal Parlamento Europeo e lasciare spazio a un eletto del MoVimento 5 Stelle. Se questo non avverrà, con i soldi della sanzione di Affronte, che gli sarà notificata non appena saranno svolte le procedure burocratiche, aiuteremo i terremotati delle Marche e dell'Umbria.





M5s: avvocato Borrè, pagamento penale spetterebbe a Grillo 

(ANSA) -  L'ipotesi del pagamento di una penale per gli europarlamentari del M5s che non volessero dimettersi "è estremamente remota" in quanto contrastante con il principio di autonomia del mandato. Non solo. "Se violazione del codice di comportamento c'è stata questa sarebbe casomai ascrivibile a chi ha deciso di costituire un gruppo politico in seno al Parlamento europeo con partiti che non condividono i valori fondamentali del M5S", come nel caso dell'Alde. Lo afferma l'avvocato Lorenzo Borrè, ex M5s e difensore di un gruppo di 'dissidenti' espulsi e poi riammessi grazie alla sentenza di un tribunale.


PERCHE' BEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO VOLEVANO ENTRARE NEL EUROGRUPPO ALDE, OVVERO COME FARE AFFARI CON IL MOVIMENTO




Controverso anche il passaggio che dovrebbe portare al versamento dei 250 mila euro previsti dalla penale ai terremotati perché il Comitato Promotore costituito per le elezioni europee a cui dovrebbe essere versata la "multa" risulta in "procinto di scioglimento". O meglio non dovrebbe esistere già più visto che risultava "in procinto di scioglimento" già nella relazione al Rendiconto del Comitato del 2015.
Fonte: qui
GRILLO ALDEGRILLO ALDE CASALEGGIO
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M5s: eurodeputato Affronte passa ai Verdi: "Non ci sono condizioni per restare"

Grillo: "Si dimetta o paghi 250mila euro". Ieri la scelta del movimento di tornare con Farage dopo lo stop all'ingresso nell'Alde


Ansa - "Prime defezioni in Europa: i Verdi italiani danno il benvenuto all'europarlamentare Marco Affronte, ex M5s, che stamane ha aderito al gruppo europeo dei Verdi". A renderlo noto è Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi.
"Salutiamo l'entrata nella famiglia Verde europea e italiana dell'europarlamentare Marco Affronte" - scrivono in una nota i membri dell'esecutivo Nazionale dei Verdi Luana Zanella e Angelo Bonelli, che proseguono: "Marco Affronte è una persona di cui conosciamo il grande impegno nelle tematiche ecologiste. Siamo convinti che la sua presenza tra gli ecologisti italiani darà un grande contributo alle battaglie per la salvaguardia dell'ambiente e la promozione di una Europa più verde più giusta e più democratica. Affronte, con le sue competenze e la sua storia, non potrà che rafforzare i Verdi nel nostro Paese".

Lo stesso Affronte in una breve dichiarazione ha spiegato che si tratta di una "decisione sofferta" ma che "non ci sono più le condizioni per restare". L'eurodeputato ha detto di non sapere quanti altri seguiranno la sua strada e di non temere di dover pagare una penale.

L'eurodeputato pentastellato ha deciso di abbandonare il gruppo EFDD ed entrerà oggi a titolo personale nel gruppo dei Verdi. 

Affronte è così il primo europarlamentare eletto col M5S a lasciare la delegazione grillina a Bruxelles dopo il tentativo fallito di aderire al gruppo ALDE e la successivo decisione di restare nella formazione euroscettica guidata da Nigel Farage. Secondo fonti dei Verdi ci sarebbero però altri eurodeputati pentastellati in contatto col gruppo, in vista di un possibile ingresso nella formazione ecologista. 

Si parla in particolare di un possibile approdo di Dario Tamburrano, da sempre a favore di un ingresso nei Verdi.

"Affronte ha deciso di lasciare il M5S e passare ai Verdi. Gravi inadempienze al rispetto del codice di comportamento prevedono la richiesta di pagamento della sanzione di 250.000 euro prevista. Affronte dovrebbe dimettersi immediatamente e lasciare spazio a un eletto del M5S. Se questo non avverrà, con i soldi della sanzione di Affronte, che gli sarà notificata non appena saranno svolte le procedure burocratiche, aiuteremo i terremotati delle Marche e dell'Umbria". Così Beppe Grillo sul suo blog. La sanzione, precisa il leader M5S nel post 'dedicato' all'eurodeputato passato ai Verdi, è "prevista dal Codice comportamento per i candidati del MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee e per gli eletti al Parlamento europeo che lui e tutti gli europarlamentari eletti del MoVimento 5 Stelle hanno firmato".


IL PASTICCIO DI BRUXELLES HA UN NOME E COGNOME: DAVIDE CASALEGGIO 

DA QUANDO HA EREDITATO L'AZIENDA-PARTITO, IL GIOVANE GURU HA INANELLATO UNA SERIE DI FLOP, DAL CAMPIDOGLIO ALL'INGRESSO, PER FARE AFFARI, FALLITO NELL'ALDE. GRILLO SI È FIDATO E SI È DOVUTO INTESTARE LA FIGURACCIA 

RAZIONALE MA ANTIPATICO, GLI MANCA LA PASSIONE POLITICA E LA VISIONE DEL PADRE. 

MA ORA UNA FRANGIA DEL MOVIMENTO GLI FA LA GUERRA


1 - ORA CASALEGGIO È NEL MIRINO DEI PARLAMENTARI
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera

DAVIDE CASALEGGIODAVIDE CASALEGGIO
«Io me ne andrei anche, ma chi li paga i 250 mila euro di penale?». L' eurodeputato esprime quel miscuglio di delusione mista a rassegnazione che ha colto molti 5 Stelle, non solo a Bruxelles. E che ha il corollario sgradevole di una multa salata in caso di violazione del contratto di fedeltà - sul modello di quanto accade a Roma - firmato dai «portavoce» dei 5 Stelle. Una figuraccia in eurovisione, quella della bocciatura del gruppo Alde e del ritorno nell' ovile Ukip, per la quale è già partita la caccia al colpevole.

Il primo a farne le spese potrebbe essere un oscuro collaboratore di David Borrelli, l' europarlamentare che ha guidato le trattative: l'«advisor» Francesco Calazzo. La sua testa è stata chiesta esplicitamente dall' Ukip, con una condizione decisamente umiliante per i 5 Stelle. Meno grave la punizione per Borrelli, che perderà la copresidenza del gruppo Efdd. Ma in cima a tutti, il nome fatto da molti è quello di Davide Casaleggio. È stato lui a ispirare la trattativa, lui a guidare Borrelli, prima dell' improvvisa retromarcia dell' Alde.
GIANROBERTO E DAVIDE CASALEGGIO A ROMAGIANROBERTO E DAVIDE CASALEGGIO A ROMA

Alla vera prima prova da leader, il figlio di Gianroberto ne è uscito con le ossa rotte.
Provocando più di un mugugno non soltanto nei peones, ma anche nel suo compagno d' avventura: Beppe Grillo. Il quale inizialmente non sarebbe stato favorevole all' ipotesi di lasciare Farage. Di fronte alle considerazioni di Casaleggio, Grillo si sarebbe piegato, finendo per sposare una soluzione che gli veniva prospettata come sicura e favorevole. E finendo per sostenerla.

Così non è stato e Grillo, come da copione, si è assunto, insieme a Casaleggio, le responsabilità di quanto avvenuto. Non nascondendo le critiche interne, per una volta.
C' è un passaggio da notare, nel suo post: «Dispiace per quei pochi portavoce che hanno parlato di "cercare di entrare nell' establishment"».

DAVIDE CASALEGGIODAVIDE CASALEGGIO
Facile capire a chi si riferisce. Basta leggere il post di Carlo Sibilia, già membro del defunto direttorio, che scriveva: «Cercare di entrare nell' establishment sarebbe incoerente, oltre che stupido». Salvo poi, dopo lo stop dell' Alde, cancellare il post, sostituendolo con questo: «Avevo scritto un post di "arrivederci" a Farage. L' ho cancellato».

Sibilia non è stato l' unico a contestare le scelte di Casaleggio e Borrelli. Michele Dall' Orco usa la stessa parola contestata da Grillo: «Confido che questa storia serva per il futuro: mai fidarsi dell' establishment». Il disorientamento è palese. Scrive Giuseppe Brescia: «Con Ukip condividevamo poche cose (quasi nulla) e infatti io mi sono sempre detto contrario. Giusto quindi staccarsi. Ma cosa condividiamo con Alde?». Nulla, o quasi.
Marta Grande conferma: «Non ho votato al referendum. Sono sempre stata contraria a Farage, ma anche Alde mi sembra che non c' entri nulla».

davide casaleggio 1DAVIDE CASALEGGIO 1
Il più duro di tutti è un europarlamentare romano, Dario Tamburrano: «Hanno preparato un accordo schifoso sulla testa della maggioranza di noi portavoce europei facendo piombare una domenica mattina, una votazione farlocca, prendendo per i fondelli noi, decine di migliaia di iscritti, milioni di elettori e lo stesso Beppe Grillo. Chi crede ad altro, o è in cattiva fede o è semplicemente un webete ».

Neologismo a parte, nell' elenco di Tamburrano di chi sarebbe stato preso in giro non risulta un nome: Davide Casaleggio.


2 - QUANTI FLOP DA QUANDO COMANDA CASALEGGIO JR
Paolo Bracalini per “il Giornale

beppe grillo davide casaleggioBEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIO
Dal padre ha ereditato l' erre moscia, il carattere riservato e poi l' azienda, la Casaleggio Associati Srl, di cui ora è lui il presidente. Ma per quanto Davide Casaleggio sia dietro ad alcune intuizioni del papà (l' e-business applicato al M5s) e da ex enfant prodige degli scacchi non difetti certo di doti strategiche, all' erede mancano due caratteristiche che invece Gianroberto aveva: la passione per la politica e la visione.

Non è un caso che da quando al timone dei Cinque stelle, dopo la morte del padre nell' aprile scorso, c' è Casaleggio jr, il movimento abbia inanellato una serie preoccupante di sbandate, dal caos Campidoglio alla figuraccia sui gruppi del Parlamento Ue, in cui Davide Casaleggio ha responsabilità dirette. Il suo esordio politico era stato proprio a Bruxelles, quando apparve dietro Beppe Grillo nell' incontro con Nigel Farage per decidere le alleanze.

beppe grillo davide casaleggioBEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIO
Sembrava un grigio tecnico arrivato lì solo per dare una mano al padre, più interessato al marketing on line e alle strategie di Rete della Casaleggio Associati che alla lotta politica in Italia, e invece il destino ha voluto che prendesse molto presto il posto del padre, a fianco di Grillo, anche un po' sopra di lui visto che le chiavi della macchina M5s (la piattaforma di voto dei parlamentari, i dati sugli iscritti) le possiede Davide Casaleggio, non il comico.

Laurea in Economia aziendale alla Bocconi, poi carriera nella ditta di famiglia, Davide Casaleggio si è ritrovato in un ruolo, quello di co-leader politico, che non gli viene naturale. E i segni si vedono, col divampare delle lotte tra correnti (specie a Roma) e gli inciampi continui del movimento. Il paragone col padre, con cui i Cinque stelle sono passati da essere un fan club di Beppe Grillo ad un movimento politico da milioni di voti, è dietro ad ogni angolo. «Il padre aveva i sogni, il figlio li traduce in tattiche e azioni pratiche.

David BorrelliDAVID BORRELLI
Il padre faceva riunioni a porte aperte, il figlio riunioni a porte chiuse - si legge in Supernova, il libro-verità sul M5s scritto dall' ex Casaleggio boy Marco Canestrari insieme all' ex ufficio stampa del movimento Nicola Biondo - Casaleggio jr sta simpatico a pochi e si scontra spesso con gli altri soci, all' occorrenza fa valere il suo status.

MASSIMO BUGANIMASSIMO BUGANI
Persona riservata e abitudinaria. Il padre era autorevole. Davide impone metodi e obiettivi. Conta l' obiettivo è il suo motto». Abitudinario, freddo, metodico: «Gianroberto offriva sempre la colazione, pagava lui per tutti, commentava qualche fatto di cronaca o accennava a qualche idea, poi si saliva tutti su al secondo», invece Davide «a colazione prende sempre brioche e succo di pera. Ogni giorno, brioche e succo di pera. Tanto è pieno di idee Gianroberto, tanto è metodico suo figlio».

Il londinese The Times gli ha appena dedicato un articolo definendolo «il misterioso mezzo britannico (la madre è inglese, ndr) web-guru che ha il potere sulla città di Roma», perché sarebbe lui a telecomandare la giunta Raggi. Parla poco, si fida di pochissimi, il suo cerchio magico si compone di Luigi di Maio, il consigliere bolognese Max Bugani e l' europarlamentare David Borrelli (autore del pasticcio a Bruxelles), e poi Piero Dettori, ex manager della Casaleggio ora, insieme a Bugani e Borrelli, componente dell' Associazione Rousseau, struttura parallela al M5s che gestisce tutte le votazioni. Presidente, Davide Casaleggio.

Fonte: qui

GRILLINI IN FUGA! - DOPO LA FIGURACCIA DI GRILLO E CASALEGGIO CON L’ALDE, L’EURODEPUTATO GRILLINO MARCO AFFRONTE LASCIA IL GRUPPO M5S ED ENTRA NEI VERDI 

CON LUI VA VIA ANCHE DANIELA AIUTO 

MARCO ZANNI POTREBBE PASSARE AL GRUPPO ENF CHE RIUNISCE LEGA E FRONT NATIONAL

M5S: ANCHE AIUTO AI VERDI, ZANNI SI AVVICINA A SALVINI
(ANSA) - Anche l'europarlamentare Daniela Aiuto, eletta con il Movimento 5 Stelle, ha chiesto di entrare nel gruppo dei Verdi, che nel pomeriggio voterà l'approvazione del suo ingresso. Lo si apprende da fonti della formazione ecologista, che stamani ha già accolto l'arrivo di Marco Affronte. L'eurodeputato Marco Zanni invece sta considerando di passare al gruppo Enf, la formazione che riunisce la Lega di Matteo Salvini ed il Front National di Marine Le Pen. Il segretario del Carroccio ha confermato di essere in contatto con alcuni parlamentari pentastellati, senza specificare nomi.

Nicola Barone per http://www.ilsole24ore.com

Primi smottamenti a Strasburgo per i Cinque Stelle. Da oggi l’eurodeputato Marco Affronte abbandona il gruppo entrando a far parte, come indipendente, dei «Verdi - Alleanza Libera Europea» che passano a contare, così, 51 parlamentari da 18 Paesi diversi. In una breve dichiarazione si parla di una «decisione sofferta», ma obbligata, essendo venute a mancare le «condizioni per restare». Quanti seguiranno la sua strada non è chiaro allo stato, né la possibilità che Affronte sia obbligato a versare una penale per la scelta fatta.

MARCO AFFRONTEMARCO AFFRONTE
«Mi fa piacere poter dire che qualunque differenza di vedute ci sia stata tra il Movimento 5 Stelle di Grillo e il sottoscritto è stata superata in maniera amichevole» spiegava stamattina in un’intervista Nigel Farage, leader dell'Ukip, dopo il riavvicinamento dei due. «La settimana prossima riprenderemo il nostro lavoro insieme al Parlamento di Strasburgo. La campagna di Grillo per un referendum sull'appartenenza dell'Italia all'euro sta guadagnando terreno. Da molto tempo ammiro il suo lavoro in Italia e gli auguro di avere successo».

IL RITORNO NELL'EFDD
MARCO AFFRONTEMARCO AFFRONTE
In poco meno di un giorno il Movimento ha compiuto un’inversione di rotta radicale, nuovamente a fianco degli indipendentisti britannici dopo l’altolà dei liberaldemocratici Ue. Ma con la subordinata rilevante di dover digerire le condizioni poste da Farage. Che sono, nell'ordine, la “testa” dei responsabili del “tradimento” e appunto una ripresa della battaglia per un referendum sull'euro.

Il leader inglese avrebbe chiesto la testa di David Borrelli entro martedì prossimo e del funzionario M5S che ha partecipato alla trattativa con l'Alde entro febbraio, con contratto in scadenza. Altra vittima indiretta del rientro a casa Efdd è Fabio Massimo Castaldo, da due anni e mezzo candidato alla vicepresidenza del Parlamento di Strasburgo e che ieri durante la riunione ha annunciato che non si ripresenterà per la carica.

GRILLO E FARAGEGRILLO E FARAGE
Grillo in un lungo post apparso sul blog conferma ed annuncia che il nuovo responsabile della comunicazione del Movimento all’istituzione Ue sarà Cristina Belotti. Il fondatore dei Cinque Stelle spiega ancora che il ritorno nell'Efdd rispetta la «volontà espressa dalla rete applicando la seconda scelta più votata dai certificati» ma si scaglia sia contro i deputati M5s critici dell'accordo con l'Alde, in primis Carlo Sibilia («non sanno come funziona il Parlamento europeo»), sia contro il leader dell'Alde Guy Verhofstadt. «Dovrebbe solo vergognarsi, perché da meschino si è piegato alle pressioni dell'establishment».

Fonte: qui



LA CONSULTA BOCCIA I VOUCHER

AMMESSO IL REFERENDUM DELLA CGIL CONTRO I “BUONI” PER IL LAVORO ACCESSORIO 

RESPINTO, INVECE, QUELLO SUL SUPERAMENTO DELL’ART.18 (LICENZIAMENTI) PREVISTO DAL JOBS ACT 

PER SCONGIURARE IL REFERENDUM IL GOVERNO DEVE FARE UNA LEGGE


CAMUSSO RENZICAMUSSO RENZI
Il referendum sull'articolo 18 non si farà: la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. La consultazione popolare proposta dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Via libera invece ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore.

VOUCHER JOBS ACTVOUCHER JOBS ACT
AVANTI DUE QUESITI SU TRE

Nell'odierna camera di consiglio la Corte Costituzionale ha dichiarato: ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti» (n. 170 Reg. Referendum); ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)» ( n. 171 Reg. Referendum); inammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi» (n. 169 Reg. Referendum). È quanto riporta la nota della Consulta.
VOUCHER JOBS ACT1VOUCHER JOBS ACT1

SUI VOUCHER PUÒ INTERVENIRE IL GOVERNO

Il via libera arrivato dalla Consulta apre la strada a due referendum e il più importante è certamente quello sui voucher, i buoni lavoro che il Jobs act ha ampliato e modificato. Il quesito chiede di abrogare queste norme. Il governo ha già reso noto di voler intervenire su questa materia. Se lo farà con una nuova norma, il referendum cadrà. Ma prima la nuova norma dovrà passare al vaglio dell'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che verificherà se sia aderente all'istanza quesito referendario.

Fonte: qui

L'EREDE DELL'IMPERO SAMSUNG INDAGATO PER CORRUZIONE: JAY Y. LEE RISCHIA L'ARRESTO DOPO ESSERE STATO INTERROGATO

IL CASO SCOTTA, È QUELLO CHE HA PORTATO ALL'IMPEACHMENT DELLA PRESIDENTE PARK GEUN-HYE 

AL CENTRO, LA FUSIONE DI DUE CONTROLLATE SAMSUNG, UN'OPERAZIONE DA 8 MILIARDI CHE AVREBBE FRUTTATO TANGENTI A ESPONENTI POLITICI

Stefano Carrer per www.ilsole24ore.com
jay y lee di samsungJAY Y LEE DI SAMSUNG

Guai giudiziari in vista per il leader di Samsung Electronics: Jay Y. Lee e' stato convocato per un interrogatorio in qualità di indagato nell'inchiesta condotta da una speciale commissione inquirente sullo scandalo che ha provocato l'impeachment della presidente Park Geun-hye.

Il vicepresidente ed erede designato dell'impero Samsung sarà interrogato domani e sembra rischiare grosso, anche l'arresto: l'ipotesi investigativa contempla l'accusa di corruzione in relazione al ruolo del National Pension Service (il terzo fondo pensioni piu' grande del mondo) nel supportare una controversa fusione da 8 miliardi di dollari dell'anno scorso tra due affiliate Samsung (Cheil Industries e Samsung C&T).
jay y lee di samsung con tim cook di appleJAY Y LEE DI SAMSUNG CON TIM COOK DI APPLE

Il sospetto e' che esistano connessioni con l'erogazione di fondi effettuata da Samsung a una società e due fondazioni facenti capo a Choi Soon-sil, l'amica di lunga data della presidente Park finita in carcere con accuse di appropriazioni indebite ed interferenze nell'attività di governo.
Il 28 dicembre scorso lo stesso presidente del NPS, Moon Hyung-pyo, era stato arrestato, nel quadro di una inchiesta che si allarga sempre più. La presidente Park è stata sospesa dalle sue funzioni in attesa della pronuncia definitiva della Corte Costituzionale sull'impeachment votato dall'Assemblea nazionale.

jay y lee di samsung con larry page di googleJAY Y LEE DI SAMSUNG CON LARRY PAGE DI GOOGLE
Intanto si profilano problemi per l'eventuale candidatura alle elezioni presidenziali a Seul dell'ex segretario generale dell'Onu (gia ministro degli esteri della Corea del Sud), Ban Ki-Moon: il tribunale federale di Manhattan ha incriminato suo fratello, Ban Ki-sang, e suo nipote Joo Hyun Bahn. L'accusa è di corruzione per una tangente che sarebbe stata pagata a un funzionario di un fondo di un Paese mediorientale per la progettata vendita di un complesso immobiliare in Vietnam.

Fonte: qui

BOOM DI CERVELLI IN FUGA, PARTITI 2 MILIONI DI ITALIANI IN 10 ANNI: 9 SU 10 SONO LAUREATI

Boom dei cervelli in fuga negli ultimi 10 anni. Gli italiani che vivono all’estero, alla data del primo gennaio 2016, sono 4,8 milioni; rispetto al primo gennaio del 2006, quando risultano essere 3,1 milioni, sono aumentati del 54,9%.

L’identikit delle persone che hanno lasciato il belpaese non ha sesso (uomini e donne sono quasi fifty-fifty), non ha età (la distribuzione è omogenea tra le quattro fasce), ed è difficile da individuare per tipologia di famiglia (single, in coppia, con o senza figli non fa differenza).

L’unica caratteristica distintiva è il titolo di studio: chi ha deciso di uscire dai confini nazionali, in 9 casi su 10, è munito di una laurea.

Il profilo dell’Italiano emigrato è stato ottenuto dall’incrocio dei dati Istat, Censis e Aire, elaborati dall’Adnkronos.

Le dichiarazioni del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sui giovani che ”è bene non avere tra i piedi” hanno portato l’assemblea di palazzo Madama a chiedere un’informativa.

Dall’identikit disegnato dal Censis nell’ultimo rapporto emerge che nella valigia, gli italiani che vanno all’estero, mettono quasi sempre un titolo di studio universitario: nell’89,5% dei casi ha una ‘laurea e oltre‘.

Inoltre la maggior parte riesce a farne buon uso. Infatti l’89% ritiene il tipo di contratto di lavoro adeguato al titolo di studio; inoltre il tipo di impiego svolto, nel 72,2% dei casi, è permanente.
Secondo i dati dell’Anagrafe italiani residente all’estero, aggiornati al primo gennaio 2016, gli iscritti all’Aire sono 4.811.163 pari al 7,9% della popolazione residente in Italia.

Oltre la metà degli emigrati, pari a 2,5 milioni, risiede in Europa (53,8%), mentre più di 1,9 milioni vive in America (40,6%). La provenienza dei migranti made in Italy, nella metà dei casi (50,3%), è il Mezzogiorno.

Esaminando i dati Istat sull’evoluzione degli espatri nel periodo 2005-2014 emerge che si è passati da 41.991 unità a 88.859 unità, con un incremento del 111,6%.

Nello stesso periodo i rimpatri sono diminuiti del 21,6% passando da 37.326 del 2005 a 29.271 del 2014. Il saldo, cioè la differenza tra chi parte e chi torna, era negativo per 4.665 unità nel 2004 ed è arrivato a -59.588 unità nel 2014, con un incremento del 1.177,3%.


Analizzando i dati raccolti si arriva alla conclusione che l’incremento degli italiani emigrati non è dato solo dall’aumento delle persone che partono, ma anche dalla riduzione di quelle che tornano.

Fonte: qui

Il presidente “buono” e quello “cattivo”

Barack Obama fu «santo subito»: appena entrato alla Casa Bianca fu insignito preventivamente nel 2009 del Premio Nobel per la pace grazie ai «suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli». Mentre la sua amministrazione già preparava segretamente, tramite la Segretaria di Stato Hillary Clinton, la guerra che due anni dopo avrebbe demolito lo Stato libico, estendendosi poi alla Siria e all’Iraq tramite gruppi terroristici funzionali alla strategia USA/NATO.
Donald Trump è invece «demone subito», ancor prima di entrare alla Casa Bianca. Viene accusato di aver usurpato il posto destinato a Hillary Clinton, grazie a una malefica operazione ordinata dal Presidente russo Putin.

Le «prove» sono fornite dalla CIA, la più esperta in materia di infiltrazioni e colpi di stato. Basti ricordare le sue operazioni per provocare e condurre le guerre contro Vietnam, Cambogia, Libano, Somalia, Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria; i suoi colpi di Stato in Indonesia, El Salvador, Brasile, Cile, Argentina, Grecia. 

Milioni di persone imprigionate, torturate e uccise; milioni sradicate dalle loro terre, trasformate in profughi oggetto di una vera e propria tratta degli schiavi. Soprattutto bambine e giovani donne, schiavizzate, violentate, costrette a prostituirsi.

Tutto questo dovrebbe essere ricordato da chi, negli USA e in Europa, organizza il 21 gennaio la Marcia delle donne per difendere giustamente quella parità di genere conquistata con dure lotte, continuamente messa in discussione da posizioni sessiste come quelle espresse da Trump.

Non è però questa la ragione per cui Trump è messo sotto accusa in una campagna che costituisce un fatto nuovo nella procedura di avvicendamento alla Casa Bianca: questa volta la parte perdente non riconosce la legittimità del presidente neoeletto, ma tenta un impeachment preventivo.

Trump viene presentato come una sorta di «Manchurian Candidate» che, infiltrato alla Casa Bianca, verrebbe controllato da Putin, nemico degli Stati Uniti. 

Gli strateghi neocon, artefici della campagna, cercano in tal modo di impedire un cambio di rotta nelle relazioni degli Stati Uniti con la Russia, che l’amministrazione Obama ha riportato a livello di Guerra Fredda.

Trump è un «trader» che, continuando a basare la politica statunitense sulla forza militare, intende aprire un negoziato con la Russia, possibilmente anche per indebolire l’alleanza di Mosca con Pechino.

In Europa temono un allentamento della tensione con la Russia anzitutto i vertici NATO, cresciuti d’importanza con l’escalation militare della nuova Guerra Gredda, e i gruppi di potere dei paesi dell’Est – in particolare Ucraina, Polonia e Paesi baltici – che puntano sull’ostilità alla Russia per avere un crescente appoggio militare ed economico da parte della NATO e della UE.
In tale quadro, non possono essere taciute nelle manifestazioni del 21 gennaio le responsabilità di quanti hanno trasformato l’Europa in prima linea del confronto, anche nucleare, con la Russia.
Dovremmo manifestare non come sudditi statunitensi che non vogliono un presidente «cattivo» e ne chiedono uno «buono», ma per liberarci dalla sudditanza verso gli Stati Uniti che, indipendentemente da chi ne sia Presidente, esercitano la loro influenza in Europa tramite la Nato; per uscire da questa alleanza di guerra, per pretendere la rimozione delle armi nucleari USA dai nostri Paesi.
Dovremmo manifestare per avere voce, come cittadine e cittadini, nelle scelte di politica estera che, indissolubilmente legate a quelle economiche e politiche interne, determinano le nostre condizioni di vita e il nostro futuro.
Manlio Dinucci

ALITALIA HA LIQUIDITA’ FINO A MARZO

IL GOVERNO NON SI MUOVE E BLOCCA I LICENZIAMENTI SENZA PIANO INDUSTRIALE 

MA L’AZIENDA NON LO TIRA FUORI FINCHE’ NON HA GARANZIE DAGLI AZIONISTI 

GLI ESUBERI SAREBBERO PIU’ DEL 13% DEL PERSONALE 

PERPLESSI I SINDACATI

Nicola Lillo per La Stampa

cramer ball alitaliaCRAMER BALL ALITALIA
Bisognerà aspettare ancora un paio di settimane per conoscere il destino di Alitalia. Quello di ieri al ministero dello Sviluppo economico doveva essere l’incontro per la presentazione al governo del nuovo piano di ristrutturazione e rilancio dell’ex compagnia di bandiera, ma il piano nel dettaglio ancora non c’è. I due ministri competenti, Carlo Calenda e Graziano Delrio, hanno chiesto un progetto «dettagliato e condiviso con gli azionisti, dalle banche e dalle istituzioni creditrici».

Solo allora si potrà discutere di come gestire i nuovi esuberi: si parla di almeno 1600 posti di lavoro a rischio su un totale di 12.000 dipendenti tra naviganti e staff.

cramer ball luca di montezemoloCRAMER BALL LUCA DI MONTEZEMOLO
Alitalia ha ancora 80 giorni di ossigeno, cioè fino al 31 marzo: è il tempo utile per lanciare il nuovo piano quinquennale. Dopo lo sblocco di linee di credito il 22 dicembre scorso l’azienda ha infatti una liquidità di 250 milioni, 100 messi a disposizione da Etihad, altri 150 dalle banche, Intesa SanPaolo e Unicredit. Con il nuovo piano, che sarà pienamente operativo dal primo aprile, dovrebbe scattare la fase due, con altri 250 milioni investiti. In tutto un impegno da mezzo miliardo, che - dice Delrio - dovrebbe essere condiviso dagli attuali soci. 

MONTEZEMOLO HOGANMONTEZEMOLO HOGAN
Dalla riunione «è uscita una buona notizia: gli azionisti sono tutti determinati a continuare a investire», dice il ministro dei Trasporti. Il governo vuole «un piano robusto», perché quasi tutti i grandi vettori stanno guadagnando e Alitalia deve sfruttare «il momento favorevole», a partire dai costi contenuti del greggio, la prima voce dei bilanci delle compagnie aeree.

DELRIODELRIO
Il numero uno Cramer Ball si mostra ottimista: un «incontro molto buono». Dal ministero è invece uscito in silenzio il vice presidente e numero uno di Etihad James Hogan, nel mirino del governo e dei soci italiani per le scelte strategiche imposte fin qui all’Alitalia partecipata al 49 per cento da Abu Dhabi. «I lavoratori non devono pagare per primi alcune inefficienze del management», chiosa Delrio.

Piloti AlitaliaPILOTI ALITALIA
I sindacati si dicono « perplessi e preoccupati» e lamentano l’assenza di certezze: proprio per questo è saltato l’incontro previsto per domani con i rappresentanti di categoria. Gli obiettivi della ristrutturazione sono in ogni caso chiari. 

Tre le linee d’azione: riduzione aggressiva dei costi, rinegoziazione di partnership come quella con Delta considerata penalizzante e soprattutto un nuovo modello di business. 

L’idea dei vertici è sdoppiare il servizio: da un lato quello classico sulle rotte a lungo raggio, dall’altra un nuovo modello per i voli nazionali ed europei sui quali si potrà volare «business» o «low cost», a seconda del tipo di tariffa. 

CARLO CALENDACARLO CALENDA
Il problema di Alitalia resta il posizionamento strategico: è troppo piccola per competere fino in fondo nel mercato business con le tre grandi sorelle dei cieli, Air France, Lufthansa e British Airlines.

I velivoli a lungo raggio con livrea Alitalia sono appena 24 e ne servirebbero 15-20 in più.

Al tempo stesso l’azienda è in difficoltà sul mercato dei voli nazionali ed europei, nel quale impiega ben 100 aeromobili ma soffre la concorrenza aggressiva di Ryanair, Easyjet e Vueling, che negli anni hanno conquistato importanti fette di mercato. 

Infine c’è la concorrenza dei treni ad alta velocità che ha letteralmente prosciugato il mercato della Roma-Milano e ormai minaccia i collegamenti fra le grandi città italiane.

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PARLA IL CAPO DEL GOI, STEFANO BISI (ANCHE LUI SPIATO): “HO SOSPESO IL FRATELLO GIULIO OCCHIONERO”


CI SONO ANCHE ALTRI CONFRATELLI SPIATI DAGLI OCCHIONERO BROTHERS

Stefano Pitrelli per Huffingtonpost

stefano bisiSTEFANO BISI
“Ho immediatamente sospeso Giulio Occhionero”, annuncia al telefono all’HuffPost Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, di cui lo stesso Occhionero fa parte in quanto membro della loggia romana “Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione”. Alla gravità del capo d’accusa secondo la legge italiana si va dunque a sommare quella di un fratello che è andato ad ‘origliare’ alla porta del Gran Maestro.

L’iter giudiziario di un cittadino accusato di un simile reato è cosa nota. Ma a un fratello che cosa accade? E che rapporti potrà avere d’ora in avanti con la sua loggia?
Le sue azioni verranno valutate dal tribunale circoscrizionale, una sorta di collegio di probiviri. Lui appartiene alla Loggia della regione Lazio, quindi sarà questa a decidere il provvedimento, che potrà essere di censura semplice, censura solenne, o di espulsione. Intanto il Gran Maestro decide la sospensione. [Non ci saranno rapporti con la sua loggia nella misura in cui] è sospeso dalla frequentazione, non può partecipare ai nostri lavori rituali.

stefano bisi massoneriaSTEFANO BISI MASSONERIA
Ci saranno ricadute sulla sua loggia d’appartenenza?
Non penso di disporre un’ispezione magistrale (i.e. un controllo interno che il Gran Maestro può disporre nei confronti di una loggia quando si pensa che non lavori ritualmente bene, o che non sia bene organizzata) perché si tratta del caso di un singolo. Poi gli organi della regione d’appartenenza del fratello valuteranno il da farsi.

I nomi “attenzionati” dai due fratelli arrestati per spionaggio informatico disegnano una rete di potere che va dal Matteo Renzi premier a Mario Draghi, presidente della BCE. Fra questi nomi compare anche il suo. Che effetto le ha fatto ritrovarsi iscritto in una simile ‘lista nera’?
stefano bisi massoneria 1STEFANO BISI MASSONERIA 
L’ho saputo stamani quando sono uscite le notizie. Mi stavo occupando di fare raccolta fondi per l’illuminazione di un campo sportivo a Norcia, e la ricostruzione di un liceo musicale a Camerino danneggiato dal terremoto. Non me ne sono accorto neanche in un primo momento perché ovviamente prima del mio nome c’erano personaggi di primo piano della politica, della finanza italiana e non solo. Io sono Gran Maestro, non un primo ministro o un governatore. E leggendo il mio nome son rimasto sbalordito.

Il movente per spiare il presidente del consiglio salta agli occhi: è un centro di potere. Ma quale utilità si può pensare di trovare nello spiare lei?

Non ne ho idea. Io credo coi miei pregi e difetti, cogli errori o le cose buone che faccio di essere una persona che lavora, che fino a pochi mesi fa è stata a capo di un giornale locale, e da due anni e mezzo o poco più è gran maestro. Conduco una vita normale. Ieri sera ero alla Loggia di Civitavecchia, domani sarò a quella di Bologna. Cerco d’impegnarmi per [la comunione tra fratelli]. Dopodiché partiamo da una presunzione d’innocenza, sta nella Costituzione, e dato che non l’abbiamo cambiata per ora c’è quella. Vediamo se spiava, come spiava. Non so nemmeno tecnicamente come si faccia perché non ho grandi abilità informatiche. Però alla domanda perché mi spiava dico: Boh?

È possibile che fosse convinto che in qualche modo il potere passi anche da lei?
francesca maria occhioneroFRANCESCA MARIA OCCHIONERO
Devo dire che ho visto ora da un lancio d’agenzia dell’AGI che c’erano anche altri fratelli del GOI che sarebbero stati spiati. Altri erano fratelli con incarichi non di rilevanza altissima. Non sono membri della giunta, almeno i nomi che ho letto io. C’è un Gran Maestro onorario, fra l’altro morto da poco, che ha scritto decine di libri su massoneria, uno studioso.

Allora, per così dire, cui prodest? Se n’è fatto un’idea, l’ha conosciuto?
Quale sia il tornaconto? Bisognerebbe chiederlo a lui. Devo dire lui non mi ricordo d’averlo incontrato fisicamente. Può darsi di si, ma ne incontro tantissimi di fratelli, da che sono Gran Maestro. Ma io coi fratelli ho un rapporto molto diretto, parlo con tutti, rispondo a domande. Quindi se mi devi chiedere una cosa non c’è bisogno di spiarmi, gliela dico. Che ci siano persone che fanno questi movimenti è preoccupante, perché tutti i cittadini, aldilà dei ruoli che ricoprono, hanno diritto alla loro sfera di riservatezza. Sapere d’esser spiati non è giusto. Son proprio curioso di vedere come finirà tutta questa storia, perché alla fine c’è un intrigo che sembra un giallo.
stefano rodotaSTEFANO RODOTA