9 dicembre forconi: 01/25/19

venerdì 25 gennaio 2019

VENEZUELA NEL CAOS, I MILITARI CON IL DITTATORE CHAVISTA CHE RICEVE UN ASSIST DA CINA E RUSSIA


TRUMP VUOLE TRATTARE LA RESA DI MADURO, GUAIDÓ, DOPO ESSERSI AUTOPROCLAMATO PRESIDENTE, PROMETTE: AMNISTIA ANCHE PER MADURO: LA REPLICA: "NON LASCERÒ MAI" 

SALVINI: "MADURO? PRIMA SE NE VA MEGLIO È" 

"IL SUO REGIME FONDATO SULLA VIOLENZA, SULLA PAURA E SULLA FAME"

Alfredo Spalla per “il Messaggero”

A due giorni dall' auto-proclamazione di Juan Guaidó come nuovo presidente del Venezuela, l' entusiasmo dell' opposizione comincia a diminuire davanti alle reazioni di Maduro, dei militari venezuelani e di alleati pesanti come Russia e Cina. Il sostegno di Trump all' opposizione resta un buon punto di partenza per convincere il regime chavista a trattare la resa, ma non è sufficiente. Intanto, le proteste proseguono e, nonostante gli inviti a una soluzione pacifica, in due giorni si sono registrati 16 morti e oltre 200 arresti. In queste ore, gli analisti latino-americani si sono soffermati sulle mosse di quattro protagonisti della vicenda: le forze armate venezuelane; la Russia; la Cina e gli Stati Uniti.

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LA FUERZA ARMADA NACIONAL 

«Io non rinuncerò mai» ha proclamato ieri Nicolas Maduro intervenendo alla cerimonia d' apertura dell' anno giudiziario. I militari sono ufficialmente al fianco del presidente, che a gennaio ha iniziato un nuovo mandato. La Fuerza Armada Nacional Bolivariana ha condannato l' auto-proclamazione di Guaidó, non riconoscendolo come nuovo Presidente della Repubblica: «La disperazione e l' intolleranza mettono a repentaglio la pace della Nazione. Noi, soldati della Patria, non accettiamo un presidente imposto da oscuri interessi, né autoproclamatosi al di fuori della legge. La Fanb difende la Costituzione e garantisce la sovranità nazionale», ha chiarito il ministro della Difesa del Venezuela, generale Vladimir Padrino Lopez. Julio Borges, ex Presidente del Parlamento e una delle voci più forti dell' opposizione, ha però contestato la versione ufficiale dei militari. Una parte di loro sarebbe infatti disposta a trattare con l' opposizione: «C' è paura, ma il muro sta crollando.
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C' è malcontento fra le Fanb, tanti ci hanno già contattato», ha twittato Borges. La partita interna si gioca tutta sull' amnistia che Guaidó ha già promesso ai militari per incentivare le diserzioni. Ma non solo. Ieri, nella sua prima intervista dopo l' autoproclamazione, Guaidò ha detto di essere disposto a concedere un' amnistia «a tutti coloro che siano disposti a mettersi dalla parte della Costituzione per recuperare l' ordine istituzionale», compreso lo stesso Nicolas Maduro.

Ha poi prospettato tre fasi per il prossimo futuro: la «fine dell' usurpazione», cioè della presidenza Maduro, una fase di transizione, ed elezioni libere e trasparenti, il tutto accompagnato da una attenzione immediata all' emergenza umanitaria nel paese. Ieri Guaidò ha anche trovato il tempo per rispondere a tutti i tweet di sostegno venuti da leader e ministri di diversi Paesi. A Salvini ha scritto: «Apprezziamo il riconoscimento della volontà di tutto il popolo venezuelano, che continuerà a parlare pacificamente per le strade».

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IL FRONTE ESTERNO 

Sul fronte esterno, invece, Putin si è sentito telefonicamente con Maduro. La Russia «sostiene le legittime autorità del Venezuela alla luce del deterioramento della crisi politica interna provocata all' estero. Le interferenze straniere - ha detto Putin - costituiscono una sfacciata violazione delle norme basilari del diritto internazionale». Mosca, attraverso il ministro degli Esteri, ha inoltre prospettato lo spettro di «una sanguinosa guerra civile» se non sarà rispettato il governo Maduro. La Cina, fra i principali partner e creditori del Venezuela, si è mossa sulla stessa linea filo-chavista: «La Cina ha consistentemente portato avanti il principio di non interferire con le politiche interne degli altri Paesi e si oppone all' ingerenza negli affari venezuelani di forze esterne», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying.

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Anche la Turchia di Erdogan e la Siria di Assad hanno esternato la loro vicinanza a Maduro. Invece il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha annunciato che Washington è pronta a offrire «oltre 20 milioni di dollari in aiuti umanitari per il popolo del Venezuela». Pompeo ha inoltre informato che i diplomatici Usa non lasceranno il Paese.

SALVINI: "MADURO? PRIMA SE NE VA MEGLIO È"

Alberto Maggi per www.affaritaliani.it

"Sto con il popolo venezuelano e sto contro tutte le dittature". Con queste parole il ministro dell'Interno Matteo Salvini, interpellato da Affaritaliani.it, interviene sul caos in Venezuela dopo che il leader dell'opposizione del Paese sudamericano e presidente del Parlamento, Juan Guaidò, si è dichiarato presidente.

Il leader della Lega afferma: "Sto col popolo venezuelano, sono in contatto con gli italiani in Venezuela e mi auguro che il governo faccia tutto il possibile perché soffrono da anni e sicuramente non sto con Maduro, che ha affamato il suo popolo".

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Quindi ha fatto bene Donald Trump a riconoscere Guaidò? "Quello di Maduro è un regime fondato sulla violenza, sulla paura e sulla fame. E quindi quanto prima cade, senza altrettanta violenza, meglio è". L'Italia dovrebbe riconoscere Guaidò presidente del Venezuela? "Il ministro degli Esteri sa cosa deve fare, detto questo si è perso troppo tempo. E Maduro non è persona in grado di guidare neanche un condominio".

Venezuela, Conte: preoccupa escalation violenza, auspico percorso democratico - "Seguo gli sviluppi in Venezuela ed esprimo forte preoccupazione per i rischi di un'escalation di violenza. Siamo vicini al popolo venezuelano e al fianco della collettivita' italiana nel Paese. Auspico un percorso democratico che rispetti liberta' di espressione e volonta' popolare". Lo scrive su 'Twitter' il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

VENEZUELA, PATUANELLI (M5S): AUSPICHIAMO SOLUZIONE PACIFICA E DEMOCRATICA. TUTELARE NOSTRI CONNAZIONALI - "Esprimiamo profonda preoccupazione per la drammatica crisi politica in corso in Venezuela, auspicando che tutte le parti in causa evitino il ricorso alla violenza e che l'Europa adotti una posizione comune e responsabile a favore di una soluzione pacifica e non violenta della situazione che passi per un percorso politico e democratico". Così il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, commentando la situazione venezuelana. "Il Movimento 5 Stelle - prosegue il capogruppo - esprime in questo momento particolare vicinanza ai nostri 140mila connazionali che vivono in Venezuela, certi che la Farnesina garantirà loro il massimo sostegno in questo momento critico, a conferma dell'attenzione mostrata dal governo Conte anche con la recente iniziativa per la fornitura gratuita di medicine ai cittadini italiani residenti in Venezuela".
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Venezuela, Renzi: Ue riconosca Assemblea nazionale con Guaidò e si voti - "La dittatura ha distrutto il Venezuela. Anche chi lo vedeva come modello oggi deve prendere atto della realtà: la gente muore di fame. L'Europa riconosca subito l'unica istituzione democratica: l'Assemblea Nazionale col suo Presidente Guaidò. E si tengano elezioni libere, vere". Lo scrive su Twitter Matteo Renzi.

Venezuela, Meloni: Italia riconosca Guaido' presidente Chi tace complice dittatore Maduro - "Crisi in Venezuela: chi tace e non riconosce Guaido' Presidente e' complice del dittatore comunista Maduro e della sanguinosa repressione del popolo venezuelano. Vergognoso il silenzio del Governo italiano, finora ostaggio dell'estremismo di sinistra del M5S schierato con Maduro. Fratelli d'Italia chiede al Governo di riconoscere Guaido' come Presidente del Venezuela e di difendere la piu' grande comunita' di italiani all'estero, riconoscendo immediatamente un permesso di soggiorno speciale per i cittadini venezuelani di origine italiana in grave difficolta'". E' quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

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Venezuela, Fassina: non si legittimino atti forieri guerra - "Su #Venezuela il Governo Italiano condivide la posizione espressa da Tusk, Presidente del Consiglio Eur, a favore di atto eversivo contro Presidente Maduro? Le drammatiche condizioni del Venezuela non legittimano atti forieri di guerra civile". Cosi' Stefano Fassina su twitter.

VENEZUELA, CREMASCHI: 'COLPO DI STATO ORGANIZZATO DA USA COME IN CILE NEL 73' - "E' stato un colpo di Stato organizzato dagli Stati Uniti come quello in Cile contro Allende nel '73". Non ha nessun dubbio Giorgio Cremaschi ex Fiom, nella delegazione internazionale che osservò le elezioni in Venezuela che incoronarono Nicola Maduro presidente, ad attaccare duramente l'autoproclamazione di Juan Guaidò. "Che la situazione economica sia drammatica è vero anche dopo il boicottaggio internazionale", dice conversando con l'Adnkronos. "Ho partecipato alle elezioni come osservatore in una delegazione di cui faceva parte anche l'ex presidente del governo spagnolo Josè Zapatero e ho potuto constatare che sono state elezioni libere e regolari e che Maduro è un presidente regolarmente eletto a cui va tutto il mio sostegno", conclude.

Fonte: qui

COSÌ L' INGEGNERE FIGLIO DI UN PILOTA HA PICCONATO LA DOTTRINA CHAVISTA 
I QUARTIERI OPERAI DI CARACAS, SERBATOIO DI CONSENSI DEL "SOCIALISMO DEMOCRATICO", RIDOTTI ALLO SFINIMENTO DALLA CRISI HANNO APPOGGIATO LA SVOLTA DEL PRESIDENTE DELL' ASSEMBLEA NAZIONALE VENEZUELANA


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Alfredo Spalla per il Messaggero

L' auto proclamazione di Guiadó - che sulla carta ha comunque carattere provvisorio - accelera l' ormai inesorabile declino del chavismo, protagonista di un regime dittatoriale in cui le istituzioni sono svuotate del proprio significato. Il Parlamento, che dal 2015 soffre l' ostilità del governo Maduro, si è appellato agli articoli 233, 333 e 350 della Costituzione, secondo cui, in caso di assenza prolungata del Capo di Stato, i poteri dell' esecutivo sono automaticamente trasferiti al Presidente dell' Assemblea Nazionale.

Da parte sua, la dirigenza chavista, basandosi su una decisione del 2016 del Tribunal Supremo, organo piegato alle esigenze della maggioranza, non riconosce la legittimità del Parlamento venezuelano. Della dottrina di Hugo Chavez, castrista e guevarista, non resta granché nel paese. Tanto che anche i quartieri operai di Caracas, serbatoio di consensi del «socialismo democratico», ridotti allo sfinimento da una crisi economica senza fine, si sono schierati col giovane ingegnere industriale di 35 anni che ha preso il potere ieri.
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In realtà all' inizio dell' anno, non erano tante le persone nello stesso Venezuela che avevano sentito parlare di Juan Guaidò. Due settimane dopo, il giovane parlamentare e presidente dell' Assemblea Nazionale venezuelana è emerso come leader dell' opposizione al governo di Nicolas Maduro, fino ad arrivare a ieri, giorno in cui si è autoproclamato ed ha giurato come «presidente incaricato» del Paese sudamericano, assumendo ad interim i poteri dell' esecutivo.
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LA CRISI ECONOMICA 

In un clima di forte crisi economica e sociale interna e di rapporti internazionali, con decine di Paesi che hanno dichiarato illegittimo il secondo mandato di Maduro iniziato il 10 gennaio, Juan Guaidò ha colmato un vuoto, ed è diventato una figura chiave per l' opposizione nel Paese. Classe 1983, figlio di una insegnante e di un pilota di aerei di linea, Guaidò è cresciuto in una famiglia di classe media insieme ad altri sette fratelli. Ha vissuto sulla propria pelle il disastro naturale conosciuto come la «tragedia di Vargas» nel 1999, che ha lasciato la sua famiglia temporaneamente senza casa, e che secondo i suoi colleghi ha influenzato le sue opinioni politiche, data la risposta giudicata inefficace fornita dal governo guidato allora da Hugo Chavez.
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Diventato ingegnere industriale nel 2007, Guaidò si è fatto le ossa nei movimenti di protesta studenteschi negli anni 2000. Nel 2015 è stato eletto parlamentare per l' Assemblea Nazionale venezuelana per il partito oppositore Volontà Popolare, ed è diventato presidente del Parlamento nel dicembre 2018. Poco dopo la nomina, l' Assemblea nazionale costituente, controllata dai sostenitori di Maduro, ha minacciato Guaidò e altri con una indagine per tradimento.

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IL RUOLO DI LOPEZ 

L' architetto dell' ascesa di Guaidò come leader dell' opposizione venezuelana è Leopoldo Lopez, il più popolare leader oppositore in Venezuela, attualmente agli arresti domiciliari e considerato dagli oppositori del governo un prigioniero politico. Lopez ha lavorato dietro le quinte per il suo partito Volontà Popolare per ottenere la presidenza del Parlamento, per poi affidarla a Guaidò, suo fedele accolito dal 2014. L' ascesa di Guaidò ha registrato una brusca accelerazione l' 11 gennaio scorso, quando ha chiamato il Paese ad una «mobilitazione di massa» contro il governo di Nicolas Maduro per ieri, candidandosi a sostituirlo provvisoriamente ad interim, e a convocare nuove elezioni.

Fonte: qui

ROMA, BROKER:“MI MASSACRANO DI BOTTE, HO TUTTO IL VISO ROVINATO”. ALL’EUR UN PROFESSIONISTA SEQUESTRATO DAGLI USURA


2 MACELLAI FINISCONO IN MANETTE INSIEME A UN PUGILE PROFESSIONISTA 

AGLI STROZZINI CEDUTI ANELLI, QUADRI PREZIOSI E UN' IPOTECA SULLA CASA

Michela Allegri per “il Messaggero”

Sequestrato, costretto a dormire su una brandina in una stanza senza riscaldamento, a casa degli strozzini che pretendevano la restituzione di un debito con interessi del cento per cento. Un' ipoteca sulla casa, quadri di pregio, un anello di Bulgari da più di 30mila euro: non era abbastanza per accontentare i suoi aguzzini.

«Per ogni ora che passa sono finito, non ce la faccio ad arrivare a domani, mi massacrano di botte, ho tutto il viso rovinato», diceva al telefono, intercettato, un promoter finanziario romano, vittima di una coppia spietata di usurai, titolari di una macelleria all' Ardeatino. Ora i cravattari sono stati arrestati dai Carabinieri. Si tratta di Stefano Fabio e Maura Broglia, marito e moglie. In manette anche il Fabrizio Fabio - fratello del macellaio - e un pugile professionista, Emiliano Tagliavini.

Nel luglio 2017, il primo prestito da duemila euro e l' accordo per la restituzione con tassi d' interesse del 30 per cento. Poi, altri soldi e interessi sempre più alti: del 50 e, infine, del 100 per cento. Nel marzo 2018, il credito vantato dagli usurai ammonta a 66mila euro. La vittima mette un' ipoteca sulla casa.

Tagliavini entra in scena nell' estate 2018. I tassi di mora salgono a mille euro settimanali e poi arrivano a 500 euro al giorno, pretesi con violenza: il macellaio agita in faccia al promoter un grosso coltello, lo afferra per il collo, lo sbatte contro un congelatore, gli frattura la faccia. Il pugile minaccia di spezzargli un dito per ogni giorno di ritardo. In gennaio, il debito è impossibile da restituire: 369.500 euro.

EMILIANO TAGLIAVINIEMILIANO TAGLIAVINI
Così, scatta il sequestro. Il promoter viene segregato prima nella casa degli indagati e poi in un albergo: «Stai con noi fino a quando porti tutti i soldi altrimenti non rivedrai più né tua moglie né tua figlia», gli dicono.
Viene controllato a vista, scortato.
Passa le giornate a fare telefonate per cercare il denaro. «Mi vedrai morto», si dispera con un amico.

IL BLITZ 

Due giorni dopo, il blitz dei carabinieri della compagnia Eur. I militari, venuti a conoscenza della situazione, contattano la moglie della vittima. La donna è terrorizzata: si rifiuta di sporgere denuncia, non vuole mettere a verbale nemmeno una frase. Quando il marito le telefona e scopre che in casa ci sono i carabinieri, entra nel panico: «Mi ammazzano. Non hai capito, anche se li arrestano quello mi ha detto che ha duemila amici, pure se li arrestano loro ci vengono a prendere altri». Il telefono del promoter, però, è intercettato. I militari lo localizzano e intervengono, ponendo fine al sequestro. Gli strozzini vengono arrestati e la loro macelleria all' Ardeatino viene chiusa per carenze igienico-sanitarie.

Fonte: qui

Giappone, peggior calo dell'export in oltre due anni

Le esportazioni hanno registrato un ribasso del 3,8% su anno, oltre il -1,9% previsto. Si tratta della flessione su anno più consistente da ottobre 2016. L'import ha visto un incremento dell'1,9% su anno (+3,7% le attese)

I dati sull'export giapponese a dicembre hanno mostrato il peggior calo in oltre due anni, risentendo di una domanda globale debole e delle frizioni commerciali tra Usa e Cina. Le esportazioni hanno registrato un ribasso del 3,8% su anno, oltre il -1,9% previsto da un sondaggio Reuters. Si tratta della flessione su anno più consistente da ottobre 2016.
L'import ha visto un incremento dell'1,9% su anno (+3,7% le attese) e la bilancia commerciale un passivo di 55,3 miliardi di yen a fronte di attese per -29,5 miliardi. Le esportazioni verso la Cina, il maggior partner commerciale di Tokyo, sono calate del 7% su base annua. In flessione del 6,9% l'export verso l'Asia, che conta per oltre metà delle esportazioni totali giapponesi.
Salgono, invece, dell'1,6% a dicembre le esportazioni verso gli Stati Uniti, guidate dalla vendita di materiali per la produzione di semiconduttori e di auto. Le importazioni dagli Usa balzano del 23,9% grazie ad aerei e greggio, contribuendo a ridurre l'avanzo commerciale giapponese con Washington del 20,3% su anno a 567,8 miliardi di yen.

Fonte: M.F.

Kunstler: America's "All Is Lost" Moment Looms

Coming Attractions

Last night I had a dream. You were in it and I was in it with you….”
— Randy Newman
As in this age of Hollywood sequels and prequels, America prefers to recycle old ideas rather than entertain new ones, so you can see exactly how the 2020 presidential election is shaping up to be a replay of the Great Depression, with Roosevelt-to-rescue! — only this time it’ll be with somebody in the role of Eleanor Roosevelt as chief executive. Donald Trump, of course, being the designated bag-holder for all the financial blunders of the past decade, gets to be Herbert Hoover. As was the case in the original, economic depression will segue into war, with maybe not such a happy ending for us as World War Two was.
There should be no doubt that the money part of the story is on a slow boat to oblivion. The world has been running on loans to such a grotesque degree that it’s managed the impressive feat of bankrupting the future. The collateral for all that debt was the conviction that there were ample amounts of future “growth” up ahead to service that debt. That conviction is now evaporating as car sales plummet, and real estate goes south, and nations twang each other over trade, and global supply lines wither. Globalism is unwinding — and not for the first time, either.
As in the standard Hollywood screenplay format, expect an “all is lost” moment when the “hero” (the USA) faces the existential dread of realizing that there is no more borrowing with the collateral gone. Translation: when the Federal Reserve discovers it can’t cue up yet another round of “Quantitative Easing” (QE) and ZIRP without destroying the value of the dollar — which it might do anyway, since monetary inflation is a great benefit to those who can’t pay back their debts, and the USA is the biggest deadbeat of all. An inflationary depression won’t be the same as the deflationary depression of the 1930s, but remember (cliché alert): history doesn’t exactly repeat, it rhymes. Financialization, it’ll turn out, was just money with its value removed. Imagine how pissed off the voters will be.
Note: the growth predicament is hugely misunderstood in this land, because the shale oil “miracle” was such a dazzling stunt. America is now producing above 12 million barrels of oil a day, two million higher than what was thought to be the all-time peak of 10 million a day in 1970. That is extraordinary indeed. We are the world’s leader in oil production now, ahead of Saudi Arabia and the wicked Russian bear. What most Americans don’t know is that this stunning feat was accomplished with hundreds of billions of dollars in borrowed money (debt) that will never be paid back.
The collateral for all that money was the conviction that there was a lot of money to be made in shale oil. But the shale oil industry has had a negative cash flow since it started around 2005. So, we’ve demonstrated that you can produce a lot of something at a big loss for a while, until you can’t. And the moment is approaching when there will be no more loans for the shale oil industry and then, voila, no more shale oil. And the USA will have a whole lot less of its primary energy “input” to the economy. We’ll be back to 2008. The turnaround will be fast and shocking and the American public will feel swindled. And having been already swindled out of all the other comforts and conveniences of what used to be modern life — a job, a home, a car — they will be even more supremely pissed off.
Enter stage left, the first woman president. Take your pick: Kamala Harris, Elizabeth Warren, Kirsten Gillibrand — with AOC as Speaker of the House! The new “Eleanor” will out-do Franklin Roosevelt in “innovative” economic policy. Only this time it won’t be jolly corps of brawny men marching off with pick-axes and shovels to carve trails through the national parks. It will be an orgy of collectivization, led by a gender-fluid army of commissars in an American sequel to the classic film Battleship Potemkin. Madam President will nationalize everything that’s not fastened down with square-head decking screws. Then the show trials will commence, first with the hated One Percenters going to the firing squads and then briskly moving to all the enemies of “intersectional justice.”
None of that will make the USA a better country. And then imagine how pissed off Russia and China will be when Madam President takes up her policy of exporting the New Bolshevism to other lands (because it works so well). Been there, done that, they’ll say. And maybe they’ll have to smack us down to get the point across.