9 dicembre forconi: 09/21/17

giovedì 21 settembre 2017

SE SEI ALL’OPPOSIZIONE TI FACCIO NERO, SE SEI IN MAGGIORANZA MI GIRO DALL’ALTRA PARTE: DOPPIOPESISMO DI SISTEMA

ALLA LEGA SEQUESTRANO 48 MILIONI, MA CON LA MARGHERITA I MAGISTRATI FURONO INDULGENTI. STESSA SCENA CON M5S: IN SICILIA E’ OSTAGGIO DEL TAR PER LE PRIMARIE TAROCCATE, MA QUANDO SUCCESSE A BASSOLINO NESSUNO ALZO’ UN DITO 

Luca Telese per La Verità
SALVINI POPULISTASALVINI POPULISTA

Uno. C' è un evidente e incredibile doppiopesismo nella storia del pignoramento della Lega Nord. Un clamoroso paragone che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno sembra vedere. Hanno condannato il tesoriere della Margherita per essersi appropriato di 27 milioni di euro, ma nessuno ha neanche minimamente ipotizzato di toccare i conti correnti del partito. Ma quando condannano il tesoriere della Lega (per una cifra 40 volte inferiore a quella di Luigi Lusi), scatta il pignoramento di ben 48 milioni 900.000 euro, una cifra che ovviamente la Lega non possiede, perché corrisponde a tutto quello che ha percepito negli anni.

LUIGI LUSI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SUL SUO ARRESTO jpegLUIGI LUSI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SUL SUO ARRESTO JPEG
Due. C' è una incredibile coincidenza temporale che sta davanti agli occhi di tutti e che nessuno vede, tra tre operazioni che hanno lo stesso effetto, quello di colpire tre aree culturali e tre movimenti di opposizione. I sigilli ai conti della Lega sono - di fatto - un colpo che paralizza o attenua l' attività del Carroccio. Il pronunciamento contro la candidatura di Giancarlo Cancelleri è di fatto una messa in mora del Movimento 5 stelle: bloccare la Sicilia, in questo momento, significa bloccare la politica nazionale. La promulgazione della legge Fiano - già approvata dalla Camera - è una spada di Damocle con cui si può colpire chiunque nell' area della destra (e non solo). Ai giudici viene affidata una discrezionalità enorme, i tribunali rischiano di essere inondati di denunce intimidatorie.
GRILLO CANCELLERIGRILLO CANCELLERI

Non c' è - e non c' è bisogno che ci sia - un' unica regia in queste operazioni, ma c' è sicuramente un «idem sentire» doppiopesista in questi provvedimenti emanati da soggetti diversi tra di loro (un pm, una Procura, la maggioranza di governo) che hanno questo sottointeso: se sei in maggioranza sei tutelato, se invece sei all' opposizione sono cavoli tuoi.

Se sei all' opposizione puoi essere trattato più rudemente, non sei sacro e intoccabile come gli altri nel gioco della democrazia: quello che non era accaduto al Msi nel dopoguerra (Giancarlo Pajetta disse: «Gli elettori non si possono sciogliere») rischia di accadere oggi a tutti gli altri. Il bello è che questa spada di Damocle pesa anche sul futuro. Anche perché bisogna chiedersi: ma se il M5s ignora il pronunciamento del tribunale e va avanti con la candidatura e poi vince, dopo cosa succede? Cancelleri può rischiare la sospensione, come Luigi de Magistris che per la legge Severino dovette fare il sindaco usando gli autobus come ufficio? Quando lo stesso problema si verificò con Vincenzo De Luca, invece, il governo di centrosinistra fece di tutto per impedire che il neopresidente venisse sospeso.
BASSOLINO E DE MAGISTRISBASSOLINO E DE MAGISTRIS

Anche in questo caso il doppiopesismo è evidente. 

È bene ricordare che nessuna legge obbliga il M5s a fare le regionarie: potrebbero adottare le regole elettive del club di Topolino e non violerebbero nessuna norma. Quando accadde nelle primarie dem di Napoli del 2016 che Antonio Bassolino perdesse contro Valeria Valente per pochi voti in pochi seggi (in realtà aveva vinto), alcune testate documentarono con prove inoppugnabili che c' erano state delle manipolazioni (ricordate i video di Fanpage.it?). Bene, a nessuno venne in mente di squalificare la Valente per via giudiziaria. Ha corso (e ha perso) in tutta tranquillità. Quando alle primarie precedenti ci fu il famoso caso dei cinesi in fila per votare Andrea Cozzolino, fu lui a ritirarsi, per una scelta di opportunità personale e per un vincolo imposto dal partito.

fiano1FIANO
Il ricorso al partito presentato il 25 gennaio 2011 dagli altri contendenti (Umberto Ranieri, Libero Mancuso e Nicola Oddati) non provocò interventi dei magistrati sulla competizione. Le primarie vennero annullate e come candidato sindaco del Pd venne scelto il prefetto e commissario Mario Morcone (che poi perse contro De Magistris, ma questa è un' altra storia).

Questa preoccupazione non dovrebbe appartenere a chi è nel centrodestra, ma essere condivisa da tutti. A sinistra diversi opinionisti e intellettuali hanno espresso riserve sul tema della assurdità culturale e dei rischi per la libertà di opinione aperto dalla legge Fiano - lo ha fatto, e lo abbiamo ricordato, Tomaso Montanari - ma nessun partito ha fatto una dichiarazione ufficiale. Nessuno intuisce che la rottura del patto di convivenza democratica che quella legge e questi provvedimenti aprono.

ALEMANNO CELTICAALEMANNO CELTICA
Su questo giornale un collezionista e commerciante di reperti bellici, Jonathan Targetti, un iscritto al Pd, toscano, renziano e «boldriniano» (parole sue) ha spiegato: «Se passa quel testo da domani io divento fuorilegge». Fuorilegge potrebbe diventare chiunque: sei un politico e c' è una foto in cui fai il saluto romano? Hai una celtica al collo come Gianni Alemanno quando era ministro? Quale è il confine tra gesto provato e propaganda?

In Cuori contro ho ricostruito la vicenda della puntata delle Invasioni Barbariche in cui Alemanno fu invitato a esibire quel ciondolo che portava al collo (che fra l' altro apparteneva al suo amico Paolo Di Nella, assassinato negli anni di piombo). Daria Bignardi lo provocava: «Non può farlo?», lui era imbarazzato: «Non è un simbolo politico, è un simbolo cristiano... ». Ma estrasse la celtica dalla camicia e la mostrò, per un senso di orgogliosa dignità. Con la legge Fiano Alemanno sarebbe condannato per propaganda, aggravata dal fatto che l' esibizione fosse televisiva.
Franco CozziFRANCO COZZI

E di nuovo: insicurezza, arbitrio, discrezionalità. Gli stessi che sono stati espressi dal procuratore della Repubblica, Franco Cozzi, al Corriere della Sera in una intervista dai toni apparentemente calmi e soavi ma nella sostanza inquietanti, non solo per il partito di Salvini. Cozzi spiegava il sequestro dei 48 milioni di euro aggiungendo - criticamente - che la Lega non si era costituita parte civile nel processo Bossi. Tesi che, da giorni riciccia, sui giornali, addirittura supportata con delle carte da Repubblica.

UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 4UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 4
Ma che significa? 

Si tratta dunque di una sentenza «punitiva»? 

Il sequestro è di questa entità perché Salvini non si è costituito contro Bossi? 

Tutti sanno che non lo ha fatto per un omertoso occhio di riguardo - come sottintende il procuratore - ma per una regola della politica per cui non annichilisci il fondatore del tuo partito. 

Però il doppiopesismo della logica se ne frega: e tutti si devono preoccupare di una democrazia dove la sovranità non appartiene più al popolo, ma ai moderni censori della morale e del vizio. Solo quelli altrui, però. 

Fonte: qui

IL PM ALBAMONTE (PROCURA DI ROMA), NONCHE' PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI, È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DAI COLLEGHI DI PERUGIA, DOPO L’ESPOSTO DEI FRATELLI ACCUSATI DI CYBERSPIONAGGIO

SOTTO INCHIESTA ANCHE DUE AGENTI DELLA POLIZIA POSTALE

(ANSA) - Il presidente dell'Anm e pm della Procura di Roma Eugenio Albamonte è indagato dalla Procura di Perugia per falso ed abuso d'ufficio dopo un esposto presentato da Giulio Occhionero, l'ingegnere nucleare accusato, assieme alla sorella Francesca Maria, di una attività di cyberspionaggio. La notizia è emersa nel corso della prima udienza del processo a carico dei due fratelli.

I legali di Occhionero hanno chiesto al magistrato di non rappresentare l'accusa al processo e il giudice monocratico ha sospeso l'udienza. In base a quanto si apprende, inoltre, oltre ad Albamonte, risultano indagati a Perugia anche due agenti della Polizia Postale a cui è contestato anche l'accesso abusivo a sistema informatico.

Fonte: qui
giulio occhioneroGIULIO OCCHIONEROfrancesca maria occhioneroFRANCESCA MARIA OCCHIONERO
EUGENIO ALBAMONTE
EUGENIO ALBAMONTE

UN'ANZIANA DI TREVISO BRUCIA 200MILA EURO DI RISPARMI IN UN ANNO. I GESTORI DELLA RICEVITORIA VENIVANO A PRENDERLA IN AUTO NELLA CASA DI RIPOSO

UN PAESE IN PREDA AL GIOCO D’AZZARDO: OGNI ITALIANO, INCLUDENDO NEONATI E CENTENARI, SPENDE 1.587 EURO L’ANNO. TRA I CONTRIBUENTI, L’11% DEL REDDITO SE NE VA IN GIOCATE

ANZIANA MALATA DI GIOCO: SPERPERATI 200MILA EURO DI RISPARMI

Alberto Pezzella per http://www.trevisotoday.it/

gioco d azzardo anzianaGIOCO D AZZARDO ANZIANA
Quando il gioco diventa una malattia. Stiamo parlando della ludopatia, ovvero la dipendenza da gioco d'azzardo. Un fenomeno sempre più dilagante, anche nella terza età. Anche nelle strutture per anziani autosufficienti di Treviso non sono mancati episodi di questo genere. Il caso limite, ma solo la punta di un iceberg, secondo il direttore dell' ISRAA Giorgio Pavan, è quello di un'anziana, residente presso la casa albergo Salce, in viale Terza armata a Treviso. La donna usciva regolarmente tutti i giorni dalla struttura (era autosufficiente) e si recava alla ricevitoria per giocare.

Era diventata una vera e proprio malattia da gioco, tanto che l'anziana si è vista "bruciare" in meno di un anno i risparmi di una vita, ovvero la bellezza di 200 mila euro. Parrebbe che addirittura i gestori della ricevitoria, la venissero a prendere in auto per portarla tra gratta e vinci e gioco del lotto. La casa albergo gestita dall'ISRAA, quando ha scoperto l'accaduto, ha cercato di intervenire pur rispettando la libertà e l'autonomia della donna.
anziane e gioco d azzardoANZIANE E GIOCO D AZZARDO

"E' un problema serio da non sottovalutare" - ci spiega il direttore dell'ISRAA Giorgio Pavan. Ed è anche per questo che anche l'ISRAA, assieme all'Ulss2, al Comune di Treviso e a molte altre associazioni, ha voluto inserire all'interno della "Settimana della prevenzione e della promozione del benessere" un ciclo di incontri legati anche agli aspetti psicologici, sanitari e sociali del gioco d'azzardo.

Il 22 Settembre (dalle 21), all'auditorium Stefanini, si terranno proprio delle tavole rotonde sul gioco patologico e sull'inquadramento giuridico del gioco d'azzardo in Italia. Un momento per riflettere e lavorare su un contesto, quello della ludopatia, con psicologi e psicoterapeuti ed esperti di questa patologia.


I RECORD NEGATIVI DI UN PAESE CHE È MALATO DI GIOCO D' AZZARDO

Gian Antonio Stella per il Corriere della Sera

«Nonna slot», l' ha ribattezzata un giornale locale. E buttato lì così pare un allegro nomignolo alla Jacovitti come Cocco Bill o Gionni Galassia. La tragedia della vecchietta trevisana che ha perso 200 mila euro alle macchinette, dove i premurosi «Lucignoli» delle sale-slot la portavano in auto andando a prenderla al ricovero, è solo l' ultima di un «Paese dei balocchi» infernale. Al quale è dedicato un dossier presentato oggi al Senato .

Si intitola «Lose for life», cioè «perdi per la vita», un gioco di parole che stravolge il nome, «Win for Life!» («vinci per la vita») di uno dei «gratta e vinci» più noti ai giocatori incalliti. È stato curato da Claudio Forleo e Giulia Migneco, è promosso dall' associazione «Avviso pubblico» che rappresenta oggi 370 soci tra Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni, e ha un sottotitolo che dice tutto: «Come salvare un Paese in overdose da gioco d' azzardo».
anziane e gioco d azzardoANZIANE E GIOCO D AZZARDO

Che sia in overdose è fuori discussione. Come spiegano i curatori, il nostro è un Paese che ha sempre giocato d' azzardo. Basti ricordare Charles Dickens che in Impressioni d' Italia racconta d' un invasato spettatore che urlava a un poveretto morente dopo una caduta da cavallo: «Se ancora ti rimane un soffio, dimmi quanti anni hai, fammeli giocare al lotto, per amore del Cielo!». Ma «l' indiscriminato aumento dell' offerta di gioco lecito, iniziato nel 1997 con l' introduzione di Superenalotto, sale bingo e scommesse, è piombata su una società impreparata a reggerne l' urto».

Pochi numeri dicono tutto. Nel 1998 gli italiani giocarono 12,5 miliardi di euro attuali, nel 2016 ben 96,1. Con una impennata mostruosa del 668%. In pratica ogni italiano, dal neonato al centenario in coma, scommette oggi 1.587 euro l' anno. Vale a dire «132 euro al mese, all' incirca il costo di una spesa settimanale di generi essenziali per una famiglia media». Se «prendiamo in considerazione solo i contribuenti, però (meno di 41 milioni di persone) la media sale a 2.357 euro pro capite, pari a 196 euro al mese». Il che significa che, avendo gli italiani dichiarato in media nel 2016 un reddito di 1.724 euro al mese, ne buttano in scommesse varie l' 11%.
gioco d azzardo anzianaGIOCO D AZZARDO ANZIANA

Dicono i sostenitori della «filiera dell' azzardo»: tanta parte dei soldi torna indietro con le vincite. Ovvio: se non capitasse mai nessuno giocherebbe più. L' ammontare delle perdite è comunque di 19,5 miliardi. Il 54% va allo Stato?

Certo, ma qual è il rapporto costi-benefici?
«Guardando solo ai costi monetari», rispondono Leonardo Becchetti e Gabriele Mandolesi, «è evidente che i soldi spesi in azzardo sono sottratti ad altre destinazioni». Quei circa 20 miliardi sarebbero spesi infatti «in consumi che hanno un prelievo, fatta la media, superiore». Per non dire dei costi sociali. Non solo quelli delle cure mediche per le ludopatie ma anche quelli del «crollo della capacità lavorativa» di chi finisce dentro la «spirale di sovra-indebitamento e usura». Insomma, «nell' insieme le voci dei costi dell' azzardo vengono stimati in 5-6 miliardi di euro».

Vale la pena, per ciò che resta poi nelle casse dello Stato, di detenere in proporzione al Pil il record del Paese che perde più soldi nell' azzardo davanti agli Stati Uniti, al Regno Unito, alla Spagna, alla Francia e alla Germania dove i tedeschi superano appena appena un terzo della quota di perdite italiane? Se uno studio del Cnr «ci ricorda che il 42% dei giovani tra i 15 e i 19 anni nel 2015 ha giocato d' azzardo» vale la pena di mettere a rischio i nostri ragazzi?

C' è chi pensa che lo scioglilingua
(«Ilgiocoèvietatoaiminoriepuòcausaredipendenzapatologica») o l' invito al «gioco consapevole» possano servire davvero? Hanno già risposto non solo Maurizio Crozza (è come dire «annega con cautela, sparati con prudenza, buttati dalla finestra ma copriti per il freddo») ma pure, ricorda lo psicologo Mauro Croce, il prestigioso Institute National de Santé et de la Recherche Médical francese. Secondo il quale «il gioco responsabile è una ovvietà per tutte le persone che non giocano ma un paradosso per il giocatore, come dire "una baldoria ragionevole", "una ubriacatura moderata", "un eccesso calcolato"».

LUDOPATIALUDOPATIA
Per non dire, prosegue il dossier, del rapporto con le mafie: «Nel corso degli anni gli interessi delle organizzazioni criminali sul gioco si sono evoluti e l' ampliamento del gioco d' azzardo legale si è trasformato in una risorsa per le mafie, anziché in un freno agli affari» come teorizzarono, puntando sullo Stato biscazziere, vari governi di sinistra e di destra.

«L' elevato volume di danaro che ruota attorno a tale settore», accusa Giovanni Russo, Procuratore nazionale antimafia, «ha da sempre contribuito ad attirare le mire "imprenditoriali" delle organizzazioni mafiose, con pesanti ricadute non solo in termini di mancati incassi da parte dell' Erario dello Stato - sottratti dal gioco illegale - ma anche sul più ampio piano della sicurezza generale dell' ordinamento e dell' inquinamento del sistema economico nel suo complesso».

LUDOPATIALUDOPATIA
Non mancano, nel dossier, le posizioni delle imprese del settore (Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia, giura che «i veri nemici del gioco sono gli operatori illegali» e che «nel Dna degli operatori del settore non c' è mai stato, né mai ci sarà, la volontà o il disegno perverso di procurare danni a chi decide di divertirsi attraverso i diversi prodotti presenti nel panorama italiano del gioco») o del governo.

Che per bocca del sottosegretario Pier Paolo Baretta spiega che «il punto di partenza è stato il contrasto al gioco illegale», riconosce come alcuni calcoli iniziali fossero errati rispetto all' esplosione del fenomeno e che il freno agli spot televisivi «non è ancora sufficiente» ma rivendica anche gli sforzi per una mediazione e il tentativo di ridurre l' offerta «perché la parte patologica e compulsiva ha creato delle condizioni sociali che sono sbagliate in sé».

Né mancano le posizioni dei Comuni, delle Regioni, delle associazioni, di esperti come Maurizio Fiasco. La più toccante però (insieme con la storia raccontata da Toni Mira di Domenico Martimucci, il giovane calciatore ammazzato da una bomba nella guerra per il mercato delle slot) è forse la testimonianza di un giocatore pentito: «Mi sono giocato la casa, ho dovuto cambiare più volte posizione lavorativa per colpa della mia dipendenza. I miei datori di lavoro, sapendo che avevo due figlie, non mi denunciavano per evitare che fosse la mia famiglia a pagarne le conseguenze. Io approfittavo di quella che ritenevo essere una debolezza e continuavo a succhiargli l' anima». Finché finalmente capì che l' azzardo stava succhiando l' anima a lui .

Fonte: qui

CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL DIRETTORE E EDITORE DEL “CORRIERE LAZIALE”, ERACLITO CORBI


CON ALTRE QUATTRO PERSONE E’ ACCUSATO DI CONCORSO IN TRUFFA AGGRAVATA: AVREBBERO RICEVUTO MILIONI DI EURO DI FONDI PER L’EDITORIA PUR NON AVENDONE LE CREDENZIALI

Eraclito CorbiERACLITO CORBI
(ANSA) - Avrebbero ricevuto milioni di euro dei fondi per l'editoria pur non avendone le credenziali. Per questo la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone, tra cui il direttore ed editore del Corriere Laziale, Eraclito Corbi, accusati di concorso in truffa aggravata.

Secondo il pm Corrado Fasanelli, Corbi tramite "artizi e raggiri" avrebbe richiesto al dipartimento per l'editoria la "corresponsione di erogazioni pubbliche in nome e per conto della società Edilazio 92, editrice della testata giornalistica Il Corriere Laziale, rivista che ha sfornato negli anni centinaia di tessere per l'albo pubblicisti, per gli anni 2009 e 2010 attestando falsamente l'esistenza dei requisiti richiesti dalla normativa per accedere alla contribuzione in punto di diffusione di copie - è detto nel capo di imputazione - tramite strillonaggio".

CORRIERE LAZIALECORRIERE LAZIALE
Gli indagati, inoltre, avrebbero attestato il falso nel prospetto dei costi alla voce "di bilancio 'spese per prestazioni di servizi' nella quale figurano anche i costi relativi a 'collaboratori e corrispondenti non dipendenti', spese in realtà non sostenute per il 2009 (oltre 231 mila euro) e per il 2010 (oltre 285 mila euro) poiché i collaboratori e corrispondenti prestavano servizio gratuitamente".

Tutto ciò avrebbe, secondo la Procura, indotto in errore la Presidenza del Consiglio che ha elargito alla società, per le annualità 2009 e 2010, circa tre milioni e mezzo di euro "a titolo di provvidenze non dovute, con rilevante danno patrimoniale". Le indagini hanno avuto impulso anche grazie alla denuncia del presidente dell'ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, rappresentato dall'avvocato Raffaele Nardoianni.

Fonte: qui

ETTORE MAJORANA, LA SUA SCOMPARSA E' UN MISTERO SENZA FINE

PARLA IL REGISTA STEFANO RONCORONI, PARENTE DEL FISICO SCOMPARSO IL 27 MARZO 1938: "ERA UN OMOSESSUALE REPRESSO, INFELICE, CONTRASTATO DALLA FAMIGLIA. SPARÌ PER LA VERGOGNA. FU RITROVATO E NON MORÌ DI MORTE NATURALE 

DIETRO LA SCOMPARSA C’E’ LA BOMBA ATOMICA…"

Luca Pallanch per La Verità

majoranaMAJORANA
Qualche mese dopo la sparizione, Ettore Majorana fu ritrovato dai suoi fratelli a Perdifumo, un paesino nel Cilento, in provincia di Salerno. Disse che la sua decisione era irrevocabile e che non intendeva tornare a casa con loro. Era deluso dal comportamento della sua famiglia perché non aveva compreso la sua omosessualità. E sarebbe morto di lì a poco».

A gettare una nuova luce sul caso dello scienziato italiano nato a Catania nel 1906 e scomparso in circostanza misteriose il 27 marzo 1938, dopo che si era distinto come teorico nel gruppo dei fisici capitanati da Enrico Fermi noto come «i ragazzi di via Panisperna», non è una persona qualsiasi, ma un familiare di Majorana. Si tratta di Stefano Roncoroni, 77 anni, regista, autore televisivo e saggista residente a Roma. Sua nonna Elvira era la sorella del padre di Ettore. Dagli anni Sessanta, Roncoroni studia le carte di famiglia, alle quali ha avuto accesso prima di qualsiasi altro studioso.

Suo nonno materno Oliviero Savini Nicci e suo padre Fausto furono coinvolti nelle ricerche. «Io ho sempre preso il caso Majorana come un grande gioco di intelligenza, preservandolo da ogni fantasia. Sono convinto che sia andato via per una serie di motivi che non gli rendevano più possibile vivere una vita normale», dice Roncoroni nell' intervista rilasciata alla Verità.

IL FISICO ASSOLUTO
Quali sono questi motivi?
majoranaMAJORANA
«La sua reale diversità, la sua straordinaria capacità di calcolo e di introspezione dei segreti della natura. Ettore nel seguire i suoi pensieri era in anticipo di molti anni sulle ricerche dei suoi colleghi e la sua ricerca, interrotta dalla scomparsa, non era in linea con quella di nessun collega dell' epoca.


Il fisico Étienne Klein, nel suo libro Cercando Majorana, lo definisce "il fisico assoluto". È un' intuizione forte, come quella di Leonardo Sciascia, il quale diceva che Majorana, a differenza degli altri fisici, "la scienza la portava dentro"».

Che significa che portava dentro la scienza?
«Chi porta dentro la scienza? Le persone affette dalla sindrome di Asperger, che hanno straordinarie capacità con i numeri, le note e la memoria. Simmetricamente, c' è qualcosa di crudele nella maniera in cui il mondo che li circonda vive le loro eccentricità.

Ettore era un tipo particolare e aveva un atteggiamento diverso dai comuni mortali. In qualunque incontro di società cui era obbligato - comunioni, battesimi, matrimoni, ricorrenze familiari o di lavoro - non parlava, si isolava o si metteva spalle al muro e stava fermo lì.
roncoroniRONCORONI
Se interrogato, non rispondeva o lo faceva in maniera molto laconica per far desistere l' interlocutore. Era misogino, solitario. Mi sono chiesto, alla luce di queste stranezze, da cosa fosse affetto. Mi sono documentato, arrivando alla conclusione che la sindrome di Asperger fosse la chiave per spiegare la sua complessa personalità».

TRASCINATO DA FERMI
Quale episodio l' ha più colpita nell' odissea del suo parente?
«Quando i colleghi d' ingegneria cercano di far passare Ettore alla facoltà di fisica, presentandolo a Fermi. Devono quasi trascinarlo. Il futuro padre della bomba atomica era solito tenere un seminario pomeridiano di altissimo livello per saggiare le capacità specifiche e selezionare gli aspiranti. Quel giorno Fermi spiega il suo studio sulle statistiche dell' atomo, dette di Bose-Fermi, che gli sono costate settimana di studi e ricerche.

Ci sono vari allievi e professori, che saranno testimoni di questo incontro. Fermi termina la serata discutendo i dati della sua tabella. Ettore ascolta, fa un paio di domande che non colpiscono nessuno e consulta con un rapido sguardo la tabella finale che Fermi fa circolare. Il giorno dopo si ripresenta in istituto e qui i suoi modi di agire sono tipici del soggetto Asperger.
majoranaMAJORANA

Senza alcun rispetto dell' autorità e delle buone maniere di educazione, non si fa annunciare dall' usciere, bussa alla porta dell' ufficio di Fermi e la apre. Dentro la stanza c' è Fermi con Emilio Segrè e Edoardo Amaldi. Ettore chiede: "Professore, mi fa vedere la tabella che mi ha mostrato ieri?". Fermi gliela mostra, Ettore la confronta con la sua, che s' è appuntato su un foglietto, e conclude: "Va bene". È lui che fa l' esame a Fermi! Era la seconda volta che lo vedeva, doveva diventare suo allievo».

RIFIUTO DELL' AUTORITà
Comportamento anomalo.
einstein, enrico fermi e la bomba atomicaEINSTEIN, ENRICO FERMI E LA BOMBA ATOMICA
«Questo episodio non lascia dubbi sulla personalità di Ettore, denota in lui la coscienza delle proprie capacità, che non gli fa rispettare alcun' altra autorità che non sia quella del merito, e, nello stesso tempo, la sua timidezza e fragilità. Ettore in una sola notte ricalcola lo studio che aveva richiesto a Fermi molto tempo. Inoltre, per essere sicuro delle conclusioni, calcola il problema con due differenti procedimenti, in modo da avere un riscontro più completo del suo risultato.

Ma non spiega a Fermi i calcoli e i ragionamenti che ha seguito, si limita a dirgli: "Va bene".

Fermi, che è una persona intelligente, lo accoglie nel gruppo, ma da quel giorno sarà più guardingo nei suoi rapporti con lo strano ma geniale allievo Majorana. Ettore, invece, nella sua insicurezza, dovuta all' essere troppo sicuro di sé, continuerà a commettere le gaffe comportamentali tipiche degli Asperger».

i ragazzi di via panispernaI RAGAZZI DI VIA PANISPERNA
In che senso?
«I soggetti Asperger soffrono i cambiamenti di ambiente. Quando a Ettore viene assegnata fuori concorso e per meriti scientifici la cattedra di fisica teorica all' Università di Napoli, e, quindi, dovrà trasferirsi in quella città, i familiari capiscono che questo cambiamento potrebbe portare a qualcosa di grave, come poi in effetti avverrà. Una parte della famiglia Majorana criticherà l' altra parte che aveva voluto quel cambiamento, chiedendole duramente: "Perché lo avete fatto partecipare?". Ragionavano così: i soldi in famiglia ci sono, perché distogliere un tipo problematico come Ettore costringendolo a confrontarsi con il mondo del lavoro?

Secondo loro, avrebbe dovuto dedicarsi ai suoi studi. Ma non solo a quelli teorici, puri, assoluti, perché in famiglia erano tutti genialoidi e, per questo, portati a ottenere un rientro concreto dai loro investimenti umani, sotto forma di brevetti. Ci furono grandi litigi a tal proposito di Ettore con i fratelli, con il padre e con lo zio Quirino».

Lei interpreta alla luce della sindrome di Asperger anche una circostanza su cui si è molto dibattuto, e cioè che nello stesso giorno in cui scomparve Majorana consegnò a una sua allieva dei documenti.
«Non si capisce perché incontra questa signorina. Era l' unica allieva che stava lì quel giorno o ce n' erano altre? Cosa contenevano quelle carte? La mia interpretazione dell' episodio è più lineare di quelle che circolano. Ettore, che aveva già deciso da tempo di abbandonare l' insegnamento, il giorno della sua partenza consegna all' unica allieva presente in Istituto le dispense di tutte le lezioni, quelle fatte e quelle che avrebbe dovuto tenere.

MAJORANAMAJORANA
Queste sono caratteristiche tipiche dei soggetti Asperger: quando dicono che faranno una cosa, la fanno, a qualunque costo. Hanno una dirittura morale rigidissima. La studentessa che riceve le carte, facendone un uso deprecabile, anche nelle sue dichiarazioni ufficiali non avrà mai l' intelligenza di dire se quel giorno lei era la sola studentessa di Majorana presente in istituto. E come corollario e spiegazione di questa consegna, dal momento che notoriamente era la più bella del corso, in quelle dichiarazioni suggerisce l' interpretazione che il professore fosse innamorato di lei. Ma lui non poteva esserlo...».

L' ALLIEVA INNAMORATA
Perché non poteva essere innamorato di quell' allieva?
«Perché Ettore era un omosessuale represso, infelice, contrastato dalla famiglia, sopportato malamente dagli amici. Non ho ancora pubblicato un' illuminante testimonianza con le opinioni dello zio Quirino, anche lui celebre fisico, nei confronti dei diversi. Io ho sempre saputo della sua omosessualità, come lo sapevano tutti i miei parenti. Ho preso il coraggio a quattro mani per rivelarlo dopo tanto tempo perché è una causa sufficiente per spiegare diversamente tutto il caso Majorana. Occorre precisare che l' omosessualità non è la sola causa del suo allontanamento, ma certo quella che spiega da sola e meglio l' atteggiamento che tutta la famiglia Majorana ha tenuto durante le ricerche e nel periodo dell' oblio. Non hanno gradito la mia sortita non perché sia infondata, ma perché ho "messo troppa luce sulla famiglia"».
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FERITA ALLA COSCIA

L' omosessualità era così rilevante da influire nella direzione impressa alle ricerche?
«Ettore è stato ricercato come tale. Nel bollettino delle ricerche delle persone scomparse ci sono cinque avvisi: la famiglia promette 30.000 lire, una cifra enorme per l' epoca, a chi avesse fornito notizie utili per il ritrovamento, e comunica che lo scomparso ha una lunga cicatrice sul dorso di una mano: neanche la polizia specifica se sia la destra o la sinistra. In un successivo avviso viene rivelato che ha anche una ferita sulla coscia, suturata con circa 40 punti chirurgici. D' accordo una cicatrice sulla mano, visibile da chiunque, ma una cicatrice sulla coscia...

All' epoca le cosce non si vedevano neanche al mare perché si usavano i costumi lunghi.
Dove lo cerca la polizia fornendo quell' indicazione? Solamente in campo omosessuale e in campo medico. Le due cicatrici risalivano a un incidente d' auto del 1926».

SENISE ERA GAY Come si mosse la famiglia per ritrovare il parente inghiottito dal nulla?
majoranaMAJORANA
«Quando mio nonno Oliviero Saverio Nicci, consigliere di Stato, denuncia la sparizione di Ettore, ha due possibilità: recarsi dal capo della polizia fascista, Arturo Bocchini o dal suo vice, Carmine Senise, perché era amico di entrambi. Ma Bocchini era un donnaiolo e Senise, invece, un notorio ma discreto gay, compagno di vita di Leopoldo Zurlo, capo della censura cinematografica e teatrale. I due vivevano insieme a Roma, in un appartamento vicino a Santa Croce in Gerusalemme. Lo sapevano tutti, da Bocchini a Mussolini, fino a mio nonno. Il quale, sovvertendo le gerarchie, decide di rivolgersi a Senise, da cui si aspettava un' attenzione e una sensibilità maggiore nel disporre le ricerche».

Stando alle sue ricostruzioni, le ricerche ebbero successo.
«Ci sono delle tracce di Ettore a Perdifumo, nel Cilento. Qui il professor Antonio Carrelli, direttore dell' Istituto di fisica di Napoli, aveva una garçonnière, me lo ha confidato suo figlio maggiore. Ettore vi trovò rifugio e ospitalità».

Quindi avrebbe rivisto il professor Carrelli.
«Mio nonno, come consigliere di Stato, spesso presiedeva commissioni per concorsi in pubbliche amministrazioni. Ha tenuto dei diari dal 1895 fino alla morte, avvenuta nel 1955, diari che io ho letto.

Nel luglio del 1938, a pochi mesi dalla scomparsa di Ettore, è presidente della commissione per un posto come fisico sperimentale all' Istituto di sanità pubblica. Nella commissione c' è il professor Carrelli, direttore dell' Istituto di fisica di Ettore. Da quello che ho saputo da suo figlio Mario, mio nonno prende da parte Carrelli e lo sottopone a un interrogatorio.
lettera majoranaLETTERA MAJORANA

Da questo colloquio l' aspetto nuovo, che sembrava un' eresia, è che Ettore sia effettivamente tornato a Napoli da Carrelli. Come aveva scritto nelle ultime righe della sua lettera a Carrelli, prima della scomparsa: "Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli". Dunque si è ripresentato a Carrelli, come si apprende dalla testimonianza di quest' ultimo a mio nonno e come Ettore aveva scritto di essere disposto a fare. Sono sicuro che l' ha fatto, come avrebbe fatto un soggetto Asperger».

E i familiari potrebbero poi averlo rintracciato nel Cilento, seguendo la pista Carrelli?
«A Perdifumo soggiornarono per un mese i due fratelli di Ettore, Luciano e Salvatore, insieme a un fattore di Monte Porzio Catone. Li raggiunse anche mio padre, che lavorava come architetto per conto del Vaticano alla ricostruzione delle diocesi calabresi, e quindi passava spesso di lì. Perché fermarsi per un mese in un paesino del Cilento se non avessero ritrovato Ettore? È documentato che Roma inviò alcune squadre di cani poliziotto, con cui si fecero delle vere e proprie battute di caccia all' uomo coordinate da Arturo Bocchini in persona, che si era recato sul posto, probabilmente perché avrebbe voluto fregiarsi con Mussolini del ritrovamento dello scienziato.
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Questo accadeva nel luglio-agosto del 1938.
Mio padre negli anni Settanta mi confessò che lo avevano ritrovato, ma siccome era una persona corretta, riservata, ligio alla consegna del silenzio, non volle dirmi nient' altro e non scese in particolari».

«IO NON TORNO»
I fratelli l' avrebbero ritrovato e Ettore avrebbe detto loro: «Io non torno». Lo ha riferito lei in un libro.
«In uno scritto che ho ritrovato e pubblicato, Giuseppe, lo zio di Ettore, il capofamiglia, quasi confessa la verità. Invece di dire: "Ettore scrive: la decisione è inevitabile", si esprime così: "Ettore dice: la decisione è irrevocabile". Di qui il titolo del mio libro: Ettore Majorana, lo scomparso e la decisione irrevocabile. A chi lo dice? Lo dice a chi gli chiede di tornare a casa. Ai suoi familiari».
NON MORì IN VENEZUELA
Ma Ettore Majorana sarebbe comunque morto di lì a poco, secondo lei, e non nel 1959 in Venezuela, come s' è ipotizzato.
«Morì prima del settembre 1939».

Da quali elementi lo ha dedotto?
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«Da una serie di notizie e informazioni. Alcune provengono dalla famiglia e sono vincolato a non rivelarle. Lo si intuisce comunque dal fatto che la polizia smette di cercarlo in data 22 aprile 1939 e che con decreto del 6 dicembre 1938 del ministro dell' Educazione Nazionale gli viene cancellata la cattedra, dichiarandolo "dimissionario". Ancor più probante la lettera del 22 settembre 1939, che conservo dal 1964, scritta dal gesuita padre Ettore Caselli al fratello di Ettore, Salvatore, il quale vuole istituire una borsa di studio per l' educazione di un missionario intitolata a Majorana.
Nella lettera padre Caselli con riferimento a Ettore scrive "il compianto" e "il caro estinto".
Ho fatto anche delle ricerche per accertare se la famiglia Majorana fosse tra quelle che hanno comprato un biglietto di sola andata per il Sudamerica per liberarsi del proprio congiunto omosessuale. Finora nulla è risultato».

PROGETTO DI LOS ALAMOS
Quindi secondo lei Majorana non lasciò mai l' Italia?
«So che non morì di morte naturale. Penso a un quadro spionistico internazionale.
Credo ci sia un rapporto tra chi sta cercando di spostare cronologicamente il più avanti possibile la morte di Ettore rispetto al 1939, quando avvenne. A chi conveniva allora la neutralità di Ettore? Nel 1939 americani e inglesi erano i nostri nemici.

Gli americani, più degli inglesi, erano i soli in grado di risolvere il problema della bomba atomica. Ma s' erano fermati allo stadio del reclutamento di molti dei nostri, come Fermi e Segrè. Fermi chiese più volte al suo ex collega Franco Rasetti di collaborare al progetto di Los Alamos. Fecero lo stesso tentativo anche con Ettore Majorana? È intrigante e terribile pensare a Ettore vittima innocente del fuoco "amico" dei reclutatori».

A questo caso lei ha dedicato quasi tutta la sua vita.
ETTORE MAJORANAETTORE MAJORANA
«Praticamente sì, non a tempo pieno, ma non perdendolo mai di vista. Ettore è scomparso due anni prima che io nascessi. Mi sono da subito interessato a lui perché all' età di 3 anni, mentre eravamo sfollati insieme ai Majorana a Monte Porzio Catone, conobbi la zia Dorina Corso, la madre di Ettore, che sarebbe morta nel 1965. Donna invecchiata male, con i baffi, le grosse sopracciglia, gli occhi scuri penetranti e una voce roca e forte. La prima volta che la vidi mi fece paura, malgrado fosse molto affettuosa e gentile.

Qualcuno, vedendo il mio turbamento, mi spiegò che la zia era così perché "aveva perduto un figlio che era scomparso", due participi passati che erano sinonimi di morte, come poi tanti anni dopo scoprii nella lettera del padre Caselli. Da quel giorno la mia strada era segnata. Nel 1962 ho rimesso a posto le carte dello zio Quirino, il fisico morto nel 1957 nella sua casa di Rieti, dove stavano affluendo da tutte le sue residenze. E non ho più smesso di occuparmi del caso».

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