9 dicembre forconi: 05/08/18

martedì 8 maggio 2018

IRAN E ISRAELE SONO GIÀ IN GUERRA ELETTRONICA. GLI ESERCITI INFORMATICI SONO SCHIERATI, GLI HACKER AL LAVORO: FINTI RAID REGISTRATI DAI RADAR, “SPEAR PHISHING” E “MALWARE”

DOPO LA CONFERENZA STAMPA DI NETANYAHU, TEHERAN HA SCHIERATO I PIRATI INFORMATICI, MA DEVE FARE I CONTI CON IL MOSSAD E GLI 8200 SUPER ESPERTI DELLO STATO EBRAICO…

Francesco Bussoletti per “la Stampa

giovani hacker al lavoro a qom, in iranGIOVANI HACKER AL LAVORO A QOM, IN IRAN
La guerra tra Israele e l’Iran è già cominciata, passa dai pc e si combatte in tutto il mondo. Lo conferma il secondo presunto raid Usa-Gran Bretagna-Francia in Siria, che non è mai avvenuto. Ma che è stato registrato dai radar di Damasco, i quali hanno attivato le difese anti-aeree. Fonti militari internazionali affermano, infatti, che qualcuno – si guarda a Usa e Stato ebraico - abbia lanciato un’azione di cyberwarfare contro il centro di riporto e controllo di Damasco. La struttura che riceve tutte le informazioni legate alla protezione dello spazio aereo nazionale e le smista alle unità competenti.  

Il messaggio  

israel defence forceISRAEL DEFENCE FORCE



La sua compromissione avrebbe generato un falso positivo su un attacco e attivato i sistemi di difesa aerea. Ciò per due obiettivi: saggiare le cyber-difese di Bashar Assad legate soprattutto alla difesa aerea e i tempi di risposta; lanciare un messaggio a Damasco: attenzione alle vostre azioni e al sostegno all’Iran, possiamo colpirvi in qualunque momento e in silenzio.

benjamin netanyahu accusa l'iran di non rispettare il deal nucleareBENJAMIN NETANYAHU ACCUSA L'IRAN DI NON RISPETTARE IL DEAL NUCLEARE
Intanto, Teheran nelle ultime settimane ha schierato il suo esercito informatico per condurre operazioni di cyberwarfare contro Israele. È la risposta alla recentissima conferenza stampa del primo ministro Benjamin Netanyahu, il quale ha presentato una serie di documenti secondo i quali la Repubblica islamica continua a sviluppare in segreto il suo programma nucleare bellico, nonostante il Jcpoa.

benjamin netanyahuBENJAMIN NETANYAHU








L’Iran sta impiegando alcuni gruppi hacker: le Advanced Persistent Threats (Apt) Ajax Security Team, Chafer, Infy, Apt33 e 34. L’obiettivo è condurre azioni di cyber-spionaggio (vedi l’operazione Saffron Rose) e infiltrazione per danneggiare le infrastrutture vitali dello Stato ebraico. Per farlo utilizzano attacchi cibernetici tipo «spear phishing».
khameneiKHAMENEI

Vengono inviate e-mail a soggetti specifici con vari tipi di esca - da offerte di lavoro a finti documenti di interesse ad altro – affinché siano aperte. Queste, in realtà, contengono link a programmi malevoli (malware), che una volta scaricati e installati permettono all’aggressore di assumere da remoto il controllo del computer della vittima.

Poi, progressivamente, gli hacker cercano di arrivare ai network, il loro obiettivo finale. Negli ultimi tempi, gli «incidenti» in Israele causati da formazioni facenti capo all’Iran si sono moltiplicati, anche se senza successo. E ci si attende che il trend aumenti.  
israel defence force 1ISRAEL DEFENCE FORCE 

Lo Stato ebraico, però, contrappone un «cyber army» multiforme. In campo ci sono circa 8200 esperti delle Idf (Israel Defense Forces), che si addestrano in una base high-tech nel Sud; gli specialisti del Mossad e quelli della neo-costituita unità di combattimento cyber dell’agenzia per la sicurezza interna, lo Shabak (ShinBet).

israel defence force 2ISRAEL DEFENCE FORCE 





Si chiama Shabacking Team ed è nata nel 2017. A loro si uniscono figure dei settori privato e accademico. Ciò ha garantito un’efficiente protezione dei sistemi vitali del Paese e ottime capacità offensive cibernetiche. Lo dimostrano alcuni cyber attacchi che la Repubblica islamica ha subito recentemente e che non sono ufficialmente stati attribuiti. Ma che diverse fonti ritengono siano opera dello Stato ebraico. Tra questi, quello agli switches Cisco (3500), avvenuto solo pochi giorni fa. In Iran ci sono due organismi che proteggono la nazione dalle minacce del cyberspazio: il «Joint Cyber Army», braccio cibernetico dell’intelligence di Teheran, e il Cyber Defense Command (Gharargah-e Defa-e Saiberi). La struttura è posta sotto la supervisione della «Passive Civil Defense Organization», subdivisione del Comando congiunto delle forze armate. 
netanyahuNETANYAHU

Difesa debole  

Le capacità difensive della nazione, contrariamente a quelle offensive, sono però medie. Lo confermano diversi episodi avvenuti nel corso degli ultimi anni: partendo dall’attacco col virus Stuxnet alle centrifughe a Natanz del 2006 fino agli «incidenti» degli switches, tutte operazioni riuscite. Inoltre, lo stesso capo della «cyber polizia» di Teheran, il generale Kamal Hadianfar, ha ammesso che la nazione nel 2017 ha subito 296 cyber aggressioni gravi contro le infrastrutture vitali. Senza contare che in più occasioni esperti del settore sono morti misteriosamente. Vedi il caso di Mojtaba Ahmadi, comandante del quartier generale della «Cyber War», ucciso nel 2013 da ignoti. 

Fonte: qui

AVVOLTOI A 5 STELLE SULLA TESTA DELL’APPENDINO. E “BRUCIANO” IL PORTAVOCE DELLA SINDACA PER UNA CONSULENZA AL SALONE DEL LIBRO – HA INCASSATO 5 MILA EURO PER 2 SETTIMANE

I CAPI CITTADINI DI M5S SI ASPETTANO LE DIMISSIONI DI PASQUARETTA

Diego Longhin e Jacopo Ricca per la Stampa

CHIARA APPENDINO PASQUARETTA GIORDANACHIARA APPENDINO PASQUARETTA GIORDANA
Il Movimento 5 Stelle di Torino scarica il capo ufficio stampa della sindaca Chiara Appendino, Luca Pasquaretta, finito nella bufera per una consulenza a supporto del presidente del Salone del Libro Massimo Bray. Il gruppo pentastellato nel Consiglio comunale di ieri non ha difeso né il portavoce né la prima cittadina dalle accuse dell' opposizione.

« La procedura di affidamento dell' incarico è stata corretta», ha detto Appendino. Ma nessuno dei suoi è intervenuto. 

Alla fine del dibattito, dopo il fuoco di fila dell' opposizione, i Cinque Stelle hanno bollato il conferimento dell' incarico come «inopportuno». Un incarico da 5 mila euro per 80 ore di lavoro in due settimane. Attività su cui anche la magistratura sta indagando. E proprio ieri i carabinieri della procura di Torino sono andati a Palazzo Civico per acquisire i documenti relativi alle attività di Luca Pasquaretta.

PasquarettaPASQUARETTA
Gli inquirenti vogliono chiarire se abbia svolto la consulenza per la Fondazione fuori dall' orario di lavoro comunale, come è scritto nella richiesta di autorizzazione. In caso contrario, cioè se le due attività, quella per conto di Appendino e quella per conto di Bray, si fossero sovrapposte o, peggio ancora, non ne avesse svolta una delle due, scatterebbe l' accusa di truffa ai danni dello Stato.

A marcare ancora di più la distanza tra il Movimento e la sindaca su questa vicenda è il consigliere regionale Davide Bono, leader storico dei grillini piemontesi, che parla di «imbarazzo e disappunto » lamentando come non sia la prima volta. I Cinque Stelle piemontesi condividono « l' inopportunità dell' incarico ottenuto dal signor Pasquaretta al Salone del Libro », scrivono su Facebook.

appendino pasquarettaAPPENDINO PASQUARETTA
«Chiediamo anche noi che venga fatta al più presto chiarezza sulle modalità dell' affidamento dell' incarico e vengano verificate le eventuali responsabilità personali cui dovranno seguire le dovute decisioni politiche » . Insomma, la parola dimissioni in pubblico non la pronuncia nessuno, ma in privato la maggioranza dei grillini vede l' addio di Pasquaretta come l' unica soluzione. Anche perché l' opposizione insisterà perché sul caso Appendino garantisca la trasparenza che ha sempre predicato dai banchi della minoranza.

Fonte: qui

VIDEO: LA IENA MONTELEONE VA A POSILLIPO E SCOPRE CHE NELLA CASA IN CUI È RESIDENTE, ROBERTO FICO NON CI VIVE DA ANNI. LA SUA VERA ABITAZIONE (COME LUI AMMETTE) È QUELLA AL VOMERO DELLA COMPAGNA, DOVE LAVORA IMMA PER 500 € AL MESE

L'AVVOCATO: ‘A ROMA LA SUA DONNA DELLE PULIZIE È REGOLARE’. 

E TI CREDO! 



FICO OGNI MESE SI FA RIMBORSARE DALLA CAMERA 1200 EURO DI PULIZIE E BOLLETTE (+ 1400 DI AFFITTO): COSÌ SO’ BONI TUTTI A ESSERE IN REGOLA… AHAHAHAHAH!!!


Le Iene tornano sul caso Fico e scoprono che...



FICO HA UNA COLF REGOLARE? SÌ, SE LA FA RIMBORSARE DALLO STATO
PAGINA DI ROBERTO FICO TIRENDICONTOPAGINA DI ROBERTO FICO TIRENDICONTO
DAGONOTA - Molti di quelli che hanno difeso Fico in queste settimane hanno detto “Eh ma lui una colf ce l’ha, è nella sua casa a Roma, e la paga con regolare contratto”. Vero, una colf ce l’ha, il contratto è regolare, ma a pagarla non è lui. Come si legge sul sito www.tirendiconto.it , creato dal M5s per rendicontare i versamenti al fondo del microcredito dei parlamentari, a pagarla sono i contribuenti italiani.

L’attuale presidente della Camera, nei suoi 5 anni da deputato e presidente della Commissione di Vigilanza Rai, si è fatto rimborsare dallo Stato 1400 euro ogni mese per l’affitto e – prendendo l’ultimo mese disponibile sul sito, dicembre 2017 – altri 1200 euro per bollette e spese di pulizia.
SPESE DI ROBERTO FICO PER LA CASA DICEMBRE 2017SPESE DI ROBERTO FICO PER LA CASA DICEMBRE 2017



Come dicono a Roma, ma pure a Napoli, così so’ boni tutti ad avere la colf regolare…

A proposito, già che si parla del sito www.tirendiconto.it, una postilla dedicata a chi pensa che i parlamentari del M5s si siano “dimezzati lo stipendio”, come promisero in campagna elettorale. A dicembre 2017 Roberto Fico ha ricevuto come ogni parlamentare 5200 euro netti di stipendio e 7200 euro di rimborsi spese. Un totale di 13400 euro che ha avuto nella sua piena disponibilità (tolti dunque tasse e contributi, comunque versati dallo Stato).

le iene e la colf in nero a casa di roberto fico 5LE IENE E LA COLF IN NERO A CASA DI ROBERTO FICO 
La sua “restituzione” è stata di 1999 euro, ovvero il 15%. Che è sicuramente un bellissimo gesto, ma lungi dall’immagine francescana che molti elettori si sono fatti


COLF IN NERO: QUELLO CHE IL PRESIDENTE FICO NON HA CHIARITO

Nell’ultima puntata de “Le Iene Show” Antonino Monteleone è tornato a occuparsi dei presunti collaboratori domestici che lavorerebbero nella casa di Yvonne, compagna di Roberto Fico, neo-eletto presidente della Camera dei Deputati, dove egli stesso abiterebbe quando si trova a Napoli.

le iene e la colf in nero a casa di roberto fico 4LE IENE E LA COLF IN NERO A CASA DI ROBERTO FICO 
Dopo la messa in onda del primo servizio, l’unico commento da parte del Presidente della Camera è giunto tramite il suo avvocato, il quale ha rilasciato una nota – ripresa dalle agenzie di stampa – in cui si legge: «Stiamo valutando di sporgere querela per diffamazione nei confronti della trasmissione “Le Iene” che insinuano il dubbio (per loro certezza, per come è stato montato il pezzo e per i commenti che accompagnano il servizio) che il presidente Roberto Fico abbia assunto ‘a nero’ una colf/baby sitter nella casa napoletana della signora Yvonne».

In questo nuovo servizio, la Iena Antonino Monteleone ripercorre la vicenda e replica alle suddette critiche.
le iene e la colf in nero a casa di roberto fico 3LE IENE E LA COLF IN NERO A CASA DI ROBERTO FICO 

Settimana scorsa, alle domande sulla situazione dei collaboratori domestici presenti nella casa in cui vivrebbe a Napoli, Fico rispondeva: «La situazione è tranquilla, nessun collaboratore con contratto o senza».

Queste parole sono, però, secondo la Iena, in contraddizione con quanto era emerso da due testimonianze raccolte.

La prima era di una persona che frequenta il quartiere della casa in questione, che riferiva delle mansioni di Imma (la presunta collaboratrice domestica) e della sua probabile paga mensile, 500 euro, in contanti. La fonte riportava anche che il compenso e le ore di impiego della ragazza per 5 giorni a settimana si sarebbero ridotti nel tempo per l’arrivo in casa di un altro collaboratore domestico, Roman. L’uomo, un ucraino, secondo quanto dichiarato dal testimone non avrebbe permesso di soggiorno e sarebbe stato mandato via dopo l’elezione di Fico a Presidente della Camera.
le iene e la colf in nero a casa di roberto fico 2LE IENE E LA COLF IN NERO A CASA DI ROBERTO FICO 

La seconda testimonianza era proprio quella di Imma, incontrata all’uscita della suddetta casa: diceva di lavorare come baby sitter e di sbrigare commissioni varie, da 6 anni a questa parte, con turni giornalieri di 4 ore e mezza, 5 giorni su 7, per 500 euro al mese.

Nel corso dell’intervista, Fico – che aveva detto di non avere collaboratori domestici – appena sentito il nome di uno dei testimoni della Iena, quello di Imma appunto, sembrava però cambiare versione, riconoscendo la presenza di una persona che frequenta la casa. La definiva però un’amica e non una colf, facendo intendere che si trattasse quindi di una collaborazione a titolo gratuito, in contraddizione – come sottolinea Monteleone - con quanto raccontato da Imma.
le iene e la colf in nero a casa di roberto fico 1LE IENE E LA COLF IN NERO A CASA DI ROBERTO FICO 

Anche per ciò che concerne Roman, quanto dichiarato dal Presidente - evidenzia la Iena - non corrisponde alle affermazioni del testimone, che parlava di una collaborazione domestica. Fico riduceva tutto, invece, ad un gesto di beneficenza verso una persona conosciuta alla fermata dell’autobus che avrebbe fatto lavoretti domestici per sdebitarsi.

roberto ficoROBERTO FICO




Rispetto a quanto scritto dall’avvocato nella nota, inoltre, Antonino Monteleone asserisce di non aver mai affermato con certezza o insinuato il dubbio che il Presidente abbia assunto in nero una colf/baby sitter, ma di essersi limitato invece a porre una domanda: se, appunto, una colf/baby sitter e un collaboratore ucraino abbiano mai lavorato in nero presso la casa dove vive a Napoli Roberto Fico.



roberto fico colf 3ROBERTO FICO COLF 


E ancora, nonostante l’avvocato scriva «Fico abita a Roma, nella cui casa ha una colf assunta con regolare contratto, risiede a Napoli, ma a casa propria a Posillipo, e non nella casa della signora Yvonne», dalle immagini andate in onda settimana scorsa si vede Fico arrivare e rimanere a dormire proprio nella casa della sua compagna, al Vomero.

Nell’intervista, peraltro, Fico definiva in alcuni passaggi la casa al Vomero come “la casa della mia famiglia” (ndr, «Se c'è una persona che ha qualcosa da dire sulla casa della mia famiglia giustamente lo dica») e “la mia abitazione”.

roberto fico colfROBERTO FICO COLF



L’inviato quindi si chiede: Fico abita nella casa di sua proprietà a Posillipo, come dichiara l’avvocato, o abita nella casa che lui stesso chiama «la mia abitazione» e dove si è chiesto di chiarire se abbiano lavorato delle persone in nero?

Per dare una risposta a questa domanda, “Le Iene” sono andate a Posillipo a parlare con alcuni negozianti e vicini di casa dei genitori del presidente della Camera: tutti sostengono che Fico non viva più lì ma al Vomero, presso la casa della compagna, appunto.

Di seguito, alcuni stralci delle interviste.

fico con la compagna Yvonne De rosaFICO CON LA COMPAGNA YVONNE DE ROSA
Passante

Domanda: Volevo salutare la famiglia di Roberto Fico… lui è cresciuto qui, ricordi?

Risposta: Ma non credo che abiti qui eh. Non abita qui a Posillipo.

D: Non abita qui?

R: Mi sembra che abita al Vomero

D: Al Vomero?

R: Sì.

fico con la compagna Yvonne De rosaFICO CON LA COMPAGNA YVONNE DE ROSA
Macellaio

Domanda: Roberto Fico vive qua?

Risposta: No, non vive qua, qua abita la madre, il padre… ma non lui.

D: Ma lei è sicuro di questo?

R: Lavoriamo qua lo sappiamo no? Qualche volta lo vedo passare per trovare la mamma.

Calzolaio

Domanda: Scusatemi ma Roberto Fico abita qua?

Risposta: Abitava da ragazzo.

D: Non lo vediamo più.

FICOFICO
Barista

Domanda: Roberto Fico, mi hanno detto che non abita più qua.

Risposta: I genitori abitano qua… la compagna vive al Vomero.

D: E lui quando viene a Napoli dove dorme?

R: Dalla compagna.

Vicino di casa
ROBERTO FICO AL QUIRINALEROBERTO FICO AL QUIRINALE

Domanda: Roberto Fico vive qua?

Risposta: No, qua ci stanno i genitori.

D: Io sapevo che viveva qua.

R: No, sta al centro lui, al Vomero. Può essere al Vomero.

D: E da quant’è che non vive più qua?

R: Io sto a 4-5 anni ma non c’è mai stato lui.

D: Ah.

FICO SCORTA QUIRINALE 2FICO SCORTA QUIRINALE 
R: Da parecchio che non viene… convive con la compagna, ma non so da quanto tempo.

Infine, dopo la messa in onda del primo servizio, qualcuno ha sostenuto che “Le Iene” non avrebbero rivolto le domande sulla posizione dei presunti collaboratori domestici alla stessa Yvonne perché al corrente dei problemi di salute della donna. Monteleone spiega di non averla incontrata perché è una privata cittadina e dunque non deve rendere conto pubblicamente di quello che fa a casa sua, mentre - conclude la Iena - altre regole valgono per la terza carica dello Stato. Fonte: qui

roberto fico al lavoro con il busROBERTO FICO AL LAVORO CON IL BUS

GLI ABUSI E LE VIOLENZE DEI CASAMONICA SONO LA CONSEGUENZA DI UN PAESE SENZA REGOLE NE’ SENSO DELLO STATO E DIVISO, ANCHE IN POLITICA, IN UNA GUERRA TRA BANDE

CI SONO VOLUTI UNA 42ENNE DISABILE E UN BARISTA ROMENO PER RICORDARCI QUANTO LA VIGLIACCHERIA SIA ENTRATA NEL NOSTRO VIVERE "CIVILE": MENTRE CI SIAMO ARRESI ALLA PREPOTENZA DOPO AVER CEDUTO UN PEZZO DI ROMA, C’È ANCORA CHI CREDE ALLA GIUSTIZIA

COME MAI IL VIDEO DELL'AGGRESSIONE E' STATO DIFFUSO PRIMA DI EFFETTUARE L'ARRESTO? 

IL FILMATO E' DEL PRIMO APRILE: PERCHE' I DUE CRIMINALI NON SONO STATI ARRESTATI SUBITO? 

L'INTERVISTA ALLA CORAGGIOSA DISABILE: "SAREI MORTA SE MI AVESSERO PRESO IL FEGATO"

«MI DAVANO I CALCI, NESSUNO MI AIUTAVA MA NON HO PAURA»

A.Mar. per “il Messaggero”

LA 42ENNE DISABILE AGGREDITA DAI CASAMONICALA 42ENNE DISABILE AGGREDITA DAI CASAMONICA
Serena (è un nome di fantasia) è un piccolo scricciolo coi capelli corti neri dentro il suo pigiamino verde e bianco. È invalida civile, nove anni fa ha dovuto smettere di lavorare nella farmacia di zona dove faceva la magazziniera per i suoi problemi di salute. Ci fa sedere, vuole raccontare come sono andati i fatti, dire che «non ho paura» ma gridare anche «quanto mi sono sentita sola lì a terra in quel bar, pieno di clienti e dove nessuno che ha mosso un dito per aiutarmi».

Serena come stai adesso?
«Ho passato un mese da incubo. Uno dei due ragazzi, quello più basso e magro, mi ha prima afferrato per il collo poi mi ha sferrato dei calcioni sul fianco sinistro. Ho riportato un versamento ai polmoni, se mi avesse preso il fegato sarei morta. Mi sono fatta tre settimane a letto dopo essere stata in ospedale e un' altra settimana me l' ha data il medico base. Quei due erano reduci dal pranzo di Pasqua, erano ubriachi e forse anche drogati, delle furie».
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romaninaCASAMONICA AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UNA BAR IN ZONA ROMANINA

Che è successo al Roxy bar?
«Erano le 17,45. Io sono entrata subito dopo quei due. Davanti a noi c'erano altre quattro persone a cui Marian, il barista, stava preparando i caffè. Quei coatti hanno cominciato a dire Dacce le sigarette, ce devi servi' prima a noi e hanno cominciato a toccare tutto, gli espositori, le caramelle, le gomme. Poi uno dei due si è girato verso di me e come scherzando mi ha detto 'sti romeni de' mer.... A quel punto gli ho risposto se non ti piacciono i romeni vai a comprare le sigarette da un'altra parte».

A quel punto il finimondo?
«Sì. Il più piccolo è diventato minaccioso, mi diceva bella signora ma che voi?, poi mi ha sfilato gli occhiali da sole da sopra la testa e me li ha lanciati oltre il bancone. Ha fatto il gesto, ma solo il gesto di sfilarsi la cinta, ma non l'ha usata. Mi ha stretto per il collo e preso a calci. Sono caduta a terra, mi ha strappato di mano il telefonino, non chiamare la polizia mi diceva. L'ho rassicurato e pregato di ridarmelo perché ho mamma anziana e si sarebbe preoccupata».

casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romanina 3CASAMONICA AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UNA BAR IN ZONA ROMANINA 
C'era tanta gente?
«Sì, era pieno ma nessuno mi aiutava. Qualcuno forse ha pensato che fossi una di loro perché siamo entrati quasi insieme e non si è impicciato. Solo dopo la moglie del barista si è ricordata chi fossi. C'erano persone anche sedute fuori ai tavolini, io mi sono rialzata da sola».

Chi ha chiamato l'ambulanza?
«Nel frattempo sono uscita fuori e sono salita in macchina. Mi sono allontanata e mi sono nascosta in un posto sicuro ho chiamato la polizia. Intanto al bar era arrivata l'ambulanza perché quelli erano tornati e avevano picchiato pure Marian. Io in ospedale sono andata dopo».

Quando?
casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romaninaCASAMONICA AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UNA BAR IN ZONA ROMANINA
«Prima sono passata a casa, mio fratello più grande mi ha accompagnato in commissariato a fare la denuncia. I poliziotti mi hanno consigliato di andare all'ospedale di Frascati e non a Tor Vergata o al Casilino dove quelli là forse potevano raggiungermi. Ci sono stata un giorno ma poi ho firmato per tornare a casa. Non fotografate il palazzo in cui abito, non riprendetemi con le telecamere, non ho paura, non mi faranno niente, ma non si sa mai».

Anche il quartiere l'ha lasciata sola?
«No, perché la voce del raid si è sparsa subito. Per tanti giorni sono rimasta chiusa dentro casa, poi però mi sono detta che dovevo continuare a vivere. Ho 42 anni e nessuno prima mi aveva mai picchiata. Quando gli amici mi hanno abbracciata dopo avere saputo che mi era successo, ho rabbrividito per il contatto fisico. Ora sia fatta giustizia».
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BARI DUE CASAMONICA E L'AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR

LA DONNA CHE HA REAGITO: «CALCI E SPUTI IN FACCIA LI HO RIVISTI PER STRADA, TENEVANO GLI OCCHI BASSI»
Valeria Costantini per il “Corriere della Sera”

«Se avessi paura di loro, non potrei più uscire di casa. E non posso lasciarli vincere». Fa un lungo respiro prima di pronunciare questa frase Laura, la donna che ha fronteggiato senza timore due esponenti del clan Di Silvio-Casamonica. Si scusa per il pigiama che indossa, «sono settimane che sto a letto, ma il dolore sta passando», spiega la quarantaduenne minuta e combattiva che vive nel quartiere Romanina, il feudo dei boss nella periferia est della Capitale.

il bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabileIL BAR IN CUI I CASAMONICA HANNO AGGREDITO UNA DISABILE
Il giorno di Pasqua era andata a prendere un caffè al vicino Roxy Bar di via Barzilai e si è ritrovata a dover difendere da sola la dignità di un' intera città. Laura non è il suo vero nome, la paura di ritorsioni esiste, conferma l'anziana mamma preoccupata per la figlia invalida civile. In quel reticolo di strade dove tutti si conoscono, del resto, le è già capitato di incontrare di nuovo per strada i suoi aggressori.

«Mi sono detta vai avanti, coraggio, cammina. E infatti sono loro ad aver abbassato la testa e lo sguardo», racconta Laura che ricorda ogni dettaglio del pestaggio. «Volevano le sigarette e subito, passando davanti ad altri clienti, poi si sono girati verso di me dicendo 'sti romeni de me...», ricostruisce Laura che, senza pensarci ha difeso i titolari del locale e ha risposto a tono cercando d' insegnare un po' di educazione ai due.
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BARI DUE CASAMONICA E L'AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR

«Erano visibilmente ubriachi, più grossi e più alti di me, anche se non ci vuole molto... - dice sorridendo -. Uno di loro mi ha strappato gli occhiali da sole e li ha lanciati dietro il bancone. Ma era solo l' inizio...». Il pestaggio è immortalato nei filmati delle telecamere del bar e impresso indelebile nella memoria di Laura. Mentre rivive la scena nella sua mente, le mani si muovono imitando i gesti violenti di cui è stata vittima. Calci potenti sull' addome, «stile kung-fu» li descrive, poi la presa al collo che le ha lasciato i lividi con il marchio delle dita.

il proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabileIL PROPRIETARIO DEL BAR IN CUI I CASAMONICA HANNO AGGREDITO UNA DISABILE
«"Non sai con chi stai parlando", continuava a ripetermi il più basso, perché io non mostravo di avere paura, mi ha sputato in faccia più volte - ripercorre l'aggressione la donna, ignara di chi avesse davanti, ma certa che non avrebbe scalfito la sua resistenza -. Mi urlava che mi ammazzava e io gli ho risposto che poteva pure farlo, ma che poi in galera andava lui». Minuti interminabili di violenza, lei presa persino a cinghiate e sbattuta a terra a più riprese nel bar: gli uomini presenti fermi, incollati alle slot. Nessuno a difenderla.

Solo lei ha tentato di chiamare la polizia, per ritrovarsi il cellulare strappato di mano e ancora botte, minacce. «Marian il barista poi mi ha chiesto scusa perché non è intervenuto subito, ma non aveva capito chi ero, pensava che fossi insieme a quei due e che si trattasse di una lite tra di noi», ha poi ricostruito Laura che, dopo il fatto, è stata circondata dalla solidarietà del quartiere. La sua famiglia è originaria di Montegallo, piccolo comune delle Marche, distrutto dal terremoto del 2016, ma da quarant' anni abita alla Romanina, dove convivere con i Casamonica è una complessa routine.
la moglie del proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabile 2LA MOGLIE DEL PROPRIETARIO DEL BAR IN CUI I CASAMONICA HANNO AGGREDITO UNA DISABILE 2

Mai avuto problemi simili con quelli che un tempo erano persino compagni di scuola, tengono un basso profilo di solito: «Ora forse andranno in carcere ma poi torneranno e io dovrò rivederli, quindi avere paura non è possibile» si dice Laura confortata anche dall' operato della polizia, «tutti gentili, mi hanno aiutata moltissimo». Il tempo di guarire da un versamento pelvico e dai lividi ed è già tornata a trovare i suoi amici al bar. «Marian e Roxana hanno due bimbi piccoli e bellissimi, gli sono vicina e continuerò a sostenerli», insiste la piccola donna che non si è piegata all' arroganza del clan.

3 QUELLA LEZIONE DI CIVILTÀ CONTRO I SOPRUSI
Paolo Fallari per il “Corriere della Sera”

la moglie del proprietario del bar in cui i casamonica hanno aggredito una disabileLA MOGLIE DEL PROPRIETARIO DEL BAR IN CUI I CASAMONICA HANNO AGGREDITO UNA DISABILE
Ci sono voluti una disabile e un barista romeno per ricordarci quanto la vigliaccheria sia entrata nel nostro vivere «presunto» civile. C'è voluto il loro coraggio per reagire al sopruso e alla violenza di due esponenti del clan Di Silvio, imparentati con i Casamonica, che in un bar di Roma pretendevano di essere omaggiati, serviti subito. Episodio avvenuto nel giorno di Pasqua alla Romanina, ai confini sud orientali della Capitale, tra la Tuscolana e il Grande Raccordo anulare. La zona dove i Casamonica, con le famiglie Di Silvio, Di Guglielmo, Di Rocco, Spada, Spinelli, tutte strettamente legate tra loro, imperversano da mezzo secolo.
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BARI DUE CASAMONICA E L'AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR

La stessa dove nell'agosto 2015 il funerale del capostipite Vittorio Casamonica si trasformò in un triste spettacolo di avvilente sfarzo mafioso con la carrozza trainata dai cavalli neri, il sottofondo musicale con le note del Padrino e i petali di rosa lanciati da un elicottero sulla folla chiamata a piangere il «re di Roma» come proclamava un grande stendardo affisso sulla facciata della chiesa di piazza Don Bosco.

L'aspetto sconvolgente di questa vicenda è che di loro sappiamo tutto: quanti sono (tanti, alcune migliaia) cosa fanno (spaccio di droga, estorsione, usura) dove abitano (tranne periodici soggiorni in galera). Non serve invocare «punizioni esemplari» per i colpevoli. Sarebbe già tanto punirli.
I DUE CASAMONICA E L AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BARI DUE CASAMONICA E L'AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UN BAR

Quello che non sapevamo, arresi alla prepotenza dopo aver ceduto un pezzo di territorio della Capitale, è che qualcuno coltiva ancora una idea di giustizia. Lezione che ci arriva dai meno garantiti: disabili e romeni si dividono gli ultimi gradini della nostra sconnessa scala sociale. Emergono solo per le barzellette o le battute razziste. Il loro coraggio ci impone di difenderli come meritano, tornando a essere una comunità che ha un minimo di dignità.

Fonte: qui

NEGLI ULTIMI 30 ANNI LA PERIFERIA SUD DELLA CAPITALE SI È TRASFORMATA NELLA ROCCAFORTE DEI CASAMONICA 

IL CLAN E’ AL CENTRO DI INDAGINI DELL’ANTIMAFIA, DI SEQUESTRI E CONFISCHE DI BENI PER CENTINAIA DI MILIONI EPPURE IL SUO POTERE RESTA IMMUTATO 

PERCHE’ L’AGGRESSIONE E’ DIVENTATA PUBBLICA SOLTANTO UN MESE DOPO? - VIDEO






Rinaldo Frignani per www.corriere.it

ARRESTO DI ANTONIO CASAMONICAARRESTO DI ANTONIO CASAMONICA
Quattro arresti per il pestaggio nel bar nella Romanina. Si tratta dei fratelli Cristian (anche se il suo vero nome è Alfredo) e Vincenzo Di Silvio (autori del pestaggio e che dovranno rispondere di lesioni aggravate dal metodo mafioso) Antonio Casamonica e Enrico Di Silvio (detto Nando), che sarebbero legati alla spedizione punitiva nel bar di via Arzilai.

Al momento dell’arresto di Antonio Casamonica e di Alfredo Di Silvio, era presente anche la troupe di Nemo. Nello Trocchia e il filmaker Giacomo del Buono sono stati aggrediti dai familiari dei Casamonica hanno inveito e insultato poliziotti e giornalisti, una familiare ha colpito la telecamera di Del Buono con uno schiaffo spaccando il led.

ARRESTO DI ANTONIO CASAMONICAARRESTO DI ANTONIO CASAMONICA
Lo documenta un video diffuso dalla Rai. Oltre agli insulti i familiari hanno lanciato anche oggetti proibendo alla telecamera di avvicinarsi alla casa di Antonio Casamonica. Non è la prima volta che una troupe di Nemo viene aggredito: lo scorso 7 novembre il giornalista Daniele Piervincenzi e il filmaker Edoardo Anselmi erano stati aggrediti a Ostia da Roberto Spada e Ruben Alvez Del Puerto.

L’ASSALTO
Con i quattro arresti si chiude il cerchio sull’assalto del pomeriggio di Pasqua in un bar della Romanina, in cui il barista romeno Marian Roman è stato aggredito e picchiato selvaggiamente da due del clan imparentato con i Casamonica. Le telecamere interne al Roxy Bar - dal nome della moglie di Mariano, Rossana - di via Barzilai hanno ripreso Cristian e Vincenzo Di Silvio mentre insultano e picchiano sia il barista sia Laura (nome di fantasia), una cliente 40enne con problemi psicologici intervenuta a difenderlo.
ARRESTO DI ANTONIO CASAMONICAARRESTO DI ANTONIO CASAMONICA

La Ferrari nera è ancora lì, alla Romanina. Si aggira rumorosa per il quartiere. «È quella dei Di Silvio, ogni tanto passa davanti al nostro bar. Ci controllano», racconta Marian, che tutti chiamano Mariano. Nelle immagini video si vedono i due bulli che gridano, spaccando tutto: Qui comandiamo noi, è zona nostra», mentre alcuni avventori continuano a giocare ai videopoker come se la cosa fosse normale. La donna, che abita a due passi dal bar, viene afferrata per il collo e percossa con una cinta.

Scene abituali in una periferia che negli ultimi 30 anni si è trasformata nella roccaforte del clan nomade al centro di indagini dell’Antimafia, di sequestri e confische di beni per centinaia di milioni. E quella Ferrari usata per le ronde è un esempio di quello che accade in quelle strade. Quando l’attenzione di tutti è rivolta altrove. Ma trentotto giorni dopo, il raid pasquale è diventato di dominio pubblico.

nello trocchia e la troupe di nemo aggrediti dai casamonica durante l arresto 3NELLO TROCCHIA E LA TROUPE DI NEMO AGGREDITI DAI CASAMONICA DURANTE L'ARRESTO
Si scopre così solo adesso che Mariano e Laura, dimessi dall’ospedale con 6 e 20 giorni di prognosi, non hanno abbassato la testa e hanno denunciato gli aggressori. Hanno anche raccontato che 48 ore dopo, ricorda il barista, «Nando il nonno dei ragazzi, che sono fratelli, è venuto qui sulla sedia a rotelle per avvertirci: “Sappiate che così sarà guerra”. E io gli ho risposto: “Se è quello che volete...”».

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Storie di raro coraggio alla periferia della Capitale. La Romanina come Ostia e anche come Tor Bella Monaca, dove i bus non passano più perché usati come bersaglio. I due Di Silvio rischiano adesso la stessa sorte toccata a Roberto Spada, da sei mesi rinchiuso nel carcere di Tolmezzo (Udine) col 41 bis per la testata al giornalista Rai Daniele Piervincenzi: anche a loro potrebbe essere contestata l’aggravate mafiosa. Sul caso indaga la Direzione distrettuale antimafia e il ministro dell’Interno Marco Minniti chiede «una risposta ferma e tempestiva al capo della polizia Franco Gabrielli. Atti come questi non possono rimanere impuniti».
nello trocchia e la troupe di nemo aggrediti dai casamonica durante l arresto 2NELLO TROCCHIA E LA TROUPE DI NEMO AGGREDITI DAI CASAMONICA DURANTE L'ARRESTO 

«Chi ha sbagliato deve pagare», sollecita la moglie del barista incontrando la sindaca Virginia Raggi. «Ho paura, temo vendette sui miei figli, ma con queste persone non bisogna mai abbassare la testa», spiega ancora il marito, che aggiunge: «In cinque anni né ai Casamonica, né ai Di Silvio abbiamo mai dato soldi, nonostante stiano sempre nel bar. Basta dire di no». Come ha fatto anche la cliente, che riceve ora i complimenti della presidente della Camera Laura Boldrini: «Sono fiera di lei».

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RAID DEI CASAMONICA NEL BAR A PASQUA: QUATTRO PERSONE FINISCONO IN MANETTE 

DUE DEI FERMATI RESPONSABILI DELL'AGGRESSIONE ALLA DONNA DISABILE, GLI ALTRI DUE AL BARISTA ROMENO

AGLI ARRESTATI CONTESTATA L’AGGRAVANTE “MAFIOSA” 

LA MOGLIE DEL TITOLARE DEL LOCALE CHIEDE GIUSTIZIA: "DEVONO PAGARE PER QUELLO CHE HANNO FATTO" 



Sono stati arrestati i quattro esponenti del clan Casamonica responsabili del pestaggio della donna disabile e del titolare del Roxy Bar di via Barzilai alla Romanina. La scorsa notte al momento della cattura da parte degli investigatori della squadra mobile i familiari di uno dei giovani sono scesi in strada a protestare. Slideshow Per lesioni, minacce e danneggiamento con l'aggravante del metodo mafioso sono finiti in carcere Antonio Casamonica, Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio. I primo due sono responsabili dell'aggressione alla donna disabile, gli altri al barista Marian. Il blitz arriva all'indomani della diffusione della notizia dell'aggressione nel bar di via Salvatore Barzilai:
Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio sono entrati nel locale con la pretesa di passare avanti a una invalida civile, in fila prima di loro. Alle rimostranze della donna i due hanno reagito strappandole gli occhiali, spingendola contro un muro e colpendola con la cintura. Prima di lasciare il locale le hanno scaraventato via il telefono urlando: "Se chiami la polizia ti ammazziamo". Dopo mezz'ora sono tornati e hanno preso a colpi di bottiglia il barista, un giovane romeno, 'colpevole' di non essersi occupato subito di loro.
LA MOGLIE DEL BARISTA
Roxana, barista e moglie del titolare del Roxy bar della Romanina devastato da due presunti esponenti della famiglia Casamonica nella giornata di Pasqua, chiede giustizia. "Devono pagare per quello che hanno fatto, a prescindere da chi sono o chi non sono", ha detto la donna, raggiunta anche dalla sindaca di Roma Virginia Raggi. "Siamo qui perché le istituzioni non possono e non devono abbassare lo sguardo e chi denuncia deve essere sempre tutelato", ha detto la prima cittadina. "Mio marito? Ora sta meglio ma gli hanno spaccato la testa... Era pieno di lividi. Gli hanno dato più di venti giorni di prognosi", ha raccontato la donna. Ma alla domanda se qualcuno si fosse presentato per 'consigliare' di non sporgere denunce, la barista ha preferito glissare: "Non voglio più parlare".
(ANSA)  E' contestata l'aggravante del metodo mafioso alle quattro persone arrestate oggi in relazione al raid in un bar di Roma. I pm della Dda ipotizzano nei confronti di Antonio Casamonica e Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio i reati di lesioni, minacce e danneggiamento aggravate da modalità mafiose. Nel corso del pestaggio ai danni del titolare del bar in zona Romanina e di una donna gli arrestati avrebbero detto: "qui noi siamo i padroni, è tutto nostro".

Fonte: qui

IL CLAN DEI CASAMONICA CONTA MILLE ADERENTI E SI ESTENDE AI PARENTI ACQUISITI DEI DI SILVIO, DEGLI SPADA, DEI DI ROCCO, DEGLI SPINELLI 

UN IMPERO CHE VA DALL’ESTORSIONE, AL TRAFFICO DI DROGA, AL RICICLAGGIO 

DA OSTIA, ALLA ROMANINA A MONTECARLO 

QUEL FUNERALE CON LA MUSICA DEL “PADRINO”

Sa. Men. per “il Messaggero”

casamonica aggressione a una disabile in una bar in zona romaninaCASAMONICA AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UNA BAR IN ZONA ROMANINA
Le modalità della devastazione del bar riportano la memoria recente all' aggressione di Roberto Spada nei confronti di un giornalista. Ma se la famiglia sinti di Ostia è da poco nel mirino della Dda di Roma, sono i Casamonica la vecchia conoscenza. Anzi, tra i clan sinti-romanì che caratterizzano la criminalità romana è il più potente, pericoloso e radicato con un patrimonio stimato dagli investigatori in circa 90 milioni di euro.

LA VILLA CONFISCATA AI CASAMONICALA VILLA CONFISCATA AI CASAMONICA






L' ultima relazione della Dia, presentata al parlamento a febbraio, a proposito di criminalità romana parte proprio da loro. E chi conosce le viscere della città sa che gli affari di questa enorme famiglia affondano da tempo nei lati oscuri della periferia sud, con epicentro alla Romanina. Arrivati a Roma in epoca fascista, si sono ramificati, fino a contare più di 1000 elementi: Casamonica, ma non solo. Del clan, più o meno direttamente, fanno parte anche i Di Silvio, Di Rocco, Spinelli e la parentela include anche gli Spada.

GLI AFFARI
FERRARI E FIORI AL FUNERALE CASAMONICAFERRARI E FIORI AL FUNERALE CASAMONICA
Secondo le indagini, gli interessi economici del clan in città sono concentrati su usura, estorsione, traffico di droga e riciclaggio, videopocker.

E gli interventi della magistratura sullo sterminato patrimonio si sono succeduti nel tempo: ad aprile di un anno fa sono stati sequestrati auto di lusso, una villa e alcuni terreni per il valore di un milione di euro. I Di Silvio, imparentati tanto coi Casamonica quanto con gli Spada, hanno subito un sequestro di altri 4 milioni.

FERRARI E FIORI AL FUNERALE CASAMONICAFERRARI E FIORI AL FUNERALE CASAMONICA


Le indagini spiegano anche che la famiglia ha nel tempo affinato le capacità di gestire denaro e di farlo circolare dall' Italia all' estero e viceversa con metodi di alta finanza. Sono stati scoperti flussi e depositi di denaro, guadagni dell' usura e dal traffico di droga che da alcune banche del Principato di Monaco venivano reinvestiti in società della Capitale intestate ai Casamonica.

Le indagini dimostrano anche come il clan parli con altre organizzazioni mafiose da pari a pari. Sempre un anno fa, nella zona Tuscolana - che è poi la roccaforte della famiglia Casamonica - è stato arrestato un imprenditore che, nel settore delle estorsioni, lavorava tanto con i Casamonica quanto con il clan Cordaro di Tor Bella Monaca, la famiglia Rango di Cosenza, i camorristi e Senese. Nel 2015, l' allora prefetto di Roma Franco Gabrielli in Commissione Antimafia ricostruì i legami della Ndrangheta con i Casamonica, stretti per riciclare il denaro tramite l' acquisizione di immobili e negozi.
FERRARI E FIORI AL FUNERALE CASAMONICAFERRARI E FIORI AL FUNERALE CASAMONICA

GLI ARRESTI
L' ultimo arrestato in ordine di tempo è stato Guerino. Finito in manette a dicembre scorso dopo sei mesi di latitanza. Fermato dai carabinieri mentre andava in chiesa con la moglie e i figli. Il 27 giugno una sentenza della Corte di Appello di Roma lo aveva condannato a più di 11 anni di carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali: per ottenere la restituzione di 150mila euro, aveva sequestrato due debitori.
il funerale di enrico casamonica detto ringo 5IL FUNERALE DI ENRICO CASAMONICA DETTO RINGO 



IL FUNERALE
Era l' agosto del 2015 quando una piazza del «loro» quartiere venne di fatto chiusa al traffico per i funerali del boss Vittorio, con tanto di carrozza funebre ed elicottero che sorvolava senza autorizzazione, lanciando petali. Una scena da Padrino e infatti in sottofondo risuonava la colonna sonora di Nino Rota, intonata da una banda che seguiva il feretro su una carrozza trainata da sei cavalli neri. Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso, campeggiava sulla facciata della chiesa. E sotto la scritta Re di Roma, l' enorme immagine di Vittorio vestito da papa, che sovrastava il Colosseo e San Pietro. Fonte: qui
PORTA A PORTA - PUNTATA SUI CASAMONICAPORTA A PORTA - PUNTATA SUI CASAMONICAla cena poletti alemanno casamonica buzziLA CENA POLETTI ALEMANNO CASAMONICA BUZZI