15 febbraio 2016 - ROMA (WSI) – Tassi di interesse truccati, mutui truccati in Europa. Ma le banche europee sono protette anche perché, se dovessero risarcire i clienti, sarebbero davvero nei guai. E Bruxelles sta dalla loro parte.
E’ quanto emerge da un articolo de Il Fatto Quotidiano: Tassi sui mutui truccati, l’Europa non pubblica provvedimento contro le banche: “Istituti in pericolo”.
La notizia non è affatto nuova. Ma con il parlare del problema degli attacchi contro le banche italiane, delle varie riforme del governo Renzi, dei casi Deutsche Bank e altro, forse qualcuno si è dimenticato di ricordare che il conto -si apprende salato – per la manipolazione dell’indice Euribor, che avvenne tra il 2005 e il 2008, non è stato ancora pagato.
Il Fatto riporta che:
“secondo Il Sole 24 Ore la manipolazione dell’Euribor riguarda una massa di prodotti finanziari (dai derivati ai mutui casa) superiore ai 400 mila miliardi di euro, circa 200 volte il debito pubblico italiano.
Se le banche europee dovessero restituire anche solo l’1 per cento di quella cifra, si troverebbero di fronte un conto da 4 mila miliardi di euro.
Per avere un’idea delle dimensioni del caso basta l’esempio dei mutui casa italiani. Tra il 2005 e il 2008 si può stimare che le famiglie italiane con mutuo a tasso variabile fossero indebitate con le banche per circa 220-230 miliardi e che in quegli anni abbiano pagato, per la quota degli interessi commisurati all’Euribor, circa 30 miliardi.
Secondo le ipotesi di Sorgentone avvocato italiano, Andrea Sorgentone, collegato all’associazione Sos Utenti, che sta preparando un ricorso alla Corte di Giustizia europea contro il successore di Almunia, la commissaria Margrethe Vestager), 16 di quei 30 miliardi dovrebbero essere restituiti.Ma c’è anche l’ipotesi più estrema, sostenuta da Antonio Tanza, legale dell’Adusbef: l’irregolarità renderebbe nulli i contratti di mutuo e le banche dovrebbero dunque restituire, come minimo, tutti i 30 miliardi”.
Tutto nasce appunto da una gigantesca truffa, che viene portata avanti per ben tre anni sull’Euribor, il tasso sulla cui base vengono calcolati diversi tassi, tra cui quelli sui mutui.
Ma in generale, scrive Il Fatto, “chiunque avesse debiti a tasso variabile o derivati legati all’andamento dei tassi ha pagato alle banche (a tutte le banche, non solo alle quattro colpevoli) più del dovuto”.
Le quattro banche colpevoli sono Barclays, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland e Société Générale, che nel dicembre del 2013 sono state multate per 1,7 miliardi di euro dall’Antitrust europea, guidata dal vicepresidente della Commissione Joaquìn Almunia.
Ma “da allora quella sentenza è segretata” e la Commissione europea è in grave imbarazzo, in quanto ben consapevole delle perdite che le banche subirebbero nel caso in cui dovessero risarcire i clienti che per anni hanno pagato di più di quanto dovessero.
Tra l’altro, “la multa affibbiata da Almunia, poi ridotta a poco più di un miliardo dal patteggiamento, è basata sulla “confessione” della Barclays, che pentendosi si è guadagnata il perdono”.
Nel 2013, Almunia annunciò la severa decisione con parole di fuoco: “La cosa scioccante dello scandalo Euribor non è solo la manipolazione degli indici, ma anche la predisposizione di veri e propri cartelli tra un certo numero di attori della finanza. Vogliamo trasmettere chiaramente il messaggio che la Commissione è determinata a combattere e a multare questi cartelli del settore finanziario”.
Ma Il Fatto riporta come dal giorno dopo gli uffici di Bruxelles abbiano fatto di tutto pur di non pubblicare la sentenza, che dunque non puà essere mostrata ai tribunali e di conseguenza in questo modo è inutile, in quanto chi vuole non può fare ricorso.
Sorgentone ha fatto la sua prima richiesta due anni fa, nel gennaio 2014, e gli fu risposto che la “versione pubblica” della sentenza non era ancora pronta.
La risposta è stata un vero e proprio schiaffo dall’Ue nei confronti dell’avvocato, che ha continuato tuttavia a insistere. Fino a quando, il 28 ottobre scorso, ha ricevuto una lettera del direttore generale della direzione Concorrenza, il tedesco Johannes Laitenberger, braccio destro di Margrethe Vestager.
“La richiesta di accesso agli atti è stata respinta per due ragioni. La prima è che la divulgazione del documento “arrecherebbe pregiudizio” alle indagini ancora in corso contro altre banche. La seconda è che le regole europee tutelano la riservatezza delle banche condannate: con la sentenza verrebbero divulgate “informazioni strategiche circa i loro interessi economici e le operazioni e lo sviluppo dei loro affari”. È vero, ammettono gli uomini della Vestager, che questo diritto alla riservatezza soccombe di fronte all’interesse pubblico, ma Sorgentone ha chiesto copia della decisione sul caso AT/39914 per usarla nella causa di un suo singolo cliente contro la Banca Nazionale del Lavoro. E nella sua domanda “non ha addotto argomenti che consentano di individuare un interesse pubblico prevalente”.
Non che questo trattamento sia stato riservato agli italiani, dal momento che anche “la società tedesca Edeka Handelsgesellschaft Hessenring ha fatto identica richiesta, ha incassato identico diniego e ha fatto ricorso”