9 dicembre forconi: 09/15/19

domenica 15 settembre 2019

CONFINDUSTRIA VUOLE TASSARE CHI PRELEVA TANTO DAL BANCOMAT, E DARE UN CREDITO D'IMPOSTA A CHI USA SISTEMI DI PAGAMENTO TRACCIABILI (CARTE, BANCOMAT, BONIFICI).



CON LE SCUSE PIU' INCREDIBILI, SI CERCA DI INCREMENTARE IL REDDITO DI UN SISTEMA BANCARIO FALLITO.


SCATTA LA FURIA DEI COMMERCIANTI

Alessandro Galimberti per ''Il Sole 24 Ore(controllato da Confindustria)''


bancomatBANCOMAT
Mentre il tema dell' emersione dalle cassette di sicurezza rimane di costante e cogente attualità, come a ogni cambio di governo, dal Centro studi di Confindustria arriva una proposta per modificare i comportamenti dei consumatori italiani, i più affezionati al contante in Europa.

L' approccio "disincentivante" del Centro studi è articolato in due momenti: premialità fiscale per il cliente che sceglie la moneta elettronica (o il bonifico bancario), restrizioni alla fonte per chi preleva troppo contante agli sportelli, e così le transazioni sono controllate nell' interesse esclusivo delle banche.

Per cercare di allineare l' Italia al numero medio di transazioni annuali pro capite in moneta elettronica (la media Europea è 104, Finlandia al primo posto con 300, Olanda seconda con 250, Germania terz' ultima con 52 davanti a Grecia, 50, l' Italia ultima con 48) la proposta del Centro studi di Confindustria è di creare un credito di imposta del 2% al cliente che paga con carte di credito, debito e prepagate nominative o con bonifico bancario. Il consumatore paga il prezzo pieno ma accumula un credito che verrà contabilizzato e comunicato dalla banca di appoggio della carta di pagamento. Ovviamente restano escluse le carte non nominative in quanto non associabili ad alcun codice fiscale.
contantiCONTANTI

Il beneficio per il consumatore/cliente sarebbe comunque differito al momento della dichiarazione annuale dei redditi con il riconoscimento del credito fiscale (detrazione) perché lo "sconto"(BALLA) non viene applicato al momento del pagamento.

Nel calcolo dell' impatto sulla finanza pubblica, i primi due anni avrebbero un effetto negativo - dovuto allo sconto fiscale, non del tutto neutralizzato dal gettito aggiuntivo - che si invertirebbe stabilmente però dal terzo, sulla base di un aumento standard previsto del 10% sul montante "elettronico" complessivo (+55 miliardi l' anno per 5 anni).
Il gap di finanza pubblica, per restare alla proposta di Confindustria, potrebbe essere colmato già dall' inizio con l' altra misura "disincentivante" dei liquidi, vale a dire il prelievo alla fonte sui prelievi eccessivi di contante dagli sportelli atm/bancomat.
PAGAMENTI CONTACTLESS POS BANCOMAT SMARTPHONEPAGAMENTI CONTACTLESS POS BANCOMAT SMARTPHONE

La soglia mensile, secondo il Csc, potrebbe essere fissata in 1.500 euro, oltre i quali la banca/gestore dovrebbe trattenere il 2% sulla richiesta di erogazione di contante. La soglia è individuata per esentare, di fatto, il 75% dei correntisti italiani dalla "tassa sul contante" e per penalizzare solo chi, comunque, movimentando cifre non trascurabili (e irragionevoli, secondo la corrente di pensiero contraria al contante) potrebbe determinare un gettito alla fonte di 3,4 miliardi di euro già nella prima annualità.

Consapevoli del fatto che la misura sui prelievi da applicare a ciascun conto corrente potrebbe essere elusa attraverso l' apertura di più conti, il Csc consiglia di valutare se, dal punto di vista operativo, si possa fare una misura "nominativa", aggregando più conti sui quali il correntista fraziona a scopo elusivo il montante prelevato.

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Il meccanismo di incentivo e disincentivo proposto amplia notevolmente il mercato della moneta elettronica; pertanto, secondo Confindustria, si dovrebbe ricercare un accordo con gli operatori per limitare le commissioni sulle singole transazioni, visto che auspicabilmente aumenterebbero i volumi trattati.

Quanto ai risvolti di comunicazione pubblica della proposta sulla tassazione dei prelievi, Confindustria ritiene «necessaria una valutazione sulla "percezione" dei contribuenti in merito a una commissione sui prelievi: potrebbe infatti essere percepita come un primo passo verso la limitazione ai prelievi in caso di una degenerazione della situazione economica nazionale».

La proposta del Centro studi ha subito provocato le prime reazioni delle altre organizzazioni imprenditoriali, a partire da Confcommercio. In un comunicato, l' associazione sottolinea che «l' impulso alla diffusione di sistemi elettronici di pagamento sicuri e tracciabili va certamente perseguita.

ibancomat indexBANCOMAT
Per questo bisogna agire anzitutto sul versante della riduzione dei costi che l' utilizzo di tali strumenti comporta a carico di consumatori ed imprese». In particolare, a giudizio di Confcommercio, «risulterebbe utile un credito di imposta a favore degli esercenti per le commissioni pagate per l' accettazione di carte di debito e di credito. Una tassa in più, soprattutto in un momento di perdurante stagnazione dei consumi, non ci sembra francamente una buona idea». Fonte: qui

HANNO LE PEZZE AL CULO, NON CAPISCONO NIENTE, ANDIAMO INCONTRO A UN DISASTRO..” 

FELTRI CONTRO IL GOVERNO GIALLO-ROSE’ (“ASSOMIGLIA A QUELLI VECCHI") E LA TASSA SUL BANCOMAT: "SIAMO ALLA FOLLIA. NON ESISTE MOTIVO PER CUI LO STATO DEBBA IMPORCI UN' ALTRA GABELLA. TRATTASI DI UNA TRUFFA, QUALCOSA DI SCHIFOSO”

Vittorio Feltri per www.liberoquotidiano.it

Abbiamo un nuovo governo che assomiglia a quelli vecchi, identico. Le sue ambizioni sono notevoli. Addirittura vuole ridurre il passivo di bilancio facendo crescere la spesa, che è una contraddizione in termini.
Anche un salumiere è consapevole che per pareggiare i conti occorre fare una cosa sola: diminuire le uscite e aumentare le entrate.
giuseppe conte luigi di maio alfonso bonafedeGIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ALFONSO BONAFEDE

Ma i nostri economisti, i quali se fossero bravi sarebbero ricchi e invece hanno le pezze al culo, non capiscono niente, pertanto è evidente che andiamo incontro a un disastro.
Continueremo a perdere denaro e non riusciremo a incassarne di più se non esasperando i contribuenti.

Si dà il caso che l' esecutivo stia studiando un provvedimento il quale manderà in bestia i cittadini. Questo: chiunque preleverà oltre 1500 euro al mese dal proprio conto corrente dovrà pagare una supertassa alla banca. Siamo alla follia.
feltri stasera italiaFELTRI STASERA ITALIA
Infatti i quattrini che versiamo sono già stati decurtati dal fisco in origine, cioè quando vengono riscossi dal datore di lavoro o dal cliente. Non esiste motivo per cui lo Stato debba imporci un' altra gabella. Trattasi di una truffa della più bell' acqua, qualcosa di schifoso e intollerabile.

feltri stasera italiaFELTRI STASERA ITALIA
Se io ho centomila euro accantonati presso l' istituto di credito, va da sè che essi sono miei a tutti gli effetti e li possa prelevare a mio piacimento senza dover ulteriormente subire una decurtazione ingiustificata operata dall' orrendo sistema erariale, che già ci soffoca in forma oppressiva. È inammissibile che lo Stato frughi nelle nostre tasche e ci rubi cifre sulle quali ci ha già castigato applicando aliquote sfrenate. Se questa è l' impostazione dei successori del governo gialloverde siamo certi che i signori subentrati a Salvini avranno vita breve. Essi tra l' altro insistono con l' immigrazione libera e ignorano che riguardo questo tema sono già stati sconfitti su tutti i fronti.

vittorio feltriVITTORIO FELTRI
Gli italiani pretendono di essere tutelati e non aggrediti come se fossero sudditi da spolpare. Sarà una battaglia e i progressisti verranno travolti. Fonte: qui

IL COMPLOTTO CONTRO DE MAGISTRIS ERA INVENTATO

SANCITO IL DEFINITIVO FALLIMENTO DELL' INDAGINE ''WHY NOT'', CHE DIEDE UNA SPALLATA DECISIVA AL GOVERNO PRODI E LA SPINTA AL MAGISTRATO PER ENTRARE IN POLITICA E FARSI ELEGGERE SINDACO DI NAPOLI 
LA CASSAZIONE HA ANNULLATO SENZA RINVIO DOPO UN INFINITO RIMPALLO TRA TRIBUNALI E CORTI D'APPELLO 
FACCI FA LA LISTA DELLE INCHIESTE DI DE MAGISTRIS FINITE NEL NULLA (DOPO AVER INDAGATO CENTINAIA DI PERSONE)
Filippo Facci per ''Libero Quotidiano''

de magistrisDE MAGISTRIS
Mentre scriviamo - le 18 circa - nessuna importante homepage ha ancora dato la notizia del definitivo e tombale fallimento di un' inchiesta che, pure, richiese l' intervento dell' allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e poi fece indagare anche il presidente del Consiglio Romano Prodi, e poi, ancora, diede una spallata decisiva al suo governo perché finì indagato anche l' allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella: e ciò nonostante quest' ultimo avesse chiesto al Csm il trasferimento proprio del pm che procedeva alle indagini, Luigi de Magistris. Un caso palese di conflitto d' interessi.

L' inchiesta ovviamente fu tolta al disastroso pm e s' infilò in una serie vacua di rimpalli e gradi giudiziari (rito abbreviato, primo grado, appello, Cassazione, appello-bis, rito ordinario in primo grado, appello, processo stralcio) sui quali ora è giunta la parola fine dopo che la Cassazione - ecco la notizia - ha annullato la sentenza d' Appello di Salerno che aveva dichiarato il non doversi procedere per prescrizione a beneficio dell' ex procuratore Salvatore Murone e dell' avvocato generale Dolcino Favi, coloro, ossia, che avevano sollevato de Magistris dalla sue indagini chiamate demenzialmente Why Not e Poseidone.
MASTELLA PRODIMASTELLA PRODI

Le stesse indagini che, dopo uno spaventoso can can mediatico, spinsero de Magistris a buttarsi infine in politica tanto che adesso è sindaco di Napoli, città che evidentemente se lo merita.

SENZA RINVIO

Dettaglio: la sesta sezione della Cassazione ha annullato la sentenza del caso senza rinvio, il che significa fine, fine davvero, tipo «non parlatecene più» e, se volete, contabilizzate i danni. L' annullamento infatti comporta la piena efficacia della sentenza di primo grado, che aveva assolto i magistrati catanzaresi e legittimato i loro provvedimenti contro de Magistris: il quale aveva favorito (siamo al 2008) perquisizioni e sequestri negli uffici giudiziari di Catanzaro e scatenato un inferno tra Procure che spinse il Quirinale a intervenire, come detto. Bene.

LUIGI DE MAGISTRIS CON VAROUFAKISLUIGI DE MAGISTRIS CON VAROUFAKIS
Quell' inferno si è spento definitivamente ieri, e ha sancito - chi l' immaginava - che a de Magistris le indagini furono tolte giustamente, mentre lui diceva il contrario e indagava mezzo mondo. In realtà quella sentenza ora definitiva aveva anche portato a una spaventosa serie di assoluzioni (comprese quelle del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, e del presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti) e spiace solo non poterle elencare per quante sono.

I commenti di alcuni tra gli interessati sono in parte sconcertanti. Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro ora assolto, si scaglia contro de Magistris e «il suo modo di fare il pubblico ministero, già stigmatizzato dai provvedimenti di carriera che lo hanno colpito portandolo fuori dalla magistratura tante inchieste eclatanti sono finite nel nulla, tanta gente ha sofferto inutilmente e il signor de Magistris non indossa più la toga».
LUIGI DE MAGISTRIS INDOSSA I VESTITI DI UN IMMIGRATO SENEGALESE NEL CALENDARIO DIVERSAMENTE UGUALILUIGI DE MAGISTRIS INDOSSA I VESTITI DI UN IMMIGRATO SENEGALESE NEL CALENDARIO DIVERSAMENTE UGUALI

De Magistris, invece, da una parte dice che gli assolti non hanno ancora letto le motivazioni della sentenza (che non ha letto neanche lui) e dall' altra nega incredibilmente tutto: definisce i reati come «fatto storico» e che i comportamenti furono illeciti e fatti contro di lui per danneggiarlo, e basta: «Dicessero quello che vogliono: da una parte ci sono le persone perbene, dall' altra le persone che hanno commesso fatti molto gravi». E quest' ultima cosa è proprio vera.

FUMUS GIUDIZIARIO
L' unico fatto storico accertato, tuttavia, è che i napoletani sono governati dal magistrato (ex) che nella storia d' Italia ha più sfruttato un fumus giudiziario da lui stesso sollevato, con centinaia di vittime innocenti e un numero di fallimenti giudiziari che non ha precedenti.

Oggi abbiamo queste assoluzioni, nel complesso andrebbero annoverate vittime dei procedimenti «clinica degli orrori», quello sulla massoneria, sui cinque assessori comunali accusati di abuso d' ufficio (compresa la madre di un giudice di Catanzaro), sulla costruzione del nuovo palazzo di giustizia, sui farmacisti comunali che secondo de Magistris non avevano obliterato alcune fustelle, l' inchiesta «Artemide» che portò all' arresto dell' assessore regionale all' ambiente, quelle sul sindaco di Catanzaro (e altri) accusato di infiniti reati, quella sulle irregolarità negli esami di procuratore legale, su due villaggi turistici a Botricello, il sequestro di un intero ospedale (il Pugliese-Ciaccio di Catanzaro) e ancora l' inchiesta sul presidente della Regione Agazio Loiero, su 57 persone accusate di introdurre clandestini da avviare alla prostituzione e al traffico d' organi, per associazione mafiosa ai danni di due ex deputati, un giornalista e altri 34 tra prefetti, sottosegretari, assessori, consiglieri, magistrati e quant' altro, e ancora indagini su traffici di droga e di auto rubate.
DE MAGISTRIS ALLE URNEDE MAGISTRIS ALLE URNE
Non occorre precisare come sono finite queste inchieste. Fonte: qui

''POLITICO EU'' DA' IL BENVENUTO A URSULA METTENDO IN FILA I COMMISSARI INDAGATI: SONO 4 (LEI COMPRESA). SYLVIE GOULARD, ROVANA PLUMB, JANUSZ WOJCIECHOWSKI

LA PROVA DEL FUOCO ARRIVERÀ CON LE AUDIZIONI AL PARLAMENTO EUROPEO QUANDO…
DAGONEWS, tratto dall'articolo di "www.politico.eu"

von der leyenVON DER LEYEN
Jean-Claude Juncker ha definito la sua squadra la commissione "Last Chance". Il suo successore, Ursula von der Leyen, potrebbe finire per guidare la “Commissione innocenti fino a prova contraria”.

Infatti von der Leyen e alcuni dei suoi candidati saranno probabilmente interrogati nelle prossime settimane (o mesi) da investigatori e commissioni parlamentari come parte delle indagini in corso - a Bruxelles o nei loro paesi di origine. Una situazione che minaccia di far deragliare le loro candidature.

sylvie goulard 3SYLVIE GOULARD 3
Martedì, mentre von der Leyen si preparava a svelare il suo elenco di commissari in una conferenza stampa a Bruxelles, uno dei nomi più importanti della sua lista, Sylvie Goulard, ex ministro della difesa francese ed ex deputato al Parlamento europeo, era in una stazione di polizia a Nanterre, un sobborgo a ovest di Parigi, dove è stata interrogata per le accuse secondo cui lei e altri deputati francesi avrebbero assunto con fondi dell'UE assistenti che lavoravano per i loro partiti  in Francia.

sylvie goulard 4SYLVIE GOULARD 
Goulard, stretta alleata del presidente Emmanuel Macron, si è dimessa da ministro della difesa nel giugno 2017 per difendersi: secondo i ben informati avrebbe rimborsato al Parlamento 45.000 euro. La sua richiesta di interrogatorio nello stesso giorno in cui il suo nome era stato proposto come commissario al mercato interno, è stata la drammatica illustrazione dei problemi legali che affliggono alcuni membri della squadra di Von der Leyen.

E non è la sola. Rovana Plumb, la commissaria per i trasporti, più volte ministro in Romania è rimasta invischiata in un caso di corruzione nel 2017: è stata accusata di aiutare il leader del suo partito socialdemocratico per un accordo immobiliare illecito che coinvolgeva la proprietà di un'isola sul fiume Danubio.

sylvie goulard ed emmanuel macronSYLVIE GOULARD ED EMMANUEL MACRON
E il commissario europeo per l'agricoltura, Janusz Wojciechowski, della Polonia, è sotto inchiesta da parte dell'agenzia antifrode dell'UE (OLAF) per presunte irregolarità nei rimborsi spese di viaggio durante il suo mandato come deputato europeo, dal 2004 al 2014.

rovana plumb 6ROVANA PLUMB 








Una situazione difficile per la Von der Leyen che ha dovuto rispondere alle domande scomode dei giornalisti durante la conferenza stampa di martedì. «Nella sua squadra ci sono dei commissari che sono discutibili, un paio di loro sono soggetti a un'inchiesta o un'indagine dell'OLAF - ha chiesto un giornalista - Perché non li ha semplicemente rifiutati? La sua Commissione potrebbe avere un’immagine opaca, comprese le persone che sono sospettate di aver commesso frode, anche se c’è la presunzione di innocenza».

rovana plumb 5ROVANA PLUMB 
Nel porre la domanda, il giornalista ha fatto riferimento alla Commissione di Jacques Santer, che è stata costretta a dimettersi nel marzo 1999 per lo scandalo corruzione del commissario francese, l'ex primo ministro Édith Cresson. Non è certo il tipo di paragone che von der Leyen desiderava mentre annunciava la sua nuova squadra, anche se Plumb e Wojciechowski negano ogni accusa.

sylvie goulard e ursula von der leyenSYLVIE GOULARD E URSULA VON DER LEYEN
«L'OLAF è un organo indipendente ed è così che dovrebbe essere - ha affermato von der Leyen - Si presume sempre che uno sia innocente, come ha giustamente sottolineato».

Questa presunzione è importante per von der Leyen anche a livello personale, visto che affronta lo scandalo delle spese delle consulenze esterne in Germania: attende di essere convocata dalla commissione d'inchiesta del Bundestag per i sospetti di violazione delle norme sugli appalti e per nepotismo quando era a capo del ministero della difesa.

SYLVIE GOULARD URSULA VON DER LEYENSYLVIE GOULARD URSULA VON DER LEYEN
Una commissione investigativa del parlamento tedesco sta esaminando in che modo i contratti al ministero della difesa siano stati assegnati a consulenti esterni senza un’adeguata supervisione e se una rete di collegamenti personali informali che coinvolgono alcuni funzionari del ministero ha facilitato tali accordi.

Von der Leyen potrebbe essere convocarla a Berlino per essere interrogata probabilmente a dicembre. Tuttavia lo scandalo del ministero della Difesa era noto, ma ha giocato un piccolo ruolo nella scelta della  von der Leyen per la posizione di vertice dell'UE. Un funzionario dell'UE ha respinto il suggerimento che il Consiglio europeo avrebbe dovuto impegnarsi in un'analisi più approfondita, dicendo che era impossibile trovare qualcuno con una carriera politica che non avesse affrontato accuse di vario tipo.

sylvie goulard 1SYLVIE GOULARD 
Alla conferenza stampa di martedì, von der Leyen ha cercato di usare la benedizione del Consiglio per i suoi nominati alla Commissione come prova del fatto che aveva fatto scelte solide. «Lasciatemi dire che l'elenco dei commissari proposti è stato accettato dal Consiglio, il che è sempre necessario - ha affermato - Penso che abbiamo un eccellente elenco di uomini e donne. Non commenterò le indagini dell'OLAF perché sono completamente indipendenti, concluderanno il loro lavoro e ascolteremo ciò che hanno da dire».

dacian ciolosDACIAN CIOLOS
Tuttavia, alcuni deputati hanno già espresso il loro verdetto sui candidati più controversi proposti da von der Leyen. Dacian Ciolos, ex primo ministro rumeno e commissario europeo per l'agricoltura, che è ora leader del gruppo Renew Europe, ha dichiarato di aver messo in guardia von der Leyen dall'accettare la nomina di Bucarest di Plumb.

In un'intervista di mercoledì, Ciolos ha dichiarato a POLITICO che avrebbe votato contro la candidata rumena e avrebbe invitato i membri del suo gruppo a fare lo stesso. «Conosco Rovana Plumb - ha detto Ciolos - Come posso essere sicuro che rappresenterà i valori europei?».

ismail ertugISMAIL ERTUG
Resta da vedere quanta difficoltà incontreranno i candidati di von der Leyen nel cammino verso la conferma. Alcuni addetti ai lavori del Parlamento prevedono aspre discussioni nella nuova assemblea, molto più divisa. Altri hanno affermato che i candidati in difficoltà potrebbero ottenere la conferma più facilmente del previsto, come parte di un accordo tra i gruppi politici. Finora, il primo scenario sembra più probabile.

janusz wojciechowski 1JANUSZ WOJCIECHOWSKI 
Ciolos, ad esempio, ha affermato di aver accettato le spiegazioni di Goulard riguardo alle accuse contro di lei e avrebbe sostenuto la sua nomina, perché alla fine gli era chiaro che lei avrebbe rispettato le regole dell'UE (come dimostrato dal suo rimborso di fondi UE). Ma François-Xavier Bellamy, un eminente deputato francese del partito conservatore Les Républicains, ha affermato che le accuse hanno sollevato interrogativi sull'idoneità di Goulard per l'incarico, nonostante il suo lungo e curriculum negli affari UE.
sylvie goulard 2SYLVIE GOULARD 

«Credo che sia un segnale negativo inviato ai nostri partner europei per dare l'impressione che qualcuno non qualificato o non è abbastanza libero da un punto di vista legale possa assumersi la responsabilità di un lavoro alla Commissione europea» ha detto Bellamy.

rovana plumb 4ROVANA PLUMB 
Nel frattempo, Ismail Ertug, un deputato di centro-sinistra tedesco, ha difeso Plumb, suo collega socialista, e ha suggerito che alcuni conservatori stanno sollevando false accuse contro di lei. «Dovremmo chiarire che l'autorità anticorruzione rumena ha abbandonato il caso - ha dichiarato Ertug in un'intervista - Questo deve essere preso in considerazione».
francois xavier bellamy 1FRANCOIS XAVIER BELLAMY 

Tuttavia, Ertug ha affermato che tutte le accuse sarebbero state esaminate dal Parlamento. «Alla fine della giornata, tutti saranno esaminati - ha detto - Siamo all'inizio del processo. Il momento della crisi inizierà a partire dalla prossima settimana a Strasburgo».
rovana plumb 1ROVANA PLUMB 



Von der Leyen, alla sua conferenza stampa di martedì, ha rifiutato di fare previsioni sulle conferme: «So che le audizioni in Parlamento sono un processo molto importante, ognuno dovrà essere convincente». 

‘AUTOSTRADE’ TRUCCAVA I DATI, TRE ARRESTI E SEI FUNZIONARI SOSPESI PER I REPORT SULLA SICUREZZA AMMORBIDITI DOPO IL CROLLO DEL MORANDI: “GRAVI RISCHI PER GLI AUTOMOBILISTI”

“QUI LA PRENDIAMO NEL CULO” 
LO SFOGO DI UN INGEGNERE: "NON E’ POSSIBILE UNA SUPERFICIALITA’ COSI’ SPINTA DOPO LA SCIAGURA DI GENOVA. I COINVOLTI NON HANNO CAPITO UN CAZZO ETICAMENTE” 
E IL PD APRE ALLA REVOCA PARZIALE DELLA CONCESSIONE  (SOLO DELL’AUTOSTRADA LIGURE A10) 
CROLLA IL TITOLO ATLANTIA
Marco Menduni per la Stampa

ponte morandi genova 1PONTE MORANDI GENOVA
Tra il viadotto Pecetti, 132 metri su due campate, uno dei giganti dell' A26 che dal Piemonte scende giù al mare di Voltri, e l' area in cui sorgeva il ponte Morandi ci sono 15 chilometri di distanza. Venti minuti al massimo, in macchina. In quei 15 chilometri si dipana l' inchiesta arrivata, qualche settimana dopo l' anniversario della tragedia del 14 agosto, la messa cantata, la commemorazione delle 43 vittime, alla prima grande svolta giudiziaria.

Non è il corpo principale dell' inchiesta per la sciagura di Genova. Ma è la prima risposta alle richieste di giustizia e delinea, in quello che la procura ricostruisce, un quadro inquietante della gestione della sicurezza.

PONTE MORANDI GENOVAPONTE MORANDI GENOVA

Finiscono ai domiciliari Massimiliano Giacobbi di Spea, la controllata di Autostrade per le manutenzioni e la sicurezza, e due pezzi grossi di Aspi della direzione VIII tronco, Gianni Marrone e Lucio Torricelli Ferretti. Poi in sei vengono sospesi dai pubblici servizi per 12 mesi: Maurizio Ceneri, Andrea Indovino, Luigi Vastola, Gaetano Di Mundo, Francesco D' antona e Angelo Salcuni. Altri sei rimangono indagati a piede libero. E fanno 15. Tutti nel mirino dei pm, con diverse sfumature, accomunati da un' accusa che i magistrati scandiscono in cento pagine fitte di ordinanza in maniera precisa. C' era un disegno per edulcorare i test e le verifiche, per far sì che le criticità e i potenziali pericoli venissero sottovalutati.

DELEGAZIONE DI AUTOSTRADE ALLONTANATA DALLA COMMEMORAZIONE DEL CROLLO DEL PONTE MORANDIDELEGAZIONE DI AUTOSTRADE ALLONTANATA DALLA COMMEMORAZIONE DEL CROLLO DEL PONTE MORANDI
Il giorno prima del Ferragosto dell' anno scorso il Morandi crolla, portando con sé il suo carico di morti e dolore. Cambia, questa sciagura, il modo di agire? Pare di no, perché uno degli indagati intercettato ha un sussulto di dignità e ammonisce il suo interlocutore: «Non è possibile una superficialità così spinta dopo il 14 di agosto, vuol dire che la gente coinvolta non ha capito veramente un cazzo.».

La vicenda, nelle carte della procura, si svolge parallela su un asse lunghissimo che congiunge la Liguria alla Puglia, con due ponti sotto osservazione. Riparte da qui, sotto al viadotto Pecetti. Il grande ponte che dal basso fa paura, sentimento rinforzato dalle fotografie scattate dagli abitanti della zona.

Le pagine dei magistrati sono complesse, sia in punto di diritto che in considerazioni ingegneristiche. Ma il senso vero può esser riassunto così: i tecnici rilevano che si è rotto uno dei cinque cavi costituiti da trefoli intrecciati.
ponte morandi, commemorazione un anno dopo il crollo 3PONTE MORANDI, COMMEMORAZIONE UN ANNO DOPO IL CROLLO

La falsa ricostruzione 
Da quel momento scatta il tentativo, sempre nella ricostruzione dei pm, di negare la verità. Il cavo spezzato è uno dei tre principali. Però viene accreditata una ricostruzione alternativa e falsa: che in realtà sia uno dei due secondari, meno importante. Perché così il pericolo viene sminuito. Perché così non si deve vietare il transito ai mezzi più pesanti.
LA LETTERA APERTA DI ATLANTIA - AUTOSTRADE PER L'ITALIA A UN ANNO DAL CROLLO DEL PONTE MORANDILA LETTERA APERTA DI ATLANTIA - AUTOSTRADE PER L'ITALIA A UN ANNO DAL CROLLO DEL PONTE MORANDI






Perché così transita anche quel trasporto eccezionale da 141 tonnellate, nella notte tra il 21 e il 22 ottobre dell' anno passato. Erano consapevoli, gli indagati, di quel che stavano facendo? Gli inquirenti dicono di sì: per evitare che le conversazioni telefoniche venissero intercettate, c' è anche chi ha usato il jammer, un dispositivo che le protegge.
L' altro caso, scoperto nelle prime fasi dell' indagine del Morandi, è più lontano nello spazio. Il viadotto si chiama Paolillo, si trova sull' A16, in Puglia. Spiega la procura che è stato costruito in maniera differente rispetto al progetto, ma anche in questo caso si è cercato di occultare la verità.

Eppure, proprio per le differenze accertate, le relazioni di calcolo e di contabilità non potevano garantire nulla sulla reale sicurezza. Non era più il viadotto progettato, quei dati non significavano più nulla.

Qui emerge un altro elemento choc dell' inchiesta. «C' è una disinvoltura degli indagati a modificare le relazioni tecniche - scrive il gip - in spregio alle loro finalità di sicurezza».
LA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DEL PONTE MORANDILA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DEL PONTE MORANDI
C' è chi, come il dirigente dell' VIII tronco di Bari Marrone, è già stato condannato in primo grado l' 11 gennaio alla pena di 5 anni e 6 mesi per i reati di omissione di vigilanza e alla manutenzione del viadotto Acqualonga, «ma ha perseverato durante il dibattimento nelle proprie condotte».

Il riferimento è all' incidente del 28 luglio 2013 con 40 vittime: un pullman con i freni rotti, tradito dalla mancata resistenza del guard rail, precipita giù.

AUTOSTRADE PER L'ITALIAAUTOSTRADE PER L'ITALIA
La replica di Autostrade Autostrade, ovviamente, reagisce. I due viadotti, sostiene, sono assolutamente sicuri: «Gli interventi di manutenzione sono stati conclusi diversi mesi fa e la società ha inviato il 4 dicembre 2018 al ministero delle Infrastrutture e Trasporti un report contenente il dettaglio degli interventi manutentivi realizzati e delle verifiche effettuate sui viadotti della rete, tra cui il Pecetti e il Paolillo». Per il caso-Pecetti, sottolinea, aveva già «provveduto a cambiare la sede operativa dei due dipendenti interessati dai provvedimenti».

camion basko ponte morandiCAMION BASKO PONTE MORANDI
In serata, poi, le determinazioni del Cda di Atlantia, la holding di cui Aspi fa parte: un audit da affidare a una «primaria società internazionale» per verificare la corretta applicazione delle procedure aziendali da parte delle società e delle persone coinvolte. Arriva anche la dichiarazione del presidente della Regione Giovanni Toti: «Quanto emerge sconcerta, in particolare chi amministra una città e una regione che hanno vissuto la tragica esperienza di ponte Morandi. Pretendiamo verità, processi brevi e pene esemplari per chi sarà giudicato responsabile. Genova, la Liguria e i familiari delle 43 vittime meritano verità e giustizia».


"STAVOLTA CI SIAMO SPINTI OLTRE" MA LASCIAVANO TRANSITARE I TIR
Marco Grasso e Tommaso Fregatti per la Stampa


ponte morandi genova 7PONTE MORANDI GENOVA 7
A soli due mesi dai 43 morti del Morandi, c' è un altro ponte che agita i sonni degli addetti ai controlli di Spea: «Non è possibile una superficialità così spinta dopo il 14 agosto. Cioè, vuol dire che la gente coinvolta non ha capito veramente un cazzo ma proprio eticamente».

Sono giorni convulsi quelli fra il 17 e il 20 ottobre del 2018. Andrea Indovino, ingegnere addetto ai monitoraggi dipendente di Spea (società controllata da Autostrade per l' Italia), non ci dorme la notte: «Qui la prendiamo nel culo». A preoccuparlo è il reale stato di salute del viadotto Pecetti, tratto genovese della A26, il cui ammaloramento è stato coperto da un report taroccato (un caso simile riguarda il viadotto Paolillo, in Puglia): dopo la rottura di un cavo, il tecnico Alessandro Costa aveva segnalato alla sua catena di comando un deterioramento della precompressione (dunque della tenuta) del 33%, percentuale sbianchettata dai suoi superiori (in particolare Maurizio Ceneri, superiore di Indovino) e corretta con un più tranquillizzante 18%.
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDIIL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI

Sul tavolo di Indovino ora c' è la richiesta di far passare su quello stesso viadotto un transito eccezionale, un carico da 140 tonnellate diretto ad Ansaldo: «Hanno chiamato più volte Galatà (amministratore delegato di Spea), dicono che per Genova è strategico». Indovino non può opporsi, perché la richiesta arriva «da un mittente pesante» (cioè «Autostrade», specifica la Finanza): «Ci siamo spinti oltre - si sfoga - Più andiamo oltre e più rosicchiamo i margini di sicurezza. Ma come si fa a chiedere una verifica su un manufatto ammalorato, con un transito eccezionale che lo porta al limite della resistenza? Con un ponte che è appena venuto giù? E mi vieni dire di andare a fare un sopralluogo».
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Per il giudice Angela Nutini quello dei falsi report era un vero e proprio «sistema»: «La logica di un simile generalizzato comportamento sembra da ricondurre a uno spirito di corpo aziendale, probabilmente motivato dal tornaconto economico». A questo proposito il magistrato cita una conversazione tra due alti dirigenti di Autostrade, entrambi indagati per i morti del Ponte Morandi: Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale manutenzioni, e Paolo Berti, ex numero 4 di Aspi.
castellucciCASTELLUCCI

Quest' ultimo confida al primo di «aver mentito» nel processo in cui è stato condannato per la strage di Avellino e «si rammarica» perché se avesse parlato avrebbe potuto «mettere altri nei guai». Il collega lo tranquillizza: «A te non cambiava un c... Questa gente aspettala al varco. Pensa soltanto a stringere un accordo col capo, punto e basta!».
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Ma chi è il capo a cui si riferiscono? Sul passaggio arriva una replica puntuale di Autostrade per l' Italia, che senza girarci troppo intorno, rimarca come con Giovanni Castellucci, all' epoca amministratore delegato di Aspi, oggi alla guida della holding Atlantia (assolto nel processo di Avellino), non fosse possibile stringere alcun patto, «perché le contestazioni erano diverse».

C' è di più. Nel pieno degli accertamenti su Spea, nell' inchiesta sul Ponte Morandi, le intercettazioni portano alla luce attività che vanno ben aldilà dell' ordinaria attività difensiva: «Lo zelo della società durante le indagini non si è limitato al supporto ai dipendenti indagati, ma si è tradotto anche in attività di bonifica dei computer, nell' installazione di telecamere finalizzate a impedire l' attivazione delle intercettazioni da parte degli inquirenti e nell' utilizzo di disturbatori delle intercettazioni, al fine di ostacolare quelle eventualmente già in corso». Fonte: qui

"AUTOSTRADE" DI GUAI PER CONTE 
DI MAIO INSISTE: "NOI ANDIAMO AVANTI CON LA VOLONTÀ DI REVOCA DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI AI BENETTON" 
LA MINISTRA PIDDINA DE MICHELI: "LA POSIZIONE DEL GOVERNO E’ QUELLA ESPRESSA DAL PREMIER" 
L'IDEA DI CONTE SAREBBE QUELLA DI TOGLIERE AI BENETTON SOLO LA GESTIONE DELLA A10, LA TRATTA LIGURE DEL VIADOTTO POLCEVERA…
giuseppe conte luigi di maioGIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

"Noi andiamo avanti con la volontà di revocare le concessioni autostradali ai Benetton, ovvero a quella azienda che non ha manutenuto il Ponte Morandi". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e leader del M5s, Luigi Di Maio, a margine del suo intervento alla Scuola Open di Rousseau.

"Addirittura ieri abbiamo visto dalla indagini che si omettevano totalmente quelle che erano le carenze di quel ponte, delle infrastrutture. Cioè: chi doveva manutenere quel ponte non lo ha fatto", ha insistito Di Maio contro i Benetton. "E' assurdo che si dica che quella gente può continuare a gestire i nostri ponti. Mi fa piacere che anche nel Pd non sia più un tabù, bene questo è un ulteriore passo che permette a questo governo di essere più forte ancora. Ora - ha continuato - il tema è molto semplice: in Italia non ci sono come concessionari solo i Benetton ed è per questo che noi abbiamo messo revisione del sistema concessioni".

luigi di maioLUIGI DI MAIO
"Ma è chiaro - ha aggiunto - che sul ponte Morandi noi non possiamo pensare che quei tratti autostradali siano ancora gestiti da loro e il procedimento sta andando avanti e lo portiamo dal vecchio governo, nel senso che lo abbiamo già avviato qualche mese fa e speriamo che nei prossimi mesi si possa arrivare a fare giustizia per le vittime di quel ponte", ha concluso il capo politico dei Cinque stelle.

A Di Maio risponde a stretto giro la ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli a margine di un evento a Cesenatico. "C'è una procedura- afferma De Micheli -  in corso. Il
castellucciCASTELLUCCI
presidente del consiglio si è espresso alla Camera dei deputati il giorno della fiducia. Quella è la posizione del governo. E' una posizione condivisa e oltre le parole del presidente del consiglio non potrei aggiungere".

Ieri Atlantia è crollata in Borsa (-8%) dopo la notizia delle nove misure cautelari eseguite dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta bis riguardante i report 'ammorbiditi' sulle condizioni dei viadotti gestiti dalla controllata Autostrade. Oggi, la società è tornata a comunicare al mercato: "Alla luce dei recentissimi eventi, Edizione, come azionista di riferimento, prenderà senza esitazione e nell'immediato tutte le iniziative doverose e necessarie, anche a salvaguardia della credibilità, reputazione e buon nome dei suoi azionisti e delle aziende controllate e partecipate". E' quanto afferma in una nota la holding dei Benetton, che detiene il 30,25% di Atlantia, "in relazione alle diverse indagini in corso dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova".
castellucciCASTELLUCCI

Tornando alle dichiarazioni di Di Maio, il leader grillino ha stoppato l'idea di alleanze con il Pd: "Il nostro obiettivo nei prossimi mesi é che le Regioni siano ben governate ma la parola alleanze con il Pd non è all'ordine del giorno". Si è poi detto "entusiasta" del lavoro che si appresta a fare questo nuovo governo e, a margine di un'iniziativa di Rousseau, ne approfitta per dare il benvenuto alla nuova squadra di governo. E per precisare: "Alcuni sottosegretari non sono stati riconfermati ma non per demerito loro. Ma perché è il risultato di una trattativa con altre forze politiche in campo".

M5S: VIA LE CONCESSIONI CONTE MEDIA: "LO STOP SOLO PER GENOVA"
LA LETTERA APERTA DI ATLANTIA - AUTOSTRADE PER L'ITALIA A UN ANNO DAL CROLLO DEL PONTE MORANDILA LETTERA APERTA DI ATLANTIA - AUTOSTRADE PER L'ITALIA A UN ANNO DAL CROLLO DEL PONTE MORANDI
Tommaso Ciriaco e Ettore Livini per la Repubblica

La tegola giudiziaria arrivata da Genova rimaterializza in Borsa l' incubo del ritiro delle concessioni autostradali ai Benetton - tema delicatissimo sul fronte dei rapporti Pd-M5s - e affonda il titolo Atlantia: le azioni del gruppo hanno perso a Piazza Affari quasi l' 8%, bruciando in una seduta 1,6 miliardi di valore.

Le misure interdittive chieste dai pm per nove manager del gruppo - accusati di aver compilato rapporti "ammorbiditi" sullo stato di alcuni viadotti in gestione - hanno mandato in frantumi, almeno in apparenza, il delicatissimo compromesso che sembrava essere stato raggiunto tra i Dem e i grillini per la gestione di questa partita: quella «progressiva revisione delle concessioni» anticipata dal premier nel discorso sulla fiducia al governo che pareva escludere un loro ritiro tout court .

I pentastellati però, appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia, sono tornati all' attacco: «Se proponiamo un provvedimento così soft, io non sono più in grado di garantire la tenuta del movimento», ha fatto sapere informalmente Luigi Di Maio al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Una posizione puntellata subito dagli affondo dei "falchi" grillini: «Chi ha causato la morte di 43 persone non può continuare a gestire le nostre strade - ha detto il neo-viceministro alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri - . L' imperativo è proseguire sul percorso tracciato dall' ex ministro Toninelli, ossia quello della revoca delle concessioni ai Benetton».

luiigi di maio.LUIIGI DI MAIO.
Il cerino è tornato così in mano a Conte che già nel pomeriggio di ieri era al lavoro per disinnescare il dossier Autostrade, uno dei primi seri ostacoli del nuovo esecutivo giallorosso, con l' obiettivo di arrivare a una proposta in tempi stretti. L' idea che starebbe prendendo forma in queste ore sarebbe quella di togliere ai Benetton la gestione della A10, la tratta ligure del viadotto Polcevera. Una soluzione di compromesso che consentirebbe a Di Maio di presentare uno scalpo al proprio elettorato, potrebbe convincere anche il Pd - dove sul tema convivono posizioni molto differenti - e in fondo potrebbe rappresentare anche per Atlantia il male minore. La A10 Genova-Ventimiglia rappresenta in fondo solo una goccia nell' impero autostradale del gruppo: 158 km. di asfalto sui 3.020 gestiti da Autostrade per l' Italia. Una tratta breve che ha generato nel 2018 solo 158 milioni di ricavi (sui 4 miliardi complessivi) e un utile di 35 milioni.
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Briciole rispetto ai 622 milioni messi assieme dalla rete tricolore di Ponzano Veneto.
La holding dei Benetton per ora non commenta queste indiscrezioni e in passato ha minacciato cause miliardarie contro chiunque avesse provato a toglierle anche un solo chilometro di autostrada in anticipo rispetto alla scadenza dei contratti. Il cda della società ha deciso invece di avviare subito un' indagine interna sui fatti emersi dall' inchiesta ligure, affidandola a una società internazionale.

conte di maioCONTE DI MAIO
Obiettivo: verificare la corretta applicazione delle procedure aziendali da parte delle società e delle persone coinvolte.

I provvedimenti del tribunale di Genova è stato ieri una sorta di fulmine a ciel sereno per i Benetton, convinti su questo fronte di essersi lasciati ormai il peggio alle spalle. In parte grazie al ramoscello d' ulivo teso alla politica con l' intervento per salvare Alitalia ma soprattutto in virtù della mediazione di Conte che si era già speso anche all' epoca del governo gialloverde per evitare provvedimenti draconiani sulle concessioni.

viadotto a10VIADOTTO A10
Le autostrade rappresentano oggi la quasi totalità dei profitti delle casseforti della famiglia veneta. E malgrado la tragedia del ponte Morandi (costata finora in bilancio oltre 500 milioni tra cause legali, abbattimento del ponte e risarcimenti), Atlantia ha continuato a macinare utili, staccando 740 milioni di dividendi anche nel 2018.

Il titolo, dopo essere scivolato del 25% nei giorni immediatamente successivi al crollo del viadotto, aveva ormai recuperato quasi tutto il terreno perduto, prima della nuova retromarcia di ieri che ha ridotto il valore della società a poco più di 18 miliardi.
Fonte: qui