9 dicembre forconi: 12/13/18

giovedì 13 dicembre 2018

CINA: DUE CITTADINI DEL CANADA SONO STATI ARRESTATI E ACCUSATI DI 'MINACCIARE LA SICUREZZA DEL PAESE



E LA RISPOSTA PER IL FERMO DI LADY HUAWEI È SERVITA 

UNO È UN EX DIPLOMATICO, L'ALTRO UN UOMO D'AFFARI CON MOLTI LEGAMI CON LA COREA DEL NORD. 

IN ITALIA SI CHIAMEREBBERO FACCENDIERI…

CINA: UN ALTRO CANADESE 'SCOMPARSO' DA LUNEDÌ
michael spavorMICHAEL SPAVOR
 (ANSA) - Michael Spavor, canadese a capo del Paektu Cultural Exchange e tra i pochi occidentali a incontrare il leader Kim Jong-un, è scomparso da lunedì in Cina. Ieri la ministra degli Esteri di Ottawa ha detto di essere a conoscenza della sparizione di un altro cittadino canadese sottoposto a interrogatorio dalle autorità di Pechino. La tv Cbc ha identificato poi l'uomo in Spavor. Da chiarire se la vicenda sia legata alle sue attività con la Corea del Nord e all'arresto a Pechino di lunedì dell'ex diplomatico canadese, Michael Kovrig.

Spavor è tra coloro che favorirono l'organizzazione della visita a Pyongyang dell'ex star Nba Dennis Rodman, oltre a essere conosciuto da quanti guardano alla Corea del Nord, guidando con la sua Paektu Cultural Exchange anche delegazioni straniere nel Paese eremita per esaminare opportunità di business. Spavor, inoltre, era atteso lunedì a Seul dove avrebbe dovuto partecipare il giorno dopo a una conferenza alla Royal Asiatic Society, secondo quanto da lui postato sui social media.
michael spavor con kim jong unMICHAEL SPAVOR CON KIM JONG UN

CINA: SECONDO CANADESE INDAGATO PER MINACCE SICUREZZA
 (ANSA) - Michael Spavor, canadese scomparso in Cina da lunedì, a capo del Paektu Cultural Exchange e tra i pochi occidentali ad aver incontrato il leader nordcoreano Kim Jong-un, è sospettato "di attività che mettono a repentaglio la sicurezza nazionale della Cina". Attualmente, scrive il Dongbei News, testata locale del Liaoning, in un report ripreso dai media nazionali, Spavor è indagato dall'Ufficio di Dandong della Sicurezza nazionale, l'agenzia di spionaggio. Le accuse sono le stesse usate per l'ex diplomatico canadese Michael Kovrig.

michael spavor con kim jong unMICHAEL SPAVOR CON KIM JONG UN
Spavor è stato fermato lunedì all'aeroporto di Dandong, città al confine con la Corea del Nord, poco prima di imbarcarsi su un volo per Seul dove avrebbe dovuto partecipare la sera del giorno successivo a una conferenza della Royal Asiatic Society, in base a quanto da lui stesso annunciato sui social media.

Quanto a possibili legami con l'arresto di Kovrig, i due canadesi sembrano avere almeno nella Corea del Nord un fattore comune: l'ex diplomatico, advisor per l'Estremo oriente del think tank International Crisis Group, è ritenuto un esperto delle vicende intercoreane oltre che di Cina e Giappone. Sull'arresto di Kovrig, diversi osservatori non escludono possa trattarsi di una ritorsione di Pechino per la detenzione in Canada di Meng Wanzhou, direttore finanziario di Huawei.
michael spavor con dennis rodmanMICHAEL SPAVOR CON DENNIS RODMAN


IL ''PRIMO'' CANADESE ARRESTATO: L'EX DIPLOMATICO MICHAEL KOVRIG
 (ANSA) - Michael Kovrig, ex diplomatico canadese, è stato arrestato lunedì notte in Cina: la conferma è giunta dal ministro della Pubblica sicurezza di Ottawa, Ralph Goodale, che non ha nascosto di provare "molta preoccupazione". Kovrig è stato fermato a Pechino durante una regolare visita di lavoro, in quella che è una mossa seguita alle minacce cinesi al Canada per l'arresto di Meng Wanzhou, capo della finanza di Huawei, eseguito il primo dicembre a Vancouver su richiesta Usa con l'accusa di aver violato le sanzioni americane all'Iran. "Siamo molto preoccupati", ha risposto Goodale a una domanda su Kovrig il cui fermo è stato anticipato dai media. "Un canadese è ovviamente in difficoltà in Cina. Faremo ogni sforzo possibile per la sua sicurezza".
michael kovrigMICHAEL KOVRIG

Goodale ha notato, secondo l'Associated Press, che "allo stato" non c'è un esplicito collegamento all'arresto di Meng. Anche il dipartimento di Stato Usa, tramite un portavoce, si è detto preoccupato per l'arresto e ha condannato "tutte le forme di detenzione arbitraria". Le tensioni sono salite, mentre in giornata è prevista la terza udienza sulla richiesta di scarcerazione di Meng su cauzione. Oltre a due fonti, il South China Mourning Post, testata di Hong Kong, ha dato conto dell'arresto dell'ex diplomatico citando pure l'International Crisis Group, attuale datore di lavoro dell'ex diplomatico.
michael kovrigMICHAEL KOVRIG






La Ong ha sede a Bruxelles e, in una breve nota, ha detto di essere "a conoscenza delle notizie sulla detenzione" di Kovrig, consigliere senior per il Nordest asiatico. "Da febbraio 2017, Michael è stato un esperto a tempo pieno per Crisis Group. Stiamo facendo tutto il possibile per garantire ulteriori informazioni sul luogo in cui Michael si trova e sul suo rilascio rapido e sicuro". L'Ong si definisce "organizzazione indipendente" attiva per prevenire le guerre e definire politiche per "un mondo più pacifico", avendo nel board personalità come George Soros ed Emma Bonino.
michael kovrigMICHAEL KOVRIG

Sui media cinesi è apparso un nuovo "avviso" a Canada e Usa. Il tabloid Global Times ha ricordato il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang, secondo cui "la Cina ha espresso la sua posizione molto chiaramente e spera che i due Paesi prendano il caso molto seriamente". Il Canada andrà verso "conseguenze gravi" se non gestisce gli eventi "correttamente". Sui social media ha preso quota lo stupore degli internauti verso un'azione combinata Usa-Canada definita "rude e violenta", con alcuni che incitano a una reazione di pari portata della Cina.

Fonte: qui

UN RAGAZZO DI 23 ANNI È STATO INVESTITO E UCCISO DA UN CAMION MENTRE MANIFESTAVA SU UNA ROTATORIA DI AVIGNONE. L'AUTISTA DEL TIR HA PROVATO A SCAPPARE MA…


INTANTO NON SI FERMANO LE PROTESTE, NÉ DOPO LE PROMESSE DI MACRON NÉ DOPO L'ATTENTATO DI STRASBURGO, CHE PER MOLTI COMPLOTTISTI NON È STATO CASUALE


gilet gialliGILET GIALLI
Un manifestante dei gilet gialli di 23 anni è stato investito e ucciso da un camion ad Avignone, nel sudest della Francia. Lo riferisce Bfmtv. L'autista del mezzo è in stato di fermo. L'autista del mezzo pesante, 26 anni, ha tentato la fuga, prima di essere fermato dalla polizia, precisa Bfm-Tv. Il dramma si è svolto mentre il giovane era mobilitato su una rotatoria di Avignone, nel quadro delle mobilitazioni e dei blocchi dei gilet gialli in Francia.

Intanto, nonostante le proposte annunciate dal presidente Emmanuel Macron e la situazione d'emergenza provocata dall'attentato terroristico di Strasburgo, diversi rappresentanti dei gilet gialli non aderiscono all'invito lanciato dal governo a rinunciare alla manifestazione questo sabato. In una conferenza stampa a Versailles, il collettivo rappresentato da Priscillia Ludosky ha fatto sapere che sarà in piazza per chiedere meno tasse e la fine dei "privilegi".
gilet gialliGILET GIALLI

Parte del movimento asserisce infatti che l'attentato di Strasburgo sia un "complotto". A farsene protagonisti sono alcuni gruppi online, la cui tesi è che il governo avrebbe "organizzato tutto" per evitare il quinto sabato consecutivo di proteste in Francia.

Le sfumature spaziano dall'accusa di "attentato organizzato dai servizi segreti" o dai "politici per far scattare lo stato d'emergenza" e "piegare il movimento", fino al confronto degli orari di pubblicazione delle allerte e delle notizie per insinuare che tutto è stato messo in scena ad arte. La parola d'ordine è "Guarda caso...". "Et voilà!!! - si legge sulla pagina Facebook di Atto 5, creato subito dopo la quarta manifestazione di sabato scorso per darsi un nuovo appuntamento - quello che doveva succedere è successo. Un 'attentato', scattato proprio all'indomani del discorso di Macron e prima del prossimo sabato di manifestazioni...".

UNA NOTTE A 5 STELLE - DISCO ANNI ’90, TRENINI IN PISTA E BRINDISI


A POCHE ORE DALL’ATTENTATO A STRASBURGO ED ALLA CLAMOROSA CALATA DI BRAGHE GOVERNATIVA SUL DEFICIT, A ROMA LA FESTA IN DISCOTECA DEI PARLAMENTARI PENTASTELLATI (SENZA IL CAPO DI MAIO) PER I 6 MESI DI GOVERNO 

SI È CONCESSA QUALCHE ATTIMO DI RELAX ANCHE LA MINISTRA DELLA DIFESA TRENTA 

IL DIVIETO TASSATIVO DI SCATTARE FOTO DA PUBBLICARE SUI SOCIAL





LUCA MONACO per www.repubblica.it

Disco music anni ‘90 e brindisi, con consumazioni rigorosamente a pagamento, per festeggiare i primi sei mesi di governo. I senatori e i deputati M5S insieme agli uomini e alle donne che compongono i loro staff si sono dati appuramenti mercoledì notte alla discoteca romana “The factory” a quattro passi dallo stadio Olimpico a Roma.

Una festa blindata e su invito, con il diktat ai partecipanti di non pubblicare foto festose sui social, a poche ore dall’attentato di Strasburgo.

L’ordine è stato rispettato. Superato il doppio controllo e il riscontro del nominativo all’ingresso, in pochissimi i grillini che hanno azzardato il selfie in pista.

di maioDI MAIO
La festa “Un anno a 5 Stelle” voluta da Luigi Di Maio,  che però non ha potuto esserci per via del vertice di governo convocato in serata al rientro del premier Giuseppe Conte da Bruxelles, si è conclusa a tarda notte.

Si è concessa qualche attimo di relax la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, salutata dall’ovazione degli oltre 200 presenti, quando verso la mezzanotte ha abbandonato il locale.

Per tutti gli altri non sono mancati i brindisi (8 euro una consumazione) e i trenini in pista, dopo il buffet a base di bocconcini di pollo, fagiolini bolliti, riso venere alle verdure.

È stata una bella festa, ogni tanto ci vuole”, racconta uno degli organizzatori. Annuiscono, tra gli altri, il senatore Sergio Puglia, il deputato Nicola Grimaldi. “In fondo - ripetono in molti - siamo fortunati”.

Fonte: qui

TRAGICO INCIDENTE FERROVIARIO AD ANKARA, IN TURCHIA, DOVE UN TRENO AD ALTA VELOCITÀ SI È SCHIANTATO CONTRO UNA LOCOMOTIVA CHE EFFETTUAVA DELLE ISPEZIONI SU UN CAVALCAVIA


IL BILANCIO PROVVISORIO È DI 9 MORTI E 47 FERITI



disastro ferroviario in turchia 9DISASTRO FERROVIARIO IN TURCHIA
Almeno 9 persone sono morte e 47 sono rimaste ferite in Turchia dopo che un treno ad alta velocità si è schiantato contro un cavalcavia ad Ankara. Il convoglio viaggiava dalla capitale turca alla città di Konya, nella parte centrale del Paese.

 Lo ha reso noto il ministro dei Trasporti turco, Cahit Turhan, precisando che le vittime sono 3 macchinisti e 6 passeggeri.
disastro ferroviario in turchia 8DISASTRO FERROVIARIO IN TURCHIA





L'incidente è stato causato dallo scontro tra un treno ad alta velocità e una locomotiva. Dopo lo schianto, un cavalcavia è crollato su alcune delle carrozze. I soccorritori sono ancora al lavoro. Fonte: qui
disastro ferroviario in turchia 7DISASTRO FERROVIARIO IN TURCHIAdisastro ferroviario in turchia 2DISASTRO FERROVIARIO IN TURCHIA


Milano, picchiata perché si rifiuta di fare sesso: fermato nigeriano


Un nigeriano vuole fare sesso sul treno con una connazionale ma lei si rifiuta. L’uomo non accetta la risposta ed aggredisce la donna procurandole diverse contusioni

Ha prima cercato di violentare una ragazza su un treno regionale diretto a Milano, poi si è scagliato contro di lei con calci e pugni ed, infine, è stato arrestato dagli uomini della Polfer intervenuti sul posto.
Protagonista di questa ennesimo e grave atto di violenza su una donna è un nigeriano di 28 anni.
L’episodio si è verificato lo scorso giovedì ma la notizia è stata diffusa solo ieri. Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, lo straniero avrebbe incontrato casualmente una sua connazionale 30enne sul convoglio diretto alla stazione di Milano centrale.
L'uomo, credendo di aver incrociato una prostituta, avrebbe chiesto alla giovane di avere un rapporto sessuale. Quando la donna ha rifiutato l’oscena proposta, tra i due è scoppiata una accesa discussione.
Il nigeriano, innervosito dal battibecco, ha improvvisamente aggredito a calci e pugni la ragazza procurandole diverse contusioni. Fortunatamente, prima che il mezzo terminasse la corsa, la donna è riuscita ad allontanarsi e ad avvertire il capotreno che, a sua volta, ha immediatamente allertato la polizia in merito all’aggressione.
Gli agenti hanno atteso il convoglio nello scalo ferroviario e, dopo aver individuato il violento, con grande fatica lo hanno tratto fermato. Il 28enne nigeriano, risultato essere irregolare in Italia, è stato arrestato con l’accusa di lesioni. La vittima, invece, è stata accompagnata in ospedale per accertamenti.
Fonte: qui

Deutsche Bank salvata dallo Stato? Se lo fa Berlino l’Ue non apre bocca


La surreale vicenda che sta circondando il caso del deficit francese dopo l’annuncio televisivo di Emmanuel Macron di nuove misure, in larga parte cosmetiche, destinate a venire incontro alle rivendicazioni dei gilet gialli la dice lunga sul caso dell’ipocrisia regnante nei palazzi dell’Unione europea. Ipocrisia che non solo si accompagna all’assenza di qualunque tentativo di correzione dei limiti intrinseci del costrutto comunitario, ma rappresenta un fattore di distanziamento di Bruxelles dalle istanze di centinaia di milioni di abitanti del continente.
Il  ministro per i Conti pubblici Gèrald Darmanin ha precisato che il deficit di Parigi toccherà la quota del 3,4% del Pil, sfondando il tetto dei parametri di Maastricht. Da Bruxelles hanno ostentato tranquillità. “Bisogna tenere a mente che nel caso dell’Italia abbiamo un documento programmatico di bilancio, mentre in quello della Francia abbiamo un discorso. E che cosa possiamo fare davanti ad un discorso?”, hanno fatto trapelare fonti comunitarie citate dall’Huffington Post, che poi fa il paragone con le dichiarazioni irritate e minacciose dei commissari Moscovici e Dombrovskis dopo l’annuncio del governo italiano di voler portare il deficit al 2,4% del Pil, esplicitato il 27 settembre scorso.
“Nessun documento ufficiale è stato ancora inviato a Bruxelles ma il giorno dopo i Commissari Ue mostrano una loquacità che oggi sembra andata perduta”, prosegue l’Huffington. “Rispettare le regole non è per noi, ma è per loro, perché quando un Paese si indebita, si impoverisce”, avvertiva Pierre Moscovici. “Quando siamo indebitati siamo inchiodati, non possiamo agire. Fare rilancio economico quando uno è indebitato si ritorce sempre contro chi lo fa, ed è sempre il popolo che paga alla fine”. Un doppiopesismo sconcertante. 

La battaglia dei deficit

Non c’è dubbio che anche da parte di certi esponenti del governo italiano si sia, a più riprese, trasceso nelle dichiarazioni contro Bruxelles. Ma i vari Moscovici, Juncker, Dombrovskis non hanno fatto mancare dichiarazioni controverse e polemiche che, pronunciate in più occasioni a borse aperte, hanno contribuito a destabilizzare i mercati.
Il governo Cinque Stelle-Lega può non piacere, ed è legittimo criticare i contenuti di una manovra finanziaria ancora incompleta: ma l’atteggiamento punitivo ostentato dagli euroburocrati in più occasioni è risultato straordinariamente privo di ragionevolezza. Secondo Moscovici, la sua Francia “può superare il limite del 3%. Macron ha sentito la sofferenza dei francesi, queste misure sono essenziali e urgenti per ridare potere d’acquisto ai francesi”, ma per l’Italia nessuna strada è ammessa se non quella di una nuova austerità fiscale. L’ipocrisia galoppa.
L’ipocrisia delle strutture comunitarie è stata anche fatta notare, nel contesto dell’opposizione al governo Conte, dall’associazione Patria e Costituzione, legata al deputato di Sinistra Italiana Stefano Fassina, favorevole al mantenimento al 2,4% del deficit. In un post su Facebook, infatti, l’associazione ha preso nettamente posizione: “Per misure prodotte per dare risposta ad una piazza infuriata (e giustificata) si può allargare la borsa, senza costringere Macron a ridurre da qualche altra parte (ad esempio revocando i regali al grande capitale). Invece per l’Italia per misure prodotte per dare risposta ad un chiarissimo mandato elettorale ricevuto, invece, bisogna stare nei limiti insuperabili e avere saldi zero (per ogni euro in più un euro tolto da qualche altra misura). Un’altra prova della distruzione della democrazia che il progetto europeo prevede scientemente”.

La Germania salva Deutsche Bank? 

Ma non c’è solo il nodo del deficit italiano. Il nuovo fronte riguarda le banche tedesche. Nella giornata del 10 dicembre le azioni di Deutsche Bank, colosso in pieno affanno, hanno chiuso a  7,52 euro per azione con una capitalizzazione di borsa di circa 15,5 miliardi di euro (a fronte di oltre 1500 miliardi di asset).
Deutsche Bank, che affonda sotto i colpi di una gestione scriteriata e di un fardello di decine di trilioni di derivati, molti dei quali tossici, è ora monitorata con interesse dal governo tedesco, che ha allo studio una sua fusione con un altro colosso creditizio, Commerzbank.
Come riporta Bloomberg, più volte il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha paventato l’ipotesi di una fusione, sottolineando la necessità di un sistema creditizio stabile. Lo Stato tedesco, che con il 15% delle quote è il maggiore azionista di Commerzbank, potrebbe essere il regista di una fusione da compiersi o attraverso un acquisto o per mezzo della costituzione di una holding comune. La seconda ipotesi è assecondata dal fatto che numerosi fondi come Cerberus Capitali hanno acquistato quote di partecipazione in entrambi gli istituti.
La Germania, dunque, si muove per costruire un colosso nazionale del credito che rimarrebbe in ogni caso pieno zeppo dei titoli tossici, dei derivati instabili e dei crediti deteriorati che rischiano di fungere da detonatore per una nuova crisi finanziaria. Non risultano, sino ad ora, allarmi della Vigilanza bancaria Ue su un rischio di questo genere.
E come sul caso deficit, sembrano lontani i giorni degli allarmi quotidiani lanciati su Monte dei Paschi e gli altri istituti italiani in difficoltà. Lo stesso ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nel dicembre 2016 rinfacciò alla vigilanza la sua postura filotedesca e il fatto di aver imposto a Mps un aumento di capitale gigantesco di 8,8 miliardi di euro, senza spiegare bene perché soltanto pochi mesi prima era stata chiesta una ricapitalizzazione più modesta, attorno a 5 miliardi di euro. E sono ancora d’attualità le parole scritte ai tempi da Panorama“Per i vigilanti di Francoforte  è più importante mettere sotto torchio le banche piene di sofferenze come Mps, piuttosto che quelle che hanno invece in pancia una montagna di derivati. È il caso di Deutsche Bank che, tra l’altro, è anche nel mirino di una lunga sfilza di multe e cause legali”.
L’ipocrisia è una norma nell’Unione di oggi, ma è anche la misura della rilevanza degli Stati nel continente. Francia e Germania, il cui asse nel continente è palese, sono riuscite a permettersela, l’Italia no. E per questo motivo dobbiamo ringraziare una narrazione politica e mediatica impostata a un europeismo acritico che, martellando per anni, ha condotto le classi dirigenti italiane a ritenere che il migliore interesse di Roma nell’Ue fosse rinunciare a qualunque prerogativa e ad accodarsi al carro del vincitore, nel caso quello tedesco da cui derivano numerose delle nostre problematiche odierne. Con la conseguente irrilevanza di cui oggi scontiamo le conseguenze.

Fonte: qui

VERSO CHI È DEBITORE EMMANUEL MACRON?

Emmanuel Macron non era orientato verso la politica: giovane uomo, si augurava di diventare prima filosofo, poi alto funzionario, infine banchiere d’affari. Per raggiungere i suoi scopi, ha frequentato i numi tutelari dello Zio Sam: la French-American Foundation e il German Marshall Fund of the United States.
Ed è in questo ambito che ha incontrato nella loro residenza di Park Avenue a New York Henry e Marie-Josée Kravis [1]. I Kravis, sostegno indefettibile del Partito Repubblicano USA, appartengono al novero dei grandi patrimoni mondiali che fanno politica lontano dalle telecamere. La loro società, KKR, è, con Blackstone e Carlyle Group, uno dei principali fondi d’investimento a livello mondiale.
«L’interesse di Emmanuel Macron per il can do attitude, la capacità di dire a se stessi che se si vuole si può, era affascinante. Ma la sua volontà di sapere, la sua capacità di cogliere ciò che funziona, senza tuttavia imitarlo o copiarlo, fa sì che continui a essere molto francese», dichiara ora Marie-Josée Drouin (la signora Kravis) [2].
Con la duplice raccomandazione dei Kravis e di Jean-Pierre Jouyet [3], Macron entra nell’esclusiva cerchia dello staff della campagna elettorale di François Hollande. In una e-mail alla segretaria di Stato USA, Hillary Clinton, il direttore della Programmazione Politica, Jake Sullivan, descrive i quattro membri più importanti dell’équipe del candidato socialista, uno dei quali è lo sconosciuto Emmanuel Macron che, precisa Sullivan, dovrebbe diventare direttore generale del Tesoro («the top civil servant of Finance Ministry») [4].
Invece, dopo l’elezione di Hollande, Macron è nominato vice del segretario generale dell’Eliseo, una funzione sicuramente più politica. Sembra che ambisse a succedere a Jean-Pierre Jouyet alla direzione della Cassa Depositi e Prestiti, poltrona che a maggio 2014 si aggiudicò invece il segretario generale dell’Eliseo. Pochi giorni dopo Macron, su proposta dei coniugi Kravis, è invitato al Club Bilderberg, dove, in un inglese perfetto, tiene un violento discorso contro il proprio capo, Hollande. Tornato a Parigi Macron si dimette.
I coniugi Kravis sono tra i principali pilastri del Gruppo Bilderberg, di cui Marie-Josée Drouin-Kravis è amministratrice. Diversamente da quanto si crede, il Bilderberg non è un luogo in cui si prendono decisioni. I suoi archivi attestano che fu creato da CIA e MI6 per poi diventare strumento d’influenza della NATO, che ne garantisce direttamente la sicurezza [5]. L’intervento contro Hollande fu ben accolto e Macron divenne uno degli uomini NATO in Francia.
Macron lascia la politica e non desidera ritornarci. Spiega più volte al proprio entourage che ambisce diventare docente universitario. Con l’aiuto del saggista Alain Minc (che nel 2008 ha ricevuto l’investitura del Bilderberg) ottiene un posto all’università di Berlino e uno alla London School of Economics, senza però riuscire a entrare ad Harvard.
Tuttavia, ad agosto 2014, dopo soli tre mesi dall’abbandono della politica, Macron è nominato da Hollande, su proposta di Jouyet (che nel 2009 ha ricevuto l’investitura del Bilderberg), ministro dell’Economia, dell’Industria e dell’Informatica.
In un libro pubblicato nel 2018, Hollande assicura che la nomina fu una sua scelta personale [6]. Può darsi. Se così fosse però non deve essere stato al corrente dell’intervento di Macron al Bilderberg. Eppure alla riunione era presente uno dei suoi ministri, nonché amica, Fleur Pélerin.
A dicembre 2014 Henry Kravis fonda una propria agenzia d’intelligence, il KKR Global Institute, al cui vertice mette l’ex direttore della CIA, generale David Petraeus. Costui porterà avanti con i mezzi finanziari di Kravis (i fondi d’investimento KKR) e senza riferirne al Congresso, l’operazione Timber Sycamore, iniziata dal presidente Barack Obama. È il più importante traffico d’armi della storia: 17 Stati coinvolti, un volume d’affari di diverse decine di migliaia di tonnellate di armi per un valore di diversi miliardi di dollari [7]. Sicché Kravis e Petraeus sono i principali fornitori di Daesh [8].
Il presidente del Bilderberg, il francese Henri de Castries, invita il deputato-sindaco di Le Havre, Édouard Philippe, alla riunione annuale del 2015 in Austria. Philippe sarà nuovamente invitato alla riunione del 2016, in Germania. Nella campagna per le presidenziali francesi, de Castries e Philippe sosterranno François Fillon. Lo abbandoneranno per unirsi a Macron quando Jouyet [9] farà avere al Canard enchaîné i documenti finanziari sui discutibili ingaggi della signora Fillon, raccolti dall’Ispettorato delle Finanze [10].
Ad aprile 2016 Macron fonda la propria formazione politica, En Marche!, il cui marketing ricalca quello di Kadima!, il partito che pretende non essere né di destra né di sinistra di Ariel Sharon. Quanto al programma, il nuovo partito declina le note dell’OCSE [11] e quelle dell’Istituto Montaigne, di cui de Castries è presidente. Del resto, è nei locali dell’istituto che avviene la fondazione di En Marche! Ma de Castries convince Fillon che si tratta di una pura coincidenza e che non sostiene Macron. Nei mesi successivi continuerà a fargli credere di essere disposto a fare il suo primo ministro.
All’inizio, il finanziamento di En Marche! non è sottoposto a controlli: si tratta di una semplice associazione cui è consentito ricevere donazioni anche dall’estero. Il nome dei benefattori non deve essere comunicato al fisco. Fra questi c’è l’ultramiliardario Kravis.
Durante la campagna elettorale Macron incontra regolarmente l’ex presidente dell’FMI, Dominique Strauss-Kahn (DSK). Queste sedute di lavoro saranno smentite ma saranno rivelate da Le Parisien molto tempo dopo, quando l’eco della reputazione di pervertito sessuale di DSK si sarà smorzata. DSK (che nel 2000 ha ricevuto l’investitura del Bilderberg) è latore del sostegno sia dell’alta funzione pubblica sia del padronato francese; di quell’alleanza sociologica che aveva osannato il regime collaborazionista di Philippe Pétain e che negli anni ‘80 si è ricostituita attorno alla Fondazione Saint-Simon.
A giugno 2018 il ministro dell’Educazione Nazionale e della Gioventù, Jean-Michel Blanquer, è invitato, su proposta di de Castries, alla riunione annuale del Bilderberg, che questa volta si tiene in Italia. Questo giurista, specialista di diritto costituzionale, ha sempre collegato scienza politica e pedagogia. È stato uno dei tre direttori centrali del ministero dell’Educazione, poi direttore della prestigiosa Scuola Superiore di Scienze Economiche e Commerciali (ESSEC). Conosceva da tempo de Castries, che aveva frequentato all’Istituto Montaigne.
Sin dall’inizio della crisi dei Gilet Gialli [12] è risultato subito evidente che il problema ha radici profonde e non potrà essere risolto senza rimettere in causa la globalizzazione finanziaria, cosa che Macron non può permettersi di fare. In campagna elettorale, durante una cena a New York, Macron aveva sorpreso i propri benefattori facendo il processo alla finanziarizzazione dell’economia. Era solo retorica elettorale, però i Kravis l’avevano subito ricondotto all’ordine: la finanziarizzazione dell’economia consente le «acquisizioni tramite leva finanziaria» (leveraged buy-out) che hanno loro permesso di diventare la potenza che sono.
Di fronte ai Gilet Gialli, alle prossime elezioni europee di maggio 2019, che sicuramente perderà, a Macron conviene fare del proprio primo ministro, Philippe, il capro espiatorio. Ma, oltre al fatto che dovrà resistere altri cinque mesi, con chi Macron potrà sostituirlo? Quando si deve il finanziamento della propria campagna elettorale e la scelta del primo ministro alla NATO, non è pensabile sostituirlo prescindendo da quest’ultima. Il candidato ideale dovrebbe perciò essere Jean-Michel Blanquer.
di Thierry Meyssan
NOTE

[1] L’incontro si è tenuto probabilmente nel 2007. In seguito, ogni volta che si è recato negli Stati Uniti Emmanuel Macron ha regolarmente fatto visita ai Kravis; a sua volta Henry Kravis ogni volta che veniva a Parigi riceveva Macron negli uffici di avenue Montaigne.

[2] «Quand Emmanuel Macron découvrait l’Amérique à 29 ans», François Clemenceau, Le Journal du Dimanche, 22 avril 2018.

[3] Jean-Pierre Jouyet è amico personale di François Hollande e di Nicolas Sarkozy. Ha diretto l’Ispettorato Generale delle Finanze dal 2005 al 2007. Era quindi il superiore gerarchico di Emmanuel Macron.

[4] «Hollande Team», e-mail by Jake Sullivan, May 10, 2012. Source : Wikileaks.

[5] “Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 10 aprile 2011.

[6] Les leçons du pouvoir, François Hollande, Stock, 2018.

[7] «Miliardi di dollari in armi contro la Siria», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 21 luglio 2017, traduzione di Matzu Yagi.

[8] “Rivalersi sulle società transnazionali per ricostruire la Siria?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 14 agosto 2018.

[9] Jean-Pierre Jouyet è amico di Henri de Castries sin dal tempo degli studi all’École Nationale d’Administration (ENA, Promotion Voltaire), dove entrambi hanno conosciuto François Hollande.

[10] Diversamente dalla versione ufficiale, le informazioni di Canard enchaîné non sono frutto di un’investigazione giornalistica. L’intero dossier è stato fornito al settimanale in una sola volta da Jean-Pierre Jouyet, in violazione del segreto fiscale.

[11] L’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) è uno dei due organismi nati dal Piano Marshall. L’altro è la NATO.

[12] “Così l’Occidente divora i propri figli”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 4 dicembre 2018.