sabato 16 novembre 2019
LA NOTIZIA CHE ARCELOR TERRÀ APERTA L'ILVA FINO A MAGGIO VENIVA DA MICHELE EMILIANO, E QUINDI NON POTEVA CHE ESSERE SMENTITA: LA MORSELLI CHIUDERÀ GLI IMPIANTI TRA DICEMBRE E GENNAIO
IL SINDACALISTA PALOMBELLA: ''SE RESTI A TARANTO SINO A MAGGIO MA CON GLI IMPIANTI FERMI, NESSUNA PRODUZIONE E COL PERSONALE RICONSEGNATO ALLE AZIENDE, CHE CE NE FACCIAMO? ANZI, SE DEVE FAR “MORIRE” LA FABBRICA, A QUESTO PUNTO È MEGLIO CHE VADA VIA PRIMA''
Domenico Palmiotti per www.ilsole24ore.com
Il siderurgico di Taranto ArcelorMittal verso la fermata. L’ad Lucia Morselli ha incontrato i sindacati e comunicato un piano di chiusure degli impianti. Si parte con l'altoforno 2 il 13 dicembre, l'altoforno 4 il 30 dicembre e l'altoforno 1 il 15 gennaio. Il Treno nastri 1 chiuso tra il 26 e il 28 novembre per mancanza di ordini di lavoro. Nella mattinata di giovedì 14 novembre l’azienda ha comunicato ai sindacati che dal 26 novembre sarà fermato anche il Treno nastri 2.
Programmata anche la chiusura di cokerie e centrali elettriche. Già fermi altri impianti come il Treno lamiere, il Treno nastri 1 è una delle due linee di agglomerazione. “Se ancora non fosse chiaro, la situazione sta precipitando in un quadro drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica” ha affermato Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl. “Questo piano - dice Bentivogli - modifica sostanzialmente le previsioni Aia”. Per Rocco Palombella, segretario generale Uilm, “che ArcelorMittal resti a Taranto sino a maggio ma con gli impianti fermi, nessuna produzione e col personale riconsegnato alle aziende da cui è arrivato, che me ne faccio, anzi che ce ne facciamo? Anzi, se deve far “morire” la fabbrica, a questo punto è meglio che vada via prima, altroché.
Perché Mittal potrà anche non andarsene prima di maggio, come ritiene Emiliano, ma può fermare e spegnere impianti, stoppare linee produttive. Ed chiaro che poi, per i commissari dell'amministrazione straordinaria - afferma Palombella -, rimettere mano agli impianti dopo una lunga fermata e far ripartire la fabbrica sarà un compito davvero improbo. Ecco, il tema che oggi abbiamo è che si fa per non andare al progressivo spegnimento del siderurgico. Perché questo nella sostanza sta accadendo: è ferma da venerdì una delle linee di agglomerazione, altri impianti sono fermi, tutta la fabbrica viaggia ad un passo di marcia ridottissimo e ora arriva l'ordine del blocco totale” conclude Palombella.
C’è confusione sotto il cielo di ArcelorMittal. Fonti vicine all’azienda affermano che l’ad Lucia Morselli non ha dichiarato al governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, nell’incontro, in Regione Puglia, a Bari, che la società rimane sino a maggio nella gestione degli impianti.
Perché sarà a maggio 2020 che il Tribunale di Milano si pronuncerà sulla fondatezza dell’atto di citazione depositato da ArcelorMittal e col quale la società chiede di accertare e dichiarare le ragioni a base del recesso dal contratto.
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E anche il sindacato, col segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, conferma che l’azienda gli ha detto di non aver comunicato al governatore pugliese che rimane sino a maggio. «Anzi, ho appreso che dal 26 novembre fermano pure il Treno nastri 2» aggiunge Palombella.
È stato il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, ad aver ricevuto la telefonata di Emiliano dopo l’incontro con Morselli. Il governatore, secondo la versione di Marinaro, gli ha comunicato due cose: primo, che ArcelorMittal pagherà le fatture scadute dell’indotto e che il ritardo è dovuto solo a verifiche contabili e amministrative a seguito del cambio dei dirigenti e delle figure tecniche preposte al controllo (la notizia dei pagamenti non è stata smentita); secondo, che ArcelorMittal non va via scaduti i 30 giorni, cioè ai primi di dicembre, dall’avvio della procedura di recesso, ma resta sino a maggio e gestisce il gruppo.
Emiliano: la mia è deduzione logica
Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha ribadito giovedì che la sua era una deduzione logica, visto che il Tribunale di Milano si pronuncerà appunto a maggio sull’atto di ArcelorMittal. Un cambio di rotta, questo, spiegato così nelle scorse ore: ad ArcelorMittal è stato fatto capire che andando allo scontro, ci sarebbero potuti essere rischi serii perchè il fronte avverso era molto determinato.
Battaglia civilistica e penale
Secondo fonti vicine al dossier, consultate dal “Sole 24 Ore”, il ricorso cautelare urgente, in base all’articolo 700 del Codice di procedura civile, che a Milano stanno preparando commissari di Ilva e legali, conterrebbe anche risvolti penali che chiamano in causa ArcelorMittal.
Dunque, si potrebbe profilare non solo una battaglia civilistica ma anche penale. E in relazione alle notizie diffusesi lungo l’asse Bari-Taranto e rimbalzate altrove, sino a qualche ora fa c’era l’ipotesi che i legali di Ilva temporeggiassero circa il deposito al Tribunale di Milano del ricorso cautelare. Un’attesa che parrebbe tattica in attesa di capire come evolve la partita e che mosse fa la multinazionale. Il ricorso cautelare è in fase di stesura e in un primo momento si è parlato di deposito il 15 novembre.
L’incontro con i sindacati
Domani pomeriggio i sindacati andranno al ministero dello Sviluppo economico per l’incontro sulla procedura di riconsegna del personale alle aziende concedenti che ArcelorMittal ha notificato qualche giorno fa, annunciano i vertici di Fim Cisl e Uilm. «In quella sede verificheremo quali sono i comportamenti dell’azienda e cosa ci dirà», aggiungono.
La procedura di riconsegna del personale, i 10.700 assunti da ArcelorMittal, di cui 8.200 a Taranto, era stata annunciata dall’ad Morselli ai sindacati a Taranto martedì sera della scorsa settimana, in un incontro in stabilimento, quindi notificata il giorno dopo, mercoledì, agli stessi sindacati mentre i Mittal, a capo dell’omonima multinazionale, si accingevano a varcare il portone di Palazzo Chigi per incontrare il premier Conte e diversi ministri, incontro conclusosi con un nulla di fatto, anzi con la dichiarazione di 5mila esuberi da parte dell’azienda.
A seguito della notifica della lettera in base all'articolo 47, la Fim Cisl aveva fatto un primo sciopero da sola di 24 ore a Taranto, a partire dalle 15 di mercoledì scorso. In seguito Fiom Cgil e Uilm ne avevano annunciato un altro, sempre di 24 ore, per venerdì scorso a Taranto, quindi si era arrivati alla decisione unitaria di farlo tutte e tre insieme le sigle sindacali sempre per venerdì scorso, di 24 ore, indotto compreso, sciopero poi fatto, anche se l'adesione nel siderurgico non è stata significativa.
Da Patuanelli le imprese dell’indotto
Il 14 novembre, le aziende dell’indotto ArcelorMittal Italia, aderenti a Confindustria Taranto, terranno, assieme ad una delegazione formata da rappresentanti della Provincia, del Comune di Taranto e dai sindaci della provincia di Taranto, un presidio davanti al ministero dello Sviluppo economico. Lo annuncia Confindustria Taranto. «Una delegazione ristretta, guidata dal presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, incontrerà alle 14 il ministro Stefano Patuanelli, al quale sarà consegnato un documento sulla vicenda ArcelorMittal - annuncia Confindustria Taranto - e lo stesso documento sarà portato all'attenzione, nella stessa giornata, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte».
A Patuanelli la delegazione illustrerà «la situazione di emergenza in cui le aziende si ritrovano dopo che ArcelorMittal Italia ha lasciato lo stabilimento, senza aver corrisposto alle stesse aziende fornitrici l'ammontare dei crediti maturati, pari a circa 50 milioni di euro. Una situazione gravissima - si afferma - che sta già dando luogo al ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti delle stesse imprese. In alcuni casi si parla di licenziamenti. La platea dei dipendenti dell'indotto ex Ilva di Taranto ammonta a circa 6 mila unità. Queste aziende - dice Confindustria Taranto - hanno già sacrificato 150 milioni di euro nel passaggio fra Ilva e Ilva in As, fra il 2014 e il 2015 (crediti confluiti nello stato passivo)».
Indotto non in grado di assicurare gli stipendi
Confindustria Taranto sostiene che in assenza di soluzioni, le imprese non saranno in grado di assicurare gli stipendi ai dipendenti, motivo per cui «oggi pretendono delle risposte non più procrastinabili». «C’è il pericolo stipendi per i nostri dipendenti e se ArcelorMittal non farà presto i bonifici, gli stipendi non ci sono. Gli imprenditori restano comunque preoccupati e oggi andiamo dal ministro Patuanelli», commenta il presidente Marinaro.
Fonte: qui
SETTE EXIT STRATEGY PER LASCIARE TARANTO: ECCO LE RICHIESTE DELL'AZIENDA AL TRIBUNALE
Rosario Dimito per “il Messaggero”
«In base all'art. 27.5 del Contratto, l'affittuario ha il diritto di recedere qualora un provvedimento comporti l'annullamento in parte qua del dcpm che ha approvato il piano ambientale in maniera tale da rendere impossibile l'esercizio dello stabilimento di Taranto; oppure modifiche del piano ambientale che rendano non realizzabile sotto il profilo e/o economico il piano industriale».
E' uno dei passaggi-chiave dell'atto di citazione (37 pagine più 37 allegati), depositato due giorni fa da ArcelorMittal al tribunale di Milano, assegnato alla sezione A specializzata in materie delle imprese presieduta da Claudio Marangoni. ArcelorMittel chiede ai giudici di svincolare Am InvestCo, che ha in affitto i rami d'azienda di Taranto, dall'operazione sulla ex Ilva che ha nello stabilimento di Taranto il suo fulcro. Ma vediamo l'impianto complessivo che fa da sfondo all'attivazione delle sette possibili vie di uscita, partendo dal piano ambientale del 14 marzo 2014 che prevedeva una serie di interventi di bonifica.
LE GARANZIE
«L'eliminazione della protezione legale integra certamente una modifica al piano ambientale che rende non più realizzabile il piano industriale oltre che impossibile l'esercizio dello stabilimento di Taranto», scrivono nell'atto, il professor Romano Vaccarella e sei legali dello studio Cleary Gottlieb guidati da Giuseppe Scassellati e Ferdinando Emanuele. Am InvestCo ha sottoscritto il contratto d'acquisto il 28 giugno 2017 iniziando l'affitto dall'1 novembre 2018 previo pagamento di 180 milioni annui in 4 rate con successivo acquisto per 1,8 miliardi con l'obbligo di investire 1,25 miliardi per ammodernare Taranto più 1,5 miliardi per il piano ambientale.
In presenza di investimenti da fare, «la protezione legale garantiva proprio di non incorrere in responsabilità anche penali svolte in ottemperanza al piano ambientale». E Arcelor ha accettato «di stipulare il contratto sul presupposto della protezione legale». Ma il dl 210/2019 ha tolto lo scudo.
Ed è la prima causa della retromarcia di Arcelor. L'altra è legata alle vicende dell'Altoforno 2, iniziate l'8 giugno 2015 con la morte di un operaio: dieci giorni dopo la procura di Taranto ha proceduto al sequestro preventivo di Afo2 senza facoltà d'uso, salvo il decreto del 4 luglio di autorizzazione alla gestione «a condizione che Ilva adottasse un piano recante misure e attività aggiuntive per la sicurezza del lavoro».
Quindi si sono susseguite istanze di restituzione dell'impianto, prescrizioni, intervento del custode giudiziario, revoca del sequestro: «Ilva non ha tempestivamente informato Am InvestCo né della relazione del custode né della revoca del sequestro». Il giudice ha quindi ordinato lo spegnimento dell'impianto secondo un cronoprogramma, dopo che il gup di Taranto aveva rigettato il dissequestro.
Nel frattempo Ilva ha presentato al tribunale istanza per chiedere la facoltà d'uso di Afo2 con differimento dello spegnimento. E siccome «tale istanza era subordinata all'esecuzione di prescrizioni inattuate, Ilva ha richiesto un termine di 150 giorni per eseguire le analisi del rischio e di 180 giorni per l'automazione del processo produttivo nel campo di colata.
Questo ping pong è durato mesi. «L'effettuazione delle analisi di rischio dovrà essere effettuata in 54 giorni» hanno disposto i giudici il 21 ottobre 2019, mentre per le altre prescrizioni sono stati concessi 84 giorni. «Amco InvestCo ha scritto ai concedenti per chiedere chiarimenti su come intendessero rispettare i suddetti termini considerato che secondo i loro consulenti, occorrerebbero 15 mesi per eseguire progetti sull'automazione».
Il 30 ottobre con una missiva le concedenti «hanno comunicato che secondo il custode giudiziario la prescrizione dei progetti e dei cronoprogrammi sull'automazione entro il 13 novembre sarebbe sufficiente per ottemperare all'ordinanza del riesame». Per Arcelor, Afo2 in assenza di certezze potrebbe essere nuovamente spento «e in tal caso verrebbero spenti anche gli altiforni 1 a 4».
LE MODALITÀ
Tutto questo sorregge le sette exit strategy ipotizzate per sciogliere il contratto. In via principale c'è il «recesso dal contratto di affitto con obbligo di acquisto dei rami d'azienda». In subordine «dichiarare che il contratto si è risolto per l'impossibilità sopravvenuta», con ulteriore subordinata «perchè ne è venuto meno un presupposto essenziale», ancora più subordinato «annullare il contratto di affitto con obbligo di acquisto per dolo delle convenute e/o risolverlo a causa di gravi inadempimenti».
In via estrema nel caso in cui il Tribunale ritenesse il contratto ancora parzialmente eseguibile, «dichiararlo risolto per effetto del recesso che le attrici esercitano con il presente atto». E «in ogni caso accertare che ciascuno dei contratti di affitto si è risolto per le clausole risolutive espresse». Infine dichiarare che «le convenute sono tenute a eseguire gli adempimenti previsti dall'art. 27 del contratto a seguito della cessazione del rapporto di affitto diversa dall'esercizio dell'obbligo di acquisto».
Fonte: qui
ARRESTATI 11 NIGERIANI CHE AVREBBERO "RECLUTATO" GIOVANI DONNE, ANCHE MINORENNI, NEL LORO PAESE, PER AVVIARLE ALLA PROSTITUZIONE A ROMA
LE RAGAZZE VENIVANO TRASPORTATE IN LIBIA CON CAMION O BUS E DA LÌ, ATTRAVERSO DEI BARCONI, RAGGIUNGEVANO LE COSTE ITALIANE.
UNA VOLTA SBARCATE LE RAGAZZE SI ALLONTANAVANO DAI CENTRI D'ACCOGLIENZA PER RAGGIUNGERE LE VARIE "GHOST MOMMY" CHE LE AVVIAVANO AL MARCIAPIEDE…
(ANSA) - Avrebbero "reclutato" giovani donne, anche minorenni, in Nigeria, che venivano trasportate in Libia con camion o bus e da lì, attraverso "barconi", raggiungevano le coste italiane. Una volta sbarcate le ragazze si allontanavano dai centri d'accoglienza per raggiungere le varie "ghost mommy" che le avviavano poi alla prostituzione nella Capitale. Sono 11 le misure cautelari che stanno eseguendo i poliziotti della Squadra Mobile a carico di altrettanti nigeriani. Tra le accuse sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù.
L'attività investigativa ha permesso di accertare la "rotta" seguita dagli organizzatori. Dalle prime ore di questa mattina, i poliziotti della Squadra Mobile di Roma stanno eseguendo 11 misure cautelari emesse dal gip di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di altrettanti soggetti di nazionalità nigeriana, responsabili a vario titolo ed in concorso dei reati di tratta di esseri umani, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù.
14 Novembre 2019
Fonte: qui
(ANSA) - Avrebbero "reclutato" giovani donne, anche minorenni, in Nigeria, che venivano trasportate in Libia con camion o bus e da lì, attraverso "barconi", raggiungevano le coste italiane. Una volta sbarcate le ragazze si allontanavano dai centri d'accoglienza per raggiungere le varie "ghost mommy" che le avviavano poi alla prostituzione nella Capitale. Sono 11 le misure cautelari che stanno eseguendo i poliziotti della Squadra Mobile a carico di altrettanti nigeriani. Tra le accuse sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù.
L'attività investigativa ha permesso di accertare la "rotta" seguita dagli organizzatori. Dalle prime ore di questa mattina, i poliziotti della Squadra Mobile di Roma stanno eseguendo 11 misure cautelari emesse dal gip di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di altrettanti soggetti di nazionalità nigeriana, responsabili a vario titolo ed in concorso dei reati di tratta di esseri umani, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù.
14 Novembre 2019
Fonte: qui
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