IL PRESTITO PONTE PER LA COMPAGNIA ARRIVA A 1,3 MILIARDI, MENTRE IN MANOVRA SI TOLGONO LE AGEVOLAZIONI SULLE ACCISE DEL GASOLIO.
CHI GUIDA CAMION E TIR PAGHERÀ DI PIÙ, COSÌ LO STATO POTRÀ VERSARE ALTRI 400 MILIONI AL ''FONDO SOPRAVVIVENZA ALITALIA'' (SENZA FONDO), E PRIMA O POI VENDERLA COMUNQUE A LUFTHANSA, CHE VUOLE LICENZIARE META' DEI DIPENDENTI
TASSANO IL DIESEL PER FAR VOLARE ALITALIA
Claudio Antonelli per ''la Verità''
Il sottosegretario piddino Antonio Misiani è uscito allo scoperto. «Dal 2021», ha detto ieri durante un' intervista a Sky Tg 24, «non da subito quindi c' è questa intenzione di permettere le detrazioni solo su pagamenti digitali o tracciabili». Dopo giorni di mezze dichiarazioni la mossa dei giallorossi non stupisce per nulla. Fornirà al governo molto più gettito. La mossa ha infatti due scopi. Il primo è quello di ampliare il numero di soggetti all' imposta Iva dopo averli tracciati su entrambi i fronti. Così quando verrà innalzata l' Iva non si potrà più sfuggire.
Un po' la funzione che svolge la fatturazione elettronica oggi nei confronti delle aziende o delle partite Iva. Imporre le detrazioni solo a fronte di transazioni digitali spingerà le persone a strisciare di più la carta di credito e a quel punto una volta tracciato un numero maggiore di contribuenti sarà più difficile evadere l' Iva. L' altro scopo della mossa è quello palese di risparmiare in modo sensibile dalla voce detrazioni o deduzioni.
Chi deciderà di pagare cash legalmente rinuncerà alle agevolazioni fiscali (che valgono solo per le persone fisiche una settantina di miliardi). Per lo Stato sarà comunque una fonte di gettito. In entrambe i casi è bene ricordare che non si combatterà l' evasione fiscale. Giusto per ribadire ancora una volta che lo storytelling delle valuta elettronica sta diventando un po' bolso.
Infatti, man mano che il testo della manovra viene aggiornato, l' intento tassatorio del governo diventa palese. Solo le resistenze di una fetta dell' opinione pubblica relative all' aumento dell' Iva stanno imponendo a Giuseppe Conte e al ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri, di spostare gli interventi alla legge finanziaria 2021. Nel frattempo aumentano le toppe infilate tra una pagina e l' altra dell' attuale manovra. Nell' ultimo testo edito dalla compagine giallorossa spunta un nuovo prelievo sui carburanti. Il capitolo intitolato «Contrasto alle elusione delle accise» si allarga di una voce tutta dedicata al gasolio commerciale.
A oggi circa 6 miliardi di litri di carburante vengono consumati ogni anno dagli autotrasportatori. La cifra si riferisce a quelli che guidano camion e pullman, non i piccoli furgoni. Su questo oceano di carburante viene applicata un' accisa agevolata. Alla fine di ogni scadenza trimestrale ciascun esercente deve comunicare le fatture di acquisto del gasolio e i chilometri percorsi.
A quel punto può chiedere il rimborso dell' imposta pagata in eccesso al momento del rifornimento. Il governo ha pensato bene di introdurre una sorta di studio di settore. Fino allo scorso anno il parametro dei chilometri percorsi per litro di carburante veniva semplicemente dedotto.
Dal prossimo anno dovrà invece rientrare in una media ponderata. Chi sta sotto vuol dire in automatico che fa il furbetto e su quella fetta di gasolio consumato non potrà chiedere il rimborso.
Presto fatto, il governo ha poi applicato il calcolo sui flussi del 2018 e ha così stimato che l' anno prossimo incasserà 40,5 milioni di euro in più e dal 2021 in avanti porterà in cassa più di 81 milioni ogni anno. Certo ogni paragrafo della bozza del dl manovra va sotto la voce contrasto all' evasione o all' elusione.
Ma anche in questo caso, come in relazione al tema della valuta virtuale, l' obiettivo permanente è quello di fare cassa. Così sommando 81 milioni di qua e altri 120 che saranno recuperati dalla sanatoria del conto energia e da tutti gli altri balzelli (come la plastic tax) si arriva agevolmente a 3 miliardi di euro. E non abbiamo ancora scoperto il vero contenuto del decreto ambiente, il testo promosso dal ministro Segio Costa che promette un' altra lunga serie di balzelli. Molti dei quali colpiranno il comparto dell' agricoltura.
Quando ciascuno di noi pagherà la verdura trasportata dai camion qualche centesimo in più e la pasta o la frutta saranno più care, potremo consolarci con il fatto che quanto lo Stato risparmierà dal gasolio agevolato lo avrà buttato in Alitalia. In pratica, carburante più caro per far volare per qualche mese in più gli aerei dell' ex compagnia di bandiera che in circa due anni è già costata 1,3 miliardi di euro. Ammantare tali giochetti con l' aura dell' ambientalismo è qualcosa di ridicolo. Non potremo cambiare la realtà delle cose, ma almeno chiamiamola con il suo vero nome: una fregatura.
SALE IL CONTO PER SALVARE ALITALIA DALLO STATO ARRIVANO ALTRI 400 MILIONI
Francesco Bonazzi per ''la Verità''
Un miliardo e 300 milioni per salvare un' impresa privata dal fallimento. A tanto sale il conto dell' intervento dello Stato a favore di Alitalia, con l' ultima sorpresina da 400 milioni di euro infilata nel decretone fiscale. In tutti i convegni lo Stato imprenditore è sempre il cattivo di turno, ma quando i privati si dimostrano non meno inetti, come nel caso della ex compagnia di bandiera, i soldi dei contribuenti fanno molto comodo. Ovviamente con la scusa di salvare migliaia di posti di lavoro.
E allora il termine per presentare offerte per rilevare la società slitta al 21 novembre, l' Europa si spera che chiuda ancora un occhio sugli aiuti di Stato e nella cordata Fs-Atlantia-Lufthansa che dovrebbe farsi avanti fervono le trattative per presentare un' offerta convincente. Soprattutto, secondo quanto risulta alla Verità da fonti vicine a Palazzo Chigi, Lufthansa starebbe garantendo alla società dei Benetton la possibilità di rivenderle, tra un paio d' anni, gran parte del pacchetto di azioni Alitalia. Giusto il tempo di mettere in sicurezza le concessioni autostradali, insomma.
Dal primo giorno del primo governo Conte, il dossier Alitalia sembrava dovesse essere affrontato e risolto con urgenza, grazie all' impegno dell' allora ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio. Il Tesoro ha prestato alla compagnia 900 milioni di euro, sui quali è aperta un' istruttoria della Commissione Ue per sospetta violazione delle norme sulla concorrenza attraverso il più classico degli aiuti di Stato.
Roma sa bene che è così, anche se il prestito è oneroso ed è chiamato «ponte» perché doveva essere restituito già da mesi e doveva servire solo a traghettare Alitalia verso nuovi padroni, formalmente privati.
BRUXELLES
Solo grazie ai continui annunci di una cordata pronta a salvare la baracca, con i suoi 11.000 dipendenti e altri 10.000 lavoratori dell' indotto, la commissaria Margrethe Vestager ha finora chiuso un occhio, evitando di affondare la lama su un paziente moribondo. Ma nelle ultime bozze del decretone, ecco il nuovo termine per le offerte vincolanti che slitta al 21 novembre (quello precedente, «tassativo» era al 15 ottobre) e un nuovo prestito ponte da 400 milioni. Soldi senza i quali, evidentemente, Alitalia non può essere appioppata neppure alle Ferrovie. Ciliegina sulla torta, il governo aveva fatto trapelare che il nuovo prestito sarebbe stato di 350 milioni, ma alla fine eccone addirittura 50 in più. Al 30 settembre, nelle casse di Alitalia erano rimasti solo 310 milioni.
Ottobre dev' essere iniziato maluccio e comunque la velocità con cui Alitalia brucia cassa allarma anche il nuovo governo. E il nuovo titolare del Mise, il grillino Stefano Patuanelli, è a caccia di una soluzione.
Del resto, sulla partita Alitalia deve vedersela anche con il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, che i 5 stelle al governo definiscono con una certa simpatia «un vetero comunista», e con un Pd che non sembra in grado di sciogliere i propri storici legami con Atlantia e la famiglia Benetton.
ESUBERI
Il M5s tifava per gli americani di Delta, che dovrebbero prendere il 10-12%, in scia al 35% delle Ferrovie e a un altro 35% di Atlantia, mentre il Mef dovrebbe convertire parte del prestito e tenersi il 15% della «nuova» Alitalia. Lufthansa si era allontanata un anno fa, perché il suo piano prevedeva troppi esuberi e non voleva lo Stato come socio. Appoggiata dalla Lega di Matteo Salvini, sembrava fuori gioco. E invece, poco prima dell' ultimo «penultimatum» del 15 ottobre si è rifatta avanti, sponsorizzata da Atlantia e da Mediobanca, che assiste la holding dei Benetton.
Il M5s, sapendo che è alternativa a Delta, ha tentato di stopparla sostenendo che se non si mette capitale, inutile farsi avanti solo con proposte di alleanze commerciali. In realtà, la settimana scorsa, negli incontri con emissari del governo, i vertici di Lufthansa avrebbero fatto capire con grande sincerità che avrebbero un' opzione per comprare parte del pacchetto di Atlantia tra un paio d' anni. Gli esuberi, pur divisi in due tranche, alla fine sarebbero quasi 5.000, ovvero la prima stima dei tedeschi.
IL PONTE MORANDI
Ma si tirerebbe in lungo altri due anni, nei quali Atlantia perderebbe probabilmente qualche decina di milioni con il suo intervento in Alitalia, ma in cambio otterrebbe un trattamento «non persecutorio» sul rinnovo delle concessioni autostradali, concessioni che i grillini volevano negarle su tutto il territorio nazionale per via della tragedia del ponte Morandi. Insomma, dopo aver messo il chip in Alitalia, Atlantia sarebbe libera di rivendere gran parte della sua quota agli amici di Lufthansa. Il che spiegherebbe perché insista per avere a tutti i costi tedeschi a bordo della compagnia aerea.
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