9 dicembre forconi: 11/02/17

giovedì 2 novembre 2017

Kaiser: “Gli USA scateneranno una guerra per bloccare l’apparizione dei “petroyuan”

L’imminente apparizione del “petroyuan” è un passo molto audace da parte della Cina, visto che gli USA non abbandoneranno la base della loro egemonia -il dollaro come moneta di riserva mondiale- senza lottare per contrastare questo passaggio.
Il piano cinese di lanciare i contratti petroliferi denominati  in yuan, prima della fine dell’anno, viene accompagnato da voci relative al fatto che il gigante asiatico sarà un grande acquirente delle azioni della petroliera statale saudita Aramco.
Tutto questo inizia ad avere significato da un punto di vista geopolitico, nel senso che la Cina, la Russia e perfino i sauditi stanno cercando si sottrarsi al vincolo del dollaro statunitense , dalla sua egemonia, ha dichiarato l’analista finanziario Max Keiser nel corso di una intervista concessa alla redazione della RT Inglese.

Nonostante questo, Keiser ricorda che i paesi “che hanno cercato di uscire dalla matrice del petroldollaro sono finiti terribilmente male”. “Saddam Hussein voleva cercare di intercambiare il petrolio con gli euro e lo hanno ucciso, Muammar Gheddafi voleva intercambiare la sua energia per qualche cosa di diverso dal dollaro statunitense (il dinaro doro) : lo hanno assassinato”, aggiunge l’analista.
Nello stesso tempo la Cina ha la determinazione e le risorse per realizzare la “dedollarizzazione” e inoltre conta con l’appoggio di vari paesi importanti che sono ” resistenti rispetto al cartello finanziario dominato dagli USA”, concretamente la Russia e l’Iran, ha sottolineato l’anfitrione del programma finanziario della RT ‘Keiser Report’.
C’è di più,  paesi di tutto il mondo sono stanchi di finanziare “l’avventurismno militare” degli USA nell’essere parte “dell’Impero del debito” e pertanto è probabile che si uniscano al movimento di dedollarizzazione, ritiene l’analista.
La guerra come mezzo per mantenere l’egemonia del dollaro.

Risulta poco probabile che il settore finanziario statunitense ed il suo complesso industriale/militare abbandoni l’egemonia del dollaro senza combattere, visto che il dollaro è nello stesso tempo la base ed il prodotto principale degli USA e Washington, stima Keiser, utiizzerà l’altro suo strumento favorito per ottenerlo: la guerra.
Forse faranno iniziare una guerra tra il Giappone e la Cina, e forse inizieranno una guerra contro la Corea del Nord”. Gli USA faranno qualsiasi cosa per mantenere il dollaro statunitense come moneta di riserva mondiale”, ritiene l’analista.
Gli USA potranno invadere paesi come l’Afghanistan, fare la guerra all’Iran, al Venezuela e non si fermeranno di fronte a nulla. Perchè questa è la caratteristica dell’Impero USA che non si basa sulla terra, non si basa sui beni materiali, si basa sulla ricerca costante di rendite finanziarie.
L’Impero USA, nella sua dominazione geofinanziaria,  si è costituito sul rimborso dei dollari,  sull’ottenere entrate e, quando i paesi non possono pagare, nello smantellare il patrimonio e le risorse del paese debitore e impadronirsi di queste. Lo abbiamo visto in America Latina, nell’America del Sud, nelle Filippine ed in altri paesi, il sistema  con cui gli USA hanno potuto costituire il loro impero”, conclude Keiser.
Traduzione: Luciano Lago

Fonte: qui


Esteri: importante per Russia e Iran ridurre dipendenza dal dollaro

Esteri: importante per Russia e Iran ridurre dipendenza dal dollaro

CC BY-SA 2.0 / 401(K) 2012 / 100 Dollar Bills

Russia e Iran devono indebolire la propria dipendenza dal dollaro americano, ha osservato il vice ministro degli esteri Sergey Ryabkov.
"Penso che come in passato dobbiamo muoverci verso un indebolimento della dipendenza dal dollaro americano, dal sistema bancario americano, non solo in Russia e Iran. Molti paesi nel mondo iniziano a comprenderlo" ha osservato Ryabkov.
"Noi vediamo un influenza distruttiva da parte americana, la quale sta cercando, attraverso posizioni dure nel settore finanziario, di influenzare negativamente la cooperazione creando ostacoli per normali transazioni. Di conseguenza stiamo cercando alternative" ha detto Ryabkov.
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USA intendono provocare la terza guerra mondiale

Gli USA intendono provocare la terza guerra mondiale per distruggere Russia e Cina comunica la testata francese AgoraVox.
Come scrive l'autore Thom Aldrin, in nome della loro egemonia gli USA sono pronti a provocare una grande guerra, e non lo hanno fatto finora solo perché cercano una scusa per presentarsi come vittima della Russia.
A detta sua in precedenza gli USA facevano lo stesso con l'Iran, mentre ora usano le proprie pedine in Ucraina per le provocazioni. Aldrin ha inoltre legato a questo la rimozione delle bandiere dal consolato russo a San Francisco ad ottobre.
L'autore ritiene che l'America usi i media col fine di screditare la Russia, ma a detta sua la credibilità dei giornalisti pro governo è minata dalle bugie sull'Iraq.
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Tenetevi forte, il vero Russiagate inguaia i Clinton e Obama

Bye bye Clintons. Scommettete che gli stessi che li hanno vezzeggiati e coperti per decenni stanno per farli fuori esattamente come hanno fatto col maiale Weinstein? Il dossier farlocco su Trump e la Russia l’hanno pagato i democratici, e tutti, Fbi compreso, sono stati complici. Uranium One è stata una svendita di patrimonio nazionale e materiale nucleare ai russi, pagata ai Clinton con denaro riciclato. Le due storiacce si intersecano e si intrecciano, partono da lontano, da un accordo di affari in Kazakistan siglato da Bill Clinton, passano per le famose email fatte sparire da Hillary, infangano niente male l’immacolato Barack Obama, il suo consigliere nazionale e il suo attorney-general. Avete letto qualcosa in proposito sui giornali italiani? Sarebbe una notizia. Eppure lo scandalo sta per esplodere, Hillary Clinton ha un bel dichiarare che è tutto un baloney, tutte cazzate, ma la prova del contrario sta nel fatto che ora i giornali suoi alleati e amici si affrettano a pubblicare notizie compromettenti e a ribadire la certezza delle fonti, nel fatto che il Congresso si è deciso a indagare, che persino il superprocuratore dell’inchiesta sul Russiagate sta cambiando direzione di indagini.
Tenetevi forte, è proprio vero che a forza di tentare di fregare qualcuno, magari ricorrendo a fake news, arrivano le notizie vere e investono in pieno l’accusatore, in questo caso la candidata trombata Hillary Clinton, l’ex presidente Barack Obama, la sua Barack ObamaAmministrazione, l’agenzia federale di investigazione, Fbi. Naturalmente l’affare si complica se uno dei collusi del passato, Robert Mueller, già direttore dell’Fbi, adesso è a capo dell’investigazione sull’avversario, ovvero su Donald Trump e la sua campagna, accusati pesantemente con campagna mediatica oltre che nomina di procuratore speciale, di collusioni con la Russia di Vladimir Putin tali da falsare il risultato elettorale. Ma invece è tutto il contrario, sono stati la campagna Clinton e il Comitato Democratico a pagare il dossier bufala su Trump che innescò il Russiagate. A questa operazione ha lavorato per i democratici proprio Paul Manafort, ovvero l’ex consigliere di Donald Trump, principale accusato dell’inchiesta di oggi. Seguono una serie di domande, alcune delle quali ormai praticamente retoriche.
L’Fbi di James Comey ha utilizzato quel dossier pagato dalla campagna Clinton e dal Comitato democratico, e non verificato, per ottenere dalla Corte Fisa un mandato a sorvegliare il team Trump durante e dopo la campagna elettorale? I dati raccolti illegalmente sui componenti del team sono stati comunicati senza necessaria autorizzazione ad almeno due ministri dell’amministrazione Obama? L’operazione truffaldina è stata fatta non solo per danneggiare prima il candidato, poi il presidente, ma anche per coprire le collusioni passate con la Russia, arrivate fino a venderle un quinto dell’uranio, materiale nucleare, americano in cambio di denaro sporco a Bill Clinton e alla fondazione Clinton? L’intera operazione è stata scoperta Obama e Hillarydall’Fbi e non comunicata al Congresso su ordine del governo Obama? Il capo di allora dell’Fbi che tacque colpevolmente è lo stesso che ora presiede la commissione di inchiesta sul Russiagate?
Il tutto cominciò con un viaggio di Bill Clinton nel 2005 assieme al socio canadese della fondazione, Frank Giustra, in Kazakistan a fare accordi con un pericoloso autocrate filorusso, Nursultan A. Nazarbayev, mentre la moglie Hillary era senatore e si preparava a candidarsi alle presidenziali? Frank Giustra era anche il titolare della UrAsia Energy, venduta ad Uranium One nel 2007. Queste notizie sono state tenute accuratamente nascoste per mesi, ipotesi avanzate solo dai pochi media vicini al presidente, come “New York Post”, “Fox News”, fino a “Breitbart News”, ma ora pubblicano scoop e ricostruzioni un giornale progressista come “The Hill”, l’arci avversario “Washington Post”, “Seattle Times” e “Los Angeles Times”, e persino il “New York Times” comincia a ricordarsi di accurate inchieste del passato poi sepolte. Probabilmente vuol dire che la realtà incalza e tocca correre.
Viene la confusione a me, figuriamoci a voi. Proviamo ad andare per ordine. Questa vicenda è gravissima, altro che Watergate, lo dico da mesi e lo ribadisco oggi. Naturalmente potete decidere che preferite leggervi sui giornaloni importanti come il “Corriere” racconti puntuti su quanto non sia in realtà ricco Trump, evidentemente ne sanno più di “Forbes”, su come sia stata fondamentale la campagna su Facebook per far vincere le elezioni a Trump, evidentemente con 6500 dollari – tanti su 100mila ne sono stati dedicati al candidato repubblicano – si influenza una campagna presidenziale, sul fatto che Trump tenga appeso sul suo aereo privato, non nella Trump Tower giudicata dal “Corriere” troppo cafona per accettare di viverci, un Renoir che è una crosta perché l’originale sta al museo di Chicago, probabilmente ha ragione il museo, ma ricordare di quanti falsi Bill Clintonsiano pieni i musei, magari la storia del falsario Mark Landis, non guasterebbe. Se invece decidete che lo scandalo che presto potrebbe fare impallidire Watergate vi interessa, ecco i primi elementi certi.
Il famoso dossier che conteneva immagini e racconti di uno scandaletto sessuale protagonista Donald Trump in un albergo di una città dell’Est europeo, e che suggeriva pesanti connections con Mosca e Putin, è stato finanziato e commissionato dalla campagna presidenziale di Hillary Clinton e dal Comitato Nazionale Democratico alla Fusion Gps, il cui presidente e vicepresidente in questi giorni si rifiutano di rispondere alla commissione di Intelligence, invocando il Quinto emendamento, ovvero il diritto a non autoincriminarsi. La Fusion Gps fa capo dal 2016 a Marc Elias, un avvocato che rappresenta la campagna Clinton e il comitato democratico. Fu assoldato un ex agente segreto inglese, Christopher Steele, che aveva mantenuto dei rapporti con Fbi e servizi segreti degli Stati Uniti, che aveva a lungo lavorato in Russia. Confezionò un insieme di pezzi di dossier vecchi in un unico falso, anche piuttosto sfacciato, come poi è risultato essere. Trump in quella città non c’è neanche mai stato. Il tutto è stato pagato circa 9 milioni di dollari. Steele fu tanto preso sul serio che quando incominciò l’indagine sul presunto Russiagate, l’Fbi lo assoldò sia pure per poco tempo.
Il famoso dossier ha poi fatto il giro del mondo per alcuni mesi, dopo l’elezione del presidente, al Congresso ci ha pensato il repubblicano John McCain a farlo distribuire, dovrebbe spiegare perché, i giornali lo avevano tutti ma nessuno aveva il coraggio di pubblicarlo perché smaccatamente fasullo, finché non lo fece una piccola pubblicazione, e da lì si parte per il Russiagate. Due parole in più sullo scandalo invece di Uranium One, partendo da alcune precisazioni che finalmente si fanno strada. Basterebbe il mezzo milione di dollari che in una sola volta Putin ha fatto avere per una conferenza a Bill Clinton a suscitare un sospetto di connivenza. Invece tutti concentrati su centomila dollari in tutto di inserzioni su Facebook, che secondo i democratici e secondo anche alcuni giornalisti italiani, avrebbero sfacciatamente favorito l’elezione di Trump. Quelle Maria Giovanna Maglieinserzioni sono cominciate a giugno del 2015, e a controllarle tutte vedrete che sono genericamente messaggi sul razzismo e sul controllo di armi; secondo Marx Penn, analista e stratega politico, sempre di area democratica, sulle elezioni del 2016 si sono soffermate inserzioni per 6.500 dollari.
Se qualche impiccio con la Russia va ipotizzato, varranno ben di più i soldi incassati dai Clinton tra conferenze e affare di Uranium One, no? Però, essendo all’epoca della stipula del contratto di vendita la Clinton segretario di Stato e membro di una commissione governativa incaricata degli accordi, non si può accusare solamente lei, ma l’intera amministrazione di Barack Obama, e qui si parla di interessi e sicurezza nazionale. Si parla di aver venduto un quinto della capacità americana di estrarre uranio alla Russia e per l’esattezza a una compagnia di energia nucleare controllata dallo Stato, la Rosatom. La quale nella sua filiale americana, come l’Fbi ben sapeva, si dava un gran da fare in truffe, ricatti riciclaggio di denaro, frodi ed estorsioni. Se l’Fbi indagò e riferì al dipartimento di Giustizia, quest’ultimo nascose, tanto che l’attività della Rosatom americana continua ancora indisturbata per 4 anni. L’avessero rivelata per tempo, la vendita non sarebbe mai avvenuta. C’era un informatore che aveva lavorato sotto copertura il quale voleva riferire tutto al Congresso, e fu minacciato e bloccato dal Fbi. Ora però parlerà. Per ora mi fermo. Tanto siamo solo agli inizi.
(Maria Giovanna Maglie, “Il vero Russiagate scoppierà adesso, e travolgerà i Clinton che l’hanno fabbricato, complice Obama”, da “Dagospia” del 26 ottobre 2017).

NEW YORK. ERANO LE TRE DEL POMERIGGIO QUANDO UN PICK-UP PIOMBA SU UNA DELLE PIÙ AFFOLLATE PISTE CICLABILI DI MANHATTAN FACENDO UNA STRAGE: OTTO MORTI E UNA QUINDICINA DI FERITI

IL TERRORISTA È SAYFULLO HABIBULLAEVIC SAIPOV, 29 ANNI, DI ORIGINI UZBEKE. LA POLIZIA L'HA NEUTRALIZZATO A UN CHILOMETRO DOPO LA STRAGE, MENTRE GRIDAVA "ALLAH AKHBAR"

IL SINDACO DI NEW YORK DE BLASIO CHIEDE DI ESSERE VIGILI PER LA NOTTE DI HALLOWEEN

PER TRUMP È STATO "UN ALTRO ATTACCO DA PARTE DI UNA PERSONE MALATA E FOLLE"


Sayfullo Saipov di 29 anni dalla Florida 7-image-a-108_1509487381835SAYFULLO SAIPOV DI 29 ANNI DALLA FLORIDA
Torna il terrore a New York, a poche decine di metri dal World Trade Center, il 'Ground Zero' dell'11 Settembre. Erano le tre del pomeriggio quando un pick-up è piombato su una delle più affollate piste ciclabili di Manhattan facendo una strage: almeno otto morti e una quindicina di feriti, ma il bilancio potrebbe salire ancora.

Terrore a New YorkTERRORE A NEW YORK
In una conferenza stampa insieme con il capo della polizia Jim O'Neill e il governatore Andrew Cuomo, il sindaco di New York Bill de Blasio ha annunciato che si è trattato di "un atto terroristico particolarmente codardo", chiedendo ai newyorchesi di essere vigili per la notte di Halloween, con migliaia di persone per le strade. Dai tempi delle Torri Gemelle, quello di oggi è stato il primo attentato terroristico di rilievo a New York, cioè con numerose vittime. Per il presidente Usa Donald Trump, che ha immediatamente twittato, è stato "un altro attacco da parte di una persone malata e folle".
Sayfullo Saipov di 29 anni dalla Florida -Terrore a New YorkSAYFULLO SAIPOV DI 29 ANNI DALLA FLORIDA -TERRORE A NEW YORK

Ecco il primo video dell'aggressore di New York viene diffuso. L'uomo con una lunga barba e' vestito di scuro, con una giacca con una riga rossa al centro. Corre per le strade della città e sembra essere in possesso di due armi. Si vede quando è a terra colpito dalla polizia.
Sayfullo Saipov - Terrore a New YorkSAYFULLO SAIPOV - TERRORE A NEW YORK




L'aggressore è un 29enne di nome Sayfullo Habibullaevic Saipov, di origini uzbeke, secondo la Cbs: vive a Tampa, in Florida, e sarebbe arrivato negli Stati Uniti dal 2010. E' stato neutralizzato dalla polizia un chilometro dopo la strage, mentre gridava "Allah u Akhbar".

Terrore a New YorkTERRORE A NEW YORK




Con il suo pick-up a noleggio ha abbandonato le corsie della West Street, l'autostrada urbana che costeggia l'Hudson, e ha percorso la pista ciclabile a tutta velocità, seminando morte tra ciclisti anche pedoni. Ha ucciso sei persone investendole, mentre le altre due vittime hanno avuto un infarto e sono state dichiarate morte in ospedale.

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LA DINAMICA DELL'ATTACO - Un chilometro più a sud, all'altezza di Chambers street, proprio di fronte alla Peter Stuyvesant High School, il furgoncino con il logo della Home Depot, il supermercato americano del bricolage e del fai-da-te, ha investito un altro camioncino. Lì il terrorista è stato bloccato da un bus scolastico, quelli gialli presenti in tutti gli Stati Uniti. Due dei passeggeri sono stati feriti. Il killer, vestito con una tuta blu, è uscito dal pick-up con due pistole in mano: una ad aria compressa e l'altra più vicina ad un giocattolo che ad un'arma. La polizia, già presente in massa a Tribeca, ha sparato ferendolo ad una gamba e lo ha arrestato, ma non è chiaro se anche l'uomo ha sparato.
Terrore a New YorkTERRORE A NEW YORKTerrore a New YorkTERRORE A NEW YORK

Saipov era solo, "un lupo solitario", secondo la polizia, anche se per un certo tempo si è temuta la minaccia di un secondo uomo armato in giro per Battery Park, all'estremo sud di Manhattan. Per lunghi minuti la situazione è apparsa molto confusa e le informazioni contraddittorie. Quello che all'inizio sembrava soltanto un violento fatto di cronaca locale si è trasformato pian piano in un atto terroristico islamico.

L'Fbi ha assunto il comando delle indagini. "Non c'è ancora nessuna rivendicazione dell'attacco a New York, ma le modalità, come l'uso di un mezzo, sono in linea con le istruzioni dell'Isis", ha spiegato Rita Katz, direttrice del Site, il sito di monitoraggio del terrorismo islamico sul web, che riferisce anche di una foto scattata lo scorso agosto a qualche centinaio di metri dal luogo dell'attacco corredata con l'appello ai lupi solitari a colpire.
Terrore a New YorkTERRORE A NEW YORK

Terrore a New YorkTERRORE A NEW YORK
Infrazioni del codice della strada nel passato di Sayfullo Saipov, l'aggressore di New York. Secondo indiscrezioni, Saipov ha vissuto per un periodo in Ohio prima di trasferirsi a Tampa in Florida. Fermato nel 2015 dalla polizia per infrazione stradale, Saipov aveva dato un indirizzo in New Jersey, a Paterson. Lo stesso indirizzo, Saipov lo aveva dato nel 2012 alla polizia di Palmyra, in Pennsylvania.

Fonte: qui

"AGISCO PER L’ISIS" 
LA RIVENDICAZIONE DELL'ATTENTATORE UZBEKO DI NEW YORK 
NEL PC TROVATO MATERIALE JIHADISTA. TRA LE VITTIME ANCHE 5 ARGENTINI IN GITA NELLA GRANDE MELA PER I 30 ANNI DAL DIPLOMA 

new york attentatoNEW YORK ATTENTATO
Ha lasciato un bigliettino vicino al furgoncino usato per l’attacco, nel quale ha scritto che agiva per l’Isis, il killer che ieri ha fatto tornare il terrore a poche decine di metri dal World Trade Center a New York, il “Ground Zero” dell’11 settembre. Alle tre del pomeriggio un camion è piombato su una delle più affollate piste ciclabili di Manhattan facendo una strage: almeno otto morti e una quindicina di feriti, ma il bilancio potrebbe salire ancora. L’aggressore è un 29enne di nome Sayfullo Habibullaevic Saipov, di origini uzbeke: sarebbe arrivato negli Stati Uniti dal 2010. Secondo alcune indiscrezioni dei media Usa aveva anche una bandiera dello Stato islamico, mentre gli inquirenti hanno trovato nel suo computer materiale legato all’Isis.  


new york attentatoNEW YORK ATTENTATO
Ha percorso oltre un chilometro sulla pista ciclabile, la Hudson River Greenway, prima di finire la sua folle corsa di morte contro uno scuolabus del liceo Stuyvesant. Secondo alcuni testimoni l’autista del mezzo si è messo di traverso per frenare il camioncino-killer. Finora nessun collegamento diretto tra Saipov e l’Isis è emerso: le indagini continuano in attesa di sentire proprio l’aggressore, ricoverato in ospedale dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico. 
Terrore a New YorkTERRORE A NEW YORK

INDAGINI SUI CONTATTI CON L’ISIS  
L’attentatore, che impugnava due pistole ad aria compressa, è stato neutralizzato dalla polizia un chilometro dopo la strage, mentre gridava «Allah Akhbar». Per il presidente Usa Donald Trump, che ha immediatamente twittato, è stato «un altro attacco da parte di una persone malata e folle». Poi ha attaccato il sistema di lotteria con cui l’attentatore ha ricevuto la green card, il permesso di soggiorno Usa: bisogna concederla «in base al merito», ha twittato. Andrew Cuomo, governatore di New York, ha detto che il killer è «un lupo solitario radicalizzato negli Usa», sottolineando, in quella che sembra una replica a Trump, che «non è il momento di fare politica, non è il momento di fomentare l’odio». Anche Bill de Blasio ha criticato il presidente Usa: «L’ultima cosa che lui o chiunque dovrebbe fare è politicizzare questa tragedia».  

1 Novembre 2017

Fonte: qui

A MODENA UNO STUDENTE LANCIA IL CESTINO DEI RIFIUTI CONTRO LA PROFESSORESSA E IL VIDEO FINISCE IN RETE

NELLA STESSA CLASSE LA DOCENTE DI MATEMATICA COLPITA DA UNA PENNA 

DENUNCIATI 3 MINORENNI DI CUI 2 DI ORIGINE NORDAFRICANA – VIDEO


Uno studente seduto negli ultimi banchi della classe prende il cestino della carta e lo lancia dritto verso la professoressa di matematica colpendola al volto. Il tutto viene ripreso dal telefonino di un compagno, in poco tempo il video circola su Facebook e diventa virale. E' quanto accaduto lo scorso 27 ottobre nell'istituto superiore professionale Galilei di Mirandola, una scuola che non è nuova ad episodi di danneggiamento e vandalismi.

Ieri si è verificato un altro grave episodio sempre nella stessa classe, una prima e sempre nei confronti della professoressa di matematica che stavolta è stata colpita da una penna che l'ha colpita al sopracciglio sinistro. La preside ha chiamato i carabinieri e, dopo le opportune verifiche, sono scattate le denunce nei confronti di tre studenti minorenni, di cui due di origine nordafricana, tutti residenti nella Bassa modenese.
studente modenaSTUDENTE MODENA

Lo studente che ha ripreso l'aggressione è stato denunciato per diffamazione aggravata, gli altri due per violenza a pubblico ufficiale (perchè in quel momento l'insegnante stava scrivendo una nota sul registro)  e per interruzione di pubblico servizio. Per i carabinieri si tratta di episodi di bullismo e cyberbullismo.

Fonte: qui

studente modenaSTUDENTE MODENA