9 dicembre forconi: 02/15/16

lunedì 15 febbraio 2016

3 Giorni fa - “ Allerta massima ” delle Forze Russe ordinata da Putin per contrastare un possibile intervento turco

russian-military-drill
di Enrique Montánchez

Vladimir Putin ordina la massima allerta delle Forze russe per dissuadere la Turchia dall’invadere la Siria.

Putin ha ordinato lo stato di “allerta massima”  dell’Esercito del Distretto del Sud che comprende il Cáucaso, le Flotte del Mar Nero e del Caspio, composte da 9.000 soldati, 50 navi da guerra e 200 aerei da combattimento. La dimostrazione di forza del presidente russo si produce in un momento di massima tensione con il fine di dissuadere la Turchia da una eventuale invasione della Siria e gli Stati Uniti dall’appoggiare il loro alleato turco.

Il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha annunciato che le unità militari del Distretto Militare Sud sono state messe in stato d’allerta di combattimento dalla mattina di Lunedì 15 Febbraio, in alcune manovre massicce che coinvolgono le Forze del Caucaso Nord, le regioni del sud est (vicino alla frontiera dell’Ucraina), la Flotta del Mar Nero e la flotta del Caspio.

Ufficialmente l’allerta da combattimento risulta  proclamato allo scopo di comprovare la capacità dell’Esercito russo di rispondere a qualsiasi sfida, secondo Shoigu, tuttavia i mezzi di intelligence europei hanno segnalato che l‘ordine proviene direttamente dal presidente Putin come dimostrazione di forza con un doppio obiettivo: dissuadre il presidente turco Erdogan da una eventuale invasione della Siria che porti ad un confronto militare con le truppe russe che combattono lo Stato islamico ed inviare il messaggio agli USA che non utilizzino la Turchia come “ariete” contro la Russia.

Forze russe del Distretto Sud

Forze russe del Distretto Sud

Fallimento negoziati a Ginevra

In considerazione del fallimento della prima fase dei negoziati di Ginevra tra il governo di Assad e i rappresentanti della opposizione siriana, conclusi con un nulla di fatto, Washington cerca di guadagnare tempo di fronte ad una situazione dove l’Esercito siriano conquista posizioni e si appresta a mettere sotto controllo anche Aleppo e le vie di comunicazione e rifornimento con la Turchia. L’appoggio delle forze aeree russe è risultato determinante e gli oppositori di Assad, inclusi i paesi che li sostengono, si trovano in una posizione di debolezza.  Questo spiega il nervosismo di Washington che vede avanzare l’influenza russa nella regione. Per evitare che questo scenario diventi irreversibile, la Casa Bianca si prepara ad un intervento militare in Siria ma, per realizzarlo, ha necessità della “testa d’ariete” turca.

La strategia di Washington

La strategia di Washington è relativamente semplice, secondo le fonti citate: Ankara deve invadere (in prima battuta)  il territorio turco, si scontra con le forze russe schierate nella zona e gli USA (in seconda battuta) accorrono in aiuto del loro alleato turco che è anche membro della NATO, con cui l’Alleanza Atlantica risulterebbe coinvolta nel conflitto.
Questo scenario viene definito come una Terza Guerra Mondiale con tutto quello che rappresenta. In questo movimento di pezzi sulla scacchiera, bisogna inquadrare la mossa di Putin con la sua dimostrazione di forza (stato d’allarme) con cui i russi mostrano i muscoli militari.

Putin con i quadri militari

Putin con i quadri militari

Le esercitazioni messe in atto nel Distretto militare Sud, in cui intervengono 9000 soldati, 900 carri armati e veicoli blindati, 200 aerei e circa 50 navi, hanno la misssione di mettere alla prova la capacità  di proiettare le forze russe, totalmente equipaggiate, fino a 3.000 Km. di distanza, ha segnalato il Ministro della Difesa russo, secondo la “Associated Press” di Mosca. Questo raggio d’azione include l’attuale teatro di operazioni in Siria e Turchia.

Gli addetti militari sono stati informati

Come comunicato dal viceministro della Difesa, Anatoly Antonov, gli addetti militari accreditati a Mosca sono stati informati dell’allerta massima di combattimento e che questo forma parte dell’accordo di Vienna del 2011 sulle misure per diffondere fiducia e sicurezza fra gli alleati ed i soci, cosa che permette di effettuare ispezioni a sorpresa alle forze militari dei paesi firmatari degli accordi attraverso l’ OSCE, come ha inormato l’agenzia Tass.

Risulta evidente che Mosca non vuole che queste massicce manovre dissuasorie siano controllate in loco dalle commissioni militari dei paesi membri della NATO.

Fonte: qui

Feb 12, 2016 Traduzione: Manuel De Silva

L’Arabia Saudita muove gli aerei verso la Turchia, inizia l’attacco congiunto alle forze siriane, russe e curde

Erdogan con monarca saudita
Erdogan con monarca saudita
by Gordon Duff

Confermato: i Jet russi e siriani sono pronti per abbattere qualsiasi aereo turco o saudita che attraversi la SiriaLa Turchia è disposta a chiudere il Bosforo ed ad attaccare le navi russe nel Mediterraneo.

Il bombardamento delle artiglierie turche contro le posizioni curde, all’interno del territorio siriano (dura già da alcune ore) viene visto da molti osservatori militari come il preludio ad un attacco terrestre contro le forze Siriane-curde anti terroristi all’interno della Siria.

Fonti accreditate sostengono che l’Arabia Saudita, che dovrebbe partecipare all’attacco terrestre assieme alla Turchia, sarebbe disponibile a portare armi nucleari tattiche (?) alla Turchia.

La Turchia dispone già adesso di 84 armi nucleari tattiche nella base aerea di Incirlik, sotto il controllo NATO.

Le stesse fonti avrebbero confermato che l’Arabia Saudita e la Turchia dispongono di aerei americani F-15 ed F-16 modificati per attacchi nucleari da parte di Israele

Gli USA hanno eliminato tutti gli aerei di attacco nucleare della Turchia dietro ordine del presidente Obama.

Abbiamo conferme che la Turchia avrebbe un piano contingente per impadronirsi dell’arsenale nucleare della NATO a Incirlik, con l’aiuto delle forze speciali saudite che sono state addestrate in Israele per sbaragliare le misure di sicurezza delle armi nucleari degli Stati Uniti.

Abbiamo anche una conferma che l’Arabia Saudita sta muovendo i suoi aerei sulle piste nella base statunitense in Turchia. 

Questa settimana gli aerei USA hanno bombardato i civili su Aleppo ( due ospedali colpiti) da questa stessa base.

Sia l’Arabia Saudita che i russi si aspettano una invasione turca su larga scala in risposta al consolidamento delle posizioni delle formazioni curde dello YPG, con aiuto statunitense, per prendere le nuove posizioni che (in mano alle forze curde/siriane)  potrebbero bloccare l’accesso alla Turchia dei rifornimenti per i loro soci dell’ISIS in Siria.

Entrambe le fonti ad alto livello dei russi e dei siriani, contattati questa mattina, hanno confermato che una estensione del conflitto è imminente.

La Turchia ha annunciato ufficialmente che le forze turche sono pronte a muoversi contro i curdi dello YPG (sostenuti dagli USA) che loro considerano un gruppo terrorista.

La Turchia non ha alcuna intenzione di attaccare l’ISIS. Esiste l’evidenza di prove che Ankara ed Erbil sono completamente dietro l’ISIS.

Il Ministro delle relazioni estere Turco, Mevlut Cavusoglu, ha detto “Loro (i sauditi) sono venuti, hanno fatto una ispezione della base.  Al momento non è ancora chiaro quanti aerei sauditi verranno sulla base”.

La Turchia fornisce i rifotrnimenti all’ISIS in Iraq attraverso la via di Duhok, con l’aiuto del regime di Erbil, che si sono messi contro Bagdad e le altre forze curde.

L’Esercito turco ha già individuato gli obiettivi curdi nel nord della Siria

Feb 13, 2016 Fonte:  Veterans Today

Fonte: qui
Traduzione: Manuel De Silva

L’artiglieria turca ha iniziato il bombardamento della base aerea di Menagh, nel nord della provincia siriana di Aleppo

Mezzi blindati turchi alla frontiera con Siria
L’artiglieria turca ha aperto il fuoco comtro le posizioni delle forze di autodifesa curde nel territorio della base aerea di Menagh”, lo riferisce la TV libanese Al Mayeeden.
Lo scorso Giovedì le forze curde avevano liberato la città di Menagh e si erano impadronite dell’aereoportoche era sotto il controllo dei terorristi del Fronte Al Nusraappoggiati da Turchia e sauditi.Le stesse forze curde si accingevano ad ampliare l’offensiva verso la città di Tel Rifaat e di Kafernaya, di grande importanza strategica in quanto si trovano sulla via statale che dalla Turchia porta verso la Siria settentrionale (provincia di Aleppo) e viene utilizzata come principale via di rifornimento dai gruppi terorristi che operano nella regione.
I terroristi di Al Nusra si erano impadroniti della città di Menagh nel 2013 ed un anno dopo avevano preso il controllo della base aerea della stessa città.
La riconquista della base della città e dell’aereoporto, effettuata dalle Forze di Autodifesa curde, rappresenta un importante successo strategico.
Non è chiaro se sia iniziata, con questo bombardamento dell’artiglieria turca, la prospettata invasione di forze di terra dell’Esercito turco, nonostante gli avvertimenti precisi fatti dal comando militare russo alla Turchia circa i rischi di una aggressione turca contro la Siria dove, dal 30 Settembre scorso opera un contingente militare russo ed è presente l’aviazione russa in appoggio all’Esercito siriano che combatte per liberare il paese dai gruppi terorristi.
Si è saputo, fra l’altro, che sono arrivati nella giornata di ieri aerei militari sauditi in una base turca vicino al confine siriano.  Si considera questo un ulteriore segnale della preparazione della prossima offensiva congiunta turco- saudita per invadere il territorio della Repubblica araba di Siria e mettere in salvo i gruppi terroristi sponsorizzati da turchi e sauditi che sono fortemente in difficoltà per causa dell’offensiva  delle forze dell’Esercito siriano e delle formazioni curde, appoggiati dall’aviazione russa.
Le prossime ore saranno decisive per capire se è iniziato un allargamento del conflitto.

Feb 13, 2016 Fonti: Hispan Tv         Sputnik Mundo

Traduzione: Luciano Lago
Fonte: qui

Siria, tutti contro tutti: siamo sull’orlo della terza guerra mondiale?

siria-26639Sfida tra Russia e Usa Arabia e Turchia pronte all'intervento

La pace russa concepita a Monaco, giovedì notte, dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e dal Segretario di Stato americano John Kerry è morta prima di nascere.

E al suo posto si materializza lo spettro di una nuova guerra ancor più sanguinosa. Mentre Kerry rinnega il piano di pace discusso con Lavrov e minaccia operazioni di terra in Siria se Mosca continuerà a colpire i ribelli(terroristi moderati) appoggiati dalla Cia il premier russo Dimitri Medvedev lo accusa di diffondere un clima da nuova guerra fredda. «Sulle rovine della guerra mondiale - spiega Medvedev intervenendo alla conferenza di Monaco sulla Siria - abbiamo costruito l'Europa perchè i principi erano chiari: abbiamo bisogno di una terza guerra mondiale per capirlo di nuovo?».

Parole che colpiscono nel segno perchè a Monaco dopo le speranze alimentate dall'incontro Kerry-Lavrov di giovedì notte sono tornati a soffiare i venti di guerra. Una guerra ancor più terribile e irrefrenabile che riporta alla mente quella evocata in altre occasioni da Papa Francesco.

Un regolamento di conti finale in cui turchi e sauditi potrebbero guidare la riscossa dei ribelli jihadisti messi con le spalle al muro dall'esercito di Damasco e dai bombardamenti russi.

Il terrificante scenario di una guerra sempre più allargata non è né un evocazione, né un semplice timore.

A conferirgli un allarmante grado di realismo s'aggiungono le dichiarazioni incrociate di sauditi e turchi pronti a prefigurare un intervento di terra dalla frontiera di Ankara spacciato come azione di contenimento dello Stato Islamico. «Nel caso si decidesse di seguire questa strategia Arabia Saudita e Turchia potrebbero partecipare ad un'operazione di terra. Per ora è solo un'ipotesi e non un piano preciso - spiega il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu che però conferma l'arrivo nella base di Incirlik d'una squadra aerea saudita pronta a partecipare alle operazioni di bombardamento contro lo Stato Islamico -. Per il momento l'Arabia Saudita sta mandando degli aerei, ma potrebbe, se necessario, inviare i soldati per un'operazione di terra».

La guerra allo stato Islamico è, ovviamente, pura finzione. Sia le incursioni aeree, sia l'eventuale operazione di terra condotta da turchi e sauditi punterebbe non tanto a cacciare i combattenti del Califfato quanto ad assumere il controllo di vaste aree di territorio siriano per trasformarle nei nuovi santuari dei ribelli jihadisti.

Da quelle zone, una volta salvati i ribelli dall'accerchiamento di russi e governativi, partirebbe non una improbabile offensiva contro lo Stato Islamico, ma bensì - come fa capire il ministro degli esteri saudita Adel Al Juberir - un nuovo tentativo di abbattere il regime di Bashar Assad appoggiato dalle truppe Riad e Ankara.

«Bashar Assad è debole e pressoché finito - dichiara alla Cnn Al Juberir - se non se ne andrà grazie ad un negoziato verrà messo da parte con la forza».

Se l'obbiettivo principale d'un eventuale intervento saudita resta Bashar Assad Ankara potrebbe usare le operazioni di terra per regolare i conti, come già la scorsa estate, con le fazioni curde protagoniste nelle regioni nord orientali della Siria di un offensiva contro i combattenti del Califfato.

Ma per capire quanto temeraria sia l' «annunciata» invasione basti dire che ieri, al primo segnale di un iniziativa militare saudita e turca, l'esercito siriano schierato intorno ad Aleppo ha incominciato a muovere ad est, verso i territori dello Stato Islamico.

E a far ancora più paura s'aggiungono le possibili conseguenze di eventuali confronti fra attori «esterni» sui cieli e sul territorio siriano. Molti si chiedono con angoscia cosa succederebbe se a fermare le incursioni degli F16 sauditi e turchi, privi di qualsiasi autorizzazione di sorvolo dello spazio aereo siriano, entrassero in gioco le batterie missilistiche russe dispiegate a terra.

E molti osservatori sottolineano l'agghiacciante incognita di un possibile scontro tra le forze saudite dopo un'eventuale entrata sul territorio siriano e le unità di Hezbollah e dei pasdaran iraniani che appoggiano il regime di Bashar Assad e considerano i sauditi il loro peggior nemico.

Fonte: qui

Telefonata tra Obama e Putin
Damasco: «Colpiti dai turchi»

Colloquio di distensione dopo lo scontro dei giorni scorsi. «Usa-Russia insieme per cessate il fuoco». Ma il Cremlino: «Assad è l'unica autorità legittima in Siria»

di Marta Serafini

La lettera alle Nazioni Unite

Le accuse ad Ankara sono contenute anche in una lettera inviata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e pubblicata dall'agenzia di stampa di Stato siriana Sana in cui si afferma che ci siano soldati e mercenari turchi fra i 100 uomini armati entrati in Siria sabato accompagnati da 12 pick-up con armi automatiche. «L'operazione di rifornimento di munizioni e armi continua tramite il varco di Bab al-Salama verso la zona siriana di Azaz», afferma il ministero degli Esteri di Damasco nella missiva. La tensione dunque torna a salire all'indomani della fine del vertice di Monaco, in cui si è discusso a lungo anche di Siria e durante il quale non sono mancati scambi di accuse tra Mosca e Washington.

La posizione di Mosca

Immediatamente la Francia ha chiesto alla Turchia di mettere fine agli attacchi in Siria, dove vengono martellate le postazioni curde, facendo eco a un appello analogo lanciato da Washington al regime di Damasco e «ai suoi alleati». Mentre i combattenti curdi in Siria hanno reso noto che non si ritireranno dalle zone recentemente conquistate nel nord del Paese, nonostante i bombardamenti turchi sulle loro posizioni, nella provincia di Aleppo. Il tutto mentre le forze governative siriane avanzano verso Raqqa, la capitale dell'Isis in Siria, arrivando - secondo fonti militari siriane citate dalla stampa russa - a 35 chilometri da Tabqa, ottanta chilometri a sud di Raqqa. «Assad è l'unica autorità legittima in Siria in questo momento», allontanarlo «vorrebbe dire il caos», ha dichiarato il premier russo Dmitry Medvedev in un'intervista a EuroNews. «Noi non abbiamo mai detto che la permanenza di Assad è la questione principale in questo processo, semplicemente crediamo che al momento non c'è nessun'altra autorità legittima», ha aggiunto, ribadendo che la sua uscita di scena porterebbe al «caos, come abbiamo visto diverse altre volte in Medio Oriente quando Paesi sono collassati, come in Libia». Nella stessa intervista Medvedev ha anche risposto alle minacce di Kerry su un possibile intervento di terra in Siria nel caso in cui non cessino i bombardamenti sui civili. «Queste sono parole futili, lui non avrebbe dovuto dirlo per una semplice ragione: se tutto ciò che vuole è una guerra prolungata, può compiere operazioni di terra e qualunque altra cosa. Ma non provi a spaventare nessuno», ha tuonato il premier russo.


La telefonata

Nel frattempo, in una telefonata, il presidente statunitense Obama ha chiesto a Vladimir Putin di fermare i bombardamenti contro l'opposizione siriana. È questa la versione americana del colloquio telefonico che il presidente degli Stati Uniti ha avuto con il capo del Cremlino. Obama, spiega una nota della Casa Bianca, ha insistito sull'importanza che nelle aree assediate arrivino presto gli aiuti umanitari e sulla necessità che le ostilità abbiano fine. «In particolare - si legge - il presidente Obama ha enfatizzato l'importanza per la Russia di giocare ora un ruolo costruttivo ponendo fine alla campagna aerea contro le forze dell'opposizione moderata in Siria. I leader hanno concordato che gli Stati Uniti e la Russia manterranno le comunicazioni circa l'importante lavoro dell'Issg».

Terrorismo

Nel colloquio è stata sottolineata, rende noto ancora il Cremlino, l’importanza di stabilire stretti contatti fra gli organi di difesa dei due paesi: il leader russo è tornato «a sottolineare l’importanza di creare un fronte unito contro il terrorismo e di rinunciare alle politiche dei due pesi e delle due misure».

Fonte: qui

L'Arabia Saudita invade la Siria. Un progetto reale o un bluff per distrarre le masse?

Vladimir PutinPutin non ci sta. La guerra in Siria potrebbe presto degenerare nella terza guerra mondiale. Le grandi potenze, questa volta, stanno seriamente scaldando i motori: l’Arabia Saudita e i suoi alleati stanno per invadere la Siria. Scatenando un conflitto di portata inimmaginabile. Tutti i link e le dichiarazioni.

Solo un’esercitazione?

Nonostante gli avvertimenti di Putin e Assad, uno schieramento senza precedenti si sta radunando nel nord dell’Arabia Saudita, vicino ai confini con la Siria, per quella che i media chiamano “esercitazione militare“, in gergo North Thunder (il tuono del nord). 350 mila soldati, provenienti da almeno 21 paesi arabi che hanno firmato un patto lo scorso dicembre per “combattere il terrorismo”, tra cui quelli che si affacciano sul Golfo Persiano (gli Emirati), l’Egitto, il Sudan e il Pakistan, stanno per addensarsi nell’area saudita di Hafer al-Batin, cui secondo molti media sauditi – riportano molte fonti – si aggiungeranno qualcosa come 2.540 aerei da guerra, 20.000 carrarmati e 460 elicotteri, per una 18 giorni di manovre continuative che non ha precedenti nella storia.

La decisione dell’Arabia Saudita è “definitiva e irreversibile“, ha detto il Brig. Gen. Ahmed Al-Assiri durante una conferenza stampa lo scorso giovedì, aggiungendo che i dettagli sarebbero stati precisati dal capo della coalizione, gli Stati Uniti, e che lui rappresentava esclusivamente la decisione dell’Arabia Saudita.

Al-Assiri ha anche aggiunto che se l’Iran vuole unirsi alla coalizione per combattere l’Isis, deve prima “smettere di finanziare i terroristi in Iraq, nello Yemen e in Siria” (ma ci sono prove governative che a finanziare l’Isis siano stati proprio gli alleati USA come l’Arabia Saudita).

Le manovre giungono dopo le dichiarazioni dei regnanti sauditi sulla loro adesione a qualunque operazione di invasione di terra della Siria condotta dai membri della NATO. Questo, unitamente a un dispiego così massiccio di forze militari sul confine siriano, fa ritenere che una tale operazione sia molto vicina. È il primo ministro dell’Arabia Saudita infatti, Adel al-Jubeirad aver dichiarato martedì scorso che la proposta di inviare truppe di terra in Siria è stata approvata da Washington, e per la precisione dal Dipartimento di Stato, ovvero dal segretario di Stato John Kerry, che l’ha accolta definendola “naturale”.

Le reazioni della Siria e dell’amministrazione di Putin.

Il ministro degli esteri siriano Walid al-Moallem, sabato scorso, non appena la notizia si è diffusa ha replicato che “qualunque intervento di terra in Siria, senza il permesso del Governo siriano, sarà trattato alla stregua di un’aggressione cui si opporrà ogni cittadino siriano“.Mi dispiace dover dire che torneranno a casa in una bara di legno“, ha poi aggiunto, sottolineando che grazie alla progressiva riconquista di Aleppo, ottenuta con il supporto dell’aviazione russa e che sta tagliando le gambe ai ribelli e all’ISIS, e “in basi ai risultati delle nostre forze armate, siamo sulla strada buona per la conclusione del conflitto” e che “piaccia o no, le nostre conquiste sul campo di battaglia indicano che stiamo procedendo ormai verso la fine della crisi“. Da qui la necessità di un’invasione di terra per non consentire al legittimo governo siriano di tornare a controllare il suo territorio.

Pavel Krasheninnikov, un parlamentare della Duma, ha mandato un messaggio forte e chiaro all’Arabia Saudita: “Qualunque operazione militare di terra in Siria senza il consenso di Damasco, sarà considerata una dichiarazione di guerra“. Ma a fare veramente paura sono le parole del primo ministro russoDmitry Medvedev, al giornale tedesco Handelsblatt, commentando le esercitazioni programmate dall’Arabia Saudita: “tutte le parti devono obbligarsi a sedere al tavolo dei negoziati, invece di scatenare un’altra guerra sulla Terra. Qualunque tipo di operazioni di terra – è una regola – porta ad una guerra permanente. Guardate cosa è successo in Afghanistan e in molte altre zone. E non sto nemmeno a parlarvi della povera Libia. Gli americani e i nostri partner arabi devono pensarci bene: vogliono davvero una guerra permanente? Pensano sul serio che potrebbero vincerla rapidamente? È impossibile, specialmente nel mondo arabo, dove tutti combattono contro tutti“.

La terza guerra mondiale

Durante la Guerra Fredda, che recentemente il capo dell’intelligence americana, James Clapper, ha rievocato, alla minaccia di invasione russa dell’est europeo, la NATO discuteva dell’utilizzo di armi nucleari tattiche per fermare i 20.000 carrarmati russi. Allo stesso modo, è probabile che Putin decida di utilizzare armamenti simili per contrastare l’invasione di terra della Siria condotta dall’Arabia Saudita, con i 20.000 carrarmati predisposti sul fronte. Mosca ha del resto appena ricordato che i lanciamissili russi possono esser equipaggiati con testate nucleari, augurandosi che non ci fosse bisogno di usarli, ed è di questi giorni la notizia che la Russia e l’India hanno raggiunto un accordo per esportare ai loro alleati la tecnologia dei missili supersonici a corto raggio BrahMos, in grado di essere teleguidati e lanciati da sommergibili, da aerei, da navi o da postazioni al suolo.

Non appena le truppe di terra guidate dall’Arabia Saudita invaderanno la Siria, i missili russi S-300 e S-400 (quest’ultimo il sistema anti-aereo probabilmente più sofisticato al mondo) inizieranno ad abbattere i 2.450 velivoli militari NATO e i 460 elicotteri, ma l’unica soluzione per disfarsi delle truppe di terra e dei 20.000 carrarmati saranno le armi nucleari tattiche. Questo darà l’innesco all’escalation, che ai cittadini dei paesi membri della Nato verrà presentata più o meno così: “I russi, guidati da Putin, hanno attaccato i nostri alleati con armi nucleari: non abbiamo altra soluzione che invadere la Siria“.

In realtà, sebbene possa apparire cinico e amaro, quello che sta accadendo potrebbe essere un diversivo per distrarre l’opinione pubblica dalla crisi economica. Le banche europee stanno fallendo a causa dei debiti. Deutsche Bank ha perso il 50% del suo valore, di cui almeno il 40% dall’inizio dell’anno. Se Deutsche Bank fallisce, i 50 mila miliardi di titoli derivati che si porta dietro, venti volte il Pil della Germania, travolgeranno a catena le altre banche. Negli Usa, le banche “too big to fail” sono a rischio, perchè dopo i salvataggi governativi del 2008 hanno continuato a fare quello che facevano. E ora sono ancora più indebitate. Quindi una guerra nucleare leggermente depotenziata potrebbe certamente rappresentare una strategia diversiva per contenere la reazione dei risparmiatori al dissolversi dei loro conti correnti.

Autrice: Tiziana Geraci / Fonte: qui

Grecia: il sindacato di polizia chiede l’arresto dei membri della Troika. E in Italia?

Greci-scontri-con-poliziaSempre più tesa la situazione in Grecia, oltre la violenta recessione, anche uno sciopero generale lanciato dagli agricoltori, ma rapidamente esteso alle altre categorie, sta paralizzando il Paese.

Ma la notizia più importante, rilanciata dalle agenzie di stampa, seppur con poca convinzione, è certamente questa. I vertici del POASY, uno dei sindacati di polizia greco, hanno affermato che la troika starebbe tentando con le sue richieste di ribaltare l’ordine democratico, di scalfire la sovranità nazionale e di depredare il popolo greco di importanti beni. Tali affermazioni sono state rese in una lettera diffusa pubblicamente ed inoltrata anche alla Procura di Atene, quale informativa di reato. Nella comunicazione il sindacato fa sapere che, per tali ragioni, procederà all’arresto immediato dei membri della Troika sul territorio nazionale.

Qualche sciocco commentatore ha definito la comunicazione “una provocazione”, come se pretendere il rispetto dei diritti possa essere considerata una provocazione. Non vi è alcun dubbio infatti che la Troika sia un’organizzazione criminale che attenta alle democrazie ed alle sovranità nazionali di tutti i Paesi sotto il suo dominio. Ad oggi tale organizzazione opera quale braccio armato del potere finanziario, ed ha potuto imperversare in Grecia, come qui da noi, unicamente perché forze dell’ordine e magistratura glielo hanno consentito, sia per ignoranza che per viltà.

Speriamo che alle parole seguano i fatti e che la Grecia riscatti la propria sovranità punendo gli aguzzini che da anni la vessano con sofferenze dal costo umano indicibile. Nessuna delle riforme imposte al Paese ha migliorato in alcun modo la situazione ed anzi i conti pubblici sono oggi enormemente peggiori di quanto la Troika iniziò a dispensare i suoi consigli, tutti deliberatamente contrari agli interessi nazionali del paese.

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La stessa cosa mi auguro succeda al più presto in Italia. Spesso me la prendo con la Magistratura, ma è chiaro che anche le forze dell’ordine italiane potrebbero (dovrebbero) arrestare immediatamente e senza nessuna previa autorizzazione tutti coloro che hanno attentato e stanno attentando alla nostra sovranità. Il codice penale parla chiaro, i delitti contro la personalità dello Stato esistono e sono puniti con severità. Anzi a dirla tutta il nostro codice di procedura penale, all’art. 380 c.p.p. prevede espressamente l’obbligo di arrestare in flagranza di reato per coloro che commettono delitti contro la personalità dello Stato, qualora la pena minima sia non inferiore a cinque anni e la massima a dieci. Sia l’art. 241 c.p. che il 243 c.p. prevedono pene, nel minimo, non inferiori rispettivamente a dodici e ai dieci anni. Pacifico dunque che chi ci impone ed invoca le cessioni di sovranità, dunque tutte le più alte cariche dello Stato, dovrebbero essere immediatamente tratte in arresto dalle nostre forze dell’ordine.

Trattasi di un’evidenza giuridica di una semplicità disarmante, eppure nulla si muove… Sono tanto timorosi che neppure denunciano me, cosa che dovrebbe essere fatta se ciò che da anni affermo pubblicamente fosse falso…
Avv. Marco Mori, blogger di scenarieconomici.it ed autore del libro “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”disponibile su ibs.it
Marco Mori
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Forconi greci: scontri disordini, caos e manifestazioni in tutte le città


La polizia greca si è scontrata violentemente con centinaia di agricoltori che manifestavano ad Atene contro la riforma delle pensioni che il Governo sta negoziando con gli organismi finanziari internazionali

Alcune centinaia di agricoltori si sono radunati oggi nella capitale greca per una manifestazione di protesta contro che durerà due giorni contro la riforma delle pensioni e le misure di austerità annunciate dal Governo.

I manifestanti hanno tentato di entrare all’interno del palazzo ma la polizia li ha respinti usando gas lacrimogeni. Ad Atene si è realizzata una nuova giornata di proteste, scioperi e tensioni. Almeno un migliaio di coltivatori si sono ritrovati nella capitale ellenica in segno di protesta contro l’aumento delle tasse previsto dal Governo e contro la riforma delle pensioni, la cui misura più contestata è il taglio (dal 15 al 30%) per gli assegni dei pensionati che lasceranno il lavoro a partire dal 2016.


Sarebbe questo l’ennesimo provvedimento emanato ai danni dei pensionati greci negli ultimi sei anni. I sindacati di categoria denunciano che le misure richieste da Ue e Fmi porterebbero a un taglio del‘85% del reddito annuo di diversi attori sociali: in primis gli agricoltori.

Dall’isola di Creta è arrivato all’alba un traghetto con a bordo un folto gruppo di manifestanti . Di fronte il ministero dell’Agricoltura gli agricoltori hanno urlato slogans, innalzato cartelli ed hanno lanciato pomodori, ortaggi e pietre contro la polizia che li aveva bloccati nel tentativo di entrare nell’edificio per occuparlo simbolicamente. I reparti antisommossa della Polizia greca hanno reagito realizzando cariche contro i manifestanti con i gas lacrimogeni. “Hanno tentato di spingere la polizia sino all’ingresso del Ministero — ha riferito un portavoce delle forze dell’ordine — La polizia ha usato gas lacrimogeni per fermare la folla”.

Si preannunciano almeno due giorni di marce e mobilitazioni per gli agricoltori ellenici, stremati dalle misure di austerità che hanno soffocato il Paese negli ultimi anni e dalle politiche della UE che permettono di importare prodotti a basso costo provenienti dal Nord Africa.
Non solo gli agricoltori ma anche altre categorie di lavoratori negli ultimi giorni hanno partecipato alle proteste contro la riforma previdenziale, come medici, infermieri, ingegneri, dottori, dentisti, avvocati, ecc.. Intanto rimane anche oggi il blocco autostradale presso i due principali valichi di frontiera tra Grecia e Bulgaria a seguito delle proteste ad opera degli agricoltori, che nei scorsi giorni avevano bloccato i confini usando i loro trattori.
Forti tensioni si sono registrate quando martedì scorso i camionisti bulgari avevano organizzato un contro-blocco ostacolando il passaggio dei mezzi.

La Grecia si trova ancora in recessione. Secondo una nuova stima la crescita nell’ultimo trimestre rimane negativa (-0,6%). L’incertezza sulla sostenibilità del debito pubblico greco resta alta. Nelle scorse ore Poul Thomsen, capo economista del Fondo monetario internazionale, ha spiegato che senza un concreto piano strutturale di riduzione del deficit “presto i timori di Grexit si riaffacceranno”.

Le politiche attuate dalla Commissione Europea sono state un completo fallimento. La situazione è peggiorata e la gente è sempre più esasperata. Monta la rivolta contro il Governo e contro Tsipras considerato un traditore ed un “venduto” che si è piegato alle direttive delle autorità europee e dei potentati finanziari che vogliono mettere in ginocchio l’economia greca per recuperare tutte le risorse restanti del paese. Un grande stato di frustrazione e di rabbia si registra fra la popolazione.

Nota: Mentre in Italia la gente si guarda il Festival di San Remo e tutti i media distraggono l’opinione pubblica con i diritti delle “coppie gay”, in Grecia la gente esasperata scende in piazza per reclamare i diritti sociali, quelli del lavoro, delle pensioni, dell’assistenza sanitaria, della dignità, che sono stati calpestati.
Fonte:  qui