9 dicembre forconi: 02/14/16

domenica 14 febbraio 2016

IKEA AVREBBE ELUSO UN MILIARDO DI TASSE IN EUROPA TRA IL 2009 E IL 2014

ikea-vestiti-pistoletto-330727LO SOSTIENE UN RAPPORTO DEGLI EURODEPUTATI VERDI CHE RICOSTRUISCE LE ACROBAZIE FISCALI DEL COLOSSO SVEDESE

Alla base del meccanismo il pagamento da parte delle varie filiali sparse nei vari Paesi di royalties del 3% delle vendite alla sede olandese, l' Inter Ikea Group, controllata da una fondazione, la Stichting Ingka. E' proprio grazie al pagamento di questi diritti che i negozi possono ridurre la loro base imponibile

Rosaria Amato per “la Repubblica”

Almeno un miliardo di euro di tasse non pagate tra il 2009 e il 2014, una perdita per ogni Paese che va dal 35% in meno incassato in Belgio al 64% della Francia. Per il solo 2014 il mancato incasso fiscale dai profitti di Ikea si traduce in una perdita di 36,6 milioni di euro per la Germania, 23,8 per la Francia, 10,1 per la Svezia.

Fondatore di Ikea ingvar kamprad
FONDATORE DI IKEA INGVAR KAMPRAD

A sostenerlo uno studio commissionato dal gruppo dei Verdi del Parlamento Ue al ricercatore Marc Auerbach, che ricostruisce minuziosamente in 28 pagine il complesso schema societario di scatole cinesi che viaggia tra l' Olanda, il Lussemburgo e il Liechtenstein e che utilizzando le pieghe della legislazione, molto favorevole, di questi tre Paesi, riesce a ridurre legalmente quanto sarebbe dovuto al fisco se si seguissero invece le vie "ordinarie".

ikeaAlla base del meccanismo il pagamento da parte delle varie filiali sparse nei vari Paesi di royalties del 3% delle vendite alla sede olandese, l' Inter Ikea Group, controllata da una fondazione, la Stichting Ingka. E' proprio grazie al pagamento di questi diritti che i negozi possono ridurre la loro base imponibile, mentre i proventi delle royalties non sono tassati in Olanda e sono traghettati in Lussemburgo sotto forma d' interessi su un debito da rimborsare a un' altra società del gruppo, che a propria volta paga al fisco solo lo 0,06% delle cifre ricevute.

L' ultimo passaggio è in Liechtenstein, e qui le tasse sui dividendi che arrivano a un' altra fondazione legata al gruppo non sono tassati (lo prevede la legge nazionale). E' quella che Auerbach definisce "tax migrazion". Attualmente, ricorda il ricercatore, Ikea, che ha aperto il suo primo negozio nel 1958, ha ricavi per 33,8 miliardi l' anno grazie alle vendite nelle 375 sedi aperte in oltre 40 Paesi, dove lavorano oltre 172.000 dipendenti.

Il dossier che è stato inviato a cinque quotidiani europei - oltre a Repubblica, Spiegel, Le Monde, El Pais, The Guardian - ha l' obiettivo di «spingere l' Unione Europea a provvedere con una legge specifica in materia», spiega Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde europeo.

«E' un lavoro che stiamo portando avanti da molto tempo sul tema dell' evasione e dell' elusione fiscale - aggiunge la parlamentare Ue - soprattutto da quando l' anno scorso è esploso il LuxLeaks. Questo dell' Ikea è il gioco delle tre carte, un sistema di passaggio di profitti da un Paese e da una società all' altra che permette l' ottimizzazione delle tasse. Se ci fosse una situazione di trasparenza, non sarebbe possibile metterlo in atto. Il problema è che la normativa europea impone l'unanimità per la legislazione in materia fiscale: è una norma che porta all' immobilismo».

Premettendo che non è a conoscenza del contenuto del dossier diffuso dai Verdi, l' Ikea ha replicato con un breve comunicato nel quale afferma di «pagare le tasse in linea con le leggi e i regolamenti, ovunque siamo presenti come rivenditori, produttori o in qualunque altra forma. Abbiamo un forte impegno per condurre le nostre operazioni in modo responsabile e dare un contributo alle società all' interno delle quali operiamo». Ikea aggiunge che nel 2015 ha pagato tasse sui ricavi per 822 milioni di euro in totale, con una percentuale media di circa il 19%.

Fonte: qui

LA GREXIT L'HANNO GIA' FATTA I GRECI: MIGLIAIA DI IMPRESE E PRIVATI CITTADINI APRONO CONTI ALL'ESTERO

graffito-ad-atene-grecia-68479460MILA SOLO IN BULGARIA - E TSIPRAS AVVERTE I RIBELLI DI SYRIZA: 'SE NON HO LA MAGGIORANZA, ANDIAMO AL VOTO A SETTEMBRE' - MESSAGGIO ALL'UE: 'NON FAREMO ALTRI SACRIFICI'

Varoufakis risponde alla richiesta di incriminazione per tradimento, dopo l'emersione del suo 'piano B' per l'uscita dall'euro: "Le denunce sono un tentativo di danneggiare il governo. I negoziati sono stati una guerra finanziaria Oggi non è necessario avere veicoli blindati per sconfiggere qualcuno. Loro hanno le loro banche"...

1. GRECIA: CONSIGLIO ESECUTIVO FMI DÀ VIA LIBERA PER COLLOQUI
 (ANSA) - Il comitato esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dato il via libera per la partecipazione dell'organizzazione di Washington ai negoziati per un terzo programma di salvataggio per la Grecia. Lo riferisce l'edizione online del quotidiano ateniese Kathimerini. Secondo fonti citate dal giornale, la decisione è stata presa ieri sera. L'iniziativa è stata il primo, ma necessario passo verso un nuovo accordo in vista di un finanziamento di emergenza per il Paese a corto di liquidi. Nel frattempo si è appreso che il nuovo capo missione del Fmi per la Grecia, Delia Velculescu, dovrebbe arrivare ad Atene oggi.
2. GRECIA: MIGLIAIA DI PICCOLE IMPRESE APRONO CONTI ALL'ESTERO
 (ANSA) - Sono migliaia le piccole imprese e i liberi professionisti che da settimane in Grecia si stanno rivolgendo a banche all'estero per aprire nuovi conti in modo da poter svolgere le loro transazioni senza le restrizioni previste dal controllo sui capitali imposto a fine giugno dal governo di Atene sugli istituti di credito ellenici.
Come riferisce l'edizione online di Kathimerini citando fonti bancarie, nelle ultime settimane sono state migliaia le richieste per l'apertura di nuovi conti presentate a banche cipriote, bulgare, romene, britanniche e tedesche non da grandi aziende del Paese - che si erano già premunite per l'eventualità dell'entrata in vigore del controllo sui capitali - ma da parte di piccole e medie imprese e liberi professionisti. Secondo la rivista tedesca Spiegel, circa 60.000 greci hanno in queste ultime settimane hanno aperto conti bancari in Bulgaria.
3. GRECIA, TSIPRAS AVVERTE I RIBELLI: "SENZA MAGGIORANZA, VOTO ANTICIPATO"
Corinna De Cesare per il “Corriere della Sera
Questa volta Alexis Tsipras lo dice chiaro e tondo durante un’intervista radio: «Sarei l’ultima persona a volere le elezioni se avessi la garanzia di una maggioranza parlamentare per riuscire ad arrivare alla fine dei quattro anni del mandato. Ma se non avrò la maggioranza sarò costretto ad andare ad elezioni». Il governo ellenico ormai si muove su un doppio binario: da una parte i difficili negoziati con i creditori europei per il piano di aiuti da 86 miliardi, dall’altro lato i guai da risolvere all’interno del partito di maggioranza.
O meglio la ex maggioranza: le riforme chieste dall’Ue sono passate infatti in Parlamento soltanto con l’aiuto dell’opposizione a causa della spaccatura interna a Syriza, creatasi una volta che Tsipras è sceso definitivamente a patti con il diavolo. Perché è così che vedono l’ex troika, i ribelli del partito della sinistra radicale guidati dall’ex-ministro dell’Energia Panayiotis Lafazanis.
Il comitato centrale di Syriza si riunirà oggi per cercare di trovare una soluzione alla divisione, Tsipras nel frattempo ha proposto un congresso straordinario del partito a inizio settembre. Se le cose non si risolvono, è proprio in autunno che potrebbero essere convocate le elezioni. In questi giorni invece i rappresentanti dei creditori hanno cominciato a trattare con la Grecia per arrivare al pacchetto da 86 miliardi.
La richiesta Ue, sin dal principio, è stata una sola: più riforme, meglio se su pensioni e settore agricolo. Ma ieri da Tsipras è arrivata la gelata: «Conosco i contenuti dell’accordo che abbiamo firmato il 12 luglio. Noi rispetteremo quegli impegni ma niente più di questo». Altri sacrifici insomma, ha fatto intendere il premier, non sono nei patti. Il governo spera di arrivare all’accordo entro il 18 agosto, due giorni prima della scadenza del pagamento del prestito alla Bce da 3,2 miliardi.
La Commissione Ue continua a essere vaga sui tempi. Al contrario di Christine Lagarde, direttore del Fmi, che ieri è tornata a insistere sul tema del debito. Perché il nuovo piano di aiuti possa funzionare, la Grecia ha bisogno di una «significativa ristrutturazione del debito» ha ribadito, aggiungendo qualche considerazione lapidaria sui negoziati in corso: «Ciò che conta è ciò che si fa, quindi fatti e non parole».
La Bce nel frattempo ha deciso di mantenere invariata la liquidità d’emergenza (Ela) per la Grecia a 90,4 miliardi, mentre ritarderà di qualche giorno la riapertura della Borsa di Atene. Puntuali, invece, sono arrivate altre ripercussioni sul piano B dell’ex ministro Yanis Varoufakis. Il procuratore della Corte Suprema ellenica ha ieri inviato al Parlamento una nuova causa in cui lo si accusa di violazione dei dati personali dei cittadini, un reato che prevede una pena fino a 20 anni di reclusione.
L’Assemblea dei deputati annuncerà oggi le azioni legali nei confronti dell’ex ministro dopodiché i legislatori saranno chiamati a esaminare le accuse per chiedere le raccomandazioni di una commissione esaminatrice. Poi si aprirà un’inchiesta per decidere se revocargli l’immunità e consentire così che sia sottoposto a processo.
Lui, nel frattempo, ha affermato che le denunce sono un tentativo di danneggiare il governo. «È stata una guerra finanziaria — ha detto a proposito dei negoziati —. Oggi non è necessario avere veicoli blindati per sconfiggere qualcuno. Loro hanno le loro banche».


Pubblicato su unaliraperlitalia.altervista.org il 31/07/2015

Fonte: qui

LONDON SCHOOL OF ECONOMICS: ”TRA DIECI ANNI, L’ITALIA NON ESISTERA’ PIU’, TOTALMENTE DISTRUTTA DALL’EURO E DALLA UE”

Roma-degradata-980x360“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. E peggiorerà”.

Così Roberto Orsi, professore italiano emigrato a Londra per lavorare presso la London School of Economics, prevede il prossimo futuro del Belpaese.
Il termometro più indicativo della crisi italiana, secondo Orsi, è lo smantellamento del sistema manufatturiero, vera peculiarità del made in Italy a tutti i livelli: “Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione”.
L’Italia – prosegue lo studioso della prestigiosa London School of Economics – non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori. La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza, l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione un fatto certo”.
Degrado di RomaQuando si tratta di individuare le responsabilità, Orsi non ha dubbi nel puntare il dito contro la politica: “L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale.
Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio dell’ex Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano”.
piazzale-partigiani-Degrado“L’interventismo dell’ex Presidente è stato particolarmente evidente – prosegue il professor Orsi – nella creazione del governo Monti e dei due successivi esecutivi, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale. L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che solo Monti ha aggravato la già grave recessione. Chi lo ha sostituito ha seguito esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia”.
Micidiale.
Fonte: qui

Fonte: www.quifinanza.it – che ringraziamo.