9 dicembre forconi: 02/25/18

domenica 25 febbraio 2018

IN LISTA PAOLO ROMANI, CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA A 1 ANNO E 4 MESI PER PECULATO

CI SARANNO ALTRI CONDANNATI COME BOSSI, SCILIPOTI, FORMIGONI 

Milena Gabanelli e Andrea Marinelli per il “Corriere della Sera”

GABANELLIGABANELLI
La legge Severino, del 6 dicembre 2012, stabilisce chi si può candidare in Parlamento, Regioni, Enti locali, e chi no. Non possono essere candidati alla carica di deputato e senatore i condannati in via definitiva a più di due anni di reclusione. A livello locale, invece, basta una condanna in primo grado.

E così, nel rispetto della legge, oggi troviamo: Paolo Romani, che nel 2012 da assessore all'Urbanistica del Comune di Monza aveva in dotazione un cellulare al quale rispondeva la figlia. In due bimestri la ragazza spese 9.811,63 euro che Romani, una volta scoperto dal Giornale di Monza, ha risarcito. Condannato in via definitiva per peculato a 1 anno e 4 mesi, oggi l'ex ministro dello Sviluppo è capolista al Senato per Forza Italia.

SCILIPOTI E IL MANIFESTO SULLA MORTE DELLA DEMOCRAZIASCILIPOTI E IL MANIFESTO SULLA MORTE DELLA DEMOCRAZIA
Sempre in via definitiva è stato condannato Domenico Scilipoti: aveva prodotto documenti falsi per non pagare un debito. È stato obbligato a risarcirlo. Oggi è candidato al Senato con Forza Italia. Salvatore Sciascia: condannato in via definitiva nel 2001 a 2 anni e 6 mesi per una storia di tangenti pagate dalla Fininvest alla Guardia di Finanza. Riabilitato dal Tribunale di Milano nel 2005, è stato eletto nel 2008 e nel 2013 al Senato, dove oggi è nuovamente candidato con Forza Italia.

roberto formigoni (1)ROBERTO FORMIGONI 
Sei sono invece le condanne non definitive: Umberto Bossi, condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi per aver usato i rimborsi elettorali della Lega «per coprire spese di esclusivo interesse personale», scrive il Tribunale. Oggi è candidato al Senato con la Lega. L' ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, condannato in primo grado a 6 anni di reclusione e interdetto dai pubblici uffici per corruzione: si faceva pagare viaggi e vacanze in cambio garantiva rimborsi al San Raffaele e alla Fondazione Maugeri. Oggi è candidato al Senato con Noi con l'Italia.
UGO CAPPELLACCIUGO CAPPELLACCI

L'ex governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi per la bancarotta della Sept Italia. Come consigliere delegato, avrebbe avallato l' acquisto di una società del sindaco di Carloforte Marco Simeone, principale imputato del processo. Oggi è capolista alla Camera per Forza Italia.

L'imprenditore delle cliniche Antonio Angelucci, condannato lo scorso anno in primo grado a 1 anno e 4 mesi per falso e tentata truffa: cercò di ottenere fondi all'editoria per i quotidiani di sua proprietà, e oggi è candidato per la terza volta alla Camera con Forza Italia. Urania Papatheu, capolista di Forza Italia al Senato, condannata in primo grado a un anno e 6 mesi per aver usato a fini personali la carta di credito dell' Ente Fiera di Messina.
Paolo RomaniPAOLO ROMANI

Michele Iorio, che, dopo la condanna in secondo grado a 6 mesi di reclusione e a 1 anno di interdizione dai pubblici uffici per abuso d' ufficio, è decaduto il 25 gennaio come consigliere regionale del Molise, ma due giorni dopo è stato candidato al Senato nella stessa regione con Noi con l'Italia.

Nessuno di loro è incandidabile secondo i parametri della legge Severino, ma - essendo i partiti, e non gli elettori, a scegliere chi andrà in Parlamento - era necessario metterli in lista per le elezioni del 4 marzo? Se saranno eletti si troveranno a gestire la vita di un Paese che - purtroppo - ha già scarsa fiducia nelle istituzioni. È utile chiedersi: vale più il diritto del singolo, oppure l'istituzione che quel singolo rappresenta, e sulla quale non devono mai cadere ombre?

umberto bossiUMBERTO BOSSI
Queste sono decisioni che rientrano nella sfera dell' etica personale e del senso di responsabilità dei partiti, e che non possono essere regolamentate per legge. Ne diedero prova, dimettendosi, i ministri Maurizio Lupi e Federica Guidi. Quel più alto «senso dello Stato», che spesso riconosciamo ad altri Paesi europei, passa anche dalla capacità di sapersi sacrificare, proprio per tutelare la reputazione dell' istituzione. Nel 2013, per esempio, il ministro dell'Istruzione tedesco Annette Schavan si è dimessa quando si è scoperto che aveva copiato la tesi di dottorato nel 1980.

Nel 2014 il ministro della Cultura inglese Maria Miller si è dimessa per aver usato a titolo personale soldi pubblici: 5.800 sterline poi restituite. La settimana scorsa, il ministro degli Esteri olandese Halbe Zijlstra si è dimesso per aver raccontato di aver incontrato Putin 10 anni fa. Era una balla. Poi magari di bugie Zijlstra ne ha raccontate altre ma questo è un campo dove il politico italiano tendenzialmente non ha rivali.

Fonte: qui

Vergogna!

Ora però bisogna stabilire chi si deve vergognare. Andiamo per ordine.

Sicuramente quei parlamentari M5S che, avendo promesso di “restituire” una parte dello stipendio, non l’hanno fatto. Questo  per due ragioni: perché non hanno mantenuto una promessa e perché l’hanno fatto da “furbetti” (ingannando con bonifici fatti e subito dopo bloccati).

Si devono vergognare, ma solo un poco, i controllori che si accorgono che i buoi sono scappati dalla stalla solo dopo che glielo dicono col megafono. Si devono vergognare, un po’ di più, i gestori informatici preposti e chi li ha scelti, perchè un movimento che  basa tutto sul web, non può permettersi di farsi prendere in castagna su cose semplici come queste. Però le medaglie hanno sempre due facce. 

Abbiamo guardato quella del M5S, ora tocca a tutti gli altri ed è interessante, perché se Matteo fiorentino  carica a testa bassa e continua a spare le sue panzane, Matteo lombardo non fa una piega e rilancia con altrettante "bufale". Silvio è ormai cotto e bollito, più da ospizio che altro; La Meloni sta litigando con le sue deficienze culturali (egizi). 
E allora perché tutto questo clamore?  E allora?  

In un mondo di professionisti e di spettatori reali (che vivono una vita reale) le informazioni vengono valutate, pubblicate intere e col giusto peso e non per senso di verità innata, no, solo per non perdere pubblico con bufale e titoli sparati per l’emozione. Da noi di siffatti professionisti non ce ne sono molti e quei pochi tenuti, di solito , di riserva o su canali (cartacei o TV) di scarsa diffusione.

C’è allora un qualche grande vecchio che manovra il tutto? Sì: il pubblico. 

Perché il giornalista deve campare e allora se le notizie reali e leali non interessano a nessuno, allora si trasforma, molte volte, in un ruffiano che propone le puttanate che hanno mercato.

In quale paese un giornalista può avere un contratto da uomo di spettacolo? In quale paese signore di più che mezza età  si vestono come ventenni allupate e intervistano assassini (presunti), tronisti, attori e politici nello stesso modo? 

Servizio al paese o marchette? Tutti e due, nel senso che servizio  e marchetta possono essere sinonimi. 

E allora la vera vergogna è quella di chi per decidersi, non ragiona su torti o ragioni, non su vantaggi o svantaggi, non su quanto di buono o cattivo è stato fatto. No, solo sulle pulsioni del basso ventre e quindi sul libidinoso se non sul lubrico.  

Quindi se la piantiamo di comportarci come giovani segaioli o vecchi guardoni, avremo un’informazione migliore. Perché se ce la daranno bene, sennò non faremo parte del loro pubblico e senza pubblico muoiono. 

Quindi miei cari o ci diamo una regolata e la piantiamo di seguire pruriti e cerchiamo invece di usare quelle quattro sinapsi che non sono ancora fulminate o il mondo per noi sarà pieno di topolini partoriti dalle montagne e e noi dietro a loro, a seguiremo uno dei tanti pifferai che passano, prima ci ruberanno i soldi e poi la vita.


Allarme Codacons su vendita diamanti come bene rifugio

Alcuni investitori valdostani, dei così detti beni rifugio, hanno portato alla nostra attenzione, il rifiuto della banca collocatrice alla vendita dei beni in gestione adducendo ad una temporanea sospensione per completare la valutazione. E' quanto si legge in una nota diffusa da Codacons VdA che ricorda l’intervento della procura di Milano per presunta truffa.
Secondo Codacons VdA anche la Consob, nel febbraio del 2017, ha precisato che “i diamanti non sono un bene-rifugio come l’oro e l’acquisto richiede la massima cautela trattandosi di investimenti che possono presentare rischi non immediatamente percepibili”.
Successivamente - si legge nella nota Codacons - è intervenuta l’Antitrust multando per ben 15,35 milioni le società Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment coinvolgendo di fatto gli istituti bancari “venditori”.
Il caso è nazionale e il Codacons Valle d’Aosta in collaborazione con la sede nazionale assiste i soci nella controversia con gli istituti coinvolti alfine della restituzione dell’investimento e il risarcimento dei danni.
L'associazione di consumatori invita "tutti coloro che sono incappati in tale inconveniente ed avere avuto un rifiuto da parte della Banca venditrice alla smobilizzo dell’investimento, di contattare lo sportello Codacons Valle d’Aosta allo 0165238126 per un appuntamento, e, se richiesto l’adesione alla procedura di messa in mora dell’istituto coinvolto".

Fonte: qui

Diamanti: ecco il modulo di reclamo da inviare alle banche

Diamanti Idb e Dpi: il modulo di reclamo da inviare anche alle banche

Diamanti Idb e Dpi: il modulo di reclamo da inviare anche alle banche
Pubblichiamo il testo dei reclami da inviare alla Intermarket Diamond Business o alla Diamond Private Investment assieme alla banca che ha presentato loro il cliente.
Abbiamo predisposto tre moduli, ciascuno per Banca Mps, Banco Bpm ed Unicredit. Il testo è completo di indirizzo per la spedizione delle raccomandate o della email certificata. Occorre solo aggiungere l’importo, le coordinate IBAN del proprio conto corrente e, in fondo, i dati del cliente. (1)
Intesa Sanpaolo sta risarcendo i clienti che vanno in agenzia a protestare, pertanto non dovrebbe esserci bisogno di presentare un reclamo (2).
A quel punto, anche basandosi sull’esito dei ricorsi, si valuteranno le mosse opportune. Nel mentre, le banche subiranno la forte pressione dovuta alla decisione di Intesa Sanpaolo di risarcire chi reclama. Ancora, come già scritto i clienti dispongono di un’importante arma, vale a dire la concorrenza: una (presunta) grande banca non può affermare che non era a conoscenza del reale valore dei diamanti e di come lavorasse un suo partner commerciale.

Se davvero fosse, vorrebbe dire che per i clienti è assai meglio non avere mai più a che fare con la (presunta) grande banca per alcun motivo.
Bisogna prestare attenzione al fatto che l’Arbitro Bancario Finanziario e l’Arbitro per le Controversie Finanziarie non sono competenti in materia. Non si tratta infatti di contratti bancari e nemmeno di contratti relativi a servizi di investimento. Sebbene è lampante che conoscessero alla perfezione le modalità di vendita, dal punto di vista formale le banche hanno agito soltanto come segnalatori di potenziali clienti per l’investimento in diamanti. Ciò esclude la competenza di Abf e Acf.
Gli utenti che lo desiderano, possono affidarci il compito di preparare e spedire il reclamo per loro conto.
Alla stessa maniera è possibile inviarci la documentazione per poter preparare le prossime mosse che si renderanno necessarie.

Gli interessati possono scrivere a investire@aduc.it o andare in uno dei nostri uffici: https://sosonline.aduc.it/info/consedi.php
(1) Unicredit
Bpm
MPS
Anna D’Antuono, Avvocato, consulente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC

Diamanti, storture di un mercato pericoloso per i risparmiatori

L'Antitrust multa società e banche per vendite «ingannevoli». Dall'assenza di un fixing ai problemi relativi a quotazione e volatilità: ecco perché investire in queste pietre è un affare rischioso.

Il 17 ottobre 2016 un funzionario di Intesa Sanpaolo scrive a Diamond Private Investment, società che svolge commercio di diamanti. Sa che quella sera andrà in onda una puntata di Report(30/10/2017) dal titolo «Occhio al portafoglio». 



Il funzionario certamente prevede che dal giorno dopo i clienti della banca cominceranno a chiedergli spiegazioni. Domanda per questo se sia prevista una smentita «o qualcosa che possa aiutarci nei confronti dei clienti a cui (è stato) proposto il diamante o peggio ancora già venduto». La citazione testuale viene da un provvedimento preso dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), uno dei due arrivati a conclusione di altrettante istruttorie che hanno condotto a multare due imprese venditrici di prodotti finanziari e quattro banche per quasi 15 milioni di euro. L'Autorità ha diffuso i testi dei provvedimenti lo scorso 30 ottobre. Le imprese si chiamano Diamond Private Investment (Dpi) e Intermarket Diamond Business (Idb). Le banche sono Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Banco Bpm. A segnalare l'associazione Altroconsumo.

UN VERO MERCATO NON C'È. La multa è per aver venduto con modalità «gravemente ingannevoli e omissive» un prodotto, i diamanti da investimento. L'istruttoria è partita nel gennaio del 2017, tre mesi dopo la puntata di Report, in cui si parlava degli investimenti in diamanti venduti da Dpi e Idb attraverso gli sportelli di Intesa Sanpaolo e delle altre grandi banche italiane. Il funzionario che scriveva la mail sapeva che in quello speciale sarebbe emerso un dato di fatto: il valore dei diamanti posseduti dalle migliaia di investitori italiani che avevano deciso di seguire i consigli di Dpi e delle altre società non era quello che era stato loro detto. Qualcuno aveva portato il diamante da un gioielliere e aveva scoperto che una pietra pagata 7 mila euro ne valeva meno di 3 mila. Non a caso, dal giorno seguente la puntata di Report aumentava il numero dei clienti che chiedevano di uscire dall'investimento e cominciava a diminuire il numero di coloro che sceglievano di entrarci. Cosa facevano queste società e banche? Presentavano ai clienti un investimento vendendo diamanti a un prezzo come se questo fosse frutto di una quotazione di mercato, e di un mercato che cresceva sempre. Solo che un vero e proprio mercato – almeno nel senso dei prodotti finanziari – sui diamanti non c'è.

LA PRATICA DEL RICOLLOCAMENTO. Per i diamanti non c'è un fixing, non c'è una Borsa come per l'oro o per il platino. Ci sono degli indici di riferimento riconosciuti. Uno di questi è il Rapaport Price List, «un benchmark internazionale», come scrive l’Autorità, per il prezzo all’ingrosso dei diamanti. Altro indice è l’Idex, International Diamond Exchange, che pubblica ogni mese un suo benchmark per i prezzi al dettaglio. Ma ai clienti Idb e Dpi non presentavano né l'uno né l'altro. Ne presentavano, come vedremo, uno fatto in casa. Inoltre prospettavano la possibilità di liquidare l’investimento con grande facilità, entro 30 giorni. Senza perderci. Di fatto però l’unico canale per poter rivendere un diamante è chiedere a chi lo ha venduto di “ricollocarlo” sperando ci sia qualcuno che lo compri. L'impresa si impegna a ricollocarlo ma non è detto che ci riesca. Dpi e Idb hanno spiegato nel corso dell'istruttoria che finora è andata bene: la percentuale di rivendite è stata di circa il 10%, e sono sempre andate a buon fine, alla “quotazione” indicata, hanno affermato. Ma quale quotazione? Su quel sito si scoprirebbe anche che «i prezzi dei diamanti non sono affatto privi di volatilità», come afferma la Consob in uno studio citato dal provvedimento.

E proprio qui si apre un altro tema: la quotazione di cui parlano Dpi e Idb altro non rappresenta altro che i loro prezzi di vendita dei diamanti stessi, pubblicati sul Sole 24 Ore come inserzioni pubblicitarie dalle imprese in questione. In questo senso, i valori del bene-investimento sono di certo molto trasparenti e oggettivi ma rappresentano una realtà non veritiera. Quei prezzi salgono e saliranno sempre fino a che ci saranno investitori disposti a comprare. Per questo sono - a giudizio dell'Agcm – ingannevoli. Si tratta del prezzo del diamante sommato al prezzo di tutti i servizi che la società di intermediazione propone: dall'eticità del prodotto, che si garantisce non provenire da Paesi in guerra o dove sia stato sfruttato il lavoro minorile, alla garanzia di ricollocamento, alla commissione da pagare all'intermediario e alla banca. In pratica, il valore del diamante è più o meno la metà del prezzo pagato.

IL RUOLO CENTRALE DELLE BANCHE. Per questo, come ammettono le stesse imprese sanzionate, lo scostamento tra il valore di mercato della pietra acquistata e il prezzo corrisposto al suo acquisto presuppongono che la pietra si possa rivendere solo nel “mercato chiuso” del cosiddetto “ricollocamento”. E in questo caso si riprendono almeno i soldi investiti? No, secondo i dati forniti dalle imprese in questione alla Agcm. Chi ha disinvestito entro i primi tre anni ha perso soldi. Chi ha “ricollocato” entro cinque anni è andato in pari. Solo gli altri hanno guadagnato. Quanto alle banche, sanzionate con multe più salate anche in ragione della loro dimensione, l'Autorità ha sottolineato con forza il «ruolo centrale svolto dagli operatori degli istituti di credito» nella vendita degli investimenti in diamanti. Proponevano il prodotto ai clienti, li aiutavano a compilare i moduli, gestivano le comunicazioni con le imprese, organizzavano in banca gli incontri coi promotori dell'investimento, fino alla consegna della pietra, a meno che il cliente non preferisse riceverla a casa. Insomma: anche se oggi le banche vendono pure tablet e biciclette, è certo che il cliente «fosse persuaso del fatto che l’operazione nel suo complesso e le informazioni rese sull’investimento fossero verificate» e quindi «garantite» dalla banca.
LE PROMESSE DELLE IMPRESE. Banche e imprese hanno avuto uno sconto di 100 mila euro in considerazione della promessa di offrire in futuro informazioni più chiare ai loro clienti. Dpi ha anche aperto con Codacons e Movimento Difesa del Cittadino un «tavolo di confronto per sviluppare progetti a favore dei consumatori interessati a forme per mettere al riparo parte dei propri risparmi» e alla presentazione di un «codice etico». Idb ha giudicato «inficiata da gravi errori» la delibera dell'Agcm, e annunciato un ricorso al Tar ma nel frattempo, «al fine di inquadrare la ripresa dell’operatività in un mercato più trasparente, efficiente e risanato», ha spiegato pure di partecipare «attivamente al tavolo di lavoro promosso da Codacons e Movimento Difesa del Cittadino per concordare le best practice del settore, con l’obiettivo, condiviso, che la ripresa del mercato avvenga quanto prima e nel pieno interesse dei consumatori».

Fonte: qui

L'indice dei prezzi al dettaglio degli ultimi tre anni.


I RUSSI INVIANO IN SIRIA ANCHE I NUOVI AEREI INVISIBILI

BOMBARDAMENTI QUOTIDIANI FRA SIRIANI (FILO ASSAD) E TURCHI AL CONFINE 

LA SPARTIZIONE FRA PUTIN, IRAN E TURCHIA NON REGGE 

I CURDI SPACCANO LE INTESE E ERDOGAN SI SCATENA

Da Ansa

La Russia ha dislocato nella sua base siriana di Khmeimim due caccia SU-57 di quinta generazione (ovvero con tecnologia stealth). E' la prima volta che questi aerei vengono utilizzati attivamente. Lo riporta Meduza che cita a sua volta il blogger Wael Al Hussaini, che ha pubblicato su Twitter un video con i due velivoli. I jet SU-57 sono 'il gioiello della corona' dell'aviazione russa. Mosca avrebbe inoltre inviato 4 jet SU-35, 4 SU-25 e 1 aereo da ricognizione A-50U. Il ministero della Difesa non ha commentato.
Su 57SU 57

E' di una decina di morti il bilancio di nuovi raid aerei governativi sulla Ghuta orientale, l'area a est di Damasco assediata dalle truppe lealiste e controllata da gruppi anti-governative. Lo riferiscono fonti mediche, citate dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani, secondo cui i bombardamenti più intensi proseguono nella parte sud della Ghuta, in particolare a Kfar Batna, dove si registrano le prime vittime di stamani.

Ieri, un mese esatto dopo l'inizio dell'offensiva turca su Afrin, nel nord della Siria, milizie fedeli al Governo di Damasco sono entrate nell'enclave per cercare di dare man forte alle unità curde, portando a livelli di guardia le tensioni tra Ankara e Damasco. L'artiglieria turca ha immediatamente risposto, costringendo le milizie filo-Assad a ritirarsi di una decina di chilometri, secondo l'agenzia turca Anadolu.

GHUTA SIRIAGHUTA SIRIA
Alle porte di Damasco, intanto, si è consumata una delle peggiori tragedie dei sette anni di conflitto civile. Quasi 250 civili, di cui 57 bambini o adolescenti, sono stati uccisi a partire da domenica dai bombardamenti governativi con artiglieria, aerei ed elicotteri sulla regione della Ghuta orientale, controllata da una congerie di gruppi ribelli e fondamentalisti. Questi ultimi hanno risposto facendo piovere razzi e obici di mortaio su alcuni quartieri della capitale, dove almeno 8 civili, di cui 3 bambini, sono stati uccisi e 15 feriti.

La situazione nella regione della Ghuta orientale, in Siria, va "oltre l'immaginazione", ha detto alla Bbc il coordinatore umanitario regionale delle Nazioni Unite, Panos Moumtzis, alla luce degli ultimi tre giorni di bombardamenti da parte delle forze governative.

GHUTA SIRIA 1GHUTA SIRIA 
La sconfitta militare dello 'Stato islamico' non ha messo fine alla guerra in Siria, cominciata ben prima dell'avvento dell'Isis nel 2013, e destinata a continuare a lungo mentre le cellule jihadiste si riorganizzano in clandestinità in aree "liberate", controllate da un mosaico di eserciti regolari, milizie, signori della guerra siriani e stranieri. Nella Siria dilaniata dalla guerra si combattono due conflitti principali: uno a ovest, dove la Russia, l'Iran, la Turchia e la Giordania si stanno spartendo i territori che vanno dall'estremo sud al confine col regno hascemita, all'estremo nord alla frontiera turca; e uno a est, lungo la valle dell'Eufrate, nella parte più ricca dal punto di vista energetico, dove gli Stati Uniti sostengono il Pkk curdo per arginare l'avanzata russo-iraniana verso l'Iraq.

Negli accordi siglati ad Astana, in Kazakhstan, la Russia ha raggiunto l'anno scorso con Turchia e Iran un'intesa - detto di "de-escalation" - in cui i tre Paesi stabiliscono delle linee di demarcazione tra le rispettive aree di influenza: alla Turchia il nord-ovest, anche se c'è da sciogliere il nodo dell'enclave curda di Afrin e del distretto di Manbij, conquistato dai curdi ma rivendicato da popolazioni arabe.
putin erdogan rouhaniPUTIN ERDOGAN ROUHANI

Alla Russia la zona costiera, con le importanti basi militari, aeree e marittime sul Mediterraneo, e ampie zone della Siria centrale e dell'area di Damasco. All'Iran la zona attorno al Libano, dove opera la milizia filo-iraniana Hezbollah, presente in Siria da anni, e vaste aree a ridosso delle Alture del Golan, controllate da Israele ma rivendicate dalla Siria. Lungo questo asse, rimangono delle sacche di oppositori armati ormai quasi del tutto controllati da attori esterni: dalla Turchia nel nord-ovest, dalla Giordania nel sud, dal Qatar e dall'Arabia Saudita nel nord e nel centro del paese.

putin erdoganPUTIN ERDOGAN
Nell'est e nel nord-est, l'ala siriana del Pkk, appoggiata dalla Coalizione a guida Usa e che al suo interno ha coinvolto milizie di altre comunità, si è allargata a zone non curde ma miste o del tutto arabizzate, come Raqqa, ex capitale dell'Isis in Siria, e la riva orientale del distretto di Dayr az Zor, tradizionalmente feudo di tribù sunnite legate a quelle della vicina regione irachena di Anbar, da 15 anni culla del qaidismo e del jihadismo.

Fonte: qui

3MILA EURO PER COMPRARSI IL DIPLOMA DI INSEGNANTE: IN CALABRIA FALSIFICATI UN CENTINAIO DI ATTESTATI CHE HANNO PERMESSO A FINTI DOCENTI DI INSEGNARE, SENZA AVERNE TITOLO

CLAUDIA OSMETTI per Libero Quotidiano

scuolaSCUOLA
Quando, nei giorni scorsi, i carabinieri di Cosenza hanno fatto irruzione in una copisteria, hanno trovato un numero sterminato di rotoli di pergamena ammassati in un angolo. Sopra avevano il bollo del ministero dell' Istruzione, minuziosamente riprodotto e (manco a dirlo) illegalmente contraffatto. Su una delle scrivanie erano ancora accesi i computer collegati alle stampanti a colori, il toner era in funzione e il frusciare di carte continuo. Lì, nella periferia della città calabrese, si stampavano falsi diplomi magistrali. A vagonate, tra l' altro.

scuolaSCUOLA
Sono almeno cento quelli accertati dalle forze dell' ordine, ma l' inchiesta (iniziata nell' autunno del 2016 e tuttora in corso) rischia di scoperchiare un giro molto più grande. Fatto di insegnanti mai abilitati che si abilitavano da soli, pagando fino a 3mila euro per un timbro fasullo e gabbando, con un unico colpo, istituti, genitori e alunni.

Quei documenti contraffatti venivano infatti consegnati all' Ufficio scolastico provinciale, magari direttamente alla segreteria del circolo didattico prescelto, e chi sorrideva allo sportello mostrando buste e dichiarazioni entrava nelle graduatorie nazionali. Per finire in cattedra dove lo portava il destino, abilmente beffato in precedenza.

scuolaSCUOLA
MERITI INESISTENTI Niente merito, nessuna preparazione curriculare, matricole che non tornano e punteggi inventati di sana pianta: i tanti operatori della scuola onesti, che pure ci sono, adesso si trovano alle prese con un esercito di maestri irregolari. Tra di loro c' è un po' di tutto: insegnanti di sostegno ed educatori dell' asilo, docenti delle elementari e istruttori che a conti fatti non potrebbero nemmeno entrare in una classe come bidelli, figuriamoci come professori. Nella bottega cosentina sono stati messi a punto certificati fin dal 2005: chi li ha sbandierati, nel frattempo, è passato dalle supplenze stagionali al posto fisso, alcuni (come il signore che è stato beccato dai militari a Udine) si sono perfino trasferiti al Nord pur di piazzarsi davanti alla lavagna per impartire chissà quale lezione a uno scolaretto ignaro.

Al momento in 38 sono stati raggiunti da un avviso di garanzia, un provvedimento di espulsione targato Provveditorato e una sospensione in autotutela da parte del preside di turno. Nella retata sono coinvolti tre licei magistrali per «complicità interne»: uno di questi aveva chiuso i battenti addirittura sedici anni fa, ma ha continuato a sfornare diplomi come se fosse la cosa più normale del mondo.

L' anno scorso a Chieti, in Abruzzo, era scoppiato un caso simile: una scuola abusiva aveva rilasciato, negli anni Novanta, centinaia di diplomi inutilizzabili che avevano mandato al macero (letteralmente) le successive lauree e i master di specializzazione.
Ma la Guardia di Finanza aveva fermato, già nel 2014, ventidue falsi insegnanti in provincia di Foggia che, con in tasca delle autocertificazioni vere quanto i soldi del Monopoli, avevano scalato le graduatorie per il sostegno.
fedeliFEDELI

La magistratura, in quell' occasione, aveva aperto un faldone per truffa aggravata ai danni dello Stato. Ad Avellino (in Campania) a fine 2017 gli inquirenti si erano imbattuti in un andirivieni di mazzette e false attestazioni che aveva toccato anche un rappresentate sindacale del posto.
Al di là dei processi, dei provvedimenti disciplinari e dei codici penali, a farne le spese sono sempre i piccoli che a scuola ci vanno con la cartella sulle spalle e la speranza di imparare qualcosa. Magari non a falsificare il compito in classe per avere una pagella migliore, seguendo l' esempio che danno loro i finti insegnanti in questione.

22 Febbraio 2018

Fonte: qui