9 dicembre forconi: 09/22/17

venerdì 22 settembre 2017

LA GUARDIA CIVIL INVADE BARCELLONA

NON C’E’ POSTO NELLE CASERME E I MILITARI DORMONO IN NAVI FERME IN PORTO. 
I CAMALLI CATALANI, PERO’, CHIUDONO I RUBINETTI DELL’ACQUA 
BRUXELLES MOLLA GLI INDIPENDENTISTI. MADRID SEQUESTRA 10 MILIONI DI SCHEDE ELETTORALI 
DISPETTI FRA RAJOY E PUIGDEMONT

Francesco Olivo per La Stampa

GUARDIA CIVIL SPAGNAGUARDIA CIVIL SPAGNA
Chi va in cerca di momenti epici trova in questi giorni materiale infinito. Due navi da crociera attraccate al porto di Barcellona e una a quello di Tarragona fanno scattare paragoni arditi: dentro, per una volta, non ci sono i famigerati turisti, ma un migliaio (almeno) di agenti della Guardia Civil inviati in Catalogna vista l' aria che tira. L' immagine diventa facilmente preda della retorica popolare: «Sbarcano, ci invadono», si dicono due ragazzi con bandiera indipendentista. La polizia spiega che si tratta puramente di logistica: è impossibile piazzare tutti in caserme e hotel e che quindi sono stati affittati i traghetti (Moby e Grandi Navi Veloci).

Guardia Civil a BarcellonaGUARDIA CIVIL A BARCELLONA
L' arrivo delle forze dell' ordine dovrebbe riportare legalità e calma in ore convulse, ma provoca l' effetto opposto: scoperta l' identità dei croceristi, i portuali di Barcellona si riuniscono in assemblea e decidono di non rifornire di acqua e cibo le due navi. Niente di grave (gli agenti scendono a piedi e fanno la spesa), ma l' epica prende piede.

Guardia Civil con i Mossos desquadraGUARDIA CIVIL CON I MOSSOS DESQUADRA
Il giorno dopo del lunghissimo mercoledì, con gli arresti e la rivolta di piazza, si respira una calma carica d' attesa. Qui e là spuntano manifestazioni. La più grande è davanti al tribunale per pretendere la libertà dei 14 funzionari arrestati nel blitz del 20 settembre. In serata la maggior parte di loro torna in libertà (con multe da pagare). L' indipendentismo fa registrare due successi non banali: interesse misto a simpatia all' estero (ieri anche il Times si è schierato per il referendum) e l' allargamento della propria base.
guardia civil 1GUARDIA CIVIL 1

Blitz e manette hanno fatto impressione anche ad alcuni di quelli che non avrebbero voluto un referendum unilaterale. La Generalitat è un' istituzione molto sentita dai cittadini, a prescindere dal partito che comanda, e vedere l' irruzione in grande stile in quei palazzi ha allontanato dalla Spagna vasti settori, che infatti sono scesi in piazza.

ADA COLAUADA COLAU
Ada Colau, sindaca di Barcellona, con un curriculum non nazionalista, è tra questi: «Le istituzioni catalane adesso vanno difese», ha dichiarato chiamando i cittadini a mobilitarsi. Se si cerca un mediatore, non ci si rivolga a Bruxelles: «Non abbiamo queste competenze. Rispettiamo l' ordine costituzionale della Spagna», ha spiegato il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas. Da Madrid intanto arriva un' offerta che non cambia le cose: «Rinunciate al voto e arriveranno riforme», dicono con accenti diversi socialisti e popolari, in un appello che resta inascoltato.

Puigdemont RajoyPUIGDEMONT RAJOY
La grande domanda che circola è: il referendum è confermato? La macchina preparatoria è stata fortemente ostacolata dalle azioni di polizia (quasi dieci milioni di schede sequestrate). Tra le fila indipendentiste aumentano le voci della cancellazione della consultazione. Circolano varie ipotesi alternative, nessuna delle quali prevede una resa a Madrid. Poi, nel pomeriggio, a sorpresa, con un tweet il presidente della Generalitat Carles Puigdemont pubblica un link a un sito che indica il luogo dove ciascuno potrà votare, informazione finora tenuta sotto assoluto segreto.

REFERENDUM CATALOGNA1REFERENDUM CATALOGNA
La pagina web va subito in tilt, e probabilmente, come già successo in queste settimane, sarà oscurata dalla polizia spagnola. Ma si tratta di un messaggio preciso, un rilancio della sfida, quando il governo Rajoy riteneva quello del referendum un discorso chiuso. Come è un messaggio a Madrid la decisione di Puigdemont di pagare con una settimana di anticipo gli stipendi settembre dei funzionari catalani per aggirare il blocco dei conti deciso dal governo.

Il colpo ad effetto del leader indipendentista, tuttavia, non spegne affatto le speculazioni sul futuro. La Generalitat fa sapere che, almeno in teoria, c' è tutto il tempo per riorganizzare la consultazione, anche se è ormai difficile garantire validità legale a un voto che si svolgerà, ammesso e non concesso, in condizioni assai precarie.
referendum Catalogna3REFERENDUM CATALOGNA

Le ipotesi, in caso di sospensione del voto, su cui si esercitano i politici in queste ore sono di fatto due. La prima prevede un ritorno alle urne con i partiti indipendentisti uniti in un grande listone, con un solo punto programmatico: secessione. In queste regionali plebiscitarie sull' onda emotiva delle operazioni poliziesche spagnole l' obiettivo sarebbe varcare per la prima volta la soglia del 50% (nel 2015 si sono fermati al 47,8%) e quindi dire addio a Madrid.

referendum Catalogna4REFERENDUM CATALOGNA
L' altra è più radicale e viene chiamata con una sigla: Dui, ovvero dichiarazione unilaterale di indipendenza. In sostanza, davanti all' impossibilità di celebrare un referendum legale, i partiti voterebbero una legge che prevede l' addio a Madrid, una misura che piace all' ultra sinistra della Cup, ma meno ai più ragionevoli della coalizione. «Siamo sotto attacco, dobbiamo sempre rilanciare», spiegano dal Palau della Generalitat. Scommesse infinite per un futuro che fa paura a tutti.

Fonte: qui

FROSINONE, L'INFERNO DI GLORIA MASSACRATA DAI PARENTI AGUZZINI PERCHE' NON VOLEVA PROSTITUIRSI

IL FIGLIO DI 5 ANNI HA RACCONTATO LE BOTTE, LE BASTONATE E L'OMICIDIO 

"IL MATRIMONIO COMBINATO" COL FRATELLO DEL CONVIVENTE EGIZIANO DELLA CUGINA E L'ANNO DI UMILIAZIONI

IL SACERDOTE: "ADESSO, UN MESE DOPO, TANTI GIORNALISTI MI CHIEDONO SCUSA PER GLORIA. HANNO CAPITO CHE LE PAROLE SONO COME LE PIETRE SCAGLIATE CONTRO LA MADDALENA...”

Fabrizio Caccia per il Corriere della Sera

«Prostituta massacrata», titolarono i giornali.
«Ma adesso, per fortuna, un mese dopo - racconta don Ermanno D' Onofrio, il prete che ha battezzato i suoi figli e celebrato il suo funerale - tanti giornalisti mi chiedono scusa per Gloria. Hanno capito che le parole a volte sono come le pietre scagliate contro la Maddalena...».

Gloria Pompili, 23 anni, di Frosinone, mamma di due bimbi di 3 e 5 anni, è stata uccisa davanti a loro la sera del 23 agosto sulla via dei Monti Lepini, nel territorio di Prossedi, per essersi ribellata ad un anno di umiliazioni, costretta anche l' ultimo giorno a vendersi sulla strada che collega Frosinone a Latina.

I due piccoli, quella sera, si trovavano proprio nella Bmw dei suoi aguzzini che erano andati a riprenderla dal lavoro.

Dopo l' ennesima discussione, giù botte e bastonate. Il bimbo più grande, però, ha reso giustizia alla mamma: nella casa-famiglia dov' è stato portato col fratellino ha raccontato tutto ad un operatore.
GLORIAGLORIA
Ed ecco che martedì scorso un' altra giovane donna, il capitano dei carabinieri Margherita Anzini, comandante della compagnia di Terracina, ha messo le mani su Loide Del Prete, cugina di Gloria, e sul convivente egiziano Saad Mohamed Salem, entrambi difesi dall' avvocato Filippo Misserville.
«La nostra indagine non potrà riportarla in vita - dice commossa la carabiniera -.
Ma servirà a ridarle dignità.

Perché questa ragazza, che avrebbe dovuto trovare affetto in quell' ambito familiare, ha subìto solo vessazioni e soprusi, fino all' annientamento dell' identità».

Vissuta in una casa-famiglia dai 7 ai 18 anni, dopo la separazione dei suoi genitori, Gloria conobbe in quella struttura un giovane rumeno, Alex, da cui ha avuto i due bimbi. Alex, intanto, si è legato da tempo ad un' altra donna e ora è in carcere a Rieti per spaccio. Uscirà a gennaio prossimo.
L' inferno vero di Gloria, però, è iniziato un anno fa, quando è caduta nella rete di sua cugina Loide e del convivente egiziano, trasferendosi addirittura a vivere da loro, in corso Lazio, con i due bambini.

GLORIA FUNERALIGLORIA FUNERALI
Qui ha conosciuto pure il fratello di Salem, un certo Eddy, che l' ha indotta a sposarlo: «Matrimonio combinato per garantirsi il permesso di soggiorno», accusa ora la mamma di Gloria, Carmela, testimone oculare dei lividi di sua figlia. «Ma lei negava sempre, anche agli assistenti sociali diceva che lavorava in frutteria ad Anzio con sua cugina e quei lividi se li era procurati cadendo».

Di sicuro, raccontano in via Bellini le sue amiche d' infanzia, che più di una volta hanno provato a portarla via dalla strada, «prima di conoscere Gloria, l' egiziano e sua cugina avevano una Twingo scassata, poi invece si sono comprati la Bmw e hanno aperto la frutteria».

Il padre di Gloria, Vittorio, camionista, non la vedeva da 15 anni: avrebbe voluto vestirla lui, nella bara. Così, a fine agosto, ha portato con sé una giacca, una camicetta e un paio di pantaloni. Ma erano 15 anni che non vedeva sua figlia e i pantaloni erano troppo corti.

Allora ci ha pensato mamma Carmela a preparare Gloria per l' ultimo viaggio: «Con uno spolverino rosa, una tuta e scarpe da ginnastica bianche, come piaceva a lei...».
La somiglianza con sua figlia è impressionante. Mamma Carmela, assieme all' avvocato Toni Ceccarelli e a don Ermanno, vorrebbe scrivere ora al tribunale dei minorenni di Roma per chiedere in affidamento i due nipotini: «Lavoro in un bar, sono incensurata, vorrei che almeno mi restassero loro».

Fonte: qui

UN EX PILOTA RYANAIR: ‘ECCO PERCHÉ HO LASCIATO QUELLA COMPAGNIA E PERCHÉ I GIOVANI ABBANDONANO L’ITALIA. ORA GUADAGNO 5 VOLTE TANTO, HO DIRITTI PER ME E LA MIA FAMIGLIA’

UNO ANCORA IN SERVIZIO: ‘MACCHÉ FERIE, IL PROBLEMA È CHE 700 MIEI COLLEGHI SONO SCAPPATI. NON CI DANNO NEANCHE L’ACQUA A BORDO, NON CI ASSUMONO E CHI PUÒ SE NE VA’’

«PERCHÉ HO LASCIATO RYANAIR E PERCHÉ I GIOVANI ABBANDONANO L’ITALIA»
Lettera di Adriano Ingrosso, pilota comandante di Xiamen Air, al ‘Sole 24 Ore


Sono un comandante (giovane, alla soglia dei 30 anni) ex Ryanair, impiegato nel sud-est della Cina da inizio anno con stipendio quintuplicato.
RYANAIRRYANAIR
Scrivo questa lettera perché è evidente che quello che sta succedendo in quell’azienda è un buon indicatore di cosa potrebbe accadere fra qualche anno in Italia.
I cittadini giovani, così come i dipendenti Ryanair non hanno fatto molto rumore negli ultimi anni. Non sono scesi in piazza, non hanno protestato. Hanno peró fatto una cosa molto più radicale e grave: hanno votato con i piedi.

Un esodo silenzioso, sottovalutato e sminuito da chi è al potere (vedi il governo italiano con i giovani o l’amministratore delegato di Ryanair O’Leary con i piloti). Problema ignorato fino alla crisi della settimana scorsa, quando le operazioni e la credibilità aziendale sono state compromesse in modo grave.

Ci sono due modi per rimpiazzare un comandante:
1) Assumere un dipendente, addestrarlo da zero e poi fare in modo di trattenerlo in azienda offrendo condizioni adeguate ai competitor.
2) Attirare con delle buone condizioni lavorative e contrattuali un comandante già in carriera (quindi qualcuno con minimo 7 anni di volo e studio alle spalle, nella maggior parte dei casi 15 anni o più).

Una mattina si sveglieranno i pochi rimasti in Italia e si accorgeranno che i conti non tornano.
michael o leary all assemblea degli azionisti ryanairMICHAEL O LEARY ALL ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI RYANAIR
I laureati e i diplomati che sono costati allo stato miliardi di euro non saranno rimpiazzabili da stranieri (che sono ben felici di andare a fare le vacanze in Italia, un pó meno di affittarsi casa nella capitale dove i mezzi pubblici sono inefficenti, le buche un rischio mortale e l'80% delle persone non capisce l'inglese).

Si cercherà quindi di far tornare in patria gli italiani emigrati.
In due modi: quello soft, introducendo sgravi fiscali per i rimpatriati ( come già ha fatto lo stato italiano in passato e come sta facendo la Ryanair adesso dando un bonus di importo ridicolo per assumere o trattenere in azienda i piloti).

Peccato che la politica dei bonus sia precaria perché ha solo un effetto temporaneo, e comunque chi emigra difficilmente ritorna. Specialmente dopo aver sperimentato come si sta nelle nazioni concorrenti: strade senza buche, servizi efficenti, giustizia sociale, tribunali funzionanti, buoni stipendi e la maggiore possibilità di ottenere la pensione nei 192 paesi su 195 che hanno un debito pubblico in rapporto col Pil inferiore all' Italia.

Ci sarà anche quello coattivo: cosí come in Eritrea e Usa verrà considerata la tassazione universale dei redditi prodotti all'estero dai cittadini Italiani residenti Aire (buona fortuna per l'incasso).
RYANAIR 2RYANAIR 2

I giovani sono irrilevanti politicamente vista la loro inferiorità numerica (e quindi numero di voti), ma escluderli dal processo decisionale e favorire gli altri non sará la soluzione.
Come abbiamo finalmente visto, un sistema (aziendale o paese) può essere messo in ginocchio proprio dalla parte debole, anche senza che essa abbia combattuto in modo convenzionale.

Prima di aggiornare i manuali sulla teoria dei giochi con questa eventualità della “primavera invisibile”, consiglierei di affrontare il problema.
I nati dal 1975 in poi non hanno quasi nessuna responsabilità nella creazione del debito abnorme che ha garantito un benessere (economicamente insostenibile e quindi fasullo) alle generazioni precedenti, a scapito di quelle successive.

Attenzione: bisogna trattare bene i pochi giovani coraggiosi che sono rimasti (ormai ci vuole più coraggio per restare che per andarsene), altrimenti sarete costretti a ripagarvi da soli quel debito.


RYANAIRRYANAIR
2. UN PILOTA RACCONTA L’INFERNO RYANAIR: ‘MACCHÉ FERIE, MANCANO I PILOTI: 700 SONO GIÀ SCAPPATI ALLA CONCORRENZA’

L’acqua. Le altre compagnie te la offrono insieme al cibo. A noi niente. Io mi devo portare la bottiglietta da casa. E se la finisco in volo, sono costretto a comprarmela dal carrello degli assistenti di volo, a tre euro”.

michael o leary ryanairMICHAEL O LEARY RYANAIR
(...)

Un primo ufficiale – che chiameremo Andrea, per garantirne l’anonimato – ha spiegato a Business Insider Italia come funziona

(...)

Andrea lavora in Ryanair da un anno e mezzo ed è di base in uno degli 86 aeroporti europei della compagnia low cost. Ha frequentato un’accademia aeronautica (...), poi il colloquio di lavoro in Irlanda e il corso di abilitazione (a spese proprie, per la modica cifra di 29.500 euro) per portare uno dei 427 Boeing 737 del vettore irlandese.

La maggior parte dei piloti non è dipendente: si tratta, di fatto, di liberi professionisti che si raggruppano in piccole società e che prestano il proprio servizio a Ryanair. Alla fine vengono pagati in base alle ore di volo effettuate. Andrea è uno di questi.
maria pilota RyanairMARIA PILOTA RYANAIR

Il mercato dell’aviazione è in forte crescita – ci spiega – e negli ultimi dieci anni non è mai stato così aperto. Molte compagnie hanno bisogno di piloti con esperienza e li vanno a cercare proprio in Ryanair, che è la più grande d’Europa. Il punto è che Ryanair non fa nulla per trattenerli e le altre compagnie offrono condizioni migliori: dallo stipendio ai diritti su malattie e riposi, dai benefit alla possibilità di fare carriera”.

(...)

Quindi non è vero, (...) che la cancellazione dei voli (...) è dovuta a una cattiva gestione delle ferie dei piloti?
La verità è che Ryanair ci sta facendo girare le palle con questa storia, perché scarica su di noi la responsabilità di quello che sta accadendo. Le ferie non sono mai state un problema. Il problema, in realtà, è che mancano piloti”.

(…)

Fonte: qui

KIM JONG UN: ‘TRUMP È UN RIMBAMBITO’, E LA COREA MINACCIA: IL PROSSIMO TEST AVRÀ ANCHE UNA BOMBA H

DONALD SU TWITTER: ‘KIM È UN PAZZO A CUI NON INTERESSA AFFAMARE O UCCIDERE IL PROPRIO POPOLO, VERRÀ MESSO ALLA PROVA COMA MAI PRIMA’ 

È LA PRIMA VOLTA CHE UN LEADER DI PYONGYANG SI RIVOLGE DIRETTAMENTE A UN PRESIDENTE USA

1.COREA NORD: POSSIBILE TEST BOMBA H IN PACIFICO
kim jong un durante il lancio di un missileKIM JONG UN DURANTE IL LANCIO DI UN MISSILE
 (ANSA) - La Corea del Nord potrebbe condurre il più potente test di bomba all'idrogeno nel Pacifico, tra le "azioni di più alto livello" contro gli Stati Uniti: è l'ipotesi espressa dal ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-ho, riporta l'agenzia Yonhap, in merito alle affermazioni del leader Kim Jong-un che sta considerando le più potenti iniziative in risposta al presidente americano Donald Trump e alla sua minaccia di "distruzione totale" del Paese eremita.

"Potrebbe essere la detonazione più potente di bomba all'idrogeno nel Pacifico", ha affermato Ri, a New York per seguire i lavori dell'Assemblea generale dell'Onu, aggiungendo però "di non avere idea di quali azioni potrebbero essere prese dato che saranno ordinate dal leader Kim Jong-un". Pyongyang, a partire dal 2006, ha effettuato un totale di sei test nucleari, di cui l'ultimo, il più potente, risale al 3 settembre ed è stato rivendicato come la detonazione di ordigno all'idrogeno.

2.COREA NORD: TRUMP, KIM È CHIARAMENTE PAZZO
 (ANSA) - "Kim Jong Un, che è chiaramente un pazzo a cui non interessa affamare o uccidere il proprio popolo, verrà messo alla prova coma mai prima". Lo scrive il presidente Donald Trump su Twitter.
CICCIO KIM TRUMPKIM JONG UN TRUMP

3.COREA NORD: KIM CONTRO TRUMP, PRIMA VOLTA DI PYONGYANG
 (ANSA) - La risposta di Kim Jong-un al bellicoso discorso all'Onu del presidente Usa Donald Trump, sulla distruzione totale di Pyongyang se provocati, ha visto per la prima volta un leader nordcoreano diffondere sotto il suo nome una dichiarazione rivolta alla comunità internazionale.

Kim ha definito Trump, tra l'altro, "un folle" assicurandogli che pagherà "caro" per le sue minacce al Paese asiatico: a conferma di una situazione in cui i tradizionali parametri di riferimento sono saltati, il ministero dell'Unificazione di Seul ha rimarcato che sia Kim Il-sung, il fondatore dello Stato e "presidente eterno", sia Kim Jong-il, il "caro leader", non hanno mai fatto iniziative del genere quando erano al potere. Il portavoce del ministero Baik Tae-hyun ha invitato il Nord a fermare le provocazioni che porterebbero "al suo isolamento e alla sua rovina".


KIM TRUMPKIM TRUMP
4.TRUMP-KIM, MEZZOGIORNO DI FUOCO
Federica Mochi per www.adnkronos.com

Si insultano a vicenda, minacciano di distruggersi, tengono il mondo con il fiato sospeso a suon di botta e risposta al vetriolo. Trump contro Kim, Kim contro Trump. Sembrano toni da film western quelli usati dai due leader nella fantaguerra che ogni giorno combattono a colpi di parole. E se per il presidente statunitense Rocket Man-Kim è "in missione suicida", il Rispettato Maresciallo non si fa certo cogliere di sorpresa, e liquida l'inquilino della Casa Bianca come 'dotard', 'un rimbambito'. Mitragliate di parole che continuano a incendiare il terreno di scontro. Certo non impugneranno la rivoltella, ma tra missili, bombe all'idrogeno ed esercitazioni militari, i due tengono in mano le sorti del mondo.

CHI LA SPARA PIU' GROSSA - Stile da combattente, epiteti efficaci e concisi. Pochi appellativi ma incisivi, sventagliati il più delle volte via Twitter. Quando parla del dittatore nordcoreano Donald Trump non usa mezzi termini. Prima è 'un biscottino intelligente', 'un ragazzo sveglio'.

kim trumpKIM TRUMP
E poi 'paranoico', 'l'uomo razzo', 'un pazzo con le armi nucleari'. Certo all'inizio dello scontro i toni usati dal presidente statunitense apparivano più moderati. Ad aprile, quando Kim Jong-un appariva pronto al dialogo, Trump non aveva nascosto le sue buone intenzioni, dicendosi pronto a incontrare il Maresciallo "a determinate condizioni". Un secolo fa, se si pensa alle ultime, feroci, intimidazioni: "Distruggeremo la Corea se minacciati", ha detto Trump all'Assemblea generale dell'Onu, dopo aver giurato 'fiamme e furia' contro il regno eremita, "un regime depravato".


KIM NON SI SCOMPONE - Quando risponde alle esternazioni di Trump, Kim Jong-un appare più razionale e meno impulsivo del presidente americano. Le stoccate di Trump non sembrano minimamente sfiorarlo. The Donald lo chiama 'Rocket Man'? Lui non si scompone. Anzi rilancia, chiamando il presidente americano "un cane che abbaia", "un rimbambito", "uno squilibrato".

militare nordcoreanaMILITARE NORDCOREANA
Gli Stati Uniti? Il dittatore li dipinge come "imperialisti", "yankee" che "la pagheranno cara". A volte però le sue dichiarazioni fanno venirela pelle d'oca. Come quando, commentando il video del lancio del missile balistico Pukguksong-2 a maggio, il dittatore si lasciò sfuggire: "Visto dalla testata di un missile il mondo appare bellissimo".

MOSSE E CONTROMOSSE - Tattiche, scenari apocalittici e contromosse sono da mesi sul tavolo dei due leader. Ma cosa vogliono veramente? Il problema del dittatore nordcoreano non è come si rivolge alla comunità internazionale, ma il grado di apprezzamento che ha nel suo mondo. Come ricordava qualche settimana fa il presidente del Centro studi internazionali ed esperto di strategie militari Andrea Margelletti all'AdnKronos "se Kim Jong-un volesse la guerra l'avrebbe già fatta, dato che Seul è a portata di cannone e potrebbe fare dei danni inenarrabili nell'arco di qualche minuto".

La sua strategia è un'altra. "Sta cercando di essere riconosciuto come una superpotenza globale al pari della Cina, degli Stati Uniti e della Russia - chiosa Margelletti - Il problema è che se lo si concede a lui, la diga crolla. Dato che non abbiamo una visione strategica occidentale, stiamo sempre giocando di rimbalzo".

Trump, dal canto suo, continua a imporre sanzioni su sanzioni, cercando di strozzare così l'economia di Pyongyang. Ieri il presidente Usa ha firmato l'ordine esecutivo per imporre nuove misure e stringere in una morsa il regno eremita.

Così facendo intende colpire società e istituzioni finanziare "che finanziano e facilitano il commercio con la Corea del Nord". In realtà, "gli affari con la Corea del Nord li fanno in pochi - sottolinea Margelletti - il problema drammatico è che l'Occidente è straordinariamente capace di vincere le guerre, ma quando deve vincere la pace ci troviamo in problemi complessi. Il vero grande dramma è se il dittatore della Corea del Nord, continuando a giocare al rialzo, farà qualcosa che costringerà per forza l'Occidente a reagire".

Fonte: qui

UN FLOP CHIAMATO JOBS ACT – MENO DEL 3% DEI NUOVI ASSUNTI E’ A TEMPO INDETERMINATO

LA BCE BACCHETTA L’ITALIA PERCHE' PERFINO LA GRECIA HA FATTO MEGLIO SULL’OCCUPAZIONE 
E ORA LE IMPRESE NON ASSUMONO IN ATTESA DEGLI SGRAVI FISCALI PROMESSI PER IL 2018 
MORALE DELLA FAVOLA: LA RIFORMA DEL LAVORO DI RENZI E' STATA UN BUCO NELL'ACQUA
Valentina Conte per la Repubblica

DisoccupatiDISOCCUPATI
La disoccupazione in Italia scende, ma il calo «non è significativo », dice la Banca centrale europea. Mentre su poco più di un milione di nuovi contratti firmati tra gennaio e luglio appena 27 mila sono a tempo indeterminato. Il 2,5% del totale, certifica l' Inps. Dati che piombano sui tavoli del governo nei giorni in cui si decidono i nuovi e annunciatissimi sgravi per le assunzioni dei giovani da inserire in manovra. Un' attesa che forse, assieme all' incertezza sul futuro dell' economia, spinge le imprese a preferire il lavoro non stabile, in vista del bonus 2018. E, orfane dei voucher, a rispolverare un antico interesse per i contratti a chiamata (+125%) e in somministrazione (+20%).

RENZI JOBS ACT 3RENZI JOBS ACT 3
Un' Italia con tre milioni di disoccupati, dunque. 

E con la tendenza alla precarizzazione. 

Tanto basta per finire, assieme alla Slovenia, nella lista nera della Bce. Perché non soddisfa nessuno dei tre parametri presi ad esame da Francoforte, si legge nel Bollettino economico diffuso ieri

Non ha ridotto di almeno tre punti il tasso dei senza lavoro, nel triennio successivo al picco della crisi. Non l' ha smussato neanche di un quarto. E non è neppure in grado di garantire un livello inferiore a quel picco per cinque anni. Tutto vero, se consideriamo il 12,7% di disoccupazione segnato nel 2014, sceso solo all' 11,7% nel 2016, anziché al 9,7% prescritto come obiettivo minimo. Spagna, Cipro, Portogallo, Slovacchia ce l' hanno fatta. 

Persino la Grecia, in almeno un obiettivo su tre. 

L' Italia no. Di qui la bacchettata di Francoforte.

VOUCHER JOBS ACT1VOUCHER JOBS ACT1
D' altro canto, le previsioni di crescita non sono tutte rose e fiori. Il Pil dell' Eurozona - dice la Bce - avanzerà del 2,2% quest' anno, un po' meglio delle attese. Ma poi scenderà all' 1,8% nel 2018 e all' 1,7% nel 2019. «La ripresa è più vigorosa, mostra segni di tenuta, ma esistono rischi al ribasso», scrivono gli esperti della massima autorità monetaria d' Europa, guidata da Mario Draghi. Tra i rischi, «fattori internazionali e mercati valutari».

SIMBOLO EURO FRANCOFORTE BCESIMBOLO EURO FRANCOFORTE BCE
Ecco perché nonostante l' apporto di donne e migranti spinga in modo significativo Pil e occupazione nei paesi dell' euro, il resto sembra scricchiolare. A partire dall' inflazione che non ne vuol sapere di alzarsi al livello obiettivo del 2% (sarà 1,5% quest' anno e 1,2% il prossimo). Ecco perché Draghi è prudente sul Quantitative easing, l' operazione straordinaria di acquisto di titoli che per ora continua, «nuove decisioni saranno prese in autunno ».

Uno scenario assai incerto, dunque. Che d' altro canto si riflette nel comportamento delle aziende di casa nostra. L' offerta di lavoro aumenta, non c' è dubbio: tra i primi sette mesi del 2017 e lo stesso periodo del 2016 il numero dei contratti aperti, calcola l' Inps - al netto di quelli chiusi - si è impennato del 30%, da 825 mila a un milione e 73 mila. Tanti. Ma per il 97% si tratta di contratti a termine.
CATENA DI MONTAGGIO3CATENA DI MONTAGGIO3

Questo è il punto. Una formula che piace ovunque, ma soprattutto al Nord Est (+35). In Emilia Romagna (+38%). Tra gli under 24 (+40%). Nel settore del commercio, alloggio, ristorazione (+45%). E con buste paga alleggerite (-2,5%). L' apprendistato ritrova nuovo slancio. Così i contratti più precari, come lavoro intermittente e somministrato, tornati in auge dopo l' abolizione dei voucher.

L' effetto annuncio del governo di sgravi nuovi di zecca gioca un suo ruolo. Le aziende attendono di capire l' entità del prossimo bonus (50% dei contributi azzerati per under 29 o 32). Nel frattempo assumono con prudenza. Offrono contratti con paghe medio-basse, a termine. O si affidano alle agenzie del lavoro (job on call). Devono anche capire se la ripresa è strutturale o no. Se l' export tirerà ancora, se la domanda interna non tornerà a inabissarsi.

Fonte: qui

MADRID VS BARCELLONA: SE RESTI IN SPAGNA TI RIEMPIO DI SOLDI

RECUPERATA DAL CASSETTO LA PROPOSTA DI LASCIARE NELLA REGIONE TUTTE LE IMPOSTE RACCOLTE IN CATALOGNA, A CONDIZIONE DI NON FARE IL REFERENDUM SULL’INDIPENDENZA 
MULTE SALATE AI DISSIDENTI: 12 MILA EURO AL GIORNO 
Carlo Nicolato per Libero Quotidiano

REFERENDUM CATALOGNAREFERENDUM CATALOGNA
Da una parte l' assoluta «fermezza democratica a difesa della legalità costituzionale», almeno fino al primo ottobre, con l' obiettivo cioè di fermare a tutti i costi il referendum. Quindi avanti con la linea dura, con le minacce di «mali maggiori» se la Catalogna non si tira indietro, e con multe a raffica per la prima volta comminate dalla Corte Costituzionale. Si parla di 12mila euro per ogni giorno di disobbedienza per sette fiduciari centrali (quelli con la posizione più elevata) e 6mila euro ai 15 amministratori di demarcazione corrispondenti ai territori di Aran, Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona. Ai quali si devono aggiungere quelle rifilate al Segretario Generale del Dipartimento del Vice Presidente delle Finanze, Josep Maria Jové (12 mila euro un giorno), e al capo del Dipartimento dei processi elettorali e consultazioni popolari, Montserrat Vidal i Roca (6mila).

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Dall' altra però Madrid apre a una soluzione di dialogo post primo ottobre, sempre però che gli indipendentisti rinuncino al referendum. Il dialogo potrebbe essere reso possibile da una proposta del Psoe, già depositata in Parlamento, perché si lavori alla riforma del modello di autonomia della Catalogna in una commissione parlamentare.

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Di riforma costituzionale aveva già parlato il premier Mariano Rajoy durante le trattative delle settimane scorse, trovando un muro invalicabile nell' opposizione dei catalani. Stavolta però c' è una novità sostanziosa, quella cioè avanzata dal ministro dell' Economia Luis de Guindos che in un' intervista al Financial Times, sostiene che il governo è disponibile a offrire «più soldi e maggiore autonomia finanziaria» se Barcellona abbandona i piani di secessione. In pratica il governo centrale è disposto a «comprare» la permanenza della Catalogna versando nelle casse di quest' ultima qualche miliardino di euro in più all' anno, oltre a garantire, forse, qualche grado di autonomia maggiore.
luis de guindosLUIS DE GUINDOS

Peraltro nemmeno questa è una novità, perché l' idea di Guindos nasce da un Patto di Bilancio avanzato qualche anno fa, nel 2012, dall' ex presidente della Generalitat Artur Mas. Anche all' epoca c' era Rajoy alla Moncloa ma a quei tempi non se ne fece nulla.

Carles PuigdemontCARLES PUIGDEMONT
«Nel 2012 eravamo nel bel mezzo della crisi economica», sostiene de Guindos; «ma ora la situazione è cambiata, c' è la ripresa e si aprono nuove opportunità». Il Patto di Bilancio proposto da Mas prevedeva che la Generalitat trattenesse tutte le imposte prelevate in Catalogna e che in un secondo momento pagasse a Madrid una quota o determinati servizi. Sebbene un meccanismo del genere esista già da lustri nei Paesi Baschi e in Navarra, la Moncloa rispose ufficialmente che il «sistema Mas» non era compatibile con la Costituzione. Come per magia adesso, secondo quanto dice lo stesso ministro dell' Economia, la Costituzione spagnola sembra diventata improvvisamente più comprensiva.
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Tutto dipende però dal primo di ottobre. E sebbene molti leader indipendentisti, tra i quali il vicepresidente Oriol Junquieras, abbiano già detto che ormai il referendum è compromesso, il presidente Puigdemont tira dritto per la sua strada cercando da una parte di cavalcare la protesta per gli arresti di un paio di giorni fa. La sfida continua.

Fonte: qui