9 dicembre forconi: 09/15/16

giovedì 15 settembre 2016

Ricchezza e povertà: consumi pro-capite

Cresce la popolazione mondiale e crescono anche i consumi di combustibili fossili.


Ci domandiamo: 


a livello pro-capite, si sta diventando sempre più ricchi (aumento dei consumi pro-capite), oppure no?


Se poniamo gli indici a 100 (nel 2002) di: PIL, consumi energetici e popolazione; possiamo vedere se c’è una relazione tra queste grandezze.

Dal grafico possiamo trarre alcune considerazioni:

1. La popolazione mondiale cresce sempre (anche se nel mondo ci sono delle guerre);
2. I consumi crescono più della popolazione, questo dovrebbe farci pensare che consumiamo di più pro-capite;
3. Il PIL sembra avere lo stesso andamento crescente dei consumi, ma con variazioni molto più accentuate sia in positivo che in negativo.


Analizzando solo le variazioni annuali di PIL e consumi energetici, vediamo che, come già intuito, il PIL amplifica le variazioni dei consumi, sia in positivo che in negativo. 


Questo vuol dire che: per esserci un aumento del PIL, ci deve essere un aumento dei consumi energetici.


Adesso andiamo a guardare come sono andati i consumi pro-capite:

Dal grafico si vede che:

• I consumi di petrolio hanno raggiunto il picco nel 1978 a 5,19 bep/y e poi sono scesi mentendosi intorno i 4,3 bep/y;

• i consumi di tutti i combustibili fossili, non hanno raggiunto ancora un picco (la piccola discesa del 2015 è dovuta al fatto che il mondo nel 2015 è stato in recessione (vedi PIL)).

• I consumi energetici totali, anche loro non hanno raggiunto il picco.

Il fatto che il petrolio abbia raggiunto il picco pro-capite, lo possiamo spiegare tramite il seguente grafico:


Nel 1978 il petrolio copriva il 51,5% dei consumi di combustibili fossili; da allora, vista l’eccessiva dipendenza da tale fonte e i problemi dovuti all’eccessivo prezzo, ha fatto si, che si utilizzassero sempre più le altre due fonti fossili (gas e carbone), facendo si che, nel 2015 la quota coperta dal petrolio scendesse al 38,5%.

Il totale pro-capite è aumentato, mentre la quota fornita dal petrolio è diminuita facendo si, che scendesse sotto il picco del 1978.



Il minore uso di petrolio (a livello pro-capite), ha fatto si che: le riserve di petrolio pro-capite salissero a 32 bep, mentre le riserve totali di combustibili fossili, si sono ridotti da 127 a 110 bep.


Questo vuol dire che le riserve pro-capite stanno diminuendo, cioè la popolazione cresce e consuma più velocemente delle scoperte di nuovi giacimenti di combustibili fossili.



CONFRONTO TRA: CONSUMI, POPOLAZIONE E PIL (PPA)


Calcolando la media mondiale dei consumi di energia primaria totale, otteniamo 1,80 tep/y pro-capite (cioé 1,8 tonnellate di petrolio equivalente ogni anno per ogni persona).


Se prendiamo questo valore e lo raddoppiamo o lo dimezziamo 4 volte, otteniamo 4 fasce di consumi superiori alla media (dalla media in su), e 4 fasce di consumi inferiori.



ANALISI DELLE FASCE


Analizzando le fasce, si può vedere:


• La fascia 4, è composta dal resto dei Paesi sviluppati europei (compresa l'Italia) e da un grandissimo Paese come la Cina; incide per il 31,2% della popolazione e per il 42% dei consumi mondiali; quindi popolazione e consumi sono quasi allineati;


• La fascia 3, dove c’è un grande Paese sviluppato come gli USA, e i più ricchi Paesi d’occidente, incidono per circa il 10% della popolazione e del 31,5% dei consumi;


• Le prime due fasce sono occupate dai ricchi Paesi Arabi o da piccole isole. La loro incidenza complessiva è del 7,85% dei consumi e meno dell’1,5% della popolazionemondiale.


Come si vede nella tabella riassuntiva, la popolazione mondiale che vive sotto la media pro-capite è di 4,2 Miliardi di persone, il 57,37% della popolazione.


Se volessimo sconfiggere la povertà nel mondo, alzando i consumi della popolazione che sta sotto la media mondiale, dovremmo aumentare i consumi del:


• +122 %: per portarli al livello Italiano (2,5 tep);
• +69 %: per portarli al livello Cinese (2,2 tep);
• +29 %: per portarli al livello Iracheno (1,1 tep);
• +6 %: per portarli a livello Indiano (0,5 tep).



Se anche i Paesi ricchi cedessero la parte eccedente della media dei consumi mondiali, ai Paesi più poveri, potrebbero cedere solo il 33% delle risorse energetiche. Portando i Paesi poveri a un livello intermedio tra Iraq e Cina, non sufficiente a far raggiungere la media mondiale. 


Una più equa distribuzione della ricchezza NON è sufficiente a portare i Paesi poveri del mondo, a livelli medi mondiali.


EQUA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE?


Sfatiamo uno dei miti che sostiene che:


"il 20% della popolazione mondiale, la più ricca, sta consumando l'80% delle risorse del mondo"; cioé che 1/5 della popolazione mondiale consuma per 4 volte di più, non è vero.


La Cina unendosi ai Paesi sviluppati (ha il PPA: PIL corretto in base al potere d'acquisto, più alto del mondo), cambia i rapporti nei consumi mondiali, portando al 42% la popolazione mondiale che consuma l'81% delle risorse mondiali; quindi il rapporto scende dal quadruplo ipotizzato a meno del doppio.


Se vogliamo vedere anche cosa è successo nel passato abbiamo:


Si vede una tendenza a una più equa distribuzione delle risorse.


Addirittura, nel prossimo grafico vediamo che i Paesi sviluppati dell'OECD hanno pure perso il primato nei consumi.

Questo vuol dire che i Paesi che prima non erano sviluppati (Non OECD), stanno già consumando più risorse dei Paesi sviluppati (OECD) di una volta.



PIL e Consumi


Considerazioni sul PIL e Consumi sono difficili da fare, in quanto, buona parte del PIL dei ricchi va in beni importati, i quali aumentano i consumi nei Paesi di produzione e non in quelli di fruizione dei beni. La globalizzazione rende tutti interdipendenti.



CRESCITA DEMOGRAFICA E CONSUMI


Quale sarebbe l’andamento dei consumi pro-capite negli anni a venire, in base all’aumento di popolazione prevista e in base alle scoperte e ai consumi di combustibili fossili?


L’andamento, della curva demografica, dovrebbe essere il seguente (in base ai parametri più comuni usati):


(Gli studiosi hanno capito che: la crescita demografica ci sarà finché ci saranno risorse a disposizione; e difatti la curva demografica inizia a scendere quando le risorse iniziano a diminuire).


Ripropongo il grafico con le previsioni più ottimistiche, quelle riguardanti tutti i combustibili fossili con:
investimenti massimi (investimenti = 5) e Scoperte = 20%.



Legenda:
Passato lordo: Energia lorda estratta
Futuro lordo: Energia lorda da estrarre
Futuro netto: Energia netta utilizzabile (Lorda - costi)
Futuro costi: Costi energetici di estrazione



Come si può vedere, i costi energetici di estrazione tendono a salire quanto più ci avviciniamo all'esaurimento del combustibili fossili (ritorni decrescenti).


La situazione pro-capite sarà la seguente:


Da questo grafico si evince che, nella migliore delle ipotesi ci sarà ancora qualche piccola frazione percentuale di crescita dagli 11,3 bep/y attuali ai 11,7 bep/y nel 2050, mentre la curva netta dell’energia, vediamo che sta già iniziando a scendere.


Se invece gli investimenti si riducono:
- perché si vuole che gli Stati non finanzino la loro estrazione;
- perché i privati non investono in settori in cui ci sono scarse prospettive di guadagno (leggi che disincentivino l'uso dei combustibili fossili); 



allora, pur considerando lo stesso degli investimenti medio/bassi (investimenti=2) che quindi minori scoperte di giacimenti (scoperte=5%), la situazione che avremo è la seguente:



Dal quale si evince che: immediatamente le risorse disponibili pro-capite diminuiscono; con conseguente crisi energetica e l'impossibilità di finanziare eventuali fonti alternative.



CONCLUSIONI


Con le dovute approssimazioni che una simulazione può fare, quello che si evince è che: 


1) crescita, dell’energia netta disponibile, non ce ne sarà più! Tutta la crescita netta dell’energia disponibile, verrà assorbita dalla crescita della popolazione;


2) il PIL Mondiale potrà anche crescere, ma il PIL pro-capite non crescerà più o non lo farà a livello apprezzabile. 


Il sintomo della decadenza si potrà incominciare a percepire, quando non ci saranno abbastanza risorse per la manutenzione (edifici, strade, ponti, ...).


Le nuove generazioni avranno un tenore di vita medio, uguale o inferiore a quello dei loro genitori; nel lungo periodo sicuramente più basso.


3) ci saranno molti disordini sociali (con ulteriore distruzione di beni immobili), che non faranno altro che aggravare la situazione di crisi, specialmente nelle città.



4) possibili guerre tra i Paesi che hanno ancora abbastanza risorse per loro e quelli che, o li stanno esaurendo, o ne sono totalmente dipendenti.


5) Quello che accadrà in futuro, dipende principalmente dalle scelte politiche che si prendono; e quest'ultime sono meno intuitive di quello che sembra. Scelte basate su buone intenzioni, non è detto che migliorino la situazione.

Fonte: qui

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Note: 
l'elenco completo delle fonti di dati non lo ricordo, perché integro i dati trovati dalle varie fonti, nella mia banca dati.
Eseguendo le analisi con la mia banca dati, poi non ricordo da dove essi siano stati presi.



Fonti che ricordo: 
- Fonte dati energetici: bp 
(http://www.bp.com/en/global/corporate/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html)



- Fonte PIL (PPP o PPA): World Bank - in Wikipedia 
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_GDP_(PPP)



MONNEZZA CAPITALE - I RIFIUTI DI ROMA COSTANO DUECENTO EURO A TONNELLATA: UN RECORD EUROPEO!

ROMA RIFIUTI

ROMA RIFIUTI

UNA SPESA DI DUE MILIARDI IN DIECI ANNI E 6 IMPIANTI CHE NESSUNO VUOLE 

CHE FINE HA FATTO IL PROGETTO DI MARINO DI UN IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO A ROCCA CENCIA?


Alessandro Barbera e Giacomo Galeazzi per “www.lastampa.it”
Iniziamo questo viaggio da via Salaria 981, sede di uno dei «Tmb» della Capitale. «Tmb» significa «trattamento meccanico-biologico». A Roma ce ne sono quattro: due sono di proprietà dell’Ama, due appartengono a Manlio Cerroni.
Dovevano essere la soluzione tampone per ovviare alla giusta e necessaria chiusura della discarica di Malagrotta e invece, nella migliore delle tradizioni italiane, si sono trasformati nella più definitiva delle emergenze. 
A pochi metri dall’impianto di via Salaria ci sono la sede di Condotte e di Sky Italia, l’archivio della Rai e - giusto sull’altro lato della strada - un asilo, «I colori del mondo». Quando tira il vento, l’aria è irrespirabile nel raggio di centinaia di metri.
Quell’impianto - così come quello di Rocca Cencia - ha sempre fatto gola a interessi non propriamente legali: nell’audizione del 2 agosto di fronte alla commissione Ecomafie l’ex presidente dell’Ama Daniele Fortini ha raccontato che dal 2010 al 2015 la Pmr Service del gruppo Politi, sequestrata dalla Dda di Reggio Calabria in un’operazione contro le cosche della ’ndrangheta, ha gestito senza gara la movimentazione dei rifiuti nei due «Tmb». L’impianto di via Salaria avrebbe dovuto tornare a essere una rimessa di mezzi dell’Ama, e invece da cinque anni è una discarica a cielo aperto. Il nuovo assessore Paola Muraro promette di chiuderla al più presto, e in nome di questo ha ordinato la (contestata) riapertura del tritovagliatore di Rocca Cencia di Manlio Cerroni.

Sugli impianti di Cerroni torneremo dopo. 
AMA RIFIUTI
AMA RIFIUTI
Per ora restiamo in via Salaria. Finora a nulla sono valse petizioni e proteste degli abitanti del quadrante per la chiusura del «Tmb»: senza di esso, il fragile ingranaggio della raccolta si incepperebbe e un pezzo di città sarebbe ricoperto di rifiuti. Lo si è intuito ad agosto, quando un guasto all’impianto ha costretto l’Ama a far marcire l’immondizia nei cassonetti di Roma Nord per una settimana. Nei Tmb di Roma vengono pre-trattati più della metà dei rifiuti della Capitale: del milione e settecentomila tonnellate di immondizia prodotto ogni anno dai romani, solo settecentomila viene raccolto nei cassonetti differenziati e trasportato direttamente negli impianti di riciclo.

Quando i camion pieni di indifferenziata arrivano al Tmb di via Salaria la spazzatura viene divisa alla meno peggio in tre gruppi: il trenta per cento sono rifiuti combustibili, il quaranta - soprattutto laterizi - viene destinato alle discariche, il restante trenta è massa biologica. 

La parte combustibile finisce nei due inceneritori laziali, a Colleferro e San Vittore. 

L’umido, cioè la parte organica dei rifiuti da compostaggio, viene trasportata in vari impianti, ma soprattutto a settecento chilometri di distanza da ottanta autoarticolati, a Pordenone. 

Ogni anno ciò avviene per più della metà di 230mila tonnellate di rifiuti dei romani.  

Il caso Rocca Cencia  

Dice Angelo Bonelli, storico esponente dei Verdi: «Con la chiusura della maxi discarica da 240 ettari di Malagrotta, Ignazio Marino ha posto fine ad un serio problema ambientale, ma mancano gli impianti necessari a gestire le cinquemila tonnellate prodotte ogni giorno». 
Risultato: costi più alti e tariffe di smaltimento alle stelle. «Senza impianti alternativi si continuerà a nascondere i rifiuti a centinaia di chilometri. Gli impianti vanno fatti sul territorio, a partire da quelli per il compostaggio».
In effetti Marino aveva deciso così, con il sì della sua giunta ad un impianto di compostaggio a Rocca Cencia. Ora però il progetto è inabissato, fra i ritardi della Regione e le incertezze della nuova amministrazione Raggi, che a quel progetto ha detto no. Di fronte alla Commissione ecomafie questa settimana è stata Muraro a bocciare l’impianto, parte integrante del piano industriale elaborato dall’ex presidente dell’Ama Daniele Fortini.
MALAGROTTAMALAGROTTA
«Un progetto irrealizzabile: va ripreso in mano secondo un diverso iter» dice Muraro. Un dettaglio poi lascia perplessi: la società friulana che tratta ogni giorno i rifiuti biologici dei romani - la Bioman - è la stessa di cui l’assessore è stata consulente fra il 2010 e il 2012. Prima ancora delle ragioni che hanno spinto i vertici alle dimissioni - il presidente Fortini prima, l’amministratore unico Alessandro Solidoro poi - ciò che non torna all’Ama sono i numeri. Il ciclo dei rifiuti di Roma è costoso, inefficiente e inquinante.
Se altrove i rifiuti sono una risorsa da sfruttare, i sei impianti di Trattamento meccanico biologico della Capitale servono solo a risolvere l’emergenza causata dalla chiusura di Malagrotta. 

Il milione di tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti ogni anno nella Capitale viene distribuito così: quattrocentomila si dividono fra via Salaria e Rocca Cencia, altri quattrocentomila finiscono nei due impianti privati di Manlio Cerroni a Malagrotta. Le restanti 200.000 tonnellate vengono trasferite in altri tre impianti: a Latina, Frosinone e Avezzano.
MALAGROTTAMALAGROTTA
Fatta questa complicata operazione di smistamento, solo trecentomila tonnellate vengono incenerite e trasformate in combustibile derivato, meglio noto come Cdr. La gran parte dell’immondizia che esce dai Tmb - ben 700.000 tonnellate di rifiuti pretrattati - viene a sua volta distribuita in altri impianti e discariche in giro per l’Italia e l’Europa. 
Costo medio del processo: 40 euro a tonnellata per il trattamento, 45 per il trasporto, 100 per l’incenerimento. Totale: 195 euro a tonnellata, un record europeo. 
Senza una modifica radicale del sistema di gestione dei rifiuti, Fortini stima che nei prossimi dieci anni «Roma spenderà due miliardi di euro per le attività post raccolta che consistono nel frullare, bruciare e seppellire i rifiuti». 

Al di là della retorica sul «chilometro zero», il «porta a porta» e le «isole biologiche» per risolvere davvero il problema dei rifiuti romani sono necessari investimenti. 

Durante la gestione Fortini l’Ama ha stimato che a Roma servirebbero un ammodernamento e ampliamento dell’impianto di Colleferro, cinque impianti aggiuntivi di selezione della differenziata, due impianti di trattamento dell’organico e due per l’indifferenziata. Per chiudere il ciclo dei rifiuti nei confini della Capitale come avviene in tutte le grandi città d’Europa, Roma avrebbe bisogno di una capacità di gestione dei rifiuti organici di 250mila tonnellate l’anno, di impianti per selezionare la raccolta differenziata da 510mila tonnellate e da 310mila tonnellate l’anno per l’indifferenziata.  

MANLIO CERRONIMANLIO CERRONI

L’ombra lunga di Cerroni  

Ora la giunta Raggi dice di voler riscrivere il piano dell’Ama, ma non ha ancora detto come. Né ha chiarito le sue intenzioni Stefano Bina il quale - in attesa di un concorso per la scelta del management - è stato nominato direttore generale dell’azienda: «Discarica o inceneritore?
Rifiuti zero significa nessun trattamento, quindi occorre un recupero complessivo dei materiali», ha abbozzato nella prima dichiarazione pubblica. In compenso Raggi e Muraro vogliono rimettere in funzione il tritovagliatore di Rocca Cencia, a disposizione del Comune con delibera della giunta regionale, oggetto di un’inchiesta penale e non più utilizzato dall’Ama sin dallo scorso febbraio perché considerato inutile e dannoso.
L’assessore Muraro - per più di dieci anni consulente della municipalizzata - sostiene che in assenza di altre soluzioni è giusto utilizzarlo. Eppure quel tipo di impianto non ha nulla a che vedere con un trattamento avanzato dell’immondizia. Se un Tmb divide i rifiuti indifferenziati in tre tipi di materiali, il tritovagliatore si limita a separare la parte combustibile da portare negli inceneritori e la componente biologica.
Questo significa che l’immondizia trattata nel tritovagliatore è persino più inquinante di quanto prodotto da un Tmb. L’impianto - ça va sans dire - è ancora una volta di Manlio Cerroni, il ribattezzato ottavo re di Roma, sotto processo per traffico illecito di rifiuti, truffa e disastro ambientale.

Fonte: qui