giovedì 24 novembre 2016
PER LA CGIA DI MESTRE IN ITALIA CI SONO 3,1 MILIONI DI LAVORATORI SENZA CONTRATTO
QUESTO ESERCITO DI “INVISIBILI” (INSIEME AI DATORI DI LAVORO CHE PREFERISCONO NON ASSUMERE) NON VERSANO TASSE E CONTRIBUTI E CREANO 77,2 MILIARDI DI EURO DI PIL IRREGOLARE ALL'ANNO
(ANSA) - Secondo una stima elaborata dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre sono 3.100.000 i lavoratori in nero presenti in Italia e oltre il 40 per cento (pari a quasi 1.270.000) sono "occupati" al Sud. Questo esercito di invisibili che ogni giorno lavora nel Paese senza versare tasse e contributi dà luogo a 77,2 miliardi di euro di Pil irregolare all'anno(LA CAUSA E' L'ECCESSIVA PRESSIONE FISCALE ED IL PESO INSOSTENIBILE DELLA BUROCRAZIA STATALE!).
Tre milioni di persone che sono costituiti da lavoratori dipendenti che fanno il secondo lavoro; da cassaintegrati o pensionati che arrotondano le loro magre entrate o da disoccupati che in attesa di rientrare ufficialmente nel mercato del lavoro sbarcano il lunario "grazie" ai proventi di una attività irregolare. La Regione più a "rischio" è la Calabria che presenta 143.000 lavoratori in nero e un'incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil pari all'8,7 per cento.
Questa situazione, secondo l'elaborazione della Cgia, si traduce in 1,3 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato dalla Calabria. Segue la Campania che con 387.200 unità di lavoro irregolari "produce" un Pil in "nero" che pesa su quello ufficiale per l'8,4 per cento. Le tasse che mediamente vengono a mancare in Campania ammontano a 3,9 miliardi di euro all'anno.
Al terzo posto di questa particolare graduatoria troviamo la Sicilia: con 306.900 irregolari e un peso dell'economia sommersa su quella ufficiale pari al 7,8 per cento, le imposte e i contributi non versati sono pari a 3,2 miliardi di euro all'anno. Come ricordato oggi dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, la Cgia rileva che il valore aggiunto "prodotto" dal sommerso economico nel 2014 è stato stimato dall'Istat in 194,4 miliardi di euro (che include i flussi generati dalla sotto-dichiarazione, dal lavoro irregolare e dagli affitti in nero). Tale importo sale a 211,3 miliardi se si considerano anche le attività illegali (prostituzione, traffico stupefacenti e contrabbando di sigarette).
Fonte: qui
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UNA BANCONOTA DA 100 MILA MILIARDI DELLO ZIMBABWE
ORA E’ STATA RITIRATA, MA A MAGGIO VALEVA 40 CENTESIMI
OGGI UN MILIONE DI DOLLARI DI HARARE VALE 2,6 EURO, ASSEDIO AGLI SPORTELLI
1. LE BANCHE SONO SENZA CONTANTE
Da Dire
Una grande linea si snoda lungo una strada poco illuminata. Un gruppo di uomini con gli occhi assonnati aspetta pazientemente fuori da una banca di Harare, la capitale dello Zimbabwe. Alcuni di loro sono qui da giorni, trascorrendo le loro notti sdraiati in scatole di cartone nella speranza che, quando arriverà il mattino, potranno prelevare i loro soldi. “È doloroso- dice amaro un giovane ad ‘Al-Jazeera’-. Lasciamo le nostre famiglie a casa. Dormiamo qui fuori al buio, al freddo. Non ricordo più cosa significa dormire nei nostri letti”.
La crisi economica dello Zimbabwe sta peggiorando, costringendo centinaia di persone a dormire fuori dalle banche per poter prelevare i soldi. Il Paese ha adottato il dollaro Usa e il rand sudafricano nel 2009, dopo una massiccia inflazione che ha piegato l’economia e reso quasi nullo il valore della valuta locale. Ma le banche sono ormai a corto di riserve in dollari e questa carenza sta causando code enormi fuori dalle agenzie delle banche.
2. MINI ASSEGNI AL POSTO DELLA CARTA MONETA
Da Lindro.it
Lo Zimbabwe si trova sempre in una posizione spiacevole, per non dire drammatica. La disastrosa situazione economica e sociale che accompagna ormai da tempo il Paese africano sta precipitando sempre di più, e di fronte alla progressiva scomparsa dei dollari americani dagli scambi monetari in Zimbabwe, il Governo prevede di implementare misure di emergenza che prevedano la creazione di mini-bond locali, da far entrare in circolazione per ovviare alla mancanza di denaro liquido.
Questa strategia potrebbe risultare pericolosa per un Paese che fin dalla fine degli anni novanta soffre di una terribile iperinflazione, che portò la propria moneta nazionale a valere pochissimo ed a perdere il proprio valore legale nel 2015, quando 175 milioni di miliardi di dollari dello Zimbabwe potevano essere cambiati per 5 dollari americani.
Proprio a seguito della soppressione della moneta nazionale (mossa giudicata successivamente dannosa ed erronea dal governatore della Banca Centrale di Harare, John Mangudya) il dollaro dello Zimbabwe venne sostituito dal dollaro americano e dal rand sudafricano, che stanno ora lentamente sparendo dal Paese.
La Popolazione rimane diffidente per questi nuovi mini bond da utilizzare come banconota, e sullo sfondo dei problemi economici si staglia il problema della successione di Robert Mugabe, il dittatore africano ormai prossimo ai 93 anni di età.
E pur avendo rimborsato totalmente il debito che aveva contratto col FMI nell’ambito degli aiuti economici ricevuti (quasi 108 milioni di dollari), e quindi potendo rinegoziare nuovi programmi di sostegno finanziario, non sembra per nulla roseo il futuro di un Paese come lo Zimbabwe, da troppo tempo afflitto da fame e dittatura.
Fonte: qui
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Carminati: «Ho preso i soldi al caveau fra un documento e l'altro»
Nel corso del processo per Mafia Capitale per cui è imputato, il 'Cecato' ammette per la prima volta di aver compiuto il furto alla Banca di Roma e di aver prelevato il contenuto delle 147 cassette di sicurezza.
I retroscena del colpo che colpì magistrati, avvocati, funzionari della Giustizia connessi con i più grandi misteri d'Italia, erano stati pubblicati in esclusiva dal nostro giornale
di Lirio Abbate 22 novembre 2016
Per la prima volta Massimo Carminati, intervenendo in aula durante il processo a mafia Capitale in cui è imputato, ammette di aver compiuto il furto al caveau della Banca di Roma a luglio 1999, ma soprattutto rivela ai giudici del tribunale di aver portato via documenti riservati contenuti nelle cassette di sicurezza. La dichiarazione spontanea del “cecato” arriva a conclusione della deposizione fatta oggi da due ufficiali dei carabinieri, chiamati a deporre dalla difesa di Carminati, accusato di essere il capo di mafia Capitale.
L'Espresso ha pubblicato nelle scorse settimane i retroscena di questo furto, rendendo noti i nomi delle vittime titolari delle cassette di sicurezza. Fra loro vi erano magistrati importanti, avvocati, professionisti e impiegati del ministero della Giustizia. Nomi che non erano mai stati resi pubblici.
"È ovvio dal 2002 da dove proviene la mia disponibilità economica. Se c'erano tutti questi dubbi sulla mia partecipazione al colpo del caveau a piazzale Clodio (avvenuto nel luglio del 1999 ndr) potevano dirlo subito così mi assolvevano invece di condannarmi. C'erano tanti documenti in quel caveau, ma anche tanti soldi e io qualche soldo l'ho preso".
Il nostro settimanale ha titolato in copertina “Ricatto alla Repubblica”, con i segreti della lista Carminati. Perché l'ex estremista di destra che ha fondato adesso mafia Capitale aveva scelto le cassette da svuotare nel 1999 e oggi l'Espresso è stato in grado di ricostruire i misteri d'Italia ai quali sono connesse le vittime: dalla P2 alle stragi, da Andreotti al delitto di Pasolini.
vedi anche:
Oggi nell'aula bunker di Rebibbia è arrivata la svolta, accompagnata da un chiaro messaggio che è tutto da decifrare. Carminati dice: «Sulla mia disponibilità economica, tutti ci girano intorno, ma è ovvio quale fosse dal 2002: se c'erano tutti questi dubbi che io avessi partecipato al furto al caveau potevano dirlo prima così mi assolvevano invece di condannarmi». E aggiunge un particolare importante: « È vero, c'erano molti documenti, e così fra un documento e l'altro ho preso pure qualche soldo».
Poi, come ha fatto altre volte, ha puntato ancora all'inchiesta de l'Espresso sui Quattro re di Roma, sostenendo «che per me non era una fuga di notizie».
vedi anche:
I quattro re di Roma
Carminati, Fasciani, Senese e Casamonica. Ecco i boss che si sono spartiti il controllo della città. Mettendo a freno omicidi e fatti di sangue troppo eclatanti per garantire il silenzio sui propri traffici
Fino ad oggi Massimo Carminati non aveva mai ammesso alcuna responsabilità fra le tante che gli sono state rivolte nelle aule giudiziarie. Oggi ammette di aver preso “documenti” e soldi dal caveau che fino al giorno del suo arresto lo hanno fatto vivere al di sopra del suo tenore ufficiale di vita. Carminati è stato processato per questi furto e condannato dai giudici di Perugia.
La condanna per il colpo al caveau è diventata definitiva il 21 aprile 2010. Ma Carminati ha evitato il carcere grazie all’indulto Prodi-Berlusconi, che gli ha cancellato tre anni di pena. Quindi ottiene l’affidamento nella cooperativa sociale di Salvatore Buzzi. E, secondo l’accusa, fonda mafia Capitale.
Fonte: qui
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